RIFLESSIONI AD ELEZIONI IN CORSO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Febbraio, 2013 @ 9:01 am

Detto altrimenti:  pensierini “in itinere” … “a seggi aperti” … a bocce non ferme …

Luciano Canfora

Fare politica, occuparsi della “polis”, 2.500 anni fa, della Città (Città Stato, cioè dello Stato), come andavano le cose? Luciano Canfora, nel suo bel libro “Il mondo di Atene” (Ed. Laterza), ci descrive la democrazia di Pericle. L’impero ateniese (già, perché tale era quella “democrazia”), considerando tutte le città “alleate” (spontaneamente alleate, “convinte” dalla flotta ateniese a versare tributi alla capitale Atene), constava di circa 300.000 abitanti. Il diritto di voto era appannaggio di soli 30.000 cittadini. All’assemblea generale andavano solo in 5.000. A parlare erano in pochi. A decidere in pochissimi.

Pirandello ne avrebbe potuto trarre un ottimo racconto …

Ecco l’immagine storica che mi salta alla mente e mi si attualizza quando penso ad un Parlamento (con la “P” maiuscola) formato da parlamentari (con la “p” minuscola) eletti dai partiti e non dagli elettori, quando assisto alle folle oceaniche televisive e reali, che inneggiano al “capo” mentre si bevono tutto quello che “Egli” proclama. Una volta si diceva: “L’hanno detto alla radio”. Poi “L’hanno detto alla televisione”. Ora si dice: “L’ha detto lui”, anzi, scusate, “Lui”, che sia un comico formalmente o sostanzialmente tale, non fa differenza. Ipse dixit.

Ecco, folle vittime di una informazione ammaliatrice unidirezionale, vieni che ti spiego come si fa, tu pensa di meno, ci sono qua io a pensare, ghe pensi mi …- ma … aspettate … c’era già stato un precedente … ecco, ora mi ricordo … o almeno così credo … su di un muro di una vecchia fabbrica dismessa … una vecchia scritta …”Qui non si fa politica: si lavora”. Ecco, si, credo proprio di ricordare bene …

"Gestito separatamente"... ma .. quo usque tandem ... fino a quando?

Spesso ci troviamo di fronte a leggi inadeguate, in primis la legge elettorale. Ma non basta, anche a quella che prevede e consente alcune “gestioni separate” tipo: “Che m’importa se le risorse economiche non bastano per soddisfare le esigenze dell’intero sistema (statale)? Infatti, prima della conta finale, sono riuscito a farmi assegnare un patrimonio separato che è più che sufficiente alle mie esigenze e che gestisco in modo inattaccabile dalle esigenze del resto del (mio) mondo, cioè dello Stato”. Questo vale per il “bilancio separato” di oltre 200 miliardi di euro del Ministero della Difesa e per le gestioni separate INPS, garantite dalla  sorveglianza del  Presidente INPS (stipendio annuo: €1.200.000).

 

 

Ma la legge prevede così, mi si dice. Ecco, ci risiamo con il consueto ragionamento “de iure còndito”, cioè a valere su quanto stabilisce la legge già emanata. Ma le leggi “già emanate” sono state emanate, appunto, anche loro, prima di diventare “già emanate”. In altre parole, “prima” esse non esistevano. E allora, se oggi avvertiamo la necessità di nuove leggi, diverse, di leggi che oggi non ovviamente esistono ancora, dov’è il, problema? Emaniamole, cioè iniziamo a ragionare “de iure condendo”, cioè nella prospettiva delle leggi di cui avvertiamo la mancanza e quindi la necessità.

“Leggi casta” le definirei, quelle vecchie purtroppo attuali, quelle che attribuiscono “diritti acquisiti” a gruppi di persone e, ispo facto, cioè, per questo stesso fatto, cioè per il semplice fatto di esistere, esistono “a privilegio” di alcuni, generano di per sé “doveri acquisiti” in capo a chi non appartiene al club elitario di volta in volta interessato.

La regina Semiramide, collocata da Dante nel suo Inferno, perchè "libido fè licita in sua legge"

Come uscire da questa situazione? A mio avviso è innanzi tutto un fatto “culturale” e “morale”, di presa di coscienza, di consapevolezza … di serietà … per questo temo che sarà dura … in un sistema che sta sostituendo alla cultura non cultura, alla moralità l’amoralità (l’immoralità sarebbe già un bel passo avanti! Ma invece siamo come quando libido si fè licita in sua legge), in un sistema alla “panem et circenses” (“diamo al popolo quel tanto da sfamarsi e i giochi del circo, e non creerà problemi”, dicevano i capi dell’antica Roma, visto che la televisione ancora non ce l’avevano). E allora? E allora io scrivo i miei post, … tiè!

 

 

Fine del post

 

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

 

 

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E DOPO AVERE VOTATO, MUSICA … BELLA MUSICA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Febbraio, 2013 @ 2:15 pm

Detto altrimenti: il TRIO BROZ in concerto ne “I Concerti della Domenica” presso la Sala della Filarmonica, ore 10,30 del 24 febbraio 2013, Trento

Premetto che non sono un critico musicale né un esperto di musica. La amo, tanto … questo sì, ma la mia cultura musicale arriva solo a farmi distinguere l’Alpensinfonie di Richard Strauss dal Nuovo Mondo di Dvorak. Ma basta sapersi accontentare, non credete? Soprattutto dopo che uno ha passato l’intera vita dentro le SpA , in tutt’altre faccende affaccendato …

Barbara, Giada e Klaus

Questa mattina, camminando attraverso una soffice nevicata, dopo avere votato, Maria Teresa ed io siamo andati a bearci del Concreto eseguito dal Trio Broz. Ragazzi roveretani, già super affermati in campo internazionale (mondiale): Barbara (violino), Giada (viola e violino) e Klaus (violoncello). Hanno iniziato a suonare insieme nel 1993, quindi il concerto odierno è stato quello del loro ventennio (finalmente un ventennio piacevole, positivo, bello da viversi!). Il programma? L.V. Beethoven, Trio Op. 9, eseguita nell’ordine: n. 3 in Do minore; n. 2, in Re maggiore; n. 1 in Sol maggiore. La sala era colma, rapita dalla perfezione interpretativa di una “giovanile maturata esperienza”. Da ignorante, vorrei sottolineare la spontaneità esecutiva e la capacità di dialogare con il pubblico, quale emerge dal coinvolgimento emotivo che i tre fratelli hanno saputo trasmetterci con limpida sincerità espressiva. Pensate, artisti di questo calibro, non dimenticano le radici e riescono a trovare lo spazio per suonare in un’orchestra locale, la Camerata Musicale di Arco, sotto la direzione del Maestro Giorgio Ulivieri (padre di Nicola Ulivieri, famoso basso baritono), ensemble nel quale suona anche Ruggero Polito (violino), “giovane” promessa musicale quasi ottantenne, violinista e pianista per vocazione, oltre che Presidente Emerito del Tribunale di Rovereto.

Barbara

Con la stessa genuina spontaneità, Barbara ci ha illustrato la genesi e le caratteristiche dei brani che avrebbero eseguito, ed in più ha voluto regalarci un aneddoto: tanti anni fa, trovandosi loro tre a Salisburgo per un corso di perfezionamento in trio, per agevolare la allora sorellina Giada, a quel tempo più esperta violinista che violista, Barbara trascrisse la partitura per viola in una partitura per violino: il loro Professore, austriaco “spissig” (letteralmente: “spiedoso”, cioè rigido, inflessibile)  li lasciò suonare. Alla fine porse una viola a Giada, dicendole: “Fra una settimana utilizzerai questo strumento … e … bada, che se imbrogli io me ne accorgo!”

Il concerto è terminato giusto in tempo per non sentire la sovrapposizione delle campane di mezzogiorno, rintoccate dalla torre del Duomo. Finita la scampanata, i fratelli Broz ci hanno regalato un bis con un pezzo nel quale risaltava in modo particolare il violoncello, di un autore il cui nome mi è sfuggito .. e me ne scuso, invitandoli ad integrare questa lacuna con un loro gradito commento al post.

Dopo gli applausi, mi sono recato nel camerino per complimentarmi, presentandomi quale membro del Direttivo dell’Associazione Amici della Musica di Riva del Garda, presieduta dal citato Ruggero Polito e chiedendo loro se avessero nulla in contrario a che un inesperto di musica quale sono io scrivesse un “pezzo” sulla loro esecuzione. “Ben felici … anzi …se ci invitate a suonare a Riva del Garda … non ci offendiamo mica!”. Detto fatto. Infatti prima di mettermi al computer ne ho già parlato al Presidente Polito, il quale mi ha ricordato come già in passato (cinque anni fa circa) abbiamo avuto il piacere di ospitare un loro concerto, incaricandomi poi di trasmettere ai tre fratelli la nostra disponibilità ad organizzare un loro concerto a Riva del Garda, evento che saremmo  e saremo orgogliosi di ospitare.

Che altro dire? Che mi aspetto un commento al mio post da parte dei Fratelli Broz ed uno da parte del Presidente Polito. Nel frattempo, auguro buona musica a tutti, scusandomi per la pessima qualità delle foto, scattate con un vecchio telefonino: ma quando imparerò che un blogger che si rispetti deve avere sempre con sé uno straccio di macchina fotografica?

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Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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QUESTA MATTINA, MI SON SVEGLIATO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Febbraio, 2013 @ 7:24 am

Detto altrimenti: …Oh bella ciao …. questa mattina mi son svegliato, oh bella ciao si va a votar!

Non sono mai stato così determinato. Non mi sono mai sentito così “cittadino”. Altro che “aboliamo i partiti!”. Il malato, il nostro dovere è curarlo, non ucciderlo (anacoluto manzoniano). Il rappresentante in Italia della stampa estera ha stigmatizzato la decisione di un partito politico di impedire alla stampa italiana di accedere al palco del convegno. Quella forza politica ha richiesto l’intervento dei carabinieri per impedire tale accesso, salvo essere poi smentita dall’intervento della Polizia di Stato che ha ripristinato tale libertà. Ma dove siamo? Già una volta, all’inizio di un ventennio, abbiamo assistito all’imbavagliatura della stampa … già una volta abbiamo assistito all’osanna di folle oceaniche da una piazza a chi aveva stabilito che gli “altri” partiti semplicemente “non servono, anzi, sono vietati”. Non rievochiamo il fascismo con lo sfascismo! A quale ventennio mi sto riferendo? Fra tutti coloro che avranno fornito la risposta esatta sarà sorteggiato un copricapo fez nero, d’epoca.

 La marcia su Roma? A cavallo (1527, Lanzichenecchi); in vagone letto (1922, Benito); con il camper (2013, … )

Come una escort d’alto bordo: bella, inaffidabile e costosissima!

Nel frattempo gli USA hanno sospeso i voli sperimentali degli F35 per nuovi ulteriori guasti: questa volta si tratta di crepe nella turbina …(La Stampa di ieri, pag. 16). Ho la netta sensazione che le lobbies USA (militari e fabbriche d’armi) abbiano impegnato il loro governo in una corsa alla spesa, la più elevata possibile, “a prescindere”. Non seguiamoli in questa spirale do costi crescenti per aerei inaffidabili. Il 3 febbraio scorso, mio compleanno e anniversario della strage del Cermis (1998, quella dell’aereo USA), mi sono fatto un regalo: ho elencato i difetti dell’F35. Andate a rileggerli. Nel frattempo il costo di produzione di un F35 è salito a 280 milioni di dollari USA, and it’s still growing up, e sta ancora crescendo! E noi ne acquistiamo 90 esemplari? E come far fronte al costo di gestione ed utilizzo che gli USA stimano doppio rispetto al costo di acquisto? Fra tutti coloro che avranno fornito la risposta esatta sarà sorteggiato un modellino di aereo Fiat G91, un esemplare storico, superato, ma assai più sicuro dell’F35.

Ma tanto, si sa, è denaro pubblico, mica mio! Ecco, “trovato difetto!” come disse il tedesco condannato alla ghigliottina, di fronte alla propria constatazione – da buon tecnico qual egli era – di quale fosse il guasto al meccanismo di discesa della lama che lo avrebbe ghigliottinato … difetto che – ove non individuato e quindi riparato – gli avrebbe procurato la grazia … Nel mondo anglosassone, una spa “pubblica” è una spa del pubblico, cioè a capitale privato diffuso; “privatizzare” si traduce con “to go public”; in luogo della locuzione “denaro pubblico” si usa l’espressione “denaro dei cittadini”.
Piero Calamandrei, toscano doc, soleva raccontare questo aneddoto “La nave sta affondando, Il capitano avverte i passeggeri. Uno di essi afferma: “E chemm’importa, un è mica mia!”. Ecco il senso perverso della “amissa communitas”, della “comunità perduta”; quello che è di tutti non è “anche” mio; il bene “comune” non è anche “mio”, la “Res publica” è “pubblica” ma non “anche” mia. Un tale (Padre Bartolomeo Sorge) ebbe a dire che la prima dote di un politico (soprattutto se cattolico) è la “condivisione” dei problemi altrui. Un altro sacerdote, il mio amico Don Marcello Farina, preferisce indicare un’altra qualità, per i politico di qualsiasi fede religiosa o anche ateo: la ricerca del “bene comune”. Le parole sono pietre, scriveva Don Lorenzo Milani. Ed aveva ragione …

Eveline sorride: “Vuoi i soldi? Aspetta e spera …”

 

Qualcuno ci ha promesso (per lettera!) la restituzione dell’IMU utilizzando i “recuperi fiscali” dalla Svizzera. Il 4 febbraio avevo scritto che tale accordo non era credibile. Ieri La Stampa, pag. 6, pubblica una dichiarazione in tal senso del Ministro Svizzero delle Finanze, Signora Eveline Widmer Schlumpf. E se non ci riesce, “lui” ha “promesso” (!?)  che pagherà di tasca sua, 4 miliardi di euro, tutto il suo patrimonio: quello si che è un uomo!

 

 

 

Ora mi preparo e vado a votare, di prima mattina … nella speranza che il voto mattiniero possa “fare numero” e quindi, in una qualche misura, contribuire a smuovere l’inerzia di chi avrebbe deciso di non andare a votare …

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LA RETE MAFIOSA DEL VIDEOPOKER

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Febbraio, 2013 @ 3:19 pm

Detto altrimenti: ma cosa si aspetta ad intervenire?

“la Repubblica” odierno, pagg. 28 e 29: informa che la Direzione Nazionale Antimafia ha stimato che fra le 379.000 nuove slot e le 40.000 videolottery autorizzate, ve ne sarebbero almeno 200.000 illegali, cioè scollegate dalla rete telematica di controllo e/o con schede manomesse.

In miei precedenti post informavo:

Colonnello Umberto Rapetto

1 – della sospetta concessione di questo esercizio ad una società posseduta da chi “non aveva né avrebbe potuto avere” il certificato antimafia” (per usare un eufemismo);
2 – del fatto che il Colonnello della Guarda di Finanza che stava per fare pulizia è stato “promoveatur” ad altro incarico;
3 – del fatto che una banca che aveva concesso finanziamenti facili a queste società aveva avuto il Presidente arrestato;
4 – del fatto che una di queste società concessionarie, condannata dal fisco a multa miliardaria, era stata ammessa ad un concordato di poche centinaia di migliaia di euro;
5 – in altro post mi chiedevo “dove vanno a finire le monetine …(quale banca le cambia in banconote, ad esempio). Già, perché il gioco d’azzardo elettronico genera centinaia di milioni di euro di flussi di denaro e di utili “in nero”.

Ora, noi comuni mortali veniamo controllati da un Grande Fratello se appena appena andiamo troppo spesso dal parrucchiere … ma vi pare coerente, giusto, saggio, occuparsi di questi controllo e continuare a permettere lo scorrere di enormi flussi di denaro nero, in contanti suonanti (sono monetine!) ovviamente esentasse? E poi, a parte la questione fiscale, chi ha in mano “il nero” … quanto male può fare … ?! Ce lo stiamo domandando?

Ma dai, che qualcosa si sta muovendo: Corsera odierno, pagg. 1 e 29, ci informa che il Tribunale di Napoli ha ordinato al Fisco di non usare il redditometro in quanto” determina la soppressione definitiva del diritto del contribuente e della sua famiglia ad avere una vita privata, a potere gestire autonomamente il proprio denaro, a essere libero nelle proprie decisioni (di spesa, n.d.r.) senza dover subire intrusioni su aspetti anche delicatissimi della propria vita privata, quali la spesa farmaceutica, l’educazione e il mantenimento della prole, la vita sessuale”.

Ora, volendo pensar male, si potrebbe dubitare che una simile presa di posizione sia stata presa a Napoli … ma a prescindere dal questa sentenza, resta il fatto che l’attivazione del redditometro stride con la permissività che si riserva al gioco d’azzardo.

Ora, dopo l’ennesimo allarme, questa volta proveniente dalla Commissione Nazionale Antimafia, credo che il prossimo governo dovrà occuparsi della questione. O no? Noi del blog (cioè io) vigileremo (cioè vigilerò) e vi sapremo (cioè vi saprò) dire.

P.S.: quali sono i miei precedenti post citati? Bè, potete ricercarli da voi stessi, con la procedura automatica di ricerca, scrivendo nell’apposita casella le parole chiave dell’argomento desiderato.

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Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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COME VORREI CHE FOSSE IL NOSTRO FUTURO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Febbraio, 2013 @ 7:37 am

Detto altrimenti: se io fondassi un partito … (ma non lo farò, state tranquilli!)

Un mio amico tedesco, uno storico che lavora in Italia, mi ha raccontato questa storiella: “Lo sai qual è il paradiso e qual è l’inferno? Il Paradiso è il posto nel quale gli amanti sono italiani, i cuochi francesi, gli ingegneri tedeschi, i poliziotti inglesi, tutto organizzato dagli svizzeri. L’inferno è il posto nel quale gli amanti sono svizzeri, i poliziotti tedeschi, gli ingegneri francesi, i cuochi inglesi, tutto organizzato dagli Italiani”.

Grecia: malissimo. Spagna: male. Italia, male avviati. Francia: inizia ad avere problemi. In crisi le acciaierie di Florange (630 lavoratori a rischio), la Peugeot-Citroen (-11.000 dipendenti entri il 1014), la Renault (- 8.200 entro il 2016), la Goodyear di Amiens in crisi (Taylor, Amministratore Delegato della americana Titan, invitato ad acquistare la francese Goodyear, dopo averne visitato gli stabilimento, sentenzia: “Noi compreremo una ditta cinese o indiana ed esporteremo pneumatici in Francia”). Germania: a parte la VW, è iniziata la “diminuzione della crescita”. Inghilterra: si avvia a prendere il posto della Svizzera quanto a “discrezione bancaria e finanziaria …” (veramente “perfida”, questa Albione!).

Una ex badante di mia suocera, rumena, dopo dieci anni di lavoro in Italia, a un passo dal conseguimento della cittadinanza italiana, dopo avere imparato l’Italiano benissimo (“Rika, se lo sapevo non venivo” … come si dovrebbe dire?” Risposta: “Se lo avessi saputo non sarei venuta”), lascia il lavoro in una pasticceria italiana e torna a lavorare in Romania, in quanto ritiene di avere maggiori prospettive di crescita (!).

I Cinesi sono proprietari del 40% delle aziende di abbigliamento nel veneto. La Cina sta aprendo una filiale della Bank of China ed una Agenzia Cinese di Rating a Milano per acquisire le nostre imprese  …

La morale che ne traggo è la seguente: se io fossi … opererei su due fronti:

Le stelle le abbiamo. A quando le nostre strisce?

 

1) Farei il massimo sforzo per giungere agli Stati Uniti d’Europa, e quindi raggiungere un accordi con gli USA per gestire unitariamente i rapporti con il resto del mondo, sulla base della imposizione a tutti del rispetto dei diritti umani e civili, delle regole sulla sicurezza ed equa retribuzione del lavoro, della salvaguardia ambientale, dell’equa distribuzione (e non “distruzione”) delle risorse alimentari, del disarmo e del risparmio energetico, di una corretta politica fiscale, finanziaria e bancaria.

 

 

 

2) Cambierei il modello di sviluppo italiano come segue (elenco esemplificativo, non esaustivo):
a. cercherei di “copiare” i modelli gestionali europei che funzionassero meglio dei nostri;
b. valorizzerei soprattutto ricerca, innovazione, istruzione pubblica ad ogni livello;
c. non investirei in mega progetti (TAV, mega spese militari) bensì nel turismo, nella cultura, nell’arte, nel design, nella mini agricoltura di nicchia e diffusa;
d. finanzierei lo start up di decine di migliaia di neo cooperative di giovani in agricoltura, turismo e gestione di siti naturalistici ed archeologici;
e. investirei nella creazione di “marchi nazionali” per prodotti nazionali riclassificati e riaccorpati in categorie significative (al pari di quanto avviene per i formaggi francesi, tanto per fare un esempio);
f. farei lotta aspra alla corruzione, alla evasione ed alla elusione fiscale;
g. ridimensionerei tutte le mega retribuzioni/stipendi/bonus pubblici e privati e loro cumuli;
h. equiparerei i vari fondi pensione;
i. riscriverei la riscalettatura delle aliquote fiscali con sconti decrescenti a partire dalle fasce di reddito basse verso le fasce alte, e sconti crescenti a partire dalle fasce alte verso le fasce basse;
j. ridurrei i costi della Pubblica Amministrazione, equiparando il contratto di lavoro pubblico a quello privato ed inserendovi la meritocrazia;
k. ridurrei drasticamente i costi e la remunerazione della politica;
l. inserirei rigidissimi requisiti morali per chi vuole occuparsi della cosa pubblica.

I had a dream … ho avuto un sogno … infatti ora sono le sette di mattina, mi sono svegliato, mi sono messo al computer ed ho scritto questo post che ho pubblicato subito dopo ….

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BUONE NOTIZIE, FINALMENTE! … O NO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Febbraio, 2013 @ 12:08 pm

Detto altrimenti: vediamo un po’ il bicchiere mezzo pieno, e non sempre mezzo vuoto … o no?

La Volkswagen, dopo aver chiuso il 2011 con un utile di 16 miliardi, si appresta a chiudere il 2012 con un utile di 22 miliardi. Il che ci fa dire: coraggio Fiat, vedi che volendo si può!

L’industria italiana va male (-9,8 % di “ordinato”) ma l’export “tira” (+11%): infatti andiamo per il mondo ad offrire i nostri prodotti ai circa 300 milioni di nuovi ricchi. Vedete ben che i nuovi ricchi servono!

Il Gruppo Benetton si “ristruttura”, cioè si contrae … ma manager e personale Benetton si sta organizzando per “reagire in proprio” sia a questa ristrutturazione, sia alla presenza di imprenditori cinesi che rappresentano il 25% nella provincia di Treviso e il 40% nell’intera regione. La Cina è viCina … attenzione!

Solo 5 sciatori su 100 scelgono le Alpi italiane. Gli altri vanno in Francia, Svizzera, Austria. Il che vuol dire che c’è spazio per crescere. Coraggio, nostri politici, in questa campagna elettorale il turismo ve lo siete dimenticato o … l’avete tenuto di riserva? Spazio per crescere ce n’è in abbondanza …

Turismo? Il “turismo religioso” è molto più praticato in Francia che in Italia. E poi alcuni dicono che siamo uno Stato confessionale …

 

Mr. Elio Catania, “FS-Ten million golden man”

Non bastavano le buonuscite milionarie: ora vengono a galla anche le “buonentrate“. Importanti società estere stanno ridimensionando i bonus “extraterrestri” del loro top management. In Italia, la Corte dei Conti del Lazio contesta un pre-bonus di 3,5 milioni di euro pagato all’Ing.  Elio Catania (quando lasciò l’IBM) nel momento in cui nel 2004 fu chiamato da Berlusconi a ricoprire la posizione di Amministratore Delegato delle FS (che poi gli liquideranno una buonuscita di altri 6,7 milioni). I 3,5 milioni sarebbero stati il  pre-bonus pagatogli “al fine di neutralizzare l’impoverimento derivatogli dall’abbandono della posizione precedente”. La Corte motiva così: “3,5 milioni? Elargizione incompatibile con il nostro ordinamento giuridico e con la retribuzione del primo presidente della Corte di Cassazione”.          Coraggio gente … è un inizio!

PS.: Nel 2007 Catania  è stato nominato presidente dell’ATM-Milano,  carica che ha ricoperto fino al luglio 2011, data alla quale  l’incarico gli è stato revocato dalla giunta del neo sindaco di Milano Pisapia.

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Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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IL GRILLO PARLANTE, PINOCCHIO, LA VOLPE, IL GATTO, MANGIAFUOCO, LA FATINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Febbraio, 2013 @ 6:49 am

Detto altrimenti: oggi come ieri

Carlo Lorenzini

Il 7 luglio 1831 Carlo Lorenzini pubblicò la prima puntata di Pinocchio su “Il giornale per i bambini” di Firenze. Le avventure di Pinocchio (iniziate nel paese di Collodi) hanno formato oggetto di studio da parte di psicologi e sociologi e mai come oggi sono tornate ad essere assolutamente attuali. D’altra parte non è l’unica opera letteraria ad avere questo valore attuale e permanente successo “storico”: come potete leggere da un recentissimo mio post, è di questi giorni la rilettura presso la Biblioteca Comunale di Trento delle favole di Esopo (VI° sec. a. C.), sulla cui traccia proseguì Fedro (15 a. C. – 51 d. C.). Ecco, a me piace idealmente far proseguire la tradizione dei “racconti morali” – così amo definire quelle favole – proprio con le avventure del nostro amato burattino.

Geppetto si sente solo e cerca in tutti i modi di uscire da questa sua situazione. Anche noi, oggi, o almeno molti di noi, sono “resi soli” dalla mancanza di comunicazione umana, ormai in gran parte sostituita da una informazione mediatica unidirezionale (la valanga televisiva), cioè dall’esterno verso di noi, inizialmente senza alcuna possibilità di replica. E quand’anche poi detta valanga è stata integrata dai social network e dai blog, i quali una qual certa possibilità di dialogo te la consentono, il tuo immediato “compagno” è pur sempre uno schermo, una tastiera. Geppetto invece cerca di uscire dall’isolamento usando l’ingegno e l’arte sua, da vero “poeta” (dal greco “poieo”, creo, realizzo).

Ma veniamo a Pinocchio, il burattino-bambino, il quale passa attraverso le difficili esperienze della vita, e che ai nostri occhi è diventato famoso per diversi suo aspetti, peraltro molto attuali:
• il suo raccontar bugie (non vi vengono alla mente alcuni nostri personaggi politici?);
• Il suo credere alla promesse della volpe Silv … estre e del gatto Mar ..rone;
• il suo credere nel Paese dei Balocchi, che non conosce la crisi;
• il suo diventare asinello, cioè, nella traduzione simbolica moderna del termine, animale assoggettato, remissivo e senza alcuna capacità e possibilità di reazione.

 Il grillo parlante. Quello della favola è saggio, equilibrato, parla e ascolta le risposte. Dialoga, “comunica” cioè cerca di condividere con altri il “munus” (dono) della propria saggezza, ricerca una communis actio, una azione comune condivisa. Oggi il moderno Grillo Parlante parla, solo lui parla. Gli altri devono solo ascoltare. Il Grillo Parlante di oggi non accetta repliche, non si concede al confronto. “Informa unidirezionalmente” e non “comunica”. Con il che, a causa del sistema adottato (informativo-trascinatorio e non comunicativo: di ipse dixit ne abbiamo già sopportato per due separati ventenni: del partito unico”, confesso, ho un po’ paura) rischia di perdere credibilità  anche qualche singolo contenuto che potrebbe essere  condivisibile. E della folla di marionette che segue la Volpe Silv…estre nelle piazze televisive e il Grillo Parlante nelle  piazze fisiche … che dire? Josif Brodskij, poeta e scrittore russo, premio Nobel, nel suo “Il canto del Pendolo” scrive (cito a memoria): “Non vi fidate dei bilanci bene assestati, degli eserciti bene organizzati, delle folle compatte … se non altro perché dentro i grandi numeri è più facile che si nasconda la malvagità”.

 

 

L’entusiasmo politico della gente si è “raffreddato”

La fatina turchina. Per me è la nostra libera coscienza. La nostra capacità di essere e restare noi stessi “a prescindere”, di essere “ricercatori della verità in proprio e non per conto terzi”. Ma il messaggio della nostra “fatina” ci raggiunge a patto che noi lo si sappia leggere, cioè a patto che noi non si sia analfabeti. E qui mi piace ricordare Don Lorenzo Milani, per il quale “analfabeta” non era solo chi non sapeva leggere, ma era tale anche colui che sapeva leggere e capire solo la pagina sportiva della gazzetta dello sport, non altro … men che meno poi un discorso politico o sindacale. Ecco l’analfabetismo che tutti noi dobbiamo sconfiggere, per imparare a leggere il messaggio di tutte le attuali forze (rectius, “debolezze”) politiche. Perché le definisco “debolezze”? Perché sono malate, e chi è malato è debole, non è forte. E l’attuale Grillo Parlante non è la malattia, bensì il termometro che ne sta misurando la gravità (questa non è mia, è di un politico che non nomino perchè la tromba ha  suonato il “silenzio” … pre-elettorale).

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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OGGI VADO A SCIARE, MA PRIMA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Febbraio, 2013 @ 6:50 am

Detto altrimenti: … ma prima voglio raccontarvi quattro storielle (varietas delectat, anche se a dire il vero con le prime tre c’è ben poco di che dilettarsi!)

La prima: ILVA

ILVA. La proprietà sta per chiedere due anni di cassa integrazione straordinaria per 6.500 operai in quanto la produzione si ferma per consentire l’adeguamento degli impianti alle prescrizioni di legge e del governo. Ora mi domando: chi ha fatto il danno? Chi ha commesso una serie di reati? La proprietà dell’ILVA. Ed ora chi paga i danni? La cassa integrazione straordinaria, cioè noi cittadini. Alla fine di una lunga serie di miei post, dopo la “fine del post” scrivevo:

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

Mi si dice: presto ci sarà un incontro fra la proprietà ILVA e il Governo, ma il Governo è dimissionario … da tempo è in tutt’altre faccende affaccendato … ha i soli poteri di ordinaria amministrazione … e anche di questo, chi dobbiamno ringraziare?

Mi si dice: ma l’espropriazione è possibile solo per ragioni di pubblica utilità. E se non è pubblica utilità non gravare la finanza pubblica da milioni di ore di cassa integrazione; non bloccare la produzione di una industria nazionale di livello europeo; non avvelenare i cittadini; non lasciare (finanziariamente) impunito chi ha commesso reati “decennali” … Quale altro motivo può essere di maggiore pubblica utilità di questi? Qui sì che mi ci starebbe bene uno sciopero generale, una manifestazione (pacifica, s’intende!) di piazza di tutti noi cittadini, lavoratori, pensionati, studenti, disoccupati, cassintegrati, esodati … di tutti, insomma! E se la legge non lo prevede, si faccia una legge, questa volta sì, ad personas, al plurale, per queste persone, non solo ad personam, al singolare, per “quella” singola persona … capito mi avete?!

 La seconda: le bugie dei nostri politici

A pensar male … a pensar male si potrebbe pensare che la nascita di tanti partiti(ni) nuovi sia solo dovuta al tentativo di trovare lavoro (e che lavoro!) o di potere assumere il ruolo di “ago della bilancia” in un sistema politico tragicamente troppo bilanciato … Scilipoti docet.

A pensar male. E per far ciò, distrattamente c’è chi “sbaglia” nel dichiarare i propri titoli di studio, definendo “master” (dottorato) la semplice partecipazione ad un corso di lingue estere. E per questo fatto, scopertasi la bugia, rassegna le dimissioni e probabilmente in buona parte vanifica – ciò che è di gran lunga più grave – l’impegno e gli sforzi di chi aveva creduto in lui (io non rientro fra costoro, sia chiaro). Vi sono altri che hanno raccontato ben altre bugie da ben altre posizioni, mentendo – ad esempio -sul grado di parentela di una propria “amichetta” (fermata dalla polizia per furto) con un Capo di Governo estero. Lui e tutti coloro che, in Parlamento, gli hanno creduto. E costui, pure, si è dimesso, poco più di un anno fa, salvo poi … ma questa è un’altra storia.

 

La terza: le false partite IVA

 Cresce il numero delle (finte) partite IVA, cioè di lavoratori dipendenti di fatto e non di diritto. Come rimediare? Semplice: l’Agenzia delle Entrate e l’Ufficio IVA non rilascino la partita IVA se non dietro un attento esame delle caratteristiche che la giustificano, ed inizino un esame a tappeto di quelle già (allegramente e con colpevole superficialità) rilasciate. Volere è potere … certo che se non si vuole … bè, allora … ma questa è un’altra storia.

 

 

La quarta: il peso della farfalla  (per allentare la tensione delle prime tre …)

No … la regia, per favore … io dicevo un’altra farfalla, per favore, cambiate l’immagine

Splendido romanzo breve di Erri De Luca. Io invece vi parlo delle ali della farfalla. È con le ali che la farfalla raccoglie il calore solare che le serve per vivere e per volare, non essendo capace di produrlo all’interno del suo minuscolo corpo. Scienziati di Shangai hanno studiato la struttura delle ali della farfalla ed hanno scoperto che sono composte da alcuni strati sovrapposti, ognuno dei quali raccoglie la luce ed il calore solare e nello stesso tempo permette che calore e luce raggiungano anche gli strati inferiori, moltiplicandosi in tal modo la potenzialità di raccolta di energia. Su questa base gli scienziati stanno riprogettando nuovi pannelli solari, i quali avranno minore superficie ed una potenza maggiore. La cosa è interessante anche per l’Italia, la quale ha sì raggiunto i tradì guardi di riduzione di emissioni di CO2 stabiliti dal protocollo di Kyoto, ma lo ha fatto “grazie” (si fa per dire “grazie”) alla crisi dell’industria ed alla delocalizzazione all’estero di molte unità produttive. Ora, adottando i nuovi pannelli, si diminuirà l’impatto ambientale sul territorio dovuto all’utilizzo di aree attrezzate a pannelli. Almeno qui la persona di cui alle prime due storie non è coinvolta, almeno qui … per quanto … vista la farfallina della foto …

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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PER I LETTORI PIU’ BRAVI, FILOSOFI DELLA COMUNICAZIONE POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Febbraio, 2013 @ 6:17 pm

Detto altrimenti: open blog, ecco un altro contributo “esterno”. Avete presente, sulla Settimana Enigmistica, i “Cruciverba (e rebus) riservati ai solutori più bravi, quelli veramente esperti”?  Ebbene questo post inviatomi da   www.narcolessico  è riservato ai lettori più bravi, nel senso, ai filosofi della comunicazione politica … Io vi ho avvertito!

Inizia:

In odore di comunicazione. L’illusione di un ventennio afasico che si piace poeta

 

Comunicazione, cum munus e/o communis actio

“La chiosa peggiore che possiamo dare a questi ultimi vent’anni di politica italiana consisterebbe nel salutarli come un periodo in cui ci siamo perduti nel circo equestre della comunicazione. Non possiamo mentire a noi stessi in maniera più subdola.

Una tale conclusione non riflette nulla che esuli dalla presupposizione, purtroppo invalsa e prevalente, di una relazione dicotomica secca fra un “mercato marocchino” della Comunicazione, ricettacolo di ogni nefandezza, e una sorta di monolitica virtù intesa come dismissione omertosa di sè nella realtà.

A questa dicotomia va rinfacciata un’incosistenza grave, di diritto e di fatto, che le deriva dall’incapacità di spiegare come mai, storicamente, la lirica apotropaica del fattuale, cioè del dato che ci salva perché ci astiene dal dubbio sulla sua datità, abbia sempre fornito una giustificazione quasi gestaltica a chi ha voluto risolversi – non foss’altro che per l’insorgere di una crudele necessità poetica – in una comunicazione senza comunicato, in una convenienza reciproca.

Il peccato della comunicazione contrapposto alla virtù del fatto, per altro, definisce una relazione il cui carattere polemico non è morale, ma solamente percettivo. A livello morale vige, piuttosto, un nesso complementare: da un lato, non hai traccia della più sacrosanta fattualità se non grazie al fango che, comunicando, le getti sotto per dichiararne il passaggio attraverso l’orma (omertosa, certo, ma non sulla propria esistenza); dall’altro lato, i mondi fantastici provvisti dalla tua comunicazione, merci all’asta del mercato marocchino di cui sopra, non possono non incorporare sezioni o funzioni del fattuale, non essendoci data possibilità di produrre figure senza integrarvi (o senza costituirle attraverso) figure pregresse.

Gli ultimi vent’anni di politica italiana, lungi dall’essere stati il tripudio di una comunicazione dimentica del reale, possono essere letti – semplicemente – come una pessima gestione di quella relazione complementare. L’inemendabilità di questa relazione non ci avrebbe impedito di imporle un’etica; se non l’abbiamo fatto sono solo cazzi nostri. Non vi spieghereste, altrimenti, il senso, inerziale e vegetale, di afasia che vi trasmette il 90% dell’umanità, un percetto alquanto strano se fossimo – davvero – in preda a piene ed esondazioni della comunicazione.

Celata dal provvido rumore di chincaglieria prodotto dai tanti strumenti di comunicazione, la politica italiana si è pubblicamente arresa alla realtà, ha rinunciato a cambiarla, l’ha assunta come alfa e omega del proprio orizzonte. Se il Berlusconismo esprime qualcosa di più, in termini culturali, della semplice adesione alla vicenda politica di Berlusconi, questo qualcosa coincide con uno spietato realismo, filosofico e sociale, in cui chi detiene la realtà del potere impone il potere della sua realtà, senza che l’unilateralità di questa imposizione infici la solidità inconfutabile di ciò che per l’appunto impone: una realtà a tutti gli effetti e, in tutti i suoi effetti, normativa, non altrimenti operabile o riscrivibile. I discorsi affettuosi sull’ingenuità degli studenti che manifestano rivelano la profonda consapevolezza dell’ineluttabilità dell’esistente, che risuona in onda e fuori onda, on-line e off-line.

Negli ultimi vent’anni non abbiamo comunicato il mondo; abbiamo, semmai, prestato al Mondo (e ai dioscuri della sua ineludibilità) una miriade di media affinché ne apprendessimo che non valeva la pena di cambiarlo, affinché ci disinteressassimo a comunicare attorno ad esso, affinché ci volgessimo ad altro. Insomma: la comunicazione – dopo vent’anni – sarebbe una bella novità.”

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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GRUPPI DI LETTURA DELLA BIBLIOTECA COMUNALE DI TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Febbraio, 2013 @ 5:52 pm

Detto altrimenti: 700 anni dalla nascita del Boccaccio, progetto di lettura sul racconto

(le foto della riunione saranno inserite al più presto)

La Biblioteca Comunale di Trento continua nell’organizzazione dei Gruppi di Lettura. Dopo l’Iliade e l’Odissea, le tragedie e le commedie greche e latine, eccoci alla favole ed alle novelle. L’occasione è fornita dal settimo centenario della nascita del Boccaccio. Altri gruppi leggono e commentano Boccaccio, Verga, e favolisti e novellieri inglesi e tedeschi. Il “nostro” gruppo, guidato dalla Professoressa Maria Lia Guardini, si immergerà nella lettura di Esopo, Fedro, Erodoto e Apuleio.

Oggi, martedì 19 febbraio 2013, si è tenuta la prima delle quattro letture. Le tre letture successive saranno i martedì 5 e 19 marzo e 2 aprile, sempre ad ore 10.00 nella sala al primo piano adiacente alla sala degli affreschi, presso la Biblioteca Civica di Trento. Il materiale didattico sarà a disposizione da giovedì 21 marzo presso la Sala Manzoni, e quindi ogni successivo martedì nella citata sala delle riunioni.

Ed ecco cosa abbiamo imparato (e gustato, è proprio il caso di dirlo!) dalla professoressa Maria Lia Guardini

Il titolo che Lia (così chiede di essere chiamata dai “suoi” amici) vorrebbe dare al ciclo di letture è “La favola (e la novella, cioè il romanzo breve) come finto sotto-genere letterario”, favole che hanno come protagonisti gli animali; destinate ad un pubblico popolare; con una loro morale; e che al popolo si rapporta come il mito si rapportava alle classi aristocratiche e guerriere dell’antichità greco – romana.

Esòpo o Aìsopos al pari di Omero  difficile stabilirne data e luogo di nascita e come Omero opera grazie alla tradizione orale. La forma scritta è successiva, dell’età ellenistica allorquando si utilizza la diàlektos koinè (lingua comune) depurata di ogni particolarità dialettale. Testi semplici anche dal punto di vista linguistico, molto utilizzati quindi nelle scuole d’oggi per esercitarsi nella traduzione.

I testi di Esopo rappresentano il passaggio dalla tradizione orale alla forma scritta. Nel periodo “orale” (come in Omero) prevalgono le caratteristiche tipiche di ciascun individuo, descritto a secondo della propria qualità dominante. Successivamente si assiste, di favola in favola, al formarsi della società (possiamo ricordare “La fattoria degli animali” di Orwell?).

Per comprendere l’iter dei racconti di Esopo, possiamo rifarci a quanto è esposto nel “Protagora” di Platone (“Il mito e il progresso” ovvero “La storia della creazione”) là dove si narra come all’inizio il mondo fosse composto solo dagli Dei, i quali, in un secondo momento, mescolando terra e fuoco, crearono gli uomini, affidando a Prométeo e a suo fratello Epiméteo il compito di fornire agli uomini  la dùnamis, la “potenzialità”. Ora, Prométeo assegna a ciascun uomo una qualità positiva ed una negativa, per “par condicio” diremmo oggi; se sei forte, sarai lento e viceversa, tanto per capirsi. Il fratello Epiméteo, nel cui nome la particella “epì” indica una caratteristica di intensività estetica ed infantile, è portato a pensare solo al presente e per di più “consuma” tutta la sua scorta di “qualità” nella attribuzione delle stesse agli animali, nulla avanzandone per gli uomini. Caratteristica della sua distribuzione è la “disuguaglianza”, la “assoluta diversità” come caratteristica naturale (ancora oggi è così, se le banche impostano il riconoscimento esclusivo del titolare di una tessera bancomat attraverso la lettura delle impronte digitali di ognuno. L’uguaglianza sarà un valore successivo, “politico”, non naturale).

Al che il fratello Prométeo cerca di rimediare: si reca in casa di Atena che gli dà una scorta di sapere tecnico e fuoco che Prométeo utilizza per dare agli uomini la capacità di vivere insieme, cioè di acquisire l’arte politica. Infatti, prima di quel momento, gli uomini vivevano “sparpagliati” cioè non “vincoli” (come direbbe Pappagone!): ognuno pensava e si preoccupava di se stesso. Solo che spesso era preda degli animali feroci, per cui, grazie all’arte politica, l’uomo si associa, diventa più simile agli Dei e si colloca su un piano superiore rispetto a quello degli animali. Associandosi, si specializza. In tal modo si viene a creare un reciproco bisogno di ognuno rispetto ai propri simili: il guerriero ha bisogno del fabbro, il fabbro del panettiere, il panettiere del sarto, etc.. Nascono i “bisogni” e la “concorrenza” nel loro soddisfacimento.

Al che Zeus si preoccupa, chiama Ermes e lo manda presso gli uomini a distribuire loro il “rispetto reciproco” (aidòs) e la “giustizia” (dike, dikaiòs èinai tàuta pràtton, essere nel giusto nel fare ciò), cioè i vincoli che rendono possibile la convivenza civile. Ermes chiede istruzioni: devo distribuire queste qualità a caso? No, risponde Zeus, devi distribuirle a tutti, non come succede nelle altre arti, delle quali ognuno ne ha in dose diversa dall’altro. C’è una bella differenza, prosegue Zeus, se uno affermasse di essere un bravo suonatore di flauto e poi ciò risultasse non vero, viene deriso e preso per pazzo. Al contrario, nel caso di un politico, si è creduti pazzi quando, essendo politici, si dichiara di non possedere quell’arte!

Rispetto ad Omero si è compiuta una rivoluzione. In Omero l’essere (ad esempio di Achille) è uguale a ciò che (di Achille) appare. In Esopo l’essere (descritto) è diverso da ciò che appare (dalla descrizione).

Nel primo gruppo di favole ci troviamo ancora in un mondo che precede la distribuzione delle qualità. Ogni “personaggio” animale sta e vive per conto suo, le proprie caratteristiche non rispondono a bisogni, sono “estetiche”, non sono finalizzate a scopi precisi, e comunque sono un dono divino, immutabili ed incancellabili. Ne è testimonianza la favola della gatta che, innamorata di un giovanotto, riesce a farsi trasformare dagli dei in una splendida fanciulla e poi, mentre sta per godersi un momento di intimità con il giovanotto, vede passare un topo nella stanza e si lancia al suo inseguimento.

L’evoluzione seguente è il passaggio dalla diversità (positiva) alla disuguaglianza intesa come caratteristica negativa. Disuguaglianza che è generata dalla convivenza e che a sua volta genera la convivenza. Ora, alcune qualità prima molto valutate, vengono svalutare come le corna del cervo che prima erano osannate e poi rappresentano la causa della sua cattura da parte dei cacciatori e dei cani. Si passa dalla valutazione della funzione estetica alla valutazione della funzione funzionale (le gambe del cervo, sottili, poco belle ma molto funzionali nella fuga).

Si inizia a capire, da parte degli animali e degli uomini, che più di una sola qualità molto sviluppata, vale una somma di molte qualità anche meno sviluppate. Inoltre le qualità distribuite dagli Dei diventano virtù acquisibili dall’uomo, per volontà, intelligenza ed esperienza.

Passiamo a Fedro, molti anni dopo, a Roma. Schiavo liberato, alla ricerca di un mecenate che gli consentisse di vivere scrivendo e non lavorando. Con Fedro è la prima volta che la favola viene scritta. Egli aveva una altissima coscienza di sé, del proprio essere poeta (poiéo: creo, faccio), cioè creativo: consapevolmente continuatore di Esopo, consapevolmente vi aggiunge elementi nuovi, mosso da un forte spirito emulativo. Egli intende la letteratura come “universo letterario” e come “sistema di generi” (natura – e letteratura- non facit saltus, potremmo parafrasare oggi). Ridendo castigat mores, attraverso le favole è un rigoroso castigatore del costume politico romano. Sopravvive e scrive grazie alla distrazione della censura politica, peraltro molto severa verso tutti, censura che non si interessò di uno che considerava alla stregua di innocuo cantastorie.

Mentre il pensiero filosofico aristotelico si fondava sul principio della razionalità (“A” è uguale ad “A”) il pensiero e la letteratura simbolica nella quale anche le piante, gli animali e gli dei parlano, non si sviluppa sulla base della percezione del distacco del mondo reale ad quello immaginario. Vi è quindi uno “scivolamento” da un piano all’altro, che consente di dire e scrivere ciò che altrimenti sarebbe censurato dal potere.

Le conclusioni di Fedro sono pessimisticamente moraleggianti: spesso si giunge all’oppressione del debole, vittima di fictis causis, cioè di calunnie ad opera di falsi delatori. Ed ancora: impossibile è l’alleanza o il dialogo con il potente; la legge che vige è quella del più forte.

La sua morale ed il suo insegnamento vengono ripresi secoli dopo da molti, fra i quali tale Trilussa, con qualche arrangiamento: il lupo, superior, dice all’agnello che stava più in basso: “Non bere lì, non vedi che c’è un maiale che si fa il bidè? Vieni qui sopra da me, l’acqua è pulita!” E l’agnello risponde. “Grazie dell’invito. Verrò quando io avrò sete e tu non avrai fame”.

(Che altro dire se non riflettere sulle parti in neretto, rispetto alla situazione politica, antipolitica, civile, incivile e amorale di oggi?)

COMPLIMENTI, PROFESSORESSA GUARDINI … E … GRAZIE LIA, DA PARTE DI TUTTI NOI!

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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