NESSUN ALTRO CONTRATTO CON GLI ITALIANI, BENSI’ LA GIORNATA ONU PER LA GIUSTIZIA SOCIALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Gennaio, 2013 @ 10:17 pm

Detto altrimenti: la Questione Sociale in Italia comincia dalla Giustizia Sociale. E la Giustizia Sociale comincia dalla Morale Sociale. E allora risolviamo innanzi tutto la Questione Morale (Sociale) Italiana. L’inadeguatezza di un “Contratto con gli Italiani”.

Gli oratori e le moderatrici

Alcune associazioni religiose, cattoliche e valdesi (il MOVIMENTO DI RINASCITA CRISTIANA, che ospita Don Marcello Farina relatore centrale, e  il CENTRO EVANGELICO ECUMENICO nella persona del Presidente Salvatore Peri), nella prima giornata della “Settimana per l’unità dei cristiani” hanno promosso una serata di riflessione sul tema “Praticare oggi la giustizia”. Il dibattito si è svolto nella Sala Rosa della Regione Trentino Alto Adige a Trento, la sera del 18 gennaio 2012.

Il 20 febbraio ricorrerà la Giornata Mondiale della Giustizia Sociale, un concetto promosso e riconosciuto dall’ONU come un “principio sotteso per la coesistenza pacifica tra i popoli. Per le Nazioni Unite “la ricerca di una giustizia sociale per tutti è al centro della nostra missione globale volta a promuovere lo sviluppo e la dignità umana”. Sono parole che non lasciano spazio ad alcun dubbio sull’importanza del concetto, che dal 2007 ha una Giornata Mondiale dedicata.

Questione Morale “Sociale”, in quanto ormai, purtroppo, è ormai coinvolta un’ intera “Società”: infatti una prima parte di essa viola le leggi morali ed una seconda parte non si indigna e non reagisce abbastanza di fronte al susseguirsi giornaliero degli scandali. E “scandali” non sono solo i furti, ma anche disuguaglianze retributive e fiscali, innanzi tutto disallineate rispetto alle medie europee.

(Qual è il rapporto fra l’iniziativa religiosa ed una esigenza innanzi tutto laica? Lo scrivo alla fine della mia premessa).

Premessa

Don Marcello Farina

Giustizia, giusto, secundum jus, conforme al diritto, conforme alla legge. A quale legge? Umana, Divina, Morale? Nel corso del dibattito è stato costante il riferimento alla morale cattolica ed alla morale. Orbene, la religione “ha” una morale, non “è”  una morale (in quanto la nostra religione è soprattutto “Creazione” e “Resurrezione”, n.d.r.). La morale è innanzi tutto un “valore laico”, preesistente alla venuta di Cristo. Il Codice di Hammurabi, 1850 a. C. stabiliva:  “non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te; fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te”. Cristo, con la sua venuta, ha testimoniato quei valori, che erano già insiti nella natura umana.

Giustizia, quindi, non nel senso di conformità alla legge umana: un famoso filosofo del diritto, l’austriaco Hans Kelsen, ebreo, fuggito dalla Germania, riconosceva “giusto”, cioè legittimo secondo la legge (tedesca) il regime nazista in quanto “voluto dal popolo”, mentre quel regime è la negazione della “giustizia innata, morale” e della “giustizia religiosa”.

Don Lorenzo Milani affermava: non è sempre virtù l’obbedienza (alle leggi umane, all’ordine costituito, n.d.r.). Giorgio La Pira, sindaco di Firenze assegnava case popolari secondo criteri di “giustizia innata”. I suoi collaboratori gli fecero notare che le leggi (umane) prevedevano criteri di assegnazione diversi. Rispose: “Io assegno le case. Voi andate a cambiare le leggi”.

La sala della conferenza: tutto esaurito! (La poltrona vuota è la mia!)

La mia conclusione? Se una legge umana è contraria alla “morale innata”, (che è stata successivamente ribadita dalla morale religiosa, non viceversa: quindi siamo in campo laico, non confessionale, così tranquillizzo tutti i lettori!), essa non va violata: va cambiata!

Si è affermato che non vì è giustizia senza l’uguaglianza di ogni uomo, senza una “economia (planetaria, n.d.r.) dell’uguaglianza”, laddove invece la Banca Mondiale ha stimato che nella statistica degli esseri umani, circa un miliardo di persone sono “inutili” (sic). Usando la terminologia nazista, si potrebbe dire: un miliardo di “pezzi” inutili!

Nella vita quotidiana parliamo spessissimo di uguaglianza, concetto non pienamente realizzato nel nostro paese nel tessuto sociale del Paese, benchè esso sia anche (“anche”, non “solo”) un impegno costituzionale: l’art.3 della Costituzione Italiana specifica “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (ma la norma non è sanzionata, quindi spesso, purtroppo, è inefficace, n.d.r.).

Le 191 nazioni aderenti hanno l’ONU a che entro il 2015 sia dimezzata la povertà nel mondo: Ma, a mio sommesso avviso, questo obiettivo sembra non raggiungibile, se non altro per la intervenuta globalizzazione, che ha aggravato la situazione, decentrando produzione e discariche di rifiuti d’ogni genere in paesi nei quali non sono rispettati i diritti umani, civili e le regole per la salvaguardia della natura. La globalizzazione quindi ha accentuato gli squilibri preesistenti.

Per arginare i danni creati da queste problematiche, nel 2008 l’International Labour Organization pubblicava una serie di linee guida nella Dichiarazione dell’ILO sulla giustizia sociale e sull’equa globalizzazione, oggi rilanciata dalle Nazioni Unite.

(Nel frattempo nel mondo vi sono ben 30 guerre in corso. Il che ci fa dedurre la inscindibilità dei concetti di “non povertà”, “libertà”, giustizia sociale”, “pace”).

Rispondo all’interrogativo sul rapporto fra una iniziativa religiosa ed una esigenza innanzi tutto laica: nel corso della serata si è affermato che “solo una Cristianità unita in Concilio può richiamare il mondo alla piena attuazione dei valori di “libertà”, giustizia sociale”, “pace”. Comunque la “giustizia sociale” è una esigenza innanzi tutto autonomamente laica che a sua volta è “anche” religiosa in via concomitante: il che non la trasforma da esigenza laica in imperativo religioso, ma semplicemente allarga la platea dei suoi sponsor.

Intervento di Don Marcello Farina
(mi scuso con Don Marcello per l’inesattezza e l’incompletezza del mio modesto report)

Il problema della ingiustizia-disuguaglianza sociale riguarda ugualmente tutti i continenti: cambia solo l’enfasi con la quale si approccia il problema. Il profeta Michea (737 – 690 a.C.) nacque in un piccolo villaggio a sud di Gerusalemme e crebbe nell’ambiente di una classe sociale di poveri lavoratori, una piccola comunità rurale e fu il primo a difendere i diritti sociali (proprietà del campo e della casa) contro le classi dominanti ed “esproprianti”: nobiltà e sacerdoti, fonte primaria dell’ingiustizia sociale. La giustizia sociale di Michea “parte dal basso”, è quella reclamata dalla gente, non quella “elargita” dall’alto dell’ordine costituito, ordine peraltro “costituito” su ben ordinate disuguaglianze!

Michea prosegue: non basta parlare della ingiustizia sociale, occorre non tollerare, denunciare, “indignarsi”, come millenni dopo hanno fatto gli indignados spagnoli (15 maggio 2011), i gruppi di disoccupati, gli occupanti di Wall Street. Al riguardo decisiva è la lettura del libro di Stephane Essel “Indignatevi” edito a Torino nel 2011. Tensioni che la chirurgia d’urgenza delle misure di austerità ha aggravato. Scandali, disuguaglianze e relative reazioni sono in crescita esponenziale. La domanda che sorge è: quando e dove inizierà l’ “inaccettabile” sia in campo laico che in campo ecclesiale. Un Tale, duemila anni fa, denunciava: “Guai a voi che caricate gli uomini di pesi insopportabili, pesi che voi non toccate nemmeno con un dito!”

Un altro contratto con gli Italiani? No, grazie …

Il ‘900 è stato il secolo della elaborazione dottrinale del concetto di giustizia. La si è identificata con “uguaglianza”, “condivisione”, “solidarietà”. nel secolo successivo (2011) con “equità”. Orbene, tutte queste parole sono “pietre” (direbbe Don Milani), ma non bastano, perché sullo sfondo c’è la “crisi delle relazioni umane”, nel senso che il positivo rapporto di alleanza si è trasformato in un “rapporto di contrapposizione contrattuale”: firmiamo un contratto, io di qua, tu di là del tavolo delle trattative. Contrapposti, non alleati. Un contratto, una legge fra privati che – al pari della Legge “pubblica” aiuta a separare anziché ad unire: “La mia libertà finisce dove inizia la tua”? Una grande stupidaggine! Infatti, o  si è tutti liberi o si è tutti servi. Non vanno bene le leggi scritte non per “stare insieme” ma per “dividere” gli uni dagli altri: da una parte i “diritti acquisiti” e dall’altra i “doveri acquisiti” (io ho diritto acquisito alla mia pensione d’oro di decine di migliaia di euro al mese; tu hai il dovere acquisito della tua pensione minima di 500 euro al mese. Lo dice la Legge dello Stato. Io, Stato Occidentale, compero a prezzo conveniente dal tuo Governo le ricchezze naturali del tuo territorio, e tu, popolo di quel territorio, muori di fame: lo dice la Legge degli Accordi Internazionali. N. d.r.).

Viviamo in un sistema (anche politico, n.d.r.) di “interessi contrapposti” anziché di “contributi anche diversi ma convergenti al perseguimento del bene comune”.

E. Lévinas

Don Marcello prosegue citando Emmanuel Lévinas (1906 –1995), filosofo francese di origini lituane, secondo il quale giustizia è il “volto” dell’altro, la sua “alterità”. Il “volto” che ti guarda e che tu – di rimando – osservi, conduce alla “signoria dell’altro”. Il “volto” ti guarda, paralizza il potere del tuo “io” e come prima cosa ti dice: “Non uccidermi”. Quindi, il “volto” ti chiede di “sapere rispondere” (anche se tu, poi, rispondi sempre in ritardo: questa è una caratteristica della risposta al “volto”); ti rende suo ostaggio; infine il “volto” ti porta alla scoperta dei “terzi”, fra lui e te stesso: l’epifania del “volto” attesta la presenza del “terzo”: l’Umanità Intera. Partendo da queste basi, Lèvinas attribuisce alla giustizia il primato sull’amore: l’amore fagocita, annulla se stesso o l’altro. La giustizia rispetta l’altro anche se lo ama. Amate i vostri nemici, disse quel Tale, perdonate le offese (Don Milani affermava: “Perdonare è da cristiani, dimenticare è da bischeri”, n.d.r.). Per Lévinas il perdono non è una concessione dell’offeso all’offensore, ma è l’offeso che si mette a disposizione dell’offensore per aiutarlo a rinascere. Per Lèvinas la giustizia “precede” l’amore perchè rivendica l’ “alterità”, mentre l’amore rivendica il possesso. Prima dell’amore viene la “responsabilità” che si ha nei confronti del “volto”. I due momenti, il volto che ti guarda e tu che rispondi, sono asimmetrici, non è un do ut des, non è un contratto (fra un politico e gli Italiani, n.d.r.): non ci sono limiti alla mia responsabilità verso il “volto”. Ecco che anche la giustizia non è solo distributiva o commutativa: è infinita, illimitata. Infine: “fare giustizia” oggi viene erroneamente inteso come giudicare e punire, mentre il “fare giustizia” è rendere l’altro giusto, far sì che sia giusto.

Infine, mi permetto di sottoporre al Vostro giudizio alcune sottolineature

Esiste un partito politico che in questa campagna elettorale abbia espressamente ed esplicitamente posto ai primi punti del suo programma la piena realizzazione dei principi fondamentali (morali, quindi socialmente giusti) della nostra Costituzione? Altro che un secondo “contratto”!

La Corte Costituzionale potrebbe intervenire contro una legge (elettorale) che di fatto viola il principio che stabilisce che “il potere appartiene al popolo” …

E noi, ma soprattutto i nostri “politici”, tutti noi che abbiamo ed usiamo il computer, abbiamo la forza e l’onestà morale di guardare e di rispondere al “volto” del padre di famiglia, disoccupato, che a sua volta non riesce a guardare e a dare risposte al “volto” dei suoi familiari?

Infine, quando accadrà che, di fronte al nostro stesso “volto” che ci interroga da uno specchio,  sia pure tardivamente gli risponderemo con la nostra indignazione verso la non-giustizia?

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IMU SI, IMU NO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Gennaio, 2013 @ 8:26 am

Detto altrimenti: promessa abolizione dell’IMU, “falso scopo”

In artigleria il puntamento può essere diretto, cioè mirato al “segno”, all’obiettivo reale, oppure indiretto, cioè mirato al “falso scopo” (non al “segno”).

Ora l’IMU sulla prima casa vale circa 4 miliardi di euro (abolire gli F35 e la loro gestione vale 30 miliardi. Il TAV-(v. post precedente – vale decine di miliardi. E poi, quanto vale abolire gli scandali e gli sprechi della politica, delle PP.AA. e dei privati?).  Orbene, lasciare monopolizzare la nostra attenzione sull’abolizione dell’IMU è come farci mirare ad un falso scopo, condurci a badare ad un particolare, ad una “percezione sensoriale” e farci perdere di vista la visione d’insieme, il vero “segno”, vero obiettivo della nostra intelligenza.

Navigazione in solitaria, in planata verso sud (Palau)

Quando navigate a vela, in mezzo al mare e siete diretti ad un punto preciso della costa lontana 100 miglia (uso una scala di grandezza “mediterranea) è inutile che vi sforziate di mantenere la rotta vera esattamente, al “primo di grado” sul valore bussola che – teoricamente – vi condurrebbe alla vostra meta. E’ inutile concentrasri su questo particolare, perché nel frattempo avrete cambiato 100 volte la vostra direzione e la vostra posizione prevista (punto nave). Ciò a causa dei salti di vento e delle correnti. Quindi, sarà sufficiente che procediate grosso modo nella direzione giusta, correggendo via via la rotta con interventi sempre più precisi man mano che vi avvicinate alla meta. In altre parole: dovete avere la “visione d’insieme” della vostra rotta.

Altogarda Trentino, in regata: equipaggio al completo

Analogamente in regata, risalendo il vendo di bolina. all’inizio potete tirare bordi lunghi, via via più corti e precisi man mano che vi avvicinate alla boa di bolina.

E così nelle decisioni della politica: innanzi tutto guardiamo se nel complesso la politica si muove nella direzione giusta (ad esempio a nord anziché a sud!), e cioè se si muove nel complesso correttamente circa l’insieme delle imposte e l’insieme del loro impiego. Non facciamoci tascinare a discutere di un solo dettaglio, per quanto importante esso sia (e l’IMU sulla prima casa lo è!).

Non lasciamo monopolizzare la nostra attenzione da un singolo prelievo fiscale, dalla conclamata promessa abolizione di un singolo prelievo fiscale (o da una singola allocazione di risorse pubbliche). Infatti, mentre ci occupiamo di gestire una singola “percezione sensoriale” di un atto della politica, perderemmo di vista la visione d’insieme della Politica (Politica, ben diversa dalla politica!).

Roma, in Senato: equipaggio non al completo

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IL TAV – TRENO AD ALTA VELOCITA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Gennaio, 2013 @ 7:37 am

Detto altrimenti: preveniamo i problemi anziché attendere il verificarsi delle “emergenze”

Tutti dicono: “la Amerigo Vespucci”. In realtà, fra i marinai della nostra MM, si dice “il Vespucci”, cioè il legno Vespucci. Così “la” TAV, che in realtà è maschile. Ma questa è solo l’anteprima.

Lo sviluppo della sigla TAV ci riporta alla Alta velocità ed il pensiero corre alla Torino – Lione. Poi ci si dice: per trasportare una maggiore quantità di merce. Al che si obietta che
• alla merce non interessa viaggiare velocissima ma arrivare in orario;
• i treni merci, molto più pesanti dei treni passeggeri, non possono essere fatti viaggiare ad alte velocità,  non danneggiare la linea (binari, scambi, massicciata); per l’ececssivo inquinamento acustico; per la difficoltà delle frenate; etc.;
• far viaggiare sulla stessa linea treni lenti (merci) e veloci (passeggeri) è pericolosissimo: avete sicuramente notato che in certi tratti autostradali viene indicata anche la velocità minima, non solo la massima, al fine di uniformare la velocità delle auto;
• la quantità di merci in movimento sulla direttrice est-ovest del nord Italia è da tempo in costante, forte diminuzione;
• l’attuale linea ferroviaria è utilizzata al 25% della sua attuale capacità-merci;
• il costo finale della tratta Torino-Milano è stato di sei volte il preventivato.

Ma la Torino-Lione non è l’unica linea “ad alta velocità”. Vi sono quanto meno la linea del Brennero e la Milano –Firenze –Roma – Napoli (Cristo si è fermato a … Napoli, perchè non voleva nemmeno avvicinarsi alla tratta Salerno-Reggio Calabria … nemmeno avvisinarsi!)

Il tunnel del Brennero. La quantità delle merci sulla direttrice sud-nord cresce col l’aumentare del traffico marittimo dall’Asia, attraverso Suez, al porto intermodale – da navi grandi a navi piccole – di Gioia Tauro, ai successivi porti regionali italiani. Nel passato io stesso ero azionista e amministratore di un GEIE privato (ATT3) che proponeva di realizzare tre separate canne (gallerie) ferroviarie, una per ogni senso di marcia ed una di servizio, nei quali far transitare solo i treni merci teleguidati. I passeggeri avrebbero utilizzato la vecchia linea esterna, rimodernata. Il sistema a tre canne era di assai più rapida ed economica realizzazione, consentiva il trasporto di maggiori quantità di merci e soprattutto erav molto, molto  più sicuro del sistema ad unica canna. All’epoca (una decina d’anni fa) esso non venne perso in considerazione dal GEIE pubblico delle Ferrovie degli Stati e noi (eravamo centinaia di soggetti italiani, austriaci e tedeschi) sciogliemmo il nostro GEIE. Recentemente ho letto sua stampa (L’Adige 15 aprile 2012, pag. 63, Traffico merci e tir, “Tunnel del Brenenro, la soluzione migliore” a firma di Paolo Valente) che si riparlerebbe delle tre canne. Me lo auguro. Ma … mi domando: che abbiano copiato il nostro brevetto? Mi sono perso qualcosa?

Quanto alla Milano – Napoli è stata aperta un’inchiesta sullo smaltimento (presunto illegale) dei rifiuti derivanti dagli scavi delle gallerie che si stanno aprendo nell’Appennino Toscano. Vi sono già 31 indagati tra i quali funzionari pubblici e dirigenti delle ferrovie. Le ipotesi di reato vanno da vanno dalla truffa ai danni della Pubblica Amministrazione alla corruzione, alla gestione abusiva dei rifiuti e all’associazione a delinquere. Lo riferiscono il Corpo Forestale dello Stato e fonti giudiziarie. Smaltiti secondo gli inquirenti in maniera abusiva, i rifiuti sono il frutto delle perforazioni fatte sullo snodo dei lavori dell’alta velocità nei pressi di Firenze, nel tratto interessato dagli interventi infrastrutturali previsti per la realizzazione della linea Alta Velocità/Alta Capacità Milano-Napoli.

La Forestale spiega: “I vertici di una importante società di settore davano indicazioni e direttive puntuali ad altre ditte minori coinvolte nel traffico illecito pertanto la Rete Ferroviaria Italiana pagava gli elevati costi di smaltimento alle ditte, ma in realtà i rifiuti non seguivano la corretta procedura prevista dalla normativa vigente, creando quindi un indebito profitto a favore delle varie ditte interessate. Dal punto di vista ambientale, la gravità del reato consiste nel fatto che i suddetti materiali (soprattutto i fanghi) venivano scaricati direttamente nella falda acquifera posta nelle vicinanze dei lavori con il rischio di contaminazione della stessa e del suolo”.

Ora, questo “incidente di percorso” (di percorso ferroviario, è proprio il caso di dirlo!) mi fa sorgere una domanda: come si farà a smaltire legalmente le migliaia di tonnellate di materiale di scavo della costruenda galleria di oltre 50 km della Torino – Lione, considerando che si tratta di materiale di scavo radioattivo, come è già stato accertato? E’ questa una ulteriore obiezione che si somma a quelle elencate all’inizio del presente “trattatello”.

Last but not least, è prioritaria la Torino – Lione o piuttosto il destinare quelle decine di miliardi di euro a esodati, pensionati al minimo, occupazione giovanile, muti casa a giovani coppie, sanità ed istruzione pubblica, difesa del suolo da eventi alluvionali e sismici.  etc.?

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RIEQUILIBRARE IL SISTEMA DEL CALCIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Gennaio, 2013 @ 5:37 pm

Detto altrimenti: vabbè “panem et circenses”, ma di questi tempi si sta esagerando un po’ troppo …

Decimo Giulio Giovenale, 50-127 d. C.

Non tutti conoscono il latino. Ed allora spieghiamo. La frase è da attribuirsi al poeta latino Giovenale: “… duas tantum res anxius optat, panem et circenses”, cioè, “(il popolo) solo due cose desidera ardentemente: il pane e i giochi circensi (la corsa delle bighe). Questo poeta fu un grande autore satirico: amava descrivere l’ambiente in cui viveva, in un’epoca nella quale chi governava si assicurava il consenso popolare con elargizioni economiche (il “panem”) e con la concessione di svaghi ai cittadini.

Lo so che le semplificazioni non sono significative, ma pochi anni fa raccolsi una testimonianza: nel confinante Veneto si faticava a trovare giovani disposti ad impegnarsi in ruoli di responsabilità nelle imprese, perché “assorbivano troppo tempo libero”. Molti preferivano ruoli più bassi, stipendio fisso (panem) e tanto tempo a disposizione per i “circenses”.

Oggi purtroppo il panem sta mancando a troppi, anche a molti volonterosi. In compenso abbondano i “circenses”. E vengo al dunque. Ho appena letto dei compensi annui pagati ai migliori commissari tecnici del calcio: 15,3; 13,5; 10,0; 7,0; milioni di euro l’anno. A questi costi si sommano quelli che le squadre sopportano per l’acquisto dei giocatori: centinaia di milioni di euro.

A mio sommesso avviso, in un mondo (occidentale, Europa USA) che sta vivendo una fase di crisi, non ancora avviata alla soluzione (ovvero verso la scelta di un diverso modello di sviluppo, perché “errare humanum est, perseverare diabolicum!) si tratta di valori “fuori scala”.

Fuori scala innanzi tutto moralmente e socialmente, oltre che economicamente e finanziariamente, che si frappongono pesantemente alla soluzione del primo problema, quello Morale, prodromo alla soluzione del secondo problema, quello Sociale. Inoltre ottenebrano le menti (“Luce dona alle menti, canta Stille Nacht!) trasformando una realtà “esagerata” e per quasi tutti assolutamente irraggiungibile, in una “realtà da invidiare, sognare, sulla quale discutere, per la quale litigare, aggredirsi, insultarsi”, realtà che occupa (abusivamente) molto, troppo spazio mentale, distraendolo dai veri problemi, dai veri obiettivi: morali, sociali, politici, lavorativi, alcune volte anche familiari. Di vera vita, insomma.

Genoa F.C.

Don Lorenzo Milani riteneva di dovere insegnare a leggere anche a chi sapeva leggere e soprattutto capire solo la pagina sportiva del giornale. Per quel Sacerdote infatti costoro erano – e lo diceva con tristezza – veri analfabeti, al pari degli altri, che nemmeno sapevano leggere quella pagina. E insistette fino a condurre i suoi allievi della scuola di Barbiana a comprendere i discorsi dei politici, dei sindacalisti, degli economisti e dei vescovi. Ai suoi ragazzi non concedeva il pallone, proprio per questo motivo, per la forza distraente che avrebbe esercitato sulle loro menti. In compenso realizzò una piccola piscina per l’estate e per l’inverno acconsentì che “sciassero” lasciandosi scivolare giù per i prati scoscesi su sci che erano poco più che assi di legno.

 Io non sono contrario al gioco del calcio, anche se l’ultima partita che ho visto in uno stadio è roba di oltre 50 anni fa, a Genova: Genoa-Fiorentina, 3 a 1 a fine campionato. Genoa imbattuto in casa. Fiorentina (Sarti, Magnini, Cervato, Chappella, Gratton, Segato,  Rosato, Julihno, Virgili, Montuori, Prini) già vincitrice dello scudetto annuale. Io nato a Genova, mio babbo toscano: per forza che mi ricordo al formazione della “sua” squadra! E poi mio figlio, Edoardo, già giocatore in squadre giovanili, ora 31enne, fa il mister. Come potrei essere “contro” il calcio?

Solo che a mio sommesso avviso il tutto dovrebbe essere (molto) ridimensionato e sicuramente anche (molto) moralizzato anche per quanto riguarda il problema del “calcio scommesse”. Non vi pare? Anche per liberare spazio sull’hard-disk della nostra mente, da dedicare a cose serie, quale la comprensione del momento elettorale e della fase economica che stiamo vivendo, tanto per fare un esempio, anche da parte di una massa di persone  troppo spesso distratte da altro. Panem et circenses, si diceva …

P.S.: … fra l’altro, alcune banche spagnole stavano per fallire perchè non riuscivano a recuperare i finanziamenti erogati a squadre di calcio, le quali avevano pagato prezzi di acquisto e stipendi milionari a calciatori e allenatori.  L?UE ha dato loro i fondi necessari a non fallire. Gli Stati hanno dato all’UE quei fondi. Noi tutti abbiamo dato agli Stati quei fondi, con le nostre tasse = gli stipendi ai calciatori ed allenatori li abbiamo pagati noi tutti, anche se non andiamo allo stadio.

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ASSICURAZIONE AUTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Gennaio, 2013 @ 1:55 pm

Detto altrimenti: una gradita sorpresa

Scade l’assicurazione RCA della mia auto.
La mia consueta attuale primaria compagnia mi manda l’avviso di scadenza e di pagamento: €750,00.
La nuova legge (Governo Monti) stabilisce che non vi sono più rinnovi automatici.
In pochi minuti, su internet, trovo un’altra primaria compagnia che mi assicura ad €360,10.
Stipulo e pago (home banking) nello spazio di mezz’ora.

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BERLUSCONI AFFERMA: ABOLIRO’ IL FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI PARTITI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Gennaio, 2013 @ 1:39 pm

Detto altrimenti: cui prodest? Cui bono? A chi gioverebbe? A pensar male … un mio amico, genovese, commerciante ed ebreo (con il massimo ripetto per le tre “categorie”, s’intende!) ebbe a dirmi: “Quando ti fanno una proposta, un regalo, domandati dov’è la fregatura”.

Solo gli stupidi non cambiano mai parere. Il Presidente Monti ha “confessato” che nel 1994 aveva votato Berlusconi.

Elettori, ecco, vi restituisco i “denari dei partiti”. Cos’altro di più potrei fare?

Anch’io devo fare una confessione: nel recente passato sostenevo che si dovesse abolire il finanziamento pubblico ai partiti (se non altro per rispettare nella sostanza e non solo nella forma l’esito del referendum abrogativo). Poi, aiutato in questo anche dall’affermazione di Berlusconi (cui sono grato, limitatamente all’avere richiamato la mia attenzione),  ho riflettuto ed ho cambiato idea sulla base di due ragionamenti:

 • Se vi sono grossi furti di pane, non si abolisce il pane: si arrestano i ladri.
• Se si abolisce quel finanziamento, si concede un enorme vantaggio ai partiti che possono contare su capi partito “ricchi”.

Quindi a mio avviso il finanziamento deve restare, sotto forma di rimborsi a fronte di spese pertinenti e documentate.Ma anche qui due osservazioni:

• il totale dei rimborsi va comunque ridimensionato, ad esempio stabilendosi un massimo nella metà delle somme precedentemente erogate, salvo però, entro tale massimale, erogare i rimborsi solo a fronte di spese pertinenti e documentate;
• con il sistema dei “rimborsi a posteriori” si agevolano i partiti i cui capi siano ricchi e quindi disponibili a rilasciare fidejussioni bancarie per consentire al proprio partito di finanziarsi presso le banche ben prima di avere effettato le spese.

Quindi la soluzione potrebbe essere la seguente, referendum abrogativo permettendo: fermo restando che si erogano rimborsi solo a fronte di spese pertinenti e documentate e solo entro il massimale pre-stabilito, è consentita l’anticipazione ai partiti di pre-finanziamenti da accreditarsi in un conto speciale, utilizzabile solo per spese dirette e non utilizzabile, ad esempio, per finanziare fondazioni o altro che si frappongano fra il partito e i beneficiari finali dei suoi acquisti di beni, servizi.

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LA MONETA SECONDO … LA DESTRA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Gennaio, 2013 @ 7:23 am
Miracolo (monetario) a Milano, anzi … ad Arcore

Detto altrimenti: in quel tempo Silvio da Radio 1 ammaestrava le folle dicendo che se solo l’Italia fosse stata libera di stampare moneta, avrebbe potuto potrebbe aumentare le pensioni, gli stipendi…

Il miracolo (questa volta non riuscito) dei pani e dei pesci

C’era una volta un villaggio di pescatori sulla riva del mare i cui abitanti non conoscevano la moneta. Il pescatore scambiava il suo pesce con il pane prodotto dal panettiere; il panettiere scambiava il suo prodotto con i pesci (o con i cavoli del contadino) e così via. Solo che era scomodo girare con i pesci e il pane (e i cavoli) in tasca, nè era facile trovare un panettiere che volesse acquistare un pesce. Ed allora inventarono la moneta, rappresentativa del bene prodotto. Infatti chiesero ed ottennero dal capo villaggio che stampasse tanti foglietti (banconote) che chiamarono Lira, in numero tale da rappresentare i beni prodotti e in circolazione. Da quel momento bastò che chi voleva un pesce desse al pescatore tre lire, chi voleva un pane (o un cavolo) lo acquistasse dal panettiere (o dal contadino) per una lira, etc… Tutto andò bene sino a quando il capo villaggio volle fare un regalo di Natale ai suoi familiari e stampò per loro tante Lire in più.

I familiari così arricchiti andarono a comperare tanto pane e tanti pesci (e  anche tanti cavoli)  in più … ma poiché la quantità di beni prodotta non era aumentata, la quotazione alla borsa merci del pane e dei pesci (e dei cavoli) salì e i prezzi aumentarono. Ciò indusse i familiari a richiedere al capo villaggio la stampa di altra moneta che riversata sul mercato fece aumentare ulteriormente i prezzi che … etc.. Era nata l’inflazione. Allora i familiari provarono a spendere le loro Lire in un villaggio dell’entroterra per comperare formaggio alpino, ma la voce che con quelle Lire non si potevano comperare pani e pesci nel primo villaggio si era ormai sparsa e nessuno accettava più quelle banconote.

Sono passati 2000 anni. Oggi, supponiamo che l’Italia, come dice Silvio, fosse libera (dai vincoli dell’Euro)  di stampare banconote per aumentare le pensioni. Il pensionato invece di ricevere  500 euro al mese, ne riceverebbe 1000 e quindi aumenterebbe i suoi consumi di pane e pesci. Ma chi gli dovrebbe vendere pane ed  pesci vedrebbe aumentata la domanda a fronte di una immutata produzione di beni e quindi automaticamente aumenterebbe i prezzi. In questo modo si innesterebbe una spirale “aumento dei prezzi – aumento delle pensioni/salari -aumento dei prezzi, etc” che manderebbe in tilt l’intero sistema monetario. Nella storia è successo più volte.

Il mio babbo, classe 1912, carabiniere, dopo l’8 settembre non collaborò con i Tedeschi e si fece due anni di campo di concentramento in Germania. Lavorava e lo pagavano con banconote – che purtroppo non ho conservato! – per miliardi (miliardi) di Deutsche Mark! Ecco cosa vale la carta moneta senza una produzione di beni alle spalle.

Silvio, Il pensionato ha tutto il diritto di ricevere 1000, ma non attraverso la stampa di nuova carta moneta, bensì attraverso la redistribuzione delle risorse e l’incremento della ricchezza reale!

Appendice

Notizia
Banche. Rapporto ABI – Associazione Bancaria Italiana, gennaio 2013 con i dati di fine 2012:
La raccolta delle banche è cresciuta dell’1,2% ( in totale 1.755 miliardi di euro). I risparmi delle famiglie residenti sono saliti di quasi del 6%. La raccolta bancaria da vendita di obbligazioni è calata del 6,99%.
Gli impieghi verso famiglie e imprese sono scesi del 2,4%.
I crediti bancari a rischio (sofferenze) hanno sfiorato 122 miliardi di euro, con un incremento di 17,5 miliardi in più rispetto al 2011.
Il differenziale del tasso fra raccolta (anche questo è uno spread, ma non quello là …, un altro) ed impieghi è salito del 1,7% (170 “punti base”).
Gli utili delle banche sono in aumento.

Approfondimento
Seconda metà anni ’70. Stretta creditizia e valutaria feroce. Costo effettivo annuo del denaro, anche oltre il 25%. Mai le banche ebbero utili così alti.

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BERLUSCONI A RADIO 1, pochi minuti fa

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Gennaio, 2013 @ 10:12 am

Detto altrimenti: Toni pacatissimi … troppo pacati per lui: timeo Danaos et dona ferentes. Ma cominciamo (in neretto le sue dichiarazioni):

 

Costi della politica? Dimezzerò tutto, numero dei politici ed emolumenti, e solo due mandati. Io chiedo: perché non lo hai fatto quando eri al governo? Lo avevi già promesso: 300 deputati e 150 senatori.

L’Italia deve potere stampare moneta. A fronte di cosa, chiedo. A fronte dell’economia sommersa … che produce ricchezza … ah … ho capito … allora, forza col sommerso …

Abolisco il finanziamento ai partiti. Ma allora faranno politica solo i partiti che hanno un capo ricco?

L’Italia non è povera: a fronte di 2000 miliardi di debito pubblici ci sono 8.000 miliardi di ricchezza privata. Io replico: la ricchezza privata opera per il privato, e non  per il pubblico. E poi, per il 50% è in mano al 10% della popolazione, per di più “in  crescendo”: pochi ricchi sempre più ricchi e un numero sempre maggiore di poveri sempre più poveri. E poi, hai dimenticato la ricchezza privata all’estero …. Comunque,  per il sociale e il welfare, chiederemo contributi volontari ai super ricchi? L’Italia non è una fondazione umanitaria …

Basta autorizzazioni preventive: uno fa, sa che deve rispettare le leggi. Poi lo Stato controlla. Così per case, fabbriche, iniziative commerciali etc.. Osservo: non mi pare che il nostro Paese sia abbastanza pronto a questa forma di auto gestione preventiva, anzi … siamo già ora il paese dei furbetti … in attesa di condoni edilizi e concordati fiscali!

Lo Stato deve garantire le banche contro i mancati pagamenti delle rate di mutuo così si evitano gli sfratti. Io dico: ma allora, chi paga più la rata?

Il Governo deve potere emanare provvedimenti (leggi) immediatamente esecutivi. Questo il succo della riforma che voglio. Io replico: e la separazione dei poteri?

Benigni ha detto che la nostra Costituione è la più bella del mondo. Quando mai!?

Ridurrò le tasse di un punto all’anno e in cinque anni la riduzione sarà del 10%. Io dico: il conto non torna!

La luce in fondo al tunnel? Solo se vinco io!  Ah, vabbè, allora siamo a posto …

Chi sarà Presidente del Consiglio? Angelino Alfano! Ma se è lui il candidato premier, che gli fai, da balia? E’ sotto tutela? Perchè non compare lui alla TV e in queste trasmissioni? Non si è mai vista una cosa simile. Io credo che sia solo un “falso scopo” per tenere buona la Lega. Poi, al momento giusto, Alfano “rinuncia” e tu, bontà tua, ti sacrifichi per il bene del Paese? Ma va là …  che “accà nisciuno è fesso” …

Mia osservazione finale: mi dispiace che si dia per scontato che si debba perseguire e proseguire con l’attuale modello di sviluppo. Nessuno ha posto la domanda su tale attualità, e ovviamente nessuna risposta è stata data.

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CAMPAGNA ELETTORALE, WEB, INTERNET, “POSIZIONI SCILIPOTI”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Gennaio, 2013 @ 7:28 am

Detto altrimenti: 1) World wide web, Web, www, ragnatela diffusa su tutto il mondo. 2) Internet, interconnected networks, reti interconnesse, rete mondiale di reti di computer ad accesso pubblico, rappresentante il principale mezzo di comunicazione di massa. 3) Posizioni scilipoti (vedi sotto).

Non più comizi in piazza, salvo pochi. Quasi tutto in TV e internet/web. Un fatto di democrazia elettronica. Infatti questi strumenti consentono a chiunque, anche se non supportato da potenti lobbies, da proprie reti televisive o da propri rilevanti mezzi finanziari, di proporsi al pubblico e di raccogliere consensi. Bene purchè.

Bene purchè l’abilità comunicativa e la vis comica dei candidati non si sostituisca ai valori ed ai programmi di cui dovrebbero essere portatori. Perché, se ciò avvenisse, l’Italia diverrebbe il Paese dei Campanelli, il Paese dei Balocchi o giù di lì, fate voi, il Paese nel quale tutto va ben madama la marchesa purchè vi siano panem et circenses!

Solo che mentre i “circenses” – spettacoli sempre più indecorosi sotto ogni profilo morale, politico ed estetico – stanno purtroppo, aumentando, il “panem” per molti sta per mancare e per molti è già mancato, e nessuno può pretendere di convincerci che non è un problema, tanto potremmo sempre mangiare brioches!

Il web, la TV si diceva. Sono il fulcro sul quale Рpurtroppo Рfanno forza tanti soggetti poco seri per far leva su una parte di opinione pubblica, anche limitata, purch̬ sufficiente. Sufficiente per far cosa? Ho individuato tre obiettivi:

1) Per disturbare, come nel caso delle decine di simboli elettorali “farlocchi o taroccati”. Ma via … facciamola una leggina per evitare questo dileggio della democrazia!

 2) Per “guadagnarsi” (si fa per dire) un posto in Par … adiso, cioè in Par …lamento, luogo ove si gode (si gode, è proprio il caso di dirlo, orgasmo puro, annebbiante, punto di non-ritorno) di una retribuzione di 25.000 euro netti esentasse al mese (fra “stipendio” e contributi alle varie attività: per i portaborse, per l’ufficio, per le relazioni, per chi organizza le relazione, etc.), oltre ad una serie di benefit incredibili (compresi mutui a tasso sotto mercato con soldi delle banche che li ricevono dall’UE che li riceve dagli Stati che li ricevono dalle nostre tasse) ed il “rischio” di una pensione dopo qualche decina di mesi di “servizio” (si fa per dire, servizio). Oltre ai fondi per i “gruppi parlamentari”. Non si finisce più …

3) Per conquistarsi una “posizione scilipoti”. Che significa? Ecco qua: dicesi “posizione scilipoti” la condizione di potere di chi, appartenendo ad un partito politico, se ne distacca creando un piccolo gruppo di potere che propugna le stesse idee del partito base ma che per sostenerle chiede particolari benefici al partito base”. In tal caso la “posizione scilipoti” dicesi “derivata” in quanto deriva dalla scissione da un partito preesistente, detto “partito base”. Esiste infatti anche la “posizione scilipoti originaria” che è quella di chi opera come sopra, avendo però costituito ex novo un partito politico suo, senza provenire egli stesso da un “partito base”, ma mirando ugualmente a condizionare il partito di turno.

Ora, tutto ciò non mi pare serio. Mi consola un fatto: che il web e internet sono anche a mia disposizione e mi consentono di denunciare quanto sopra.

Ma basta. Ora che io stesso, con un po’ di vis comica (ma non troppo comica, qui simo quasi nella tragedia!) ho attratto la vostra attenzione con quattro scherzucci da dozzina, improvvisamente – in cauda venenumio stesso irrompo sul web con una “cosa” seria: il problema della completezza dell’informazione e dell’ordine delle priorità. In che consiste? E’ presto detto.

I media ci mostrano politici che parlano di “segmenti” : segmenti di tasse (soprattutto è di moda l’IMU) e segmenti di  spesa pubblica (ad esempio, fondi per gli esodati), ma mai, dico mai, ci viene esposto un quadro sintetico di tutte le tasse e di tutte le spese e sul loro ordine di priorità, né mai si porta l’attenzione, solo per fare un esempio, sul fatto che tutto l’incasso dell’IMU (24 miliardi circa) equivale grosso modo all’esborso necessario per l’acquisto e la gestione dei 90 cacciabombardieri F35 che costano 100 milioni di euro cadauno e (come calcolato dagli USA) altri 200 cadauno per il loro utilizzo e manutenzione negli anni, il che porta ad un totale di 30 miliardi. Cioè: paghiamo l’IMU per comperare cacciabombardieri?

E quanti dei soldi che l’Italia ha versato all’UE pr salvare le banche, sono andati a salvare le nostre banche? E perchè le nostre banche aevvano bisogno die ssere salvate? Per salvare i nostri risparmi. Ma perchè è stato necessario salvarle? Cosa hanno combinato? Il risultato però è chiaro: io pago 10 di tasse per salvare i miei risaparmi di 20 che sono scesi a 10 perchè ho dovuto pagare 10 di tasse.

Altro esempio? Il TAV. Progetto basato su stime di traffico superate dai fatti. La tratta TO-MI è costata sei volte il preventivato, e non c’era una galleria di oltre 50 km da scavare. Quante decine di miliardi di euro ci costerà il TAV?

Ora, mi domando; quali sono le priorità maggiormente avvertite come tale dalla popolazione? Che la nostra aviazione militare sia dotata di quei caccia (si noti che il Canada ha disdetto l’acquisto dei 60 caccia F 35 inizialmente previsti); che sia completato il TAV, oppure che le famiglie e le imprese non siano gravate da questa ulteriore tassa; che vi siano i fondi per rivalutare le pensioni anziché bloccarle; che vi siano i fondi per alzare il limite delle pensioni minime; che vi siano i fondi per agevolare le PMI, per far fronte con contributi pubblici alla riconversione industriale (ad esempio di catene di produzione di nuovi modelli di auto), per la sanità , l’istruzione e la ricerca pubblica, per l’occupazione giovanile, per rilevare l’ILVA  e non esser costretti a sccgliere fra due mali (sacrificare posti di lavoro o la salute pubblica), etc.?

Quante altre situazioni TAV ed F35 esistono?

Non sono un anti mobilità: sono stato nel direttivo nazionale di associazioni di categoria del settore e nei Consigli di Amministrazione di importanti società ed enti italiani ed europei (GEIE) della mobilità. Non sono un anti militarista: mio babbo era maresciallo dei Carabinieri, mio zio generale a quattro stelle è stato Comandante della FTASE – Forze Terrestri Alleate del Sud Europa (Verona, Palazzo Carli), io stesso sottotenente di complemento nella Brigata Alpina Tridentina … alias “Sten”…  ma nel frattempo … mi avranno promosso almeno capitano?

Firmato Diaz

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LADRI DI BICICLETTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Gennaio, 2013 @ 6:28 pm

Detto altrimenti; come prima, più di prima … ruberò …

1948

1948: “Ladri di biciclette”, film di Vittorio De Sica
1958: “Come prima, più di prima”, canzone di Tony Dallara
2012: Furti di biciclette.

Il furto di biciclette è un furto “facile” per quattro motivi: 1) L’ “offerta”? E’ ricca, bici ovunque; 2) Gli investimenti necessari? Basta un tronchesino; 3) Il rischio d’impresa? Basso. E’ difficile essere colti in flagrante; 4) Il mercato dello smercio? Ricchissimo, ogni città ha la su Porta Portese.

I numeri? Nel 2012 vendute i Italia 1.750.000 bici contro 1.748.143 auto immatricolate. Inoltre 200.000 bici rimesse a nuovo dai proprietari. 1.200.000 furti subiti (dato stimato, poiché il 70% dei derubati non denuncia il furto alla polizia). E tralasciamo il furti parziali di sellini, ruote etc..

Olanda: cfr. il mio post del 28 febbraio 2012 ore 14.47. Fatto? Allora proseguiamo pure. In Olanda la polizia dissemina le strade di bici-civetta dotata di sistema di posizionamento satellitare Gms. Il ladro la ruba, viene trovato ed arrestato.

A Milano i furti sono aumentati da 7.500 a 11.000 l’anno. Valutando ogni bici circa €150 (per stare bassi) risulta un valore rubato di 200 milioni di euro.

2012

Roma conta circa 450.000 ciclisti fra abituali ed occasionali.

A Genova la polizia intercetta camion carichi di bici rubate pronte per l’esportazione oltremare.

I derubati, dopo un paio di volte, si demoralizzano e si comportano come segue: 1) utilizzano bici super scassate, non appetibili, insicure e così facendo deprimono il mercato legale; oppure 2) acquistano bici di dubbia provenienza, e così alimentano il mercato illegale.

Quando poi le bici rubate sono recuperate, ed avviene nel 50% dei casi, è difficile identificare il proprietario.

Si stanno creando archivi, sistemi di identificazione, etc. ma qui in Italia pare che sia la sagra dei formaggi italiani: ne produciamo centinaia di tipi, tutti ottimi, ma manca un’unica regia per la creazione del marchio italiano (a differenza di quanto succede in Francia, per i formaggi intendo). E allora? ecco che il problema può e deve diventare “politico” nel senso di stabilire delle norme di legge che regolino la materia della marchiatura etc. del parco bici, con la creazione di un unico archivio nazionale centralizzato per la identificazione delle bici, rubate o meno. Oltre ad adottare alcuni sistemi “civetta” come fatto in Olanda. Il problema esiste. Dobbiamo trovare una soluzione.

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