Doppia edizione straordinaria: Agenzie di rating USA e naufragio della Concordia

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Gennaio, 2012 @ 8:41 am

1) Le agenzie di rating americane (cioè USA) hanno declassato mezza Europa, Italia compresa, ovviamente. Detto altrimenti: cui prodest? A chi giova?

Carneade, chi era costui? Questa la domanda che risuona in un passo dei Promessi Sposi, si, sempre quelli, quelli scritti da tale Alessandro Manzoni. Oggi noi dobbiamo porci ben altre domande, in particolare sulle Agenzie di rating USA:

1. Chi sono i loro azionisti?
2. Al loro interno, chi approva e firma la dichiarazioni finali dei loro esperti, frutto di profonde analisi, con le quali vengono attribuite le pagelle?
3. Da dove provengono i loro ricavi? In particolare: chi ha pagato il lavoro delle recenti analisi che hanno determinato i declassamenti europei? O le Agenzie hanno lavorato gratis?
4. Quali responsabilità hanno le Agenzie allorchè commettono errori macroscopici, ad esempio classando con la tripla A banche e società che dopo pochi giorni o alcuni mesi falliscono?
5. Quale responsabilità è stata loro ascritta quando hanno ammesso la pratica dei titoli derivati della loro cartolarizzazione (si veda mio post del 4 gennaio scorso)?
6. E’ vero che l’Europa sta studiando se e come richiedere i danni alle citate Agenzie, di fronte a loro certificazioni non veritiere che abbiano causato forti perdite alle borse, agli Stati ed alle economie europee?
7. Quali garanzie abbiamo che non siamo di fronte ad azioni che possono rappresentare veri e propri reati di turbativa dell’andamento dei corsi delle borse?
8. Perché l’Europa non crea una ERA, European Rating Agency, per classare le agenzie USA?
9. Perché non si indaga sui grossi movimenti di titoli sovrani e di azioni avvenuti subito prima e subito dopo questi declassamenti europei di massa?

2) La nave Costa Concordia sugli scogli dell’Isola del Giglio. Detto altrimenti: scogli non segnalati sulle carte nautiche? Ma via … siamo seri! Ci avviciniamo al 3 febbraio, anniversario della strage del Cermis, in Trentino. La spiegazione del Capitano della Concordia mi ricorda quell’altra, che il cavo della funivia trentina sarebbe stato troppo basso e quindi l’aereo USA non ha potuto evitarlo ….

La Costa Crociere. Da tempo non è più di proprietà della famiglia ligure dei Costa. Da Ligure qual sono mi preme chiarire preliminarmente questo particolare.

Personale di bordo. Pare che sia stato imbarcato “al risparmio”: camerieri filippini al posto di marinai. Crociere low cost, come i voli low cost che finiscono la benzina e fanno una colletta fra i passeggeri per proseguire.

Controlli. Non sono un pilota di aerei né di elicotteri. Tuttavia mi risulta che per i velivoli sono previsti rigorosi controlli su equipaggi, dotazioni di bordo, manutenzioni etc. Mi domando: quali controlli sono stati effettuati per verificare se i camerieri/marinai della Concordia fossero almeno in grado di alare le scialuppe di salvataggio? (Tanto per dirne anche una sola!).

Strumentazione di bordo. Navi ben più piccole della Concordia oggi dispongono di numerosi sistemi radar, numerosi GPS, numerosi Loran, numerosi ecoscandagli, numerosi sonar, numerosi sistemi di guida automatica, molte radio, molte carte nautiche, bussole giroscopiche, bussole da rilevamento, estanti, alcune matite nere del n, 3, due temperamatite, due squadrette, una gomma da cancellare, un orologio ed una bussola “normale”, astrolabi etc.  o mi sbaglio? Non si puo’ quindi accampare la mancanza degli strumenti che consentono una navigazione sicura. Basta solo adoperarli bene. Tuttavia nessuno strumento sostituisce l’attenta vigilanza dell’uomo.

Carte nautiche.  Per anni ho frequentato quella zona con la mia barchetta a vela da regata, traversando da S. Vincenzo in Toscana a Palau e viceversa, sette metri lft per una tonnellata di dislocamento ed una stazza di 2,8 tons: un natante, quindi. Disponevo di: GPS, bussola, log (tachimetro), cronometro, carte nautiche, squadrette, compasso, matita, temperamatite, gomma per cancellare, pila frontale per leggere la carta anche di notte. Infatti ho risalito a vela e controvento quella zona anche di notte ed anche in navigazione solitaria, con vento sostenuto sul naso. Potete immaginare se non avevo prima studiato molto bene la carta nautica! A me non è mai risultato che ci fossero scogli o secche non segnalate.

Tutti possono sbagliare? No. Non sempre. Un errore umano può essere “accettato” se avviene durante una furiosa tempesta e/o con i motori o le vele in avaria e/o durante una regata impegnativa e/o durante un combattimento navale. Non può essere accettato se avviene in assenza di tutte le condizioni sopra elencate.

Un caso in parte analogo: il naufragio sulla costa della London Valour. Io mi trovavo a Genova, sulla passeggiata a mare, a 200 metri dalla nave. La mattina del 9 aprile 1970 la London Valour era alla fonda, posizionata circa 1300 metri a sud della testata di levante della diga foranea Duca di Galliera del porto di Genova. Il Comandante aveva ordinato lo smontaggio dei propulsori poiché dovevano essere revisionati integralmente una volta entrati in bacino con l’ausilio dei rimorchiatori. Improvvisamente sulla città si abbatté una libecciata di enorme violenza (prevista dai bollettini meteo!); l’ancora della nave cominciò ad arare e la nave andò ad incagliarsi sugli scogli della barriera. A causa dei venti a 100km/h e di onde sino a 4 metri, durante le operazioni di soccorso morirono molti membri del’equipaggio, compreso il comandante. Le successive indagini appurarono le sue gravi responsabilità, in quanto non si avvide in tempo del variare delle condizioni meteorologiche, né avvisò l’equipaggio del fatto che l’avviamento dei motori della nave, per motivi tecnici, avrebbe richiesto un tempo decisamente superiore al normale.

Qual è la mia impressione circa la Concordia? Che il capitano non fosse sul ponte di comando e che anche se era li, che si sia avvicinato imprudentemente alla costa, mandando la nave ad incagliarsi sugli scogli. Non credo alla versione che l’urto sarebbe avvenuto ben prima e che egli avrebbe diretto la nave verso terra, sino a farla arenare sulla costa. Il mio dubbio sorge in quanto per un certo periodo sarebbero state rifiutate alcune offerte di soccorso in mare e che per circa un’ora e mezzo ai passeggeri non sarebbe stato consentito di avvicinarsi ai ponti e/o alle scialuppe di salvataggio.

I tanti dispersi. Speriamo che siano tali, e cioè solo dispersi, momentaneamente.

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INCONTRI – 3) Mirna Moretti Neonato (Trento … and this too!)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Gennaio, 2012 @ 1:03 pm

Detto altrimenti: Trento?  E’ anche questo!

trentoblog.it/mirmamoretti

Improvvisamente la mattina scorsa … in uno dei nostri “uffici” (il Caffè Aquila d’Oro in Via Belenzani, a Trento) … ecco Mirna: bionda ella è, bella  e di gentile aspetto …

Mirna, le tue origini?  Padre toscano, nata a Merano, cresciuta in Emilia, sposata ad un Ligure, gattina friulana di nome Mimilla, figlia Stefania trentina, che è anche molto altro: in primis pregevole pianista professionista. Da molti anni risiedo a Trento.

La tua professione? Fra le tante cose, sono stata insegnante di lettere.

E bene lo si comprende  dalla ricchezza e dalla profondità della tua cultura letteraria, che non sbandieri ma che molto semplicemente condividi con gli amici. Ma dimmi, quali percorsi hai seguito? Percorsi? Ah, ne ho fatta di strada … da giovanissima ho navigato molto, per terra (Parigi, Monaco, Spagna, etc.) e per mare (Canarie, golfo di Guinea, Egeo, etc.). Recentemente, per due anni, ho navigato fra i libri quale  titolare animatrice del blog di lettura www.trentoblogcommunity.com/unlibroalgiorno.

Un libro al giorno? Si, un libro al giorno … come una mela, toglie il medico d’attorno … dai che lo sai, visto che tu stesso intervenivi molto …  Oltre 700 libri recensiti, discussi, illustrati, citati e commentati. Ora questo blog si è trasformato in  www.trentoblog.it/mirnamoretti. Che poi oggi è il blog sul  quale intervenire.

quella di sinistra

Quali sono gli altri tuoi ambiti tentini? Da anni faccio  parte dell’Accademia delle Muse e del Club delle Penelopi (v. post su Cristina Endrizzi Garbini e relativi commenti, n.d.r.). In quest’ultimo ambito sono cabarettista praticante, essendo amante della convivialità e del piacere di stare insieme agli amici.

Ami l’arte scenica, insomma. Amo l’arte. Letteratura e musica in primis, vista la formazione culturale mia  e quella di mia figlia Stefania che è musicofila, pianista, collezionatrice e conoscitrice di fortepiani (gli antenati del pianoforte, n.d.r.).  Le arti, dicevo. Comprese le arti figurative.  Anche quelle dei giorni nostri: sto progettando di pubblicare la mia recente gastroscopia come esempio d’arte contemporanea!

Ami viaggiare? Moltissimo.  Per me il viaggio è innanzitutto dentro ognuno di noi. Poi il viaggio è  conoscere la gente dei luoghi visitati. Fra queste due forme ne colloco una  terza, quella che richiede un treno, un’auto, una nave o un aereoplano. Solo terza fra le altre due forme, assai più importanti.

Mirna, ti ringrazio per essere stata la mia  “madrina” di questo blog, per il quale hai inteso  patrocinarmi “a mia insaputa” vera, non come quelle altre … me lo confermi, per piacere?  E’ vero, mi avevano chiesto se consocessi qualcuno disponibile … e vedo che ti sei inserito non male, mi pare che tu lo faccia volentieri, a giudicare dal “post al giorno” che pubblichi …

Torniamo a te. So che hai scritto poesie e che sono molto belle. Me ne dai una da pubblicare? Sì, volentieri, ti affido una fra quelle a me più care, “ Itaca perduta ”

Il fruscio del mondo estivo / nel giardino che attende la sua sera, / sembra voglia confondere il pensiero / e riportarti ad un’Itaca perduta.  / Frullano trepidi e cinguettano / tra le foglie danzanti d’amareno / piccoli uccelli dalle piume d’oro, / mentre ritrovi in profondi anfratti / stessi rumori, odori e fiori.  / Maturi i frutti cadono / su un’erba dimentica di noi, / ed intanto il desiderio / di penetrare il Tutto / ti attorciglia tiranno /l a lingua, gli occhi e il cuore. 

Grazie Mirna. Per i miei lettori:  volete conoscere  meglio Mirna? Seguitela ed intevenite sul suo blog. E’ una miniera di cultura, relazioni, riflessioni. Diventerete suoi amici.

P.S.: mia moglie è informata. 

Mirna nasce a Merano, die kleine Wine, ove ha vissuto sino ai 5 anni. Indi si trasferisce a Carpi, terra d’origine materna, ove ha respirato il calore emiliano e la toscanità del padre, amico di Dante Alighieri e di Curzio Malaparte. A 14 anni, in un difficile momento economico per la famiglia, abbandona la scuola e lavora come impiegata, auto istruendosi con letture e scritture di tutti i generi. A 22 anni, libera da doveri familiari, vola in Inghilterra, la terra della sua vita letteraria parallela, il luogo delle Bronte, Austen, Christie, Dickens,Virginia Woolf. Ragazza alla pari nella Londra di Mary Quant tra le canzoni dei Beatles, le prime minigonne ed i baschi colorati. Dopo aver conseguito il Lower Cambridge, si trasferisce a Monaco di Baviera. Indi Parigi, Salisburgo, Vienna, Spagna, Francia. Quindi si imbarca sulla Costa Crociere come hostess. Li conosce il futuro marito, Piero, pianista… “sull’oceano”. Nel frattempo si naviga da Casablanca a Madeira, dal Pireo a Istanbul, dal Benin al Senegal. Una notte al largo delle Canarie la nave si incendia e cola a picco. Tutti salvi, con lei anche il pittore Guttuso con la moglie, donna Mimise. Finalmente a Trento, porto sicuro, inizia la sua vita con Piero e con la figlia Stefania. Riprende gli studi. Si iscrive all’università di Genova, facoltà di Lettere moderne a indirizzo psicologico. Nel frattempo lavora parecchie stagioni per Gianni Versace a Milano. Grandicella si abilita all’insegnamento nelle scuole medie. Nel frattempo alcune sue poesie vincono concorsi nazionali o regionali. Appena in pensione, nel 2010 le viene offerta l’opportunità di scrivere del suo amore per la lettura su Trentoblog. Inizia con la sfida di scrivere per un anno di un libro al giorno. La supera, reggendo il blog per due anni. Ora, blogger più che mai, continua a leggere e a scrivere e a parlare di libri e di vita

Ulteriore P.S.: Mirna, data la tragica attualità del naufragio della nave Concordia, in un secondo tempo ti chiederò di raccontarci il tuo naufragio. Da Ligure, anticipo tuttavia sin d’ora che la Costa Crociere non è più da tempo della famiglia Costa, cioè non è più in mani liguri …

 

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Privatizzazioni in arrivo: che fare in Trentino?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Gennaio, 2012 @ 7:33 am

WARNING, ATTENZIONE, ACHTUNG! QUESTO E’ UN POST TECNICO RISERVATO AGLI ADDETTI AI LAVORI

Detto altrimenti: l’UE potrebbe indurre il governo Monti a privatizzare molte società pubbliche. Con ciò, fra l’altro, si eviterebbe il rischio di dover computare nell’ammontare del debito pubblico anche i debiti di tali SpA, il che farebbe crescere di molto il rapporto debito pubblico/PIL.

Alcuni settori non si possono privatizzare, come la gestione dell’acqua,  per la loro natura strategica e perché così dice un referendum popolare.  Parliamo d’altro. Altre attività producono utili, ed allora perché privatizzarle? Altre sono in perdita, ed allora si troveranno compratori solo a patto di aumentare molto le relative tariffe. Ed allora?

La soluzione potrebbe consistere nel sistema già adottato delle Spa a capitale misto pubblico-privato gestite da imprenditori privati secondo le tecniche che essi – e non i funzionari pubblici – conoscono, con l’Ente Pubblico che interviene solo quale regolatore delle tariffe, della qualità dei servizi etc… Ma al riguardo il legislatore non ha adeguato in modo armonico e completo la relativa legislazione, generandosi situazioni di incertezza ad ogni livello. E poi … il futuro pare che sia per SpA private. Al riguardo, la popolazione potrebbe obiettare: perché sostituire l’Azionista pubblico con i “soliti” Azionisti Imprenditori privati? Ed allora?

Allarghiamo l’angolo visuale. In italiano il termine “società pubblica” indica una società posseduta da un Ente Pubblico. Nel mondo anglosassone, il termine “public company” significa “società posseduta dalla collettività dei cittadini” e “privatizzare” si traduce con “to go public”.

Ed allora? Allora proviamo ad immaginare la situazione di un Comune trentino facente parte di un ambito territoriale funzionale intercomunale. Il nostro Comune non attende di essere costretto a vendere ai privati una sua Spa gestore di un servizio pubblico locale entro una data fissa per ottemperare ad un probabile “dictat” legislativo, se non altro perché il prezzo della vendita scenderebbe di molto di fronte ad un compratore consapevole di tale obbligo a scadenza. Ed allora, ben prima di quel momento, il nostro Comune stipula con la sua Spa adeguati contratti di servizio che gli garantiscano comunque il controllo della qualità e dei costi del servizio. Indi il Comune apre il capitale della Spa ai cittadini propri ed a quelli dei Comuni confinanti, uscendo egli stesso dal capitale della sua Spa. La Spa diventa “dei cittadini” i quali sono innanzi tutto interessati ad avere servizi efficienti e a costo contenuto, più che, almeno in questa prima fase, a ricevere dividendi azionari. A quel punto i Comuni del citato bacino funzionale si consorziano e lanciano un unico bando intercomunale per la gestione del servizio pubblico a livello unificato intercomunale con forti economie di scala e funzionali. La Spa vi partecipa con ottime probabilità di vittoria, in quanto, essendo già operante sul territorio ne conosce ogni aspetto di criticità e di opportunità e può formulare l’offerta di gran lunga più tempestiva e favorevole.
Oltre a ciò, la Spa, essendo a capitale privato, potrà liberamente operare sul libero mercato anche al di fuori dei confini dei Comuni d’origine, partecipando a bandi pubblici lanciati da altri Comuni e stipulando contratti gestionali con soggetti privati. Il suo fatturato aumenterebbe, essa potrebbe assumere altro personale locale; praticare condizioni sempre migliori ai suoi Comuni d’origine; produrre utili e ritorni fiscali ed infine distribuire dividendi ai suoi azionisti. Un esempio? In Trentino, terra dei moltissimi Comuni di difficile reciproca fusione, stiamo già assistendo a Comuni che, per ragioni funzionali ed economiche, hanno riunificato le proprie Polizie Locali. Ed allora, gli stessi Comuni potrebbero riunificare – ad esempio – anche la gestione della sosta e della mobilità attraverso un’unica Spa strutturata come sopra descritto.
L’alternativa potrebbe essere, per ogni Comune interessato, il mantenimento della propria SpA separata o la trasformazione della SpA in un ufficio comunale o di altra SpA comunale. Ma ciò andrebbe contro il principio della privatizzazione ed inoltre ucciderebbe la prospettiva di sviluppo organico del settore.
In sintesi: si può ben dire “no” alla privatizzazione che preveda la cessione delle azioni dal Comune ad un singolo imprenditore privato ma si può dire “si” ad un azionariato popolare, locale e diffuso. Mi pare che l’Alto Adige abbia già fatto una scelta dl genere in materia di energia. A Trento il problema parrebbe attuale relativamente alla rete idrica.

In ogni caso: ogni privatizzazione va fatta bene, e cioè va esaminata ed attuata (o meno) dopo una analisi specifica ad essa dedicata. Altrimenti è meglio non farla.

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Incontri – 2) Cristina Endrizzi Garbini (Yes, this is Trento too!)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2012 @ 6:16 am

Cristina Endrizzi Garbini –  Detto altrimenti: cantante lirica, pianista compositrice  e molto altro ancòra …  (si, Trento è anche questo!)

Con il pianoforte preferito

Siamo nella sua bella casa in Bolghera. Le tende delle finestre, scostate, invitano il giardino ad entrare scivolando sui raggi di un sole invernale quasi già primaverile. Cristina è soprattutto una “anfitriona”, che accoglie tanti ospiti, suoi amici, radunati per riempire di contenuti l’Accademia delle Muse, circolo privato da lei stessa fondato alcuni anni fa.

Cristina, che cosa ti ha spinto a creare l’Accademia?
La gioia che provo e che condivido con i miei amici nell’allargare i nostri orizzonti conoscitivi  in ogni campo; il piacere che ognuno di noi prova nell’ esprimere le proprie istanze culturali e nell’ampliare, su queste basi condivise, la cerchia delle conoscenze personali.

Quali temi sviluppa l’Accademia?

Una sera all'Accademia delle Muse

Ognuno sviluppa il “proprio”. A vantaggio dei lettori, non certo tuo che in Accademia sei il mio “vicepresidente”, ne cito alcuni: storia del disegno, nascita del teatro, la tragedia greca, la commedia, le maschere dei Ciusi e dei Gobi,  la toponomastica e le curiosità della Trento minore, la storia della navigazione a vela, le tecniche pittoriche, la scrittura musicale, il legno ”Amerigo Vespucci”, la storia del violino, viaggi in Egitto, in India e in Croazia, incontri con libri e scrittori: venne a trovarci Alberto Cavanna, l’autore di “Da bosco e da Riviera”, che consiglio a tutti. Non riuscimmo a combinare con Francesca Melandri, per il suo bel romanzo “Eva Dorme” anch’esso consigliato. Ora stiamo confrontandoci con “La vita accanto” di Maria Pia Veladiano, bellissimo! Oltre che, ovviamente, la Musica, sempre, tanta, al pianoforte, talvolta insieme al violino e fra poco insieme alla chitarra classica.
Quanti soci siete, anzi, siamo?
Circa una quarantina, ma ovviamente non siamo sempre tutti presenti.

"Città di Milano"

Parliamo di un libro: “A bordo della Città di Milano”
Mio suocero, Carlo Felice Garbini, erail  medico di bordo sulla “Città di Milano”,  la nave appoggio alla spedizione del dirigibile Italia del Comandate Nobile. Io da sempre avevo in casa un frammento ligneo del dirigibile e tante vecchie foto. Una sera, per caso, questo materiale è stato notato dall’amico “Accademico” Enrico Fuochi, ottimo fotografo documentatore. Da questa alleanza, dopo un pregievole e complesso restauro delle foto da parte di Enrico, è nato il libro a testimonianza degli eroi della “Tenda Rossa”. In tal modo è stato recuperato un pezzo di storia.
Veniamo alla musica, anzi, alla Musica

... con Ruggero Polito

Avevo sei anni. Mi ero costruita una “tastiera” di carta che posavo sulla tavola estraibile deltavolo della cucina, quella per impastare gli gnocchi, tanto per capirsi. E lì mi esercitavo! Poi la mia tastiera subì un incidente, sacrificata sull’altare di un impasto della nonna. Allora ottenni di andare ad esercitarmi sul pianoforte del liceo musicale, nelle ore in cui non veniva usato e cioè “fra le ore” e la sera dopo le 19.00.

Crescendo, lavorai due estati come cameriera e mi comperai un pianoforte verticale usato. Appena si sparse la voce, eccomi a sposare mezza Trento al suono dell’organo nelle varie chiese.
Tuttavia il mio inizio professionale fu come cantante lirica nelle operette, là dove occorreva saper cantare, recitare e danzare. Ho girato mezza Italia in tournée. Ho poi insegnato educazione musicale per 30 anni. Ora, a titolo di volontariato, continuo a tenere concerti privati per centri culturali, bambini portatori di handicap, pensionati, scolaresche ed amici.
Della tua vita, cos’altro mi racconti?
Che da giovane nuotavo con la Rari Nantes! E che ora, oltre a scrivere poesie,  ho quattro nipotini, Cristian, Anna, Daniele e Andrea. Quest’ultimo sta studiando pianoforte! Indovina chi glielo insegna …

... con Carlo Fierens

CRISTINA ENDRIZZI GARBINI è nata a Trento. Ha Iniziato lo studio del pianoforte all’età di 8 anni con Elsa Triangi, successivamente si è diplomata con Bruno Mezzena. Dopo aver debuttato a soli 12 anni in una piccola cantata sacra di Riccardo Zandonai,  si è dedicata allo studio del canto con Maria Battistotti, diplomandosi quindi molto giovane. Ha sempre svolto un’intensa attività  strumentale e vocale, collaborando molto spesso sia come solista che come accompagnatrice al pianoforte in recitals, in formazioni corali, duetti, trii, ecc trovando anche il tempo per allevare due figli. Il suo repertorio pianistico è molto vasto e va dal Barocco alle canzoni popolari moderne,  dalle Opere ai brani classici per pianoforte a quattro mani. Ha vinto il concorso ENAL con finale al teatro Massimo di Palermo, il concorso Aslico di Milano e il primo premio al concorso nazionale dell’Operetta  esibendosi nel  Pipistrello di Strauss. Subito ingaggiata dalla Compagnia Italiana dell’Operetta di Alvaro Alvise,  ha ricoperto i ruoli principali nelle più famose Operette come “Il paese dei campanelli” “Ci-ci-là” “La vedova allegra” e “La principessa della Czardas”. Ha cantato in lunghe tournee in numerosi teatri come il “Nuovo” di Milano, il “Politeama” di Napoli, lo “Sferisterio” di Macerata, il “Grande” di Brescia, il “Petruzzelli” di Bari, il “Giglio” di Lucca, l’ “Alfieri” di Torino e molti altri. Successivamente, abilitata all’insegnamento, si è dedicata ai bambini e ai ragazzi, prima all’Istituto magistrale e poi nella scuola media per quasi 30 anni. Ha tenuto numerosissimi  cammini musicali  di formazione sia per allievi che per insegnanti, prediligendo la didattica per bambini con disabilità. Ha tenuto numerosi corsi di pianoforte e canto per ragazzi delle superiori e di aggiornamento per insegnanti. Ha collaborato attivamente a corsi per l’Università della Terza Età e del Tempo Disponibile, di storia della musica e di ascolto guidato. Ora si dedica molto intensamente ai corsi di storia della musica e ai momenti musicali per le associazioni culturali, per i gruppi educativi e per i circoli dei pensionati. Per tradizione di famiglia, il salotto di Cristina è aperto agli artisti, musicisti emergenti, cantanti, pittori, giornalisti, poetesse e l’arte è intesa sempre come momento di ricchezza d’animo e condivisione.

 

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Trento, Trentino, Spazio, Mobilità e Comunità di Valle

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Gennaio, 2012 @ 5:37 am

Detto altrimenti: proviamo a cambiare l’angolo visuale …

Usualmente pensiamo allo Spazio (quello sulla terra intendo, non quello siderale) come a qualcosa di strumentale rispetto ad altri beni. Già, perché anche lo Spazio è un bene, anzi, un bene “strategico” il che significa “indispensabile e insostituibile”, ed inoltre è un bene “economico” cioè “limitato”. Mi spiego. Pensiamo al tennis e solo strumentalmente a dove parcheggiamo l’auto. Lo stesso dicasi per la farmacia, il nostro ufficio, casa nostra etc.. Pensiamo allo Spazio solo in via strumentale e ce lo contendiamo aspramente, in quanto sempre più raro e limitato, appunto.

Parcheggio "riservato" e non utilizzato

Ed è questo l’angolo visuale da modificare. Infatti dobbiamo pensare e gestire lo Spazio in modo originario, di per sé, indipendentemente dalle esigenze dei singoli che lo reclamano per sé, ma non per gli altri (questo è il punto!). Mi spiego. la nostra società è densa, di tutto. Tanto, troppo densa. Di persone, cose, case, auto … la densità genera a cascata ansia, paura, chiusura in se stessi. Ognuno reclama il suo orticello di spazio (noterete che questa volta l’ho scritto con la “s” minuscola). Ognuno si organizza e recinta il “suo” spazio riservato. Ognuno è contento per la disponibilità potenziale di spazio che si è conquistata, ma il sistema, nel complesso, collassa, perchè un sempre maggior numero di “altri” resta comunque eslcuso dalla sua fruizione. Gestione unica, quindi.

In una città, se ognuno si riservasse il posto auto sotto casa e sotto il proprio ufficio, ne sottrarrebbe almeno uno all’uso pubblico, In Spagna sono arrivati, al contrario, ad organizzare la messa a disposizione degli impiegati degli uffici di un certo palazzo i posti auto liberati durante di giorno in quello stesso palazzo dai cittadini ivi residenti, i quali appunto, a loro volta, li liberano per recarsi nei loro uffici situati altrove. Gestione elastica, quindi.

Brescia - Centrale di telegestione e telecontrollo

Terzo aspetto. Per gestire elasticamente un sistema, occorre una gestione automatata e centralizzata. Un esempio? Brescia (oltre 450.000 utenti fra residenti, abitanti del circondario e pendolari)  dispone di circa 20.000 posti auto suddivisi in diverse strutture cittadine e li gestisce con un unico centro di controllo, 24 ore su 24, utilizzando solo cinque operatori che si alternano alla consolle. L’utente dispone di un’unica tessera per accedere alle varie strutture, sia pure a tariffa differenziata.  In Trentino, quante strutture di parcheggio abbiamo? Quanti centri di controllo separati e settoriali? Quanto personale impieghiamo?  Quante diverse tessere di accesso abbiamo? Gestione automatata e accentrata, quindi.

Concludo con una proposta. E’ possibile dotare il Trentino di un’unica centrale di tele gestione e tele controllo di tutte le strutture e le aree di parcheggio e sosta, pubbliche e private e di un’unica tessera di accesso al circuito, utilizzabile su tutto il territorio provinciale, ferma restando la possibilità, per ogni gestore, di stabilire orari e tariffe e di incassare quanto a lui dovuto. E’ stato fatto per l’utilizzo degli impianti sciistici, in Trentino e in Alto Adige. E allora, qual è il problema?

Le 15 Comunità di Valle del Trentino

Cosa ci guadagneremmo a fare ciò? Migliore e più razionale utilizzo dello spazio; riduzione del traffico alla ricerca del parcheggio; più rapida canalizzazione del traffico da e verso le aree di sosta e parcheggio; forte riduzione dei costi gestionali; migliore immagine del territorio fornita ai turisti; maggiore comodità di utilizzo del servizio per residenti e turisti; maggior grado si sicurezza per tutti; migliore e più tempestiva capacità di intervento per ogni occorrenza (emergenze, guasti); più economico ed efficiente servizio di reperibilità notturna. Questo significa dare centralità al problema della gestione dello Spazio. Domando: non potrebbe essere obiettivo delle Comunità di Valle, quello di trovare un simile accordo?

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Incontri – 1) Carlo Fierens

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Gennaio, 2012 @ 7:21 am

 Carlo Fierens, 25 anni, chitarrista classico

Detto altrimenti: con questo post inizia una serie di brevi interviste a personaggi noti e, per ora soltanto, forse, anche  un po’ meno noti , ma sicuramente tutti “notevoli”. Sono amici miei e sono onorato di presentarli a chi non li conoscesse. In tal modo si amplia e diversifica (era ora! Direte voi …) il campo d’azione del mio blog. Ma bando alle chiacchere e … largo ai giovani!

 Carlo, cominciamo dal cognome
Mio nonno era fiammingo, di Anversa. Emigrò a Buenos Ayres dove nacque mio padre, che poi venne in Italia e sposò una piemontese. Io dunque sono nato in Italia
E dove?
In Liguria
Ah, mi pareva bene … Ligure come me! E la passione della chitarra da dove ti arriva?
Da mio padre, che era allievo di Segovia
Nientepopodimeno! E quando è cominciata?
Ricordo di aver chiesto a mio padre di insegnarmi  a suonare  quando avevo otto anni. La vera passione, però, è arrivata quando ero alle superiori
I tuoi maestri?
Inizialmente solo mio padre
Quali sono i tuoi studi musicali?
Mi sono laureato in musicologia all’università di Cremona e diplomato al Conservatorio di Alessandria. Quindi mi sono recentemente perfezionato a Denver, USA, sotto la direzione del maestro Ricardo Isnaola
Come sei arrivato in Trentino?
A Cremona ho conosciuto una collega, Irene, di Trento … sai come succede …ora è la mia ragazza
Questo dice tutto! E a Trento hai tenuto concerti?
Si, un concerto nella Sala degli Affreschi della Biblioteca Civica
Lo so, c’ero anch’io ad ascoltarti, ma la domanda era d’obbligo. Un vero successo, lasciamelo dire! Cambiamo argomento. Secondo te, come si inserisce la chitarra classica in gruppi musicali e in orchestre?
E’ una buona domanda. La chitarra classica ha una forte vocazione solista. Ci sono tuttavia bellissime pagine di repertorio per orchestra e per musica da camera
E con il jazz? Pensi che la musica classica sia lontana dal jazz?
Ti rispondo con una metafora adottata da Segovia: “La musica di origine popolare  e la musica classica sono i due versanti opposti della stessa montagna e la montagna è la bella musica”.
Cosa pensi di recenti esperienze di gruppi “misto” del tipo violino, batteria, chitarra, contrabbasso, viola, voce etc.?
Sono esperimenti che vanno guardati con attenzione e condotti con serietà e competenza.
La chitarra classica si inserisce nel filone della musica classica “antica” e/o della musica classica moderna e contemporanea?
Anzitutto la chitarra classica ha ricevuto grandissima attenzione nel ‘900 da parte dei compositori e si inserisce agevolmente nei più diversi repertori.
A Trento c’è una scuola di chitarra classica?
Si, all’interno del Conservatorio e della Scuola di Musica “I minipolifonici”
I giovani seguono?
La chitarra attrae moltissimo i giovani e in Italia ci sono già esperienze di scuole dedicate allo strumento nelle sue diverse declinazioni
Ma allora, la musica leggera potrebbe essere il tramite per fare avvicinare i giovani alla musica classica?
Si, chi ignora oggi la musica leggera si allontana dal 95% degli ascoltatori. La mia risposta è si.

Che ne diresti di una corso “ponte” dalla musica leggera alla musica classica?
E’ un’idea che si può sviluppare. Infatti non ci si può rassegnare a che la musica classica sia per pochi eletti
Saresti disponibile ad eseguire un concerto per le scuole del tipo “guida all’ascolto ed allo strumento”?
Si, volentieri
Avrai capito che sto cercando di farti diventare trentino … che ne dici?
La mia fidanzata sarebbe molto d’accordo
Prossimo progetto?

 Entro gennaio sarò in Polonia per un importante Festival della chitarra classica.

Carlo Fierens è nato nel 1986 a Finale Ligure. Comincia lo studio della chitarra classica sotto la guida del padre Guillermo, musicista di fama internazionale. In seguito ha ottenuto il diploma di chitarra presso il Concervatorio A. Vivaldi di Alessandria, ottenendo il massimo dei voti e la lode. Si è esibito in numerosi concerti e ha partecipato a diversi concorsi nazionali ed internazionali, ottenendo numerosissimi premi, e fra gli altri:
1° premio al Concorso Internazionale Carlo Mosso di Alessandria, premio speciale della giuria per la migliore interpretazione.
1° premio al Concorso di Esecuzione Strumentale “Città di Ortona”;
1° premio al Concorso Internazionale “Italian Festival” (presidente di commissione M° Marcello Abbado);
1° premio al Concorso “Città di Cantalupa”, premio speciale “Comune di Cantalupa” per la
migliore interpretazione;
1° premio al Concorso Chitarristico “Riviera della Versilia”.
È stato finalista all’International Music Prizes Competition (USA), e gli è stato concesso il titolo di “membro onorario della National Academy of Music” per l’alto valore artistico dell’interpretazione musicale. Ha inoltre partecipato a festival internazionali di chitarra in Italia e in Spagna (IX festival “Ciudad de Coria”), Austria (ForumGitarre Wien), Germania (Guitar seminar di Koblenz e Heinsberg guitar festival) dove ha seguito masterclasses e ricevuto lezioni da Maestri di fama quali Roberto Aussel, Thomas Offermann, Ricardo Gallén, Marcin Dylla. Nel 2008 e 2011 ha tenuto diversi concerti in alcune città argentine. Proprio in Argentina, a seguito di un suo acclamato concerto, gli è stata conferita la cittadinanza onoraria della città di Lomas de Zamora. Il critico Michele Giovetti ha detto di lui: “ha offerto suoni puri, tersi e al contempo densi di ombra, di avvolgente sensualità, quasi lussureggianti e carnali”. Ha conseguito prima la laurea triennale e quindi quella specialistica in musicologia presso la Facoltà di Musicologia di Cremona (Università di Pavia) con una tesi sul compositore italiano Alberto Colla e una sulla performance musicale, ottenendo il massimo dei voti e la lode. Come musicologo, nel 2010 ha vinto una borsa di studio della Paul Sacher Stiftung di Basilea per approfondire lo studio del repertorio contemporaneo per chitarra. Nel 2011 ha conseguito a pieni voti l’Artist Diploma presso la Lamont School of Music (University of Denver, Colorado) studiando con Ricardo Iznaola e Jonathan Leathwood. Nello stesso anno è stato Performing Assistant al Bowdoin International Music Festival, in Maine (USA).

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Trento, la prima città per qualità della vita … (e per vocazione europea, aggiungo io!)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Gennaio, 2012 @ 7:09 am

Di Trento così dice uno studio del quotidiano Italia Oggi di pochi giorni fa. E subito dopo, altri, a ruota (L’Adige, 8 gennaio 2012) riportano una dichiarazione di terzi: “La vostra Autonomia è un privilegio”.

Detto altrimenti?  Vediamo un po’ se anche questa volta  riesco a dirlo altrimenti … innanzi tutto riferendomi al Tentino e non solo a Trento

Eraclito

Panta rei, tutto scorre diceva quell’uno. Tutto si evolve, e quindi, se ti fermi vieni raggiunto e poi resti indietro. Vabbè, lo sappiamo, sono le solite banalità … direte voi. Ok, d’accordo, ma vediamo se riusciamo ad andare un po’ più a fondo sul da farsi. La nostra qualità della vita è la nostra Autonomia, la quale  è innanzi tutto un ottimo  esempio di sintesi delle diversità. Infatti la nostra Autonomia – fra l’altro – sta consentendo la realizzazione di una Piccola Europa, l’Euregio del Tirolo, la Regione Europea delle diversità che convivono e si sviluppano insieme. Pensate un po’ se tutta l’Europa fosse l’Europa delle tante Euregio, che non sono negazione degli Stati nazionali, ma loro applicazione locale, e quindi vero collante fra i diversi Stati nazionali. Gli egoismi nazionali sarebbero fortemente stemperati e l’Europa ne uscirebbe molto rafforzata.  Mi colpisce molto e mi da fiducia nel futuro – fra gli altri – un “piccolo” fatto: ‘incontrare, mentre passeggio per Trento, gruppetti di studenti universitari di lingua tedesca  che ovviamente frequentano il nostro Ateneo. Si comincia da qui. L’Europa delle Regioni è un’Europa rafforzata, non indebolita. Questo è il contributo  che la nostra Autonomia sta fornendo per un’Europa più forte. Altro che contestarla! E’ di questi giorni il richiamo ed il ricorso del Presidente Monti che mi piace sintetizzare con l’espresione “all’Europa, per l’Europa , dall’Europa, in Europa”. Come Italiani, ciò ci inorgoglisce: infatti, se fino ad ieri noi Italiani venivamo considerato gli scolaretti indisciplinati della Scuola Elementare Europea,  da poco tempo il Professore (e lo  scrivo senza aluna ironia) da una “Cattedra Universitaria Europeista”,  ha ridimensionato il rapporto fra “noi” e “loro” ed il rapporto di “tutti” con l’Europa. Ed allora, coerentemente, Presidente Monti, difenda ed esalti il  nostro “essere Europei”, il nostro sentirci a casa nostra anche quando usciamo dalla nostra casa, sia essa regionale che statale. In altre parole: difenda ed esalti la nostra Autonomia.

Questa è la consapevolezza che ci deve animare nel credere e vivere la nostra Terra  e la nostra Autonomia, quale contributo ad un’Europa sempre più forte. Panta rei … e che questo flusso di crescita europeista  non sia interrotto …

 

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Crisi del 1929 e crisi del 2011: USA e Italia,. Hoover, Roosevelt, Berlusconi, Monti

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Gennaio, 2012 @ 7:05 am

Detto altrimenti: Historia magistra vitae? Ma quando mai … tuttavia la storia si ripete, ha corsi e ricorsi, come disse quel tale Giambattista Vico.

Presidente Hoover

USA 1929. Crisi. Presidente il repubblicano Hoover. Liberista all’estremo, antesignano del partito della/delle libertà, soprattutto economiche (ecco da dove ha preso l’idea …), ottimista del tipo “vedrete che ce la stiamo facendo, state tranquilli” (domanda: vi ricorda per caso un qualche nostro recente Presidente, che non ha mai voluto andare da Fabio Fazio?). Con lui gli USA non ce la stavano facendo.

USA 1930: il divario fra la media delle retribuzioni del 10% degli americani e il restante 90% della popolazione era di 30 a 1. In altre parole: il reddito medio del 10% della popolazione era ad esempio di 30.000 dollari annui contro il reddito medio del 90% della popolazione pari a 1.000 dollari l’anno (n.b.: si tratta solo di cifre di riferimento, non vere se non nel loro reciproco rapporto).

Presidente Roosevelt

USA 1932. Crisi. Presidente il repubblicano Roosevelt (forse di origine tedesca: “rosa Welt”, “mondo rosa”? Certo è che con il suo “collega” tedesco che andava al potere in quegli stessi anni in Germania, tale Adolf Hitler, lui non aveva proprio niente a che fare!). Roosevelt si ispira a Keynes ed opera come segue (new deal):
1) riscalettatura delle aliquote fiscali con pesanti aggravi per le fasce alte di reddito; 2)  avvio di molti lavori pubblici con forte presenza dello Stato nell’economia. Gli USA si riprendono ed escono dalla crisi.

USA anni 2000: Crisi finanziaria (vedi precedente mio post sui titoli derivati). Chi è causa del suo mal pianga se stesso (Dante Alighieri).

Italia, 1933 e seguenti. Nasce l’IRI nasce come ente provvisorio con il compito di salvare il sistema bancario e industriale italiano paralizzato dalla crisi. L’IRI opera per circa 70 anni. Ombre? Certo, e non da poco. Tuttavia anche molte luci, se non altro per l’enorme indotto privato che ha generato.

Oggi, in Italia, il divario fra la retribuzione media dell’1% degli Italiani ed il restante 99% della popolazione è di 90 ed oltre a 1. Cioè l’1% della popolazione ha un reddito, a mo’ di esempio, di €.1.800.000 euro l’anno ed il restante 99% della popolazione ha un reddito medio di €20.000 l’anno (n.b.: si tratta solo di cifre di riferimento, non vere se non nel loro reciproco rapporto).

Le “ultime 19 manovre italiane” (mi verrebbe da dirlo in musica con Tchaikowsky: questi nostri ultimi 19 “”capricci italiani”) non si possono fermare alla distinzione fra chi ha una pensione mensile di 1.000 euro, rivalutabile, e chi ha quella di 1.500 euro mensili, non rivalutabile (sarebbe una guerra fra il poverissimo ed il povero), ma piuttosto fra questi due pensionati da un lato e chi, dall’altro, ha una pensione di 90.000 euro mensili (ne esistono,  e come!).

Infatti, chi potrebbe consumare e riaccendere la domanda del mercato interno non è quell’ 1% ma quel 99% che però spesso non ce la fa ad arrivare a fine mese. Infatti quell’1% più di tanto caviale, champagne, brunello di Montalcino, ostriche, culatello etc. non può consumare. Piuttosto, invece di consumare, investe. Ma dove investe? Soprattutto in paesi “fiscalmente convenienti con banche non trasparenti alle indagini tributarie” (GB) o in imprese collocate nei paesi dove il “problema” dei diritti dei lavoratori non esiste, dove quindi la manodopera costa pochissimo e dove i profitti sono assai più elevati (e qui dovremmo parlare della globalizzazione selvaggia, ma questa è un’altra storia). Ma dove si formano e dove vengono tassati quei profitti?

Per oggi mi fermo e chiedo a tutti i lettori di riflettere su quello che sta accadendo in casa nostra e su quello che di buono la maggioranza di noi spera che ancora possa e debba accadere. Coraggio, Professore, abbiamo apprezzato molto l’intervento dolomitico di Cortina e la Sua disponibilità a farsi intervistare ieri sera da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” . E … si faccia sentire anche in Europa come si sta facendo sentire in Italia!

P.S: avrete notato che le immagini di Dante e di Monti non hanno didascalia. Non serve.

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Viva la Musica!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Gennaio, 2012 @ 6:56 pm

Pervin Chakar

Detto altrimenti … non di sola economia, finanza e politica vive l’uomo ….

Infatti questo pomeriggio, ad Arco di Trento, nella splendida cornice della sala del casinò, si è tenuto un “dolcissimo” (si può dire così?) recital lirico con letture in forma scenica, organizzato da Lega Vita Serena, Arco e soprattutto dalla “Camerata Musicale Città di Arco”, da sempre magistralmente diretta dal Maestro Giorgio Ulivieri.  Si è trattato della XVII edizione delle “Domeniche in Musica”, ricordando Roberto Turrini.

Giulio Mastrototaro e Giorgio Ulivieri

La struttura della manifestazione è stata ideata da Federica Fanizza, Direttore della Biblioteca Civica di Riva del Garda, su testi elaborati da Antonia Dalpiaz da “L’opera lirica o la disfatta delle donne” di Catherine Clement. Voce recitante, Sabrina Simonetto. Al pianoforte il Maestro Leonardo Angelini.
Il soprano di nazionalità turca Pervin Chakar ha magistralmente eseguito le seguenti arie:
o Gounod, Romeo e Giulietta, Je veux vivre
o Verdi, Rigoletto, Caro nome
o Mozart, Don Giovanni, Batti, batti o bel Masetto
o Puccini, La Boheme, Quando m’en vo
o Bellini, La Sonnanbula, Ah non credea mirarti
o Bellini, I puritani, Qui la voce sua soave
… oltre ad un applauditissimo bis da Capuleti e Montecchi di Bellini

da sin: Angelini, Chakar, Simonetto, Ulivieri, Crosina, Mastrototaro, Fanizza

Inoltre, fuori programma, il Baritono Giulio Mastrototaro, rivano, ha eseguito “L’aria della tangente” dalla Cenerentola di Rossini. “Della tangente” … ma senza nessun riferimento a fatti della cronaca attuale!
Che dire? Occorrerebbe essere musicofili esperti (qual io non sono) per esprimere con le parole le emozioni che si sono provate. Mi aspetto quindi i più qualificati commenti dai miei lettori musicofili che già sono intervenuti sui due concerti di Capodanno (alcuni di loro erano presenti in sala, fra i quali cito Maria Luisa Crosina e Ruggero Polito) . Da parte mia dico solo: ottimo l’accompagnamento al pianoforte. Da attrice consumata la voce della giovane e bella recitante.

Il pianista Maestro Leonardo Angelini e il soprano Pervin Chakar

Splendidi i costumi delle due Donne (Dominae) sul palcoscenico. Bella, veramente bella l’intonazione del soprano che ha mostrato di cogliere il calore e la simpatia con la quale il pubblico della sala l’ha accolta ed ascoltata. Chiara, forte, avvincente, convincente e precisa la voce, la vis scenica e l’accattivante simpatia del baritono. Ottima la scelta delle arie.  E poi, che dire del rinfresco a fine concerto? Dicevamo … non di sole cose materiali vive l’uomo … ma un brindisi ce lo mise anche Verdi nella sua Traviata, e che brindisi! E noi siamo fedeli alle tradizioni.

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Armamenti, ci risiamo: dagli F104 agli F35

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Gennaio, 2012 @ 6:21 am

(Quotidiano L’Adige, 7 gennaio 2012 pag. 20 – www.unimondo.org)

Detto altrimenti:  dall’astrolabio agli F 35.

Astrolabio

Astrolabio, dal greco antico, cacciatore di astri, era l’antenato del moderno sestante (se ne impara sempre una!) e serviva, come quest’ultimo, a determinare l’altezza del sole sull’orizzonte al mezzogiorno di una certa data e quindi a derminare la latitudine della nave. Affidabilità? Buona. Oggi, in edizione miniaturizzata, lo si usa come ciondolo del portachiavi. Io ne ho uno.

Cacciabombardiere Starfighter F 104

F104, Starfighter, cacciatore di stelle, un aereo da guerra USA degli anni 50, entrato a far parte della nostra aviazione militare negli anni 60. Affidabilità? L’ F 104 fu  detto altrimenti “Bara volante” in quanto, a causa della ridotta supeficie alare, fu protagonista di numerosi incidenti mortali, non perdonando  ai piloti alcuna sia pur  minima distrazione. Costava 1 miliardo di lire. Ne potete ammirare uno all’esterno del Museo dell’Aereonautica di Trento. Io non ne ho nemmeno uno.

Cacciabombardiere F 35

2012: si parla di acquistare 131 aerei  F35 Lightning II-Jsf, Joint Strike Fighter, “Fulmineo cacciabombardiere  unificato da combattimento “ per complessivi 15 miliardi di euro, mezza manovra finanziaria “Salva Italia”. Affidabilità? Sotto il profilo della sua tecnologia, sono già stati effettuati centinaia di interventi correttivi. Io non ne acquisterei nemmeno uno.

Galea veneziana

Qualche anno fa, s’era al tempo delle Repubbliche Marinare, Veneziautilizzava galee tutte uguali, oggi si direbbero “monotipo”. Ciò in quanto i comandanti e gli equipaggi erano  tutti completamente intercambiabili, essendo automaticamente ottimi conoscitori del veliero. Inoltre in tutti i porti controllati dalla Serenissima Repubblica erano disponibili parti di ricambio dello stesso tipo, per cui dopo ogni battaglia o tempesta era assai più agevole riparare quelle navi. Infine da galee ormai destinate alla rottamazione si potevano comunque

Whisper in regata

recuperare parti di ricambio ancora in perfetto stato, utilizzabili per la riparazione di altre galee. Io ho un monotipo, una barca a vela da regata di 7 metri, un Fun di nome Whisper.

Degli F35 si dice che rientrerebbero in un piano di omogeneizzazione internazionale di queste moderne galee dell’aria, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di riunificare i percorsi di addestramento dei piloti nelle varie nazioni e quindi a vantaggio della loro piena interscambiabilità nell’utilizzo dello stesso tipo di aereo. Per cui tutti i Paesi appartenenti ad un certo club devono adottarli, facendosi carico dei relativi costi.

Concetti condivisibili. Tuttavia a  me restano quattro domande:

1) il nostro Paese disporrebbe comunque di tutte le parti di ricambio “strategiche” (letteralmente: “indispensabili e insostituibili”) del velivolo, per cui l’Italia avrebbe comunque la garanzia di essere indipendente nella gestione di questa sua costosissima flotta di aerei?

 2) Di questi tempi, una spesa simile è veramente prioritaria?

 3) Quali sono i Paesi prima aderenti al progetto che ora, a causa dei costi, ne sono usciti?

4) Dopo le tristi esperienze dell’F 1o4, siamo ancora disponibili a rischiare la vita dei nostri piloti mettendoli alla guida di un velivolo non ancora del tutto testato?

 Si dice, ma la difesa …. si vabbè, ma non vorrei che fosse come per certe grandi case automobilistuiche, che costringono i loro concessionari a vendere comunque tot auto all’anno ( a costo di comperarle in proprio) e impongono alle loro officine autorizzate di  avere ( e pagare) comunque tot parti di ricambio in magazzino. Ciò per rendere meno costosa e più funzionale la propria organizzazione e struttura (propria, della fabbrica madre). La propria, appunto.

Chiedere la riduzione significativa del costo della politica non vuol dire fare antipolitica. Chiedere la sospensione di costosi programmi militari per dare la precedenza ad altre priorità, non vuol dire fare politica anti USA-NATO.

P.S.: ieri, 7 gennaio 2012, ho letto su L’Adige lo spunto che ha dato vita a questo mio post. Ieri sera a Rovereto ho partecipato ad una riunione illustrativa dell’opera dell’Associazione Spagnolli-Bazzoni ONLUS, impegnata ad aiutare e curare le popolazioni povere dello Zimbabwe. Il raffronto fra le due situazioni era inevitabile. L’Associazione citata sarà oggetto di un mio prossimo post.

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