POST 1032 – MODELLO DI SVILUPPO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Ottobre, 2013 @ 7:01 am

Detto altrimenti: sono parole che non vengono pronunciate

Crescita … ma sempre di questo modello di sviluppo, del modello attuale, Non sento … non leggo che ci si ponga il problema di una rivisitazione della validità di questo modello di sviluppo.

Dall’estero ci dicono: “Siete seduti su un tesoro: le vostre bellezze naturali, artistiche, storiche, culturali etc. e non le sfruttate, non le valorizzate, non le vendete”. Ecco, ci stanno dicendo che dobbiamo modificare il nostro attuale modello di sviluppo!

Al riguardo mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori alcune mie considerazioni: se si provasse a ….

 1) rimandare i grandi progetti non necessari fra i quali, in testa, il TAV e gli F35
2) riscalettare le aliquote fiscali a vantaggio della fasce basse e a carico della fasce alte di reddito
3) eliminare i privilegi delle molte caste
4) investire denari pubblici nel finanziamento dello start up (avvio) di decine di migliaia di cooperative giovanili e non, per la manutenzione, gestione vendita di altrettanti siti naturalistici, artistici, storici
5) investire su scuola, università, ricerca
6) investire sulla green economy, che poi – come dice il Senatore Architetto Piana, è Italian economy
7) …. lettrici e lettori di questo post, provate voi a continuare l’elenco!

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POST 1031 – IL GOVERNO E IL PARLAMENTO DEVONO TROVARE LA COPERTURA FINANZIARIA PER …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Ottobre, 2013 @ 6:40 am

Detto altrimenti: la coperta è corta, ma c’è chi – prima – ne ha ricevuta una molto lunga, a lui riservata …

Tanti anni fa. Estate. Gruppo delle Dolomiti di Brenta. Rifugio Pedrotti alla Cima Tosa, sovraffollato. In molti abbiamo dormito sui tavoli della sala da pranzo. Non tutti avevano ricevuto una coperta. La mattina si scopre che un tale ne aveva due, di cui una avvolta, che aveva utilizzato a mo’ di cuscino! Alcuni di noi lo rimproverarono duramente.

Coperture finanziarie da trovare, anche per ”finanziare le missioni militari all’estero”. Nel dicembre 2012 il Parlamento votò lo stanziamento per la difesa nella misura di 20 (venti) miliardi di euro l’anno per dieci anni. La Difesa inoltre può contare su ulteriori fondi, quelli delle missioni militari all’estero e quelli dei Lavori Pubblici per la Protezione Civile.

Allora … spendig review? Che spending review sia, ma per tutti! Anche per la Difesa, soprattutto tenendo conto che l’Italia non ha certo bisogno degli F35, e che la anche la Difesa deve dare il suo contributo ridimensionando i propri interventi ed investimenti, riscrivendo le proprie priorità, ed anche con gesti “simbolo” quale potrebbe essere – ad esempio – la eliminazione dei molti “centri logistici” che poi sono solo centri vacanze riservati alle vacanze dei militari. Quanto ci costano?

E’ una questione di priorità, a livello nazionale ed anche a livello di ogni singolo ministero, Difesa compresa! I pre-bilanci, le gestioni separate, le “priorità a prescindere”, i privilegi di casta etc. non sono più accettabili, in un Paese nel quale esistono famiglie senza reddito; famiglie di sei persone che sopravvivono con la pensione di reversibilità della nonna, inferiore a 500 euro l’anno; persone che non possono permettere il lusso di … curarsi!

Spending review? Il Sole 24 ore (Orioli) oggi scrive: esistono 7.800 spa/enti pubblici, con 300.000 addetti che costano 15 miliardi di euro l’anno. L’attuazione della legge che prevedeva la vendita a terzi delle SpA che fatturano più dell’80 % all’Ente controllante (Comuni in testa) è stata “prorogata.

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POST 1030 – CHE TEMPO CHE FA … IERI SERA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Ottobre, 2013 @ 6:06 am

Detto altrimenti: dei superstipendi

“Ma lei, quanto guadagna?”

Non ricordo come ci si sia arrivati, ma ad un certo punto l’ospite Brunetta, forse per “vendicarsi” che il conduttore Fabio Fazio lo aveva interrotto (“Non si interrompe una emozione, non si interrompe una emozione, non si interrompe una emozione”, etc. … più volte .. che sia andato a lezione da Sgarbi?), ha contestato a Fazio il suo (eius, di lui Fazio) stipendio annuo: cinque milioni di euro.

Fazio, che aveva prima dichiarato che personalmente era contro il pauperismo in politica (“I politici? Che siano pagati bene, almeno possiamo pretendere che lavorino bene e che ci rendano conto del loro operato”) non ammette e non nega. Afferma: “Il 50% del mio emolumento se ne va in tasse; non sono mai stato denunziato per evasione fiscale, io …; questa trasmissione è a costo zero per la RAI perché si paga con la pubblicità”.

Quindi Fazio implicitamente (ma mica tanto implicitamente) giustifica il proprio emolumento di 2,5 milioni di euro netti l’anno. Su questo aspetto mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori qualche mia considerazione:

1. Pochi minuti prima, il TG3 aveva mostrato un servizio su una famiglia del salernitano (sei persone) che vive con la pensione di reversibilità della nonna: meno di €500 al mese.

2. L’ottimo lavoro di Fazio, persona e professionista che ammiro, stimo e rispetto, è possibile in quanto egli è “inserito” in un sistema (il Sistema RAI) a lui preesistente, che non è una sua creazione. E’ questo fatto che permette alle sue innegabili doti (bravura, equlibrio, preparazione professionale, intelligenza, credibilità, prontezza di riflessi, cultura, sistema di relazioni, simpatia, etc.) di esplicarsi. Quindi il super stipendio a mio sommesso avviso non si giustifica del tutto.

Personalmente ho vissuto una esperienza per certi aspetti analoga. ero a capo della Finanza Italia della Stet, la maggiore finanziaria del paese. Feci risparmiare alla mia società miliardi di lire attraverso una mia realizzazione: il sistema di controllo e gestione del rischio di cambio (cosiddetta “gestione valutaria”) di Gruppo. Non per questo il mio stipendio d dirigente schizzò fuori scala. Anzi, non si mosse per nulla! Né io mi sentii mortificato: avevo semplicemente fatto il mio dovere. E vi prego, scusate la citazione personale, ma era tanto per capirsi meglio …

Comunque ho apprezzato molto le diverse posizioni e i modi conduttore Fazio. Molto meno, le argomentazioni e di modi del suo interlocutore.

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POST 1029 – LA CERTEZZA DEL DIRITTO E LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Ottobre, 2013 @ 5:34 am

Detto altrimenti: ragioniamone insieme

Uno Stato di diritto è basato su regole predeterminate: in Italia, su leggi scritte; nel mondo anglosassone, sulle sentenze. In entrambi i casi vi è l’esigenza che si arrivi all’accertamento della verità entro il più breve tempo possibile. Questa è la necessità della “certezza del diritto”.

Ma a quale verità si deve e si può arrrivare? Alla verità “giudiziale”, cioè all’unica possibile in sede giudiziale, la quale talvolta potrebbe anche essere diversa dalla “verità vera”. E ciò perchè nelle contrapposizioni delle parti (fra privati o fra un privato e lo Stato), di “verità vere” spesso ne esistono più d’una, tutte diverse fra di loro. Ed allora, in tal caso, non si arriverebbe mai alla “certezza del diritto”.

L’uomo è fallibile. Proprio per questo sono stati stabiliti ben tre gradi di giudizio: due di merito: Tribunale e Appello; ed uno di pura legittimità, la Cassazione. Inoltre vi è la tutela costituzionale della Corte Costituzionale e l’eventuale ricorso alla Corte di Giustizia Europea pe la salvaguardia dei diritti umani.

Pertanto, preso atto della ricca serie di strumenti di garanzia predisposti dai sistemi democratici europei, alla fine occorre rispettare le sentenze passate in giudicato. Contestarle significa violentare il sistema della democrazia. Né varrebbe a giustificazione la continua affermazione che la verità giudiziale non corrisponde alla verità vera: il sistema della democrazia vive della verità giudiziale. Del resto già i nostri antichi Padri, gli antichi Romani, avevano affermato “Summa lex, summa iniuria” e anche “Dura lex, sed lex” espressioni che tradotte suonano così” Per quanto sia perfetta una legge, tuttavia essa può anche recare ingiuria a taluno” e “Una legge va sempre rispettata, per quanto essa possa essere severa”.

Che poi la nostra Giustizia vada riformata, siamo tutti d’accordo. Ma questo è un altro problema. Al riguardo mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori il mio punto di vista, non certo come “verità vera” ma come base per una discussione:

1) la necessità di una riforma della Giustizia non significa che sia riformabile il principio di cui ai capoversi precedenti né che sia “rifiutabile” una specifica, recente sentenza …
2) che si debba riformare il sistema delle pene, diversificandole – per i reati minori – verso una serie di misure diverse dalla carcerazione tout court, anche nel rispetto del dettato costiuzionale del recupero del condannato
3) che si debba intervenire sul sistema carcerario
4) che si debba riequilibrare la posizione dell’accusa rispetto a quella della difesa
5) che si possa definire la responsabilità dei giudici per dolo e colpa grave
6) che non si debba sottoporre la funzione dei Pubblici Ministeri al Governo
7) che non si debba eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale
8) che si debba rivedere il rapporto fra procedimenti “fiscali” e procedimenti “penali”, anche nella direzione di abolire i concordati fiscali, da sempre a vantaggio dei soli grandi evasori
9) che si debba automatizzare il meccanismo operativo della Giustizia. Infatti non è concepibile che un Giudice sia costretto a verbalizzarsi da solo “a penna” un interrogatorio, mentre il sistema fiscale è (giustamente, n.d.r.) automatato al punto da registrare e perseguire anche mancanze di pochi euro. Il che, tradotto, significa: là dove abbiamo voluto automatizzare, ne siamo stati assolutamente capaci. Ed allora, la gestione della Giustizia, dei diritti, della vita e della libertà delle Persone, vale forse meno della gestione delle imposte?

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POST 1028 – STRAGE CONTINUA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Ottobre, 2013 @ 6:50 pm

Detto altrimenti: non ci sono altre parole: l’UE, l’ONU devono intervenire.

Secondo naufragio, dopo quello del 3 ottobre. Primi aiuti, da Malta Malta  che ora è governata da un premier laburista. I testimoni sopravvissuti: “Le motovedette libiche ci hanno sparato addosso. eravamo in 400 di cui 100 bambini”.

Lo so, amici, sono notizie che anche voi avete avuto dai nostri TG, ma come si fa … come si fa a non riportarle, a non rimetterle in “prima pagina”? Il blog è poca cosa rispetto ai media TV, ma tant’è … un piccolo contributo al risveglio delle coscienze può arrivare anche per questa via …  E i sopravvissuti? Appena arrivano a terra noi li iscriviamo nel registro degli indagati. Ma ci siamo bevuti il cervello? Il cuore? L’anima? La coscienza? L’intelligenza? L’umanità? … Tutto? Vergognamoci. Ma poi, vergognarsi – anche ammesso che ne siamo  capaci tutti – non basta.

Avevo scritto: nel brevissimo periodo, pattugliare il mare non lungo le nostre coste, ma lungo le loro.  Ma non per sparare loro addosso. La società internazionale intervenga e chieda conto alla Libia delle mitragliate  contro queste Persone. Si tratta di crimini contro l’Umanità, non diversi dalla strage delle Fosse Ardeatine, nella sostanza.

Le motovedette libiche … quelle che un nostro precedente governo ha regalato alla Libia di Gheddafi …

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POST 1027 – POESIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Ottobre, 2013 @ 1:01 pm

Detto altrimenti: non di sola politica economica vive l’uomo

Non ho una foto del viale, in autunno, di notte …

Era tanto che non uscivo, a piedi, di notte. Di notte … oddio … che dico … saranno state le 23 … dovevo semplicemente trovare un parcheggio per lasciare libero il box a mio figlio in arrivo da Bologna. Il parcheggio l’ho trovato qualche centinaio di metri da casa. Durante il breve tragitto di ritorno verso casa, a piedi, accompagnato dallo scalpiccio sulle foglie secche di un viale, ho rivissuto una notte di tanti anni fa. Notte vera, fonda, quella … in una grande città. Eccola, ve la racconto in versi, come l’avevo vista  sentita e scritta allora …

Notte

Si alza da terra una foglia
un lampione che danza sospeso
un bavero alzato
persiana che sbatte
e l’aria corrente sui tetti.
Vive la Notte
e respira di un vento leggero che tien desti i rami
protesi a far compagnia ai freddi letti alberati della solitudine.

… di notte ce l’ho la foto del viale … ma in inverno!

Invisibile al mondo
attraversi lo spazio dei tuoi pensieri
che liberi
ti camminano a fianco insieme ad un gatto.
Il silenzio ti regala il tempo
che gli altri
dormendo inutili sogni
hanno chiuso al di là della porta.
La luce del buio dipinge a pastello la strada
che suona
al passare di sentimenti
usciti nella notte
a cercare
sperando di trovare aperta
l’Umanità di turno …

… alla Farmacia di Lampedusa.

N.B.: L’ultimo verso l’ho aggiunto solo oggi, 13 ottobre 2013. 

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POST 1026 – FINANZIAMENTO PRIVATO DEI PARTITI E PUBBLICO (ma è poi … veramente pubblico?) DI ALITALIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Ottobre, 2013 @ 8:24 am

Detto altrimenti: qualche riflessione su alcuni dettagli

1) PARTITI

Dice … si è trovato l’accordo: al massimo 300.000 euro a “finanziatore” privato. Ma si tratta di regali, di denari versati  “a fondo perso”, cioè da non restituire, non di finanziamenti … già … perché se io chiedo un finanziamento in banca, poi lo devo anche rimborsare. Ed allora usiamo termini diversi per operazioni diverse. Questi qui, ai partiti, chiamiamoli “sottoscrizioni”, ad esempio. Tizio ha sottoscritto cento euro in favore del tale partito, etc.  Operazioni per cassa. Nel senso che il sottoscrittore versa denaro contante.

Ora, “a me mi” (lo so che “a me mi” non si dice, ma lo sto facendo a bella posta, per attirare l’attenzione del lettore!) … cosa stavo dicendo? Ah sì, ora ricordo … a me mi resta un dubbio: la legge regolamenterà anche le “sottoscrizioni di firma”? Cioè, io, invece di sottoscrivere (versare) 300.000 euro per cassa, firmo una fidejussione bancaria di un milione di euro in favore del “mio” partito (“mio”in due possibili diversi modi: 1) mio perché lo voto, punto e virgola; 2) mio perchè “è” mio, punto).

La banca mi conosce. Sa che io sono miliardario in euro e accetta la mia fidejussione, sulla cui base concede un finanziamento al mio partito (questo sì che è un finanziamento vero, di quelli che poi devono essere restituiti …). Fino a ieri succedeva anche questo, ovviamente solo ai partiti che potevano contare su un miliardario, comunque indiscriminatamente a tutti quelli appartenenti a questa categoria, niente figli e figliastri, ci mancherebbe altro! Tutti i soggetti dell’operazione ci guadagnavano. La banca, che percepiva gli interessi sulle somme prestate; il fidejussore, che sosteneva e rafforzava il “suo” partito e che forse avrebbe potuto poi chiedergli anche una commissione per avere rilasciato la fidejussione; il partito che veniva abbondantemente e soprattutto tempestivamente finanziato. Già, direte voi, ma poi come faceva il partito a rimborsare la banca? Semplice: con i cosiddetti rimborsi elettorali pubblici, che arrivavano un po’ dopo ma che erano multipli delle spese realmente sostenute. Dice … ma quel partito, poi, con i soldi che avanzavano, che ci faceva? Rispondo: chiedetelo ai tesorieri dei partiti ed alle fondazioni varie che i partiti hanno fondato … Ma questa è un’altra storia.

E poi non ci sono solo le fidejussioni: ci sono anche le operazioni di “denaro contro denaro”. Mi spiego. Io sono miliardario e voglio donare 3 milioni di euro al “mio” partito. Semplice: prendo dieci amici, a fronte di ognuno di essi verso in banca 350.000 euro che la banca mi rende indisponibili in quanto restano a garanzia di prestiti di 300.000 euro cadauno che ognuno dei miei dieci amici si fa concedere dallaa banca e che poi preleva e dona al “mio” partito. Finanza creativa, si chiama, del tipo di quella che ha fatto fallire il sistema finanziario USA …

Sono un mal pensante? Può darsi, ma a pensar male …

2) ALITALIA

Le botteghe di parrucchiere da uomo … quelle tradizionali … quelle da 15 euro al taglio,  stanno andando in crisi (attenzione: “Emergenza Parrucchieri!”): infatti non è più necessaria una licenza e i cinesini i capelli te li tagliano a 5 euro! Lo stesso dicasi per i voli, a seguito della liberalizzazione che ha “ucciso” il monopolio. E Alitalia va in crisi: poichè è una SpA, registra perdite a bilancio, a fronte delle quali – sempre a bilancio – deve ridurre il proprio capitale sociale fino ad azzerarlo. Inoltre manca di liquidità. Si fermano i motori delle areomobili e si ferma la società. All’armi! (altra emergenza, dopo quella dei parrucchieri!). Occorre “ricapitalizzare”. Ecco la parola magica. Traduciamola: occorre immettere altro denaro nella società, come capitale sociale – cioè denaro non a prestito ma “regalato” alla società (oltre ad altro  denaro, prestato dalle banche). Interviene POSTE ITALIANE “non con soldi dei risparmiatori – si afferma – ma con liquidità nostra”. E’ pubblico o privato, quindi, questo finanziamento che poi è una “sottoscrizione”? Poste Italiane è dello Stato, cioè di tutti noi,  risparmiatori o non risparmiatori del risparmio postale. Quindi in ultima analisi, il sottoscrittore dell’intervento di POSTE ITALIANE è il “pubblico” dei cittadini italiani. Quindi siamo di fronte ad una sottoscrizione privata, dei privati, cioè di noi tutti.

Già, perché “privatizzare” in Italia significa vendere una SpA posseduta da un Ente Pubblico all’industriale di turno. In Inglese invece “privatizzare” si traduce con il termine “to go public”, cioè “andare verso il pubblico diffuso degli investitori privati”. Pertanto, una società “privatizzata” all’italiana può continuare ad essere di un unico soggetto: prima pubblico e poi privato, ma non “del pubblico dei privati cittadini”, cioè “privatizzata”. In questo caso, continua ad essere di tutti tranne che “del pubblico dei privati”. Una società “privatizzata” nel mondo anglosassone è invece in realtà più “pubblica” di prima, cioè è della comunità dei cittadini risparmiatori-investitori. Nel mondo anglosassone, anche una SpA di un singolo privato può essere privatizzata, se il suo capitale sociale viene “aperto” alla massa dei sottoscrittori. Le parole sono pietre … e mai come in questo caso le pietre anglosassoni sono diverse dalle pietre nostrane. Cioè qui da noi il termine “pubblico” indica lo “Stato” entità astratta; nel mondo anglosassone invece indica il pubblico dei cittadini, cioè lo “Stato” entità reale, perchè, ricordiamocelo, lo Stato siamo noi. O almeno, dovremmo essere noi.

Per concludere: noi tutti, anche se non ce ne siamo accorti, siamo diventati azionisti di fatto di Alitalia. Chissà se ci faranno un sconto sul biglietto aereo …

P.S.: un amico mi fa notare che i nostri soldi sono necessari ad Alitalia a coprire le perdite causate dalla gestione dei Patrioti Privati che, Berlusconi regnante, avevano acquistato azioni (e quindi potere di gestione) della società, Patrioti che ora più di tanto non vogliono continuare a metterci, di denaro proprio. Un’altra società fallirebbe. Questa qui no. Noi cittadini salviamo la società e i denari dei Patrioti e quindi possiamo ben essere orgogliosi se per fare ciò abbiamo di buon cuore rinunciato alle vacanze, a mandare i figli all’Università, ad acquistare libri, a rinnovare il guardaroba, a sostituire la vecchia auto, etc..

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POST 1025 -12 OTTOBRE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Ottobre, 2013 @ 1:37 pm

Detto Altrimenti? Nell’ordine storico: 20 settembre; “Settembre, andiamo … è tempo di migrare …”;  8 settembre;  11 settembre. Settembre, un mese importante, storico, letterario …

Ma anche ottobre non scherza …

12 ottobre 1492, Oceano Atlantico, un mio compaesano, tale Cristoforo Colombo, con casa natale a Genova, Piazza Dante, scopre l’America. Taluno dice che ciò sia accaduto perché “aveva sbagliato strada, si era perso”. L’invidia … sapete com’è …

12 0ttobre 1917,  in Russia, rivoluzione.

12 ottobre 1954, a Genova, da ragazzini fu la data alla quale facemmo il bagno in mare più avanzato della stagione.

Le piste del Bondone, già innevate (foto Valentina – col telefonino)

12 ottobre 2013, a Trento: neve a 600-1.000 metri! In Piemonte dicono: “Quan c’a fioca ‘n su la foia, l’inver a da nen tant noia”, per significare che le nevicate “sulla foglia”, cioè prima della caduta delle foglie, sono sintomo di un inverno mite, che non darà tanta noia: ed io, questa mattina, mi sono alzato … e ho trovato il Bondone imbiancato a dovere! Solo che oggi, in Trentino,  l’inverno dà noia se NON nevica!

Buon autunno a tutti!

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POST 1024 – MIGRANTI: LA STRAGE CONTINUA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Ottobre, 2013 @ 7:56 am

Detto altrimenti: Cimitero Mediterraneo

Ieri, altro barcone di migranti affondato. A 60 miglia dalle nostre coste, in acque internazionali. Una novità: la collaborazione delle autorità maltesi (era ora!).

Nel breve periodo, due modi assolutamente opposti di affrontare il problema:

1) ignorare, aspettare, soccorrere, mal-trattare (cioè trattare in modo non umano la gente), sanzionare, respingere
2) prevenire.

Prevenire? L’UE (non la sola Italia!) deve pattugliare le coste. Ma non le nostre, bensì le loro. Quando pattugliamo le nostre, anche a farlo bene (e così purtroppo non è!) spesso è già troppo tardi.

Dice … nel breve termine. E nel medio termine? Sto leggendo “ZeroZeroZero” di Roberto Saviano, ovvero “Cocaina nel mondo”. Vi si afferma che i più potenti capi di tali organizzazioni non uccidono” (direttamente) nessuno, così come non uccidono (direttamente) nessuno i capi delle multinazionali dell’elettronica che acquistano il Coltan (“Columbuite-Tantalite”) dal Congo, cioè quel minerale “strategico” (letteralmente: “indispensabile e insostituibile”) per la fabbricazione dei computer, minerale per il possesso delle cui miniere è in corso una guerra fra bande, fra eserciti, una guerra fatta di stragi, di violenze d’ogni tipo anche sui civili, violenze dalle quali chi può, ed è la minoranza, cerca di fuggire (ed ecco i migranti). E chi non riesce nemmeno a cercare di migrare? E noi? Vogliamo fare a meno dei computer? No di certo, ma almeno selezioniamo i fornitori, imponiamo loro certificazioni di qualità, di democrazia, di non violenza.

Dice … utopie, illusioni … Ok, e allora, qual è l’alternativa? L’egoismo? L’ipocrisia? La “struzzologia”. No. Le cose possono cambiare. Devono cambiare. Cerchiamo di dirlo, di scriverlo (anche con i computer!), di ottenerlo, soprattutto!

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POST 1023 – TRENTINO O ITALIA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Ottobre, 2013 @ 7:13 am

Detto altrimenti: ognuno di voi … di noi … istintivamente pensa di più ai problemi del Trentino o a quelli del Paese? … O ad entrambi?

Io … be’ … basta leggere i miei post: a quelli dell’Italia. E dire che qui da noi siamo sotto elezioni provinciali che in Trentino sono formalmente “amministrative” ma sostanzialmente sono anche molto “politiche” stante la nostra Autonomia.

Autonomia … in un post recente ( n. 972 del 19 settembre scorso) evidenziavo i due modi di essere dell’Autonomia: quello di ieri che in allora era molto “moderno” (desiderio, volontà, capacità, anelito della gente di partecipare al governo della cosa pubblica); la sua “deviazione odierna”, per nulla moderna (Autonomia “bancomat”); e quello del domani, modernissima (si spera: come quello di ieri).

Dice … ma il tuo blog si chiama “Trentoblog” non “Italiablog”… Si, dico io, allora vuol dire che io scrivo come “a Trento” si ragiona sull’Italia (come me la sto cavando? Credevate di fregarmi … eh?). A parte gli scherzi, il “pensar trentino” non è solo “pensare sul Trentino” ma anche “pensare dal Trentino”, ed è ciò quod plerumque accidit, cioè ciò che accade nella maggior parte dei casi … ops, scusate … dei miei post.

Il Trentino per l’Italia? Certo, sia come capacità di autogoverno, sia come pre-visione del futuro dell’Europa. Un esempio? Eccolo. In Italia vi è una forza politica che insiste per la macroregione del nord (notate: dicono Veneto, Lombardia, Piemonte. A noi ci “saltano”, e mi sta bene … ma il fatto … avrà pure un significato!). E noi? Noi, da decenni, stiamo cercando di costruire il concetto di un’altra macroregione, l’Euregio, cioè una regione transfrontaliera, del tipo di quelle sulla cui base assai più facilmente si potrebbe arrivare alla creazione degli Stati Uniti d’Europa.

Mi fermo qui. Provate voi a ragionare sulla differenza delle due impostazioni: una di chiusura non solo all’Europa ma alla stessa Italia. L’altra di apertura verso un Mondo Nuovo o un Nuovo Mondo, questa volta innanzi tutto Europeo. E’ a questo che penso ogni volta che ascolto la sinfonia La Sinfonia n. 9 in mi minore di Antonín Dvořák (op. 95), più nota appunto col titolo di Sinfonia “Dal Nuovo Mondo” (il titolo si riferisce evidentemente all’America in seguito alla nomina del compositore come direttore del New York National Conservatory of Music. E’ splendida: chi non la conosce, la ascolti. Gli altri? La riascoltino!)

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