STRAGI IN PALESTINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Luglio, 2014 @ 10:36 am

Detto altrimenti: cui prodest? A chi giova?  (post 1602)

Nulla succede al mondo per caso. Il mi’ babbo, toscanaccio DOC, soleva dire “Un mi venite a dire che Cristo gli è morto di sonno”. Ovvero: non mi raccontate favole. Cui prodest, cui bono la guerra in Palestina? A chi giova? E poi … si può chiamare “guerra” una situazione di conflitto “non dichiarata”? Occorre rifarsi al diritto internazionale, ma io, laureato in legge nel 1968 (laurea all’antica, di quelle sudate!), sinceramente non me lo ricordo. Così, a braccia, oggi direi che siamo di fronte ad attacchi terroristici controbattuti da rappresaglie con effetti devastanti anche sulla popolazione civile non responsabile di alcunchè.

I fatti? Proviamo a metterli in ordine:

  • seconda guerra mondiale
  • olocausto degli ebrei
  • mancato intervento alleato in loro difesa
  • risarcimento di ciò, attraverso la creazione dello stato di Israele a danno dei Palestinesi
  • terroristi che approfittano della situazione
  • mercanti di armi che fanno affari. Idem alcuni paesi canaglia.
  • USA  (e altri Paesi europei): “Se un paese (Israele) è attaccato è giusto che si difenda ” (1)

Io mi permetto di dire: l’affermazione USA è semplicistica, elude il vero problema e – nel frattempo – non impedisce che muoiano civili, donne, bambini (oltre 540!). Mi chiedo (e la domanda non è retorica): non sarebbe stato possibile sin dall’inizio un intervento di terra mirato alla eliminazione delle rampe lancia razzi ed anche alla verifica della legalità dei continui insediamenti dei “coloni” israeliani in terra palestinese? Mi viene in mente la fine che hanno fatto gli indiani d’America a seguito dell’arrivo dei “coloni” bianchi.

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(1) USA: due giorni fa questa affermazione. Oggi una totalmente opposta: “Altro che la dichiarata operazione chirurgica: questa è una strage. Israele, fermati”.

P.S.: sui morti palestinesi, segnalo il post di cui al seguente link, un po’ crudo – se vogliamo – ma efficace:

http://narcolessico.wordpress.com/2014/07/21/i-palestinesi-possono-morire-tutti/

 

 

 

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MA LUI NON LO SAPEVA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Luglio, 2014 @ 7:10 am

Detto altrimenti: sentite un po’ cosa è capitato all’amico di un mio conoscente … (post 1601)

Un mio conoscente mi ha raccontato quanto segue:

Inizia

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Nel nostro caso, il limite minimo era di 18 kmh

Un suo amico, persona  sempre molto impegnata  su più fronti (finanza nel senso di “soldi” e di “guardia di-“;  calvizie; politica, etc.) per concedersi un po’ di meritato relax, comodamente seduto al volante di una lussuosa auto nuova ultimo modello,  stava concedendosi una guidatina in una strada sulla quale vigeva il limite della velocità minima di 18 kmh.

Lui era ben conscio che “su” quella strada vigeva il limite minimo dei 18 kmh.

Tuttavia la sua capacità di giudizio della propria velocità era limitata, perché la strumentazione dell’ auto era difficile da leggere essendo espressa in mmh (miglia marocchine all’ora, n.d.r.) e non in kmh.

In realtà, lui stava procedendo a 17  kmh.

La polizia stradale lo ferma e gli contesta la violazione, sanzionandolo a norma di legge.

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Struttura molecolare della monometilidrazina

Lui cerca di difendersi affermando che non poteva conoscere ed utilizzare  la strumentazione dell’auto che dava indicazioni in mmh; che lui credeva che tale simbolo  fosse l’abbreviazione del combustibile monometilidrazina (combustibile per i motori a razzo, n.d.r.) con il quale credeva fosse alimentata l’auto; che  l’auto sulla quale si stava comodamente rilassando non era sua, bensì della nipote di un suo collega, un importante personaggio politico estero.

Niente da fare. La sanzione resta confermata.

Lui fa ricorso e la multa gli viene tolta, perché “non poteva sapere che stava andando alla velocità di 17 kmh”.

Finisce

A questo punto cosa mai resta da aggiungere ad un povero blogger  se non “summa lex summa injuria”?  Cioè che “per  quanto possa essere perfetta una legge, può tuttavia pur sempre recare offesa a qualcuno”? Ma … dice … in questo caso … offesa a chi? A tutti noi, direi … evabbuo’ …

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RICORDINBICI (DAL TOUR DE FRANCE …)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Luglio, 2014 @ 5:25 pm

Detto altrimenti: non sono più le salite di una volta … (post 1600) (le foto? Scattate con il telefonino allo schermo della TV!)

Dal Lautaret a Briancon

La discesa dal Lautaret a Briancon

Oggi ho visto la tappa del Tour nella parte della  discesa dal Lautaret – Briancon – Salita all’Izoard etc.. Non ci crederete ma mi sono commosso … infatti 25 anni fa ne avevo 25 di meno (!) cioè 45 e tanto allenamento in più. Partendo in bici con l’amico Paolo Piccoliin un giorno da Cesana Torinese (1354), superato il Monginevro (1860), scesi a Briancon (1325) avevamo scalato Lautaret (2058), Galibier (2645), Telegraf (1488) e (quest’ultima però in taxi!) Moncenisio (2000) per poi scendere a Susa. In altra giornata, in solitaria: Cesana, Monginevro, Izoard (2361) e ritorno per la stessa strada. Ancora, con Paolo, sempre in un giorno: Cesana, Monginevro, Briancon, Izoard e discesa sul versante opposto per la Casse Dèsert, Château Queyras, Guillestre, Briancon, con il solito rientro a Cesana Torinese attraverso il Monginevro.

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Ski: lungo la discesa dal Lautaret a Briancon, sulla destra, quattro funivie di arroccamento conducono agli 80 (80!) impianti sciistici di Serre Chevalier, 250 km di piste sino ai 2800 metri! Uno di questi impianti parte proprio da Briancon “nuova”, ai piedi della cittadella storica di cui alla foto qui sotto. Gli altri tre, rispettivamente, salendo la valle da Briancon al Lautaret, dai paesi di Chantmerle, Villeneuve, Monetier (a Monetier ci sono dei fuori pista da urlo!).

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Briancon

Briancon alta, a 1326 metri di altitudine, ma il Tour parte dalla città bassa a 1150 metri

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… ma soprattutto mi sono emozionato alla vista (aerea) di Briancon vecchia

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Cervieres

Cervieres, verso l’ Izoard

… ed alla vista di Cervieres (m. 1595, 173 abitanti), paese che si raggiunge dopo 9 km da Briancon con pendenze fino al 9%, paese nel quale la strada gira verso destra (nella foto, provenendo da in basso a destra, curva verso quella risalita da sinistra verso destra sulla conoide verde d’erba), verso l’Izoard …. Cervieres che in inverno avevo raggiunto anche in sci (fuori pista splendido di oltre 12 km!) dal Colletto Verde (2560), (a sua volta raggiunto in funivia dal passo del Monginevro), e che in estate avevo raggiunto anche in mountain bike, dopo essere salito (a pedali!) da Cesana (1354)  al Colletto Verde (2560), per poi scendere a Cervieres  e  Briancon bassa (1100) e raggiungere la famiglia che era andata in auto  a fare il bagno alla Roche-de-Rame, un grazioso laghetto lungo la strada fra  Briancon e Guillestre.

 

La Casse Dèserte

La Casse Dèserte

Ricordi, bici, ricordinbici, dicevo. Ma poi, direte voi, com’è che hai “mollato”? Il fatto è che mi sono innamorato di un’altra, della mia barca a vela e quindi ho tradito per oltre 20 anni il mio primo amore, la bicicletta. Ma si sa, il primo amore non si scorda mai ed ora, dal 2010, sono tornato dalla mia prima morosa. Solo che certe cose non me le posso più permettere, ovviamente … ma va bene così … ah … la jeunes!

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Solo che … non capisco … io ci avevo impiegato circa due ore e mezza … loro circa un’ora. Che dire? Eh, raga, lo so ben io … non sono più le salite di una volta!

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IL LAVORO INTRAPRENDENTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Luglio, 2014 @ 6:09 am

Detto altrimenti: la partecipazione del lavoratore (post n. 1599. Il post n. 1 è del dicembre 2011)

Anteprima

Scialla, raga (calma,  ragazzi):  io non mi riunisco con amici solo per andare in biciletta! Da pensionato qual sono (assolutamente non certo d’oro, ma quanto basta ….), da persona “libera di” e “libera da”, sento comunque il bisogno di “esserci” nel cercare di fornire al Sistema un contributo per la crescita, soprattutto in un periodo di crisi quale l’attuale. Più volte è capitato di chiedersi quale sia il primo problema del Paese, e più frequentemente si sente dire ”il lavoro, l’occupazione”.  A me piace proporne un altro: il problema antropologico dell’appartenenza ad un gruppo, ad una città, ad una  Provincia, ad una Euregione, ad uno Stato e soprattutto – mi auguro presto – agli Stati Uniti d’Europa!. Appartenenza nel duplice senso: io “appartengo a quella Entità” e quella Entità “appartiene (anche) a me”. Da questo senso di appartenenza-immanenza scaturisce l’obbligo, il piacere, la necessità, il dovere di fornire il tuo contributo a questo “Sistema territoriale di concepire il mondo”.

Fine dell’anteprima. Ora possiamo iniziare

A cena in una sala riservata. Ognuno paga il suo. Alcuni tavoli. Ognuno un tema. Il mio? “La partecipazione del lavoratore”. Partecipazione su quattro livelli: motivazionale, giuridica, economica, culturale (cultura= insieme delle conoscenze, n.d.r.).

N.B.: parlo di livelli non  in quanto siano all’interno di una scala gerarchica:  bensì solo per una esigenza di ordine, di chiarezza nei ragionamenti …

Fino a poco tempo fa, era un top-down: da una parte l’imprenditore, il capo; dall’altra il lavoratore: “Vieni che ti dico cosa devi fare” (IT, Information Technology). Oggi dalla crisi si esce con la competitività che deriva soprattutto dalla “partecipazione” di tutti alla crescita ed allo sviluppo dell’ “intrapresa”, soprattutto in termini di idee, di contributi anche volontari ben oltre l’imposizione del contratto di lavoro (ICT, Information Communication Technology). Da parte del lavoratore ciò può e deve avvenire sulla base di una premessa: egli deve essere motivato. La motivazione è oggi il primo fattore della produzione, prima dl “capitale” e prima del “lavoro ex previsione contrattuale”. La motivazione deriva dall’attribuzione al lavoratore di responsabilità e potere, mai dalla attribuzione – come purtroppo assai spesso avviene – della sola responsabilità. Deriva dal rispetto che è dovuto ad ogni persona, al rispetto della sua dignità che si traduce innanzi tutto nella convinzione che l’impresa cresce solo insieme alla crescita di chi vi lavora e viceversa.

Questo primo livello o meglio, primo approccio al problema è comune ad ogni Paese. Poi vi sono Paesi (ad esempio la Germania, l’Austria, l’Olanda, la Svezia) che hanno sviluppato più del nostro un secondo, differente, ulteriore, livello partecipativo, quale quello della creazione di istituzioni e strumenti di governance che coinvolgono direttamente i lavoratori nella gestione dell’impresa: gli strumenti sono quelli del “doppio canale” (attivazione del sindacato e in parallelo direttamente dei lavoratori stessi); la partecipazione – nella gestione dell’impresa – ai Consigli di Gestione e/o a quelli di Sorveglianza.

Il terzo livello è rappresentato dalla partecipazione economica ai risultati dell’impresa, attraverso la pratica dell’MBO (Management By Objectives o premi di rendimento che si aggiungono – in misura marginale – alla retribuzione fissa); la trasformazione della retribuzione da “fissa” in parte fissa ed in parte - ben più che marginale –  variabile; più raramente, la partecipazione del lavoratore al capitale azionario dell’impresa. Per inciso … si dice che la nostra Cooperazione trentina con il suo “una testa, un voto” rappresenti vera partecipazione. Io mi permetto di dubitarne, visto lo stravolgimento che essa ha subìto rispetto alla iniziale Cooperazione del suo fondatore, Don Lorenzo Guetti; di fronte ai molti “livelli cooperativistici” esistenti; rispetto al sistema della pre-organizzazione dei consensi. Ma questa è un’altra storia …

Quarto livello. La partecipazione del lavoratore deve prendere le mosse anche da quanto più egli è formato, istruito, da quanto più egli stesso “cresce” all’interno dell’impresa, e ciò chiama in causa un altro aspetto della questione: quello del “mantenimento e trasmissione della Conoscenza”. Le aziende medio-grandi possono investire a tal fine su apposito management (il Manager della Conoscenza), sempre che lo vogliano fare. Le piccole imprese spesso non possono dedicare risorse finanziarie a tale scopo. Ed allora occorre intervenire sul capo, sul proprietario… anzi, occorre che a intervenire sia il capo, il proprietario. Ma costui … saprà intervenire? Vorrà intervenire? Per il Trentino – terra di poche grandi imprese; di alcune imprese medie, di molte piccole imprese – questo problema è sicuramente molto rilevante. Una soluzione potrebbe essere quella che le piccole imprese, a gruppi, formino dei consorzi, delle filiere, delle reti anche o anche solo esclusivamente a tale fine: per “concedersi il lusso”, condividendone i costi, di tale servizio.

E questo può essere un compito della Politica: della Politica dei Politici e dei Sindacati (le lettere maiuscole non sono utilizzate a caso, perché purtroppo esistono anche una “politica”, molti “politici” e semplici “sindacati”, n.d.r.): quello di dare centralità a questo problema, di porlo scientificamente sul tappeto, di affrontarlo a piene mani e non solo con la mano sinistra, distrattamente, marginalmente, con le spalle, la testa, la mente e lo sguardo già rivolti altrove, a “cose” ben più importanti: “Che volete, ho ben altro cui pensare io … alle prossime elezioni, altro che alle prossime generazioni!”

E invece ieri sera, la Politica, i Politici ed i Sindacati – che pure erano presenti – hanno fatto, insieme,  vera “Politica”.

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FIAB TRENTO E FIAB MIRANO (VE)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Luglio, 2014 @ 3:17 pm

Detto altrimenti: FIAB avvicina le persone   (post 1598)

FIAB – FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA

Questa mattina (16 luglio 2017) stavo pedalando solo soletto da Trento a Borgo Sacco (Rovereto) e ritorno, 50 km sani sani, quand’ecco che sulla via di casa, durante la sosta canonica al Bicigrill di Nomi, incontro l’amico Fiabbino Carlo Guerra insieme a tre persone, in totale loro quattro bici, cinque con la mia. Mentre le bici si riposano un po’ scopro che i tre sono FV-Fiabbini Miranesi (VE), con tanto di bandierine Fiab issate su un pennone o agganciate alla sella. Si tratta di Silvana Aprile, Lina Saviane e Michele Zuin.

I tre "Solisti Veneti" e Carlo Guerra (maglia gialla) in Piazza Duomo a Trento

I tre “Solisti Veneti” e Carlo Guerra (maglia gialla) in Piazza Duomo a Trento

I “Fiabbini” si erano incontrati con Carlo al cicloraduno nazionale in Sicilia. Io non avevo potuto esserci “per altri importanti impegni già assunti”. Detto fatto, mi accolgono volentieri nel loro gruppo. La pedalata si fa più lenta … no, non perchè loro non siano allenati … no, bensì perché  è un continuo fermarsi a fare foto e a “riempirsi gli occhi di tanta bellezza!” (sic). Ok, è pur vero, era ed è una splendida giornata, questa notte ha piovuto, l’aria è limpida, i colori splendidi ma … diciamoci la verità, noi Trentini alla bellezza ciclabile del tratto Trento-Rovereto siamo così abituati che quasi quasi non ce la gustiamo più: andiamo a cercare la ciclabile che passa sotto le cascate del Nardis o quella che costeggia il Maso Limarò o il Lago Toblino o ancora quella che sale al Lago di Cavedine, etc. etc. E invece, guarda un po’, anche qui, sotto casa, abbiamo dei gioielli: “E quello cos’è?” “Castel Beseno!”. “ E quella valle laterale?” “Quella dalla quale dovrebbe sbucare la  Valdastico”. “E quel monte? “Il Bondone, ovvero Trento 2000” e così via.

Come sono arrivati qui in Trentino? Si sono accordati con Guerra che ha fatto loro da guida, hanno lasciato ieri le auto a Borghetto ed hanno pedalato fino a Rovereto (30 km). Indi notte a Rovereto, oggi la gita fino a Trento. Questa sera rientro a Rovereto. Domani Rovereto – Borghetto.

Li conduco a sfiorare il Palazzo delle Albere, entriamo nel quartiere progettato dal (Senatore a vita) architetto Piano, entriamo (senza biciclette) nell’atrio del MUSE, e quindi tutti in Piazza Duomo!

Il monumento alle Zigherane

Il monumento alle Zigherane

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Qui li devo lasciare: infatti a casa ho Maria Teresa, da sola (!), a fronteggiare  la dolcissima nipotina Sara, energia allo stato puro, che sicuramente gradisce il mio aiuto! Domani, appuntamento alle 09,30 a Rovereto al Ponte delle Zigherane e via, con loro fino a Borghetto. Poi, per noi due trentini, ritorno a Rovereto a pedali, in totale 60 km (la tratta TN-Rovereto-TN la farò in auto, sempre per via della nipotina che mi aspetta). Le foto di oggi? Io ero senza alcun apparato fotografico e senza telefonino … quindi  mi  manderanno loro e le pubblicherò appena le avrò ricevute. Domani le scatterò io stesso.

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(Ponte delle Zigherane: si veda il mio post n. 1124 del 26 novembre 2013, ore 12,23)

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Viva la FIAB che avvicina le persone! Viva il Trentino!

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I tre Solisti Veneti al Ponte delle Zigherane

I tre Solisti Veneti al Ponte delle Zigherane

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Ripresa del 17 luglio 2014. Ci troviamo alle 09,30 al Ponte delle Zigherane. Si parte lungo il Leno che poco dopo di immette nell’Adige. Incrociamo il Fiabbino di Trento Fausto Pedrotti già di ritorno verso Trento dalla Trento-Nago! Fiab ist uberalles, Fiab è dovunque … !

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Lungo il sentiero (privato!!) che ci evita la salita a Mori!

Lungo il sentiero (privato) che ci evita la salita a Mori!

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Arrivati alla stazione di Mori la pista ciclabile è interrotta per lavori: dovremmo salire su fino a Mori paese sulla strada provinciale … ma Carlo conosce un trucco: subito dopo il ponte di ferro, subito dopo a sinistra, una stradina privata, sterrata ed erbosa, ci riconduce sulla ciclabile poco dopo l’interruzione!

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3 - 17 LUGLIO 2014 (13)Avanti. Arriviamo ad un bel Bar, il Bar dell’Amicizia. E del sorriso, dico io! Si, perché ogni volta siamo accolti con un sorriso … e non è poco, soprattutto di questi tempi. Insomma, questo Bar merita una sosta!  Pedaliamo con calma. Silvana, quella che ieri aveva già detto “Mi voglio riempire gli occhi di tanta bellezza”, oggi dice “Questi paesaggi, questo ambiente ti svuota il cervello da ogni altro pensiero, da ogni preoccupazione …”.

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4 - 17 LUGLIO 2014 (19)

Di questi giorni … Tour de France? E Carlo è “maglia gialla”!

Si arriva al capolinea, cioè al confine, cioè a Borghetto, dopo avere superato il cippo “Impero d’Austria- Regno d’Italia”. Ore 11,30. Gli amici hanno lì la macchina. E noi? Tre alternative: 1) risalire subito la valle in bicicletta (ma fa un caldo …); 2) affrettarci e prendere a digiuno il treno delle 11,46; 3) mangiare con loro un’ottima  “spaghettata” di penne mare e monti presso l’ottima trattoria di Borghetto (nella quale si parla italiano, trentino, veneto, tedesco, spagnolo e portoghese!) e prendere il treno delle 13,46. Cosa abbiamo scelto di fare? Non ve lo dico. Indovinate voi dalle foto e dal chilometraggio! Programmi per il futuro: i Veneti qui da noi nella Busa del Garda e noi da loro lungo la Riviera del Brenta e le Ville Venete del Palladio.  Arrivederci a  settembre, dunque!

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Fermi, raga ... fatemela fotografare prima di divorarla!

Fermi, raga … fatemela fotografare prima di divorarla!

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Totale di oggi: solo 32 km …. ma … una “spaghettata” di penne e del buon vino bianco frizzante fresco fresco … quanti altri km fanno?

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NUOVA FUNIVIA TRENTO 2000 (OVVERO, TRENTO – BONDONE)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Luglio, 2014 @ 11:58 am

Detto altrimenti: sono stato invitato a  parlarne …  (post 1597)

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… da Stefano Zampol, Presidente dell’Associazione Operatori Monte Bondone all’interno della  conferenza stampa odierna delle ore 11,30 presso la bella Sala Conferenze del Museo delle Scienze di Trento MUSE.

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Inizia

Sono intervenuto nella duplice veste di blogger di Trentoblog e Segretario di FIAB TRENTO Federazione Italiana Amici della Bicicletta. Ho preso la parola per primo  per liberarmi in quanto nonno poi impegnato con la nipotina Sara. Premesso che sono favorevole all’iniziativa  e che in tal senso ho spesso scritto su l’Adige,  ho brevemente toccato solo tre fra i tantissimi altri argomenti possibili:

Saranno sempre di meno i bici scalatori e sempre di più i bici turisti ...

Saranno sempre di meno i bici scalatori e sempre di più i bici turisti …

1)   Il nome: chiamiamola “Trento 2000”.

2)  I dislivelli, quale risorsa trentina non ancora valorizzata appieno, in mancanza di una consapevole  programmazione organica e unitaria, come ad esempio fa invece l’Austria, nella quale le funivie sono messe in circuito anche in estate con vendita di abbonamenti tri giornalieri e settimanali a ciclo escursionisti.

3)  L’opportunità di valorizzare e monetizzare il circuito regionale e provinciale delle piste ciclabili, drenando per la salita in funivia da Trento a a Trento 2000 le decine di migliaia di ciclo turisti che partono da Resia verso Verona e il Garda, ed evitando che le nostre risorse investite per la costruzione e manutenzione delle piste ciclabili portino frutti a società di fuori provincia.

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Ho citato il Quaderno di ciclo escursionismo edito nel 2012  dal CAI Centrale e le iniziative della SAT di Riva del Garda di accompagnare ciclo escursionisti in montagna. Ho ricordato che la funivia Malcesine-Monte Baldo fa il suo utile in estate e non in inverno.

Finisce

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Ora aggiungo: il numero dei ciclo turisti e dei ciclo escursionisti è in continua forte crescita a livello europeo. L‘età media della popolazione si sta sempre più elevando. Morale: sempre meno la massa crescente di ciclisti sarà capace di scalare in bici le montagne. E allora … perché no? Coraggio Trentino, trasformati in Trentino  BIKELAND!

P. S.: ecco i miei precedenti post sull’argomento:

 2012

25 marzo, Incontri

31 marzo, Funivia del Bondone, biciclette in montagna

26 maggio, Bondone? Trento Alta? O piuttosto Trento 2000!

5 aprile, Grandi Opere Pubbliche

9 giugno, Bicinbreve

4 settembre, Funivia del Bondone

18 settembre, La mobilità trentina che vorrei

6 novembre, Trentino! Valorizza i tuoi dislivelli anche in estate!

8 novembre, Bicinmontagna

 2013

 13 gennaio, Monte Bondone, il Bondone

7 giugno ,La nuova Funibibici di Trento al Monte Bondone: si o no?

21 giugno, Trento, Valle dei Laghi, Riva del Garda

 2014

 13 aprile, Turismo in Trentino

9 maggio, Le risorse (ancora inutilizzate) del Trentino

9 luglio; Al lavoro con la Comunità di Valle Alto Garda e Ledro

 

 

 

 

 

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IL NIDO DI VESPE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Luglio, 2014 @ 7:06 am

Detto altrimenti: molto contro voglia ma ho dovuto intervenire  (post 1596)

WP_20140715_003Per caso. Ripulendo le piante del mio balcone. L’ho visto. Un piccolo nido di vespe. Le vespe, pacifiche, al lavoro, incuranti della mia presenza. Non avrei voluto usare loro alcuna violenza ma come si fa … in questi giorni viene a casa mia la nipotina Sara … vivacissima, non potevo correre il rischio che fosse punta. Ed allora vado in internet ed imparo come fare ad eliminare il nido senza uccidere le vespe: prendo un cartone, ne faccio una torcia avvolgendolo all’estremità con la carta igienica, e con quello affumico le vespe che abbandonano il nido. A questo punto  lo elimino.

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Non è un nido di vespe, ma una città! Non sono vespe affumicate, ma persone uccise!

Tuttavia mi è dispiaciuto molto  dovere usare violenza ad una forma di vita. E mi domando: possibile che non esista questa e ovviamente anche una maggiore sensibilità nei confronti degli esseri umani? Esseri umani che apprendiamo essere uccisi da guerre e bombardamenti, dalla fame, dalle malattie … E noi? E noi come canta De Andrè, troppo spesso “gettiamo la spugna con gran dignità”, tanto “questo è il mondo, si sa … e poi, mica tocca a me provvedere …”

P.S.: sulle stragi in Palestina si veda:

http://narcolessico.wordpress.com/2014/07/21/i-palestinesi-possono-morire-tutti/

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THE DAY AFTER

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Luglio, 2014 @ 8:02 am

Detto altrimenti: la priorità al dramma palestinese (post 1595)

La priorità? Mi chiedo: chi sono, singolarmente, i combattenti di Hamas? Quale mestiere hanno se non quello “delle armi”? Chi fornisce loro le armi? Chi dobbiamo ringraziare per aver posto le basi del dramma palestinese? Forse chi non è intervenuto in favore dei martoriati all’interno dei campi di sterminio e quindi ha poi voluto farsi perdonare, regalando la terra promessa a quel popolo a danno di un altro popolo? Ma allora dobbiamo “ringraziare” chi ha scatenato la seconda guerra mondiale … un paio di persone, una nostrana ed una austriaca naturalizzata tedesca …

I mondiali di calcio sono stati vinti grazie ad un goal di Mario-non-Balotelli. Ieri la tappa del Tour de France è stata vinta da un tedesco. Deutschland uber alles. Oggi nel bene. Ieri nel male.

Alitalia. Crisi, salvataggi, esuberi, etc.. Ma nessuno esamina le cause pluriennali della crisi.

Costa Concordia. Si sta cercando di farla ri-galleggiare per trainarla fino a Genova, dove verrà demolita. Hoffen wir … speriamo bene … Nel frattempo, il processo a Schettino a che punto è? E gli inchini? E il passaggio dei giganti del mare a 200 metri da Piazza S. Marco?

200 anni dell’Arma dei Carabinieri. Grazie a tutti i Carabinieri … e quei pochi, quelli che sono perseguiti e/o condannati per violenze ingiustificate e illegali a persone fermate e/o arrestate, non possono cambiare il giudizio complessivo, molto favorevole, sull’Arma.

I proprietari di Google: inversione di marcia! “Occorre lavorare meno!” Siete stupiti? Io no. Infatti se tu lavori molto, anzi, moltissimo ed in parallelo aumenti molto i tuoi guadagni,  non potrai comunque moltiplicare i consumi (ad esempio, non potrai certo mangiare quattro bistecche invece di una!) e quindi la produzione e quindi gli utili di chi produce. Occorre invece aumentare il numero delle persone che lavorano: solo in tal modo aumenterebbero infatti molto i consumi … Chi l’avrebbe mai detto: i magnati di Google come Pier Carniti … Insomma, viva Keynes!

 

 

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IERI E OGGI, TUTTO IN TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Luglio, 2014 @ 5:18 pm

Detto altrimenti: tutto, in Trentino abbiamo proprio tutto: arte, storia, cultura, politica, natura, sport, poesia, mari e monti … anzi no: laghi e monti … vabbè, quasi tutto … è che il mare ancora non ci siamo riusciti … (post 1594)

 Ieri: arte, storia, cultura

 1 - 12 LUGLIO 2014 (3)Quante volte siete passati da Cavalese senza andare a visitare il Palazzo Museo Pinacoteca della Magnifica Comunità (della Valle) di Fiemme? Ieri, grazie all’iniziativa di alcuni amici trentini, eccomi in visita a quella splendida testimonianza storica, la quale, inizialmente era semplicemente il Tribunale, il carcere (per delitti che comportassero non oltre tre mesi di reclusione: gli altri carcerati venivano traferiti ad Innsbruck), dimora e sede del Giudice.

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2 - IMG_2068-225x300[1]Il Palazzo è sede di una mostra permanente di quadri delle varie epoche e di mostre temporanee diverse. Splendida costruzione rinascimentale, fu realizzata dal cardinale Madruzzo, appartenente alla famiglia che diede ben quattro Principi Vescovi alla Chiesa trentina. La stessa famiglia che ad Alfonsina Gonzaga, sposa del proprio ultimo discendente – il Capitano della Rocca di Riva del Garda, Gianangelo Gaudenzio Madruzzo  consentì di costruire anche la meravigliosa Chiesa barocca dell’Inviolata a Riva del Garda in ringraziamento alla Madonna per avere preservato Riva del Garda dalla peste del 1630 (quella del Manzoni, per intendersi). Siamo nella seconda metà del ‘500 – prima metà del ‘600. Epoca della Controriforma, della Guerra dei Trent’anni con i suoi risvolti nell’Italia settentrionale fra i quali il saccheggio di Mantova (v. nel mio post del 4 marzo 2014, il libro “Tre punti di Rosso” di Luisa Gretter Adamoli (Ed. Curcu & Genovese). Ma torniamo a Cavalese.

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3 - 12 LUGLIO 2014 (6)Il termine comunità appare nei documenti all’inizio del XIII secolo, quando viene registrato anche l’uso della parola scario, per indicare la massima autorità degli uomini della valle, nonché i nomi sia delle antiche regole di cui essa era formata, che dei quartieri in cui queste ultime erano raggruppate.  La Comunitas Vallis Flemmarum appare nel 1234 come un ente già pienamente costituito, unito e compatto nella difesa giuridica dei diritti sul territorio, in contrapposizione alle rivendicazioni delle comunità confinanti.  La conferma della proprietà del territorio, o meglio della sua formale investitura nell’ambito di rapporti di tipo feudale, si ha nel XIV secolo, quando il vescovo di Trento Enrico di Metz (1310-1336) concesse il cosiddetto Privilegio enriciano. In quel documento sono elencate le montagne, da intendersi come territorio sfruttabile per il pascolo d’altura e per il taglio del legname; nello stesso documento si riconfermano diritti praticati ‘già da duecento anni’: pascolare, tagliare legna e legname, cacciare, pescare. Da tutto questo si può, pur con la dovuta prudenza, parlare dell’esistenza della Comunità, intesa come ente collettivo riconosciuto dall’autorità vescovile e dotato di norme per l’amministrazione e lo sfruttamento del territorio da essa approvate, a partire dal XII secolo, cioè dall’epoca dei cosiddetti patti ghebardini.

 4 - 12 LUGLIO 2014 (5)Ci accompagna una graziosa e assai preparata giovane guida, che ci spiega fra l’altro come qui siano nate le “regule”, ovvero le Regole che “regolavano” appunto l’uso dei beni comuni, giovane guida che ancora qui ancora ringraziamo.  Il Palazzo: andate a Cavalese e quanto meno leggete l’opuscolo “Il Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme – Da residenza Vescovile a Museo”, testi di Chiara Felicetti con la collaborazione di Isabella Pompei, estratto dall’omonimo volume.

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 Ieri: cultura, politica

5 - th[5]Cultura, ovvero l’insieme delle conoscenze. Come si è evoluta la cultura delle Magnifiche Comunità, della Cooperazione di Don Lorenzo Guetti (Vigo Lomaso nelle Giudicarie Esteriori, 6 febbraio 1847 – Fiavè, stesse Giudicarie, 19 aprile 1898) nella quale i cooperanti erano, ognuno, responsabili in solido del “bene e del patrimonio comune”? Ci siamo trasferiti all’interno del Centro Sci da Fiondo di Tesero per una riflessione storico-politica (è la prima volta che ci arrivo in auto: tutte le altre volte ci sono passato in bicicletta, nel mio percorso da Molina di Fiemme a Canazei, 90 km andata e ritorno).  Dice … oggi l’eredità di quelle regule, di quella cooperazione, di quella identità, di quelle autonomie sono i nostri partiti territoriali. Già, ma cosa sono oggi queste “entità”?

 La cooperazione è tutt’altra cosa … ma questa è un’altra storia.

 6 - th[10]L’identità spesso viene percepita come  un termine lessicale, come un aspetto superficiale ed esteriore nell’abbigliamento (vedi le divise degli Schuetzen), un parlare dialetto. Talvolta però viene ancora percepita come invece dovrebbe essere, correttamente, da parte di tutti: e cioè identità come comportamenti in favore della collettività, siano essi quelli dei volontari dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Alpino, delle tantissime forme di volontariato sociale. Ecco, identità come comportamenti effettivi “di e per” una Comunità.

 Gli Schützen erano una milizia volontaria asburgica, adibita alla difesa territoriale del Tirolo dal 1511 al 1918.

 7 - th[8]Dalle antiche autonomie ai moderni Partiti Territoriali. Ci siamo domandati quali debbano essere e quali non essere le connotazioni caratteristiche di un partito territoriale. Molti di noi hanno espresso caratteristiche positive e negative che a mio sommesso avviso sono riferibili ad ogni tipo di partito, territoriale e non. In questa sede preferisco soffermarmi su un aspetto, quello del rapporto fra territorialità e globalizzazione e cercare di esporvi quella che a mio sommesso avviso potrebbe essere la caratteristica distintiva di un partito territoriale: l’essere basato sul governo dei territori verso i territori, cioè sul governo del territorio di appartenenza, dinamicamente disponibile alla costruzione di rapporti e gestioni territoriali in ambiti territoriali funzionali e sociali più ampi. Un esempio: è territoriale quel governo comunale che si coordina all’interno della propria Comunità di Valle e così via, di governo in governo, di soggetto in soggetto: Comunità di Valle, insieme delle Comunità di Valle, Provincia Autonoma, Regione, Euroregione,  Stati Uniti d’Europa.

In altre parole: partito territoriale è quello che “fa la politica dei territori” senza chiudersi “in un” territorio. Per converso, non è un partito territoriale quello che si chiude in se stesso, all’interno di ciascun “territorio parziale”, sia esso Festa di Paese, Paese, Comune, Valle, Comunità di Valle, Provincia.

 Oggi: natura, sport, poesia, mari e monti … anzi no: laghi e monti

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8 - th[10]Oggi sono stato sul Mare di Garda, ovvero sul Lago di Garda. Mare? Così infatti Virgilio lo descrive (v. mio post del 14 aprile 2013): Anne lacùs tantòs, te Lario, màxime tèque – flùctibus et fremitù adsùrgens Benàce marìno? (ho messo gli accenti solo per far sentire la musicalità dei versi di Virgilio, Georgiche, II, 159-160, anche a chi non ha avuto la fortuna che ho avuto io di studiare il latino). Traduco: E che dire poi dei laghi così belli? Che dire di te Lario, ma soprattutto di te, Benaco, che quando entri in tempesta hai onde e fremiti tipici del mare?

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.13 LUGLIO 2014. (29)

 Per “colpa” delle mie biciclette (km,. 2220 sino ad ora, questa stagione), erano molti giorni che non uscivo con la mia barca a vela, una sette metri da regata modello FUN di nome Whisper, numero velico (per le regate) ITA 526. Il tempo non era “normale”: infatti già alle 09,00 spirava vento da sud! Questo vento non era certo la famosa Ora, una brezza termica che si forma, a cielo sereno, all’incirca da mezzogiorno in poi. Non poteva nemmeno essere “Vineza”, Venezia, cioè Bora, che qui da noi proviene – udite udite! – da sud, incanalandosi dal basso lago verso nord! Era semplicemente scirocco, “aria taliana” il quale porta brutto tempo. Tuttavia, nella mattinata è successo un fatto inusuale: lo scirocco, entrando a premere nella conca del Garda,  ha innanzi tutto creato una zona di “altra pressione relativa” la quale ha fatto sì che le nuvolone di bel tempo, cioè quelle che usualmente si formano sopra i monti, restassero “al loro posto” e cioè proprio sopra i monto che incoronano il lago, sul quale quindi c’era il sereno! Ed allora eccomi a fotografare questi monumenti di bianco marmo aereo, queste “Nuvole del Garda”, descritte nella poesia “Funfralenuovole” a firma della  mia barca Whisper, di cui al mio post del 29 dicembre 2013 (cfr. ivi) e che qui riporto:

 15 - 13 LUGLIO 2014. (20)FUN FRA LE NUVOLE

Nuvole amiche del ciel vagabonde

che non restate mai ferme un momento

onde d’un lago ch’è privo di sponde

madrine dell’Ora e figlie del Vento;

nuvole dolci se il sole v’irrora

voi sempre riuscite ad essere nuove

calde la tramonto più fredde all’aurora

liete col bello e un po’ tristi se piove;

nuvole diafane ai raggi solari

che v’arricchite di porpora e d’oro

e nel chiaror di regate lunari

fate del cielo un cangiante traforo;

14 - 13 LUGLIO 2014. (25)nuvole buone che ‘l Garda ombreggiate

e che lenite l’arsura de’ campi

del Nastro Azzurro oppur corrucciate

dell’Intervela fra fulmini e lampi;

nuvole alte dai bianchi contorni

diademi regali a cime rivane

nuvole sparse in cui volano storni

nido incantato di cigni e poiane;

di tutte voi dal meriggio allorquando

io nacqui sul lago mi innamorai

14 -- 13 LUGLIO 2014. (9)da molti anni ormai sto veleggiando

senza potere raggiungervi mai!

E la mia randa io sempre l’ho indosso

la tuga consumo al sole ed al gelo,

ma in Fraglia Vela star fermo non posso:

non voglio aver altro ormeggio che il cielo!

Rotte fra i monti io vo’ percorrendo

e in questo un poco ci assomigliamo:

nulla vi chiedo io nulla pretendo

se non poter dire quanto vi amo.

Eterna meta di tutta la vita

è il vostro porto che mai ho raggiunto,

è questa dura bolina infinita

13 LUGLIO 2014. (29)che mi sospinge pur sempre a quel punto.

Quando dall’alto del monte Brione

la vela mia bordeggiar non vedrete

ed intonar questa alata canzone

voce planante di Fun non udrete,

amiche nuvole non lacrimate

poiché veliero del ciel diverrò

fra Dolomiti di neve imbiancate

prora di nuvole e cielo sarò.

 

Whisper

12 -13 LUGLIO 2014. (1)Le regate. Sono ormai due anni che non ne faccio più. Capirete … alla mia tenera età (ne ho 70 suonati) si ha ben il diritto di dedicarsi a qualcosa di un po’ meno competitivo … Tuttavia ‘sta mattina, mentre bolinavo solo soletto, ho intravisto lontano, davanti a me, un altro velista solitario.

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13 - 13 LUGLIO 2014. (14)L’istinto … che volete … è stato più forte di me: sono subito andato a cercarlo, ho regolato al massimo le vele, mi sono concentrato sul timone … e dopo un po’ me lo sono ritrovato un poco meno davanti ed un po’ più sottovento (1)! Incolpevole, lui, che se ne andava a spasso, tranquillo … senza accorgersi che di fatto io lo … avevo iscritto in una regata!

(1) ma sempre avanti, infatti anche nella foto si vede che lui era sempre nel quadrante di 45 gradi a partire dalla mia prora: quando lui ha virato ed è venuto all’incrocio, mi è passato davanti di pochi metri. Comunque una bella rimonta per il mio vecchio Whisper …

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E questa sera Germania-Argentina! Io tengo per Papa Francesco, ma temo che il mio tifo non basti … a meno che l’Argentina non faccia un “catenaccio della Madonna” (ops … scusa Papa Francesco!) e poi cerchi di vincere ai rigori.

Mio errore, lo ammetto: 90 minuti, zero a zero, squadre abbastanza equivalenti. Brava Argentina!

… PECCATO! Abbiamo meritatamente  ed onorevolmente perso 1 a zero alla fine del secondo tempo supplementare …

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ALLA RICERCA DEL TEMPO … PASSATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Luglio, 2014 @ 8:20 am

Detto altrimenti: 60 anni dopo   (post 1593)

1 - WP_20130320_009Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli … per una di questa stradicciole … no, non saliva Don Abbondio ma una giovane mamma, giovane maestra che da Calolziocorte (m. 241) saliva – spesso a piedi – a Sopracornola (m. 596) dove insegnava in una pluriclasse elementare. Là si era poi temporaneamente trasferita con una parte della sua famiglia – prima il maschietto e poi anche la femminuccia – per iniziare una carriera che l’avrebbe condotta a diventare di ruolo.

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La prima casetta, a Sopracornola

La prima casetta, a Sopracornola

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Al giungere della bimba, il trasloco: dalla prima casetta di  Sopracornola (comune di Calolziocorte) nella ben più “grande”  Carenno (m. 635), in due successive ville: la piccola Villa Vanda e la più grande Villa Celai.

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Villa Vanda, a Carenno

Villa Vanda, a Carenno

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Il marito, mio futuro suocero, ispettore delle Imposte Indirette, “ispezionava”, cioè viaggiava e andava a trovare la sua famiglia nel fine settimana.

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Villa Celai, a Carenno

Villa Celai, a Carenno

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Anni ’50 … quelli del Manzoni del 1600, quelli del mio racconto del 1900. Oggi quella maestrina, Emma, ha 94 anni. Sua figlia Maria Teresa, mia moglie, ha voluto tornare a rivedere quei luoghi.

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2,5 - WP_20130319_003.

Sopracornola. La prima casetta presa in affitto, la scuola, la piazza della chiesa, il negozio e l’osteria ora chiusi. Il parroco di allora, Don Palmino Pesenti, ovviamente non c’è più..

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.5 - WP_20130319_006

Abbiamo incontrato Don Marco, con il quale abbiamo condiviso parte dei ricordi. Solo parte, perché egli è a Sopracornola da “soli” 50 anni. Una giovane signora che oggi frequenta Sopracornola ci ha aiutato a ricomporre alcuni tasselli dei ricordi.

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Carenno visto da Sopracornola

Carenno visto da Sopracornola

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Ieri 11 Luglio 2014. Maria Teresa alla ricerca del tempo passato. Del tempo, delle case, dei luoghi, delle persone … di ognuna che si incontra si studia l’età per cercare di capire se può “combaciare” con i 60 anni trascorsi. No, troppo giovane … i “troppo vecchi” siamo andati a cercarli al cimitero, sperando di non trovarceli, ovviamente!

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Dalla casa di Carenno alla scuola di Sopracornola “solo” un paio di km, avanti e indietro, salite e discese, con il sole, più spesso con la neve e la pioggia, anche due volte al giorno, a piedi, ovviamente. Un sentiero, saliscendi, scalette, sassi, un ruscelletto: oggi no, una strada asfaltata.

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Ieri a Sopracornola. Festa degli oratòri, un centinaio di bambini e ragazzi. Maria Teresa ricorda che 60 anni fa quelli di Carenno e quelli di Sopracornola, quando si confrontavano in partitelle a pallone si sfottevano: i primi ai secondi urlavano “sbàsuli” e gli sbàsuli replicavano con la tiritera “Carenòi, magna pulenta magna fasòi, magna pulenta e cagiada… pulenta spetasciada”.

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La Chiesa della Prima Comunione

La Chiesa della Prima Comunione

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Ricordi. Le maestrine, le altre maestrine: di un paio si riesce ad avere notizie, ma non si incontrano. I negozietti, qualcuno ancora al suo posto. Altri non più. La prima Comunione a Carenno, la Cresima a Lecco. La gita di fine anno, a piedi, in salita, al Pertùs a raccogliere narcisi.

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Dopo tre anni, il trasferimento: dalla vita libera all’aperto, fra corse nei boschi e scivolate sul ghiaccio delle stradine del paese, alla più “comoda” vita in un bel condominio a Torino. La famiglia è riunita. Bene. Ma negli occhi dei bimbi il ricordo della libertà perduta, del dialetto dei compagni della montagna via via dimenticato … panta rei, tutto scorre, la vita innanzi tutto …

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E’ l’una passata: andiamo a pranzo? Ristorante Rosa. “Sa in questa stagione, a quest’ora, abbiamo poca scelta …” “Va bene comunque, grazie”. Casoncelli alla bergamasca. Già, era provincia di Bergamo, ora lo è di Lecco. Il padrone, altissimo … “Ma lei, scusi … è il figlio dei titolari che erano qui 60 anni fa? Sì, sono io: classe 1942”. E via, la stura ai ricordi: “Tizio è ancora vivo, Tizia è mancata, Caio? Sì, vive ancora qui, no, si è trasferita …” etc…

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Sopracornola visto dalla terrazza dell'albergo Rosa  a Carenno

Sopracornola visto dalla terrazza dell’albergo Rosa a Carenno

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Dopopranzo. Sulla terrazza antistante, al sole. Di fronte, in basso, l’Adda e più a destra quel ramo del lago di Como. In altro le montagne, il Monte San Primo, con le due salite: Magreglio e la più famosa Ghisallo, che tante volte ho salito in bicicletta. Ma panta rei, tutto scorre, anche la bicicletta, soprattutto la mia, ora non certo in salita, soprattutto non più sul Ghisallo!

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Sul lungolago a Lecco

Sul lungolago a Lecco

Scendiamo. Una deviazione fino a Lecco, un gelato sul lungo lago e poi si riparte verso il Trentino, da dove ci siamo mossi questa mattina. Attraversando Pescarenico, al centro di una aiuola di una rotonda, una scultura in metallo: una barca di pescatori con a bordo Renzo, Lucia, Agnese e il traghettatore: “Addio monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi é cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto dé suoi più familiari; torrenti, dé quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti; addio!”

Addio a quelle montagne, per tornare fra le nostre attuali, le altrettanto amate montagne dell’ormai  nostro Trentino!

P.S.: su Carenno consultate anche e soprattutto:

http://bobtoc.blogspot.it/2014/07/ritorno-sopracornola-e-carenno-60-anni.html?m=0

http://bobtoc.blogspot.it/

 

 

 

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