OGGI VADO A SCIARE, MA PRIMA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Febbraio, 2013 @ 6:50 am

Detto altrimenti: … ma prima voglio raccontarvi quattro storielle (varietas delectat, anche se a dire il vero con le prime tre c’è ben poco di che dilettarsi!)

La prima: ILVA

ILVA. La proprietà sta per chiedere due anni di cassa integrazione straordinaria per 6.500 operai in quanto la produzione si ferma per consentire l’adeguamento degli impianti alle prescrizioni di legge e del governo. Ora mi domando: chi ha fatto il danno? Chi ha commesso una serie di reati? La proprietà dell’ILVA. Ed ora chi paga i danni? La cassa integrazione straordinaria, cioè noi cittadini. Alla fine di una lunga serie di miei post, dopo la “fine del post” scrivevo:

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

Mi si dice: presto ci sarà un incontro fra la proprietà ILVA e il Governo, ma il Governo è dimissionario … da tempo è in tutt’altre faccende affaccendato … ha i soli poteri di ordinaria amministrazione … e anche di questo, chi dobbiamno ringraziare?

Mi si dice: ma l’espropriazione è possibile solo per ragioni di pubblica utilità. E se non è pubblica utilità non gravare la finanza pubblica da milioni di ore di cassa integrazione; non bloccare la produzione di una industria nazionale di livello europeo; non avvelenare i cittadini; non lasciare (finanziariamente) impunito chi ha commesso reati “decennali” … Quale altro motivo può essere di maggiore pubblica utilità di questi? Qui sì che mi ci starebbe bene uno sciopero generale, una manifestazione (pacifica, s’intende!) di piazza di tutti noi cittadini, lavoratori, pensionati, studenti, disoccupati, cassintegrati, esodati … di tutti, insomma! E se la legge non lo prevede, si faccia una legge, questa volta sì, ad personas, al plurale, per queste persone, non solo ad personam, al singolare, per “quella” singola persona … capito mi avete?!

 La seconda: le bugie dei nostri politici

A pensar male … a pensar male si potrebbe pensare che la nascita di tanti partiti(ni) nuovi sia solo dovuta al tentativo di trovare lavoro (e che lavoro!) o di potere assumere il ruolo di “ago della bilancia” in un sistema politico tragicamente troppo bilanciato … Scilipoti docet.

A pensar male. E per far ciò, distrattamente c’è chi “sbaglia” nel dichiarare i propri titoli di studio, definendo “master” (dottorato) la semplice partecipazione ad un corso di lingue estere. E per questo fatto, scopertasi la bugia, rassegna le dimissioni e probabilmente in buona parte vanifica – ciò che è di gran lunga più grave – l’impegno e gli sforzi di chi aveva creduto in lui (io non rientro fra costoro, sia chiaro). Vi sono altri che hanno raccontato ben altre bugie da ben altre posizioni, mentendo – ad esempio -sul grado di parentela di una propria “amichetta” (fermata dalla polizia per furto) con un Capo di Governo estero. Lui e tutti coloro che, in Parlamento, gli hanno creduto. E costui, pure, si è dimesso, poco più di un anno fa, salvo poi … ma questa è un’altra storia.

 

La terza: le false partite IVA

 Cresce il numero delle (finte) partite IVA, cioè di lavoratori dipendenti di fatto e non di diritto. Come rimediare? Semplice: l’Agenzia delle Entrate e l’Ufficio IVA non rilascino la partita IVA se non dietro un attento esame delle caratteristiche che la giustificano, ed inizino un esame a tappeto di quelle già (allegramente e con colpevole superficialità) rilasciate. Volere è potere … certo che se non si vuole … bè, allora … ma questa è un’altra storia.

 

 

La quarta: il peso della farfalla  (per allentare la tensione delle prime tre …)

No … la regia, per favore … io dicevo un’altra farfalla, per favore, cambiate l’immagine

Splendido romanzo breve di Erri De Luca. Io invece vi parlo delle ali della farfalla. È con le ali che la farfalla raccoglie il calore solare che le serve per vivere e per volare, non essendo capace di produrlo all’interno del suo minuscolo corpo. Scienziati di Shangai hanno studiato la struttura delle ali della farfalla ed hanno scoperto che sono composte da alcuni strati sovrapposti, ognuno dei quali raccoglie la luce ed il calore solare e nello stesso tempo permette che calore e luce raggiungano anche gli strati inferiori, moltiplicandosi in tal modo la potenzialità di raccolta di energia. Su questa base gli scienziati stanno riprogettando nuovi pannelli solari, i quali avranno minore superficie ed una potenza maggiore. La cosa è interessante anche per l’Italia, la quale ha sì raggiunto i tradì guardi di riduzione di emissioni di CO2 stabiliti dal protocollo di Kyoto, ma lo ha fatto “grazie” (si fa per dire “grazie”) alla crisi dell’industria ed alla delocalizzazione all’estero di molte unità produttive. Ora, adottando i nuovi pannelli, si diminuirà l’impatto ambientale sul territorio dovuto all’utilizzo di aree attrezzate a pannelli. Almeno qui la persona di cui alle prime due storie non è coinvolta, almeno qui … per quanto … vista la farfallina della foto …

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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PER I LETTORI PIU’ BRAVI, FILOSOFI DELLA COMUNICAZIONE POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Febbraio, 2013 @ 6:17 pm

Detto altrimenti: open blog, ecco un altro contributo “esterno”. Avete presente, sulla Settimana Enigmistica, i “Cruciverba (e rebus) riservati ai solutori più bravi, quelli veramente esperti”?  Ebbene questo post inviatomi da   www.narcolessico  è riservato ai lettori più bravi, nel senso, ai filosofi della comunicazione politica … Io vi ho avvertito!

Inizia:

In odore di comunicazione. L’illusione di un ventennio afasico che si piace poeta

 

Comunicazione, cum munus e/o communis actio

“La chiosa peggiore che possiamo dare a questi ultimi vent’anni di politica italiana consisterebbe nel salutarli come un periodo in cui ci siamo perduti nel circo equestre della comunicazione. Non possiamo mentire a noi stessi in maniera più subdola.

Una tale conclusione non riflette nulla che esuli dalla presupposizione, purtroppo invalsa e prevalente, di una relazione dicotomica secca fra un “mercato marocchino” della Comunicazione, ricettacolo di ogni nefandezza, e una sorta di monolitica virtù intesa come dismissione omertosa di sè nella realtà.

A questa dicotomia va rinfacciata un’incosistenza grave, di diritto e di fatto, che le deriva dall’incapacità di spiegare come mai, storicamente, la lirica apotropaica del fattuale, cioè del dato che ci salva perché ci astiene dal dubbio sulla sua datità, abbia sempre fornito una giustificazione quasi gestaltica a chi ha voluto risolversi – non foss’altro che per l’insorgere di una crudele necessità poetica – in una comunicazione senza comunicato, in una convenienza reciproca.

Il peccato della comunicazione contrapposto alla virtù del fatto, per altro, definisce una relazione il cui carattere polemico non è morale, ma solamente percettivo. A livello morale vige, piuttosto, un nesso complementare: da un lato, non hai traccia della più sacrosanta fattualità se non grazie al fango che, comunicando, le getti sotto per dichiararne il passaggio attraverso l’orma (omertosa, certo, ma non sulla propria esistenza); dall’altro lato, i mondi fantastici provvisti dalla tua comunicazione, merci all’asta del mercato marocchino di cui sopra, non possono non incorporare sezioni o funzioni del fattuale, non essendoci data possibilità di produrre figure senza integrarvi (o senza costituirle attraverso) figure pregresse.

Gli ultimi vent’anni di politica italiana, lungi dall’essere stati il tripudio di una comunicazione dimentica del reale, possono essere letti – semplicemente – come una pessima gestione di quella relazione complementare. L’inemendabilità di questa relazione non ci avrebbe impedito di imporle un’etica; se non l’abbiamo fatto sono solo cazzi nostri. Non vi spieghereste, altrimenti, il senso, inerziale e vegetale, di afasia che vi trasmette il 90% dell’umanità, un percetto alquanto strano se fossimo – davvero – in preda a piene ed esondazioni della comunicazione.

Celata dal provvido rumore di chincaglieria prodotto dai tanti strumenti di comunicazione, la politica italiana si è pubblicamente arresa alla realtà, ha rinunciato a cambiarla, l’ha assunta come alfa e omega del proprio orizzonte. Se il Berlusconismo esprime qualcosa di più, in termini culturali, della semplice adesione alla vicenda politica di Berlusconi, questo qualcosa coincide con uno spietato realismo, filosofico e sociale, in cui chi detiene la realtà del potere impone il potere della sua realtà, senza che l’unilateralità di questa imposizione infici la solidità inconfutabile di ciò che per l’appunto impone: una realtà a tutti gli effetti e, in tutti i suoi effetti, normativa, non altrimenti operabile o riscrivibile. I discorsi affettuosi sull’ingenuità degli studenti che manifestano rivelano la profonda consapevolezza dell’ineluttabilità dell’esistente, che risuona in onda e fuori onda, on-line e off-line.

Negli ultimi vent’anni non abbiamo comunicato il mondo; abbiamo, semmai, prestato al Mondo (e ai dioscuri della sua ineludibilità) una miriade di media affinché ne apprendessimo che non valeva la pena di cambiarlo, affinché ci disinteressassimo a comunicare attorno ad esso, affinché ci volgessimo ad altro. Insomma: la comunicazione – dopo vent’anni – sarebbe una bella novità.”

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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GRUPPI DI LETTURA DELLA BIBLIOTECA COMUNALE DI TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Febbraio, 2013 @ 5:52 pm

Detto altrimenti: 700 anni dalla nascita del Boccaccio, progetto di lettura sul racconto

(le foto della riunione saranno inserite al più presto)

La Biblioteca Comunale di Trento continua nell’organizzazione dei Gruppi di Lettura. Dopo l’Iliade e l’Odissea, le tragedie e le commedie greche e latine, eccoci alla favole ed alle novelle. L’occasione è fornita dal settimo centenario della nascita del Boccaccio. Altri gruppi leggono e commentano Boccaccio, Verga, e favolisti e novellieri inglesi e tedeschi. Il “nostro” gruppo, guidato dalla Professoressa Maria Lia Guardini, si immergerà nella lettura di Esopo, Fedro, Erodoto e Apuleio.

Oggi, martedì 19 febbraio 2013, si è tenuta la prima delle quattro letture. Le tre letture successive saranno i martedì 5 e 19 marzo e 2 aprile, sempre ad ore 10.00 nella sala al primo piano adiacente alla sala degli affreschi, presso la Biblioteca Civica di Trento. Il materiale didattico sarà a disposizione da giovedì 21 marzo presso la Sala Manzoni, e quindi ogni successivo martedì nella citata sala delle riunioni.

Ed ecco cosa abbiamo imparato (e gustato, è proprio il caso di dirlo!) dalla professoressa Maria Lia Guardini

Il titolo che Lia (così chiede di essere chiamata dai “suoi” amici) vorrebbe dare al ciclo di letture è “La favola (e la novella, cioè il romanzo breve) come finto sotto-genere letterario”, favole che hanno come protagonisti gli animali; destinate ad un pubblico popolare; con una loro morale; e che al popolo si rapporta come il mito si rapportava alle classi aristocratiche e guerriere dell’antichità greco – romana.

Esòpo o Aìsopos al pari di Omero  difficile stabilirne data e luogo di nascita e come Omero opera grazie alla tradizione orale. La forma scritta è successiva, dell’età ellenistica allorquando si utilizza la diàlektos koinè (lingua comune) depurata di ogni particolarità dialettale. Testi semplici anche dal punto di vista linguistico, molto utilizzati quindi nelle scuole d’oggi per esercitarsi nella traduzione.

I testi di Esopo rappresentano il passaggio dalla tradizione orale alla forma scritta. Nel periodo “orale” (come in Omero) prevalgono le caratteristiche tipiche di ciascun individuo, descritto a secondo della propria qualità dominante. Successivamente si assiste, di favola in favola, al formarsi della società (possiamo ricordare “La fattoria degli animali” di Orwell?).

Per comprendere l’iter dei racconti di Esopo, possiamo rifarci a quanto è esposto nel “Protagora” di Platone (“Il mito e il progresso” ovvero “La storia della creazione”) là dove si narra come all’inizio il mondo fosse composto solo dagli Dei, i quali, in un secondo momento, mescolando terra e fuoco, crearono gli uomini, affidando a Prométeo e a suo fratello Epiméteo il compito di fornire agli uomini  la dùnamis, la “potenzialità”. Ora, Prométeo assegna a ciascun uomo una qualità positiva ed una negativa, per “par condicio” diremmo oggi; se sei forte, sarai lento e viceversa, tanto per capirsi. Il fratello Epiméteo, nel cui nome la particella “epì” indica una caratteristica di intensività estetica ed infantile, è portato a pensare solo al presente e per di più “consuma” tutta la sua scorta di “qualità” nella attribuzione delle stesse agli animali, nulla avanzandone per gli uomini. Caratteristica della sua distribuzione è la “disuguaglianza”, la “assoluta diversità” come caratteristica naturale (ancora oggi è così, se le banche impostano il riconoscimento esclusivo del titolare di una tessera bancomat attraverso la lettura delle impronte digitali di ognuno. L’uguaglianza sarà un valore successivo, “politico”, non naturale).

Al che il fratello Prométeo cerca di rimediare: si reca in casa di Atena che gli dà una scorta di sapere tecnico e fuoco che Prométeo utilizza per dare agli uomini la capacità di vivere insieme, cioè di acquisire l’arte politica. Infatti, prima di quel momento, gli uomini vivevano “sparpagliati” cioè non “vincoli” (come direbbe Pappagone!): ognuno pensava e si preoccupava di se stesso. Solo che spesso era preda degli animali feroci, per cui, grazie all’arte politica, l’uomo si associa, diventa più simile agli Dei e si colloca su un piano superiore rispetto a quello degli animali. Associandosi, si specializza. In tal modo si viene a creare un reciproco bisogno di ognuno rispetto ai propri simili: il guerriero ha bisogno del fabbro, il fabbro del panettiere, il panettiere del sarto, etc.. Nascono i “bisogni” e la “concorrenza” nel loro soddisfacimento.

Al che Zeus si preoccupa, chiama Ermes e lo manda presso gli uomini a distribuire loro il “rispetto reciproco” (aidòs) e la “giustizia” (dike, dikaiòs èinai tàuta pràtton, essere nel giusto nel fare ciò), cioè i vincoli che rendono possibile la convivenza civile. Ermes chiede istruzioni: devo distribuire queste qualità a caso? No, risponde Zeus, devi distribuirle a tutti, non come succede nelle altre arti, delle quali ognuno ne ha in dose diversa dall’altro. C’è una bella differenza, prosegue Zeus, se uno affermasse di essere un bravo suonatore di flauto e poi ciò risultasse non vero, viene deriso e preso per pazzo. Al contrario, nel caso di un politico, si è creduti pazzi quando, essendo politici, si dichiara di non possedere quell’arte!

Rispetto ad Omero si è compiuta una rivoluzione. In Omero l’essere (ad esempio di Achille) è uguale a ciò che (di Achille) appare. In Esopo l’essere (descritto) è diverso da ciò che appare (dalla descrizione).

Nel primo gruppo di favole ci troviamo ancora in un mondo che precede la distribuzione delle qualità. Ogni “personaggio” animale sta e vive per conto suo, le proprie caratteristiche non rispondono a bisogni, sono “estetiche”, non sono finalizzate a scopi precisi, e comunque sono un dono divino, immutabili ed incancellabili. Ne è testimonianza la favola della gatta che, innamorata di un giovanotto, riesce a farsi trasformare dagli dei in una splendida fanciulla e poi, mentre sta per godersi un momento di intimità con il giovanotto, vede passare un topo nella stanza e si lancia al suo inseguimento.

L’evoluzione seguente è il passaggio dalla diversità (positiva) alla disuguaglianza intesa come caratteristica negativa. Disuguaglianza che è generata dalla convivenza e che a sua volta genera la convivenza. Ora, alcune qualità prima molto valutate, vengono svalutare come le corna del cervo che prima erano osannate e poi rappresentano la causa della sua cattura da parte dei cacciatori e dei cani. Si passa dalla valutazione della funzione estetica alla valutazione della funzione funzionale (le gambe del cervo, sottili, poco belle ma molto funzionali nella fuga).

Si inizia a capire, da parte degli animali e degli uomini, che più di una sola qualità molto sviluppata, vale una somma di molte qualità anche meno sviluppate. Inoltre le qualità distribuite dagli Dei diventano virtù acquisibili dall’uomo, per volontà, intelligenza ed esperienza.

Passiamo a Fedro, molti anni dopo, a Roma. Schiavo liberato, alla ricerca di un mecenate che gli consentisse di vivere scrivendo e non lavorando. Con Fedro è la prima volta che la favola viene scritta. Egli aveva una altissima coscienza di sé, del proprio essere poeta (poiéo: creo, faccio), cioè creativo: consapevolmente continuatore di Esopo, consapevolmente vi aggiunge elementi nuovi, mosso da un forte spirito emulativo. Egli intende la letteratura come “universo letterario” e come “sistema di generi” (natura – e letteratura- non facit saltus, potremmo parafrasare oggi). Ridendo castigat mores, attraverso le favole è un rigoroso castigatore del costume politico romano. Sopravvive e scrive grazie alla distrazione della censura politica, peraltro molto severa verso tutti, censura che non si interessò di uno che considerava alla stregua di innocuo cantastorie.

Mentre il pensiero filosofico aristotelico si fondava sul principio della razionalità (“A” è uguale ad “A”) il pensiero e la letteratura simbolica nella quale anche le piante, gli animali e gli dei parlano, non si sviluppa sulla base della percezione del distacco del mondo reale ad quello immaginario. Vi è quindi uno “scivolamento” da un piano all’altro, che consente di dire e scrivere ciò che altrimenti sarebbe censurato dal potere.

Le conclusioni di Fedro sono pessimisticamente moraleggianti: spesso si giunge all’oppressione del debole, vittima di fictis causis, cioè di calunnie ad opera di falsi delatori. Ed ancora: impossibile è l’alleanza o il dialogo con il potente; la legge che vige è quella del più forte.

La sua morale ed il suo insegnamento vengono ripresi secoli dopo da molti, fra i quali tale Trilussa, con qualche arrangiamento: il lupo, superior, dice all’agnello che stava più in basso: “Non bere lì, non vedi che c’è un maiale che si fa il bidè? Vieni qui sopra da me, l’acqua è pulita!” E l’agnello risponde. “Grazie dell’invito. Verrò quando io avrò sete e tu non avrai fame”.

(Che altro dire se non riflettere sulle parti in neretto, rispetto alla situazione politica, antipolitica, civile, incivile e amorale di oggi?)

COMPLIMENTI, PROFESSORESSA GUARDINI … E … GRAZIE LIA, DA PARTE DI TUTTI NOI!

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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UN LIBRO DEL 1912 …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Febbraio, 2013 @ 7:42 am

Detto altrimenti: … forse potrebbe risolvere il problema degli insulti fra i nostri politici durante l’attuale campagna elettorale …

Fa impressione … sono passati solo cent’anni, eppure quante cose sono cambiate! Cent’anni fa Sua Maestà Vittorio Emanuele III° per Grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia, trovava il tempo, prima di non firmare il decreto dello stato d’assedio ad impedire la “marcia su Roma” e prima di firmare le leggi raziali, trovava il tempo, dicevo, in data 4 ottobre 1908, di firmare il Regio Decreto “relativo alla costituzione del giurì d’onore per le vertenze cavalleresche fra militari del regio esercito dell’armata”, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del regno il 3 novembre 1908 n. 257.

Il decreto è pubblicato come premessa al manuale “Codice Cavalleresco” del Comm. J. Gelli (nonno di Licio) Undicesima Edizione Riveduta, Ulrico Hoepli Editore – Libraio della Real Casa, Milano 1912, prezzo non indicato, manuale consultabile presso di me, previa richiesta.

Ma veniamo …”a noi”! Fra le tante regole, la più significativa ed attuale rispetto alla campagna elettorale in corso si trova al’art. 11 (pagg. 9 e 10), relativamente ai gradi dell’offesa.

 1) Offesa semplice o di primo grado, quando è diretta contro il prestigio della persona ingiuriata. L’offensore, avendo ferito con l’offesa il valentuomo, deve rispondere di “affronto”. Ad esempio, sono affronti espressioni contro la cultura del valentuomo del tipo “sei un professorino, non conosci l’economia”. L’offeso ha diritto alla scelta dell’arma, ad esempio un dibattito televisivo a tre.

2) Offesa grave o di secondo grado, quando intacca l’onorabilità del gentiluomo. Chi se ne rende colpevole deve rispondere di ”insulto”. Costituisce insulto dire al valentuomo “Sei un bugiardo”. L’offeso ha diritto alla scelta dell’arma e delle condizioni dello scontro. Ad esempio, un dibattito televisivo a due.

Amici amici non andate via …. ‘sta sera parlo io, ‘sta sera parlo io …

3) Offesa gravissima o di terzo grado, se diretta contro l’onore del galantuomo o se accompagnata da vie di fatto (ad esempio, dal lancio sul viso di una riproduzione del duomo di Milano, con ferita lacero contusa). Altro esempio non cruento: “Non hai mantenuto le promesse fatte”. L’offensore risponde di “oltraggio”. L’oltraggiato ha diritto alla scelta dell’arma, a stabilire le condizioni dello scontro, a imporre la natura del combattimento, a determinare le distanza nei duelli alla pistola. Ad esempio, un dibattito televisivo sulle proprie reti nel quale parla solo lui.

4) Offesa di sommo o di quarto grado, atroce, quando si tocca la famiglia. Chi offende il padre di famiglia risponde di un’ “onta”. Ad esempio: “Sei un cornuto”. (A questo punto, stranamente, il Codice Cavalleresco non aggiunge come ci si deve comportare … forse – suggerisco io – abolendo il finanziamento pubblico ai partiti così a fare politica saranno solo i ricchi? N.d.r.).

Insomma, ve lo siete perso questo manuale! Si tratta di ben 307 pagine, per 518 articoli, su sei libri (Dall’offesa alla sfida; Dalla sfida alla trattazione; Dalla trattazione della vertenza a verbale di scontro; Dalla trattazione alla soluzione della vertenza; Duello alla pistola; Verbali). Il tutto corredato da una prefazione dell’Autore; da un ampio “Repertorio ragionato per facilmente rintracciare le disposizioni ecc. di questo Codice cavalleresco”; e corredato dall’elencazione delle altre opere “dello stesso autore” fra le quali, per la profondità dell’indagine introspettiva, filosofica e morale , spiccano:
• Manuale del bigliardo
• Come devo scrivere le mie lettere
• Come posso divertirmi
• Come devo parlare in pubblico
• Il raccoglitore di oggetti minuti e curiosi

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Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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E DOPO DUE POST DI FINANZA, UNO DI “MORALE POLITICA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Febbraio, 2013 @ 12:57 pm

Detto altrimenti; gutta cavat lapidem …. forse, almeno me lo auguro

Scrive Ronald Dworkin (filosofo del diritto) nel suo libro “Giustizia per ricci” (ricci”, sic, non “ricchi”), Feltrinelli Ed.:

• Il neoliberismo del mercato (presunto) efficiente che ha preteso di autoregolarsi ha generato enormi disuguaglianze. Da cui a cascata sono derivate
• predominanza del capitalismo finanziario su quello industriale
• proliferazione dei centri di potere (partiti politici)
• deficit di democrazia
• ingovernabilità
• declino morale
• società punitiva delle classi più deboli
• trascuratezza dei diritti umani

Conclude: nello scegliere per chi votare, preferire chi pone al primo, posto la difesa dei diritti fondamentali della Costituzione.

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PAGARE LE TASSE DOVE VANNO PAGATE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Febbraio, 2013 @ 12:33 pm

Detto altrimenti: non dove ti fanno sconti …

Ero Direttore Finanziario, Amministrativo e Controller di una SpA italiana il cui capitale azionario era posseduto al 51% da una multinazionale estera ed il 49% dal maggiore cliente italiano della stessa. Entra un mio dirigente “estero” e  dice a me, suo Direttore “italiano”: “Dottore, disastro!”. “Perché, dico io?” E lui: “Abbiamo due miliardi (di lire, n.d.r.) di utile”. Io replico: “Ma se a budget avevamo il pareggio, abbiamo molto migliorato”. “Eh, no dice lui, l’azionista estero non sarà d’accordo …”

Perché? Ve lo spiego. Se noi avessimo dato quella previsione di utile (e non di pareggio) all’azionista estero, probabilmente ci avrebbero maggiorato i prezzi di trasferimento dei semilavorati che ci vendeva o altre condizioni contrattali, in modo da mantenere l’utile in capo alla casa madre estera, la quale, giostrando sulla diversità del fisco nei vari paesi, avrebbe risparmiato il 25% di quei due miliardi, nel senso che 500 milioni di lire sarebbero stati sottratti al fisco italiano e accreditati sul conto economico della casa madre estera. Il fenomeno nel suo complesso è valutato in 15 miliardi di euro in meno ogni anno per il nostro fisco.

Infatti, mediamente, la differenza fra l’incidenza fiscale italiana e quella di più favorevoli sistemi fiscali esteri è dell’ordine del 25% (“vantaggio” di cui non “godono” le PMI, Piccole Medie Imprese, a meno che non abbiano una “filiale” a S. Marino).

Quanto sopra è un esempio di vita vissuta. Dal sole 24 ore di ieri si apprende che il G20 e l’OCSE stanno avviando una serie di accordi per fare in modo che le imprese multinazionali paghino le imposte nello stato in cui operano.

Quando si parla di cedere una azienda pubblica (Ansaldo Energia) ad un’azionista multinazionale estero, occorre tenere presente anche questo aspetto.

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FINANZA D’ITALIA, L’ITALIA S’E’ DESTA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Febbraio, 2013 @ 12:17 pm

Detto altrimenti: (alcune) cifre ( e priorità) alla mano

Problema

Premesso che:

A) Il Sole XXIV Ore odierno valuta a 140 miliardi di euro il debito delle Pubbliche Amministrazioni verso il sistema delle imprese, le quali, a causa di questi (enormemente) ritardati pagamenti, sono costrette a ricorrere al fido bancario (sempre che lo trovino!) o a chiudere i battenti.
B) Lo Stato sarebbe “creditore” di oltre 140 miliardi di euro l’anno nei confronti dei corrotti e degli evasori fiscali.
C) Debito pubblico rappresentato da titoli di stato = 2.000 miliardi di euro
D) Debito pubblico di cui alla lettera A) = 140 miliardi di euro
E) Debito delle Spa di Regioni, Province, Comuni =……….. miliardi di euro

Totale (C+D+E) = ……….. miliardi di euro

(Al momento di andare in stampa non ci è pervenuto il totale di cui alla lettera E). Ce ne scusiamo con i lettori)

Tutto quanto sopra premesso ,  alla luce dei dati sopra esposti dica l’alunno

1) considerando il “giro” dei 140 miliardi di cui alle lettere A) e B), “chi” finanzia “chi”;
2) se non sarebbe preferibile modificare l’ordine delle priorità di spesa del prossimo governo, ad esempio trasferendo le risorse destinate all’acquisto dei cacciabombardieri F35 ed alla realizzazione del TAV, al pagamento di quanto dovuto dalle Pubbliche Amministrazioni al sistema delle imprese. Nel formulare la risposta, l’alunno non tenga conto dell’incidenza del debito di cui alla lettera E).

Tempo a disposizione per rispondere alle due domande: due minuti.

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DALL’UNIVERSITA’ DI GENOVA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2013 @ 7:33 am

Detto altrimenti: …. che dire? Che ricevere questa attestazione dalla mia città di origine e dalla “mia” Università non mi fa piacere? Sarebbe una bugia!

Il Dr. Fausto Lammoglia, iscritto a Filosofia a Genova dell’Anno Accademico 2007/2008, già laureato triennale, tra poco laureato magistrale specialistico scrive:

 “Riccardo Lucatti propone alcune riflessioni interessanti e stimolanti riguardanti la politica e la cultura italiana. Pungente e provocante al punto giusto, Lucatti si dedica ad argomenti di rilievo dello scenario italiano da un punto di vista alternativo: argomenti di cronaca, figure politiche e situazioni sociali, vengono riproposte in ottiche nuove, interessanti e mai banali. Si citino ad esempio la rilettura di uno scritto di Elsa Morante del 1945, che propone una riattualizzazione di problemi che ritornano ciclicamente nella nostra penisola, piuttosto che il post riguardante la famiglia. In quest’ultimo, Lucatti confronta le parole con i fatti di uno Stato che si proclama garante del nucleo base della nostra società, ma non si preoccupa di separarlo per scopi lavorativi. Il Blog è un pungolo che sprona il lettore ad approfondire, ad interessarsi, finanche ad agire in relazione a argomenti che lo riguardano molto da vicino”.

Grazie, Fausto! Ti aspetto volentoero con altri commenti e soprattutto con post tutti tuoi! Mandameli che te li pubblico volentieri …

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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LA QUESTIONE MORALE E VARIE ED EVENTUALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2013 @ 7:18 am

Detto altrimenti: varietas delectat … (si fa per dire!)

 

Tesorieri dei partiti, Rizzoli, MPS, ENI, Saipem, Finmeccanica, Cellino, Rizzoli, Proto, Formigoni, etc. etc.. Ma che sia un sistema? Noooo, non ci posso credere …

Meno credibilità, meno equilibrio finanziario ed economico, più tasse a mio carico. Voglio promuovere una class action. Contro chi? Vedete un po’ voi …

Il Presidente Obama, il Ministro delle Finanze Tedesco, l’Economist, etc., dubitano della capacità di un nostro politico a governare il Paese e ne esaltano altri.

Il Papa rassegna le dimissioni, ma prima pone a capo dello IOR un banchiere tedesco, Ernst von Freyberg. Potremmo “copiarlo” e ricercare anche per posizioni “laiche” il tedesco di turno.

Putin vieta ai Russi di intrattenere conti all’estero. Contro la corruzione, dice. Da credersi? Timeo Danaos et dona ferentes …

La Corte dei Conti indaga il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano Luis Durnwalder per presunte spese private effettuate a valere sul fondo “spese riservate” (riservate si, ma per motivi istituzionali), effettuate negli ultimi 17 anni. Lo si apprende dal Corsera del 15 febbraio 2013.  Mi chiedo: come e perchè la notizia va sulla stampa senza la controdeduzione dell’nteressato? Si è atteso 17 anni per fare una verifica? Che sia come all’ILVA, un ravvedimento operoso?  Ma … quis custodiet custodes ipsos?

Distribuzione della ricchezza. Ovvero, non quadrano i conti: 8.000 miliardi di ricchezza privata e 2.000 miliardi di debito pubblico. Immaginate una famiglia di 10 persone nella quale tutti i componenti lavorino e contribuiscano con parte del loro guadagno al “fondo comune familiare”, oltre che a fornirsi reciprocamente servizi: chi cucina per tutti viene retribuito da fondo comune, idem chi pulisce la casa, chi si occupa della manutenzione dell’immobile, chi delle pratiche amministrative e della gestione delle utenze. Tutti secondo tariffe interne predeterminate. Ora immaginate che dopo alcuni anni di “governo familiare” la somma dei conti bancari di tutti i componenti sia di 8.000 euro e il fondo comune sia in rosso di 2.000 euro. Immaginiamo poi che da un esame più approfondito risulti che la metà dei depositi bancari dei familiari, cioè 4.000 euro, sono tutti sul conto del 10% dei familiari, cioè sul conto di uno solo di essi. Che fare se non rivedere le regole della distribuzione della ricchezza?

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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UNO SCRITTO DI ELSA MORANTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Febbraio, 2013 @ 7:41 am

Open blog? Ecco un altro contributo esterno … uno scritto di Elsa Morante

Inizia

Elsa Morante

“Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po’ ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuol rappresentare.

Elsa Morante”

Finisce

Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a Mussolini, anche se … non so per quale recondito motivo, mi sembra richiamare alla mente anche un’altra persona … appena mi sarò chiarito le idee ve lo dirò …

Certo che gli uomini sono molto diversi fra di loro: leggete il post precedente!

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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