POST 1056 –L’ENEIDE LETTA A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Ottobre, 2013 @ 4:48 pm

Detto altrimenti: la professoressa Maria Lia Guardini, nella Biblioteca Comunale di Trento … lettura dei classici

Sotto la guida di Maria Lia, avevamo già letto Iliade, Odissea, le tragedia e le commedie greche e latine, i classici. Ora tocca all’Eneide. Virgilio: nacqui a Mantova, mi spensi in Calabria, fui sepolto a Napoli, cantai la pastorizia, l’agricoltura, i comandanti militari:

 Mantua me genuit, Calabri rapuere
tenet nunc Parthenope
cecini pasqua, rura duces.

Virgilio e il Trentino, o quasi, infatti egli celebra il “mare nostrum” cioè il Lago di Garda  (Georgiche, II, 159-160)

Anne lacus tantos? te, Lario, maxime teque
fluctibus et fremitu adsurgens Benace marino?
E che dovrei dire del laghi così belli? Cosa mai di te, Lario, ma soprattutto di te
Benaco, che quando ti agiti hai onde e fremiti simili a quelli del mare?

Virgilio, scelto da Dante come guida per la sua Divina Commedia … Virgilio che all’inizio dell’Iliade dichiara subito di volere imitare Omero: “Arma vurumpque cano … ” canto le armi e gli uomini … solo che lui canta i cives, i cittadini, più che gli uomini come invece aveva fatto Omero. Omero aveva dato inizio alla comunicazione letteraria scritta. Virgilio ne segue la traccia, solo che avverte di essere sul punto di morire … non aveva ancora rivisto la sua opera e dà ordine che le “bozze” dell’Eneide fossero distrutte. Per fortuna l’esecutore testamentario venne meno al suo dovere …

Virgilio non è l’unico Romano a copiare i Greci. Sempre però in maniera consapevole, funzionale e irripetibile: il poeta parla in prima persona: cano, canto … e chiede l’intervento della Musa. del resto … Omero … “Cantami o diva, del Pelìde Achille l’ira funesta  …” Ancora,  Virgilio in un poema epico inserisce componenti tipiche del poema lirico: l’amore fra Enea e Didone, e nel far ciò innova rispetto ai Greci. Ma Virgilio innova anche nel trasformare il poema epico greco in un poema epico-nazionale, sulla scia della piena sua adesione alla politica di Augusto. Tutto ciò manca in Omero, che canta l’uomo laddove Virgilio canta il cittadino. L’Eneide, nella prima parte si rifà all’Odissea, al “viaggio” del cercatore di una nuova patria. Nella seconda parte, le guerre di Enea per appropriarsi della nuova patria, il Lazio. Cittadio-Patria.

Gli Dei. Da Omero a Virgilio hanno “fatto carriera”: in Omero si muovono da umani, con gli stessi vizi e le stese virtù. Gli Dei di Virgilio sono più “divini”, più “politici”, hanno una maggiore influenza nel convincere gli umani …

Quando oggi si dice, esagerando, “quel politico è un Dio, è il mio dio” .. l’ho sentii dire da un francese circa De Gaulle: “C’est mon dieu”. Ma torniamo a noi.

Virgilio ci rappersenta una visione teleologica e provvidenziale della Storia: sono gli Dei che hanno voluto tutto questo: da qui il Deus vult dei Crociati e il  Gott mit uns di altri … La sua è una rilettura provvidenziale della Storia attraverso le vicende di un Personaggio Centrale. Enea come Ulisse? No, Ulisse ha le caratteristiche tipiche dell’oralità, è tutto azione. In lui manca spazio per i sentimenti, almeno fino a quando è in guerra. Enea al contrario è “finto”, “costruito” da Virgilio per mettere innanzi agli occhi dei suoi concittadini il civis romanus perfetto. Non a caso il principale valore fondante dell’Eneide è la Pìetas.

Pìetas non si traduce con pietà, bensì con “rispetto dei genitori, della patria, delle autorità, degli Dei”. A questo rispetto Enea sacrifica anche il suo amore per Didone e quello di Didone per lui. Didone che muore per lui, maledicendolo e pronosticando ostilità fra il Lazio e Cartagine (guerre puniche). Storia? Mito? Entrambi. Virgilio usa, utilizza il mito, con un uso eziologico, per spiegare la causa di qualche cosa, di qualche evento.

Un breve cenno alla “comunicazione” del suo tempo, del tempo di Virgilio. Fortemente condizionata dallo strumento scrittura, a superamento della precedente comunicazione orale, meno “impegnativa” per chi la fa e per chi la riceve. Eschilo aveva scritto “Guardano ma non vedono, ascoltano ma non sentono”.

Ed oggi? Oggi la comunicazione scritta è sempre più scarsa: prevale quella orale, basata sulla oralità che ci giunge dalla “bocca” del teleschermo, che spesso induce molti di noi a guardare senza vedere e ad ascoltare senza sentire!

In Virgilio invece la scrittura c’è, e come! E non è neutra, è “politica”, però è dichiaratamente, onestamente tale: egli vuole il Pius Civis, il cittadino rispettoso dell’Autorità, perché ha una grande fiducia nell’Autorità (beato lui! N.d.r).

E di Ettore, ucciso due volte, da vivo e da morto, fa dire “quantum mutatus ab illo” (Eneide, II, 274) cioè “da morto, com’era cambiato rispetto al suo precedente stato di vivente!” Ecco, rubo questa espressione, diventata famosa, quasi un proverbio, e la declino al femminile: “Quantum mutata ab illa”, quanto è cambiata (in peggio, n.d.r.) l’Italia di oggi rispetto a quella di ieri … augurandomi che in un prossimo domani si possa dire: “Quantum mutata  ab illa”, quanto è diversa (questa volta in meglio, n.d.r.) l’Italia di oggi, rispetto a quella di ieri!”

Prossimo appuntamento: martedì 5 novembre 2013, ore 10,00, Biblioteca Comunale di Trento, primo piano, nella sala che precede la Sala degli Affreschi: parleremo dei libri 4,5,6 … dell’Eneide, ovviamente! Entrata libera!

P.S.: la farina di cui sopra al 90% non è del mio sacco, bensì di M.Lia Guardini che noi tutti, suoi “da una vita impenitenti allievi ripetenti ” ringraziamo di cuore!

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POST 1055 – VOTARE NECESSE EST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Ottobre, 2013 @ 1:51 pm

Detto altrimenti: campagna elettorale in favore … degli elettori delle prossime elezioni amministrative trentine!

Navigare necesse est, vivere non est necesse (navigare è indispensabile, vivere no), è l’incitazione che, secondo Plutarco nella Vita di Pompeo (50,2), Pompeo diede ai suoi marinai, i quali opponevano resistenza ad imbarcarsi alla volta di Roma a causa del cattivo tempo.

Da ragazzo ricevevo gratuitamente la rivista “Volare necesse est” la quale reclamizzava l’arte, il mestiere, la scienza del volo. Edita dall’Areonautica Militare? Non ricordo, ma è probabile.

Oggi mi permetto di aggiungere una terza necessità: l’andare a votare. infatti votare necesse est. E’ necessario, indispensabile, utile, doveroso esercitare il diritto del voto. Chi non vota non partecipa alla vita della sua propria comunità, se ne astrae, salvo poi criticare tutto e tutti. Chi non vota consente la formazione di governi che non rappresentano la comunità che li esprime.

Dice … ma io non mi ritrovo completamente in alcun partito, in alcuna coalizione. Evvabbè … allora vota per quel partito, per quella coalizione, che prevalentemente ti rappresenta, quella cioè che ha in sé i contenuti fondamentali delle tue istanze, mi raccomando! E poi … se sei una lettrice o un lettore di questo blog … be’ … vorrà pur dire qualcosa … no?

Grazie se vai a votare!

P.S.: Testimonianza fornitami da un’amica:

“Sabato, al volantinaggio davanti al supermercato, si avvicina una signora anziana, mi chiede i materiali, la ringrazio per la cortesia e lei mi risponde: “Non lo faccio per lei, lo faccio per me. Vede, io sono nata quando non si poteva votare e le donne non avevano mai votato. Io voglio esercitare il mio diritto, per dovere verso chi è morto per garantirmelo. Leggerò tutto e poi sceglierò cosa e chi votare il 27 ottobre. Per esercitare un diritto, per dovere verso la comunità“.

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POST 1054 – I CAPPONI DI RENZO (cfr. I PROMESSI SPOSI di tale A. Manzoni, ricordate?)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Ottobre, 2013 @ 12:09 pm

Detto altrimenti: più IVA, meno IVA … più IMU meno IMU …mentre la Nave Italia affonda! Nel senso … mentre si litiga fra di noi, poveri capponi che si beccano mentre sono portati al macello, cioè mentre si litiga e ci si becca sul poco (percezione sensoriale), ci sfugge il molto, la visione d’insieme (v. post n. 1048 del 19 ottobre scorso), cioè che siamo portati al macello.

Lo confesso, non è tutta farina del mio sacco. Questa mattina, nella Rassegna Stampa di Radio 3, mi ha colpito la citazione di un articolo di Avvenire. L’ho comperato. Pagg.2 e 3, un articolo inchiesta di Leonardo Becchetti (con il quale mi complimento!). In un box “Una svolta etica contro gli eccessi – E’ la vera urgenza economica”. E’ una bella soddisfazione per me leggere che l’Etica, la Morale è il primo problema da affrontare e risolvere! The rest are details, il resto sono dettagli, diceva tale Einstein, dopo avere affermato “I want know Good’s thought” io voglio conoscere il pensiero di Dio. L’articolista riporta i numeri della Crisi Morale del mondo:

630.000 miliardi di dollari USA, il valore dei contratti sui derivati, stipulati nel 2012 (2011: 770.000), pari a 10 volte il PIL mondiale.
200.000 miliardi di dollari USA il valore dei derivati in mano alle quattro principali banche del mondo
2.300 miliardi di dollari USA, il valore dei derivati scambiati ogni giorno del 2013 (2007: 1.700 – 2010: 2.100)

 7-11.000 miliardi di dollari USA i depositi presso i paradisi fiscali, pario ad un terzo del valore del commercio mondiale
1.000 miliardi di dollari USA l’evasione fiscale europea legata ai paradisi fiscali (120 in Italia)


26.000.000 di disoccupati in Europa (2008: 16.000.000)
15.700.000 persone povere nei paesi sviluppati
33% della popolazione europea a rischio povertà
3.127.000 di disoccupati in Italia (2013: 12,2%; 2007: 6,1%)
40% dei giovani sono  in cerca di lavoro
11.000.000 in Europa i disoccupati di lunga durata (2011: 5.500.000)
7,3% disoccupazione USA (2007: 4,9%)
842.000.000 persone al mondo soffrono la fame (1/8 del totale)
24,8% della popolazione africana soffre la fame.

E mancano i valori, anzi, i disvalori della corruzione (Italia, 150 miliardi annui). Aggiungo: un terzo del cibo prodotto viene buttato al macero.

Aggiungo: L’artticolo prosegue: “Stati Uniti ed Europa più fragili – Il rischio di instabilità è glòobale”. Stati Uniti d’America …e quelli d’Europa? Da qui è partita da Disugualianza Mondiale”, da qui deve partire il Riequilibrio Mondiale. da una Coalizione Morale fra due US, gli USA e gli USE, ciopè fra due Entità che possono esportare  verso il resto del mondo non il proprio imperialismo-colonialismo politico-economico, bensì una Etica Ritrovata.

 Altrimenti … che dire? Dopo le grandi glaciazioni ci stiamo muovendo verso una desertificazione nella quale anche i ricchissimi non potranno più trovare in vendita ostriche, champagne, yachts, auto e ville di lusso etc. Nulla. E allora, se non lo vogliamo fare per un Senso Morale, facciamolo per un Senso di Intelligente Egoismo: redistribuiamo la ricchezza, adottiamo un Diverso Modello di Sviluppo Etico, cioè che persegua il bene comune di tutti non il bene comune a pochi.

Per capire il significato delle cifre sopra elencate: l’attuale debito pubblico italiano è di 2.060 miliardi di euro (oltre i debiti fuori bilancio statale delle spa pubbliche!), pari a circa 2,650 miliardi di dollari USA. E stiamo pensando di non condannare gli evasori fiscali!

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POST 1053 – DIEGO ARMANDO MARADONA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Ottobre, 2013 @ 8:05 am

Detto altrimenti: Caro Fabio Fazio ti scrivo

Caro Fabio, ti do del tu sia per l’età (la mia!) che per il fatto di essere tuo conterraneo, quasi  “compaesano”. Infatti sono Genovese di nascita e di cerscita e tu Savonese. Vabbè che qualche secolo fa noi Genovesi a voi Savonesi vi abbiamo interrato il porto, ma questa storia cosa vecchia è … dai, mettiamoci una pietra sopra (ahia … forse questa battuta me la potevo risparmiare … una pietra sopra alla terra … comunque m’è scappata, ormai l’ho detta … pazienza … voce dal sen fuggita …).

Audience, ritorni pubblicitari …. tua  (alta) retribuzione … “tutto cosa vuoi” (per dirla con il piemontese della Lucianina), tutto comprensibile ma forse quell’invito a Maradona poteva essere evitato. Eh sì … sai … l’evasione fiscale …. è una materia pesante e delicata, socialmente e politicamente. Oggi più che mai …

Nei miei post ho più volte scritto che per evadere spesso si corrompe, si “concussa” (o “concute”? fammi sapere), si falsano i bilanci. O viceversa: si falsano i bilanci per potere corrompere, evadere, concutere. Su “Avvenire” in edicola oggi, le cifre spaventose della “ricchezza occulta”, anzi, occultata nel mondo, di cui al mio prossimo post (di questo pomeriggio).

Tiè! A chi le tasse le paga … e tutte!

Invitare Maradona … be’ … lo confesso … pur non essendo un patito del calcio sono però Sampdoriano, 1) essendo io nato alla Doria il 3 febbraio 1944, primo registrato a quel fonte battesimale, vai a vedere; 2) avendo un figlio, Edoardo, sampdoriano sfegatato; 3) essendo sul punto di cambiare nome alla mia barca a vela da regata, un FUN di sette metri che sto pensando di ribattezzare da Whisper in FUNPDORIA. Ecco, pur essendo comunque solo tiepidamente “calcistico”, confesso: ho rivisto con piacere i goal capolavoro di Maradona, tuttavia … … tuttavia Diego Armando non andava invitato. A posteriori lo si è capito molto bene. Il “gesto dell’ombrello” indirizzato ad Equitalia … ma via … e dire che proprio in questi giorni si sta battagliando nel paese contro o a difesa di un GEAECIVD, Grande Evasore Accertato E Condannato In Via Definitiva!

Dice … ma Maradona ha ragione … quella notifica da parte di equitalia non gli è mai pervenuta … OK, sit sane verum .. sia pur vero … ma vedi Fabio, quel gesto andava comunque evitato e/o comunque da te censurato. Il che non è stato. Già in passato ci fu chi – essendo primo ministro – disse che se le tasse erano troppo alte era doveroso evaderle! Ed ora, nei riguardi di quella stessa persona, invece di guardare al fatto (cioè al reato) ci si concentra su un falso problema, e cioè sulla “punibilità” e/o sulla “procedibilità” nei confronti del condannato (che in ogni caso sempre tale resta), e si vorrebbe una legge “erga omnes” dove quell’omnes, tutti, sarebbero i “tanti tutti” evasori fiscali condannati per lo stesso odioso reato: furto del denaro pubblico, cioè furto ai danni di chi non ha di come arrivare al fine giornata o settimana, altro che fine mese!

Ecco, l’ho detta. Sai, Fabio, la sostanza … la sostanza … guardiamo alla sostanza! Tuttavia non basta “essere”, occorre anche “apparire”! E quando addirittura non si “è” ed inoltre “non si appare”, siamo proprio alla frutta! Il calcio … pare che sdogani proprio tutto! Un nuovo partito? chiamiamolo “Forza Italia”! Il suo colore? L’azzurro! I suoi circoli? Club! Il suo Presidente? Evasore fiscale di successo! I suoi iscritti? Gli Azzurri! I suoi sostenitori? Funs! Ed il gioco è fatto. D’altra parte, niente di nuovo sotto il sole: gli antichi imperatori romani (arridaie co’ ‘sta Roma!) dicevano “panem et circenses”, cioè al popolo sia dia quel tanto da mangiare ed i gioghi del circo (oggi della TV) e il popolo sarà assolutamente governabile a nostro piacimento.

“Chi dà scandalo ai bambini è meglio che si leghi una pietra al collo e si affoghi” Chi lo ha detto? Dice … , ma qui non si tratta di bambini … A parte che io non mi sto certo augurando che nessuno dei due (tu e Diego) si affoghi, ci mancherebbe altro! A parte ciò, di fronte all’ubriacatura dei media rischiamo di essere tutti “bambini” per di più “analfabeti”. Mi ripeto, citando ancora una volta Don Lorenzo Milani: “ E’ analfabeta anche chi sa leggere e capire solo la pagina della gazzetta sortiva”. Traduco: chi fra noi sa leggere – cioè ricevere, assorbire, far sua  soprattutto o (peggio) esclusivamente la parte del contenuto calcistico del messaggio di Armando e non anche  o (meglio) soprattutto la parte in dispregio delle nostre leggi, è purtroppo un analfabeta che va istruito, affinchè sappia poi leggere la verità delle cose, non il suo paludamento.
Senza rancore
Riccardo

P.S.: Diego, hai visto mai che vuoi rientrare in Italia … sai che ti dico? Proponiti al Milan … ci sono molte affinità e identità di vedute fra te e quel Presidente …

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POST 1052 – UN LIBRO DI VITO MANCUSO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Ottobre, 2013 @ 8:22 am

Detto altrimenti “In principio passione” Ed. Garzanti

Vito Mancuso

Vito Mancuso, teologo, ospite ieri sera a Che tempo che fa, intervistato da Fabio Fazio. Un solo passaggio (cito virgolettato ma a memoria, non me ne vorrà Mancuso …)

 “La mente, l’intelligenza ci conducono alla competizione, alla lotta, all’odio, cioè a procurare a taluno “passione” cioè dolori insopportabili che tuttavia il “destinatario” è obbligato a sopportare. Il cuore ci conduce ad una diversa “passione”, cioè a muoverci verso il bene e la giustizia. E questa seconda tensione null’altro è che la Fede”.

Panta rei, tutto scorre, anche la ricerca della Fede, intesa come “fiducia” in un possibile miglioramento. Ecco, io credo che abbia Fede anche chi si dichiara ateo. Fede nella naturale possibilità che sistemi oggi “disordinati, violenti ed ingiusti” ritrovino “ordine, pace e giustizia”, nonostante. Nonostante cosa? Nonostante noi …

Una mia considerazione banale: l’umanità è risorta da guerre, pestilenze, carestie … può e deve risorgere anche questa volta, solo che occorre cambiare il Modello di Umanità (stavo per scrivere “modello di sviluppo” ma mi sono corretto in tempo …

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POST 1051 – LEGGE DI STABILITA’ OVVERO BALLETTO DI IMPOSTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Ottobre, 2013 @ 8:05 am

Detto altrimenti: quasi una liberalizzazione – privatizzazione selvaggia delle imposte

Oggi un amico, che ha chiesto di restare anonimo, mi ha esposto il suo pensiero, dandomi l’ok per la sua pubblicazione.

Inizia

Balletto di imposte. Nomi e sigle diverse, composizioni non raffrontabili … mi pare di assistere alla liberalizzazione dei servizi telefonici, dell’energia e assicurativi: le diverse offerte quasi sempre non sono raffrontabili a causa della diversa composizione del pacchetto proposto. Quindi la “libertà di scelta” del cittadino è “finta” perché non si basa su un ragionamento ma su un azzardo, su una scommessa, su un “proviamo un po’ questa soluzione”.

L’ordine di grandezza deli interventi … mezzo miliardo qui, due miliardi là … ma nulla si dice delle decine di miliardi impegnati in grandi oper, non più prioritarie rispetto alla povertà dilagante dei cittadini, nulla di 120 miliardi annui di evasione fiscale, nulla dei 150 miliardi annui di furti di denaro pubblico da parte di corruttori e concussori.

Napoli: lo scandalo delle fatture a Carico ASL pagate più volte, oggi oltre 30 milioni … la stima a “fine controlli” si aggira sui 500 milioni di euro di denaro rubato allo Stato, cioè a noi tutti … ecco, mi pare che se ne parli troppo poco, anzi … dopo il primo annuncio, più nulla. Silenzio stampa.

Dice … ma noi vendiamo immobili pubblici e incassiamo 6 miliardi. Auguri, dico io, con il mercato immobiliare fermo …

Dice … ma allora tu sei contro il Governo Letta, sei con Monti che giusto ieri lo ha fortemente criticato? Calma, rispondo, cominciamo dall’inizio e cerchiamo di non avere la memoria così corta:

• Governi Berlusconi, maggioranza fortissima, riforme non fatte, la crisi non c’è.
• Porcellum che “garantisce” (!) la ingovernabilità
• Arriva la crisi? Lui si sfila, fa un nobile passo indietro e lascia il cerino acceso in mano a Monti
• Monti? Lui l’ha fatto, lui lo disfa
• “Grazie” al Porcellum le elezioni rendono ingovernabile il Paese, anche “grazie” al successo di Grillo che ha indebolito il PD (Grillo, suo alleato occulto!)
• Lui ne approfitta e si rende indispensabile: fa nascere una Grande Coalizione dove si deve fare quello che dice lui altrimenti fa come ha fatto con Monti …
• Ora, se non estendono anche a lui l’amnistia e l’indulto, dice che si tratta di una legge contra personam e che potrebbe far cadere il governo (e poi, lui non dice il resto, mica è fesso lui … e cioè non dice che se estendono a lui quella legge, dovranno mettere in libertà centinaia di evasori fiscali … mica lo dice lui  questo …).

Tutti parlano di “berlusconismo”. Io preferisco parlare di “berlusconite”, una malattia che – come tutte le malattie – conduce alla guarigione o all’invalidità o alla morte. Speriamo bene …

Finisce

I concetti sono del mio amico che me li ha esposti a voce. Io li ho trascritti “ a memoria”, quindi non dite che sono pensieri miei, che lo si capisce dallo stile … Che poi io li condivida in pieno, ed io li condivido, be’ questa è un’altra storia …

Ma allora … di Letta cosa penso io? Che sta facendo il possibile, stante i due condizionamenti che lo imbrigliano: la “pressione” del PDL e l’elevato debito pubblico. Tuttavia potrebbe provare a far calare le carte a chi sta condizionando la sua politica, potrebbe provare a calare l’asso di una svolta vera … certo che c’è il rischio di elezioni nuove con legge vecchia … e risaremmo daccapo … Grazie, Porcellum, grazie (si fa per dire “grazie” … ovviamente …!)

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POST 1050 — BICENTENARIO DELLA NASCITA DI GIUSEPPE VERDI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Ottobre, 2013 @ 2:55 pm

Detto altrimenti: il nostro circolo privato Accademia delle Muse celebra: Viva V.E.R.D.I. !

Lunedì 7 ottobre 2013: Cristina Endrizzi al pianoforte e Giovanna Laudadio voce “componente e recitante”. La musica non posso inserirvela, ma i testi sì.  Giovanna dice: “No, è solo un riassuntino … sono cose risapute …non ne vale la pena …”. E invece no. La difficoltà che Giovanna ha brillantemente superato è proprio il fare sintesi. La serata è stata fa-vo-lo-sa! Grazie alle due Accademiche, Cristina e Giovanna, appunto! E la musica? Cristina ha scelto ed eseguito i vari brani, ne ha suggerito l’intercalare con l’esposizione … giorni di prove con Giovanna. E che dire del soprano Letizia Grassi? This is Trento too, Trento è anche tutto questo!  Ed eccovi il testo:

GIUSEPPE VERDI (in breve, n.d.r.)

L’infanzia

Giuseppe Fortunino Francesco nasce a Roncole di Busseto, nel Ducato di Parma, il 10 ottobre 1813 da Luigia Uttini, filatrice, e Carlo Verdi, oste.  Giuseppe fin da bambino prende lezioni di musica dall’organista della chiesa, Pietro Baistrocchi, esercitandosi su una vecchia spinetta che gli ha regalato il padre. Gli studi musicali proseguono grazie ad Antonio Barezzi, commerciante, amante della musica e presidente della locale Filarmonica.

Gli studi

Verdi aiutato da Barezzi, decide di iscriversi al Conservatorio di Milano, che oggi porta il suo nome. Non riesce tuttavia a superare l’esame di ammissione per “raggiunti limiti di età” (ha 18 anni e di solito l’età massima per essere ammessi era di 14 anni), per la sua tecnica pianistica imperfetta, ma soprattutto perché era “straniero”, in quanto Roncole di Busseto non faceva parte del Regno del Lombardo-Veneto. Non si dà per vinto e grazie a una borsa di studio del Monte di Pietà di Busseto e all’aiuto economico di Barezzi, comincia a frequentare il mondo della Scala.

Gli inizi della carriera

Nel 1836 rientra a Busseto da vincitore del concorso per Maestro di musica del Comune, lo stesso anno sposa la figlia del suo benefattore, Margherita Barezzi, da cui ha due figli: Virginia e Icilio. Verdi vuole però tornare a Milano e lo fa con la famiglia.  Del 1839 è la rappresentazione al Teatro alla Scala della sua prima opera, che riscuote un discreto successo, offuscato irrimediabilmente dalla morte dei figli e poi di Margherita.

G

Cristina, Letizia e Giovanna

li anni di “galera”

L’impresario della Scala, Bartolomeo Merelli, gli fa leggere il libretto del Nabucco. Verdi se ne appassiona e in pochissimo tempo l’opera è pronta ed è trionfo (1842). Il coro del Nabucco ha un successo popolare strepitoso tanto da venir cantato e suonato perfino per le strade. Sempre in quel 1842 Verdi conosce due donne importantissime nella sua vita: la soprano e pianista Giuseppina Strepponi, che sarebbe diventata sua compagna e poi sua seconda moglie, e la contessa Clarina Maffei, grazie alla quale gli si aprono le porte dei salotti milanesi.
Iniziano anni di lavoro durissimo e indefesso, grazie alle continue richieste e al sempre poco tempo a disposizione per soddisfarle, anni che Verdi chiamerà “gli anni di galera”. Dal 1842 al 1848 compone a ritmi serratissimi. In questo periodo si consolida la sua discussa relazione con Giuseppina Strepponi.

La trilogia popolare: un successo nato in Emilia

Nel 1849 torna a Busseto insieme a Giuseppina. Molte le voci su questo rapporto (la soprano aveva avuto due figli da una precedente relazione), e sulla convivenza ufficializzata con il matrimonio nel 1859.  Nel 1851 è finalmente pronta la villa di Sant’Agata, a Villanova d’Arda, dove Verdi e Giuseppina si trasferiscono definitivamente: una dimora circondata da un grande parco, curato da Verdi stesso.  In questi anni, nella calma della pianura padana, Verdi scrive la trilogia popolare: Rigoletto (1851), Il Trovatore (1853), e La Traviata (1853). Ottiene un successo clamoroso.

Gli anni dell’impegno politico e sociale

Nel 1861 Verdi si sente chiamato all’impegno politico, sollecitato da Cavour. Viene eletto deputato del primo Parlamento italiano e nel 1874 è nominato senatore.  Verdi trova anche il modo e il tempo di dedicarsi agli altri, di pensare a chi ha più bisogno: nel 1888 inaugura un ospedale a Villanova D’Arda, da lui interamente finanziato e nel 1880 compra il terreno per costruire quella che ancora oggi è la Casa di Riposo per musicisti, la sua “opera più bella”, dirà, terminata nel 1899 ma chiusa finché Verdi, che non desidera essere ringraziato da nessuno, è in vita.

L’addio al teatro

Nel 1887, all’età di ottant’anni, scrive Otello e nel 1893 dà l’addio al teatro con la sua unica opera comica, il Falstaff.  Quattro anni dopo muore Giuseppina Strepponi.

L’addio dell’Italia al Cigno di Busseto

Verdi ci lascia il 27 gennaio 1901. Colto da malore spira dopo sei giorni di agonia, giorni in cui le strade di Milano sono state cosparse di paglia perché il rumore degli zoccoli dei cavalli non disturbi gli ultimi giorni del Maestro. I suoi funerali si svolgono come aveva chiesto, senza sfarzo né musica. Una folla silenziosa segue il feretro. Un mese dopo i corpi di Verdi e della Strepponi vengono portati alla Casa di Riposo per Musicisti. Arturo Toscanini in testa all’orchestra della Scala e ad un coro di ottocento persone disposte sulla gradinata, intona il “Va pensiero” del Nabucco, l’addio dell’Italia intera al Cigno di Busseto.

Gli anni cinquanta segnano l’inizio della maturità artistica di Verdi, che si concretizza nella trilogia popolare formata da “Rigoletto”, “Il Trovatore” e “La Traviata”. Questi capolavori vennero alla luce in soli due anni e mezzo e contribuirono notevolmente a consolidare la fama del maestro. Per Rigoletto, il cui titolo originale era “Il Triboletto, ovvero il buffone di corte” Verdi si ispira all’opera teatrale di Victor Hugo Le roi s’amuse, perchè è convinto che si tratti di un “tema grande, immenso, e che per il suo carattere sia una delle maggiori creazioni teatrali di tutti i paesi e di tutti i tempi”. La furia della censura veneziana è violenta e interviene pesantemente sul libretto, ma Verdi afferma in una lettera al presidente della Fenice di Venezia: “Osservo infine che si è evitato di fare Triboletto brutto e gobbo!! Per qual motivo? Un gobbo che canta dirà taluno! e perchè no? Io trovo bellissimo rappresentare questo personaggio estremamente defforme e ridicolo, ed internamente appassionato e pieno d’amore. Scelsi appunto tale sogetto per tutte queste qualità e questi tratti originali, se si tolgono io non posso più farvi musica.” Verdi quindi preferisce non rappresentare l’opera al posto di accettare di apportare cambiamenti inconciliabili con le sue idee artistiche. E alla fine, avrà la meglio: i tratti essenziali della storia restano inalterati, cambia però l’epoca e il luogo in cui si svolge l’azione, e il re di Francia diventa un anonimo duca del Rinascimento italiano. “Rigoletto”, su libretto di Piave, debutta l’11 marzo del 1851, ottenendo un successo strepitoso, destinandola ad essere una delle più popolari opere di Verdi e di tutto il repertorio italiano.

Pianoforte: Rigoletto

La genesi della “Traviata” è strettamente vincolata a quella del “Trovatore”. Verdi ebbe l’opportunità di vedere nel 1852, al Theatre du Vaudeville de Paris, un dramma di Alessandro Dumas figlio, “La dame aux camélias”, che si basava sulla novella omonima dello stesso autore. Era la storia d’amore di una celebre cortigiana di Parigi e di un giovane di famiglia benestante. Quando Verdi firma un nuovo contratto con il teatro la Fenice di Venezia, nel mese di maggio 1852, per produrre un’opera che si sarebbe dovuta rappresentare durante il Carnevale successivo, è inevitabile per lui pensare all’opera di Dumas: lo attrae la sua carica sovversiva, la sua accusa ad una società che sacrifica, secondo una convenienza morale, una donna, la cui unica colpa è quella di amare.

Pianoforte: Traviata

Il Trovatore è un dramma in quattro atti su libretto di Salvatore Cammarano tratto dalla tragedia spagnola di Antonio Garcia Gutierrez. In una sua lettera Verdi scrive: L’argomento che desiderei e che vi propongo è El Trovador di Gutierrez. A me sembra bellissimo; immaginoso e con situazioni potenti. Io vorrei due donne: la principale le Gitana, carattere singolare, e di cui ne trarrei il titolo dell’opera; l’altra ne farei una comprimaria”. Si tratta della seconda opera della trilogia popolare; la musica è certamente di livello elevatissimo per quel che riguarda la capacità di sottolineare i caratteri dei personaggi: in particolare è di grande effetto la rivelazione finale del personaggio della zingara: Azucena, che ha covato per tutta la vita il suo odio, ritrova accenti di accorato amore quando rievoca la vicenda drammatica di cui suo figlio è stato involontario, innocente e tragico protagonista.

Pianoforte: Trovatore

IL CORSARO


E’ un melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave tratto dall’omonima novella di George Byron. L’opera debuttò a Trieste nell’ottobre del 1848.
Corrado, corsaro in esilio in un’isola dell’Egeo, è stanco della sua prigionia. Pur vivendo con l’amata Medora, decide di andarsene e di sconfiggere l’odiato pascià Seid a Corone, con un attacco di sorpresa. Durante una festa a Corone, cui partecipa Gulnàra, prediletta di Seid, che lei odia, Corrado, sotto mentite spoglie, irrompe nel bel mezzo della festa, combattendo contro Seid, mentre i suoi corsari tentano d’incendiare le navi ottomane. Ma l’impresa fallisce: sconfitti i corsari, Corrado è condannato a morte. Gulnàra, però, innamoratasi di lui, durante la notte uccide Seid e libera il corsaro. I due tornano sull’isola dove trovano Medora che, alla falsa notizia che l’amato era morto, si è avvelenata. Quando Medora muore, Corrado, ignorando le preghiere di Gulnàra, si suicida gettandosi dalla scogliera.
Verdi scrive all’editore Lucca: “Ella avrà tutte le ragioni del mondo, ed io mi sarò ingannato ingannatissimo, ma io faccio Il corsaro o niente. Le sue ragioni non m’han fatto che parer più bello questo soggetto. La Ginevra? Sarà bella, come lei vuole, ma a me piaccion le cose che non piacciono agli altri. Diffatti il Nabucco fu rifiutato; i Lombardi era un cattivo libro. L’Ernani non era musicabile, ecc.”
Il corsaro è immeritatamente considerata un’opera minore di Verdi, ed è poco rappresentata.
Suoi altissimi pregi sono le stupende arie, gli straordinari finali del II atto (dove l’Autore raggiunge i vertici del grande concertato operistico per soli, coro e orchestra) e un’appassionata “inquietudine” melodica e armonica.
I suoi “difetti” si possono ricondurre alla squilibrata architettura narrativa, e quindi musicale, dovuta sia al libretto (che pure aveva grandemente appassionato Verdi all’inizio) sia al fatto che, durante la composizione de Il corsaro, Verdi stesso si invaghì di un nuovo testo che, evidentemente, si confaceva di più alla nuova espressività che ne Il corsaro appare già con chiarezza ma ancora in nuce.
Ma lo strano destino di quest’opera continuò con la seconda rappresentazione, tenutasi ben 115 anni dopo e organizzata da Franco Ferrara in seno alle “Vacanze Musicali Veneziane” in forma di concerto, all’aperto, nel cortile di Palazzo Ducale, il 31 agosto 1963, con la voce di Maria Battinelli (Medora), sotto la direzione del polacco Piotr Wolny. La sera dell’unica rappresentazione alla Battinelli mancò la voce, sicché, non essendo stati previsti i sostituti, a metà del terzo atto il maestro Wolny dovette fermare l’esecuzione, non solo perché la Battinelli ormai non emetteva più suono, ma anche perché al pizzicato dei violini (“Oh mio Corrado appressati”) si sovrapposero i dodici rintocchi del campanile di S. Marco che era stato bloccato solo fino alle 23,30. Ne seguì un pandemonio generale fra le violente proteste del pubblico, la fuga degli orchestrali e degli artisti e l’intervento dei carabinieri. Per fortuna, di questa seconda, tragica rappresentazione, la RAI aveva effettuato la registrazione la sera precedente nel Teatro la Fenice, che fu in seguito regolarmente trasmessa. Dopo pochi anni, però, Il corsaro fu riproposto in eccellenti edizioni.

LETIZIA GRASSI, soprano, canta la difficile Aria di Medora “Non so le tetre immagini” tratta dal Corsaro.

AIDA

Alla fine del novembre 1869 Verdi inizia le trattative per un’opera da rappresentare al Cairo nel corso dei festeggiamenti per l’apertura del Canale di Suez. Gliela commissiona il Vicerè d’Egitto, Ismail-pasha, un amante dell’arte, che per l’occasione vuole un’opera nuova, di argomento locale e patriottico. L’egittologo Auguste Mariette ne scrive il soggetto, che piace a Verdi per la grandiosità e la drammaticità che lo caratterizzano.
Vengono redatti due libretti: Ghislanzoni scrive la versione italiana, Du Locle quella francese. In pochi mesi Verdi completa lo spartito, ma la messinscena viene ritardata di un anno a causa della guerra franco-prussiana e dell’assedio di Parigi, dove si stavano realizzando le scene e i costumi dell’opera.
La prima di Aida ha luogo domenica 24 dicembre 1871 e riscuote un successo clamoroso e unanime sia di pubblico che di critica. Nel contratto Verdi si era riservato di mettere in scena l’opera a Milano subito dopo la rappresentazione al Cairo e ciò accade nel febbraio 1872, riscuotendo uno splendido successo.

L’opera provocò però qualche sporadica protesta individuale. Nel libro di Arthur Pougin, storico e critico musicale francese, dal titolo Vita aneddotica di Verdi, se ne citano due: la prima è una lettera che il melomane Prospero Bertani indirizza a Verdi, nella quale lamenta la sua insoddisfazione nei confronti dell’ Aida e chiede al Maestro un risarcimento delle spese sostenute per aver assistito due volte alla sua rappresentazione. Verdi incarica il suo editore Ricordi di soddisfare la richiesta del Bertani, facendogli però firmare sia una ricevuta che un’obbligazione contenente la promessa di non andare più a sentire le nuove opere di Verdi.

L’altro episodio curioso ha come protagonista Vincenzo Sassaroli da Tolentino, compositore e musicista, “al quale la cattiva opinione che aveva dei suoi confratelli [musicisti] non impediva d’essere pieno di ammirazione pel proprio genio”. Il Sassaroli non aveva gradito il successo né della Messa da requiem né dell’Aida: per questo scrive una lettera a Tito Ricordi, nella quale gli propone una sfida: chiede il permesso di musicare il libretto dell’Aida e di istituire poi una commissione composta da sei musicisti che avrebbero giudicato quale delle due versioni fosse la migliore, la sua o quella di Verdi. La sfida non viene raccolta dal Ricordi e tutto finisce così.

Pianoforte: Aida

Ora facciamo un passo indietro, chiudiamo gli occhi e ci immergiamo nell’atmosfera della Traviata.
Siamo all’inizio del Terzo Atto, nella camera da letto di Violetta. Sul fondo c’è un letto con cortine mezzo tirate, una finestra chiusa da imposte interne e presso il letto uno sgabello con sopra una bottiglia d’acqua, una tazza di cristallo e diverse medicine. A metà della scena c’è un canapè e nel camino arde il fuoco. Violetta dorme sul letto e Annina, la sua governante, seduta presso il caminetto, è pure lei addormentata…

Pianoforte: Preludio del Terzo atto di Traviata

Sul trillo finale: Ora Violetta sta morendo… ma ci ricordiamo com’era nel primo atto?

Pianoforte: Brano finale dal Primo atto

NABUCCO

Per terminare il nostro omaggio al massimo compositore d’opere italiano, parliamo del Nabucco.
Composta su libretto di Temistocle Solera, Nabucco fece il suo debutto il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano.
L’opera venne realizzata dopo un periodo travagliato della vita di Verdi, in quanto non solo egli era andato incontro al fiasco di una sua opera, ma aveva anche dovuto affrontare la morte della moglie Margherita Barezzi e dei loro figli Virginia e Icilio. Ciò lo aveva condotto ad un rifiuto totale di comporre brani musicali, se non che l’impresario teatrale Bartolomeo Merelli gli propose un libretto composto da Temistocle Solera. Si trattava del Nabucco, che convinse Verdi ad accettare di musicare l’opera.
Il Nabucco è stata spesso letta come l’opera più risorgimentale di Verdi, poiché gli spettatori italiani dell’epoca potevano riconoscere la loro condizione politica in quella degli ebrei soggetti al dominio babilonese. Questo tipo di lettura è incentrata soprattutto sul famosissimo coro Va’ pensiero sull’ali dorate, intonato dal popolo ebreo e che ora intoneremo anche noi.

Pianoforte e voci di tutti noi: Coro Va’ pensiero

THE END

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POST 1049 – O’ PESCE FETE DA CAPA … il pesce inizia puzzare dalla testa

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Ottobre, 2013 @ 8:16 am

Detto altrimenti: l’esempio dovrebbe venire dall’alto, dalla politica che deve tornare ad essere Politica, dal settore dell’economia pubblica, da chi amministra le banche, da chi “fa” le leggi …, da chi governa (distinguendo però fra il Presidente del Consiglio ed alcuni ministri).

Amiche lettrici e amici lettori, commentate i passi di questo post, scrivete, approvate, contestate. Ma per favore, non tacete!

Il Codice di Hammurabi: tre milioni di caratteri

Mi dicono: ma perché tu non “fai politica”? Ora qui da noi in Trentino ci sarebbe stata l’opportunità … le elezioni provinciali …No, cari amici … a dire il vero qualche accenno garbato, qualche discreto approccio mi era stato fatto. Ma io la politica la faccio da tempo, nel senso di occuparmi e preoccuparmi della civis, della “città”, cioè del problema del “Bene Comune”, della “Morale” intesa come la intendeva già il Re Hammurabi alcune migliaia di anni fa nel suo “Codice delle leggi”. Letteralmente: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te; fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te”. Vi ricorda niente e Nessuno questa frase? La fece sua tale Gesù …

Mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione alcuni esempi della “mia” politica …

1. Sono contrario a che si possano cumulare fra di loro due o più dei seguenti ruoli: sindaco di una città; senatore; deputato; segretario di un partito politico; premie; parlamentare europeo. O felè fa ‘l to’ mestè, dal dialetto milanese, pasticcere fa il tuo mestiere. Uno solo, e fallo bene! Sarebbe già tanto …
2. Penso  che si dovrebbero sanzionare le persone/amministrazioni che non riescono ad utilizzare i fondi dell’UE.
3. Credo che sia errato parlare della sola possibile responsabilità civile dei giudici e non anche quella di legislatori e governanti.
4. Credo che occorra rivedere le priorità del Paese, iniziando a sospendere i grandi progetti (F35 – TAV., etc.) in favore del varo di decine di migliaia di piccoli progetti diffusi nella green economy (detto meglio, “italian economy”), nella cultura, nell’arte, nel turismo, nella scuola, nell’università, nella ricerca, nel welfare.
5. Penso che occorrerebbero due nuove Procure Speciali: anti Evasione Fiscale (120 miliardi di euro l’anno) e anti Corruzione (150 miliardi di euro l’anno).
6. Occorre una nuova bicamerale anti enti inutili ed anti caste.
7. Occorre dare la priorità ad alcuni “diritti acquisiti” e cioè al diritto la lavoro, alla famiglia, ad un futuro, rispetto ad altri che in realtà sono solo “privilegi acquisiti”.
8. Occorre intervenire sulle super retribuzioni dei personaggi TV, anche per il cattivo esempio trainante che hanno. Io ammiro molto e stimo senza riserve Fabio Fazio e la Gabanelli. Tuttavia la loro affermazione “i costi della trasmissione fanno pari con i ricavi della pubblicità” non mi convince. Infatti in tutta la mia vita di manager nessuno ha mai accettato che io producessi solo la ricchezza necessaria a coprire i miei costi!
9. La modifica della nostra Costituzione deve riguardare solo alcuni aspetti, quale l’eliminazione del bicameralismo perfetto. Negli altri casi, prima di modificare la Costituzione attuale, vorrei che essa fosse concretamente applicata.
10. Occorre fondare due nuovi quotidiani: Lo Scandaliere e L’Emergenziere, per seguire l’andamento di tutti gli scandali e di tutte le emergenze. Altro che chiodo scaccia chiodo, ovvero “Buona l’ultima!”
11. Credo che si dovrebbero riscalettare (al basso) le stratosferiche retribuzioni di politici, burocrati e manager pubblici (e anche privati, se di società o anti sovvenzionati dallo Stato).
12. Credo che si dovrebbe rilanciare un ulteriore nuovo progetto: il finanziamento del rilancio della Classe Media (si veda il mio post del 26 maggio 2012).

… e qualche approfondimento sui punti 11) e 12):

Sul punto 11): a parte che non si spiega come sia possibile che nostre posizioni analoghe a posizioni europee siano pagate con retribuzioni multiple … E poi, chi è stra-pagato, chi cumula stra-retribuzioni e stra-pensioni è preoccupato solo di mantenere lo status quo, non è certo indotto a tentare, a provare, a rischiare a sperimentare vie nuove, nuove intraprese, nuove sfide. Non è indotto a mettersi in gioco. Chi glielo farebbe fare?

Fine anni ’40. In viaggio da Genova a trovare i nonni (S. Angelo in Colle, Siena). Sulla tratta ferroviaria Grosseto-Monte Amiata si viaggiava in questi vagoni,  trainati da una locomotiva a carbone. La terza classe arrivò solo dopo, e fu una “conquista”!

Sul punto 12): in ferrovia avevamo tre classi. Chi viaggiava in terza classe sognava la seconda che a sua volta sognava la prima. E i sogni si traducevano, in successione, nel desiderio, nella speranza, nel tendere a raggiungere qualcosa di raggiungibile, nel suo raggiungimento. E la seconda classe (nell’immagine il Ceto Medio) rappresentava il ponte sul quale si snodava l’intero percorso. Oggi stiamo distruggendo questo ponte: pochi sempre più ricchi e molti sempre più poveri. La locomotiva della crescita, della ricchezza, di un vivere dignitoso, di un futuro … trascina solo il primo vagone, quello di prima classe. Quello della seconda è stato sganciato. Quello della terza è agganciato a quello della seconda …

Come se ne esce? Dice … il primo problema è il lavoro. No, dico io, il primo problema è Morale e Culturale. La Morale intesa come ricerca del Bene Comune. La Cultura intesa come riappropriazione della consapevolezza delle cose, anche attraverso la riappropriazione dei significati esatti delle parole. Diceva Don Lorenzo Milani: “E’ analfabeta anche chi sa solo leggere e capire la pagina dello sport …” e poi aggiungeva:  “Le parole sono pietre”. Usiamole per costruire una Società Civile, non per esserne travolti e schiacciati.

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POST 1048 – LEGGE DI STABILITA’ SI-NO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Ottobre, 2013 @ 10:26 pm

Detto altrimenti: visione d’insieme e percezione sensoriale

Ho già scritto su queste due visioni. Se siete in cima ad un’alta scogliera, avete la massima visione d’insieme del mare e la minima percezione sensoriale. Man mano che scendete verso il mare le due percezioni cambiano. Quando poi vi immergete in acqua, avete la massima percezione sensoriale del mare (acqua salata in bocca) e la minima visione d’insieme del mare. Ecco, a me interessa “restare in alto” e cercare di avere la massima visione d’insieme e non fermarmi a valutare la percezione sensoriale di una singola legge, sia pure “di stabilità”.

E la visione d’insieme mi dice che è tato calcolato che ogni anno in Italia si perdono 150 miliardi di euro a causa della corruzione ed altri 120 per l’evasione fiscale. La stessa visione mi dice poi che l’esistenza di caste, corporazioni etc. vincola lo sviluppo e la crescita organica e democratica del paese … e che si sta distruggendo il Ceto Medio (1) . Solo per citare alcuni contenuti di una attenta visione d’insieme. Mi parrebbe che una loro correzione sarebbe più che sufficiente a rimettere in sesto la Nave Italia… e dire che non sono i soli aspetti su cui si potrebbe/dovrebbe intervenire!

Corruzione ed evasione fiscale quasi sempre di accompagnano al falso in bilancio. Sono tuti reati odiosi, in quanto “furti di futuro” del futuro di intere popolazioni, di intere generazioni e non dovrebbero mai potere usufruire di amnistie ed indulto.

Ecco, vedete, non affermo questo perché “io ce l’ho contro una persona” (il che peraltro è anche vero, visto i guai che combinato se non altro con il Porcellum che ha reso ingovernabile il Paese!). Lo affermo perché una legge di amnistia o indulto che “lo” beneficiasse, automaticamente beneficerebbe anche, direttamente o indirettamente, quella moltitudine di evasori fiscali, di corrotti e corruttori che stanno affossando il paese.

Ed allora le carceri? Le carceri vanno svuotate di chi non avrebbe nemmeno dovuto entrarci: la maggior parte dei detenuti in attesa di giudizio; i carcerati ex legge Bossi-Fini e Fini-Giovanardi. Inoltre pare che il Ministro possa accorciare i termini della carcerazione preventiva. E poi, abbiamo molte altri modo alternativi di applicare pene che non sia la detenzione all’interno di quelle vere e proprie Scuole Superiori di Perfezionamento alla Delinquenza, quali sono ormai purtroppo, le nostre attuali carceri.

Ma insomma, mi piace o no questa legge di stabilità? Rispondo: al momento, visti i condizionamenti ai quali è sottoposto il Governo, anzi, il Primo Ministro, mi pare “il miglior inizio possibile”. Dice … ma poi il Parlamento la migliorerà, “ a saldi invariati” … Mi domando: migliorarla o semplicemente cambiarla? Sono due cose ben diverse: un cambiamento non implica necessariamente un miglioramento …

I condizionamenti? essi sono: la maggioranza tipo “Porcellum” e cioè una non-maggioranza formata da due minoranze; l’alto livello del debito pubblico. Quindi occorrerebbe cambiare la legge elettorale e poi intervenire con assoluta energia verso la moralizzazione del Paese  (2). Dice … si … ma il debito pubblico? Be’ dico io, se avessimo una maggioranza vera ed il ripristino della moralità, potremmo anche utilizzare emissioni di titoli di debito pubblico  irredimibili, il rescheduling del debito etc.. Ma di questi interventi parliamo una prossima volta.

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(1) Distruzione del Ceto Medio: seguirà apposito post dedicato

(2) iniziamo con un primo miglioramento: passiamo dalla amoralità (sono convinto della assenza di regole morali) alla immoralità (le regole morali esistono, lo so, ma decido di violarle). Poi faremo il secondo passo: dalla immoralità alla moralità.

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POST 1047 – RIVA DEL GARDA, RIVA DEI FIORI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Ottobre, 2013 @ 5:19 pm

Detto altrimenti: fiori nuovi per Riva ndel Garda  …

Riva del Garda, Viale Pilati. In quella strada ci ho lavorato molto … praticamente sono stato un “ragazzo (un po’ cresciuto, lo ammetto) di strada” … per realizzare il parcheggio interrato Terme Romane. Scavi, pietre, cemento … per anni. Ed ora, di fronte al bel Piazzale (“Piazzale della Costituzione”, di quella di oggi, intendiamoci bene!) che ricopre il tutto, un nuovo splendido centro floreale. Direte … un negozio di fiori, una fioreria … Si, vabbè, dico io, fate presto voi … ma la sua storia … la conoscete? Infatti è molto di più! Disturbato dai “miei” scavi, sfrattato dalla ristrutturazione del nuovo palazzo, si è ristretto, ha resistito ed oggi, 19 ottobre 2013 madre e figlia hanno inaugurato la nuova sede  di “Tulipà’”.

Marina e Roberta

Un trionfo di bianco! Locali ampi, luminosi, spaziosi … e i fiori … i fiori come quadri in una esposizione. Marina e Valentina, madre e figlia dicevo prima – ad uno occhio non proprio attentissimo sorella maggiore e minore e non intendo certo invecchiare Valentina, che poi ha un nome bellissimo, quello di mia figlia! -  Marina e Valentina, dicevo, insieme alla loro amica Roberta, mi hanno spiegato molto, troppo perché io abbia potuto assimilare tutto, delle meraviglie esposte.

Roberta e Valentina

Bianco, ovunque. Rose White Hoara, bianche e profumatissime; bianche come le loro cugine Rose Avalance e Rose Mondial; bianco anche l’ Anthurium Whisper (“Sa come si scrive?” …” Whisper? Ma scherziamo? E’ il nome della mia barca a vela, diamine … so bene dove mettere quell’ “h”!”); Orchidee Phalaenopsis, gli altrettanto bianchi Eucharis, i Mont Blanc alias Amarillis, ovviamente bianchi e …. e moltissimi altri autentici gioielli floreali.

Rosa e nero: sono … la coppia più bella del mondo!

Tuttavia la “coppia” che maggiormente mi ha affascinato era di due colori diversi: il rosa delle Protee King e il nero dei Zantedeschi Hot chokolat.

Un pensiero finale? In questo nostro Paese, stravolto dai mega progetti, dai mega processi, dai mega sprechi, vi sono Persone come Marina e Valentina che – partendo da zero – sono state capaci di creare. Creare non solo un’attività commerciale, ma anche e soprattutto bellezza, buon gusto, garbo, sensibilità accoglienza. Già, perché da loro puoi entrare anche se poi non ti decidi all’acquisto. Ti accoglie sempre un sorriso, un nuovo fiore quasi ti parla attraverso le loro parole … insomma, ne esci arricchito di umanità. Quello che è successo a me. Particolarmente oggi. All’improvviso. Inaspettatamente.

Un simpatico rinfresco ha suggellato il successo della cerimonia d’inaugurazione.

Bei Fiori a tutti! 

(foto scattate con il mio solito Nokia di base … perdonerete la qualità …)

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