1) LAVORATORI AUTONOMI, DI TUTT’ERBA UN FASCIO? 2) VARIE ED EVENTUALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Dicembre, 2013 @ 8:12 am

Detto altrimenti: no, non facciamo di tutt’erba un fascio (post 1191)

Partite IVA

Notaio, un mestiere (troppo, n.d.r.) ricco: Giacomo Salerno.com

La legge di stabilità impone aggravi ai lavoratori autonomi al fine di reperire fiondi da trasferire all’INPS. Una parte della stampa protesta e si erge a difesa dei “lavoratori autonomi” i quali “hanno già avuto una diminuzione di reddito del 10%”. Lavoratori autonomi? Io mi permetto di fare un distinguo fra le varie categorie di lavoratori autonomo:
• Notai: non trovo assolutamente preoccupante che da dichiarazioni di reddito milionarie i notai siano scesi a dichiarazioni “milionarie -10%”;
• Finte partite IVA: io stesso lo sono stato. Di fatto direttore generale, formalmente partita IVA, così il mio datore di lavoro risparmiava contributi (ma perchè mai l’Agenzia delle Entrate me la rilasciò, quella partita IVA?).
• Ingegneri, architetti: ne conosco moltissimi che fanno fatica a tirare avanti.
• Avvocati: i “vecchi” reggono, i “giovani” … come gli ingegneri e architetti.
Detto altrimenti? Un “povero” notaio che si nasconde dietro un giovane “ricco” ingegnere semi disoccupato? Ma via … siamo seri … non si può fare di tutt’erba un fatto.

Varie ed eventuali

SANATORIE. Nel frattempo Liuzzi, sul Fatto Quotidiano, ricorda la multa da 98 miliardi comminata ai gestori delle macchinette mangiasoldi, ridotta poi a poche centinaia di migliaia di euro, cioè lo 0,05%!! (cfr. miei numerosi post su Atlantis-Banca Popolare di Milano – Colonnello della Guarda di Finanza Umberto Rapetto, ex Capo del GAT, poi dimissionato!!). Altra sanatoria a chi non aveva pagato la concessione “demanio marittimo”: basterà il 30%. Domando: a chi mi devo rivolgere per concordare una riduzione del mio F 24? (F 24, modello per pagare le imposte, di quelli “quanti ce ne vogliono per acquistare anche un solo F 35?”). P.S.: C’è chi afferma che le lobbies del gioco finanzino le Fondazioni dei partiti politici! Procura della Repubblica, attivati!

 FORCONI. Berlusconi: Silvio, come fai a dichiarare solidarietà ai forconi che protestano contro gli effetti sulle politiche agricole determinati dalle decisioni del tuo passato governo?

 GHE PENSI MI. Brescia: uccide un ladro, non dopo un inseguimento, ma dopo una vera e propria caccia al ladro durata due ore. E la polizia? E i Carabinieri? Non sono stati chiamati, perché … “ghe pensi mi!”!

 LO STIPENDIO “A SORTE”. Nelle scuole (ieri Grosseto, oggi Prato). Alcuni supplenti vengono pagati. Altri no. Si tira a sorte … perché i soldi non bastano.

 SPENDING REVIEW. Quis custodiet custodes ipsos? Chi controllerà i controllori? Quanto spende la struttura UE? La spending review vale anche per loro?

Buon inizio settimana a tutte le mie lettrici e a tutti i miei lettori

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IL COMPLEANNO DI PAPA FRANCESCO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Dicembre, 2013 @ 5:33 pm

Detto altrimenti: il primo compleanno di Papa Francesco come Vescovo di Roma (post 1190)

Il primo compleanno da Vescovo di Roma

Martedì 17 dicembre. Il Suo compleanno. E Papa Francesco ci fa un regalo. Lui a noi. Dopo l’intervista a Repubblica, oggi quella alla Stampa. Dal Suo insegnamento, alcuni passaggi:
• abbiate sempre speranza;
• non abbiate paura della tenerezza (nel rapporto con il Volto dell’Altro, n.d.r.);
• speranza e tenerezza ci scuotano dall’indifferenza (alla fame nel mondo);
• il Natale non è stato denuncia della povertà, ma annuncio di gioia e speranza (soprattutto per i poveri, n.d.r.);
• marxismo? No, dottrina sociale della Chiesa: la teoria della “ricaduta favorevole” ha fallito. Infatti quando alcuni (pochi, n.d.r.) bicchieri (ricchi, n.d.r.) si sono riempiti, non hanno lasciato tracimare ricchezza per i poveri, bensì si sono ingranditi essi stessi;
• prudenza e audacia: due virtù di chi governa;
• la riforma della Curia? Sta procedendo;
• il rapporto fra la Chiesa e la politica? Deve essere parallelo e convergente, su due piani diversi, ma sempre per aiutare il popolo. Quando la convergenza prescinde dal popolo, la Chiesa imputridisce (sic).
• La riforma dello IOR: procede.

Un post breve, un richiamo alle Sue parole, un piccolissimo omaggio ad un Grande Papa. Buon compleanno, Papa Francesco! E … tègneghe dur!

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NATALE 1 – CONCERTO IN SENATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Dicembre, 2013 @ 3:10 pm

Detto altrimenti: in Senato, un’armonia. Finalmente! (post 1189)

Il Maestro Piovani, un’orchestra ed un coro composto da giovanissimi musicisti, la partecipazione di un gruppo di ragazzi diversamente abili.

 

Il Senato è stato pervaso da una inconsueta “armonia”. Nel suo saluto, il Presidente del senato ha sottolineato come il concerto fosse dedicato al superamento delle disuguaglianze. Mentre lo ascoltavo, il mio pensiero è andato alle “disuguaglianze negative”, cioè a quelle che si basano sull’ingiustizia sociale, a livello statale interstatale e mondiale, ed alle “disuguaglianze positive”, cioè alle “diversità” che invece sono “ricchezza”.

Ma poi, quando è iniziata la musica, gli orchestrali e di coristi di fronte agli occhi della mia mente si sono trasfigurati: come sono coordinati, come – tutti insieme – producono una melodia e non un sovrapporsi di  suoni, di espressioni assordanti e scoordinate di singoli componenti “l’un contro l’altro armati”

Ah, se fosse sempre così, in Senato … se sempre operasse in armonia, senza la sopraffazione di uno strumento sugli altri, bensì civilmente ed armonicamente in concorso l’uno con gli altri … Durante il concerto, preceduto dall’Inno Nazionale, mi sono sentito ” a casa mia” dentro quell’aula nella quale ero solo virtualmente grazie alla Eurovisione. Mi sono identificato con le “mie” Istituzioni, mi sono sentito parte di un Paese Civile. Facciamo dunque ogni sforzo, ognuno di noi, senatore e non, a che tutti noi, ognuno di noi, possa sentirsi sempre “a casa propria” nelle Istituzioni, nello Stato, nel nostro Stato, in Italia, in Europa, nel Mondo.

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UN LIBRO: “IL VENTO DELLA STORIA. UNA FAMIGLIA MITTELEUROPEA A VILLA CLEMENTI” A CURA DI CARLA FESTI E NICOLAO MERKER

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Dicembre, 2013 @ 10:14 am

Detto altrimenti: il resoconto di cui al post precedente non mi ha soddisfatto. Ed allora …

Carla Festi

… ed allora, intervista “a distanza” a Carla Festi, curatrice dell’opera, ovvero … dopo avere assistito alla presentazione del libro presso la Biblioteca Comunale di Lavis, su iniziativa dell’Associazione Culturale Lavisana, e dopo averne tratto un post, stante la ricchezza e la complessità dell’opera ho chiesto alla curatrice Carla Festi la disponibilità ad una successiva intervista (telefonica) il cui testo ho registrato e qui ritrascrivo.  (Perchè questa mia insistenza? Anche perchè in  Via Giuseppe Clementi, a Lavis, abita mia figlia Valentina, suo marito Daniele e la mia piccola adorata nipotina Sara!)

Professoressa Festi, posso chiamarla Carla? Sa … fra colleghi scrittori … Lei di ponderosi saggi storico letterari ed io di articoletti sul blog … Si? Grazie! Allora, Carla, quale è stata la motivazione del suo lavoro?

Il progetto editoriale si propone di ricostruire in un volume corredato da fotografie, materiali d’archivio e documenti originali in possesso dei discendenti, la storia della famiglia Jülg, che risiedette fino alla morte degli ultimi esponenti a Tavernaro nell’avita “Villa Clementi”. Il volume intende ripercorrere le biografie delle figure principali, i loro legami col territorio trentino, i rapporti con altre famiglie trentine residenti nei dintorni, per focalizzare poi in particolare la figura dello scrittore Bernhard Jülg (1888-1975) di cui si presenteranno brevemente l’opera letteraria ed alcune sue novelle in traduzione italiana.

Qual è l’origine della famiglia Jülg?

La famiglia Jülg ha radici parzialmente trentino-venete e in misura maggiore austriaco-tedesche, che risalgono entrambe al 1700 ed oltre. Questo connubio la rende interessante, simbolica, in un certo senso, di altre famiglie asburgiche che vissero nel Welschtirol tra Ottocento e Novecento, quando il Trentino era una provincia della monarchia austroungarica. Colpiscono di questa famiglia l’attaccamento al Trentino, i rapporti con la storia italiana e in particolare col Risorgimento, esemplarmente testimoniati dai percorsi di vita di alcuni dei suoi esponenti. Per questo ricostruirne la storia e riproporla ai lettori di oggi significa capire qualcosa di più dell’identità trentina che, come spesso per le regioni di frontiera, non è mai stata un’entità statica ma si è venuta definendo nel corso dei secoli nell’incontro e nello scontro tra il mondo tedesco e quello italiano.

E della famiglia Clementi, cosa mi dice?

Carlo Clementi (1799-1849) è giudice distrettuale a Pergine e strenuo assertore dell’autonomia del Tirolo meridionale, che espone in due importanti scritti. Prende parte con altri deputati trentini alla commissione che dovrà redigere la Costituzione del 1848 a Vienna e Kremsier. Nel 1836 acquista dal conte Girolamo Malfatti la grande proprietà di Tavernaro (38 ettari, n.d.r.), che da quel momento porterà il nome di Villa Clementi.
(Alovisio) Luigi Clementi (1817-1877) è cancellista a Stenico e comandante della Guardia civica di Tione, s’infiamma per le idee risorgimentali di Mazzini. Combatte a Roma con Garibaldi durante la Repubblica romana, organizza una spedizione per liberare il Tirolo meridionale, fornisce informazioni importanti a Pier Fortunato Calvi in vista dell‘insurrezione del Cadore. Esiliato, raggiunge Mazzini a Londra, emigra in America e torna a Trento dove morirà in miseria.
Giuseppe (Clemente) Clementi (1802-1855), medico e chirurgo di Segonzano, anch‘egli di idee liberali ma senza partecipare in prima persona ad azioni sovversive, viene coinvolto suo malgrado nella spedizione di Pier Fortunato Calvi e ingiustamente accusato verrà condotto a Mantova dove morirà il giorno prima che giunga la notizia della sua amnistia.
Elisabetta Clementi (1805-1880) appoggia al fianco di Giuseppe la causa rivoluzionaria. Racconterà a Don Luigi Martini (Vescovo di Mantova, n.d.r.) la sorte del fratello (e della propria intervenuta povertà, n.d.r.), fratello che inutilmente cercherà di strappare al carcere
Carolina Clementi (1830-1907) è la figlia del giudice Carlo. Si sposa con Andreas Spath di Bolzano, facendo entrare il nome di un’altra famiglia nelle vicende della Villa. Dopo la morte del marito nel 1874 si trasferisce con i suoi quattro figli a Tavernaro e qui gestirà la proprietà assieme al fratello Carlo e alla sorella Leopolda.

Fra tanti personaggi, chi dobbiamo eleggere a protagonista del libro?

Il protagonista di questo libro, che è stato promosso e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto è lo scrittore di Villa Clementi, Bernhard Jülg (Trento 1888-Tavernaro 1975). Egli Trascorre gran parte della vita a Tavernaro nella Villa Clementi, scrive poesie, novelle, e anche un romanzo, rimasto incompleto, dal nome strano, “Kudewah“, il coup de vent, il “colpo di vento” cui lavora a partire dal secondo dopoguerra, in cui intende ricostruire la vita avventurosa degli avi materni, i Clementi di Lavis, dal cuore italiano ma sudditi asburgici, di cui da bambino sentiva spesso parlare nei racconti della nonna Carolina Clementi (1830-1907).  Kudewah,  che la Storia fa passare sui suoi protagonisti, piccoli e grandi. Nelle parole di Jülg: “Un’epoca eroica (quella, appunto, dell’Unità di Italia) vista da un’altra prospettiva, quella di una famiglia austriaca che si sente però anche italiana“.

In sintesi, il libro … cosa tratta?

Quando mi chiedono di cosa tratta il libro, mi trovo a pensare che in questo libro in effetti ne contiene almeno tre. Infatti esso:
• è la ricostruzione della vita di una famiglia, quella di Bernhard Jülg, nella storia dell’800 e del 900;
• è la ricostruzione della vita e del percorso letterario di Bernhard Jülg (1888-1975), presentando in originale e in traduzione parte delle sue opere;
• è infine la storia di una casa, Villa Clementi appunto, sulla collina del Calisio, tra Cognola e Villamontagna.

Ed è un libro scritto a più mani, cui hanno contributo Nicolao Merker (ultimo erede della famiglia Jülg e discendente diretto per parte materna dei Clementi di Lavis); Johann Holzner (Centro Studi Brenner Archiv di Innsbruck); l’architetto trentino Roberto Festi; Enrica Buratti Rossi (Circolo Culturale Cognola).
Il libro non è una biografia romanzata. E’ una ricostruzione della vita delle persone legate alla casa in cui nel corso dei secoli hanno abitato sei famiglie lasciando molte tracce. Famiglie si legano tra loro, e ne richiamano altre: gli Jülg che vi hanno abitato con gli Spath erano legati ai Clementi di Lavis, e i Clementi acquistarono la casa dai Malfatti, una casa costruita in origine dalla famiglia Eggen e in cui ora abita la famiglia Poli.
Queste famiglie intrecciano le loro storie come in una partitura. Si raccolgono attorno alla figura dello scrittore.

Anche per averlo solo sfogliato, mi pare che a parlare siano anche molte immagini …

Si. è vero. Nel libro non ci sono solo parole a raccontare questa storia ma anche molte immagini, immagini degli antenati, ritratti di famiglia, del tumultuoso 1848, immagini di alcuni esponenti di questa famiglia e dei protagonisti della storia, che sono diventati figure letterarie nel romanzo di Jülg.
Ci sono i ritratti del professor Bernhard Jülg, di suo figlio Karl, di Carlo Jülg, di Valeria Jülg i cui nomi vengono ricordati a Cognola per la loro opposizione al Fascismo. Tutti loro entrano nel libro con una loro presenza scritta, con un diario, con guide storico-artistiche, con pubblicazioni scientifiche.

La famiglia Jülg …Tedeschi in terra italiana o Italiani di lingua tedesca?

Una famiglia quella degli Jülg con due anime, una tedesca, l’altra italiana. Jülg e Spath da un lato, i Clementi dall’altro, imparentate tra di loro: Austria e Germania da una parte, Veneto e Trentino dall’altra. Osmosi di storie, destini, come spesso succede nelle regioni di confine. In mezzo c’è un matrimonio che li unisce. ll libro risale agli antenati di Lavis, i fratelli Clementi, Luigi, Giuseppe, Elisabetta e Carlo, una famiglia in cui batte un cuore italiano, ma che al tempo stesso è devota all’Austria.

I Clementi … sicuramente Italiani o no?

Direi Veneti-Trentini. Il nome Clementi è ben noto a chi si occupa di storia trentina, ed è legato in particolare alla figura del giudice Carlo Clementi, che è stata recuperata qualche anno fa, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, dal Lavisano  Andrea Casna in alcuni suoi interventi sull’Adige e sulla rivista online “La Lavisana”. Carlo, che studia ad Innsbruck, diventa giudice distrettuale a Pergine e rappresenta la sua terra nell’Assemblea costituente di Vienna e Kremsier con i suoi scritti darà un intenso contributo al desiderio di autonomia del Trentino meridionale. Il libro presenta un suo illuminante scritto.
A Lavis una lapide sulla facciata di Casa Clementi ricorda la tragica fine del fratello di Carlo, Giuseppe, medico chirurgo che studia a Graz e opera a Segonzano. Muore nel carcere di Mantova nel 1855.
Il capitolo a loro dedicato ne delinea questa duplice anima: tra il Kaiser e Mazzini. Carlo e prima di lui il padre studiano a Innsbruck, sono valenti funzionari dell’amministrazione asburgica. Carlo Clementi aveva sposato una Carolina Bederlunger, di una facoltosa famiglia di Innsbruck e quindi i suoi rapporti col Tirolo erano ben saldi. Nonostante tutto vedrà i problemi della Monarchia e sosterrà l’idea che il Tirolo meridionale dovesse avere un peso maggiore all’interno della Dieta tirolese. Una questione annosa, secolare, che si identifica con la storia stessa del Trentino.

Intreccio di famiglie, intreccio di storie, da cui nasce la Storia

Si, certo. Bernhard Jülg decide di scrivere la storia degli avi materni e noi abbiamo ricostruito le vicende dei fratelli Clementi e le abbiamo avvicinate alla ricostruzione romanzata, scoprendovi naturalmente numerose somiglianze e corrispondenze, pur nella trasfigurazione letteraria. Bernhard Julg non ha scritto un romanzo storico, ma una storia di famiglia sullo sfondo di un passato, che ha sconvolto i destini dei protagonisti, come un vero e proprio colpo di vento.
L’investigazione del passato della sua famiglia, che lo scrittore fa servendosi delle fonti storiche a sua disposizione, trova forma e struttura nel romanzo incompiuto “Kudewah” , parola tutta inventata e che si trova sulla copertina del libro: è una storpiatura dal francese “coup de vent”, il colpo di vento, immagine simbolica per quello che la Storia fa, e che ha dato il nome a questo libro.

In quali ambienti culturali si sviluppa la vicenda?

Nel libro abbiamo indagato anche i rapporti con l’ambiente culturale del suo tempo e soprattutto del primo Novecento, gli anni in cui si concentra la prima produzione di Bernhard Jülg. compie gli studi al ginnasio di Trento dove insegna suo padre Karl e studia letteratura italiana e francese a Innsbruck. A Innsbruck, dove il nonno, lo ricordo, era stato professore di lettere classiche e di linguistica comparata, e dove aveva studiato anche suo padre Karl, si avvicina alla rivista “Der Brenner”, su cui pubblica i primi racconti e poesie. Conosce così Ludwig von Ficker, grande intellettuale tirolese e nel 1910 fondatore del “Brenner”, una rivista che voleva essere una voce nuova nel panorama letterario dei tempi e sulla quale scrissero intellettuali del tempo come Carl Dallago o Karl Kraus.
Il Forschungsinstitut/Centro Studi Brenner-Archiv di Innsbruck, che ha collaborato a questo libro conserva una parte del lascito dello scrittore e anche alcuni materiali fotografici entrati nel libro.

Carla, ci parli un po’ della “casa”, cioè della villa Eggen – Malfatti – Clementi – Jülg

Volentieri. Una parte di questo libro è dedicata alla Villa, è la casa quindi che diventa protagonista. Lo abbiamo fatto con un articolo in cui abbiamo provato a ricostruirne la storia e tramite delle immagini che ne documentano la bellezza, sommessa e riservata, prima e dopo il restauro, con le fotografie di un tempo e quello di oggi. Dalla casa al territorio circostante. E quindi la proposta di un percorso a piedi sulla collina del Calisio, un percorso che BJ conosceva bene perché portava a case di amici e famiglie, i Seiser, i Disertori di Moià o i Videsott di Maderno, che con gli Jülg erano in ottimi rapporti di vicinato e non solo ma di vera e profonda amicizia.
Lo ho commentato Roberto Festi, raccontando qualcosa delle residenze rustico-signorili che sorgono lungo il tracciato che da Villa Clementi va a Martignano o che scende a Cognola e a Ponte Alto. Un’occasione per chi avrà voglia di passeggiare guardando il territorio con occhi diversi.

Quando accade che Villa Malfatti diventò Villa Clementi?

Nella storia della casa una data importante è il 1836. Il conte Girolamo Malfatti vende la casa al giudice Carlo Clementi. Il conte Girolamo Malfatti fa parte dell’illuminata borghesia trentina, è amante dell’arte, massone, amico del podestà Giovanelli e di Simone Consolati. Dà l’incarico a Francesco Hayez di dipingere la Venere che scherza con le due colombe, un quadro splendido e famoso, ora al MART di Rovereto. e che dipinge lo sfondo del suo quadro ispirandosi forse allo sfondo montuoso che si avvista dal giardino di Villa Clementi.
La casa è stata un momento di ispirazione per alcune novelle e poesie di Bernahrd Jülg: gli affreschi di alcuni ambienti, il giardino, la strada imperiale che si apre davanti al grande cancello e la trifora che orna la facciata alquanto disadorna, quasi severa e che le dà un carattere inconfondibile.

Grazie, Carla, e … vorrà perdonare le imprecisioni di un blogger che nel post precedente non ha certo saputo cogliere in pieno l’essenza del Suo messaggio: infatti se l’avere assistito alla Sua presentazione ha rappresentato un ascolto interessantissimo, inatteso, devo dire che ho incontrato una certa difficoltà a fare una sintesi per un post … soprattutto da parte mia, blogger impreparato … Sono quindi certo che i miei lettori trarranno da queste righe uno stimolo maggiore alla lettura del Suo lavoro, che rappresenta un importante arricchimento della consapevolezza locale di come sia sorta la nostra Autonomia di Confine, e di come ancora oggi essa possa e debba e d’esempio per altri e non oggetto di superficiali ed antistoriche recriminazioni.

“II vento della Storia – Ritratti di famiglia a Villa Clementi”, a cura di Carla Festi e Nicolao Merker, Ed. Stampalith Snc, Via S. Pio X, 59 – I 38122 Trento TN – info.stampalith@stampalith.it – www.stampalith.it

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IL VENTO DELLA STORIA : VILLA CLEMENTI A TAVERNARO – VIA GIUSEPPE CLEMENTI A LAVIS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Dicembre, 2013 @ 3:11 pm

Detto altrimenti: un libro dal titolo “Il vento della Storia – Ritratti di famiglia a Villa Clementi”, di Carla Festi  e Nicolao Merker (Ed. Stampalith Trento, pagine 410). (post 1187)

Il libro

Un libro. Di Storia. .Il progetto è iniziato negli anni ottanta, durante una passeggiata di Carla Festi sulla collina di Trento, a Tavernaro, davanti ad una villa, la Villa Clementi appunto. La Festi, all’epoca, abitava già in Austria e quindi fu incuriosita quando apprese che in quella villa abitava una famiglia con il cognome tedesco, la quale annoverava fra i propri parenti uno scrittore. Un vero colpo di fulmine per una studiosa del mondo italo-tedesco!  Il progetto fu poi accantonato per anni per vari motivi. . Il progetto editoriale attuale è stato ripreso nel 2010, quando la Festi ebbe a leggere i racconti e le novelle di quello scrittore: Bernhard Julg. Il progetto è stato promosso dal Circolo Culturale di Cognola (TN) e realizzato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. L’opera è preceduta da tre prefazioni: della Presidente del citato Circolo, Enrica Buratti Rossi; del giornalista Franco De Battaglia; della stessa curatrice Carla Festi Leidlmair. Si è inoltre reso disponibile l’attuale proprietario della Villa, Marcello Poli.

La sua presentazione

Io ho assistito ieri sera alla seconda presentazione dell’opera (dopo quella in Cognola), da parte della coautrice curatrice Carla Festi Leidlmair, presso la Biblioteca Comunale di Lavis, a cura ed iniziativa dell’ Associazione Culturale Lavisana e con il contributo dell’ Assessorato alla Cultura del Comune di Lavis, Assessore Germana Comunello.

Carla Festi

Perché questa “ripetizione” e poi … proprio a Lavis, vi chiederete? Perché Lavis fino al 1803 era il confine fra la Contea del Tirolo ed il Principato Vescovile di Trento; perché la famiglia Clementi, originaria veneta, si radicò a Lavis; perché a Lavis esiste un palazzo ed una Via “Giuseppe Clementi”; perché la curatrice si è avvalsa del lavoro storico di un Lavisano, Andrea Casna, uno dei pilastri della locale citata Associazione, fra l’altro attivo promotore della Galleria d’Arte Smartarea – Art happens now (info@smartarea.it). Prprio Andrea Casna, che si è occupato della famiglia lavisana dei Clementi già nel 2010 in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia. Curatore Editoriale, Architetto Roberto Festi (Trento), appassionato cultore dell’arte mittleeuropea, curatore di mostre in Italia e all’estero (Vienna). Ed ora procediamo con le presentazioni.

Gli Autori – Curatori

Carla Festi e Andrea Casna

Carla Festi, nata a Trento, vive a Innsbruck. ha studiato lingua e letteratura tedesca all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Insegna lingua italiana e traduzione presso gli Istituti di Romanistica e Traduttologia dell’Università di Innsbruck. E’ traduttrice letteraria e tecnica dal tedesco, autrice di saggi e si occupa dell’organizzazione di eventi culturali. Ha curato la traduzione italiana del racconto “Anni secchi” (2011) di Helene Floess.

Nicolao Merker, nato a Trento, vive a Roma. Storico della filosofia moderna, discendente diretto dei Clementi di Lavis, professore emerito della facoltà di Filosofia “La Sapienza” di Roma, ha curato numerose edizioni di classici dell’Illuminismo e dell’idealismo tedeschi e le opere di Marx, Engels, Kant e Otto Bauer. E’ autore di numerose pubblicazioni fra le quali “Il sangue e la terra. Due secoli di idee sulla nazione” (2001); “Atlante storico della filosofia” (2004); “Europa oltre i mari. Il mito della missione di civiltà” (2006); “Filosofie del populismo” (2009); “Il nazionalsocialismo. Storia di un’ideologia” (2013).

L’opera

Villa Clementi a Tavernaro (TN) ha una sua storia da raccontare. E’ la casa degli Julg, famiglia tedesca insediata nell’Austria-Ungheria, e prima di loro dei Clementi (e prima ancora della famiglia Malfatti, fine 1600) di origini venete ma radicati sul territorio trentino, a Lavis. I loro destini si uniscono. come spesso succede, grazie a un matrimonio. Il vento della Storia ha fatto il resto. La nonna Carolina Clementi conserva il ricordo degli antenati asburgici vissuti durante il Risorgimento, e suo nipote, lo scrittore Bernhard Julg, scoperta la loro anima filoitaliana, decide di scriverne la storia.

Così nasce “Kudewah”, storpiatura dal francese coup de vent, colpo di vento, un romanzo incompiuto che sullo sfondo degli anni tempestosi della rivoluzione del 1848 narra i percorsi di vita, antitetici e affascinanti, dei Lavisani Carlo (moderato autonomista deputato al Parlamento di Vienna, autore di “Sulle relazioni del Tirolo meridionale”. Giudice a Pergine, vi muore nel 1849); Giuseppe (Giuseppe Clemens Clementi, medico, più radicale del fratello Carlo, arrestato nel 1847 e imprigionato a Mantova in quanto destinatario e custode di carte rivoluzionarie del fratello Luigi. Scarcerato nl 1855, muore subito dopo. Celebrato innanzi tutto dalla retorica fascista, con lapide apposta alla casa lavisana dei Clementi); Luigi (una sorta di 007 super ricercato rivoluzionario-garibaldino-mazziniano: arrestato in Val di Sole e in Svizzera, compagno d’arme del rivoluzionario cadorino Pier Fortunato Calvi, esule a Genova; combattente sotto il falso nome di Conte Ferro per la Repubblica Romana; propugnatore di una rivolta che cominciasse da Riva del Garda, a suo avviso, “città cruciale”) ed Elisabetta (Bettina) Clementi, i quali rappresentano la cultura della media borghesia trentina all’epoca del Tirolo Italiano all’interno dell’Austria-Ungheria. Il clima è il romanticismo – insurrezionale – napoleonico.

Attorno a Bernhard Julg (1888-1975), delle cui opere in traduzione italiana e nell’originale tedesco il volume presenta alcuni stralci, si muovono le altre figure di questa famiglia: il nonno, professore a Innsbruck; il padre Karl (1856-1930), insegnante di greco e latino al Ginnasio di Trento; il fratello Carlo e la moglie Valeria, convinti antifascisti, arrestati e incarcerati. Tutti dediti in modo diverso alla scrittura.

Una storia ricostruita grazie ai loro scritti e con le immagini inedite provenienti in parte dall’ archivio di famiglia in parte dalla collezione del Museo Storico di Trento.

Una storia per capire qualcosa di più dell’identità trentina che si è venuta definendo nel corso dei secoli nell’incontro tra il mondo tedesco e quello italiano. Un libro che confronta i dati storici con la narrazione dello scrittore Bernhard Julg: quindi un libro con un doppio valore, storico e letterario. Ma allora, direte voi … romanzo, saggio storico, saga familiare? Un po’ di tutto ciò … ma la Storia prevale!

Il romanzo è diviso in cinque parti, ove la prima parte (dieci capitoli) è quasi una proustiana “ricerca del tempo perduto” attraverso personaggi chiave che fanno da tramite fra il Risorgimento e il 1947 e attraverso alcune fonti storiche – giornalistiche (Pietro Pedrotti, Luigi Sette) e –last but not least – i racconti della nonna Carolina Clementi, figlia di Carlo e di Carolina Bederlunger, ricca ereditiera di banchieri di Innsbruck, sposata nel 1825 (Carlo aveva studiato a Innsbruck), matrimonio dal quale nacquero ben sette figli, fra i quali appunto, nonna Carolina Clementi (sepolta nel cimitero di Trento). Carolina si sposa con Andrea Spath (morto di pazzia nel 1874) ed ha quattro figli fra i quali Maria, che studia ad Innsbruck e conosce Carlo Julg (figlio di Bernhard Julg, fondatore della linguistica comparata all’Università di Innsbruck) e lo sposa (1887). Ed ecco che la linea materna Clementi-Spath si salda con gli Julg. Carlo Julg insegna prima a Fiume e poi finisce a Trento, anche per godere della Villa Clementi dove abitavano i fratelli di Carolina (Leopolda e Carlo) che gestivano la villa e i 38 ettari di terreno. Quindi nonna Carolina e zia Leopolda (Leopoldina) raccontano all’Autore la storia di famiglia (soprattutto le avventure dello zio Luigi Clementi, il quale alla fine morì a Trento, in miseria, nel 1880, nella casa in S. Maria Maddalena). Il resto? leggetelo nel libro!

L’importanza dell’opera storico letteraria è chiara: Trentino, Sud Tirolo e Tirolo, una Euroregione esempio per  tante altre sulle quali si può più facilamente costruire l’unità europea. Unità innanzi tutto di storia comune e di culture complementari, nel senso di reciproca comunicazione, arrichimento, conoscenza e rispetto, non certo di appiattimento di una sotto l’altra.

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ASSOCIAZIONE CULTURALE LAVISANA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Dicembre, 2013 @ 6:18 pm

Detto altrimenti: Trentoblog? Non solo! Anche Trentinoblog, ovvero: non di solo Trento vive il Trentino! Infatti ….”Trento: ridente città capoluogo vicina al Comune di Lavis!”. Dai … concedetemi questa licenza “poetica”! (post 1186).

Ve l’avevo promesso (v. post del 10 c.m. ore 17,39): dopo lo Sciclub Lavis ora è il turno dell’ Associazione Culturale Lavisana (Presidente Daniele Donati).

Cultura = insieme di conoscenze. E le conoscenze sono ricordo del passato, vita del presente e costruzione del futuro. Il passato ce lo ricorda Albino Casetti nel suo libro “Storia di Lavis”. Era il 1910 quando a Lavis si costituì la “Pro cultura”, che ospitò conferenzieri quali Luigi Onestinghel e Cesare Battisti. Dopo la doppia sospensione bellica, nel 1966 Aurelio Rasini (mancato nell’estate del 2012) promosse la fondazione del “Circolo FotoCineamatori” che negli anni ’70 arrivò ad avere ben 400 aderenti! Da questa vivace entità si enucleò nel 1972 l’autonoma Associazione Culturale Lavisana, una rifondazione della originaria Pro cultura.

L’attività svolta nell’ultimo anno dall’Associazione? Eccola, in estrema sintesi:

Ricordando Don Grazioli: l’Assessore Panizza e i quattro autori del libro: Daniele Donati, Andrea Casna, Andrea Brugnara, Daniele Erler

• Presentazione della monografia “Lavis e Don Grazioli” (ne trovate il resoconto nel post del 1.12.2012).
• Corsi per adulti sulla storia locale.
• Percorso di formazione sull’Emigrazione Trentina.
• Presentazione del libro di Marina Dei Cas “Cacao amaro”.
• Mostra delle opere dell’artista locale Francesco Claus.
• Conferenza dei lavoratori (insieme al Circolo Lavistaperta).
• Cineforum, in collaborazione con A.P.S.P. “Giovanni Endrizzi”, con proiezioni presso la Casa di Riposo.
• Mondo bambino, caccia al tesoro (in collaborazione con il Comune di Lavis).
• Mostra “Aurelio Rasini – Botteghe e Artesani” sugli antichi mestieri di Lavis (con la collaborazione della Pro Loco).
• Conferenza “Lavis, dalla carta di regola allo Statuto Comunale: la democrazia di ieri e di oggi” con Andrea Casna e Stefano Longano.
• Mostra “Sacre immagini della Madonna”.
• Il Giardino dei Ciucioi, con il Direttore del restauro Architetto Claudio Micheletti.
• Curatorium, di concerto con l’Associazione Bonsai di Lavis.
• 5 dicembre, S. Nicolò, festa per i bambini, in collaborazione con la Pro Loco.
• E la sera del 13 dicembre 2013 … bè, a questa iniziativa – la presentazione del libro di Carla Festi e Nicolao Merker “Il vento della Storia – Ritratti di famiglia a Villa Clementi” –  dedicherò un post a parte!

Ecco, e se quanto sopra vi sembra poco, provate voi a organizzar! Nel 2014 si rinnoverà il Direttivo. Nel frattempo prendete nota che l’Associazione Culturale Lavisana è aperta al contributo di idee, organizzative (e finanziarie) di tutti! Fatevi avanti, coraggio … e … complimenti all’attuale Direttivo!

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OFFESA A LA FERSENA E A TUTTI NOI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Dicembre, 2013 @ 12:08 pm

Detto altrimenti: offendere un Fiume (la Fersena a Trento), offendere tutti noi, offendere il nostro senso civico ed anche “offendere se stessi” (post 1185)

Cliccate sulla foto per ingrandire …

Chi ha buttato un carrello del supermercato nella Fersena ha un problema antropologico: infatti non considera il Fiume anche “suo”; non considera la natura anche “sua”; non considera lo Stato anche “suo”; non si sente padrone del Bene Comune “Fiume”.
Se costui avesse una piscina privata, non si sognerebbe nemmeno di buttarci dentro il carrello della spesa. Ed allora – purtroppo – è proprio vero: lo Stato, il Comune è … tutto ciò che è al di fuori del “mio privato”. Tuttavia, ammesso e non concesso che ci si possa sentire così “esclusi” da un Bene Comune che invece è anche nostro, perché dovremmo danneggiare il “Bene Comune Altrui”?
Insomma, l’autore del gesto ò è antropologicamente disadattato e allora va educato oppure è un malvagio aggressivo ed allora va punito.

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BERLUSCONISMO, GRILLISMO, RENZISMO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Dicembre, 2013 @ 8:43 am

Detto altrimenti: analizziamo e riflettiamo (post 1184)

Dice … ma che? Li metti sullo stesso piano? No, non come intendete voi … metto sul tavolo tre “cose diverse” e cerco di esaminarle. Tutto qui.

BERLUSCONISMO

Dal punto di vista
• soggettivo: gli altri sono liberi di pensarla come me;
• oggettivo: fare soldi, non pagare le tasse, tutto va ben madama la marchesa;
• politico: partito persona. Gli altri partiti esistono ma non valgono, il mio è  l’ “unico migliore”.

GRILLISMO

Dal punto di vista
• soggettivo: gli altri sono liberi di pensarla come me;
• oggettivo: “villaggio” Italia, fuori dall’Europa e dell’Euro;
• politico: partito persona. Gli altri partiti non devono esistere.

RENZISMO

Dal punto di vista
• soggettivo: io sono il cittadino “calco” per tutti gli altri cittadini;
• oggettivo: fatemici provare … ;
• politico: gli altri sono i loro “partiti”, io appartengo ad un gruppo di cittadini.

Avevo già sottolineato come in Italia esista un problema antropologico (antropologia sociale), e cioè che il cittadino consideri lo Stato come tutto ciò che è al di fuori del suo privato, dal che discende la scarsa reazione popolare ai furti del denaro pubblico (“Mica è mio!). Oggi ritorno sull’antropologia, questa volta politica.

Matteo Renzi (per intenderci, io l’ho votato) rifugge dai “luoghi della politica” del tipo auto blu e scorte. Passeggia per Roma da solo, usa il treno e a Firenze la bicicletta. Con il che ci comunica: “Io non sono uno di loro (dei politici) , ma uno di “noi” ove il “noi” siamo noi cittadini.

Taluno ha in una qualche misura avvicinato – solo sul piano antropologico – questo modo di essere al berlusconismo, in quanto entrambe questi modi di interpretarsi sono basati sull’auto interpretazione della persona sulla quale si fonda la propria comunicazione ed il proprio successo, prima che sui contenuti delle sue proposte. Io mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori una sottolineatura: se una persona si autointerpreta bene, nel senso partendo da questa base mostra condivisione verso i problemi altrui e ricerca il Bene Comune, a me sta bene, anzi … benissimo!

Altri affermano: Renzi butta a mare un passato glorioso. No, a mio sommesso avviso si tratta di un salutare avvicendamento, ancor più necessario perchè addirittura “generazionale”. In ogni ambito infatti, in ogni ambiente, in ogni realtà, dalla Multinazionale alle quattro mura di casa nostra, se manca l’avvicendamento ci si abitua ad accettare storture che ormai guardiamo senza vedere: un mobile sbocconcellato, un piatto rotto, le tende graffiate dal gatto, un tappeto sfilacciato …

Altri ancora: ha ricevuto troppi consensi … Al riguardo mi viene in mente quando in una fase della mia vita lavorativa fui rimproverato da un organismo di sorveglianza perché in una SpA ricoprivo contemporaneamente i ruoli di Presidente, Amministratore Delegato e Direttore: ma mica mi ci ero messo io, in quelle posizioni, bensì l’azionista per risparmiare emolumenti. Ma all’azionista l’organismo di sorveglianza non contestò nulla …. Evvabbè …

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IL GOVERNO … NON SOLO DELLA VELA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Dicembre, 2013 @ 11:24 am

Detto altrimenti: governare una barca a vela e non solo! (post 1183)

23 anni fa. Me l’era appena comperata. La prima ed anche l’unica barca a vela della mia vita. Barca. Non uno yach. Una vera “barca”, un FUN da regata, un guscio di sette metri, vuoto dentro. velocissimo. Già, ma come si fa a governarlo? Ero in un negozio di sport a Torbole. C’era anche il famoso velista di “Azzurra”, Mauro Pelleschier. Mi presento, mi dice: “Se impari con il FUN a Riva del Garda, sei a posto”.

… ma poi ho imparato, anche da solo …

Ma come si fa? Chiamo un amico che invece era esperto, che mi accompagni. Siamo a Riva del Garda. Estate. Vento debole da nord. Ci spingiamo al largo.  Randa piena e a prua un grosso genoa, cioè siamo molto invelati. A bordo, poco peso: infatti siamo solo in due contro i quattro previsti dal costruttore. A sud sul lago compare una striscia nera, indice di un’Ora forte che sta arrivando. Io non conosco né il lago né la barca. Il mio amico non prende alcuna decisione. L’Ora ci investe con tutta la sua forza (25 nodi). Siamo troppo invelati. Risalire il vento verso sud, manco a parlarne. Il mio amico, al timone, dirige verso nord, cioè verso la riva di Riva, vento in poppa, e mi manda a prua a sostituire il genoa (16 metri quadrati) con il fiocco (8 metri quadrati). E’ una manovra che richiede un minino di esperienza, che io non ho. Riesco a sostituire la vela, mai ho impiegato troppo tempo. Infatti siamo ormai molti vicini agli scogli. Troppo vicini. Dobbiamo assoolutamente risalire il vento, cioè bolinare verso sud (ora con il fiocco è teoricamente possibile). Solo che nessuna barca a vela parte di bolina da ferma: occorre prima farle prendere un po’ di velocità al traverso. Siamo dentro il piccolo golfo di Punta Lido, a venti metri dagli scogli. Il mio amico vede la difficoltà della manovra e per deresponsabilizzarsi mi lancia la barra del timone e mi grida “Falla correre!”. Io non so nemmeno dirvi come sia riuscito a farla navigare un po’ al traverso, indi a stringere il vento, a risalire di bolina sfiorando letteralmente gli scogli. L’è nada … è andata …

Ecco, questo è un racconto di governo della vela ed anche di altre situazioni. Chi ha governato male, chi sta per mandare la barca sugli scogli, lascia ad altri la barra del timone, all’improvviso. Meglio deresponsabilizzarsi e poi, se del caso, criticare chi sta cercando di evitare gli scogli.

Alla mia barca “Whisper”, che con un filo di vento scivola sull’acqua  lieve come un sussurro, un bisbiglio, un sospiro, ma che con vento forte plana frememdo come un’innamorata,  ho dedicato una mia poesia:

Whisper: “S’illumina al sole/ ti aspetta. / La prendi/ la porti nel vento./ Respira il tuo stesso respiro./ Sussulti/ lei freme/ sospira”.

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LA FINE DEL TEMPORALE, IL PERICOLOSO FRONTE FREDDO … POLITICO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Dicembre, 2013 @ 9:09 am

Detto altrimenti: “Le confessioni di un (nuovo) ottuagenario” (Ippolito Nievo) (post 1182)

(“Fronte freddo”: alla fine del temporale, visibilità e luminosità ottima, che inganna: forti raffiche di vento da nord molto, molto pericolose per chi naviga … a vela e nella politica).

 “Fase politica. Alla fine. I colpi di coda. Voto la fiducia al governo. Poi passo all’opposizione. Incontro i forconi. Anzi no. Disposto a tutto. Intanto inizio con una maglietta nera girocollo, una maglietta … nera … poi vedremo. Quando indosso il doppiopetto ho la camicia. Non è nera. No, quella la maglietta è nera. Devo inventarmi qualcosa. Gli alunni superano il maestro. I forconi e i grillini mi spiazzano. Mi sono confessato. Padre, che fa? Se ne va? Non mi assolve?”.

Firmato: Ippolito Nuovo.

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