IL REDDITO DI CITTADINANZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Dicembre, 2014 @ 8:44 am

Detto altrimenti: non è un problema di soldi, ma antropologico   (post 1808)

Dice …. “Non ci sono i soldi per creare questo reddito”. Dico: no, non è così. Il problema non è “la mancanza di fondi” ma la “mancanza del senso di appartenenza”: ovvero, ognuno di noi  “è” e si “deve sentire” membro di una Grande Famiglia, la Cittadinanza Intera. Una famiglia, una Grande Famiglia, non in senso televisivo, non in senso mafioso bensì in senso civile e sociale.

Ora, se in una famiglia coesa, due componenti lavorano e guadagnano, e altri due, uno per vecchiaia ed uno per il suo stato di disoccupazione, non hanno un reddito, be’ …. prima si utilizza in loro favore parte del reddito dei due componenti attivi e poi si pensa al resto.

Ecco, se ci sentissimo tutti parte dell’Unica Grande Famiglia “Cittadinanza Italiana”, innanzi tutto destineremmo risorse al reddito di cittadinanza in favore di chi reddito non ha e dopo, solo dopo, all’acquisto dei cacciabombardieri F35, alle superautoblu, ai superstipendi, alle superbuonuscite, alle superpensioni, ai supersprechi, etc..

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COMMISSARIARE ROMA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Dicembre, 2014 @ 8:26 am

Detto altrimenti: no, per favore … non facciamo fesserie!   (post 1807)

La rabbia, la reazione a caldo, un certo clima forcaiolo che fa di ogni erba un fascio grida: “Al commissario! Al commissario!” A me piace ragionare in modo diverso:

 1) No al commissariamento, che il sindaco Marino resti al suo posto e contribuisca a faccia pulizia.

2) No al commissariamento, perchè ‘l tacon saria pezo del bus … la pezza sarebbe peggio del buco … Ve lo immaginate la reazione a livello mondiale? Roma è una “cittadina” abbastanza conosciuta nel mondo … o no? L’Italia perderebbe ulteriore credibilità, lo spread potrebbe crescere, le tasse potrebbero aumentare, i servizi potrebbero diminuire ed io sicuramente starei sempre peggio.

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FONDAZIONI? METTIAMOCI MANO … ANDIAMO A VEDERE COSA FANNO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Dicembre, 2014 @ 7:16 am

Detto altrimenti: Matteo, pensaci tu … prendi lo spunto dallo “scandalo al … Censis”! Falla esaminare questa benedetta legge sulle Fondazioni!   (post 1806)

(le lettere minuscole per un particolare cognome non sono utilizzate a caso)

de rita padre, espressione fredda, in inglese "cool face"

de rita padre. Faccia fredda: in inglese “cool face”

CENSIS: “A partire dal 1973 è diventato una Fondazione riconosciuta con Dpr n. 712 dell’11 ottobre 1973, anche grazie alla partecipazione di grandi organismi pubblici e privati”. Così recita il sito . E il signor de rita ci si è impiegato come presidente da 30 anni. Con quale stipendio? Mah … non si sa. E poi, sicuramente aveva un contratto a tempo indeterminato! Ed ora suo figlio è stato “assunto” come Segretario-Direttore Generale. Direttamente, senza procedura di pubblica visibilità. Con quale stipendio? Mah, non si sa …

Dice … “Ma sono enti di diritto privato!” Rispondo: si, però operano con denaro principalmente pubblico! E poi .. quella dicitura: “anche grazie alla partecipazione di grandi organismi pubblici e privati”! “Partecipazione” o finanziamento? – “Anche”? E gli altri chi sono … marziani? – “Pubblici e privati”? Quanti denari pubblici e quanti privati? L’hanno studiata bene, quella dicitura … intelligente … anzi, soprattutto furba! Bravo de rita!

“de rita”, no … non De Rica! “Quello De Rica” (simpatico napoletanismo) fa la salsa di pomodoro e le marmellate! Il nostro, quello con la “t” fa direttamente la frittata! Già, e l’ha fatta bella assumendo il figlio per diritto ereditario …

Dice … “Caro blogger, ma se ti ho detto che sono enti di diritto privato! Ma tu, caro il mio blogger, allora sei proprio de coccio!” Dico: ma qua’ diritto privato!? Quegli gli enti (simpatico napoletanismo, v. prima) che ricevono soldi e sovvenzioni con denaro pubblico sono pubblici! Anch’io ho un figlio molto bravo sai, sta lavorando bene in una grande società ma mi ha detto che preferirebbe andare lui a fare quel mestiere in “casa de rita” … Che requisito ci vuole? Che il padre – ovvero io – dica che lui è bravissimo. Ah si? E io lo dico: “Mio figlio è bravissimo, molto più dei  figli degli altri padri”.

Dice …“Ma de rita non violato alcuna legge”. Dico … ah si? Ma la legge morale non esiste? Oppure ci sentiamo in dovere di rispettare la morale solo se riportata in qualche articolo di legge o di un regolamento di attuazione?

Ora … sapete perchè il signor de rita “si è permesso” di farla così grossa? Per una serie di motivi:

  • Scandalo al Censis? Scandalo al sole! Infatti, in Italia, più grossa e alla luce del sole lo fai lo scandalo, più “passa”;
  • perché basta sopportare senza reagire la prima ondata di piena della indignazione sulla stampa che poi tutto si acqueta (infatti un proverbio siciliano insegna: “calati juncu ca passa la china”, ovvero piegati canna, che poi la piena del fiume passa e tu ti rialzi). Se non le sa de rita padre queste cose …
  • gli Italiani hanno memoria corta (v. anche punto precedente);
  • così fan tutti;
  • e poi, il Milan ha perso dal Genoa, quella sì che è una notizia!
  • E il Sassuolo che stava per sconfiggere la Roma … vuoi mettere?
  • “Panem et circenses” (vedi i due numeri precedenti).
  • Perché se non è capace lui, de rita padre, ha prevedere la reazione degli Italiani …

E invece no! Io sono de coccio? Ho la testa dura? Ebbene sì! E propongo:

  • uno sciopero generale di protesta contro il “sistema de rita”;
  • che il nostro Primo Ministro Matteo Renzi (1) faccia rivedere la legge che regola le Fondazioni e faccia controllare come hanno utilizzato i miei denari (2), ovvero i denari pubblici che il Sistema Pubblico ha regalato loro.

______________________

(1) Matteo,  dai … che con la scusa de rita dai una ripulita anche a tutte le fondazioni dei partiti politici … dai … e quando ti si ripresenta un’occasione simile?

(2) I denari “miei” ? Anche i vostri care lettrici e cari lettori, ovviamente anche i vostri, ci mancherebbe altro!

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L’ATTUALITA’ DE “L’UTOPIA” DI TOMMASO MORO (THOMAS MORE)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Dicembre, 2014 @ 3:07 pm

Detto altrimenti: Tommaso Moro, più attuale che mai (post 1805, un po’ più complesso dei soliti, si può leggere anche “a rate”), con la sua opera “L’Utopia”, ovvero lo Stato Ideale.   (post 1805, ma v. anche post di ieri).

Premessa

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Sir Thomas More

Sir Thomas More, alias Tommaso Moro, Lord Cancelliere del re d’Inghilterra Enrico VIII, pensatore politico. Nel febbraio del 1531 il parlamento inglese, su proposta dell’arcivescovo Warham, accetta che il re sia il capo della Chiesa. Nel maggio del 1535 la monarchia si sostituisce al papato nella direzione della Chiesa nazionale. Tommaso Moro rifiuta di seguire il sovrano nella sua politica religiosa: il 6 luglio dello stesso anno il Moro viene giustiziato. Nel 1935 Pio IX lo proclama santo.

Ve l’avevo promesso, ve lo dovevo. Non è facile sintetizzare il pensiero di Tommaso Moro. La sintesi è infatti, da sempre, il procedimento logico più complesso, soprattutto per chi si propone di evitare di perdere per strada qualche passaggio rilevante.

Ed allora mi viene in aiuto la “scusa del blogghese”: infatti posso sempre dire che ogni imperfezione, ogni carenza sia dovuta alla necessità di tradurre in tale linguaggio i concetti dell’opera del Moro, ovvero di tradurli non tanto in un linguaggio immediatamente comprensibile da parte delle mie lettrici e dei miei lettori (con il che infatti – se non altro – farei offesa alla loro intelligenza), bensì in un linguaggio immediatamente  leggibile.

Anteprima

Platone aveva adottato “i dialoghi” quale forma letteraria immediatamente leggibile. Il Moro, in una qualche misura, lo ha copiato: infatti si è inventato un dialogo fra se stesso ed alcuni personaggi, fra i quali spicca un viaggiatore, tale Itlodeo, che narra delle sue esperienze maturate in giro per il mondo (alcune fatte sulle navi di Amerigo Vespucci), e che nel romanzo-saggio-denuncia fa la parte del leone, soprattutto raccontando come è organizzata la Repubblica dell’Isola di Utopia.

thM7OXH4DLL’attualità dell’opera del Moro? La descrizione di una società felice e ben strutturata (quale oggi potrebbero essere gli Stati uniti d’Europa, n.d.r.) in contrapposizione ad un’Europa dilaniata da guerre militari e/o economiche e/o religiose: la chiamata di tutto il popolo “alla cultura” (v. qualche tempo dopo, tale Adriano Olivetti, n.d.r.), contro l’attuale panem et circenses; la valutazione “formale” dell’ordine naturale e della natura, contro l’attuale violenza alla natura e al suo ordine; l’esistenza e la valorizzazione di leggi morali eterne preesistenti, contro l’attuale amoralità dilagante; un’economia di puro consumo e di giustizia sociale ed economica, contro l’attuale accumulazione esasperata di ricchezza da parte di pochi; la solidarietà sociale, contro l’attuale sfrenato individualismo; l’immortalità dell’anima, contro l’attuale distratto ateismo materialistico; la semplicità dei fatti fondamentali di verità, contro l’attuale esasperato tecnicismo dogmatico; il suo pacifismo e la individuazione di pochi e ben definiti casi di “guerra giusta”, contro l’attuale corsa al colonialismo armato integralista e/o religioso e/o economico; l’esaltazione della ragione umana quale veicolo verso la fede, contro l’attuale contrapposizione fra ragione e fede.

Quanto sopra, per riassumere anticipatamente il senso del pensiero del Moro a vantaggio di chi non avesse il tempo per leggere innanzi. Detto questo, possiamo incominciare, con la tecnica espositiva dell’  “elenco”

Elenco (in grassetto le parti che io condivido maggiormente)

  1. Bersaglio del Moro è la tirannide della monarchia inglese.
  2. Insieme a Erasmo da Rotterdam: “E’ quistione di non tassare i poveri ma i possidenti, non i beni necessari alla vita ma il lusso, di praticare una politica finanziaria onesta, di prevenire il delitto piuttosto che di punirlo”.
  3. Non è corretto creare povertà, indurre in tal modo i poveri al furto e poi pretendere di punire i ladri anziché rimuovere le cause del loro delinquere.
  4. Chi sono i poveri? Le vittime della “dis-economia”, dei privilegi di casta, del latifondismo, (delle multinazionali, n.d.r.); delle politiche monopoliste ed oligopoliste, della iniqua enorme accumulazione della ricchezza in capo a poche persone.
  5. Contro la pena di morte. Dio ha detto: “Non uccidere. L’uomo non può aggiungere: “Si, vabbè, però vi sono eccezioni a questa legge, e le stabilisco io”.
  6. Si all’amnistia.
  7. Quale massima punizione infliggere? I lavori forzati per ripagare i anni causati.
  8. Dove si misura ogni cosa con il (solo, n.d.r.) denaro, non fiorisce lo Stato.
  9. Occorre che tutti lavorino non più di sei ore al giorno. Se si lavora di più, significa che si lavora anche al posto di chi non lavora. Poi, 8 ore di riposo e 10 di svago e cultura.
  10. Non bisogna avere paura del confronto, del nuovo. Non ci si può lasciar dire “si è sempre fatto così”.Occorre riaffermare la preminenza e la prevalenza del parlamentarismo.
  11. Spesso è inutile e pericoloso cercare direttamente di far ragionare chi sta governando in modo opposto ai principi etici ai quali lo si vorrebbe convertire. Occorre procedere con tatto, con prudenza, gradualmente.
  12. Le leggi devono essere poche e semplici. Non ci deve essere bisogno di avvocati.
  13. La sicurezza del re si fonda sul benessere del popolo, più che sul proprio.
  14. La dignità regale consiste nel governare un popolo di benestanti, non uno di quasi schiavi poveri.
  15. Le casse dello stato devono essere limitate al necessario; una accumulazione esagerata genera appetiti da parte di altri stati.
  16. A chi sta al governo deve essere assicurato un decoroso mantenimento acciocchè non sia spronato a rubare denaro pubblico (v. finanziamento pubblico dei partiti, n.d.r.).
  17. L’acceso all’isola di Utopia è aperto a tutte le persone oneste. Alle altre no.
  18. La legge elettorale di Utopia: le famiglie eleggono 200 senatori; il popolo elegge quattro candidati Principi fra i quali  i senatori scelgono il Principe (tale a vita).
  19. Arti e mestieri: preminente è l’agricoltura. Ogni cittadino impara due o più mestieri.
  20. Cultura: tutti devono potervi accedere.
  21. No al gioco d’azzardo.
  22. No agli sfaccendati ad ogni livello.
  23. Per le infrastrutture si spende poco: infatti si fa molta manutenzione.
  24. I giovani sono valorizzati al massimo.
  25. Molta cura per i malati e i vecchi.
  26. Pianificazione urbanistica.Molta cura del verde pubblico
  27. Il passaporto e lՉ۪assistenza ai viaggiatori.
  28. L’export.
  29. Il commercio equo e solidale.
  30. La solidarietà e la carità.
  31. Il ferro vale più dell’oro.
  32. Non rendere onori alla ricchezza in quanto tale.
  33. Politica, morale e religione.
  34. No al dolore.
  35. Si ai piaceri buoni e onesti.
  36. Si al mio bene se coesiste con il bene altrui e non lo sacrifica (cd. bene comune, n.d.r.).
  37. Si è più ricchi ove molto si doni.
  38. No ai falsi piaceri: le belle vesti, essere salutati per primi, portare gioielli.
  39. No alla caccia come sport.
  40. Si alla corretta alimentazione, al moto, al ricambio fisiologico regolare dell’organismo, si ad un tranquillo riposo.
  41. Amore per la cultura, amore per i classici.
  42. No alle spose bambine.
  43. Balie e asili nido.
  44. No ai matrimoni combinati.
  45. No all’adulterio.
  46. Si al divorzio.
  47. Il senato di allora come la Sacra Rota di oggi.
  48. No al ripudio.
  49. Si alla monogamia.
  50. No al lifting.
  51. Si all’eutanasia di malati tipo SLA.
  52. Cura ai diversamente abili.
  53. o ai trattati internazionali.
  54. Le guerre giuste: di difesa propria e altrui contro le aggressioni.
  55. Le guerre si vincono più con il cervello che con i muscoli.
  56. No alla violenza sulle popolazioni civili coinvolte in una guerra.
  57. Mai perdere fiducia nella vittoria, anche quando si sta fuggendo: possono intervenire le riserve contro un nemico ormai rilassato e distratto.
  58. Molte altre strategie di guerra (si a reparti di marines/lagunari, ai mercenari, etc.).
  59. Massima tolleranza e libertà religiosa.
  60. No alla superstizione.
  61. Se si volesse tacere sul male prodotto dagli uomini, bisognerebbe tacere su l’intero insegnamento di Cristo.
  62. L’insegnamento di Cristo spesso è travisato ad arte dagli ipocriti.
  63. Si a sacerdoti donna.
  64. Si a preti sposati.
  65. Funzione pacificatrice dei cappellani militari.
  66. Si a Cristo, all’aldilà, alla vita eterna, al giudizio divino dopo al morte.

In sintesi: libertà nella giustizia sociale, intelligente sobrietà, una ragione che conduce alla fede, il rispetto di un corretto ordine delle priorità.

Ecco, ho cercato di ridurre ad un (banale) elenco  molti dei temi trattati dal Moro. Orbene, oggi vi paiono idee trite e ritrite, banali, scontate, ovvie …? Ma provate un po’ a calarvi nel tempo e nei luoghi nei quali furono pensate, enunciate e scritte dal primo consigliere di un re tiranno nel 1500 e si comprenderà il valore della visione di Tommaso Moro. E riflettete su come ancora oggi siano irrisolti molti dei mali contro i quali il Moro teorizzava, oggi che siamo storditi di fronte alla Mafia Romana, “ultimo” scandalo – anzi, il più “recente” scandalo: magari fosse l’ultimo! – che ha superato ogni nostra immaginazione.

“L’Utopia” cos’è? Un saggio? Un romanzo storico? Una filosofia? Un manuale di governo? Io propongo che se noi vogliamo in qualche misura rendere onore al merito, e cioè al Santo, possiamo semplicemente dire che si tratta di una sorta di “Dottrina Sociale dell’Umanità”.

P.S.: Volete leggere direttamente L’Utopia? Ve lo consiglio caldamente. Potreste cominciare dall’ultima parte, quella nella quale si descrive l’organizzazione di Utopia. Poi retrocedete e leggete le altre parti in ordine inverso, fino a terminare con le immancabili prefazioni (che si chiamano “pre”-fazioni anche se sono ovviamente scritte “dopo”) e introduzioni. Potrete in tal modo sia appassionarvi maggiormente alla lettura, sia confrontare l’opinione personale che vi sarete formata in modo autonomo e non pilotato, con quella dei vari pre-fatori e introduttori.

 

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I SACCHI DI ROMA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Dicembre, 2014 @ 8:14 am

Detto altrimenti: ma quanti sono?       (post 1804)

410 d.C.: il primo, ad opera dei Visigoti di Alarico

1527 : il secondo, ad opera dei Lanzichenecchi dell’Imperatore Carlo V d’Asburgo

2014 : il terzo, ad opera di alcuni Italiani (1)

2014: il quarto, ai danni della Città del Vaticano (sempre a Roma è), ad opera della dirigenza dello IOR (2)

—————–

(1)“Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini”, per dire che i danni che non furono capaci di fare i barbari, furono fatti – in allora – dalle famiglie nobili (Barberini) che utilizzarono i marmi della antica Roma per abbellire le loro case. Come i moderni “spadroni” (spadrone =  ladrone che spadroneggia impunemente) hanno fatto con i denari della città, per abbellire i propri fondi neri all’estero.

(2) Il “Controllo di Gestione PF-Papa Francesco” ha scoperto che i dirigenti IOR hanno illegalmente intermediato a titolo personale la vendita di molti immobili dello Stato Città del Vaticano, speculando in proprio e “peculando” (peculare = arricchirsi attraverso il reato di peculato) decine di milioni di euro.

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MAFIA “CONTRO” LO STATO? NO … “DENTRO” LO STATO! E INTANTO S&P CI DECLASSA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Dicembre, 2014 @ 7:40 am

Detto altrimenti: basta!   (post 1803)

Basta! Non se ne può più … è a rischio la nostra credibilità internazionale … la nostra stessa democrazia … e poi, nel frattempo, chi volete che investa dall’estero in Italia se non per catturare il nostro mercato e impadronirsi dei nostri know how, se non gli Italiani stessi che stanno auto-riciclando le proprie precedenti evasioni fiscali e valutarie?

Ahi serva Italia, di dolore ostello / nave sanza nocchiere in gran tempesta / non donna di province ma bordello.

E la S&P ci declassa! La S&P, società di rating USA, già condannata per avere manipolato i dati per influenzare le borse? A quando la ERA-European Rating Agency, per classare le società di rating USA? Infatti, quis custodiet custodes ipsos? Chi controllerà i controllori? Occorre che noi ci si regali gli USE- United States of Europa, gli Stati Uniti d’Europa.

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UE IN AIUTO AL PRECARIATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Dicembre, 2014 @ 7:02 am

Detto altrimenti: prime sentenze  (post 1802)

Torino. Un’insegnante “sempre” precaria denuncia il fatto all’UE, in quanto quel “sempre” viola le regole UE. La Corte di Giustizia Europea le dà ragione, il Tribunale del Lavoro condanna lo Stato italiano a pagarle 15 mensilità a titolo di risarcimento (fonte: Giornale Radio 1 delle ore 06,30 di oggi)

Trento. Altro caso. Una banca assume una tizia a tempo determinato. A scadenza la lascia a casa per un mese. Poi la riassume a stipendio inferiore. Più volte (fonte: mia testimonianza diretta).

E poi tutti noi ci concentriamo solo o principalmente su art. 18 si/no! Ciò che manca e che va rivisto è ben altro. Fra le tante mancanze mi permetto di segnalare:

  • la necessità della ricongiunzione fra potere (nel primo esempio) e responsabilità (chi risarcisce lo Stato di quelle mensilità pagate all’insegnante?)
  • La semplificazione legislativa;
  • l’eliminazione della frase “salvo le eccezioni di legge” che invece è sempre in coda alla frase precedente “La legge è uguale per tutti”;
  • la dotazione di ogni legge si una sanzione in caso di sua violazione, altrimenti “le leggi son ma chi pon mano ad esse?”
  • la drastica riduzione del “potere della burocrazia” quale si esplica attraverso la redazione (per di più tardiva) di regolamenti di attuazione, circolari e direttive che stravolgono la portata delle leggi;
  • la necessità di essere più seri.

Potrei continuare ancora a lungo, ma temo che diluirei troppo la Vostra attenzione.

Dice … la tua è un’utopia. Utopia? Dico: ci risiamo! Leggete il post precedente … io sto lavorando al successivo in materia di Utopia … datemi ancora un po’ di tempo …

Dice … ma tu che vorresti? Gli USE-Stati Uniti d’Europa? A comandare sarebbe la Germania … e i nostri interessi nazionali? Dico: chi fosse eletto, lo sarebbe con i voti di tutti, ambirebbe raccogliere i voti di tutti, avrebbe bisogno del voto di tutti, anche del voto degli Italiani, i cui interessi  quindi non potrebbe “tradire”. Comunque io – visti gli scandali giornalieri nostrani, l’ultimo eclatante, infamante la nostra immagine a livello mondiale, quello di Roma Mafiosa – io voterei per un governante tedesco.

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6 DICEMBRE 2011 – 6 DICEMBRE 2014, IL PRIMO POST DEL QUARTO MILLENNIO DEL MIO BLOG: DA TOMMASO MORO AGLI STATI UNITI D’EUROPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Dicembre, 2014 @ 11:51 am

Detto altrimenti: di cosa vi “parlerò” questa volta? De “L’Utopia” di Tommaso Moro. Utopia, u-topos, il non-luogo   (il non ancora  luogo …)   (post 1801)

Gli Stati Uniti d’Europa: il non (ancora) luogo

Attuale

Jack Birner (v, post precedente)

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Amici, per finire il mio terzo “anno liturgico” con la cifra tonda di 1800 post, lo ammetto, ho fatto un po’ una corsa … ho forzato un po’ la vostra capacità di sopportazione… Tuttavia, datemene atto, il “post di chiusura” è di un certo spessore e sicuramente non per merito mio – che mi sono limitato alla scelta dell’argomento – bensì per il valore delle “riflessioni d’Autore” (Prof. Jack Birner) che ho ivi riportato.

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Anche oggi, primo giorno del quarto anno, voglio iniziare con qualcosa di (possibilmente) serio: con riflessioni – questa volta mie – sull’attualità dell’opera “L’Utopia” di Thomas More, alias Tommaso Moro, inglese proclamato poi santo (Pio IX, 1935). Sulla sua figura, vita ed azione politica prego chi non ne sa abbastanza di leggersi qualcosa in internet. Da parte mia so che oggi non riuscirò a terminare questo mio articolo che tuttavia avrà presto un seguito.

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Anticipatore di 5  secoli (1478 – 1535)

Tommaso Moro è stato un anticipatore di circa cinque secoli di idee e di ideali rispetto all’oggi, un uomo modernissimo per i suoi tempi ed attuale anche oggi. Egli ha avuto l’intuizione, la capacità, la dirittura morale ed il coraggio (che ha pagato con la vita, perché è stato giustiziato per non volere rinnegare le sue idee) di indicare strade morali, politiche e di governo che ancora oggi dovrebbero rappresentare per tutti noi un doveroso obiettivo, strade che taluno oggi definisce “utopiche” nel senso superficialmente moderno dl termine, ovvero irraggiungibili, mentre oggi l’utopia è – udite, udite! – un obiettivo solo “non ancora” raggiunto!

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Anticipatore di 24 secoli (IV sec. a. C.)

Nella sua opera “L’Utopia” Moro si rifà spesso alla Repubblica di Platone (chiederò la lettura ed il commento di quest’opera alla mia Prof – Prof, sostantivo (in questo caso) femminile, quindi non puntato - Maria Lia Guardini, la conduttrice del nostro gruppo di lettura dei classici presso la Biblioteca Comunale di Trento). Taluno – superficialmente – vuole vedere una netta differenza fra la concezione platonica (aristocratica) e quella di Moro (democratica), in quanto erroneamente considera il Platone di cui all’’interpretazione maturata oggi. Ma se ci sforziamo di fare riferimento alla concezione che di Platone si aveva all’epoca dei fatti (cioè all’epoca del Moro), allora potremmo cogliere importanti analogie.

Tra le due opere (Platone-Moro) tuttavia esiste una sostanziale differenza ed è la seguente: Platone intende fare un programma di governo. Moro no, Moro è interessato alla definizione di una Idea, di un Modello.

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LE STRISCE! METTIAMOLE LE STRISCE!

E qui mi permetto di intervenire io spezzando una lancia a favore dalla attualità di Moro: anche oggi, semestre di guida italiana dell’UE, noi potremmo e dovremmo imitare Tommaso Moro quanto al futuro dell’UE stessa, che mi auguro sia presto la costituzione degli Stati uniti d’Europa. Infatti, se probabilmente le teste dei governanti e dei popoli sono premature per disegnare un programma di costituzione di tale Entità Politica, i tempi sono sicuramente maturi perchè – ad iniziativa italiana, ovvero del popolo più creativo in assoluto fra tutti quelli dell’Unione – si scriva una moderna Utopia Europea, e cioè la struttura e l’organizzazione dell’Idea Stati Uniti d’Europa.

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POST 1800 – L’ULTIMO DEL MIO PRIMO TRIENNIO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2014 @ 12:42 pm

IL POST DEL TRIENNIUM

Detto altrimenti: ce l’ho fatta … senza volere, inconsapevolmente, mi ero avvicinato alla media di 600 articoli pubblicati ogni anno. Pochi giorni fa mi sono accordo di questo possibile traguardo, che mi auguro non sia solo “quantitativo”. Ed allora – avrete notato – in questi ultimi giorni ho “accelerato” la produzione di post. Ora mi cimento con l’ultimo del triennio, uno “serio”, o almeno così mi sforzo che sia …   (post 1800)

LA MONETA, LA FINANZA E L’UE

WP_20141124_002Recentemente ho avuto l’occasione di leggere una interessante e ricca pubblicazione ricevuta in dono dall’Autore, ovvero un saggio del Professor Jack Birner, docente di Economia Politica presso l’Università degli Studi di Trento – University College, Maastricht, dal titolo      ” La moneta: bene o male collettivo?” (Milano, 7 aprile 2014) , quaderno n. 50 della serie “Quaderni” del ciclo di conferenze e seminari “L’uomo e il denaro” – promossa dall’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore.

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IMG_2608Non ho qui la pretesa né di riassumere né di “rappresentare” questo importante e dotto lavoro, io, uomo di trincea (d’azienda): correrei sicuramente il rischio di non rappresentare o di travisare il pensiero dell’Autore. Piuttosto colgo lo spunto di questo lavoro per trarne qualche elemento (E1, E2, .. etc.) e per formulare qualche mia riflessione personale (n.d.r.) in “blogghese”, il linguaggio dei blog.

E1 – La moneta viene ancora oggi (erroneamente) considerata e soprattutto analizzata come se fosse un bene in senso economico, in grado di soddisfare (direttamente, n.d.r.) le preferenze e i fabbisogni fondamentali.

E2 – L’Euro fu adottato perché quanto più numeroso è il numero di utilizzatori di una stessa moneta, tanto inferiore saranno i costi delle transazioni.

E3 – Euro. Quando fu introdotto (importantissimo passo verso gli Stati Uniti d’Europa, n.d.r.), non si tenne in considerazione che le economie degli Stati che l’adottavano erano molto diverse; che sottraeva agli Stati la possibilità di condurre politiche monetarie autonome; che le politiche fiscali dei paesi erano (troppo, n.d.r.) diverse (e allora, che ci si dia da fare in questo senso! N.d.r.).

E4 – Il tasso di interesse monetario è troppo e per troppo tempo superiore al tasso di interesse reale. Ciò ha spostato finanza da investimenti produttivi in investimenti finanziari speculativi.

E5 – Occorre distinguere fra moneta e sistema monetario. Se siete un lavoratore e il vostro datore di lavoro vi ha pagato il dovuto, egli non è più vostro debitore. Vostro debitore, infatti, da quel momento sarà il sistema monetario, che deve “onorare” le vostre banconote.

E6 – Banca e sistema bancario. Se una banca non mi permette di utilizzare il fido che mi ha concesso, posso farle causa. Ma se la mia banca fallisce e nessun’altra banca mi fa credito, io non posso fare causa al sistema bancario.

E7 – Quindi non è la moneta o la banca che funziona male, ma il Sistema Monetario e il Sistema Bancario.

E8 – La moneta è un bene “di club”: ognuno si sceglie il proprio, ma  – a causa del generale utilizzo da parte di tutti gli stati del sistema fiscale e del sistema di mercato  – nessuno può non aderire ad un club.

E9 – La moneta è un bene comune. Infatti  molti Stati posseggono rilevanti riserve in valute estere (dati a fine febbraio 2014, in miliardi di dollari USA:  Brasile, 353 – Cina, 306 – India, 267 – Giappone, 1221 – Korea, 342 – Federazione Russa, 434 – Singapore, 271 – Svizzera, 492, USA, 43,- Area Euro 228). Quindi è nell’interesse di ogni singolo stato che la moneta degli altri stati venga gestita responsabilmente e prevedibilmente.

E10 – La moneta viene accettata come mezzo di scambio nella misura in cui crediamo che sia idonea a svolgere al sua funzione (quindi su base fiduciaria, n.d.r.). La moneta è una “risorsa culturale” che dipende dall’idea che su di essa si sono fatta le persone.

E11 – Banca SpA. Tende al profitto. Aumenta il leveraggio: massimi investimenti con il minimo di capitale prprio La banca si indebolisce. Viene aggredita da banche più forti (prevale quindi la mission della “competizione interbancaria” rispetto a quella del finanziamento dell’economia (e si creano i derivati e le bolle speculative finanziarie, n.d.r.)

E12 – La crisi di liquidità è in realtà crisi di fiducia. La BCE svolge il ruolo di produttrice di fiducia monetaria: interviene nelle crisi di liquidità delle banche (e degli Stati, n.d.r.).

E13 – Attualissimo: Mario Draghi afferma che la BCE  “farà tutto quello che ci vuole” nonostante la contrarietà dei paesi forti (D) (e si prepara ad intervenire con acquisti di titoli pubblici, n.d.r.).

E14 – La moneta è un bene ausiliario, I derivati sono beni ausiliari di un bene ausiliario. Il loro rendimento non deve essere superiore al rendimento del settore dell’economia reale.

E15 – Fondi pensione. Crescono moltissimo. Ricercano l’utile investendo nei beni ausiliari degli ausiliari (e distraggono finanza dal sistema reale, n.d.r.).

Non me ne voglia l’ottimo professore Birner, che presto avrò il piacere di avere ospite intervistato qui sul blog: l’avevo detto, ho tradotto in blogghese …

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NATALE IN POESIA 5 : SUI MONTI DI TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2014 @ 11:43 am

Detto altrimenti: L’Orsa della Vigolana   (post 1799)

 

L’orsa della Vigolana

 

Pascoli bianchi

nutrono fauci protese sui fiocchi di neve

ferma a riposare al sole

prima di scavarsi la strada

verso le vene preziose

del monte.

 

thQKY2ISOTE vigile

monti di sentinella

all’inverno

che circonda di freddo

la bella città

accovacciata

i tuoi piedi.

 

E quando

di nuovo

il sentiero

ritorna a calcare il passo dell’uomo

ormai sgombro di neve

tu

schiva

scompari alla vista

e ti ascondi

nel folto di pensieri

che invano

alzato lo sguardo

ti cercano

attenti.

 

rl

 

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