DONATELLA CONZATTI: FESTA DELLA DONNA 2015, 8 MARZO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Marzo, 2015 @ 7:02 amDetto altrimenti: come onorare – e uso questo termine senza alcuna ironia – questa ricorrenza?    (post 1954)
 Post 1954, anno 1954 – 3 gennaio: arriva la TV nelle case degli Italiani!
Me lo stavo chiedendo da tempo. Come onorare, celebrare, sottolineare degnamente  questa ricorrenza, senza cadere nell’ovvio, nello sdolcinato, nello scontato. Dicono che a me le idee non mancano, che ho la penna (ops .. la tastiera!) facile, ma tant’è … ero un po’ in crisi. Capita anche nelle migliori famiglie. Ed ecco che ieri, durante un convegno, improvvisamente, la soluzione: un’amica, Donatella Conzatti, segretaria di un partito politico, l’ UPT- Unione per il Trentino, ha chiuso i lavori con una relazione che ha risolto il mio problema e che vi trascrivo qui di seguito.
(Il convegno? Si è trattato de “Il Trentino cambia passo†presso il Polo Tecnologico di Rovereto, lavori ai quali ho partecipato io stesso (v. post precedente) perché – da uomo d’azienda qual sono – si è  lavorato sui “contenuti†e non sui “contenitoriâ€; si è discusso delle “politiche della vita civile†e non della “politicaâ€; si è riflettuto sul “da farsi†e non sul “da dirsiâ€. Ma veniamo alla celebrazione della Festa della Donna. Ecco l’intervento di chiusura di Donna (“Domina†… dal latino) Donatella:
 Inizia (le foto sono inserimenti miei)
La società trentina presenta alcuni elementi peculiari che la contraddistinguono rispetto ai territori limitrofi. Ovviamente non siamo un’isola e il quadro generale determina per certi versi anche la nostra situazione. Tuttavia, a mio avviso, permane una nostra specificità dovuta ad alcuni fattori.
In primo luogo, come evidente, l’autonomia speciale, tradotta in decenni di autogoverno e fornita di una cospicua dote finanziaria.
Poi, un tessuto sociale non ancora sfibrato, come invece accade in altre regioni italiane: dal volontariato all’associazionismo, dai cori alle società sportive, penso che tutti noi siamo impegnati in qualche modo in attività comunitarie che superano le logiche individuali. Questo assetto “comunitario†si ritrova – e trae origine – nelle antiche consuetudini che prevedevano la gestione collettiva di alcuni beni, come testimoniano gli usi civici, la cura e lo sfruttamento delle foreste e così via. Il Trentino è la terra dei consorzi e delle cooperative, testimonianza di quanto il “fare insieme†produca un vantaggio e un benessere per tutti.
In terzo luogo, soprattutto in questi ultimi lustri, la nostra provincia ha cercato di rispondere alle sfide della globalizzazione puntando sull’innovazione e sulla cultura. L’università , i centri di ricerca, i musei, le biblioteche sparse sul territorio, piccole associazioni che però sono decisive per la formazione continua, rendono il Trentino una felice anomalia.
Tuttavia esiste anche il rovescio della medaglia. Recenti studi, come quello dell’Irvapp guidato dal professor Schizzerotto – già citato da Cattani questa mattina -, descrivono una società bloccata il cui l’immobilismo prevale su qualsiasi spinta innovativa.
L’idea che mi sono fatta avendo modo di leggere il Trentino da un’angolatura provinciale con conoscenza abbastanza dettagliata di molti territori è che le linee di sviluppo tracciate che si basano:
- – sulla nostra specialità ,
- – sull’assetto comunitario della società ,
- – sulla scelta di puntare su ricerca, innovazione e formazione continua,
- – sull’attenzione ad un welfare d’eccellenza,
- – sulla cura del paesaggio e
- – sulla spinta verso lo sviluppo economico, per creare occupazione
Anche qualora si volesse ulteriormente cercare direttrici innovative, basta alzare lo sguardo verso le best practice internazionali oppure verso gli studi d’avanguardia come – ad esempio – il Progetto di ricerca “Italy 2030†condotto alla Kennedy School of Government della Harvard University. Potrei quindi oggi condurvi in un ragionamento che tocchi i punti più salienti di questo studio. Farei probabilmente un buon compito (anche dicendo dose nuove, come piace al Trentino benpensante) ma non vi direi la verità . La verità dal mio punto di vista s’intende.
Perché io vedo che il VERO problema stia in realtà nella SCARSA propensione all’intraprendenza, al coraggio ed nella scarsa voglia di evoluzione. Vedo come alla radice di questo immobilismo ci sia il carattere di un popolo.
Vedo quindi un problema sociale ed antropologico più che delle DIRETTRICI DI SVILUPPO che invece, reputo corrette, MA NON SUFFICIENTEMENTE ALIMENTATE DALL’ENERGIA DELLE NOSTRE COMUNITA’ E DELLE NOSTRE PERSONE.
Credo quindi di essere utile alla nostra riflessione descrivendovi ciò che ho vissuto e raccontandovi alcuni aneddoti del mio ultimo anno da segretaria politica.
… sorridono perché gli amici sanno che dico quello che penso e temono che questo mio prossimo intervento non sia sufficientemente “moderato” … sanno che il messaggio più vero e forte che vorrei gridare al trentino è “giù dai divani“!!
Ma non si può, dai magari qualcuno capisce … che in realtà vuoi dire “iniziate a pensare con la vostra testa“!! Poi magari dai fastidio a qualcuno e non ti arriva più il posto in PAT per il figlio. Ma perché mai dovremmo pensare che sia qualcuno a trovarci il posto?? Ma soprattutto perché mai dovremmo immaginare di sognare un posto in PAT?? In Trentino dobbiamo iniziare a sognare di poter essere liberi pensatori, liberi di intraprendere, liberi di sbagliare, liberi di dire. Liberi di fare anche vignette! Tè non avremo mica paura che ci arrivi il commando e si debba mettere su FB je suis charlie.
Anche perché su FB ci troviamo già il nostrano je suis Robòl, sottotitolato “quando la realtà supera la violenza e l’immaginazione”. Perché la violenza verbale e lo stolking in Trentino quasi emula i commando che hanno lasciato nello sgomento Parigi e tutti noi!!
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Ma questa verità solo le donne sono capaci di dirla. Eh si, le donne! Quelle che domani festeggiano la propria Giornata Internazionale. Le donne, quelle che in Trentino si mobilitano per chiedere la doppia preferenza di genere nella totale indifferenza dell’altro genere, quelle che si laureano in maggior numero e meglio degli uomini, quelle che nell’avanzamento di carriera spariscono, quelle che se fanno politica e la fanno dura sono  “Donne catìve“, quelle che – se si rendono intraprendenti nei partiti tradizionalisti – vengono descritte come pericolose per il partito che rischia di divenire “il partito della patata”!!
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“Patata”?? Ebbene sì, proprio testuale e nessun riferimento al tubero! Anche i più giovani dei tradizionalisti se ne accorgono e sussurrano “ma non è che sia una affermazione sessista?†ed altri rassicurano:  “Ma no, dai il boss ha fatto la battuta“. E io che penso “hai voglia a fare riunioni del forum parità “!! Eh, perché … dai … qui – in Trentino – il messaggio subliminale privo di edulcorazioni è: “che la tasa, la piasa e la staga a casa“. E invece. E invece si prendono i partiti!! E tutti a dire “Tanto no la rege“. Per forza pur di farti fuori se ne stanno fermi immobili sui divani per mesi, pensando “Prima o dopo la se straca“! E invece no. La donna che ha preso il partito, fa accordi politici. Propone agli alleati di fare le primarie – pericolosisssimo strumento di democrazia diretta che può sconvolgere persino lo status quo (lo status quo ante, per dirla con precisione!).
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E allora, a tre mesi dalle elezioni amministrative, si svegliano e scendono dai divani! Armati di paternalismo ti piombano nel bel mezzo delle trattative delle amministrative – proprio mentre la pressione è massima nel gestire i carissimi amici di coalizione, sia quelli di stampo hooligans che quelli stile soviet – e ti scrivono. (Te lo scrivono. Perché parlare, no. Per prima cosa perché si dà il senso di riconoscere l’altro – l’altra – e poi perchè non è probabilmente una modalità che può caratterizzare l’epoca del neo-umanesimo democratico). Bene. Comunque ti scrivono. Ti scrivono una mail alle 8.30 del mattino da discutere nella riunione che si apre nella successiva mezz’ora. Dove si legge:

La stessa “chiarezza” delle “grida” manzoniane lette al povero Renzo dall’Avvocato Azzeccagarbugli …
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“… inoltre, alimenta l’industriosa attitudine di chi abita la marca confinaria e le terre alte a regolamentare e manutenere le dimensioni materiali e spirituali del proprio spazio civico… (e ancora) quello spazio, infine, che nel tempo si è fatto telaio per la trama di una vicenda storica ed istituzionale intessuta in un modo asssssssolutamente originale rispetto al più ampio farsi dei disegni nazionali e del continente europeo“…
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E ti chiedi sommessamente: ma se devo rileggerla tre volte io, io con una laurea, un master di secondo livello, un esame di stato per l’abilitazione alla professione e il patafel di mediatore presso la CCIAA … quante volte devono leggerla i popolari? Ah vabbè giusto ma sono una donna e non sono un intellettuale. Ah vabbè giusto ma sono una donna e non sono un intellettuale.
Evviva la politica popolareeeeeee!!! O forse democratica? Popolare-democratica, democraticapopolare…(…) Vedremo cosa conviene. Intanto popolare. La politica vicino alle persone, quella che intercetta i bisogni reali, quella che sta in ascolto. Ah sì, quella che sta talmente in ascolto che la povera Rovereto…..vabbè non si può dire.
Li, anzi qui, la vicenda è presto raccontata. È come quando sei sposato e perdi la testa per un’altra (cosa che alle donne non succede in Trentino!!) ma scegli di stare con la moglie ufficiale. La coalizione. La coalizione il bene comune! Bene bene. “Bande armate” e tattiche da gioco degli scacchi della domenica pomeriggio (muovo il cavallo, sposto l’alfiere e scacco matto!) scacco matto agli amici delle coalizione, che si disintegrano, ma pazienza è un “bene comune”.
Un bene talmente comune, di uso comune si intende, che chiunque può alzarsi e dire beh questi PATTini, UPTini e PDini sono tutti dei PINGuini: inadeguati, dallo sguardo corto, privi di sogno, litigiosi… e lo si ripete talmente tante volte da convincersene e da materializzare la magia: i salvatori. Quelli glocali, locali e globali. Gli stessi “assssssolutamente originali” citati prima!!
E poi vai per strada e inciampi nelle vetrine chiuse, vai in Studio (di commercialista, n.d.r.) e trovi clienti in lacrime perché non riescono a pagare gli F24. Vai alla Caritas dove sei ben felice che accolgano gli extracomunitari ma ti trovi molti dei tuoi. Spulci i concorsi per netturbino e ci rovi moltissimi laureati. Vai fuori da un liceo e origli una conversazione “L’ho lasciato. Ma non gliel’ho ancora detto perché il cellulare non aveva campo“. Relazioni d’oggi.
Bene signori. Noi siamo qui per fare la nostra parte. Concretamente. Cosa? Sussurrano che siamo troppo dorotei? Fossimo nati trent’anni prima forse. Ora siamo solo figli del nostro tempo che vogliono costruire il futuro del Trentino!! Le linee di indirizzo politico, il messaggio originale emerso oggi, caratterizzano in termini forti nostro partito: territoriale in primis e da terza via per quanto riguarda lo spazio politico.
Finchè ci sarà caratterizzazione del messaggio, persone che lo tengono vivo e lo fanno evolvere e un popolo che vi si riconosce, possiamo affermare certezza che il vero atto di coraggio sia quello di continuare sulla nostra rotta.
 Finisce
Brava Donatella! Buon 8 marzo, auguri sinceri a te e a tutte le Donne-Dominae!
IL TRENTINO CAMBIA (il) PASSO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Marzo, 2015 @ 5:27 pmDetto altrimenti: il 6 dicembre 2011 pubblicavo il mio primo post: “Il Trentino che vorreiâ€. Oggi, 1952 articoli dopo,  parlo del Turismo che vorrei …  (post n. 1953)
Post 1953, anno 1953 – De Gasperi viene “scaricato†dalla DC perché contrario ad un riavvicinamento alle destre ex fasciste. Enrico Mattei crea l’ENI.
Innanzi tutto, credo che sia chiarificatore l’intervento di apertura di Donatella Conzatti.
Inizia
Grazie, per aver scelto di essere con noi oggi! I nostri relatori ci condurranno, questa mattina, in un’analisi socio- antropologica dei cittadini trentini, considerati come singoli e nelle loro varie forme di aggregazione. Desidero quindi svolgere il mio compito di introduzione alla loro analisi, con una riflessione sulla forma partito più idonea a riaggregare le persone attorno ad una forte idea di futuro. Già a fine 2013, durante i lavoro di preparazione dell’evento CAMBIA PASSO 1, ci eravamo resi conto che il modello del “partito degli amministratori†non permetteva di colmare la distanza tra cittadini e palazzo e confermava invece la coincidenza tra potere/responsabilità di governo con quello delle scelte politiche. Così facendo si era, nei casi più estremi, tolta la politica dalle scelte amministrative oppure, contemperando la coincidenza tra governo e politica, si era però annullato il sano contraddittorio democratico all’interno dei partiti e la salutare capacità di pressione e controllo dei partiti rispetto alle scelte di governo. Serviva cambiare passo rispetto a questo assetto. Con l’obiettivo di:
- riavvicinare i cittadini alla politica partitica intesa come associazione in grado di far emergere modelli di sviluppo caratterizzati da valori di riferimento;
- ridare dignità ad un popolo al quale si riconosce la capacità di influenza dominante, per il tramite della mediazione all’interno dei partiti, sulle scelte di governo ed amministrative;
- rendere un popolo consapevole della propria facoltà di controllo;
- rendere un popolo responsabile del proprio ruolo di energia costruttiva.
La realtà con la quale oggi abbiamo a che fare ci regala invece un popolo che, privato della capacità di influenza si ritira negli estremismi, nel rancore e nell’opposizione anche violenta, come la manifestazione fascioleghista di Piazza del popolo di una settimana fa ci conferma. Per svolgere il nostro ruolo di partito utile nel tempo, attuale ed innovativo nel messaggio, ribadiamo che per noi i livelli di azione non possono essere solo due: cittadini – palazzo ma tre, cittadini – partiti – palazzo. Abbiamo riaffermato la forza costruttiva dirompente dei polmoni intermedi: i partiti. E con ciò mettendo in discussione il modello leaderista che prima con Berlusconi ed ora con Renzi, Grillo e Salvini domina a livello nazionale. Un modello maschile e verticista che attribuisce al popolo il ruolo passivo limitato di un like/mi piace o al più di un ragionamento chiuso in un tweet di 140 caratteri. Quindi, per riavvicinare i cittadini alla politica, il partito ha attivato tavole rotonde territoriali aperte, in cui esperti del settore e cittadini potevano confrontarsi con l’obiettivo di conoscere, creare massa critica, abitudine al libero arbitrio, capacità di autovalutazione delle proposte. Per ripristinare l’abitudine del partito ad essere lobby d’influenza e di controllo delle scelte di governo, abbiamo creato dei laboratori tematici permanenti, come quelli in cui si dibatterà oggi pomeriggio.
Spazi, nei quali fare emergere idee evolutive mettendo a confronto mondi, punti di vista e competenze diverse. Con l’obiettivo non solo di migliorare il modello esistente ma di elaborare un nuovo e migliore modello da suggerire alle istituzioni. Il lavoro è impegnativo e contrastato.
Da una parte, il partito semina libero arbitrio, insinua il dubbio che l’autonomia senza autoresponsabilizzazione sia un concetto astratto. Affermando per contro con decisione che Autonomia è in primis, rendersi autonomi, nel pensiero, economicamente, nelle libertà di scelta. E quindi prima di riscrivere giuridicamente il III° Statuto dell’autonomia diciamoci che per riscrivere la costituzione di un popolo, quest’ultimo deve percepirsi come tale e quindi parte propulsiva di un progetto di ridefinizione delle proprie regole di convivenza.
Dall’altra, il sistema consolidato lavora per ripristinare la comoda sensazione di un popolo, che la sicurezza e la rassicurazione possano essere garantiti da un soggetto diverso ed esterno da ciascuno di noi. Il messaggio del “sta tranquillo ci penso ioâ€. Diciamoci la verità : non è più il tempo per stare tranquilli. Perché la capacità del tessuto economico di sostenere un territorio si sta indebolendo, la coesione sociale si sfibra e la capacità delle persone di fare comunità lascia spazio all’individualismo e il territorio non riesce più a garantire opportunità ai giovani, specialmente quelli più qualificati, che si trovano a concorrere in Trentino per un posto da operatore ecologico!
La necessità di rivitalizzare un territorio si scontra, anche politicamente, con la necessità di troppo pochi di automantenersi nei propri ruoli. Uno scontro che genera conflitti profondi, tra generazioni, tra generi, tra innovatori e conservatori. Uno scontro quotidiano che negli ultimi mesi viene plasticamente rappresentato sui quotidiani locali.
Ma attenzione, sono proprio coloro che si pongono ora come “salvatori della patria†i primi a creare i presupposti per evitare di accompagnare l’evoluzione, ma anzi ad alimentare un conflitto che permette loro di rinforzarsi nel ruolo, salvifico e paternalista. Una spirale negativa che lascia nel contempo non solo una generazione ma anche un territorio privo di nuove opportunità per rilanciare se stesso.
C’è di che essere delusi? Forse si! Ma senza mai lasciare spazio alla rassegnazione e al pessimismo. La voglia di futuro prevale. L’energia generativa non si ferma, trova solo altre vie.
La resilienza (la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà ) è una qualità che proviamo a trasmettere in modo virale ad una generazione con l’esempio quotidiano.
Perchè la parola suona, ma l’esempio tuona!!
Questa testimonianza vuole essere una traccia viva, utile affinchè il giornalista Piergiorgio Cattani ci guidi nella analisi – anche critica – del Sistema di potere in Trentino, il Prof. Luca Mori ci conduca nella Sua riflessione sul conflitto generativo in politica e affinchè il Prof. Delai ci aiuti a comprendere come la saldatura popolo – (partiti) – palazzo sia indispensabile per la riscrittura del Terzo Statuto dell’Autonomia. Parlando di resilienza e di opportunità di un territorio ascolteremo le esperienze di chi in Trentino è nato e cresciuto ma che ha dovuto costruire altrove la propria fortuna e missione. Ascolteremo i suggerimenti che vorranno dare a noi, noi che desideriamo trovare la nostra missione qui. Buon lavoro a tutti. E proprio perché è la vigilia della Giornata internazionale della donna, a tutte soprattutto alle amiche “resilientiâ€.
Finisce.
Salto l’ampio dibattito, salvo poi riportare separatamente in post successivi, singoli interventi. Espongo qui due interventi “tecnici”, il mio e quello di Giuseppe Panizza.
Inizia
Prendo lo spunto del convegno odierno dell’ UPT, Unione per il Trentino, dal Titolo “Il Trentino cambia passo†e pubblico due interventi in materia di turismo: il mio e quello di Giuseppe Panizza.
Il mio intervento
Buongiorno. Avviso che da questa sera stessa troverete il testo del mio intervento sul mio blog www.trentoblog.it/riccardolucatti alla voce “Il Trentino cambia passo†e che ne chiederò la pubblicazione sul sito dell’organizzatore UPT. Ho qui i biglietti con il riferimento preciso.
Innanzi tutto espongo brevemente i concetti di fondo che dovrebbero stare alla base dei ragionamenti in materia di management, anche turistico.
- Non “migliorare l’attuale turismo Trentino†bensì realizzare “il migliore turismo Trentino in assolutoâ€.
- Autonomia trentina anche nel turismo, come “carattere†ovvero capacità creativa originaria.
- Managerialità nel turismo. Il mercato del turismo si muove: occorre trasformare una necessità in una opportunità .
- Non più autoreferenzialità .
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Non dobbiamo avere paura di avere idee, di proporle e di provare a realizzarle. Forse perché non abbiamo idee nuove o temiamo di dire cose scontate o irrealizzabili, troppo spesso andiamo a rimorchio dell’esistente. E anche quando abbiamo un’idea nuova, spesso – per nostra incapacità o pigrizia o per timore che poi non sia finanziata – non la organizziamo fino a farla diventare un vero e proprio progetto. Quindi, innanzi tutto dobbiamo avere idee nuove e trasformarle quanto meno in pre-progetto credibile e quindi potenzialmente finanziabile dal pubblico e dal privato. Basta con gli ammiccamenti o con dichiarazioni distratte e superficiali che non sanno andare oltre una generica affermazione di intenti.
- Diamo sempre centralità ad ogni idea-problema anche se poi non siano in grado di dare subito la stessa centralità anche a tutte le loro soluzioni.
- Non accettiamo più l’ atteggiamento mentale di chi vuole far concentrare l’attenzione sul “suo†problema come se fosse l’unico, rifiutando di inserirlo all’interno della graduatoria delle priorità .
- Anche se poi si è costretti dalla limitatezza dei mezzi a fare scelte di priorità , non abbandoniamo mai la visione d’insieme di tutti i problemi e la revisione permanente del loro ordine di priorità .
- Il punto principale non è tassa di soggiorno si/no, detassazioni varie si/no, acquisto di spazi pubblicitari si/no, bensì il marketing di prodotto, ovvero il perfezionamento dei prodotti turistici già offerti; la creazione di nuovi; l’offerta del tutto alla clientela in modo efficace.
 Entro ora nel vivo della mia esposizione articolata su tre punti:
- Â Alcuni nuovi prodotti turistici
- Gestione, finanziamento, promozione
- Due progetti concreti e attuali: Â lago, monti
1 – Alcuni nuovi prodotti turistici
 1 –Le molte reti trentine non ancora del tutto attivate e vendite come tali
Arte: affreschi dei Baschenis; Chiese (che vanno censite e “venduteâ€- si veda la splendida chiesa dell’Immacolata di Riva del Garda, inspiegabilmente non venduta con regolarità – v. carenza dell’impianto di illuminazione!);- Agriturismo: malghe anche in quota;
- Natura: i canyon;
- Storia: i castelli;
- Piste ciclabili. Valorizziamo l’azione delle nostre associazioni (FIAB; UISP, etc.). Occorre gestire unitariamente il nostro sistema di piste ciclabili, uniformando e completando la segnaletica, la rete dei bicigrill, il raccordo con il sistema bolzanino e veneto. Occorre completare al più presto i collegamenti fra le varie piste (Valle dell’Adige, Valle dei Laghi, Valsugana) evitando che tutto si riduca a ditte di fuori regione che vengono a far business sulle piste create e manutenzionate con le nostre risorse: Trento BikeCity,  Trentino BikeLand!
- Scuole Superiori Trentine: Mountain Bike; Volo a Vela; Parapendio; Elicotterismo da Montagna; Sci di Fondo; Alpinismo; Sci alpinismo; Escursionismo; Soccorso Alpino; Cultura Amatoriale Agricola dell’Orto e della Vigna (presso agritur), etc..
- Eventi culturali: i Musei-Biblioteche devono diventare un tutt’uno come era in Alessandria d’Egitto nel terzo secolo a. C. (sistema culturale che meriterebbe un approfondimento specifico che mi riservo di fare in altra sede). E poi, mostre, circoli privati, concerti e associazioni private onlus (Associazione Amici della Musica Riva del Garda, Giardino delle Arti Trento), iniziative di circoli culturali privati … tutto in rete! Occorre incentivare, organizzare, cofinanziare e dare centralità a questo importante “motore di turismoâ€.
- Il turismo dei centri storici. Per ogni città e paese occorre cercare di vendere il centro storico di ogni città e paese come se fosse una città murata: bandiere storiche alle porte: partiamo da lì!
I dislivelli, una risorsa non solo in inverno. Tuttavia occorre andare verso la “Trento 2000†sia con il collegamento funiviario al Bondone oppure con quello assai più semplice da realizzare Zambana Vecchia-Fai, con quel che segue …! In Austria esiste già una rete di ben 17 funivie che portano in quota i ciclo – escursionisti e i camminatori per farli planare su di una rete di 660 km di piste ciclo pedonali (Progetto, ormai realizzato, denominato “Tirol Mountain Bike Safariâ€: si veda l’ultimo numero di BC-La rivista della FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, anno 4, n. 5 di settembre-ottobre 2014, alle pagine 36-3). O vogliamo aspettare che Bolzano, dopo la Dobbiaco-Lienz, attivi il Giro dei Passi per le biciclette?- Mobilità e sosta delle auto dei turisti e dei residenti. Quando per otto anni ero a capo della APM di Riva del Garda proposi una tessera unica della sosta per l’intera Regione. Partecipava alle riunioni anche Bolzano, che sta attuando un progetto provinciale. E noi? Tutto si è fermato ad una lettera-indagine che riuscii a far inviare ai Comuni dall’assessore provinciale competente. E poi, tariffe TIR differenziate per fasce orarie sull’A222. Prenotazione dei posti sosta per i pullman turistici come a Siena.
 2 – Gestione, finanziamento, promozione
- Quanto alla gestione. Si potrebbero creare nuove cooperative (giovanili) il cui start up fosse finanziato dal settore pubblico e da quello alberghiero, per l’organizzazione, la gestione e la vendita dei nuovi prodotti turistici.
- Quanto al finanziamento. Si potrebbero ricercare Main Sponsor Privati Cofinanziatori di parti del territorio o di singole iniziative di offerta turistica, come a suo tempo fu la famiglia Agnelli per la stazione sciistica del Colle del Sestriere, ad esempio per la sponsorizzazione di componenti culturali o prodotti/progetti turistici.
- Quanto a Trentino Marketing SpA, essa dovrebbe cambiare molto e
- ridefinire il rapporto con le varie APT;
- promuovere le leggi eventualmente necessarie alla realizzare gli obiettivi sopra elencati;
- realizzare un’unica piattaforma informativa ovvero un’unica banca dati di tutte le manifestazioni offerte (concerti, eventi letterari, eventi sportivi, eventi culturali in genere, sagre, mostre, etc.) alimentabile on line da tutti i soggetti a ciò formalmente accreditati e consultabile on line da chiunque attraverso computer, tablet, telefonino, etc. potendosene estrarre i dati secondo qualsiasi combinazione: ad esempio, quali concerti si tangano in certi orari in una determinata località o quali chiese siano visitabili in quel pomeriggio in tutta la provincia, etc..
 3 – Due progetti concreti e attuali: lago, monti
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A – Lago di Garda: 1) Scuola Superiore di Perfezionamento Velico Classe Crociera, a metà concettualmente e geograficamente fra i Glemans francesi e la italiana Caprera – 2) Mostra Mercato permanente del naviglio minore a vela. 3) Film Festival Internazionale della Navigazione a Vela (sarebbe un unicum in Europa e nel mondo) di cui ho già disponibile un primo ben strutturato dossier. Il tutto pre-ricercando un importante 4) Main sponsor di area che contribuisca a dare alla zona una valenza internazionale anche oltre quella che ha già per le regate veliche e la fiera delle scarpe.
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 B – Montagna: leggo il 28 febbraio e il 3 marzo sul Corriere che la Provincia vuole investire sui sistemi delle stazioni sciistiche, e mi sta bene. Solo che a mio avviso l’operazione di razionalizzazione e finanziamento non potrebbe essere mirata soprattutto o esclusivamente ad accorpare le diverse società “partecipate e trentineâ€, quanto bensì anche ad intervenire sulla loro strutturazione societaria e operativa in bacini funzionali omogenei indipendentemente dalla loro natura pubblica, privata o trentina.
 E allora parliamo delle stazioni sciistiche trentine. Quelle “basse†e quelle “alteâ€. La crisi di neve ed economica della clientela invernale rischia di compromettere l’equilibrio economico di quelle “basseâ€. Ed allora investiamo la clientela “estiva†degli impianti: ciclisti e pedoni “da discesa†soprattutto sulle stazioni “basseâ€, e valorizziamo al massimo le potenzialità invernali di quelle “alteâ€: in particolare del Passo del Tonale – Ponte di Legno.
 Infatti il 2014 è stato l’anno più caldo degli ultimi 150 anni, ed allora … il Trentino non cambia solo passo: il Trentino deve anche cambiare il Passo … quello del Tonale – Ponte di Legno!
Circa 25 anni fa io stesso, in qualità di Direttore dell’ ISA presieduta da Bruno Kessler ero stato da lui nominato Presidente delle nostre due società impiantistiche del Passo (Sirt e Grandi Funivie Passo Paradiso). In tale veste – sviluppando l’ennesima intuizione di Bruno Kessler – realizzai la prima fase del salvataggio e rilancio del turismo invernale del Passo, riunificando le nostre società , costituendo l’attuale Carosello Tonale SpA, alleggerendone l’indebitamento e cedendola agli operatori della zona per una gestione “localeâ€. Quindi 1) meno debiti; 2) riunificazione; 3) gestione locale.
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Subito dopo una persona qui presente che mi piacerebbe che prendesse la parola dopo di me, titolare di un Hotel al Tonale, maestro di sci, Istruttore e allenatore nazionale (Marc Girardelli!), già Presidente della Carosello e AD della Paradiso, istruttore di istruttori, attuale consulente di numerose stazioni sciistiche lombarde fra le quali Foppolo –  parlo di Giuseppe Panizza - si fece carico di realizzare con successo la seconda fase del rilancio, realizzando ulteriori accorpamenti, investimenti e sinergie gestionali.
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Oggi a mio avviso dobbiamo tutti ascoltare la sua idea per la terza fase di sviluppo dell’area: riunificare le tre attuali società funiviarie del passo. Ascoltiamo Giuseppe Panizza, perché dobbiamo trasformare una nostra comune idea antica ma attuale in un progetto. Le persone che possono gestire “in loco†questo progetto ci sono. I termini del progetto sono i seguenti: riunificare le tre attuali società impiantistiche, razionalizzare e investimenti e gestione, ridurre i costi, aumentare la potenzialità di attrazione dell’intera area, porre le basi per finanziamenti europei interregionali Lombardia-Trentino. Il tutto magari attraverso un’unica Società , magari in Accomandita per Azioni nella quale agli Azionisti di maggioranza sia ovviamente lasciata la maggioranza dei dividendi, e agli Azionisti di minoranza – locali – sia lasciata la gestione. Ecco perché chiedo agli organizzatori di chiamare a parlare Giuseppe Panizza.
Rovereto, 7 marzo 2015 – Riccardo Lucatti
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 Intervento di Giuseppe Panizza
Buongiorno a tutti. Innanzi tutto, nel ricordo di Bruno Kessler, ringrazio l’amico Riccardo, socio promotore e fondatore della “Carosello Tonale SpA” e ideatore anche del nome stesso della società ,  per avermi coinvolto in questa iniziativa e avermi dato modo di esporre le mie idee sulla gestione unificata ed unitaria delle società di impianti funiviari del Passo del Tonale – Ponte di Legno. Innanzi tutto alcuni dati:
- Dislivelli: da 3000 m. del Presena ai 1.200 di Temù;
- Posti letto: Ponte di Legno, Temù, 20.000 – Al Passo: 5000;
- Società impiantistiche:
- Carosello Tonale, a maggioranza di capitale pubblico trentino, fatturato circa 6,5 milioni, bilancio in sostanziale pareggio;
- Sit, a maggioranza di capitale pubblico Lombardo, fatturato circa 7 milioni, utile circa 0,5 milioni grazie al contributo di ricavi delle sue attuali centraline idroelettriche (+1,8 milioni), in procinto di attivarne una ulteriore;
- Sinval, privata, fatturato 2- 2,5 milioni.
Un esempio negativo delle “gestioni separate†delle diverse società : la Carosello sta realizzando il secondo tronco della funivia che sale al ghiacciaio: dal Passo Paradiso (m. 2.550) alla base della Cima Presena (m. 3000 m.). Ciò raddoppierà gli incassi degli impianti attuali (seggiovia+ancore) ma potrebbe indurre la SIT a progettare ulteriori impianti  per cercare di pareggiare l’aumento degli incassi altrui. Il che – se realizzato all’interno di una pianificazione con coordinata – sarebbe una improduttiva e antieconomica rincorsa verso una concorrenza interna al sistema.
L’alternativa è riunificare le tre società . Ciò consentirà di:
Trasformare una dannosa e non produttiva concorrenza interna in una concorrenza esterna, ovvero in una concorrenza nei confronti delle altre stazioni sciistiche;- elevare di molto lo standard del comprensorio Passo del Tonale – Ponte di Legno;
- unire la funzionalità e attrattività delle nostre altitudini alla potenzialità d’utenza e finanziaria lombarda;
- creare una sinergia funzionale interna consentendo di concentrare energie e risorse sul  collegamento a monte Valbiolo –  Bleis;
- dotare la parte terminale inferiore della pista “Alpino†di una deviazione verso destra, verso la stazione intermedia della cabinovia che Sale da Ponte di Legno, la cui potenzialità va aumentata;
- riattivare la Seggiovia Alveo Presena;
- ottenere forti risparmi gestionali;
- accedere a contributi interregionali;
- aumentare l’impiego di manodopera locale;
- generare utili da destinare a dividendi e a investimenti.
CONCLUDO. Io sono assolutamente documentato rispetto a ciò che sto affermando ed inoltre credo fermamente che in loco vi siamo le persone adatte a farsi carico della trasformazione di questa idea in progetto e del progetto in una realtà e da questa sede propongo che la politica di faccia carico di dare il suo imprimatur ad una iniziativa che trasformerà il turismo del Passo del Tonale – Ponte di Legno in un turismo di primissimo livello in ambito internazionale. Infatti mentre tanto di parla di Europa, Euregio, Comunità di Valle …. perchè non attivare un progetto transfrontaliero biprovinciale fra Trento e Brescia? Ne avremmo tutti da guadagnare. Ai miei concittadini trentini ad alla politica trentina dico: l’alleanza con i Lombardi non è da temere, è da ricercare!
Rovereto, 7 marzo 2015Â – Giuseppe Panizza
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SCIANDO E SCIANDO …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Marzo, 2015 @ 2:33 pm
Detto altrimenti: … che male ti fò? Nessuno, anzi …   (post 1952)
Post 1952, anno 1952 – Nasce la CECA, Comunità Europea carbone e Acciaio, il primo passo verso un’Europa unita.
Pochi giorni fa. Sono sulla pista del Bleis, al Tonale. Il mio amico Giuseppe Panizza (foto) mi dice: “vedi … qui c’era sempre poca neve … il vento la spazzava via. E’ bastato collocare quella palizzata di legni grezzi, quasi una staccionata per le pecore senza nessun impatto ambientale, ed ecco che la neve si ferma, si accumula e il problema è risoltoâ€.
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Questa mattina. Ieri no, vento a 120 kmh. Ma questa mattina è tutto ok. In cima alla Paganella un po’ di vento c’è, ma niente di speciale, tuttavia quel tanto da spazzare la parte alta della posta. Mi fermo, guardo, penso al Tonale: anche qui basterebbe una “staccionata Panizza†…
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Scio. Sulla seggiovia accanto me due sciatori. Che accento strano, penso … questi sono piemontesi. Sono molto interessato perchè io a Torino ho vissuto e lavorato ben cinque anni per non contare del precedente periodo quale AUC presso la Brigata Alpina Taurinense. E sciato tantissimo: avevo la casa a Cesana Torinese, al centro della Via Lattea … mi chiedo: come mai dei Piemontesi vengono a sciare qui in Trentino? Attacco bottone: mi faccio avanti. “Ca scusa ne monsù, ma chiel l’è piemuntes?â€. Uao … bingo, ho fatto centro! Sono di Cuneo e … non conoscono le piste della Paganella! Detto fatto, dai che sciamo insieme!
Insomma, io ho rispolverato quel poco di dialetto piemontese che è rimasto in me, insieme abbiamo parlato delle piste da sci piemontesi, francesi, trentine e sud tirolesi, delle valli del Cuneese, della Val Maira, dei paesi di Chiappera e Acceglio … della Torre Castello e della relativa Rocca … del Corno Stella … delle Alpi Marittime, luoghi delle mie scalate giovanili. Ho illustrato  loro le cime del Brenta: la Tosa, il Campanile Basso, quello Alto, la Sentinella, gli Sfulmini, la Torre … Insieme abbiamo fatto di volo le Olimpiche 1, 2, 3 tutte filate! Ottimi sciatori, padre (61 anni) e figlio, circa … facciamo …  trentadue, già papà di due bimbi. Mi dicono di avere sciato due giorni al Tonale, due a Campiglio ed ora ne stanno sciando due in Paganella, che – a detta loro – non fa rimpiangere le altre stazioni.
Sono le 12,15. Ho iniziato a sciare alle 08,30 anche perché devo rientrare presto … la mia nipotina ha la febbre e voglio passare a salutarla. Mi congedo, consegno loro un biglietto da visita del blog. Chissà se leggeranno questo post, chissà se si faranno vivi. Ci siamo lasciati con un “ciarea né monsu†ma poi con saluto in dialetto piemontese stretto, una parola che non ha vocali: “rvdz†che vuol dire “arrivederciâ€!
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MARCELLO FARINA COMMENTA NADIA IORIATTI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Marzo, 2015 @ 6:58 pm
Detto altrimenti: qualche post fa scrissi del libro di Nadia Ioriatti “Io tinta di aria†presentato da Marcello Farina al Circolo Culturale Rosmini di Trento. Sullo stesso tema trovate ben di più nel blog di Mirna, www.trentoblog.it/mirnamoretti  (post 1951)
Post 1951, anno 1951 – Guerra in Corea, alluvione in Polesine, l’Italia ammessa all’ONU senza diritto di voto. Io, a Genova, frequentavo la terza elementare.
Basta così, direte voi, E invece no. Infatti il libro di Nadia meritava la sbobinatura del commento di Marcello Farina, con il che gli eventi letterari-di introspezione umana sono due: il libro di Nadia ed il commento di Marcello, qui di seguito.
Inizia
Buonasera a tutte e tutti voi, in modo particolare alla Preside (Prof. Lia de Finis, n.d.r.) che ci ospita questa sera e in modo particolare poi a Nadia Ioriatti che ha scritto questo testo autobiografico che merita certamente la nostra attenzione. Anche qui, ma credetemi non è per fare un discorso retorico, non sono all’altezza di percepire tutta la ricchezza che è contenuta in questo testo che è l’esperienza di una donna che ha saputo percorrere un sentiero, quello della sua vita, che è carico di umanità da un lato e dall’altro lato anche di imprevisti, momenti in cui proprio l’umanità viene chiamata a rendere conto a se stessa. Quindi ecco … voi prendetemi per quello che riesco a dire, poi sentiremo direttamente Nadia.
Comincio con un passaggio molto semplice: ho cercato di spiegarmi che cosa volesse dire il titolo di questo scritto di Nadia. Esso è un titolo splendido che lascia l’immaginazione capace di indagare cosa esso possa significare.
A prima vista un richiamo a un colore che non c’è: l’aria non ha colore, quindi a indicare una sorta di indecifrabilità costitutiva della persona stessa, qualcosa che lei non vuole esplicitamente comunicare, un voler lasciare il lettore nel vago, nell’indefinito, il proprio desiderio – in pratica – di non esplicitare fino in fondo la propria umanità , e quello del lettore di incontrare l’autrice di questo “arioso†testo. Ma forse questa interpretazione è forse quella meno valida.
La seconda interpretazione è un’altra: il voler anticipare, già da subito, la caratteristica di un’esistenza “mobile†come il vento, come l’aria, si potrebbe dire “inafferrabileâ€, per chi fosse abituato a “classificareâ€, cioè a cogliere entro schemi precostituiti la vita altrui. Questa tentazione che tutti portiamo con noi di voler dire “ah, quello è così, quella lì è così†per dire … questa inafferrabilità … e dall’altra parte una trasparenza per non fare da ostacolo al guardarsi dentro e a lasciarsi guardare dentro: la fine di una ipocrisia si potrebbe dire così. Ecco questo è quello che io colto nel titolo che è così bello e poetico per suo conto. Per conoscere Nadia Ioriatti – si potrebbe dire – si deve accettare di rincorrere il vento e lasciarsene trasportare senza voler predisporne le traiettorie:  improvvisi slanci e anche le rare pause di quiete.
Mi piace presentare questo testo seguendo all’inizio quanto scrive Piergiorgio Cattani nella prefazione del libro. Cattani ci invita a entrare in punta di piedi nella vita di Nadia e questo è molto bello, in punta di piedi, senza voler ingombrare in qualche modo l’entrata della coscienza, poi sostare sulla soglia. Anche questa immagine è meravigliosa per lasciare che compaia l’interiorità , l’intimità di chi ha scritto questo testo con una grande capacità di ascolto e di accoglienza di quello che lei ci presenta. Ciò che l’autrice ci mette davanti e che ella chiama romanzo – e questo può sfuggire: è una storia vera, non è un romanzo – ecco sono i corsivi, li chiamo così, sono trenta corsivi esistenziali scritti con uno stile semplice e immediato sincero. Brevi squarci di una vita che chiamo – ma in senso profondo – una vita intricata da molti fili di cui se ne possono scegliere almeno tre.
Il primo l’intreccio fra la sua storia personale così ricca, così drammatica come potrete sentire, come potrete leggere, e il mutamento della società dagli anni sessanta ai nostri giorni. Ecco questo primo intreccio tra la storia personale e le mutazioni del costume dell’atmosfera in cui tutti noi siamo vissuti che ha reso drammatica la sua infanzia, la sua adolescenza, la sua vita iniziale e dove ha costruito la sua personalità .
Il secondo, lo sguardo di donna con le sue coordinate particolari, c’è una traccia potente in questo senso, quella di una donna che è capace di rivendicare una originalità nel guardare alla vita che è davvero straordinaria.
Ed infine un atteggiamento nei confronti della malattia che l’ha colpita, che come leggerò anche più avanti la prende piombandole addosso inesorabilmente. Ecco questi tre tratti mi sembrano che possano aiutarci a leggere questo racconto che lei chiama appunto romanzo.
Vorrei qui citare un attimo, proprio per dare l’idea anche di questa storia che lei racconta che è la sua storia, leggervi un piccolo squarcio del libro: Nadia nasce e vive in una piccola città di provincia (è Trento questa città ). “Bastardo postoâ€, canterebbe Guccini (di questo termine lei si appropria, diventa quasi l’atmosfera entro cui lei si muove nel ristretto mondo cittadino). Nel libro si incontrano bozzetti di luoghi degradati, storie di un passato rimosso o da rimuovere, ombre tenebrose che popolano il fondo dell’anima. Come per esempio l’ educazione familiare di Nadia fondata sul dovere, sulla rassegnazione, sulla paura anche di poter essere felici. La vicenda del padre (che è poi il filo conduttore mi permetterà di dire Nadia di tutto il racconto, è proprio come il filo che guida questa esperienza umana) sopravvissuto al campo di concentramento di Mauthausen e poi morto improvvisamente ancora in giovane età , è presente come un presentimento oscuro. Padre amatissimo ma poco conosciuto, madre forse irraggiungibile. Si profila così un conflitto generazionale muto tra le pareti domestiche, ma gridato oltre quelle mura protettive e insieme oppressive, per esempio nella contrapposizione tra quartieri ricchi e quartieri poveri, nella trasformazione dei costumi, nelle prime esperienze del mondo adulto.
Il testo – e questo è anche molto significativo – comincia con un funerale e con un tramonto diventato rosso. Provate a immaginare l’emozione che portano questi due eventi completamente diversi: un buon presagio – in senso ironico – si potrebbe dire. E poi la fame di sapere, la molta fantasia, e nello stesso tempo i pochi stimoli intorno. Qui vengono a incontrarsi le prime esperienze anche legate al contesto in cui Nadia vive, casa e chiesa, scuola e catechismo. Sono tracce molto importanti per lei, perché, nello stesso tempo in cui le vive comincia un travaglio interiore che è parte integrante del testo stesso. Non solo la casa come si diceva per via di questo padre che aveva già un’esperienza di dolore e una madre inafferrabile, anche la religione, la chiesa vissute sin dall’infanzia come un momento in qualche modo che non potesse dare, a questa bambina che incominciava a vivere, quella felicità che lei desiderava.
Un mondo monotono e moralistico che la segnerà tutta la vita, per quella che ha vissuto fino a questo momento di sicuro, una religione invadente e moralistica. Ecco mi preme mettere davanti un bellissimo episodio di Nadia – sono un prete posso riferirmi anche a questi piccoli passaggi – va a confessarsi ed è tutta orgogliosa di confessare peccati impuri non commessi, solo per il gusto di contraddire, naturalmente suscitando l’interesse da parte del confessore che voleva sapere dove, quando e quanti. Ecco, per dire, uno degli aspetti che mi ha colpito e che fa anche da filo conduttore. Lei dirà esplicitamente nel testo “non sono credente†ma alla fine della storia non c’è una conversione ma c’è come se l’aria si fosse fatta rarefatta come se in qualche modo un piccolo squarcio di azzurro si fosse aperto: una visita a Lourdes non voluta, accondiscendendo amici, che però in un qualche modo le lascia un piccolo spunto di riflessione. Ho toccato questo punto perché mi pareva che fosse uno di quelli importanti di tutto quello che Nadia racconta.
In questo mondo, in questa realtà , quello che compare costitutivo – se così posso dire – è l’elogio della lentezza non alla maniera politica di Alexander Langer – autore che amava la lentezza – ma nel senso della monotonia, si potrebbe cambiare la parola lentezza con monotonia e con grandi sensi di colpa. In questo luogo, in questo tempo della lentezza, alcune immagini emergono, come dicevo prima: la figura del padre che è fondamentale in questo racconto, una presenza viva, ammirata, sognata, desiderata in certi momenti. Poi l’altro aspetto, lei lo intitola “Noi del confine†per indicare la nascita della prima coscienza sociale: dai quartieri ricchi ai quartieri poveri, l’esperienza dell’ingiustizia insita nella differenza sociale e poi l’idea di essere – si potrebbe dire – superflua, di non avere un posto suo in cui poter esprimere la propria identità . In casa per lei non c’era un letto precostituito: quando nasce suo fratello e diventa grande lei ha come letto il divano del salotto. Quindi è sempre provvisoria, deve aspettare che tutti vadano a dormire, che spengano la televisione. Anche questo sentimento di non essere mai – in qualche modo – in un contesto che l’accetti pienamente, in “un posto mio dove stareâ€, una sensazione che merita di essere ricordata. E poi la domanda tipicamente adolescenziale “Per che cosa ero portata io?â€. E anche qui mi permetto ancora di leggere: “E io? Per cosa ero portata io? Ero complessata e insicura. Mi sentivo goffa e mal vestita. Mi guardavo e mi sembravo di non riconoscermi: Il mio corpo, passato dall’infanzia all’adolescenza, ero motivo di grande preoccupazione. Tra i ragazzi delle medie, mi piaceva Francesco, uno spirito artistico in erba, capace di emergere nella massa. Sicuramente di statura ma in realtà era ancora bambino, più interessato a giocare a calcio che a quelle femminucce smorfiose. Cominciavano a girare le prime minigonne ed eravamo in molte a arrotolare la gonna in vita in modo che si accorciasse. Avevo osato anch’io quel giorno, e durante l’ora di tedesco i maschi lo avevano notato. Francesco, dalla fila opposta, mi stroncò subito, scandendo a mezza voce: “Hai le ginocchia da calciatoreâ€.
Sono piccoli segnali di vita davvero che meritano la nostra attenzione. Ecco, questo per quanto riguarda il primo momento quello che ho chiamato dell’infanzia e dell’adolescenza.
Poi a vent’anni il momento della svolta da questa vita individuale, lei chiama questo momento “Matrimonio mosso†per dire con questo vocabolo, con questo verbo “mossoâ€, in qualche modo “disturbatoâ€. Ecco, l’idea che è stato un disturbo. E poi restare incinta: matrimonio mosso, e qui scopre tutta l’ipocrisia dei tempi per lei che vuole essere aria, trasparente. Queste sono le contraddizioni che emergono in ognuno di questi trenta racconti – paragrafi di cui è composto il suo testo. Ecco, matrimonio, strada obbligata per chi è rimasta incinta: “No, non cominciò beneâ€. Questa idea l’accompagna per tutta la vita successiva.
Lei chiama “casaclima†usando un vocabolo recentissimo per dire il clima della casa di quell’epoca. Questo gioco di parole è molto significativo: il clima dentro le case, intendo per clima l’umanità , l’atmosfera dei rapporti umani, fra canzoni e grida scomposte. E poi le gravidanze: Nadia ha due figli che ama tantissimo. E per concludere questa parte, la sorpresa. Detta così potrebbe sembrare l’occasione di cambiare vita. E invece qui la sorpresa del male che incombe perché aumenta il dolore e con esso l’inquietudine. E’ l’otto marzo di un anno che lei ricorda, lei può esprimere questa parola: “Meglio una verità che uccide a una bugia che illude†parola che pervade tutto il suo libro. Ho già accennato a questo filo conduttore: il rifiuto di qualsiasi ipocrisia. Ecco anche qui ho scelto un piccolo brano da leggervi:
“Sono qui per chiarire. Mi aspetto qualcosa di serio, forse un intervento delicato ma risolutivo. A metà strada tra il coraggio e l’incoscienza dichiaro al medico: meglio una verità che uccide a una bugia che illude! E lui estrae lentamente la pistola e mi spara un colpo dritto al cuore. Sclerosi multipla. Muoio restando, scappando immobile, urlando muta, sbarrando gli occhi chiusi. Mi tocca un braccio: “Stia calma, stanno sperimentando nuove cure. Si può convivere. Deve reagire. Voi donne trentine siete molto forti!†Il campanilismo mi sembra una magra consolazione. O ci sarà una geografia delle reazioni a choc da malattie gravi? Fuori, alle mie spalle, qualcuno aveva taciuto. Non ho mai assolto quel silenzio. Non sono donna che delega, convinta del mio diritto di sapere. E poi una malattia così non si può nascondere. Enorme spossatezza, paralisi, debolezza alle gambe, andatura malferma, vertigini, scosse elettriche a piegare il collo, dolori profondi simili a una morsa che tortura, formicolii… poi tanto altro ancora. Smetto di elencare perché il solo riandare a cosa iniziava ufficialmente – e sarebbe stato da allora una convivente tiranna – è inutilmente doloroso. Sono uscita da quell’ambulatorio con mille anni addosso, passando impietrita tra i pazienti divenuti compagni di battagliaâ€. Grande sincerità come vedete ed è questo il bello di questo testo.
Ecco, ancora c’è al racconto 17 “Voglio una vita estemporaneaâ€. Agli appuntamenti con il destino, dice Nadia, mi sono presentata – e anche questo è un passaggio che mi piace sottolineare – qualche volta in anticipo, qualche volta troppo tardi.
Non è forse la nostra vita? Non è quello che capita a tutti? Di trovarci qualche volta in anticipo agli appuntamenti che la vita ci offre, quindi di non incontrarli mai. Oppure troppo tardi, sono già passati. Per questo che c’è una vena di umanità così interpretativa di quello che capita a tutti noi. E’ davvero interessante: “sono arrivata troppo tardi, sono arrivata troppo prestoâ€.
C’è anche un altro bellissimo passaggio, quando Nadia nelle condizioni della malattia si ritrova a parlare della gabbia come condizione preponderante: gabbia la casa, con tutte le sue restrizioni, e gabbia il corpo, ecco due gabbie che l’accompagnano in qualche modo. E proprio per questo lei dice: “sono molte le case che abitano dentro di me. Case, gabbie … E qui c’è un bellissimo testo, l’ultimo che vi leggo: “chiamatemi Dolores”. C’è un passaggio che è veramente bello:
“Una memoria di ferro mi permetteva un tempo di non scordare impegni, date, discorsi fatti, libri letti, film visti. Di ricordare perfettamente quello che era indispensabile per la mia iperattiva vita di madre e lavoratrice. … Mai avrei detto che la mia vita avrebbe imboccato un tunnel stretto e buio… Dal mio attuale angolo di lettura quella stessa memoria di ferro è diventata un vero tormento. Un urlo interiore e disperato. Se faccio i famosi due conti a mente mi risultano solo le maggiori difficoltà a fare una cosa rispetto a un certo periodo e il resto è davvero minimo. Lo so che nel manuale della perfetta malata di sclerosi è sconsigliato fare confronti tra prima e dopo. Che è importante concentrarsi su quello che ancora riesce, che la ricerca sta facendo grandi passi avanti e la soluzione è vicina! Mah… sono stanca di illudermi, di sperare che in fondo a quel tunnel ci sia un barlume di luce. …Quanto meno rivendico il diritto al lamento, anche se qualcuno s’infastidisce perché lo trova sterile, inutile, fino a se stesso. Tenendo conto che nei miei panni non può mettersi, mi offro come disabile a noleggio per condividere con me questa umanissima esperienza sempre in discesa. Mica per la vita perché allora sarebbe lui l’eroe: andrebbe benissimo anche qualche domenica. E se pensate che mi si addica, se vi fa piacere, chiamatemi Dolores.â€
Ecco e concludo questa brevissima presentazione che è una ripetizione di questo filo che per me è stato straordinario … ve ne ho già parlato prima, un tentativo di riaprire il capitolo spiritualità e qui mi premerebbe distinguere: la spiritualità di Nadia percorre tutto il libro ed è una spiritualità di grande profondità . Quello che è importante è non scambiare o in qualche modo non confondere la spiritualità con la fede, sono due cose diverse entrambe grandi, qualche volta s’incontrano qualche volta no ma non è un male. Per Nadia questo incontro come vi ricordavo prima è il viaggio offertole da un’associazione a Lourdes, appunto. Anche qui c’è qualche cosa di ironico, tipico di lei: “proviamo anche con Dio non si sa maiâ€, ma detto con una tenerezza infinita questo passaggio. E alla fine, quando sta per andarsene, sembra che Qualcuno le dica: “Benvenuta Principessa! Dio ti amaâ€. E’ un’epokè – si potrebbe chiamare così – una sospensione di giudizio che non incide poi sul resto dell’esperienza ma che diventa ancora una volta un motivo per cogliere la profondità della sua anima. Mi preme sottolineare proprio questo. Ci sono verso la fine alcune parole significative: “sguardo, creatura inquieta, pervasa da eterna insoddisfazione, gli sguardi, i crolli, dentro di me sono piena di macerieâ€: eppure Nadia continua a recuperare le forze per vivere, per motivare. Ed infine questa domanda che lascia a tutti noi e che lei si pone: “Maturità ?â€. C’è questo passaggio che conclude … la famosa maturità … a cinquant’anni si è in piena adolescenza. E mi piace tantissimo questa conclusione.
FinisceÂ
Che altro dire se non: Grazie Nadia, forza, Nadia! Grazie Marcello!
P.S.: commentate anche qui:
http://www.ibs.it/code/9788868760106/ioriatti-nadia/io-tinta-di-aria.html#commenti
UNA TRAGEDIA SFIORATA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Marzo, 2015 @ 3:16 pmDetto altrimenti: per fortuna nessuno stava passando di lì …  (post 1950)
Post 1950, anno 1950: la prima auto italiana del dopoguerra, la FIAT 1400, berlina a carrozzeria portante.
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Trento – Viale Trieste – Oggi, 5 marzo 2015, ore 15,00. Vento fortissimo. Da un palazzo vola una tettoia. Strutture di legno e plastica precipitano in un giardino …
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… Â Â volano sul marciapiede …
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… altre cadono nel fiume Fersina.
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Per fortuna nessuno passava in quei pochi metri interessati: sarebbe stata una tragedia “sulla porta di casaâ€. Io ero passato da poco … Dopo anni di alpinismo, sci alpinismo, ciclismo, immersioni in apnea, traversate veliche … sarebbe stata una bella beffa!
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COMPOSIZIONE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Marzo, 2015 @ 1:34 pmDetto altrimenti: tre nipotine “acquisite” mi mandano un loro lavoro, una loro composizione … (post 1949)
Post 1949, anno 1949 – Firma del Patto Atlantico. Fanfani e il suo piano casa.
Open blog, blog aperto ai post (articoli) altrui. Questa volta tre nipotine – non mie purtroppo, che così la mia Sara avrebbe tre cuginette! – tre nipotine, dicevo, Beatrice, Matilde e Silvia (in stretto ordine alfabetico), saputo del mio blog, mi hanno chiesto di pubblicare un loro intervento, una loro composizione di poesia con arte figurativa. La poesia si intitola “La Ninfeaâ€:
Eccola:
Â
La Ninfea!
Leggera e delicata
la ninfea adorata.
galleggia sull’acqua,
guai se la metti in un acquario.
Tutti i fiori la invidiano,
è bella come una sovrana.
Se ne sta lì tranquilla e beata,
in quel incantevole stagno è nata!
Silvia, Mati, Beatrice
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Che ne dite? Cosa? Volete conoscere l’età di quelle tre signorine? Eh no, ragazzi, semmai saranno i loro nonni a dircela, commentando questo post!
Brave bambine, siete proprio in gamba!
Firmato: nonno Riccardo
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ACCADEMIA DELLE MUSE – TRENTO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Marzo, 2015 @ 6:12 pmDetto altrimenti: or son sett’anni che “accademiamoâ€, ragazzi!   (post 1948)
 Post 1948, anno 1948 – La Chiesa fa propaganda elettorale. Attentato a Togliatti.
Amici, continua la serie delle riunioni del circolo privato “Accademia delle Museâ€. Se scorrete i post, troverete i precedenti. Ieri sera i 45 Accademici presenti hanno dato il benvenuto a due nuove socie: Nadia Ioriatti e Donatella Conzatti. Nadia, giornalista, sta vivendo il successo editoriale del suo primo libro “Io tinta di aria†(Ed. Curcu e Genovese), commentato in maniera assai profonda e positiva da Don Marcello Farina.
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Donatella, commercialista, mamma di tre figli in tenera età , assai impegnata sul fronte del sociale e dei “contenuti†della “Polisâ€, ovvero della Città Stato, ovvero della nostra Provincia, con particolare attenzione al “Problema Donnaâ€. Donatella, che ci invita tutti al forum della Donna, nel quale con Nadia Mazzardis Presidente di Se Non Ora Quando dell’Alto Adige parleremo de I GIOCHI DELL’INFANZIA E LA CULTURA DI GENERE Sabato 7 marzo 2015 (il giorno dopo è la festa della Donna!) ore 14 – 15.30 Polo tecnologico di Rovereto – Via Zeni 8 Rovereto (TN)
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La prima parte della serata è stata molto gioiosa: un concerto di Barbara Bertoldi, del suo violoncello, della sua voce, dei suoi testi. Su questa nostra amica Accademica troverete molte notizie in internet. In questa sede voglio solo sottolineare che si tratta di una Bella Persona (le maiuscole non sono utilizzate a caso), bella sotto ogni profilo, anche quello della creatività , della “capacità musicale a tutto tondoâ€, del canto, della composizione di poesie scritte in prosa, virtù comunicativa. Già , perché molti dei suoi testi sono vere e proprie poesie, anche se non rispettano alcuna regola metrica, alcuna rima: sono pennellate di vita interpretata, trasfigurata ma – se appena si scava un poco sotto l’aspetto apparentemente ludico – seria, vissuta e sincera.
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Uno degli ultimi CD di Barbara, il “Bestiario per violoncello†ci racconta in musica storie umane e di animali (e viceversa!). E’ un CD che vale il doppio, a secondo di chi lo ascolta: infatti è per bimbi ed allo stesso tempo per adulti. A secondo di come lo si sa “leggereâ€.
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Terminati gli applausi e la pausa enogastronomica, eccoci alla seconda parte della serata: preceduta dalla lettura di una poesia di Annie Sexton su una ragazza madre letta da Mariabruna Fait, Verena Depaoli, in “La donna e le ragazze madri dell’800â€. Verena, attivissima mamma di quattro figlioli, è una ricercatrice storica, autrice di oltre dieci testi. Questa volta, aiutata in ciò da Francesca, ci ha esposto alcuni risultati di una ricerca che costituirà il contenuto del suo prossimo libro: le condizioni delle ragazze madri da metà ‘800, sotto l’Austria prima  e poi con l’Italia dopo,  sino ai giorni nostri. E’ emersa una tremenda ipocrisia morale, degna di … anzi .. indegna in qualsiasi tempo e luogo, ma soprattutto ipocrita in una “cattolicissima†Austria e in un’Italia sede del papato. Infatti, la regola era semplice: allontanare la ragazza, levarle il bimbo, curare pochissimo madre e bimbo, soprattutto se “non potevano pagare la rettaâ€. Morale: il 70% dei bambini, nati sani, morivano entro l’anno. Quello che maggiormente mi ha sorpreso nell’ascoltare la lettura dei documenti ufficiali dell’epoca, è che ogni decisione venisse presa dal sindaco e dalla giunta comunale e mai, mai si sia fatto cenno all’ intervento di una qualsiasi autorità religiosa.
 Comunque, this was living too … anche questo era il vivere di “alloraâ€, pensate, un “allora†di soli 150 anni fa. Ecco, a mio avviso, il superamento di certe barbarie rappresenta un salto in avanti, un progresso assai maggiore di quello che divide la locomotiva a vapore dai razzi interplanetari.
 Ed ecco i prossimi appuntamenti, riservati ai Soci Accademici
- Lunedì 13 aprile 2015:– Donatella Taiuti e Cristina Endrizzi in “Omaggio a Domenico Modugno†- Umberto Sancarlo, “L’arte nelle monete della zecca italiana†–  Marisa De Carli, La vecchia Trento: il Torrione e le case Zelgher.
- Lunedì 4 maggio 2015: Flora Vedovelli e la sua arpa + flauto traverso in concerto – Gruppo di lettura discute su “Suite francese†di Irene Nemirovski, coordina Mirna Moretti.
- Lunedì 1 giugno 2015: Concerto degli allievi del conservatorio Bonporti, Sezione di Riva del Garda –Riccardo proietta alcune diapositive di gite FIAB.
- Venerdì 24 luglio 2014: Festa di mezz’estate nel giardino di Cristina Endrizzi.
 Appuntamenti aperti a tutti
-  26 febbraio – 6 aprile 2015, Trento, Duomo, Aula S. Giovanni. esposizione dei quadri “Una Via crucis per Rovereto Sulla Secchiaâ€, dono dell’UCAI Trento.
- Venerdì 6 marzo 2015, ore 17,00, sala della Fondazione Caritro, “Un’ora perfetta†poesie di Nadia Scappini, presenta Paolo Ghezzi e Gianfranco Lauretano.
- Venerdì 6 marzo 2015, ore 18,00, sala Sosat: “Attenti alle Austriache!†Recital di Maria Giuliana D’Amore su due ragazze sedicenni di Ala e Strigno, internate “nel Regno d’Italia†nel 1915 (dai loro diari).
- 3-9 marzo 2015, Torre Mirana – Sala Thun, Via Belenzani, 3 – Tn – Mostra personale “Senza veli†di Rosanna Presacco.
- 7 – 14 marzo 2015, Vicolo dei Birri, 7 “Ancora quiâ€, mostra dedicata a Umberto Postal.
- Venerdì 13 marzo 2015 ore 17,30, Centro Rosmini, Via Dordi, 8, Tn, “30 anni di ciacere en Trentin – Addioâ€. Interverranno Elio Fox e Renzo Francescotti.
- Sabato 14 marzo 2015 ore 20,30, Chiesa di Mattarello, “Perché mi hai abbandonato – Giuda racconta†Recital di Alfonso masi, all’organo Stefano Rattini.
- Domenica 22 marzo 2015 ore 17,00 – Villa mersi- Operetta Mon Amour (Critina al piano: voci: Letizia, Stefano, Giovanna).
- Giovedì 26 marzo 2015, Biblioteca di Trento, ore 17,30, Monologo di Alfonso Masi, “Il Cristo Passoâ€. con proiezione di diapositive.
- Sabato 28 marzo 2015 ore 18,00 – Sala Sosat, Trento, Concerto Fiab di Primavera. Segue conferenza su fiori e piante montane.
- Martedì 31 marzo 2015, ore 09,00, Sala Filarmonica, di ritorno dagli USA, l’Accademico  Carlo Fierens in concerto di chitarra classica.
- A lunedì e martedì quindicinali alterni,Gruppi di Lettura rispettivamente di Mirna Moretti (Cafè de la Paix) e dei Classici di Maria Lia Guardini, Biblioteca di Trento (chiedere a Riccardo).
- Concertidell’Associazione Amici della musica di Riva del Garda (chiedere a Riccardo).
- Iniziative del Giardino delle Arti(chiedere a Mirna Moretti).
Le nostre gite “fuori portaâ€Â possibili o programmate. Già perché noi facciamo anche vita all’aria aperta. Ecco alcune idee:
- Â Valle Aurina in bicicletta (da Brunico)
- Alpe di Rodengo, a piedi sulla neve
- Milano, Castello Sforzesco, Museo Egizio e strumenti musicali d’epoca
- Paneveggio: il legno che suona
- Arte Sella in Val di Sella
- Intero programma FIAB (provvisorio, in calce alla presente)
- Perugia: due giorni al cioccolato
- Castel Toblino dal di dentro
- Caldonazzo-Centa, le nostre piante
- Altre, che potranno essere proposte da Monika
 Poichè molti Accademici sono anche ciclisti  “Fiabbini†ecco il programma provvisorio per il 2015 della FIAB –Federazione Amici della Bicicletta (cliccate “Fiab†e saprete tutti di noi pedalatori!)
- 6 aprile(da spostare al 12 aprile in caso di maltempo) – Inaugurazione della stagione presso un bicigrill
- 19 aprile– Si pedala da Ora a Bolzano (25 km); visita guidata alla città ; ritorno in bici ad Ora.
- 25 aprile– Resistere, pedalare, resistere. Da definire
- 2 & 3 maggio– SILE, gita naturalistica con visita a ville venete. Primo giorno, bici. Secondo giorno, a scelta, bici o canoa
- metà agosto: Biciclettata nella busa del Garda (+ giro in barca)
- 10 maggio – BimbinFamiglia; da Pergine al Parco Acquapark, 2 km. sopra Caldonazzo
- 22 – 24 maggio – Tutti al Piave! (Fiab Udine)
- 30 maggio 1, 2 giugno: Ciclopista del Brenta, da Borgo Valsugana a Venezia
- 14 giugno – Giro nell’Altogarda
- 18 – 21 giugno – Cicloraduno italiano e internazionale sul Garda
- 28 giugno – In bici Lago di Landro, Dobbiaco, Brunico, Vandoies
- 5 luglio – Al Pordoi! Si scende fino a Molina di Fiemme
- 24-26 luglio – Carinzia
- 9 agosto – Famiglie in Val di Sole, da Marilleva in giù- Sosta nella piscina naturalistica di Monclassico
- 30 agosto – Terra di Custoza, in bici da Bussolengo
- 6 settembre – FAI in Val Rendena
- 12, 13 settembre – Parco dell’Adda Nord
- Fuori programma: 23-27 settembre: Isole del Quarnaro in bici
- 16 – 22 settembre – Settimana europea della mobilitÃ
- 27 settembre – Città d’arte: da Mantova a Sabbioneta, 47 km in bici
- 2, 3, 4 ottobre – Maremma in bici!
- 11 ottobre – Conegliano, 50 km in mtb
- 18 ottobre – Castagnata sociale
- 24, 25 ottobre – Gita senza bici: Camogli-Portofino via mare oppure, in caso di mal tempo, visita guidata a Genova
 (Nient’altro, scusateci … sappiamo che è poco …ma che volete, si fa quel che si può …
DALL’OLANDA ALL’AUSTRALIA IN BICICLETTA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Marzo, 2015 @ 4:39 pmDetto altrimenti: … o quasi, volando in aereo dalla Turchia alla Cina però  …  (post 1947)
Post 1947, anno 1947 – 22 dicembre, regalo di Natale, è approvata la Costituzione della Repubblica Italiana
Ragazzi, il mio lo sapete è un open blog, ovvero un blog aperto ai contributi di tutti. Ed allora ecco qui la ripresa del viaggio a pedali di un ciclista che incontrai questa estate al bicigrill di Nomi, proveniente dall’Olanda e diretto in Australia. Se navigate sul mio blog (post del 7 novembre 2014) trovate l’origine di questa storia. Quello che segue è un contributo “a sua insaputa!” (Questo è il primo post in lingua straniera). Â
Inizia
When I was a teenager, everything was ‘Made in Taiwan’. I could find Taiwan on the map, and that was all. My winter break from cycling is drawing to a close, and I leave Taiwan with fond memories of a friendly, staunchly patriotic people, of visionary city planning and public policy, and an extremely obedient, orderly society. Where else in the world do you throw out your rubbish at 9:10 pm into a rubbish truck to a backdrop of ice-cream van music?
Public infrastructure
I am absolutely amazed at the speed a modern public transport system has been created out of nothing in Taipei. Twenty years ago there was traffic gridlock. Rather than building more new roads, like the new policy of the Australian government, the Taiwanese government has implemented an amazing public transportation network that reduces traffic, increases accessibility, and improves health. Twenty years ago, there was no metro. Now there is a brand spanking new one, spanning the metropolitan area. In the last year they have rolled out a massive public bicycle system – YouBike – similar to that in Paris, London and other European cities. The result is a huge reduction in traffic, a better, less polluted environment, and a healthier, more active population.
Metro etiquette
‘You can’t eat that!’ said the little boy, scolding the grandma.
‘There are video cameras watching you,’ I have been warned by multiple people. ‘If you’re chewing gum, just stop chewing. They may not see you, and you should be ok.’
The metro trains run every two minutes or so, and while waiting for a train, you can watch a video of metro etiquette.
No eating, drinking, chewing gum. People religiously wait in lines marked out on the platform. No-one sits in the seats for the elderly and handicapped (except the elderly and handicapped). Everyone – but absolutely everyone – leaves the left side of the escalators free for people walking up. Each station has a spotless, free toilet. I could go on and on. Part of the overarching public transport strategy, the metro has been coupled to societal education to make it a big success.
Rubbish and recycling
‘A dearth of rubbish bins,’ I have heard it described as. Indeed, there is hardly a rubbish bin to be seen. You just have to keep your rubbish until you shout with joy – ‘there is one!’ and you can unload your stuff.
Household rubbish? Well, everyone knows that has to be thrown out personally at 9.10pm. At that fateful hour the rubbish truck passes my house playing a simple tune that will stay in my mind forever. People congregate, throwing out the rest waste in expensive rubbish bags from the council in the first truck, the recyclables in the second truck, and the biodegradables in the third truck. Paper is only collected on Mondays and Fridays. It was the government’s goal to raise awareness on the amount of rubbish we produce. As a result, a lot less rubbish is produced.
The big place
China is called 大陸 (Dalu – or ‘big place’). Taiwan lies in China’s shadow across the sea. In Taiwan (different to the mainland) they use the traditional Chinese script. In Taiwan there are many words that are different to mainland Chinese. I have decided to no-longer use the mainland China words – I have caused enough irritation already. I know how they feel. Coming from the antipodes, I spell colour with a u, I drink from a tap, I used to wear nappies when I was a baby, and my parents took me for walks in a pram.
Chinese New Year in front of the television
I was lucky enough to be invited to a traditional family Chinese New Year celebration. I was warmly welcomed by my hosts, but I then realised how foreign I am in Taiwan. The celebrations involved a spread of traditional Chinese food.
‘Its chicken,’ he said.
I looked at the alien soup – black flesh floating in a clear broth next to a tangle of ginseng.
‘Really! Its chicken.’
It was black chicken. A new-year’s tradition.
Then there was a bright orange soup with floaty white bits. And another soup with some unrecognizable things. I pride myself on my adventurous appetite. Here, I just ate some fried chicken and rice. In Holland I have welcomed Korean cyclist guests. All they wanted was a Korean supermarket where they could buy noodles. At the New Year’s Eve dinner, all I craved was a piece of chocolate.
After the dinner, the new year’s eve continued on the sofa in front of the television. The odd fire-cracker was let off outside at random intervals. As the evening continued, I didn’t hear any crescendo in the fire-cracker activity, and was asleep by midnight.
Studying Chinese
People ask me, aren’t I missing cycling? Don’t I have itchy feet to jump on the bike and continue. While in Taiwan, I was studying Chinese. I love learning languages – another one of my passions, and didn’t notice the time fly by. I was proud and happy as I felt my Chinese improve every day. In the last few days I have been having regular long conversations in Mandarin, proudly using the latest grammatical structures I have learnt.
My time in Taiwan is now coming to an end, and my feet are becoming itchy. The next leg of the cycle trip can begin!!
Finisce.
Good Bike a tutti! (Chissà come si dice in cinese!?)
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VINCENZO DE LUCA A NAPOLI – VARIE ED EVENTUALI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Marzo, 2015 @ 9:03 amDetto altrimenti: vince le primarie PD: questa poi …  (post 1946)
Post 1946, anno 1946 – Repubblica e Alcide De Gasperi
1) Vincenzo De Luca. Ma se andate in internet …  hanno dovuto compilare una tabella per elencare i procedimenti giudiziari a suo carico, le assoluzioni per prescrizione, le condanne in primo grado, quelle passate in giudicato e i processi in corso! Ma via … allora aveva ragione Saviano ad invitare a non andare a votare …
Seneca, qualche anno fa aveva scritto: “Quod non vetat lex, hoc vetat fieri pudor†ovvero, “Ciò che non è vietato dalla legge può ben essere vietato dal pudoreâ€.
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2) Varie ed eventuali. Milano. Il Sig. NH Generale di Corpo d’Armata della GdF lombarda, e via via fino ad essere il n. 2 nazionale di quel corpo, Emilio Spaziante, si era creato troppo “spazio” finanziario, insomma, si era allargato troppo sino a totalizzare nel periodo 2005-2013 ben quattro milioni di euro di acquisti in più rispetto alla somma degli stipendi percepiti. Ha patteggiato 4 anni e 500.000 euro di multa e dalla Lombardia è stato trasferito al carcere di Santa Maria Capua Vetere (notizia internet, Corsera 28.02.2015, lferrarella, stampa locale, etc.).
Mi domando: dal 2005? Non esistevano controlli? E’ prorio il caso di dirlo con Giovenale: “Quis custodiet ipsos custodes? Chi controllerà i controllori? E poi, qui a Trento un dirigente pubblico è stato condannato (e licenziato) per avere “molestato” alcune colleghe. Ora la Corte dei Conti lo persegue per “danno d’immagine” alla Provincia (danno monetizzato in circa 155.000 euro). Mi domando: e il danno d’immagine all’intero corpo della GdF, al paese intero che ha fatto Spaziante … a quanto ammonta? Il danno alla credibilità dell’istituzione che lotta per  reprimere la corruzione, l’evasione e l’elusione fiscale … a quanto ammonta? Ci sarebbe spazio per una class action di noi cittadini … non vi pare?
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MUSICA A RIVA DEL GARDA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Febbraio, 2015 @ 9:01 pmDetto altrimenti: dal libro di ieri a Trento (cfr. ivi) alla musica di oggi al Lago (di Garda) (post 1945)
Post 1945, anno 1945 – Stragi di nazisti, fascisti, partigiani.
L’ Associazione rivana Amici della Musica (Prof. Franco Ballardini) e L’ AMI- Mozart Boys & Girls (Prof.ssa Marvi Zanoni), Rovereto hanno organizzato, presso l’Auditorium Bonporti di Riva del Garda , un concerto dell’
 ENSAMBLE VIOLONCELLISTICO “EMILIO RIZZIâ€.
Un soprano, Elena Gallo;Â un Direttore Italo Rizzi.
Dodici violoncelli: Klaus Broz (Tn); Omar Flavio Careddu (Bz); Margherita Franceschini (Tn); Silvano Zanoni (Tn); Desirée Calzavara (Tv); Flora Todaro (Bs); Giovanna Trentini (Tn); Matteo Rinaudo (Tn); Eva Grhun (Tn); Paolo Grandi (Bo); Marina Scaramagli (Bo); Alberto Tecchiati (Ro).
Â
Sala molto affollata. Musiche comprese in 130 anni, dalla Germania, all’Italia all’Argentina. Noi che eravamo presenti abbiamo assistito ad una lezione di vita, di storia della musica, di musica. Io ho subito chiarito a tutti che  non sono un musicologo, ma solo il tesoriere dell’associazione Amici della Musica, un musicofilo, un blogger e un fotografo di quelli che siccome che non ce ne sono altri vabbene anche lui. Insomma, messe le mani avanti, cominciamo.
Innanzi tutto il valore ed il significato – preziosi –  del concerto, riservato – purtroppo – ai soliti appassionati e non avvertito dalle autorità comunali locali, le quali “pure che†ci mettono a disposizione i locali e ci danno qualche euro … tuttavia il saluto di un Assessore sarebbe stato assai gradito. E vabbè …
I brani. Introdotti dal Presidente dell’Associazione ospitante prof. Franco Ballardini, sono stati via via magistralmente illustrati dal M° Prof. Italo Rizzi, figlio del Maestro Emilio al quale è intitolato il complesso. In aula l’ultimo allievo del compianto Emilio, il M° Umberto Ferriani. Ma veniamo al programma eseguito:
Georg Eduard Goltermann (1824-1898). Una romanza (op. 119 n. 1) ed una serenata (op. 119 n.2), un compositore tedesco che “sa di mediterraneoâ€.
Charles Marx Markus (1829-1901), un tedesco con un nome che gli procurò molti atti di boicottaggio in Germania. I brani eseguiti: Impromptu (Op. 32 n. 2), una melodia “danzante†quasi un valzer, decisamente mediterraneo.

Fra una giacca e cravatta e il maglione rosso del M.° Giorgio Ulivieri, l’ “allievo”  M.° Umberto Ferriani
Giovanni Bolzoni (1841-1919), nato a Parma, stimato da tale Giuseppe Verdi che gli affidò la direzione di una sua opera alla Scala. Di lui, Sonata op. 141: partendo dalla tradizione sinfonica tedesca passa alla musica italiana dell’800, per finire con un inno alla spensieratezza.
Carlos Gardel (1890-1935). Nato a Parigi, a due anni traferito in Argentina. Famiglia poverissima. Voce baritonale, in 20 anni compone 400 brani. Muore in incidente aereo a Medulin insieme al suo trio di chitarre. Sepolto a Buenos Aires. Conobbe Caruso. Si esibì con successo sulla Costa Azzurra e in Italia. Di lui viene eseguito “ Por una cabezza”.
Heitor Villa Lobos (1887-1959). Buon chitarrista, apprezzato da Segovia, si “nutre†di musica popolare brasiliana (amazzonica). Lo stesso direttore Italo Rizzi ha suonato a Buenos Aires sotto la sua direzione nel 1951 in qualità di primo violoncellista. Di lui sono eseguiti: Bachiana Brasileira, n.1, Il movimento, Modinha (Preludio); e la n. 5, I movimenti, cantilena (Aria). La voce del soprano leggero Elena Gallo ci ha incantato. Da ultimo, su parole di autore medievale sconosciuto e su testo in castigliano, Melodia Catalana, sempre per la voce di Elena Gallo.
Che dire? Che la cultura e l’arte comprendono anche la Musica? Credevo che fosse cosa nota, ma tant’è … repetita juvant! Ma anche chi (come me) non ha una grande pregressa e coltivata cultura musicale (a parte le arie d’opera, grazie a mia mamma; i concerti della Haydn; quelli della Filarmonica di Trento; quelli della fortepianista e pianista Stefania Neonato; quelli del Giardino delle Arti e dell’Accademia delle Muse di Trento; quelli della Camerata Musicale di Arco del M° Ulivieri ed i nostri di Riva del Garda), se solo presti attenzione, se solo fermi un poco la corsa della tua vita, se solo vai ai concerti, ti prepari un poco ed ascolti le spiegazioni prima e la musica dopo, alla fine comprendi quanto meraviglioso sia il mondo delle note, dell’armonia, della creatività umana e quanta attenzione in più esso meriterebbe da parte delle “Autorità †locali, delle pubbliche amministrazioni, che spesso lasciano all’iniziativa ed al volontariato delle associazioni private senza fine di lucro (ma almeno riuscissimo a far pari! Parola di Tesoriere) l’onere di alimentare queste meravigliose e meraviglianti produzioni di vera arte.
(Dopo tutto sono un musicista anch’io, diamine! Infatti … la mia armonica a bocca … ecchè, la vogliamo dimenticare? )
Ai Musicisti, alla Cantante, al Direttore del Concerto, a Marvi Zanoni: un grazie di vivo cuore per la splendida esecuzione ed un invito a ritornare a Riva del Garda!

Il Presidente Emerito del Tribunale di Rovereto e dell’Associazione Amici della Musica, Ruggero Polito
Nel porgere il saluto finale, il Presidente dell’Associazione Amici della Musica Prof. Franco Ballardini  ricorda il prossimo appuntamento: venerdì 13 marzo ore 20,45 nella sala del casinò di Arco, l’Orchestra Haydn sotto la direzione del M.° Giacomo Sagripanti eseguirà musiche di Beethoven e di Mendelssohn.
Inoltre egli ricorda che sabato 21 marzo 2015 ad ore 17,30 in Riva del Garda in questa stessa sala, ad un anno dalla morte si terrà il concerto di violino (Teofil Milenkovic) e pianoforte (Gabriele Iorio) di commemorazione del compianto, amato, indimenticabile amico, il nostro  Past President Ruggero Polito scomparso il 19 marzo 2014.
f.to Riccardo Lucatti, tesoriere dell’Associazione Amici della Musica – Riva del Garda 28.02.2015
P.S. 1): sabato 7 marzo, Rovereto, Via F. Zeni, 09.00-18.00: Convegno “Il Trentino cambia passo”. Nel pomeriggio, dopo le 16,00, assemblea plenaria sul lavoro dei vari laboratori: io interverrò sul Turismo, anche su “Cultura, musica e arte in genere come prodotto turistico”.
P.S. 2): oggi, lunedì 2 marzo, le statistiche del blog mi dicono che ieri, domenica 1 marzo, questo post sul concerto di sabato 28 febbraio  ha avuto ben 100 visitatori!
P.S. 3) Aggiungo il commento scritto dalla Prof.ssa Marvi Zanoni:
Sabato 28 febbraio, l’Auditorium del Conservatorio di Riva del Garda ha ospitato un appuntamento davvero speciale, nato da una bella collaborazione tra l’Associazione Amici della Musica cittadina e la Mozart B&G Orchestra.
La proposta era molto accattivante soprattutto per l’insolita formazione dell’Ensemble “Emilio Rizziâ€, composto da 12 bravi violoncelli “solisti†(Klaus Broz, Omar Flavio Careddu, Margherita Franceschini, Silvano Zanoni, Desirée Calzavara, Flora Todaro, Giovanna Trentini, Matteo Rinaudo, Eva Gruhn, Paolo Grandi, Marina Scaramagli, Alberto Tecchiati). Molto interessante era anche il programma con brani di compositori di raro ascolto: Goltermann, Marx-Markus, Bolzoni, Gardel, Villa Lobos.
Il successo della proposta (ideata da Silvano Zanoni) è stato decretato però dalla qualità dell’esecuzione: buon affiatamento, suono corposo, straordinaria ricchezza di colori, fraseggio  coinvolgente hanno regalato al pubblico emozioni forti. Memorabile è stata in particolare l’esecuzione dell’Aria di Villa Lobos, dove l’Ensemble Emilio Rizzi ha ben sostenuto e valorizzato il commovente dialogo tra la bellissima voce del soprano Elena Gallo e dell’ottimo primo violoncello Klaus Broz.
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La qualità della proposta deve molto al M° Italo Rizzi, che ha guidato il gruppo con la professionalità che tutto il mondo musicale gli riconosce oltre che con la passione del grande interprete.  Molto apprezzate sono state anche le sue brevi illuminanti note con le quali ha presentato ciascun brano in programma.
Tra il pubblico era presente uno dei violoncellisti più noti in Regione, il M° Ferriani. Il presidente degli Amici della Musica di Riva, prof. Franco Ballardini, nel salutarlo e nel ringraziarlo della presenza, ha ricordato che l’illustre ospite ha trascorso la sua vita professionale come primo violoncello dell’Orchestra Haydn, dopo essere stato l’ultimo allievo del grande Emilio Rizzi (primo violoncello di Arturo Toscanini!) oltre che compagno di studi del M° Italo Rizzi.
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Il M.° Uberto Ferriani, il Direttore M°. Italo Rizzi, il (medico) violoncellista  (organizzatore) Silvano Zanoni
La stagione concertistica dell’Associazione di Riva proseguirà venerdì 13 marzo (ore 20.45, Casinò municipale di Arco) con un concerto dell’Orchestra Haydn diretta da Giacomo Sagripanti e sabato 21 marzo (ore 17.30, Auditorium del Conservatorio di Riva del Garda), con un Concerto in memoria di Ruggero Polito del violinista quattordicenne Teofil Milenkovic, accompagnato dal giovane pianista Gabriele Iorio.
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