FIAB  – FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA – TRENTO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Marzo, 2015 @ 6:30 amDetto altrimenti: a chiusura del primo anno della nuova presidenza … (post 1964)
Post 1964, anno 1964 – “Tutti al mare … tutti al mare … ! Con le Fiat  “600â€, a veder … i primi topless …! Io ho 20 anni …figo! Ed inizio la mia carriera di scalatore presso la Sezione Ligure del CAI.
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Ieri, Assemblea annuale FIAB. Ci siamo ritrovati in oltre 60 (le sedie erano 60, e c’erano alcuni amici in piedi, quindi il conto è presto fatto!).
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Il presidente Guglielmo Duman ci ha confermato l’incremento degli iscritti da 61 (2013) a 158 (2014) – mica male! –  Indi con una rapida carrellata, sono stati illustrati i termini “nazionali†della nostra “Federazione di Associazioniâ€; il complesso delle uscite-gite biciculturali dell’anno trascorso, “dall’Alpi alle piramidiâ€, ovvero dalla Baviera alla Sicilia, senza che si sia verificato nemmeno un incidente, una caduta, un graffio a nessuno! Viene illustrato il bilancio, che si attesta su 33.360 euro con un avanzo di circa 700 euro, il che – di questi tempi, non è certo male! Relazione acclamata, bilancio approvato all’unanimità .
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Rina, premiata dalla Vicepresidente Monika. A destra, seduta, la Past President Manuela (viva le Donne!)
Indi il Presidente ha illustrato il programma 2015, ricco di ben 27 appuntamenti fra uscite in bicicletta ed eventi vari. Una menzione speciale agli amici Cristina, Francesco e Fausto per il loro particolare apporto in termini – rispettivamente – di musica al pianoforte; assistenza tecnica e psicologica a ritardatari e agli sbusati (dicesi “sbusato†chi “sbusa†un pneumatico durante un’uscita in bicicletta); disponibilità con pulmino personale e contributi vari. Un “premio speciale della giuria” a Rina, quale fiabbina più assidua, avendo partecipato a tutte le uscite.
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Intervento di Massimo Frizzera, Presidente di Tridentumbike (www.tridentumbike.it – info@tridentumbike.it) che ci ha illustrato l’inizio della collaborazione fra la nostra Fiab e la sua ASD- Associazione Sportiva Dilettantistica. Infine, ricco e vario buffet, per l’ultima volta nei locali attuali in quanto siamo sfrattati dal Comune che vende la palazzina (spendig review ìmperat!).
Fino a qui, la cronaca. Ora mi permetto una considerazione personale: “multa paucisâ€, si potrebbe chiamare la nostra Fiab, ovvero un’associazione che realizza molti risultati con pochi mezzi, molti risultati davvero se si considera cosa significa organizzare oltre venti uscite bici-culturali, di cui molte plurigiornaliere: il “general managementâ€, il marketing, l’informazione, l’itinerario, il trasporto, il percorso a pedali, le soluzioni alternative in caso di maltempo, le visite a siti archeo-culturali e a mostre varie, l’assicurazione, la sicurezza, etc.. ma soprattutto, il “molto entusiasmo†che sa raccogliere intorno a se’. Bravo Guglielmo! Brava FIAB!
Associatevi a Fiab Trento! www.slowbiketrento.xoom.it – tel. 328 4691683 – adbtrento@libero.it – Altre informazioni e foto, su questo blog cliccando Fiab.
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COMPRENSORI SCIISTICI IN TRENTINO – OCCORRONO STRATEGIE TEMPESTIVE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Marzo, 2015 @ 9:04 amDetto altrimenti: il Governo Provinciale intervenga tempestivamente! Â Â Â (post 1963)
Post 1963, anno 1963 – Arriva Carosello. La Fiat 500 costa Lit. 450.000. Il Generale dei CC Giovanni De Lorenzo prepara il colpo di stato “Solo†, che emergerà nel 1964. Per questo fatto  verrà destituito nel 1967. Nel frattempo, disloca su tutto il territorio nazionale  i “marescialloni  CC†che erano impiegati nelle Legioni Territoriali. Mio babbo, dall’Ufficio Matricola della Legione di Genova alla Stazione-Tenenza CC di Cles (Tn). Noi tre figli, studenti di cui due all’Università e mamma, insegnante di ruolo di scuola media statale, si resta a Genova: ma la nostra Costituzione non  tutelava la famiglia …?
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Lo dice la stampa: la PAT ci vuol mettere mano, vuole accorpare, razionalizzare. Evvabbè … ma … mi chiedo: accorpare le diverse SpA e/o collegare i diversi comprensori con nuovi impianti? Già , perché sono “cose†molto diverse. Intanto, quali sono i nostri comprensori? La Polsa S. Valentino, isolata, a ridosso del Lago di Garda. Folgaria, isolata a ridosso del Veneto. Panarotta, isolata a ridosso della Valsugana. Bondone, isolato a ridosso della città di Trento. Paganella, isolata a ridosso di Andalo-Fai. Campiglio-Marilleva, già collegate e non più collegabili. Pejo, appena spesi 25 milioni di euro per la funivia Pejo 3000.  Le stazioni della Val di Fassa e Fiemme, già abbastanza integrate e comunque in questa sede non intendo occuparmene.
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Intervenire, si diceva … ma come? Fondendo una SpA che produce utili con una SpA che produce perdite, significa risolvere il problema della seconda SpA ma anche livellare al basso gli investimenti: tuttavia non escludo che in certi casi questa sia una strada conveniente. Ma è di un altro aspetto che io mi voglio occupare in questa sede: del caso di possibile fusione di società finalizzate alla razionalizzazione dei nuovi investimenti. E veniamo al Passo del Tonale-Ponte di Legno.
E’ un mio vecchio amore: leggete il post “la mia ISA†del 4 luglio 2012 e “Il Trentino cambia (il) passo†del 6 marzo 2015 e capirete. In questi giorni sono stato ben tre volte a sciare e a “studiare†al Passo del Tonale-Ponte di Legno. Il Comprensorio si estende dalla Valbiolo (prima a destra per chi sale dalla Val di Sole, fino alle piste del Bleis (ultime a destra), il Ghiacciaio Presena (3000 m.) a sinistra fronte a nord e il sistema di impianti e piste che “scendono†– di fronte per chi arriva dal Trentino – verso ovest, fino a Ponte di Legno e Temù (1100 m.), tante bellissime “rosse” esposte a nord!
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Orbene, la “nostra†(trentina, pubblica) Carosello Tonale SpA è la società che fattura maggiormente (se si escludono i ricavi non tipici della SIT, bresciana- pubblica che incassa quasi 2 milioni di euro dalle sue centraline idroelettriche) e sta per completare il secondo tronco della cabinovia da passo paradiso alla Presena, con circa 15 milioni di auro di investimenti. Il che – si stima – raddoppierà gli incassi dell’attuale seggiovia + sistema ad ancore. Tuttavia, sebbene raddoppiati, questi incassi secondo una mia stima spannometrica non mai potranno far fronte ai nuovi ammortamenti e interessi bancari, per cui…
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… la Carosello, che già oggi chiude in leggera perdita, andrà molto “in rosso” e quindi avrà minor peso contrattuale nel caso di una successiva fusione con le SpA lombarde da loro probabilmente proposta. Infatti nel frattempo i Lombardi della SIT stanno per ricevere una ulteriore centralina idroelettrica, aumenteranno ulteriormente il loro utile (sia pure grazie a ricavi atipici) e potrebbero finanziare una nuova cabinovia parallela ai “nostri†due impianti del Bleis, riducendo i nostri ricavi ed aumentando i loro (cioè: spostando l’utenza dalle nostre due vecchie seggiovie alla loro nuova cabinovia).
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Ed allora, che fare? Il Trentino giochi d’anticipo, prenda l’iniziativa di avviare le trattative per la fusione delle tre SpA (c’è anche la privata Sinval, che fattura un terzo di ciascuna delle altre due sorelle maggiori); accetti la costruzione della citata nuova cabinovia al Bleis e sposti le due seggiovie del Bleis a congiungere il Bleis alla Valbiolo. In caso contrario i Lombardi faranno affari sfruttando la presenza del nostro ghiacciaio “in perditaâ€: loro in attivo, noi in passivo. Mutatis mutandis, accadrebbe come accadeva 25 anni fa, quando la società (privata lombarda) della vecchia funivia di arroccamento al ghiacciaio (portata di soli 400 posti l’ora) era in attivo e i nostri impianti trentini sul ghiacciaio (portata di 2000 posti l’ora) erano in perdita.
Come convincere i “Lumbard”? Lasciando intravedere la possibilità della separazione del ghiacciaio dal contesto (ma solo a scopo “intimidatorioâ€), ma soprattutto: 1) attivandosi per ricevere contributi europei Interreg; 2) con interventi anche finanziari della PAT; 3) proponendo la creazione di una sorta di Società in Accomandita per Azioni a gestione locale; 4) stabilendo golden shares e patti parasociali adeguati. Difficile tutto questo? Si, ma utile, molto utile, anzi, necessario e conveniente. A tutti.
Appendice: Â incidenti sulle piste da sci.
Impianti di risalita sempre più veloci con portata sempre maggiore. Piste tirate a specchio. Sci veloci e facili. Abbondanti libagioni (spesso sulla neve si avverte “profumo” di grappa). Velocità troppo elevate. Mancanza di conoscenza delle regole e del buon senso. Ieri una maestra di sci investita alla Presena (v. foto). Un altro a Folgaria è stato investito da tergo da un turista polacco: vertebre e costole fratturate, un polmone forato.
Io, ieri, ho evitato uno scontro per un soffio: ascoltate un po’ come è andata. Ero sullo stradone che dal Tonale conduce a Ponte di Legno, In un tratto lo stradone diventa un muro, non difficile, ma pur sempre un muro. Io scio a serpentina controllata, cioè abbastanza lenta, sull’estremo sinistro (orografico) della pista, occupando una fascia di pista di non oltre due metri, su una larghezza totale di 50 metri di una pista deserta! Da tergo arriva uno sciatore che procede molto velocemente a curve amplissime. Ne fa una a destra, raggiunge il bordo destro della pista, curva a sinistra, taglia di costa tutta la pista e, addirittura risalendo sia pur di poco la pendenza, viene a tagliarmi la strada, fermandosi sul bordo sinistro (il mio). L’ho evitato per un soffio: se ci fossimo scontrati, di chi sarebbe stata la colpa?
Trovo che questo modo di sciare sia pericoloso. Ho già assistito ad altri incidenti nei quali chi sciava “in discesa” viene investito quasi frontalmente da chi – dopo ampie curve – risale il pendio, “reclamando” per se’ l’intero spazio sciabile. Anche “in salita”!
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IL MIO FUN PROTESTA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Marzo, 2015 @ 3:28 pmDetto altrimenti: FUN, Formule une, Formula uno, comunque è anche “divertimentoâ€!  (post 1962)
Post 1962, anno 1962 – Il Governo va a sinistra, i capitali in Svizzera, i mutandoni alle ballerine in TV.
25 anni fa. La mia prima (ed unica) barca tutta mia, in assoluto, (a vela, ovviamente!). E’ un FUN, un modello francese, da regata. Sette metri lft, lunghezza fuori tutto (se si esclude il motore fb, ove montato). Dislocamento (peso) 1000 kg.; stazza 2,8 tons. Se cliccate FUN o Whisper o Fun Whisper qui sul blog ne leggerete delle belle sul suo conto.
25 anni fa. La cotta che mi sono presa per lei fece sì che io abbandonassi la bicicletta … e dire che ero allenatissimo … per capirsi, 150 km di passi montani uno in fila all’altro: e così ho imparato a fare traversate e regate, ma ho “perso la gamba†da ciclista allenato.
5 anni fa. Con la pensione, ho ripreso la bici e piano piano la bici si è vendicata: ora sto trascurando Whisper. Già , si chiama così, Whisper, bisbiglio, sussurro … tanto scivola leggera sull’acqua con un filo di vento.
Questo post non era programmato, se non che mi è scappata la mano sulla tastiera ed è tornata a galla una foto di qualche anno fa: Whisper di bolina verso sud, sul Garda. Ero solo, una foto scatta con una mano e l’altra sul timone. Ed allora – mi son detto – dai … ora che torna la primavera … rifatti vivo con lei … se lo merita, non ti pare?
 A presto dunque, Whisper!
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BUROCRAZIA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Marzo, 2015 @ 8:12 amDetto altrimenti: bureau-kratos, un po’ di francese e un po’ di greco. potere, forza dell’ufficio (Post 1961)
(ma prima un po’ di “storia” old style, dai ,,,,)
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Post 1961, anno 1961 – Io ho 17 anni. I miei genitori, due statali, acquistano la prima auto delle famiglie (le due di origine più l’attuale): Fiat berlina 1200 GL usata, con 45,000 km, targata GE 126945, nera, tetto grigio perla, fasce cromate laterali e sui montanti posteriori, ruote con fascia bianca! Totale Lit. 850.000 contro il prezzo del nuovo di lit. 1.300.000.
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La successiva sarebbe stata una Fiat 1500 berlina nuova color verdone, a Lit. 1.250.000, targata GE 195614.
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Ma insomma, co ‘ste auto di famiglia! E la burocrazia dov’è? Eccola a voi!
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Devo portare alcuni documenti al Commissariato del Governo per la pratica di acquisizione della cittadinanza della badante di mia suocera: “No, ce li deve spedire, non li accettiamo a brevi mani”. Esco, vado alla posta, spedisco. Chi mi sa spiegare il perché di questa procedura? Non è più “sicuro†– se mai ce ne fosse bisogno – identificare il “consegnatore†di un plico che non riceverlo da uno “speditore†sconosciuto? A me è costato il doppio di tempo. E il tempo è denaro … si sa. Si sa … o no?
P.S.: Buro-crazia, potere dell’ufficio, o Ubro-crazia? Ubrocrazia, dal greco ubris – kratos, potere dell’arroganza … basterebbe spostare quella “u” di un posto …
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STORDITI DALL’ASSUEFAZIONE ALLA “NORMALITA’†– 3
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Marzo, 2015 @ 6:46 amDetto altrimenti: ormai non reagiamo più ….. (post 1960)
Post 1960, anno 1960 – J. G. Kenendy presidente – La dolce vita – Miracolo economico – L’Italia del Sud sale al nord. Ormai sono anni che ricordo direttamente io stesso. Gli amici mi chiedono come farà quando il numero dei post supererà l’anno in corso. Come farò? Come Orwell: mi inventerò il futuro!
1) Il 18 gennaio scorso lamentavo l’accettazione della “normalità †di un avvocato, dipendente pubblico del Comune di Perugia, che con i suoi marchingegni è andato in pensione con centinaia di migliaia di euro l’anno.
2) Il 10 marzo lamentavo la “normalità †dell’esistenza del fatto che moglie e figlio primogenito degli ex presidenti della repubblica avessero l’auto blu (con autisti?) e che fino a questo giorno potessero utilizzarla anche fuori del Comune di Roma . Fra l’altro: oggi, ma che se ne fanno di un’automobile per Roma? Non è meglio prendere un taxi? E fino a ieri? Il primogenito ci andava a sciare a Cortina? E gli autisti? Bastava pubblicare annunci del tipo “Assumonsi autisti sciatori”. E’ normale …
3) Oggi lamento le considerazioni che ci si vogliono far fare (o che si tenta di farci omettere di fare) circa l’assoluzione di SB nel processo di prostituzione minorile e concussione.
Infatti, lui non sapeva che la ragazza aveva solo 17 anni. Ma … non era che … “la legge non ammette ignoranza”? Dice, si ma si tratta dell’ignoranza della legge, non dell’età delle ragazze … Vabbè, ma allora le ragazze che dimostrano più anni della loro età sono meno tutelate dalla legge, perchè potrebbero essere “tranquillamente” avviate alla prostituzione (minorile) senza che chi le avvia a tale “arte” possa essere accusato del reato relativo. E poi, la stessa difesa di SB ammette che in quelle circostanze avvenissero fatti di prostituzione … e poi, la ragazza oggi ha un reddito ufficiale bassissimo ed è ricca di tutto, spende espande, viaggia in classe lusso … E allora?  Da dove arrivano tutti questi soldi? Non si sa, ma è normale …
Noi ciclisti della FIAB, in 80 siamo andati al pranzo sociale: €25,00 a testa, totale €2.000,00 raccolti in contanti al momento del pranzo. Abbiamo avuto difficoltà a pagare perché “la somma è troppo elevata per essere pagata in contanti†E’ la legge. Ah, vabbè, ho capito …
E poi, non ci fu concussione … infatti è normale che un presidente del consiglio dei ministri telefoni in questura per occuparsi di una ragazza accusata di furto, dire che è la nipote di Mubarak  e farla affidare ad una consigliera regionale che poi l’affida ad una prostituta. It happens every time, succede ogni volta, è normale!
Ma la cosa veramente grave è un’altra. Che si accetti l’idea che sulla scena politica permanga un personaggio assolto per prescrizione; assolto perché non conosceva l’età delle sue “ragazze”; con numerosi processi in corso. Pare quasi che essere indagato e/o imputato e/ assolto e/o condannato e/o prescritto accresca la credibilità della persona. Ecco, questa è la pericolosissima “deriva della normalità †che si va diffondendo, a minare i fondamenti dell’onesta autorevolezza alla De Gasperi.
Quod non vetat lex, hoc vetat fieri pudor, diceva Seneca:  ciò che non vieta la legge, deve  essere vietato dal pudore.
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De Gasperi a Parigi nel dopoguerra, a difendere con successo l’indifendibile Italia, la sua autorevolezza, la sua credibilità e quindi la sua autorità … mi viene spontaneo confrontarlo con il personaggio de quo agitur … del quale si sta discutendo … Mi viene da dire: ” O tempora o mores” … oh tempi passati, costumi d’un tempo!
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POST 1959 – I FUNGHI DEL FERSINA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2015 @ 6:26 pmDetto altrimenti: da una indagine fotografica di Luigi Zullo    (post 1959)
Post 1959, anno 1959 – Legge Merlin: Totò, anche lui da un balcone, griderà : “Italiani, li hanno chiusi, arrangiatevi!â€. Inizia il miracolo economico (ma non è una conseguenza della legge citata!)
Il mio amico Luigi Zullo detto Gigi, fotografo in pensione, come sa chi legge i miei articoletti, passeggia spesso lungo il Viale Trieste, quello che costeggia il Fersina, la Fersena, in dialetto. Questa volta mi ha dato una raccolta di scatti: tutti i funghi che ha “scoperto†nati nelle aiuole del viale. Ecco, io mi limito a fornirvi qui di seguito le foto. Lascio ai lettori più “fungaioli†esperti di me di scrivermi i rispettivi nomi. Per i non Trentini: il Fersina – la Fersena – è un fiume che scorre in città , affluente di sinistra dell’Adige.
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STORDITI DALLA NORMALITA’ – 2
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2015 @ 6:58 amDetto altrimenti: disinformati, abituati, assuefatti, storditi … dalle auto blu e da tant’altro   (post 1958)
Post 1958, anno 1958 – Mina canta Le mille bolle blu. Io ho 14 anni e lei si chiama Roberta.

E quelle della Corte Costituzionale? Della Cassazione? Dei ministeri? Degli Enti utiii e inutili? Delle Amministrazioni locali? Delle Società controllate? Delle banche finanziate? Etc., etc….
Il Presidente Mattarella “taglia†le auto blu del Quirinale. Di fisse, ovvero “ad personamâ€, ne restano solo due: la sua e quella del Segretario Generale. Gli altri devono prenotare e dividersi quelle “comuniâ€, solo per il servizio urbano, mai per quello notturno. Ma allora … prima … che succedeva? Ci andavano a sciare e al night club?
Ma non basta: viene mantenuta l’auto (con autisti?) ai Presidenti emeriti (ovvero agli ex Presidenti della Repubblica). E fin qui … Ma viene mantenuta anche quella della loro moglie e del “figlio maschio primogenito†(ma quest’ultime non possono lasciare il territorio del Comune di Roma … ah, vabbè … se è così …). Ma allora … prima … che succedeva? Ci andavano a sciare e al night club? Ecco, mi ha colpito la norma medievale del diritto di primogenitura, dei privilegi a non finire. Ma quanti ne esistono ancora? Quanti altri? E quelli di dipendenti pubblici che possono andare in pensione a 53 anni? (Esistono, esistono, andata a scoprirli voi stessi, da soli: io vi assicuro che esistono!). E quelli che la legge è uguale per tutti tranne le eccezioni di legge? Dice … ma dai … è tutto normale … si è sempre fatto così … Ah … ecco … dimenticavo … se è tutto normale … molto meglio che io continui a dormire stordito dal nirvana della “normale normalità “.
Ma dai … dice … di che ti lamenti? Dopo tutto ora la BCE acquisterà circa €1.200 miliardi di titoli di stato italiani … le banche avranno tanta liquidità in più … E’ normale!
Un momento. Ad acquistare sarà la BCE per il 20%, e Bankitalia per l’80%, ma siccome che (siccome che) Bankitalia partecipa a BCE per il 17,50 %, la percentuale acquistata da Bankitalia sarà dell’83,5%. E Bankitalia, da dove prede i fondi se non da noi stessi, tramite il Tesoro e le nostre stesse banche? E poi, Bankitalia acquista anche crediti bancari, ovvero si sostituisce alla banche nella posizione di creditore dei debitori bancari, di certi debitori, dei migliori, più sicuri creditori. Ah vabbè, se è così … ma il giro è sempre lo stesso.
Solo, non capisco una cosa: la globalizzazione (il mio maglione, i miei guanti da sci, etc. sono made in China) ed altri fattori (evasione fiscale, corruzione, malgoverno, mancanza degli Stati Uniti d’Europa) hanno messo in crisi la nostra economia. Le società falliscono. I prezzi scendono. I risparmi delle famiglie aumentano (“Risparmiamo, non si sa mai …”), vengono dati più fondi alle banche, ma le banche che ne faranno di questi fondi? A breve termine miglioreranno i propri bilanci (vuoi vedere che si ricomprano titoli del debito pubblico? E’ un po’ il gioco dell’oca, tornare alla casella di partenza!), rifaranno facili utili, aumenteranno i già super stipendi/bonus/etc. ai loro top manager. Mappoi? (Mappoi, si, lo so, non si dice “mappoiâ€, ma a me mi – a me mi – piace tanto provocare un po’!).
Mappoi cosa? Mappoi non lo so … ecchè? Devo dirvi tutto io? Quando mai!?
IL TRENTINO CAMBIA (PASSO E) IL PENSIERO: DA QUANTITA’ A QUALITA’
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2015 @ 3:38 pmDetto altrimenti: “Il canto del pendoloâ€,  di Josif Brodskij (1940-1996)
Post 1957, anno 1957 – In orbita il primo Sputnik. Io ho 13 anni e sono innamorato (in segreto!) di una ragazzina con il cappotto a quadrettini crema e marrone, di nome Marina.
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Josif Brodskij. Premio Nobel per la poesia (1987), nato russo, emigrato (quasi fuggito) negli USA, morto a Brooklyn, sepolto a Venezia. All’inizio del libro citato è riportata una sua prolusione a studenti universitari (cito a memoria): “Diffidate dei pareri uniformi, delle volontà unanimi, dei grandi eserciti e dei bilanci ben assestati … se non altro perché dentro i grandi numeri più facilmente può allignare il maleâ€.
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Chi abbia letto i miei ultimi post e quanto la stampa locale ha riportato di un avvenimento che più che politico definirei culturale e sociale, avrà visto che “eravamo in pochiâ€. La giornata prefestiva, assolata, le piste da sci bene innevate e curate … be’ ragazzi … se c’è una persona molto sensibile a queste sirene ammalianti sono io. Eppure … eppure sono felice di avere passato la giornata della sala interrata di Trentino Sviluppo, in via Zeni a Rovereto per seguire a partecipare attivamente a “Il Trentino cambia passoâ€.
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Dalla IT-Information Technology, da decenni di è passati alla ICT, Information Communication Technology. Ma qualcuno non se ne è ancora accorto.
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Felice perché l’evento è stata una preziosa occasione di attivare il proprio pensiero, di fare tesoro del pensiero altrui, di maturare sempre di più una consapevolezza, e cioè che l’evento sia  stato una “occasione persa, letteralmente  “sprecata†dai tanti che, indotti dal soleggiamento o da inviti di tutt’altro tipo, hanno evitato il confronto, hanno voluto sottrarsi ad un momento di “comunicazioneâ€, ovvero di “communis actio†ovvero di azione (meglio: del pensiero) comune o quanto meno di “pensiero in comuneâ€.
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Infatti, un tale vissuto qualche anno fa, mi pare si chiamasse Aristotele, aveva scoperto una regoletta dell’umana convivenza e aveva cercato di spiegarla ai suoi contemporanei, e cioè che per arrivare alla soluzione di un problema, è molto meglio il contributo di tante persone le quali al limite la pensino in modo diverso e per di più non siano specialistiche della materia, più che non il contributo di un’unica persona anche se super specialista della materia trattata. Da qui aveva dedotto una considerazione: molto meglio non avere paura delle proprie idee, molto meglio insistere per riuscire ad essere ammesso ad esporle anche se potenzialmente tali da accendere una animata discussione fra contrapposte tesi.
E invece da molti questo confronto è stato rifiutato. Un confronto durante il quale è emersa la necessità di ristabilire una cinghia di trasmissione ed una canale di reciproca informazione (ovvero di comunicazione) fra due mondi oggi purtroppo separati: quello del piano “altoâ€, della politica degli amministratori, e quello parallelo (quindi separato) ma “bassoâ€,  dei problemi quotidiani della gente “comuneâ€, quello non della “politica†ma delle “politiche concreteâ€, piano sul quale andrebbero comunque verificate le “alte†idee del piano “altoâ€.
Un confronto durante il quale è emerso che “Autonomia†è sì nell’ordine, necessità – volontà – capacità di autogoverno, ma è emerso anche che questa Autonomia non si basa sull’ heimat ovvero  sull’ “appartenenza aâ€, quanto piuttosto sulla comunità di “carattere†di chi sente la necessità , ha la volontà e la capacità di esprimere un proprio pensiero autonomo e originario, senza andare necessariamente a rimorchio del pensiero di una maggioranza a sua volta incolonnata dietro il pensiero unico del leader di turno, per illuminato che esso sia stato, sia o possa ancora essere.
Ecco perché io andrò sempre anche agli “altri†convegni: per non contraddire me stesso e per cercare di individuare – comunque – eventuali “vie di comunicazioneâ€.
INVITO ALLA LETTURA …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2015 @ 10:53 amDetto altrimenti: … dei miei post!                                (post 1956)
Post 1956, anno 1956 – Rivolta in Ungheria. Enrico Mattei fa forte. Tragedia di Marcinelle.
Lo so, ragazzi, che i post dovrebbero essere corti. Maccome (maccome) si fa a non scrivere certe cose? Eppoi (eppoi) ho circa 100 lettori al giorno i quali sfogliano e leggono alcune centinaia di pagine al giorno e si soffermano su ciascun articolo per una media che varia da un minuto e mezzo a due minuti e dieci. il 40% sono lettori di ritorno, il 60%, giornalmente, nuovi lettori. Non so se sono un bravo blogger, so solo di essere un neo-blogger nel senso che pubblico da poco più di tre anni ma non mi sono mai confrontato con gli esperti della valutazione di questi risultati.
Ma torniamo alla “lunghezza†dei miei post. Alcuni amici mi dicono che la devo “accorciareâ€, però loro stessi comprano e leggono tre quotidiani al giorno e soprattutto sono grandi lettori di libri anche di 900 pagine! E allora, come la mettiamo? Da che pulpito viene la predica? Proverò comunque a dare loro retta e scriverò qui in appresso un blog molto corto:
Inizia:
Per favore, amici, leggete con attenzione i tre post precedenti, grazieâ€
Finisce.
Più sintetico di così non sono capace. Anzi, a dire la verità una volta ne sono stato capace, quando di fronte alla poesia di quel Grande Poeta che è stato Giuseppe Ungaretti verso la cui opera nutro una enorme ammirazione,  “Mattina†che recita semplicemente così: “M’illumino d’immenso†ho voluto scrivere io stesso una mia “Mattinaâ€, ancora più sintetica. Eccola, recita così: “Anch’ioâ€.
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INTERVENTO DI PIERGIORGIO CATTANI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2015 @ 8:17 amDetto altrimenti: … al Convegno UPT, 7 marzo 2015 “Il Trentino cambia passoâ€Â  (post 1955)
Post 1955, anno 1955 – Fiat 600 e Lascia e Raddoppia.
Il titolo dell’intervento? “Il Trentino: partiti, società e corpi intermediâ€. Open blog, ovvero blog aperto a tutti. Questa volta “apro†il blog al giornalista Piergiorgio Cattani, e lo faccio “a sua insaputaâ€. Si tratta del suo intervento al convegno di cui sopra, ma a mio avviso ha una portata pre-politica, ultra politica, assolutamente universale, oserei dire “moraleâ€, una lezione di vera “civilità sociale†che arricchisce tutti, chi fa politica, chi cerca di  attuare politiche effettive, che cerca di dare un contributo serio alla collettività , in ogni campo.
“Morale” … dirà Taluno!? Addirittura “morale”? Si, amico Taluno, perchè le espressioni di Cattani sono espressioni di verità , onestà , coerenza, trasparenza e immediata comprensibilità e  quindi assolutamente morali. A differenza di altre di altri …
Inizia
Ringrazio per prima cosa la segretaria Donatella Conzatti che mi ha invitato a tenere un intervento per questa giornata di lavoro e approfondimento. È raro che un partito organizzi questi momenti di dibattito.  Ringrazio tutti i presenti, e in particolare gli eletti nelle istituzioni, a cui questa mia riflessione è rivolta in modo particolare.
Nel preparare l’intervento avevo fatto una lunga premessa che descriveva gli aspetti positivi del Trentino. L’autonomia speciale, l’assetto comunitario della società , il desiderio di puntare sulla ricerca e sulla formazione continua, il paesaggio che abbiamo, la laboriosità della nostra gente, sono tutti elementi di forza di cui dobbiamo essere fieri. Ritengo però inutile incensarci e dirci quanto siamo bravi. La crisi ha colpito anche il Trentino. Pur in presenza di incentivi e di sostegni pubblici di ogni tipo che garantiscono la tenuta dell’occupazione, il mercato del lavoro è ancora fermo. La produttività della nostra Provincia sta calando e si colloca al di sotto dei livelli del nord Italia.
Ci sono però dati che oltrepassano la sfera economica. Recenti studi, come quello dell’Irvapp guidato dal professor Schizzerotto, descrivono una società bloccata in cui l’immobilismo prevale su qualsiasi spinta innovativa. Un dato fra tutti: i giovani trentini si immatricolano molto di meno rispetto a pochi anni fa, e vanno all’università principalmente quanti provengono da famiglie con un alto livello di istruzione o di ceto sociale elevato.
Ci sarebbe molto da dire, però in questo intervento io mi concentrerò sulla struttura del potere in Trentino, sul ruolo dei partiti, della società civile e dei corpi intermedi. Vorrei cercare di descrivere i fenomeni, secondo il mio punto di vista ma senza dare giudizi di parte. Vorrei cercare “la verità effettuale della cosaâ€, come direbbe Machiavelli.
Partiamo da un primo dato evidente: la centralità che l’apparato pubblico riveste in tutti i settori della vita di un residente in Trentino. L’autonomia ha generato un sistema pervasivo in cui, a causa delle numerosissime competenze da gestire, le risorse economiche movimentate sono davvero ingenti per una popolazione di mezzo milione di abitanti. Se facciamo un divertente calcolo dividendo il bilancio della PAT per il numero dei residenti in Trentino scopriamo che la Provincia, solo come entrate, gestisce più di 8600 Euro annui procapite, vale a dire gestisce un Euro all’ora per i suoi abitanti!
Secondo elemento: forse inevitabilmente, questo potere economico, questo “giro d’affariâ€, è gestito da poche persone. Una oligarchia illuminata, non sempre illuminata. La classe dirigente trentina è composta dalle stesse facce, intercambiabili. A testimonianza di una società bloccata.
Emerge così una verità scomoda, ma reale. Per qualsiasi cosa devi rivolgerti a qualche sportello pubblico. Spesso trovi la strada giusta secondo le procedure standard. Poi però, ben presto, ti accorgi quanto sia importante avere un contatto, una persona che conosci, un amico che ti può dare qualche “drittaâ€. Un politico che ti spiana la strada. In Trentino non puoi fare nulla se non hai qualche aggancio in Provincia. Qualcuno mi dica se non ha mai fatto questo pensiero. Sto parlando di una consuetudine diffusa, perfettamente lecita dal punto di vista giuridico. Nulla di illegale dunque. Le cordate e le amicizie più o meno interessate sono i cardini della struttura del potere in Trentino.
Abbiamo ancora l’idea che la Provincia sia un bancomat, un pozzo di San Patrizio da cui attingere l’acqua, cioè i denari, necessaria per i nostri progetti. Sappiamo che le risorse diminuiscono, ma sappiamo che da qualche parte i soldi ci sono ancora. In questo modo l’imprenditoria privata è sacrificata. L’idea del singolo pure, nonostante gli incentivi provinciali alle Startup e così via. In questo senso quasi tutto ruota intorno agli organi di governo, in modo speciale intorno alla Giunta provinciale, vero luogo dove si gestisce il potere.
La prevalenza degli esecutivi a discapito delle assemblee legislative è una caratteristica comune in questa fase della democrazia. Non è certo una nostra peculiarità . Il problema del Trentino risiede nel fatto che all’accentramento del potere corrisponde una dote finanziaria cospicua. Riassumendo con uno slogan: tanto potere e tanti soldi in poche mani.
Non è che gli assessori siano onnipotenti. Non possono arrivare dappertutto, non possono sapere tutto. Di qui il ruolo decisivo dell’apparato burocratico, dai dirigenti generali fino ai funzionari. In questi anni, a mio avviso, l’efficienza della burocrazia è stata sacrificata troppo alle esigenze della politica. In questo siamo in controtendenza: mentre ovunque prevale la tecnocrazia, da noi forse è prevalente la politica, intesa però non sempre nel senso nobile del termine.
Casi concreti come la questione dei punti nascita o il taglio di 80 milioni di contributi per le opere pubbliche dimostrano la difficoltà di coniugare aspetti tecnici, contingenze finanziarie e visioni valoriali e prepolitiche.
Adesso mi sembra importante fare un ulteriore passaggio. Da che cosa la Giunta trae il suo potere e la sua legittimazione? Ovvio, dal voto popolare. Dall’elezione diretta del Presidente che poi nomina gli assessori, naturalmente tenendo conto della composizione del consiglio provinciale, a sua volta derivante dal voto popolare. L’elezione diretta conferisce maggiore autorità al Presidente, ma ugualmente il ruolo dei partiti dovrebbe essere determinante. Quando poi c’erano le “porte girevoli†gli assessori erano succubi del Presidente, poiché, in caso di “licenziamento†avrebbero perso anche il posto di consigliere.
Riassumendo. Una comunità con molte risorse come la nostra si deve porre il problema di un “riequilibrio†dei poteri: tra esecutivo e legislativo; tra centro e periferia. Fino a ieri abbiamo avuto invece un “uomo solo al comandoâ€.
Quale è però il vero ruolo dei partiti? Non è che forse i partiti sono semplicemente contenitori elettorali necessari per mettere i candidati in lista? Poi, con il voto di preferenza, decideranno i cittadini chi mandare nel palazzo a gestire la cosa pubblica. Apparentemente un bel sistema. La realtà mi sembra diversa. I partiti sono soltanto coacervi di singoli, aggregazioni di singoli incapaci di fare squadra. La dimensione collettiva non esiste quasi più, esistono gruppi, cordate, correnti che si costruiscono e si disfano in una notte. In questo senso gli organi di partito, le segreterie, i parlamentini, i convegni non servono a nulla. Servono come specchi per le allodole.
Gli eletti, specialmente quelli che hanno un ruolo amministrativo, poi non hanno tempo di andare al partito: sono loro a fare politica, in completa autonomia, con le loro scelte quotidiane. Capisco che questo quadro può sembrare troppo estremo. Si dirà che esistono i momenti di confronto interno, che si cerca di non essere solitari…
Sempre di più però l’individualismo politico si diffonde, mentre i partiti diventano soltanto la strada necessaria per poter ambire a posizioni di potere. In Trentino poi queste posizioni non coincidono sempre con i ruoli apicali delle istituzioni: c’è tutto il sottobosco dei consigli di amministrazione, dei posti degli enti parapubblici, delle società controllate, dei carrozzoni ancora presenti. C’è chi frequenta per anni un partito solo per essere nominato da qualche parte, per avere qualche denaro in più per far quadrare i propri conti.
I contenuti spariscono. E chi punta ancora sui contenuti, come la segretaria Conzatti, è spesso percepito come uno sprovveduto con buona volontà , ma che non capisce come va il mondo. I contenuti veri sono appannaggio esclusivo degli esecutivi. Chi arriva in quella stanza dei bottoni è a posto. Gli altri diventano comparse.
l momento di formazione delle liste elettorali è il culmine della funzione di un partito. Anche in questo caso però i criteri di selezione riguardano il consenso personale del possibile candidato oppure quella parte di società che può rappresentare: il mondo del turismo, dell’associazionismo di categoria, dello sport, degli agricoltori, della scuola, delle cooperative sociali, degli infermieri, dei portatori di handicap…
Oppure infine si cerca chi rappresenti un determinato territorio, come per esempio un sindaco. Certamente finisce in lista anche chi ha fatto gavetta nel partito ma, quando si contano le preferenze per davvero, il suo nome inesorabilmente si piazza agli ultimi posti. Impossibile analizzare e valutare le capacità dei consiglieri o degli assessori uscenti che si ricandidano: tutti hanno fatto sempre e comunque bene, una pacca sulle spalle e via.
I partiti cercano di fare le liste più forti possibili, non pensando a presupposti ideali o valoriali oppure alla coerenza con una presunta impostazione ideologica del partito. Le liste sono formate da candidati eterogenei, a volte molto distanti tra di loro pure dal punto di vista programmatico, portatori di variegati interessi difficilmente componibili all’interno del partito stesso. Di qui i problemi di tenuta dei gruppi consigliari stessi: come si vede dalla cronaca quotidiana, ogni eletto sembra fare gioco a sé, ignorando spesso di far parte di una squadra.
Giungiamo così ad un altro aspetto fondamentale: la nettissima dicotomia tra gli eletti nelle istituzioni e gli organi del partito di riferimento. Non solo: la divisione è molto profonda tra i rappresentanti dell’esecutivo e quelli del legislativo. Se a Roma il governo ormai procede abitualmente attraverso lo strumento dei decreti leggi, qui da noi la Giunta legittimamente esercita il suo potere quasi in modo autarchico.
Ma non è finita. Se i consiglieri provinciali si lamentano di non essere stati avvertiti dagli assessori dei provvedimenti in agenda, gli stessi assessori si infastidiscono perché i colleghi di Giunta sottopongono al voto le delibere di competenza senza però averne parlato prima con nessuno. Addirittura a volte si ha la percezione che la Giunta approvi provvedimenti elaborati altrove, in qualche oscuro direttorio. Tuttavia io non sopporto le teorie complottiste e lascio perdere queste tesi.
 Cosa fanno i partiti nei periodi in cui non ci sono elezioni? Si dirà che in Italia ci sono sempre elezioni. Ma in Trentino, almeno per il Consiglio provinciale, si vota ogni cinque anni. Che fanno allora i partiti? La risposta più semplice – e credo quella più spontanea per un cittadino comune – la sappiamo tutti: i partiti litigano al loro interno, si dividono, adottano nuove formule, cambiano nome, faticano terribilmente a parlare di cose concrete. E quando appare qualche contenuto vero ecco che esso scompare quasi subito, annegato nel mare dei distinguo e delle polemiche. Mai una volta che si parli dell’effettivo operato degli eletti.
Quando poi si vuole svuotare un partito di solito nascono le associazioni culturali. Queste associazioni, per natura “trasversaliâ€, si presentano come portatrici di un “contributo di ideeâ€, non alternativo alle forze politiche di riferimento. In realtà queste associazioni corrodono ulteriormente il ruolo dei partiti che rischiano di non contare più nulla. La storia dimostra che le associazioni sono un modo per reiterare le cordate, per restare vicini al potere, da dove magari ci si è momentaneamente allontanati.
Ciò deriva dal “peccato originale†di cui parlavo all’inizio: quello di dover per forza essere contigui al potere per poter fare le cose. Chi ha vissuto più o meno in modo parassita alle spalle del pubblico, non può fare altro che riciclarsi. O tentare di farlo. Poi ovviamente tutto è ammantato di parolone, di citazioni dotte, di frasette evocative. Ma la sostanza non si dice.
Vorrei però sottolineare che questa tendenza è strutturale, non deriva cioè soltanto dalla volontà dei protagonisti o dalle contingenze del momento, bensì dalla logica stessa con cui si articola l’esercizio del potere.
Sto arrivando alle conclusioni di questo mio intervento.
Come si può allora influire sulla cosa pubblica? Il problema della nostra autonomia sta proprio in questa domanda. Sfiduciati dai partiti, ma consci di dover star vicino in qualche modo al potere, i cittadini si organizzano in quelli che possono essere definiti come “corpi intermediâ€: associazioni culturali o di categoria, gruppi di pressione, soggetti portatori di particolari interessi.
Essi testimoniano la vitalità della società trentina, ma pure un intrinseco rischio di frammentazione. Siamo davanti ad un insieme di corporazioni che assediano il Palazzo per riuscire a contare qualcosa, a raggiungere quell’assessore da cui si spera di poter lucrare qualcosa. Tutto questo, occorre ribadirlo, è perfettamente lecito, ma pericoloso per la democrazia. Rischiamo di cadere in un sistema corporativo in cui gli interessi divergenti diventano difficilmente componibili.
Un quadro troppo nero? Tuttavia se vogliamo aprire una nuova fase dell’autonomia, dobbiamo partire da questi problemi. Hanno più potere di condizionamento i gruppi di interesse rispetto ai partiti che, stando alla Costituzione, dovrebbero invece essere i canali privilegiati per consentire ai cittadini di dire la propria, di partecipare, di incidere sulla cosa pubblica. I partiti invece sono sostituiti ormai percepiti come entità residuali.
Riassumendo. Bisogna riflettere sul ruolo dei partiti nella formazione, selezione e ricambio della classe dirigente. In secondo luogo occorre trovare la modalità per un reale controllo e una puntuale verifica delle politiche pubbliche. È necessario sapere se i soldi che sono stati elargiti o investiti hanno prodotto quanto era stato previsto.
 Che fare allora? Pensare a una diversa articolazione della struttura del potere?
Personalmente, in vista della scelta del candidato a Presidente della Giunta per la coalizione del centro sinistra autonomista per le elezioni 2013, avevo sostenuto con forza l’importanza delle primarie per aprire ai cittadini la possibilità di scelta.
Le primarie si sono effettivamente svolte, ma nella maniera sbagliata: ogni partito della coalizione aveva proposto un candidato, segno che la divisione tra i partiti restava. Il candidato era dunque espressione del partito, non di una determinata idea, di un programma alternativo. A guardare bene i tre candidati principali – tutti assessori della Giunta uscente – non presentavano differenze, almeno visibili ai cittadini. E così ha vinto chi è riuscito a mobilitare più massicciamente i simpatizzanti del suo partito. Le primarie sono state dunque un derby alla fine di poco interesse. Ugualmente primarie aperte, da definire per legge, come avviene in altre regioni italiane, potrebbero essere una soluzione. Così i cittadini avrebbero voce in capitolo.
 I partiti però devono cambiare. Le alternative sono due.
Il partito stile anni ’70: sezioni, partecipazione di massa, idee, ma anche segreterie che facevano saltare i governi, giochi di corrente… In pratica però i partiti avevano la prevalenza sulle istituzioni. Era la segreteria della DC a decidere chi dovesse fare il primo ministro. Mi sembra però che questo modello sia definitivamente tramontato.
Dall’altro lato il partito “all’americanaâ€, alla Renzi in cui il segretario è anche il massimo rappresentante dell’esecutivo. Una volta aborrivo questa idea di partito, ma adesso sto cambiando idea. Con questo modello forse chi gestisce il potere al massimo livello può essere condizionato democraticamente all’interno del suo partito. Come è ovvio, questi modelli sono un’astrazione, ma credo valga la pena porre al dibattito questa questione.
Penso che le sollecitazioni di Lorenzo Dellai vadano considerate molto attentamente. La nostra autonomia deve partire da una riforma dei partiti, non più visti come il modo per raggiungere posizioni di potere, ma come gli strumenti per aiutare e controllare chi è al potere. La cosa peggiore sarebbe rimanere fermi. Se i partiti vengono superati da movimenti o associazioni carismatiche di cui non si sanno i ruoli veri e quindi le responsabilità , rimarremo sempre in una giungla priva di luce e di trasparenza.
Infine i corpi intermedi.
Se vogliamo declinare la nostra autonomia come una scelta consapevole, dobbiamo trovare il modo di valorizzare in pieno la società civile. Inventare un luogo permanente di consultazione, in cui i politici siano obbligati a presentarsi e a discutere con le istanze dei cittadini. Il futuro si progetta anche in questo modo.
Grazie per l’attenzione.
Finisce
Che dire? Io mi permetto di condividere in toto, specificando che di mio ci ho messo solo il colore rosso di due passaggi, quelli che mi hanno maggiormente appassionato.
Una sola sottolineatura tutta e solo mia: chi a parole invita a riformare i partiti da strumenti peer conquistare poltrone a strumenti per aiutare e controllare gli eletti, dice le stesse cose che Donatella Conzatti di fatto sta attuando E allora, perchè … ?
Â
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