Nelle banche solo “generali” e “militari di truppa”. Nessun “colonnello”.

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Dicembre, 2011 @ 6:55 am

Detto altrimenti: Ceto Medio? Vedi due post fa …

Infatti, sino a qualche anno fa, nelle banche il potere e la responsabilità decisionale erano abbastanza decentrate. I vari capi agenzia, capi area, capi regionali (i cosiddetti colonnelli) avevano limiti decisionali abbastanza ampi. Studiavano le pratiche di concessione del credito, andavano di persona a conoscere le realtà economiche locali, decidevano a ragion veduta. Insomma conoscevano l’economia reale e la sostenevano responsabilmente.
Con l’avvento dei computer e di internet tutto è cambiato. Nella rete della banca, ai vari livelli, non servono più manager bancari, dirigenti (i “colonnelli”), ma solo bravi militari di truppa i quali raccolgano i dati e li trasmettano, formatati in schemi prestabiliti, al computer centrale. Li si trovano i “generali” i quali accendono il computer e firmano in modo automatico le decisioni che le macchine producono in modo automatico a secondo della corrispondenza o meno degli input ricevuti alle mascherine di valutazione predisposte all’interno del software centrale. L’ economia reale ha bisogno di maggior credito bancario? Spiacenti, la procedura non lo consente. Nel frattempo nell’ultima asta i titoli pubblici a breve scadenza sono andati a ruba senza che le banche abbiano prelevato e quindi utilizzato i fondi messi loro a disposizione dalla Banca Centrale Europea. Quindi la liquidità ci sarebbe  …

Hans Kelsen

Lo so, sto esagerando, ma il mio amico filosofo del diritto, l’austriaco Hans Kelsen, affermava che “se vuoi verificare una teoria, devi esasperarne all’estremi le conseguenze, salvo poi riportarla alla sua dimensione reale”.

La discussione è aperta.

1 Comment »

Ordini Professionali e dintorni

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Dicembre, 2011 @ 6:18 am

Detto altrimenti: il Governo sta mettendo mano alle liberalizzazioni …

Nino Di Matteo

1) Da anni negli USA molte medicine sono vendute nei supermercati e non nelle farmacie (farmacie, in dialetto friulano: “speziarie”: e  dai … con quella bandiera italiana un po’ brilla anche lei, letteralmente “appoggiata” ad un fanal in alto a sinistra della foto,  un sorriso ci sta !)
2) Un medico si lamentava: “Il nostro Ordine dovrebbe svolgere un’azione di prevenzione sospendendo dalla professione chi viola leggi o regole deontologiche. Ma ciò avviene solo dopo che la magistratura ordinaria ha emesso una sentenza di condanna definitiva. Ma allora, l’Ordine produce solo costi e burocrazia”
3)  Un amico mi diceva che se ha bisogno di un atto notarile si avvale di un notaio austriaco “che costa molto meno”.
4) Taxi. Spesso, di fronte alla stazione ferroviaria di qualche grande città, spesso occorre fare una lunga fila prima di prendere un taxi “vero”. Se vuoi evitare la coda, accetti l’invito di un abusivo. Costoro sottraggono lavoro ai tassisti veri, a meno che alcuni di loro non siano tassisti “veri” con auto “finta”. In ogni caso si tratta di evasione fiscale. Quindi gli aspetti da esaminare sono due: la liberalizzazione e l’evasione fiscale.
5) Sto leggendo “Assedio alla toga” di Di Matteo/Mazzetti. Fra l’altro, vi si parla di parlamentari indagati o condannati con condanna non ancora definitiva ma che restano in Parlamento. Di Matteo afferma: “Benché l’imputato sia innocente sino alla sentenza definitiva, tuttavia ben prima di quella data una misura cautelare “politica” dovrebbe impedirgli di continuare a sedere in Parlamento. Lo stesso concetto dovrebbe valere anche per architetti, giornalisti, medici. La vera anomalia italiana è questa: soltanto la responsabilità definitiva in sede penale comporta (e non sempre) l’attivarsi di quei meccanismi di controllo e selezione che invece dovrebbero essere una funzione parallela e preventiva rispetto al processo penale”.

Favorevoli o contrari? La discussione è aperta.

4 Comments »

Ceto Medio imprenditoriale e familiare

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Dicembre, 2011 @ 6:11 am

Ceto Medio, specie in via di estinzione

Detto altrimenti …

A mio avviso il Ceto Medio rappresenta 1) la garanzia della crescita dei consumi e della produzione; 2) il legittimo traguardo cui tendono gli sforzi dei cittadini ancora oggi costretti a viaggiare in “terza classe”.
Ceto Medio … nella sua Storia d’Italia, Indro Montanelli collega la nascita del Medio Evo alla scomparsa del Ceto Medio: venendo meno l’autorità imperiale, ogni nazione, regione, città, castello, ogni piccolo proprietario terriero si organizzò al meglio, per resistere alla crescente pressione fiscale calata dall’organo o dall’ istituzione di rango superiore. Ma il cosiddetto Ceto Medio di allora, ossia il piccolo proprietario terriero, fu incapace di far fronte a tale crescente pressione e fu costretto a vendere la sua terra al signore del luogo (ex capo militare di questa o quella orda barbarica o esercito più o meno regolare), diventandone “dipendente”, per garantirsi comunque un minimo vitale e la protezione contro vuoto legislativo e rischi di aggressioni fisiche. In sintesi: la scomparsa del Ceto Medio rese più ricchi i ricchi e più poveri i poveri.
Historia magistra vitae? Ma quando mai! … Oggi molte nostre piccole e medie imprese (ma anche le grandi! Di questo passo non saremo più padroni in casa nostra) passano di mano e diventano “cinesi”, “indiane” , “russe”, “francesi”, etc.. Inoltre: tassazioni sempre più gravose a carico dell’attuale Ceto Medio non stanno forse eliminando questa stessa categoria? E se così sarà, chi sosterrà i consumi? Quale obiettivo futuro potranno avere i giovani? Forse quello di diventare direttamente presidenti di grandi società o enti, con alcuni di milioni di euro l’anno di emolumento? (Già, perché la norma sul contenimento entro €300.000 annui  di quelle retribuzioni è stata tolta dalla manovra). Non si sta forse dando vita ad un nuovo Medio Evo, con ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri?

E voi, cosa ne pensate?

Comments Closed

God save the Queen! Ma la gara europea per la gestione dell’A22?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Dicembre, 2011 @ 6:08 am

Detto altrimenti …

Piuttosto oggi direi … Dio salvi il Principe Filippo, cioè lo aiuti per quanto possibile a rimettersi dall’infarto, il quale, si sa, lascia comunque una “ferita” nel cuore … E poi, alla sua tenera età il Principe deve stare maggiormente riguardato. E dire che invece si sta preoccupando di non dover rinunciare alla tradizionale caccia alla volpe … Già, evento molto vendibile ai turisti, soprattutto se rappresentato sulle vecchie autentiche porcellane cinesi (o loro più recenti imitazioni) importate due secoli fa dalla Cina e pagate con l’oppio che i sudditi di Sua Maestà facevano coltivare ai coolies (schiavi) nelle piantagioni dell’India, oppio che se i Cinesi non lo volevano più importare … bè … gli si facevano un paio di guerre (dell’oppio, appunto). Coolies? Ma adesso sono i Cinesi a farci un “coolie” così a noi Europei … sarà la nemesi storica (nemesi? Vedi sullo Zingarelli). Comunque, tornando a bomba, India, si diceva, nella quale sempre detti sudditi si recavano non per la caccia alla volpe, bensì per la caccia alla tigre. Due sistemi di caccia molto simili: la Royal Geografic Society sta indagando per definire quale delle due cacce abbia ispirato l’altra …
Per la volpe si preparano mute di decine di beagle, quei simpatici cagnolini multicolori, ignari della propria strumentazione contro la collega volpe; torme di cavalieri; di battitori; di trombettieri; di sarti (già, perché l’abbigliamento contava moltissimo) … e … dimenticavo, alcuni sommellier e camerieri per versare il bicchiere della staffa ai nostri eroi. Ed alla fine la feroce volpe viene catturata, cioè sbranata dai cani. Meno male, una pericolosa belva di meno.
Per le tigri, stessa cosa, solo che al posto dei cavalli si usavano gli elefanti, e solo che in una sola battuta venivano “giustiziate” anche un centinaio di pericolose belve, a colpi di moschetto. Molto più civile. Anche per i cani.

Il Duca di Edimburgo, vittorioso ...

God save the Queen, si diceva. Ah … le tradizioni … come quella degli acquisti delle svendite, decine di migliaia di persone accalcate nelle strade del centro di Londra … peccato che un giovane sia stato accoltellato a morte, ma questo può succedere ovunque e non centra niente con volpi e tigri.
Piuttosto, lo spazio che le TV hanno dedicato al principe e alla giovane vittima dell’accoltellamento è molto, molto di più di quello (non) dedicato ai due recenti “gran rifiuti” della GB; di non consentire al suo interno la trasparenza bancaria e di non partecipare al rafforzamento del fondo salva stati dell’UE.
E dire che il nostro Padre Dante, per un solo, unico, rifiuto, Celestino V lo mise all’inferno come colui “che fece per viltade il gran rifiuto”! Chissà come si rigirano nella tomba. Dante e Celestino: “E loro niente? Non ce li vogliamo mettere all’inferno, pure loro che di rifiuti ne hanno fatti ben due?”
Dicamus bona verba … smettiamola di malignare, ma sapete com’è, ridendo castigat mores, che non vuol dire che “ridendo castiga i negri”, bensì che pur nello scherzo cerca tuttavia di correggere i costumi. Ed allora ripeto qui una mia proposta di cui ad un mio precedente “post”: escludiamo eventuali concorrenti della GB dalla possibilità di partecipare alla gara per l’assegnazione della concessione della gestione dell’autostrada del Brennero. Così, tanto per far capire che non dormiamo sul fico, tanto per cercare di pareggiare i conti … mica per altro …

Comments Closed

Caimano? No … Filosofo!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Dicembre, 2011 @ 5:38 am

George Berkeley

 

Caimano? Detto altrimenti … filosofo!
 
I “vecchi” filosofi, amanti del sapere, ricercatori della verità, vivevano per scoprire ciò che è vero e ciò che è falso.
I filosofi realisti credono che esista una realtà, la realtà, che essa vada ricercata e scoperta, uguale per tutti. Sono moderni.
I più recenti pensatori, i cosiddetti post moderni, non sono interessati alla verità né alla realtà, cioè ad un’unica realtà, ma a che le cose funzionino, a che – in altre parole – la realtà esista in quanto interpretazione della realtà. Cioè: è reale solo l’interpretazione della realtà. Secondo loro, il problema non è se ciò che io dico sia vero, ma se “funziona” (nel bene e nel male, n.d.r.). Un filosofo vissuto a cavallo tra ‘600 e ‘700 (George Berkeley) affermava che un albero che cade al suolo in una foresta deserta non produce rumore, in quanto il rumore esiste solo se percepito da qualcuno. “Esse est pèrcipi”, era il suo motto: l’essere è l’essere percepito.
Oggi, nel mondo, sono in atto 58 guerre. Quante ne percepiamo? Quante ne esistono per noi?
Ora, se si fornisce diffusamente una particolare interpretazione della realtà, anzi, se si fornisce alla gente una produzione industriale di questa interpretazione, i “lettori” di questa interpretazione saranno condotti a cercare di vivere secondo le regole dettate dal “costruttore dell’ interpretazione”: “La crisi non esiste. Meno tasse per tutti. Gli amici dei miei figli cambiano telefonino una volta al mese. Dalla mia finestra vedo passare tanti panfili. I ristoranti sono pieni. Le mie aziende vanno benissimo. Chi la pensa diversamente è una Cassandra …”
La crisi economica? Se fino a ieri per qualcuno semplicemente non era percepita (vedi sopra) quindi non c’era”, per molti altri “che la percepivano”, cioè che la subivano, la crisi esisteva (ed esiste!): ad esempio, la crisi esisteva ed esiste per i giovani senza lavoro; per i cinquantenni espulsi dal lavoro; per gli operai licenziati; per i pensionati della fascia bassa; per gli imprenditori che schiacciati dalla crisi si suicidano; per chi vede la propria casa travolta da un torrente in piena; per chi deve vivere in mezzo alla spazzatura; per chi assiste allo scempio del patrimonio artistico del proprio Paese; per chi preferisce mandare i propri figli alla scuola pubblica ma la vede priva di mezzi; per chi ha un figlio disabile che non ha più l’insegnante di sostegno, etc.
Ecco che, per quanto sino a qui detto, esistono due realtà, diverse, in funzione dei due diversi modi e possibilità di accedervi.
E se taluno, negli ultimi 17 anni, ci ha imposto il suo modo di accesso, oggi uno dei compiti principali della Nuova Politica, cioè di coloro che amano e quindi si occupano della Polis, è una nuova, diversa, non unidirezionale, non prefabbricata e non imposta gestione dei modi di accesso alla realtà.
Di questo si, di questo lo dobbiamo ringraziare: per averci insegnato a maneggiare un’arma. Solo che dobbiamo fare in modo che non sia più puntata ed usata contro di noi, ma a difesa della Polis, cioè di tutti noi.

3 Comments »

Natale

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Dicembre, 2011 @ 7:51 am

E’ appena nato. Per chi crede e per chi non crede … si … anche per lui, “a sua insaputa”. I proponimenti di tutti sono sempre gli stessi: più buoni, apriamoci agli altri … Ci riusciremo? Io dico di si, e voi? Nel frattempo … ecco un altro bambino che dall’interno della sua casa di vetro, trasparente e limpida come l’animo e gli occhi di tutti i bambini, ci può insegnare qualcosa di bello:

 

 La casa di vetro

Attraverso lo spazio
svuotato dall’indifferenza
lo sguardo si posa
sull’inverno gelato
mentre all’interno
scoppietta la fiamma
che inonda la casa di vetro
di un rosa tepore
veneziano.

Qualcuno
da fuori
implora calore
e tende la mano
ad occhi infantili
spalancati al di la’
dell’invisibile muro.

E il piccolo viso rotondo
dischiude a porta
di casa e del cuore
e scalda
col puro suo gesto d’amore
i colori gelati del mondo.

1 Comment »

L’Orsa della Vigolana, poesia

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Dicembre, 2011 @ 10:36 pm

Amici del blog, domani è la vigilia di Natale. Avremo tutti molto da fare: regali, parenti, riflessioni, un pensiero per gli altri … ed allora “mi sono portato avanti” e Vi affido, questa sera, una mia breve poesia su una roccia che si staglia, nera, a forma di orsa (nella soto, appena sopra i boschi, con il muso verso destra) quando sulla montagna scende la neve (speriamo presto!):

L’Orsa della Vigolana

Pascoli bianchi
nutrono
fauci protese
su fiocchi di neve
ferma a riposare al sole
prima di scavarsi la strada
verso le vene preziose
del monte.

E vigile
monti di sentinella
all’inverno
che circonda di freddo
la bella citt�
accovacciata
ai tuoi piedi.

E quando di nuovo
il sentiero
ritorna a calcare il passo dell’uomo
ormai sgombro di neve
tu
schiva
scompari alla vista
e ti nascondi
nel folto di pensieri
che invano
alzato lo sguardo
ti cercano
attenti.

Chi mi manda un bella foto della Vigolana con la sua Orsa? La mia mail è riccardo.lucatti@virgilio.it. La inserirò nel post. Grazie e Buon Natale a tutti e tanta neve alla Vigolana! E ricordate, per la prossima primavera: “Finchè ghe l’Orsa su la Vigolana no te cavar la maglia de lana”. Mi raccomando …

Comments Closed

Analfabetismo e consapevolezza funzionali

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Dicembre, 2011 @ 10:19 am

Detto altrimenti?

Facciamo i collegamenti e cerchiamo di capire il rapporto di causa ed effetto, cioè il rapporto di causalità fra chi ci ha governato e la situazione economica e finanziaria che ha generato nel Paese. Con semplicità.

L’analfabetismo funzionale non riguarda la capacità di lettura, bensì la capacità di comprensione e valutazione complessiva di un testo scritto, la conseguente capacità di riflessione, la consapevolezza degli eventi e la capacità di fare collegamenti consequenziali e valutazioni fattive tra di essi.

9 novembre 2011 ore 20,05, Rai 3, trasmissione “Blog”. L’intervistatrice pone a diversi parlamentari, al volo, sul piazzale antistante il Parlamento, le seguenti domande, a fianco delle quali si riportano le (incredibili) risposte ricevute:
1. Cos’è lo spread? “E’ la differenza fra quanto si produce e quanto si spende; è la differenza fra il livello dei costi di ieri e quelli di oggi”
2. Cos’è o chi è Standard & Poors? “E un’agenzia che valuta tutti gli aspetti della nostra vita”
3. Quanto è il debito pubblico dell’Italia? “150 miliardi, o forse 15.000 miliardi …”
4. Cos’è il rating? “Non rispondo, questa è una domanda difficile ma lei conosce già la risposta”.
5. Deficit e debito, qual è la differenza? “Sono la stessa cosa”
6. Cos’è il deficit? “E’ una parola inglese” (sic!)

Deficit … “chi era costui”? Chi ha avuto la fortuna di avere letto il Manzoni (con il suo Carneade) … o di avere studiato il latino …. sol, luna deficit . il sole, la luna tramonta, viene meno, manca … vires deficiunt mancano le forze … mancano i soldi, appunto, per pareggiare i conti. Il deficit non è il debito, ma sbilancio finanziario che lo fa aumentare sempre più! E lo sbilancio si combatte non solo aumentando le entrate (fiscali) e riducendo i servizi ai cittadini, ma anche e soprattutto contrastando l’evasione e l’elusione fiscale, riscalettando le aliquote fiscali, riducendo gli sprechi pubblici e riscrivendo l’elenco delle priorità degli investimenti. Deficit, si diceva, ma la gente “comune”, che volete che ne sappia, … direte voi, non tutti “sono studiati”!. E’ vero. E purtroppo per noi Human Development Report dell’Onu segnala che nel 2009 gli Italiani che avevano problemi di analfabetismo funzionale arrivano al 47% della popolazione. I dati sono peggiorati negli ultimi due anni, si dice nonostante/a causa degli interventi dell’ex Ministro Gelmini

Orbene, l’analfabetismo funzionale deve trasformarsi in consapevolezza funzionale se non altro perché lo sviluppo economico e civile di un paese dipende dall’istruzione e soprattutto dai livelli cognitivi dei suoi cittadini. Ed allora, per cercare di essere “funzionalmente consapevoli” cominciamo a porci noi stessi qualche domanda:

1. Chi ha causato e non previsto il crescere del debito pubblico?
2. Sono sanzionabili i responsabili di ciò ?
3. Chi sono i creditori del debito pubblico?
4. Quali sono gli interventi che condurranno ad un avanzo di bilancio, cioè ben oltre il suo pareggio, avanzo indispensabile al finanziamento della crescita senza aumentare le imposte e deprimere il sociale?

Chi fra tutti noi se la sente di rispondere?

2 Comments »

Natale condominiale in Viale Trieste, a Trento

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Dicembre, 2011 @ 8:30 pm

In Trentino talvolta non si va d’accordo non per diversità di opinioni ma per mancanza di comunicazione …

Detto altrimenti?

 E allora, stiamo insieme! Un’occasione per celebrare una delle più belle passeggiate della città, il Viale Trieste e il “suo” fiume Fersina. Infatti “this is Trento too” ! Ogni anno un gruppo di condòmini “del Viale” , gruppo  al quale appartengo io stesso, si riunisce per gli auguri di Natale (again, this is Trento too!). Con l’occasione auguro Buon Natale a tutti i lettori  e, insieme al Viale, porgo gli stessi auguri  anche al Fiume, in dialetto “la Fersena”, che scendendo dalla Valle “todesca” dei Mocheni (Mochental), lo costeggia impreziosendolo. E il Viale ringrazia  il suo Fiume …

Natale 2011: il Canto del Viale Trieste a la Fersena”

Sei vivo.
Mi parli col suono di luce
dei tuoi mille occhi di rivo
splendenti nel verde.

Dapprima
mi sembri annoiato
nel lento rigiro
che sempre conduce
al tuo limitato infinito
eletta dimora
di anatre urbane
ed aironi
in morbide anse di steli
ov’acqua
fra ‘l fiore che odora
con tenue sospiro si perde.

Ma ecco
improvviso
uno slancio
al pari del cervo brunito
che hai visto saltar le tue rive
braccato dal cane
ed hai ristorato
offrendoti invito alla sete
ed alle corse un po’ schive
del giovane re incoronato.

Ancora …
hai negli occhi il ricordo
di una prudente marmotta
del falco
che lento
si libra nel cielo in agguato …
di un movimento …
di vita che lotta …
di tenero nido violato.

Tu nasci ove aria rinfresca.
Poi …
scendi la china
scoscesa di valle tedesca
qual liquido velo nuziale
che adorni la Sposa Atesina
e rechi in pianura
la figlia del suolo innevato
i fulgidi pesci d’opale
il tenue lenzuolo
che dona ristoro all’arsura
di ninnula cuna
il manto di brezza
che stendi alla luna
ed olezza.
E dolce assopisci il bambino
cantandogli la ninna nanna
che i monti ti hanno affidato.

Tu sei Poesia
il capolavoro scolpito
del grande Pittore Trentino
che ascolto
rapito all’oblìo
insieme alle fronde
degli ippocastani
che sopra le spalle
ti fan capolino ondeggiando
e curioso
protendono il volto
sull’armonioso spartito
del tuo gorgoglio.

Ma ora prosegui il tuo viaggio
e mentre ricevi altre sponde
le mie vecchie mura  imperiali
riflesse
ti rendono omaggio
più belle pe’ i grandi regali
che porti di piccole onde
ai nostri Natali.

Riccardo Lucatti

P.S: che ne direste, se lungo il Viale Trieste, in cui la sosta delle auto è a pagamento,  il Comune regolamentasse alcuni posti auto  “a zona disco gratuita massimo 2 ore” (peraltro senza sottrarli alla fruizione da parte dei residenti abbonati), al fine di agevolare molte persone anziane le quali, non risiedendo lungo il Viale ed avendo difficoltà deambulatorie, ancorchè non ufficialmente “disabili”, vi si fanno accompagnare in auto per godersi la passeggiata?

3 Comments »

Trentino: Comunità di Valle, si o no?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Dicembre, 2011 @ 7:33 am

Motivazioni istituzionali, funzionali ed economiche o solo politiche – strumentali?

Detto altrimenti …

Val di Non

… l’apposita commissione ha ammesso il referendum per la cancellazione delle neonate Comunità di Valle.

Ora … vediamo … molti Comuni trentini sono di dimensioni minime. Ciò rischia di moltiplicare costi gestionali e volume degli investimenti. Il che è da evitare soprattutto in periodo di crisi economica. Teoricamente, le vie percorribili sono le seguenti:
1) accorpare Comuni minori in un unico Comune;
2) realizzare accordi intercomunali per accorpare funzioni gestibili in modo centralizzato;
3) ampliare e attivare le deleghe delle Comunità di Valle.
Mi pare che la discussione possa procedere su due binari paralleli: quello dei soggetti sui quali puntare (binario politico  ormai referendario  che travalica il significato istituzionale – funzionale dell’iniziativa del Governo Dellai); quello delle cose da fare (binario economico-funzionale).

A questo punto, mi permetto di sottoporre ai lettori alcune valutazioni

1) Ritenete utopico o troppo laborioso il processo delle fusioni intercomunali?
2) Non ritenete che la Comunità di Valle sia il risultato “più vicino politicamente” alla fusione dei Comuni?
3) Non preferireste che la critica alle Comunità di Valle fosse maggiormente orientata, soprattutto in questa prima fase, verso la definizione delle materie da gestire in forma accorpata o meno?
4) Premesso che probabilmente alcuni Sindaci potrebbero non essere d’accordo nel delegare ad altri le funzioni comunali, non riterreste maggiormente sostenibili le Comunità di Valle delegatarie di funzioni comunali, ove esse fossero gestite esclusivamente dai Sindaci stessi e non con la loro semplice “partecipazione” ad una gestione affidata “anche” ad altri organi elettivi diversi da loro?
5) Non riterreste possibile e/o conveniente che nel frattempo, la Provincia incentivasse “a prescindere” l’accorpamento di tutte (e non solo di alcune) le funzioni comunali accorpabili, in analogia a quanto già operato nei confronti delle Polizie Locali?
6) Ritenete che agli accordi intercomunali di accorpamento di funzioni su base volontaria, ancorchè agevolati con denaro dalla PAT, si potrebbe pervenire un po’ troppo lentamente?
7) ritenete che gli accordi di cui al n. precedente sarebbero accompagnati o meno dalla riduzione delle strutture comunali? 7) Ove dagli accordi precedenti si arrivasse alla costituzione di Società intercomunali, non riterreste che si dovrebbe affrontare anche il problema della loro privatizzazione? (Di ciò tratterò in altro mio intervento);
9) da parte dei promotori del referendum, dopo la pars destruens, esiste anche una pars costruens, cioè una proposta tecnicamente articolata?

 

Comments Closed