RETORICA, INCOMPLETEZZA, SUPERFICIALITA’ = APPARENZE CHE NASCONDONO TRISTI REALTA’ NEGATIVE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Luglio, 2025 @ 5:43 am



Apro il giornale e sono in …quietato: infatti leggo che

1) a Roma la destra trionfa per l’approvazione del primo passaggio della riforma della giustizia, alla quale inneggia con parole della peggiore retorica che nasconde una sostanza totalitaria antidemocratica non comprensibile dalla maggior parte della gente “comune” (non intendo offendere nessuno: sono “classista” nel senso che mi sforzo di restituire al sistema il tanto che ho avuto la fortuna di ricevere dal sistema: da una laurea e da una vita di lavoro significativa).

2) a Trento la giunta leghista, di fronte alle fortissime perdite dei concertoni del Music Arena: pagare mezzo milione di denaro pubblico ad un cantante perchè faccia il concerto e si trattenga anche tutti i ricavi (ma non le spese!) per di più mettendogli a disposizione un elicottero per i movimenti arena concerto-hotel sta spostando l’attenzione della popolazione sulla riorganizzazione amministrativa dell’Ente sul cui bilancio ha scaricato la perdita! #ItaliaViva #italiavivatrento #italiavivatrentino

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AUTONOMIA – L’OPINIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Luglio, 2025 @ 5:42 am

Ho letto con attenzione l’opinione del segretario provinciale del Patt, Assessore Provinciale Simone Marchiori a pagina 2 del ilT del 22 luglio dal titolo “L’autonomia torni protagonista con il proporzionale”.

Concordo sulla necessità del ritorno al sistema elettorale proporzionale. Per contro, la sua spiegazione circa l’adesione del PATT al governo provinciale delle destre a mio avviso non è altrettanto convincente: infatti questo governo fa parte di chi da Roma rischia di farci perdere il rinnovo della concessione dell’A22; fa parte di chi, all’interno di quella coalizione, con riferimento alla  gestione locale della immigrazione, in materia di sicurezza ha separato il potere (concentrato sulla Provincia) dalla responsabilità (che si cerca di far ricadere sul Comune Capoluogo); fa parte di chi, a Roma, si fa negare motivatamente dal Presidente Mattarella la firma al decreto sicurezza.

Ho invece apprezzato il suo riferimento “ai bisogni di ogni valle (ma anche delle città”). Al riguardo mi permetto di integrare il concetto con alcune sottolineature. Infatti a mio avviso occorre riformare il rapporto di autonomia fra la Provincia e gli Enti Pubblici Originari, cioè i Comuni, ad iniziare dalla Città Capoluogo, nel senso che l’Autonomia non si deve “fermare ad Eboli” cioè alla Provincia, bensì la città Capoluogo deve avere nei confronti della Provincia la stessa autonomia che la Provincia reclama da Roma. Inoltre, occorre riformare il rapporto fra tutti i Comuni e la Provincia, passando da un sistema di interventi a posteriori a fronte di necessità, ad un sistema a priori di sollecitazione e appoggio alla formulazione propositiva, progettuale e tecnica di iniziative da parte di ogni singolo comune. Infine, mi sarebbe piaciuto leggere un riferimento ad Alcide De Gasperi, costruttore delle basi nazionali ed internazionali della nostra Autonomia.

Riccardo Lucatti – Responsabile Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia mista ITALIAVIVA TRENTINO.

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MODI OPPOSTI DI “FARE” POLITICA.

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Luglio, 2025 @ 5:22 am

ANTEPRIMA

“La parole sono pietre” scriveva Don Lorenzo Milani ad una professoressa.

– “Politica”: aggettivo sostantivato dal greco teknè politikà, tecnica nel governo della polis (in allora della città stato).
– “Democrazia”: nei millenni ha assunto tre significati successivi e diversi: 1) potere sul popolo, il democrator era il dittatore; 2) potere del popolino salito al governo; 3) potere del popolo.

Who opened the door for the democrator?
And how come he let in the market-conquistadors?
Why is he acting as if he has something to hide?
The privilege of the stupid is to be taken for a ride”.
Chi ha spalancato la porta al democrator?

Come mai costui si è collocato nel novero dei conquistatori?
Perché si muove come chi ha qualcosa da nascondere?
Il privilegio dello stupido è di farsi prendere per un somaro.

– “Bene pubblico”: inizialmente indicava il bene non-privato. Oggi ogni bene usufruibile da tutti, anche da chi non ha contribuito a crearlo.
– “Bene comune”: è il bene di coloro che sin dall’inizio hanno contribuito a crearlo (definizione di Don Lorenzo Guetti, il fondatore della cooperazione trentina e delle Casse Rurali trentine).

ORA POSSIAMO COMINCIARE

Una certa “politica” attuale vuole riunificare i tre “poteri” dello Stato, concentrandoli tutti sul potere esecutivo con tre mosse: 1) il “premierato” a spese del ruolo del Presidente della Repubblica; 2) ’annullamento della funzione legislativa del Parlamento da parte dei DPCM; 3) la “riforma” della magistratura trasformando i PM in impiegati del governo e creando un altro organo di controllo diverso dal CSM e politicamente organizzato.

A mio avviso occorre invece RIFORMARE ben diversamente il modo di fare politica, cioè di amministrare la res publica. La riforma che propongo è
– mantenere nettamente separati i tre “poteri” dello Stato iniziando dalla funzione di garanzia del Presidente della Repubblica;
– prediligere la maturazione all’improvvisazione della politica e dei politici;
– alle apparenze, preferire la sostanza nelle sue diverse forme;
– rimettere costantemente in ordine le priorità;
– per ognuna di esse individuare un capo progetto sulla base di funzionigramma e non di organigramma;
– unire sempre il potere alla responsabilità;
– sviluppare i progetti secondo la tecnica del general management;
– semplificare la comunicazione dei dati sia in assoluto che in percentuale;
– attivare un triplo controllo: preventivo, concomitante, successivo;
– rendere il tutto immediatamente comprensibile da tutti i cittadini, rendendoli compartecipi all’evolversi dell’azione di governo e quindi co-costruttori dei “beni comuni” che si stanno realizzando;
– in ambito statale, raggiungere una dimensione europea (Stati Uniti d’Europa);
– in ambito locale, L’Autonomia amministrativa che le regioni e le provincie reclamano da Roma deve essere estesa anche alle città capoluogo rispetto alla loro provincia.

La mia è un’utopia? Concordo, ma ricordate che l’utopia è un traguardo ambizioso e difficile semplicemente NON ANCORA raggiunto e … guai nella vita a non avere utopie!

Riccardo Lucatti, ITALIAVIVA TRENTINO #italiavivatrento#ItaliaViva#italiavivatrentino

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BICINSALITA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Luglio, 2025 @ 2:39 pm

Oggi, “prova d’orchestra”: so bene che prima di cimentarsi con salite vere occorre avere nelle gambe 2000 km, ma io, alla mia tenera età di 18enne alla reversa (81enne) non ho tutto questo tempo da aspettare, devo necessariamente accorciate i tempi di attesa: io di km ne ho solo 1000, tuttavia oggi si “salita” (terza persona ind. sing. del verbo “salitare” pedalare in salita, cfr. vocabolario Zingarelli, p 701 circa).

I dati? Nooo raga, non i dati, bensì la “narrazione”.

Sono le 07,00. E’ una mattina fresca, non tira un alito di vento (da nord) e l’Ora (da sud) ovviamente non s’era ancora alzata. La gente e i ciclisti non sono ancora sulle strade. Da Riva del Garda con la mia “vecchia” mtb del 2006 (peso 25 km, batteria da 500, motore con potenza limitata, adatta per pedalatine in città) pedalo fino ad Arco per la strada più diretta, più corta: devo risparmiare energie e tempo per la salita che mi attende. Appena fuori dalla città infatti una rotatoria 100 m oltre la quale prendo a destra in Via A. Maino e dopo 300 metri a sinistra: attraverso le belle casette della località S. Martino (un cartello avverte che “in questo paese i bambini giocano ancora per strada”: prudenza, quindi!) e dopo un duecento metri, a destra, inizia la mia salita: 5 km di una stradina molto stretta con una pendenza che spesso è a due cifre.

Sfioro la chiesetta di S. Martino che mi lascio sulla destra. A circa metà salita attraverso il bosco Caproni, intitolato all’ing. Giovanni Caproni che nacque qui vicino, a Massone (Arco di Trento): un bivio a destra per Carobbi a sinistra Braila. Un cartello avverte che siamo in zona orsi ma niente paura: ho con me del sale e posso sempre metterlo sulla sua coda! Prendo a sinistra.
Sull’asfalto ogni tanto un triangolo dipinto avverte “BUS”: spero di non incrociarlo perché dovrei scendere e ripartire da fermo su queste pendenze per me sarebbe quasi certamente impossibile.

Finita la salita(ccia), un tratto in pianura dal quale diparte a destra una stradella prima sterrata e adesso asfaltata che in 400 metri conduce alle casette di Braila. Dislivello della salita di 5 km: dai 91 m di Arco ai 533 di Braila.

Da qui discesina ripida verso e fino a Drena e al suo bel castello che si raggiungono all’immissione sulla SP 84. Discesa veloce fino al tornante a sinistra da cui l’abbandono per voltare a destra sulla salitella di 3 km della SP 214 la quale a sinistra costeggia le Marocche (una frana simile alla famosa ruina dantesca vicino a Rovereto, v. foto di repertorio).

Raggiungo, costeggio e supero il Lago di Cavedine, prendo a sinistra e per la consueta pista ciclabile plano su Arco, da dove salgo a Varone per riplanare in spiaggia, a Riva del Garda, per un meritato tuffo nel lago. Tot. 50 km, dalle 07,00 alle 10,00, comprese le soste per le foto e per un caffè.

Good Bike everybody!

P. S.: la località Braila è bellissima, ed è raggiungibile in auto da nord, dal paese di Drena (itinerario suggerito).

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I SOGGETTI DELL’AUTONOMIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Luglio, 2025 @ 2:36 pm

Autonomia, “autos nomizein” ovvero darsi direttamente le proprie leggi anzichè essere regolati da leggi stabilite da altri. Autonomisti sono i cittadini che la vivono, Autonome sono alcune regioni e province e non altre: tuttavia, al di fuori di questi ambiti, per le città maggiori è stato introdotto lo status di città metropolitana e ad esse è stata conferita una maggiore “auto-nomia”.

In Trentino, Provincia Autonoma in una Regione Autonoma, viviamo un “paradosso”, cioè letteralmente una “contraddizione apparente la quale tuttavia ha una sua logica”: alla città capoluogo infatti non è data la possibilità di normare e quindi di agire su molti ambiti che la coinvolgono direttamente i quali invece sono gestiti dalla Provincia. La logica (peraltro non condivisibile) che sta alla base del citato paradosso è la volontà di separare il potere (che rimane in capo alla Provincia) dalla responsabilità (che spesso è erroneamente attribuita alla città Capoluogo).

Tipici sono i casi della gestione dell’immigrazione, con la concentrazione su Trento di tutti gli immigrati, in alcuni casi sradicandoli da inserimenti ottimamente riusciti (Lavarone); con la restituzione a Roma delle somme destinate ad insegnare loro l’italiano; con i lager ove concentrarli; con l’aumento della in-sicurezza cittadina connesso a tale stato di cose. Vi sono inoltre le decisioni su vaste aree cittadine destinate a megaconcerti; l’assenza di decisioni su ampie aree non utilizzate da anni, come le are ex zone militari, aree sempre “in attesa di”; la gestione provinciale di grandi opere pubbliche (passante ferroviario cittadino; ponti cittadini sul fiume Adige); etc..

Ricorrendo ad una battuta, potremmo dire che questa Autonomia  è come talvolta è la democrazia, quando taluno la reclama per sé ma la nega agli altri: al pari, in questi tempi, delle decisioni di certi governi “democratici” – centrali e locali – che riconducono il termine democrazia al suo primo significato storico: potere “sul” popolo: infatti,  il “democrator” voleva i pieni poteri, come  colui che oggi da una sede centrale tende ad accorpare di fatto la funzione legislativa a quella di governo; o come chi , localmente, decide al posto dei Comuni ad iniziare dalle decisioni sul territorio della Città Capoluogo.

E vengo alla “sostanza” della nostra Autonomia Provinciale. Sul quotidiano trentino ilT il 12 giugno scorso è stata pubblicata una mia lettera dal titolo “L’Autonomia da riformare è quella fra Trento e la Provincia”: in quella sede indico – con altre parole – come non sarebbe accettabile che il Sindaco della Città Capoluogo apprenda dai giornali decisioni della Provincia sul territorio del Comune da lui amministrato: sarebbe come avere separato il potere decisionale dalla responsabilità degli effetti di tali decisioni.

Se Cristo di è fermato ad Eboli, l’Autonomia non deve fermarsi alla Provincia, la quale non può e non deve negare ai Comuni l’Autonomia che essa reclama dal governo di Roma: parlo dei Comuni, di tutti, anche di quelli minori, rispetto ai quali di deve passare dal “Comune che va in Provincia con il cappello in mano” e dalla pioggia top down di mini interventi elettoralistici ad una Provincia innanzi tutto al servizio delle idee e delle proposte dei singoli Comuni, di tutti i Comuni, indipendentemente dalla loro dimensione e dall’esito deli loro risultati elettorali.

In sintesi: occorre riformare il rapporto di Autonomia esistente fra la “finanziaria” Provincia – oggi troppo operativa in casa altrui – e le sue “società operative”, i Comuni, di qualsiasi dimensione essi siano, iniziando dalla Città Capoluogo, la quale, se non altro per il raddoppio giornaliero della sua popolazione a causa dell’arrivo dei lavoratori pendolari e per l’insistenza sul proprio territorio di importanti opere pubbliche con valenza anche ultracomunale è già di fatto una Città Metropolitana.

In questa sua azione inizialmente Trento potrebbe essere affiancata da due Comuni confinanti: Lavis e Rovereto: Lavis, ad esempio, per quanto concerne il sistema dei trasporti; Rovereto, iniziando da un accordo circa l’estensione a Trento della auspicata ferrovia Rovereto-Riva del Garda. Solo per fare due esempi molto concreti e attuali.

A suo tempo si propose ed ottenne che non si definisse più il  Trentino Alto Adige regione che “si articola su due province”  bensì   regione “composta da due comunità autonome” (le province di Trento e di Bolzano); parimente vorrei che si ritenesse  che la nostra provincia è “composta da molti comuni autonomi”, con particolare riferimento alla Città Capoluogo, alla quale si deve consentire di avere l’autonomia, cioè il diritto di autos-nomizein, cioè di darsi “autonomamente” le leggi sulle materie sopracitate che la riguardano direttamente. La funzione della provincia sarebbe quella di riversare sui i comuni, Capoluogo in testa, i fondi necessari per quanto sopra, ovvero sarebbe una funzione “finanziaria” e non operativa auto delegata. Piuttosto, alla nostra Autonomia Speciale Amministrativa provinciale chiediamo – fra l’altro – di sapere trattenere i migliori giovani neolaureati, i migliori medici specialisti e i vertici della nostra sanità pubblica ospedaliera provinciale.

Riccardo Lucatti, ItaliaViva Trentino

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TRENTINO E TRENTO: AUTONOMIA SPECIALE AMMINISTRATIVA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Luglio, 2025 @ 2:42 pm

Il 15 luglio scorso qui su Facebook ho pubblicato il testo che spero sia pubblicato sul “mio” quotidiano ilT, il quale oggi a pagina 2 riporta sul tema una seconda “Opinione”, quella di un ex governatore della nostra Provincia, leggendo al quale si rafforza in me la necessità di una riforma del rapporto di autonomia fra la nostra provincia e le “sue” città, ad iniziare dalla Città Capoluogo.

Scrive infatti l’ex governatore che a suo tempo propose ed ottenne che non si scrivesse più di una regione che “si articola su due province” bensì di una regione “composta da due comunità autonome” (le province di Trento e di Bolzano); parimente vorrei che si scrivesse che la nostra provincia è composta da molti comuni autonomi, con particolare riferimento alla Città Capoluogo, alla quale si deve consentire di avere l’autonomia, cioè il diritto di autos-nomizein, cioè di darsi “autonomamente” le leggi sulle materie che la riguardano, ad iniziare dalla gestione delle molte e ampie aree cittadine inutilizzate; degli immigrati; delle grandi opere pubbliche (passante ferroviario; ponti cittadini sul fiume Adige); etc.
La funzione della provincia sarebbe quella di attribuire al suo capoluogo i fondi necessari per quanto sopra, ovvero una funzione “finanziaria” e non operativa auto delegata.

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1000 GIORNI DI GOVERNO, MA … QUANTO CI COSTI, GIORGIA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Luglio, 2025 @ 4:42 am

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AUTONOMIA NON FACIT SALTUS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Luglio, 2025 @ 1:40 pm

Mi riferisco all’ “Opinione” del Consigliere comunale Roberto Stanchina pubblicata a pagina 2 del quotidiano iTt del 15 luglio 2025 sotto il titolo “L’autonomia non si riduce a slogan”.

Ringrazio il consigliere Stanchina per l’invito a ragionare sul tema, ad esempio quando critica la tendenza dell’uomo solo al comando (di fatto o istituzionalmente tale) e mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori alcune ulteriori sottolineature: infatti, Stanchina avrebbe potuto intitolare il suo intervento riferendolo agli Autonomisti – veri, presunti o aspiranti tali – più che all’Autonomia. Ed è su in questa direzione invece che io intendo soffermarmi.

Ricorrendo ad una battuta, potremmo dire che l’Autonomia talvolta è come la democrazia: che taluno la reclama per sé ma nega agli altri: tipiche, in questi tempi, le decisioni di certi governi “democratici” – centrali e locali – che riconducono il termine democrazia al suo primo significato storico: potere “sul” popolo: il democrator  infatti era il dittatore come  colui che da una sede centrale sostituisce di fatto la funzione di governo a quella legislativa; o come chi , localmente, decide per i Comuni del territorio, ad iniziare dalla Città Capoluogo.

Vengo infatti alla “sostanza” della nostra Autonomia Provinciale. Su questo stesso giornale, il 12 giugno scorso era stata pubblicata una mia lettera dal titolo “L’Autonomia da riformare è quella fra Trento e la Provincia”: in quella sede indicavo – con altre parole – come non sarebbe accettabile che il Sindaco della Città Capoluogo apprendesse dai giornali decisioni della Provincia sul territorio del Comune da lui amministrato: sarebbe come avere separato il potere decisionale dalla responsabilità degli effetti di tali decisioni.

Tipici sono i casi della gestione dell’immigrazione, con la concentrazione su Trento di tutti gli immigrati in alcuni casi sradicandoli da insediamenti ottimamente riusciti (Lavarone); la restituzione a Roma dei denari già ricevuti e destinati all’insegnamento dell’italiano a queste persone; l’aumento della in-sicurezza cittadina connesso a tale stato di cose.

Altro esempio sono le decisioni e le non decisioni sulle vaste aree cittadine destinate a megaconcerti elettorali (melo si lasci dire!); ai singolari lager ove concentrare gli immigrati o ancora semplicemente su aree non utilizzate da anni, come le are ex zone militari, in attesa di … in attesa e basta.

Piuttosto, alla nostra Autonomia Speciale Amministrativa chiediamo non solo di formare ottimi laureati, ma di anche si sapere trattenerli dopo la laurea; come pure chiediamo di saper trattenere i migliori medici specialisti e i vertici della nostra sanità pubblica ospedaliera e provinciale.

Ecco, se Cristo di è fermato ad Eboli, l’Autonomia non deve fermarsi alla Provincia, la quale non può e non deve negare ai Comuni l’Autonomia che essa reclama da Roma: parlo dei Comuni, di tutti, anche di quelli minori, rispetto ai quali di deve passare dal “Comune che va in Provincia con il cappello in mano” e dalla pioggia top down di mini interventi elettoralistici ad una Provincia al servizio delle idee e delle proposte dei singoli Comuni, di tutti i Comuni, indipendentemente dalla loro dimensione e dall’esito deli loro risultati elettorali.

In sintesi: occorre riformare il rapporto di Autonomia esistente fra la “finanziaria” Provincia – oggi troppo operativa in casa altrui – e le sue “società operative”, i Comuni, di qualsiasi dimensione essi siano, iniziando dalla Città Capoluogo, la quale, se non altro per il raddoppio giornaliero della sua popolazione a causa dell’arrivo dei lavoratori pendolari, è già di fatto una Città Metropolitana.

In questa sua azione inizialmente Trento potrebbe essere affiancata da due Comuni confinanti: Lavis e Rovereto: Lavis, per quanto concerne il sistema dei trasporti; Rovereto per un accordo circa l’estensione a Trento della auspicata ferrovia Rovereto-Riva del Garda. Solo per fare due esempi molto concreti e attuali.

Riccardo Lucatti, ItaliaViva Trentino

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DAZI USA: “NON CI RESTA CHE PIANGERE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Luglio, 2025 @ 5:37 am

”Vi ricordate quel bel film del 1984 (Benigni-Troisi)? Al passaggio di una frontiera, il dazio da pagare: “Un fiorino”! D’altra parte anche noi qui in Trentino abbiamo avuto i nostri dazi interni, ad esempio fra le valli di Non e di Sole, a Mostizzolo: Du musst du bezahlen, tu devi pagare.

Il modo di reagire a Donaldo ci sarebbe (stato): fare trovare agli USA un soggetto diverso, gli STATI UNITI D’EUROPA, ma già, qui noi abbiamo i nostri capi villaggio sovranisti, i difensori di tante pretese singole “identità” che in realtà coprono la loro smania di “potere personale a prescindere”, capi villaggio sostenuti da un gran numero di non votanti, dalla maggioranza del loro (piccolo) partito rispetto ad una coalizione di altri partiti ancora minori.

Donaldo invita le nostre aziende a trasferirsi negli USA, noi abbiamo il Ministero del Made in Italy … Non so se i dazi resteranno al 30%. Se così fosse avremo un calo dlel’1% del PIL e perderemo 150.000 posti di lavoro: una guerra. Inoltre dovremo ridurre (ulteriormente, n.d.r.) i finanziamenti a scuola e sanità per aumentare il nostro crescente contributo alla NATO per l’acquisto di armi dagli USA per difendere l’Ucraina dall’aggressione di Vladimiro: che se cediamo a Vladimiro sul fronte ucraino, lui – ringalluzzito – aprirà subito altri fronti più a nord …

Usa e getta, mi vien da scrivere, anzi USA e getta via la nostra economia, la nostra identità europea, la nostra storia di oltre 70 anni di pace, quel che ci resta del nostro ruolo internazionale. Cari capi villaggio sovranisti, vi siete chiesti chi ci sta “volendo male”, chi non vuole gli USE – UNITED STATES OF EUROPE- GLI STATI UNITI D’EUROPA? I primi due sono Donaldo e Vladimiro. E allora, cosa aspettiamo a crearli questi USE se non altro spinti dalla necessità, visto che non volete “intelligerne” (capirne) l’opportunità storica?

E qui mi viene bene citare il Manzoni: nei Promessi Sposi (cap. XXVII), il Manzoni attribuisce al personaggio di Don Ferrante questo suo pensiero personale: “Cos’è mai la Storia senza la Politica? Una guida che cammina, cammina, con nessuno dietro che impari la strada, e per conseguenza butta via i suoi passi; come la Politica senza la Storia è uno che cammina senza guida”.

Cosa? Il problema sarebbe il nome? In Italiano, francese, tedesco, inglese, greco, portoghese o altro? Ah, ho capito, avete ragione a volere restare capi villaggio, se è questo che vi sta frenando! Ma vi aiuto volentieri io: io direi USE, in inglese, così Donaldo la capisce subito.

Cosa? Ci vorrebbe un leader capace, credibile? Ma se quelli capaci e credibili sono proprio quelli che voi, mediocri capi villaggio, cercate di eliminare dalla scena politica, via … “Ma mi faccia il piacere” direbbe Totò!

Firmato da me, ITALIAVIVA TRENTINO #ItaliaViva#italiavivatrento#italiavivatrentino

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IL VENTO DELLA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Luglio, 2025 @ 2:31 pm

Quando sono mosso dal vento di uno dei successivi  “strati” della Politica, ad esempio dallo “strato” politico originario, quello  comunale, non posso limitarmi alle cose da fare/non fare nel mio Comune, se non  altro  perchè “Politica non facit saltus”, ovvero esiste una continuità nel pensiero e nell’azione sia in chi vota sia in chi è votato.

In atre parole: io, cittadino comunale, non posso/devo pensare/esprimere idee e progetti che nascono e si sviluppano solo nel Comune, bensì anche quelle/i che riguardano il futuro del mio Comune quale conseguenza della Politica degli “strati” successivi: Provincia, Stato, UE.

Ecco quindi che il “vento” politico che fa avanzare la “navicella del mio ingegno di elettore pensante” non è una brezza locale, bensì un vento barico che viene da lontano (la storia del passato) e che soprattutto mi spingerà lontano: alle prossime elezioni provinciali, statali, europee.

Buon vento e buona Politica a tutti e a tutte!

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