FESTIVAL DELL’ECONOMIA 1 – ADRIANO OLIVETTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Giugno, 2016 @ 7:24 am

Detto altrimenti: la variabile economica massimamente governabile     (post 2396)

adriano olivetti.

“La ripresa è avviata ma sarà lenta … occorre riequilibrale il mondo … la globalizzazione si/no, le politiche monetarie e fiscali, i luoghi dell’economia, etc..” Di questo Festival (trentino) dell’Economia (come dei precedenti e dei futuri) ne parleranno e scriveranno persone assi ben più qualificate di me. Tuttavia non posso farmi scappare l’occasione di un evento odierno: oggi alle ore 17,00 al palazzo Roccabruna ci sarà una piece teatrale (“Lettera 22” ) su Adriano Olivetti.

Adriano Olivetti aveva compreso, primo fra tutti, che il principale fattore della produzione non era il capitale nè il lavoro, bensì la Motivazione del lavoratore, il rispetto del lavoratore come Persona, la sua crescita culturale oltre che professionale.

Tutti concetti che oggi hanno avuti un certo sviluppo (solo “un certo”, purtroppo, ma sempre meglio che niente …) ma che alla sua epoca – 70 anni fa – furono una anticipazione geniale. Oggi, anche grazie all’intuizione di Adriano Olivetti

  • si è passati dalla IT-Tecnologia dell’Informazione alla ICT- Tecnologia della Comunicazione e dell’Informazione. Comunicazione, communis actio, azione in comune, coinvolgimento responsabilizzato:  altro che “tu devi obbedire e basta”!
  • Spesso (purtroppo non sempre!) nelle SpA si opera per progetti, si decentra potere e responsabilità, si mantiene unito in capo ad ognuno potere e responsabilità (anzichè il potere a me e la responsabilità a te);
  • si è capito che il primo obiettivo di una SpA non è l’utile ad ogni costo, ma la crescita umana e professionale dei fornitori, dei propri lavoratori, dei propri clienti.

Un “capo” che non capisca e non applichi questi principi, va rimosso: infatti danneggia la SpA affidatagli, le Persone che vi lavorano e l’economia in genere. 

Adriano Olivetti, un “Santo laico del Lavoro” per come ha interpretato il valore della dignità del Lavoratore-Persona. A lui dovrebbe essere dedicata la festa del primo maggio.

P.S.: … oggi invece … vi è chi fa firmare alle donne lavoratrici una lettera di dimissioni senza data, così, in caso di gravidanza …

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CLORATO DI POTASSIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Maggio, 2016 @ 9:09 am

Detto altrimenti: KClO3                  (post 2395)

 

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… e quei pennini … chi  li ricorda?

Rovistando fra le vecchie cose della nonna è venuta a galla una vecchia scatoletta di metallo, gialla: roba di 60 anni fa. Conteneva pastigliette di clorato di potassio KClO3 (da sciogliersi in bocca contro il mal di gola e a favore della voce). All’epoca, una cinquantina di pastiglie, 50 lire, se ricordo bene. Noi ragazzi ne facevamo incetta. S’andava, a turno per non destare sospetti, in tutte le farmacie a portata di “gambe” e se ne acquistavano il maggior numero possibile. Perché? E’ presto detto: non che avessimo tutti il mal di gola! Ma perché, mescolando la polvere di clorato di potassio con un po’ di zolfo e zucchero, ottenevamo una sorta di polvere da sparo che all’oratorio utilizzavamo – di nascosto – quale tentativo di propellente per i razzi di cartone con i qual avevamo la pretesa di conquistare lo “spazio” immediatamente sopra il nostro campetto da calcio.

Per non correre rischi, avevamo escogitato un innesto a tempo. Si faceva così: si infilava nel corpo della polvere la mina sottile di una matita, i cui estremi venivano collegati con due corti e sottili fili elettrici ai poli di una comune pila. La corrente dopo un po’ rendeva prima calda e poi incandescente la mina la quale innescava l’ “accensione” del “combustibile”. Solo che più che un combustibile la polvere risultava essere un esplosivo, e noi ragazzi razzi sulla luna non ne abbiamo mai mandati!

Altra considerazione di tutt’altro genere: 60 anni fa ti vendevano tante pastiglie e poca scatola. Oggi lo stesso prodotto viene venduto in modo diverso: tanta confezione e poche pastiglie. Ma si sa … il marketing … Ma questa è un’altra storia.

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ITALIA MIA, BENCHÈ ‘L PARLAR SIA INDARNO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Maggio, 2016 @ 7:25 am

Detto altrimenti. … a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo si spesse veggio …   (post 2394)

Così inizia Francesco Petrarca in una sua celeberrima “canzone”. Ma oltre alle piaghe abbiamo anche tanta, tanta salute! La salute di chi opera in favore dei migranti mentre altri “europei” parlano, parlano, parlano! Che dire infatti dell’ipocrisia europea che loda l’Italia per i soccorsi in mare (parole), la incita a rafforzare i controlli (parole) e ad organizzare migliori centri di accoglimento dei profughi (parole)?

Africa? Terra una volta misteriosa, ispiratrice dei fumetti in bianco e nero di un Tarzan anteguerra che lotta contro animali (feroci? Ma se mangiare le prede era il loro mestiere!) e contro i pigmei cattivi (contro quelli buoni no, certo).

Profughi? Persone in fuga da guerre, fame, violenze d’ogni genere, mancanza di un futuro.

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downloadUE, dove sei? Non lo sappiamo. Ma sappiamo benissimo dove eri. Africa, il “Far West” europeo, terra di conquista e di spoliazioni. Leggete il libro sulla colonizzazione imperialistica europea dell’Africa “Il predominio dell’occidente – Tecnologia, ambiente e imperialismo” del professor Headrick Daniel R. (Ed. Il Mulino, Biblioteca storica). Poi, quando la cosa stava diventando ingestibile da parte di noi “conquistadores”, abbiamo regalato all’Africa una improvvisa democrazia: ecco ora is your turn, sta a voi, gestitevi. Ma la civiltà della democrazia non si improvvisa né tanto meno si “regala” (ricordate il timeo danaos et dona ferentes?).

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Italiani brava gente. Oggi. Non ieri. Ieri siamo stati gli ultimi “civilizzatori” dei popoli africani ma i primi ad utilizzare l’aviazione per bombardare con bombe incendiarie i villaggi dei “ribelli”. Oggi siamo di nuovo “brava gente”, per amore o per forza, visto che siamo la spiaggia dell’UE.

Un tribunale africano ha comminato l’ergastolo per l’ex dittatore del Ciad, tale Habrè, responsabile di circa 40 (mila!) omicidi. L’inizio di una nuova era. Peccato che Habrè abbia già 72 anni … la sua pena sarà necessariamente breve: quanto potrà vivere ancora? Solo altri dieci, venti anni? Peccato, lo avrei voluto più giovane …

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E’ L’ORA DI BARGA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Maggio, 2016 @ 10:34 am

Detto altrimenti: scomodiamo il Pascoli ma si tratta d’altro .… (post 2393)

 

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“E tu Austria che sei la più forte, fatti avanti se hai del coraggio …”

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E’ il secondo anno che ci provano, gli amici del CAI Barga, di quel paese citato dal Pascoli, con la sua bellissima poesia “L’ora di Barga”. E finalmente anche per loro è giunta l’ora di … arrivare al Brennero e pedalare sulla Ciclopista del Sole. Come “guida indiana” hanno cercato e trovato un tale, iscritto al CAI (Sezione Ligure) da 50 anni e da qualche anno anche alla FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta (Trento): il vostro blogger. Detto, fatto.

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I magnifici 12 a Novacella: Franca, Elisabetta, Alessandro, Federica, Mario, Ilaria, Luigi, Mauro, Patrizia, Alessandro, il sottoscritto, Barbara

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Primo giorno. Appuntamento al piazzale di sosta a Egna (uscita A22 Ora, girare a sinistra sulla statale verso nord, dopo 200 metri si trova il piazzaletto di sosta con il casotto vendita mele, apfelsaft etc. del mio amico Otto). Loro arrivano alle 11,00 (i km  da Barga sono tanti). Fatta salire sulla “diligenza” la guida indiana si riparte destinazione Brennero. Se non che, a causa di una coda interminabile, l’autista rischiava di “sfiorare” l’orario di guida consentito dalla legge. Quindi la guida propone una soluzione diversa: si sbarcano le bici a Vipiteno (Sterzing) e si pedala da Vipiteno a Bressanone. Detto, fatto. Pernottamento in ostello a Brixen. (km. 38)

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WP_20160528_013Secondo giorno. La mattina successiva la “diligenza” ci porta finalmente da Bressanone al Brennero, da dove si pedale fino a Sterzing. Si risale a bordo fino a Bolzano (le code sulle strade – A22 e provinciale – hanno impedito ai nostri eroi di pedalare la tratta Bressanone – Bolzano). A Bolzano, sosta in Piazza Walter con inaspettata e divertente partecipazione ad una simpatica  festa di addio ad un nubilato. Indi si pedala fin sotto Castel Firmiano a prendere la salita per Appiano, da dove, passando alti sopra il bellissimo lago di Caldaro, si scende fino ad Egna, stessa piazzola della partenza, a riprendere la diligenza. (Km 50). La guida indiana si congeda (in serata deve essere a Riva del Garda). Alcuni proseguono in diligenza, altri a pedali fino a Salorno: questi ultimi, dopo aver conosciuto l’Ora di Barga, conoscono l’Ora del Garda, dovendo pedalare controvento alla stessa! Si cena e pernotta a Salorno.

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Il saluto alla guida indiana

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Terzo giorno. Piove: tutti a Trento, visita al Castello del Buonconsiglio e pranzo alla Birreria Pedavena di piazza Fiera. Indi si rientra a Barga.

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Note “tecniche”

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    25 kg la bici, 15 i bagagli, 80 io: per fortuna che c’è l’aiuto elettrico!

    Quando vi dicono “Porta pure tanti bagagli tanto c’è il pullman al seguito” non vi fidate perchè poi può accadere che i ritardi dovuti alle code del traffico costringano l’autista a fermarsi e voi vi dovete caricare tutto sulla bicicletta (e se non avete i tiranti elastici necessari, la cintura dei pantaloni va benissimo!).

  • Al confine di Brennero paese, nessun sbarramento della Polizei austriaca, solo un mezzo dei nostri alpini con due alpini e due alpine (molto carine: acc … quando ero sottotenente di complemento della Brigata Alpina Tridentina a Bressanone eravamo tutti maschi!).
  • Se al Brennero i prati adiacenti alla ciclabile sono letteralmente gialli e bianchi di fiori non vi ci piazzate dentro per farvi fare una foto: infatti i contadini locali vi “infamano” (dal dialetto toscano: vi gridano dietro di tutto).
  • I lavori per l’allungamento della ciclabile nella vecchia sede ferroviaria sembrano (purtroppo) sospesi, visto che nella galleria che avrebbe dovuto essere sistemata per prima vengono ricoverati carri agricoli.
  • Lavori nella valle costringono ad un tratto stradale prima di Fortezza.
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Trento: Birreria Pedavena”

Questo il resoconto in bianco e nero. Vediamo ora di colorarlo.  Un bel gruppetto di (nuovi) amici, sei giovani belle signore e cinque giovanottoni (over 40, ma appena appena!): alcuni allenati altri meno ma tutti molto motivati a pedalare e anche a fermarsi per sorseggiare la buona birra locale, senza disdegnare qualche bottiglia di chardonnay fresco fresco. Un po’ sorpresi dal fatto che negli ostelli del Sud Tirol, quando ti dicono che si cena “dalle” 18,30 in realtà significhi “alle” 18,30!

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Dormine in ostello

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Le principali soste enogastronomiche sono state effettuate al km. 2 della ciclabile urbana che da Bolzano conduce sotto Castel Firmiano (Bar sulla sinistra); al Bicigrill di Peter e Sonia a fianco della vecchia locomotiva a vapore che si trova in cima alla salita Bolzano-Appiano. La sosta pranzo alla Birreria Pedavena a Trento è ovviamente fuori concorso.

Detto questo, mi aspetto 11 commenti dagli 11 partecipanti! Nel frattempo, a nostra insaputa, Vincenzo Nibali vinceva il Giro d’Italia!

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P.S. 1: una nota seria: salendo al Brennero, comodamente seduto sul pullman, pensavo alle risalite di altri: ai deportati “antichi” (della seconda guerra mondiale) e a quelli “moderni”, i nuovi deportati: i migranti. Stessa strada, stesso percorso ma quale diverso destino!  Una riflessione in  tal senso dobbiamo farla: quanto pericolosi e dannosi siano i nazionalismi di ieri e di oggi e a cosa conducano.

P.S. 2 : non posso chiudere il post senza riportare la poesia del Pascoli:

L’ora di Barga

Barga_da_LontanoAl mio cantuccio, donde non sento
se non le reste brusir del grano,
il suon dell’ore viene col vento
dal non veduto borgo montano:
suono che uguale, che blando cade,
come una voce che persuade.

Tu dici, È l’ora; tu dici, È tardi,
voce che cadi blanda dal cielo.
Ma un poco ancora lascia che guardi
l’albero, il ragno, l’ape, lo stelo,
cose ch’han molti secoli o un anno
o un’ora, e quelle nubi che vanno.

Lasciami immoto qui rimanere
fra tanto moto d’ale e di fronde;
e udire il gallo che da un podere
chiama, e da un altro l’altro risponde,
e, quando altrove l’anima è fissa,
gli strilli d’una cincia che rissa.
E suona ancora l’ora, e mi manda
prima un suo grido di meraviglia
tinnulo, e quindi con la sua blanda
voce di prima parla e consiglia,
e grave grave grave m’incuora:
mi dice, È tardi; mi dice, È l’ora.

Tu vuoi che pensi dunque al ritorno,
voce che cadi blanda dal cielo!
Ma bello è questo poco di giorno
che mi traluce come da un velo!
Lo so ch’ è l’ora, lo so ch’ è tardi;
ma un poco ancora lascia che guardi.

Lascia che guardi dentro il mio cuore,
lascia che viva del mio passato;
se c’è, sul bronco sempre quel fiore,
s’io trovi un bacio che non ho dato!
Nel mio cantuccio d’ombra romita
lascia ch’io pianga su la mia vita!

E suona ancora l’ora, e mi squilla
due volte un grido quasi di cruccio,
e poi, tornata blanda e tranquilla,
mi persuade nel mio cantuccio:
è tardi! è l’ora! Sì, ritorniamo
dove son quelli ch’amano ed amo.

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FOTOGRAFARE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Maggio, 2016 @ 9:19 pm

Detto altrimenti: …………….    (post 2392)

Guardi, vedi, immagini, fermi il tutto con uno scatto. Ci tieni che si conservi quel momento, per te e per gli altri. I giornalisti, quelli veri – non i semplici blogger – le chiamano “fotonotizie”. Io le chiamo “fotopensieri” oppure, se siete stanchi e non vi va di pensare, “fotoimpresisoni”. Impressionare. Una volta si impressionavano le pellicole e le lastre. Oggi è tutto elettronico, forse anche troppo. Quando avevamo i “rollini” da 6-12-24 pose … stavamo attenti a non sciupare la pellicola, la riservavamo per qualcosa di importante o almeno di rilevante. Oggi molti scatti sono fatti così, per provare … dai vediamo cosa ne esce, tanto mica finiscono i pixel … dai. E allora? E allora io cerco di immaginare di avere ancora in mano una vecchia Comet II (la III era troppo cara), si regolava la distanza, sul retro due fori rossi sotto i quali passava, trascinata da un manopola, la pellicola. Lo stesso numero lo vedevi due volte, nelle due finestrelle successive, ed erano due gli scatti che avevi a disposizione per ogni numero. Dice … ma tu, blogger, sei anche un fotografo? No, raga, scialla, calma, mai detto. Solo che mi dicono che avrei una capacità – chissà poi se è vero – di “vedere” la foto come se fosse già stampata prima di scattarla.  Tutto qui. E poi, con questi telefonini – che in tedesco mica si chiamano telefunkiel che li facciamo ridere, loro che li chiamano portatili- … con questi telefonini dicevo anche uno pigro come me se la cava sempre-pronta-in-tasca-questa-quasi-macchina-fotografica, ed ecco che scatti foto che mai avresti potuto fare perché mica uno che non è fotografo si porta sempre dietro quell’ambaradam di macchina fotografica. Amba Radam, una montagna sulla quale si svolse una delle nostre tante battaglie di esportatori di civiltà in Etiopia. Come la più conosciuta Amba Alagi. Ambaradam, un gran casino diciamo oggi, perché … perchè le tribù africane erano schierate alcune con noi ed altre contro di noi e accadeva che ci si uccidesse fra alleati, un gran caos, appunto. E così ve ne ho detta un’altra (non lo sapevate, vero?).

 

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Ma la foto? Eccola, qui a fianco. Il titolo? “Le due lune”.

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ODISSEO SECONDO MARIA LIA GUARDINI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Maggio, 2016 @ 9:10 pm

Detto altrimenti: Odisseo alias Ulisse, sempre attuale      (post 2391)

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DSCN1381Ulisse-il-cavallo-di-Troia. Quanti vanno oltre questo quasi-luogo-comune? Più il tempo passa, più il numero di costoro diminuisce, visto che i programmi scolatici (dei licei classici) oggi sono la metà di quelli di ieri. Nostalgico io? Si, della cultura (non certo della politica!)
Maria Lia - così vuole che la si chiami noi, suoi alunni “diversamente giovani” del Gruppo di lettura dei Classici presso la Biblioteca Comunale di Trento – anni fa aveva ”fatto” l’Ulisse in quattro puntate al Sass di Trento, con un gruppo di teatro. Una mia attuale  “compagna di classe” Caterina  Rosa Marino se ne è ricordata ed ecco l’invito a parlare di Odisseo alla Biblioteca di S. Michele all’Adige, con l’organizzazione della bibliotecaria Lorna Somadossi (anche considerato che il Circolo Culturale Alberti, al cui interno è maturata l’idea, non è più attivo per una serie di motivi).

Ulisse, una figura da guiness dei primati per quanto è richiamato nella letteratura di tutti i tempi. Maria Lia cita solo alcuni casi: Antonio Spinosa, giornalista del Corsera, che ha scritto una Odissea in prosa; Pascoli e D’Annunzio, per i quali Ulisse è un superman; Guido Gozzano, che smitizza l’eroe con la sua “Ipotesi”; l’Odissea di Alberto Savinio, con il suo Capitan Ulisse in ambiente borghese, etc..

DSCN1379Achille, eroe assoluto. Ulisse … se po’ fa’ … se po’ fa’ … Ulisse, il “molto” (polu’) di tutto: colui che ha molto viaggiato, molto sofferto, molto ideato, molto raggiunto, etc. In tutti i suoi molti (e ci risiamo!) epiteti compare sempre il “molto”. Ma soprattutto, molta metis, saggezza furba, arte di arrangiarsi, di cadere in piedi, ben diversa dalla sofè, saggezza “nobile” che deriva dagli dei. Infatti: si dà malato (pazzo) per sfuggire all’arruolamento; sgamato, scappa dalla battaglia e viene rimproverato da Menelao; truffa nelle gare sportive. E’ piccolo e brutto, ma quando si mette a parlare incanta tutti: maestro dell’inventiva, dell’improvvisazione e soprattutto della retorica, sarebbe stato un ottimo avvocato. Di lui abbiamo sempre inquadrature trasversali, mai di fronte, a tutto tondo: pittorico più che scultoreo. E se Ulisse è diverso da Achille, l’Odissea lo è dall’Iliade. Iliade, l’assoluto. Odissea: inizia la letteratura moderna: quadri e tempi diversi; stacchi temporali, flash back; scene che cambiano, etc..

DSCN1385I quadri: la vita ad Itaca nella sua attesa; i suoi viaggi; il ciclope; le (tante) donne: uno strano modo di essere fedele alla moglie; l’isola dei Feaci. 20 anni, dieci di guerra e dieci in crociera, e lui non è cambiato di una virgola! Per cambiare la storia invece Omero si inventa la prima utopia al mondo. il non-luogo (u-topos): l’isola dei Feaci. Ulisse vi arriva naufrago avendo perso la cognizione dello spazio e del tempo e se ne parte addormentato in un profondo sonno su una loro nave. L’isola che non c’è avrebbe scritto Umberto Eco; l’isola fuori da ogni rotta conosciuta, avrebbe scritto Emilio Salgari; l’isola le cui navi navigano essendo invisibili come quella dell’ Olandese Volante …

E non basta: Omero fa scendere Odisseo fin sula porta dell’Ade, cosa che forse ispirò altre catabasi: quella di Virgilio con Enea e quella più famosa di Dante con se stesso.

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Insomma. a mio sommesso avviso ce n’è e ne avanza per affermare l’attualità di Odisseo politico-moderno-in senso-non sempre-positivo (1)  e dello scrittore-regista- sceneggiatore Omero.   A conclusione del pomeriggio, Costanza Rosa Mongioì (voce) e Bruno Mongioì (flauto tenore barocco) si sono esibiti nell’Epitaffio di Sicilo, musica greca del 220 a. C.. Bravissimi ragazzi! E – manco a dirlo – brava Maria Lia!

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(1) in senso non del tutto positivo? Già, perchè per strada ha perso tutti (tutti) i suoi compagni di viaggio  …. evvabbè …

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BICINSUDTIROL!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Maggio, 2016 @ 3:04 pm

Detto altrimenti: se non ne approfittiamo noi di una mattinata di sole, noi V.I.P. (Vecchietti In Pensione) … (post 2390)

Trento-Ora, si lascia l’auto. In 22 km di ciclabile verso nord, sfioriamo Bozen e si inizia a salire seguendo l’affascinante sedime della vecchia ferrovia Bolzano-Appiano. Affascinante con tanto di gallerie alla “vecia”, però illuminate! (Grazie all’Ente Pubblico che se ne è fatto carico).

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WP_20160525_001In cima alla pista ciclabile un bicigrill gestito da due persone sorridenti e gentilissime: ci indicano una via (nuova per me) di discesa: “Subito qui di fronte, dietro al siepe”. Già questa via si riconduce con la bretella che, staccandosi 4 km prima del bicigrill dalla pista principale, ad uno stop prende a sinistra (per chi sale dalla valle dell’Adige) e si riconduce alla pista che scende ad Ora. Sulla stessa strada, da destra, arriva una terza pista, che potete prendere dopo avere scollinato (in Appiano) verso sud e lasciato al SP.

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Ultimo tratto: l’azzurra vision di … no, non di S. Marino, ma del lago di Caldaro. A destra, in altro, i contrafforti della Val di Non. In totale 47 km. Non abbiamo tempo di salutare l’amico Otto che gestisce il casotto di vendita mele e frutti vari e via di corsa vieder nach Trient dove ci aspettano per pranzo.

Firmato Giovanni e Riccardo, “due” della FIAB Trento, Federazione Amici della Bicicletta.

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Cosa? Il mio resoconto è molto anzi troppo succinto? Vorrei vedere voi …. vorrei … che io oggi pomeriggio sarò alla Biblioteca di S. Michele all’Adige per ascoltare e recensire una conferenza della mia Prof Maria Lia Guardini su Odisseo che poi sarebbe Ulisse … vorrei vedere voi, vorrei! Arrivederci al post successivo!

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FIAB TRENTO-PORDENONE: POST “A PEDALI”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Maggio, 2016 @ 5:48 am

Detto altrimenti? In bicicletta, “viribus unitis”!      (Post 2389)

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Istruzioni per l’uso di … Trento!

FIAB, Federazione “Italiana” Amici della Bicicletta. “Italiana” …  perché? Perché è presente in tutta Italia, dalle Alpi alle spiagge della Sicilia; ma italiana anche perché quando un’Associazione locale si sposta “fuori zona”, trova la consorella ad accoglierla. E così è stato per gli Amici di Pordenone in visita a pedali in Trentino. Programma molto intenso: arrivati in 35 alle 09,00, scarico bici dal bus. Si visita Trento (09,40 – 11,40). Dalle 11,40 alle 13,40, visita guidata al Muse, indi si parte sulle ciclabili per Rovereto-Mori-Riva del Garda. Guide “indiane”, ovvero i fiabbini di Trento che hanno accompagnato gli ospiti: Francesco e il sottoscritto fino alle 13,00 – Fausto e il sottoscritto dalle 13,00. Fausto, dalle 17,00. Il sottoscritto dalle 18,30.

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(mia)

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Bici-tecnico al seguito: Gianluca Manci (Gira la Ruota, Via Mattioli, tel. 3485723443), qui a fianco nella foto con Francesco (le foto del post  sono sue, ove non altrimenti specificato)

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“Trento in due ore”: brevissima traccia della visita alla Città (dagli appunti di viaggio predisposti)

Il nome Trento

Città dei tre fiumi (Adige, Fersina, Vela). Poi romana: Tridentum

La storia

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La città si visita così!

Medio Evo, in Europa nascono le comunità nazionali. In Italia i principati e i Comuni. In Trentino ad iniziare dal 1200 i Conti (“Dinasti”) e i Principi Vescovi locali concedono autonomia ai comuni ed alle valli: sono le “Regole”: “Siete autonomi purchè paghiate le imposte, non siate ostili all’Imperatore e forniate milizie” (gli imperatori dovevano attraversare le Alpi e percorre la Valle dell’Adige per andare a farsi incoronare a Roma: era il percorso autostradale del tempo. Doveva essere messo in sicurezza).

Altro concetto fondamentale per comprendere il periodo: il Re, l’Imperatore era “primus inter pares”. Alla sua morte si scatenavano lotte per la successione, spesso sfocianti nella divisione dell’impero. Solo con Enrico II di Baviera (1002) la corona diventa elettiva. E lui viene fatto Santo. Dinastie, elezioni … ma ci fu anche una burocrazia vincente (gli Ottoni)

20160521_100359Quando l’impero si smembra in tre tronconi, quello centrale che comprendeva il Regno di Italia (erede dell’Impero Romano) viene definito Impero (Lotario Imperatore). A ovest, il Regno dei Franchi (Carlo il Calvo Re); a est il Regno Germanico (Ludovico Re).

Una seconda ondata di barbari: Vichinghi (Normanni:  Sud Italia, Novgorod, Kiev) e Ungari. Culture diverse in arrivo, a mescolarsi, prevalendo (Vichinghi) o meno (Ungari) sulla cultura latina. Bulgari, odierno quartiere cittadino della Bolghera.

Le religioni: da quelle barbariche al protestantesimo, tutti tranne i Franchi che passano direttamente al cristianesimo.

Nel 962 nasce il Sacro Romano Impero Germanico da cui scaturiranno gli Imperi d’Austria e d’Austria Ungheria. Per capirsi. Per quanto riguarda il nostro territori, il Papa incorona l’Imperatore, l’imperatore nomina i Principi Vescovi: il Vescovo di Trento, Bolzano e Venosta ottiene la bolla dall’imperatore Udalrico II°. Siamo nel 1027.

La nascita dello spirito di Autonomia

Don Lorenzo Guetti 1750, Vigo Lomaso. Cooperazione e Autonomia.

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“Duominbici” (mia)

Il Duomo

1100-1200, sopra basilica paleocristiana. Visita all’interno. – Il gineceo – Costruzione “fresca” tuttavia i Vescovi del Concilio vollero uscire dall’abside per sistemarsi assai più comodi nelle navate.

Piazza Duomo

“Dante”: l’alba su Trento – Case affrescate – Fontana del Nettuno settecentesca – Roggia Grande, l’acqua scorre sotto piazza.

Via Granda/Larga (Belenzani)

I palazzi dei ricchi borghesi.

S. Maria Maggiore

Il Concilio di Trento, del 1545 al 1563 (vs. Martin Lutero), la seconda Chiesa del Concilio.

Chiesa di San Pietro (Veneziana) e Piazza Italia

Ex quartiere tedesco, le rogge, il lavaggio pelli;  la Trento romana (sotterranea;  il fascismo.

Piazza Mostra e il Castello del Buon Consiglio (dall’esterno)

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(mie)

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La Torre di Augusto; a sinistra la parte vecchia (Castelvecchio); al centro la Giunta Albertiana (Vescovo Alberto) con loggetta veneziana affrescata dal Romanino; a destra la parte rinascimentale (Principe vescovo Clesio): il Magno Palazzo. Castello sopraelevato su roccia, senza fondamenta. L’ Adige, deviato dall’Austria per ragioni ferroviarie, scorreva nella attuale Via Torre Verde sotto la quale ancora oggi una vena del fiume. All’interno, un giardino “autoriscaldato” dal riverbero delle rocce, con le piante aromatiche che piacevano al Clesio. Dietro, il cortile del martirio di Cesare Battisti e Damiano Chiesa. Sulla piazza Mostra, gli spettacoli e i mercati.

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20160521_110803Via Mazzini e Piazza Fiera

Il mercato del vescovo – Le mura merlate del 1230 – Torrione: torre circolare del 1500 ex prigione – Dietro, sede FIAB Trento.

Palazzo delle Albere

Residenza di campagna del Vescovo (oltre alla Rocca di Riva del Garda).

Il Muse e Quartiere delle Albere (architetto Piana)

Chiesa di S. Apollinare: non si è fatto in tempo

  … e via sulle nostre ciclabili!

Info-point Rovereto

(mia)

Sosta al Bicigrill di Nomi – Rovereto Borgo Sacco –  Lago di Loppio: galleria Adige Garda, resti preromani, Isola Clotilde – Percorso della vecchia ferrovia Riva-Rovereto – Centro storico di Nago – Discesona lungo la Vecchia Torbole – Lungolago fino a Riva del Garda: lapide con le successive signorie al palazzo comunale; Riva, confine fra Ligures e Veneti. La città romana più arretrata, quelle medievale più avanzata fino in riva al lago sulle ex paludi. – 1450 i Veneziani: galeas per montes conducendo – La rocca – Il Torrione – Il generale Vendome – I poeti del lago: Catullo, Virgilio, Dante, Goethe.

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(foto Grazia) Il saluto  finale Pordenone-Trento!

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 TUTTO IN UN GIORNO. FIRMATO FIAB, AMICI A PEDALI, VIRIBUS UNITIS!

P.S. 1: un ringraziamento alla Fraglia Vela Riva e al suo presidente Giancarlo Mirandola per avere consentito che il nostro pullman + rimorchio (quasi 20 m di lunghezza!) potesse parcheggiare nell’area riservata alle regate: infatti, in caso contrario, avremmo avuto un notevole problema per la sosta e il ricarico delle biciclette stante il grande affollamento delle aree di  parcheggio in Riva del Garda.

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(foro Grazia) Si va … sulla montagna …

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.P.S. 2 : il giorno dopo per gli ex ospiti Furlan è prevista la salita in funivia al Monte Baldo e la discesa fino a (credo) Bardolino.

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JOINT US, JOINT FIAB!

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BIANCO, ROSSO, VERDE E BICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Maggio, 2016 @ 10:50 am

Detto altrimenti: finalmente il sole!                                    (post 2388)

 

WP_20160520_003 - Copia - Copia

“Fuoristrada”

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Era ora! Fino a qualche giorno fa nevicava a 1.800 metri di quota. Poi, improvvisamente, la primavera! Le nostre biciclette impazienti: “Maggio, andiamo, è tempo  di pedali!”

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Friends, I’m waiting for a comment !

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Lungo la strada, due ciclisti svizzeri, fermatisi come me per ammirare il bianco dell’ultima neve laggiù, verso il Garda; il rosso di papaveri e il verde della campagna.

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IN MORTE DI MARCO PANNELLA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Maggio, 2016 @ 6:51 am

Detto altrimenti: de mortuis nihil nisi bonum                            (post 2387)

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thT6DEGPSKWilliam Shakespeare, nell’orazione in morte di Giulio Cesare, fa dire a Marcantonio: “Il male che gli uomini fanno vive dopo di loro. Il bene è spesso sotterrato con le loro ossa”. Per Marco Pannella sembra che ciò non sia valido: sia perché sarebbe da dimostrare che egli abbia compiuto del male, sia perché pare che a sopravvivere alla sua morte sia il bene che egli ha compiuto. Il bene, tanto, se giudichiamo dagli elogi postumi che sta ricevendo da parte di tutti. Al riguardo faccio mia una osservazione che fa mia moglie da molti anni: “Sarebbe bello che delle persone si parlasse bene già quando sono vive, non sempre e solo dopo la loro morte”.

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