LA “SCALA” NECESSARIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Gennaio, 2024 @ 6:12 pm


Ogni carta geografica ha la sua scala, cioè il rapporto con le misure reali del territorio.
Anche gli schermi dei radar hanno una loro scala: si può scegliere di vedere ciò che è intercettato dallo strumento a 1, 2, 3 etc. 100m/1000 m di distanza, ovviamente entro il limite massimo della sua portata.

Anche la politica ha scale diverse: comunale, provinciale, regionale, statale, europea. Sta a noi sincronizzare la nostra capacità intellettiva sulla scala che ci serve. Al momento, quella strategica (= indispensabile e insostituibile) è la scala europea. Infatti, se non siano in gradi di vedere, capire e intervenire sulla scala europea attraverso la partecipazione ad una UE POLITICA, rimarremo come una navicella senza governo in un oceano di continenti in tempesta.

Lo dimostra già adesso l’azione dei corsari nel Mar Rosso, i quali lasciano navigare indenni solo le navi di due paesi, generando per l’UE un forte aumento di costi su moltissime forniture, creando un ingiusto, enorme vantaggio competitivo per le meci trasportate dalle navi di quei due paesi.

La risposta che alcuni (non tutti!) paesi dell’UE stanno dando è militare: purtroppo non è non può essere politica, perché l’UE non è (ancora) una unione politica: manca cioè una visione ed una reazione sulla giusta scala, quella politica.

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MANCA UNA REAZIONE POLITICA EUROPEA ALLA PIRATERIA SELETTIVA NEL MAR ROSSO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Gennaio, 2024 @ 8:31 am

Quando qualcuno, pirata o meno, si metteva a pirateggiare selettivamente su mandato di un particolare stato, era definito “corsaro”. Ecco che i pirati del Mar Rosso in realtà sono corsari al servizio di chi … di chi è sicuro che le proprie navi non saranno attaccate!

I fatti notevoli sono due: il primo, grave: l’azione di quei corsari; il secondo, gravjssimo: la mancanza di una risposta politica al primo fatto da parte di una UE non ancora politica.

Infatti questa moderna guerra corsara avvantaggia notevolmente il commercio delle merci prodotte in certi paesi e trasportate sulle navi “esenti” rispetto alle merci che devono seguire la rotta del capo di Buona Speranza: 12 giorni in più di navigazione!

Mi auguro che quando i cittadini europei vedranno quanto incidono questi maggiori costi sul loro portafoglio, il prossimo giugno vadano tutti a votare alle prossime elezioni europee, e votino i partiti e le persone che – come ITALIA VIVA -IL CENTRO – RENEW EUROPE  e MATTEO RENZI si battono per la creazione di una UE Politica, la quale, ad esempio, per le navi esentate dagli attacchi corsari, potrebbe stabilire in tutti i porti degli Stati Uniti d’Europa tariffe portuali  molto più gravose di quelle riservate alle navi non-esenti. Solo per cercare di fare un esempio.

La nostra bandiera sconfiggerà la loro!

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CICLOTURISMO E CICLO ESCURSIONISMO TRENTINO:LA NUOVA CABINOVIA TRENTO-MONTE BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Gennaio, 2024 @ 7:28 am

La TV ha recentemente ritrasmesso due documentari “nella bellezza” sul fenomeno ciclo turistico toscano de L’Eroica e sul circuito cicloturistico bolognese BOMBA-Bologna Montana Bike Area, evidenziando il forte sviluppo che le due iniziative stanno dando alle economie locali in tutte le quattro stagioni e citando inoltre i molti miliardi di euro di fatturato che questo nuovo turismo genera in tutto il paese.
Sullo stesso tema i nostri quotidiani locali trentini spesso riportano le numerose, (ma purtroppo ancora separate!) iniziative che alcune nostre località turistiche stanno assumendo in materia.

Al che insisto sulla funzione strategica che avrà la nuova CABINOVIA TRENTO-MONTE BONDONE, quale innesco di un progetto provinciale “sistemico”, mirato alla realizzazione del TRENTINO BIKE SAFARI, sull’esempio del TIROL BIKE SAFARI che in Austria ha messo in rete numerosi impianti di risalita per complessivi 700 km di ciclo discese. Il progetto che potrebbe essere esteso all’Alto Adige per la realizzazione del TRENTINO SUD TIROLO BIKE SAFARI.

In altre parole: occorre organizzare e mettere in rete due sistemi: quello delle ciclabili di fondo valle e quello delle ciclabili “in discesa”, creando e vendendo un NUOVO PRODOTTO TURISTICO, IL DISLIVELLO, venduto anche nelle stagioni non ancora sature di turismo e cioè la PRIMAVERA e AUTUNNO, controbilanciando inoltre, soprattutto per le stazioni sciistiche di altitudine non molto elevata, la crescente carenza di neve.

La nuova cabinovia Trento-Monte Bondone innanzi tutto realizzerà un primo importante “anello”, il circuito Trento/Rovereto – Valle dei Laghi – Altogarda nelle due direzioni, anche in previsione di captare i sempre più numerosi cicloturisti del Lago di Garda.In sintesi: si tratta di pensare ed operare per sistemi di area e di captare i forti segnali di cambiamento che il turismo sta subendo, ad esempio verso il ciclo-turismo, soprattutto con l’avvento delle biciclette a pedalata assistita (le cosiddette e-bike) che si stanno sviluppando presso utenza di tutte le età e in particolare sono sempre di più utilizzate anche turisti sempre meno giovani (la popolazione sta invecchiando!) ma dotati di maggiori mezzi finanziari di spesa.

Quanto alla regolamentazione dell’uso delle biciclette in montagna, si vedano i Quaderni di Ciclo-turismo e di ciclo-Escursionismo editi dal CAI centrale, reperibili in internet: secondo il CAI infatti la materia non va nè vietata nè ignorata, bensì regolamentata.

Dice … ma pare che ci sia difficoltà a reperire la parte di finanziamento ancora necassaria alla realizzazione dell’impianto, perchè soprattutto all’inizio la cabinovia potrebbe avere una perdita di bilancio.

Rispondo: basta farla realizzare da una SpA comunale pluriservizi che comprenda anche attività oggi in forte utile (farmacie e parcheggi) recuperando risorse finanziarie a valere sulle forti somme che oggi le due rispettive società versano (inutilmente!) all’erario a titolo di imposta sull’utile.

F.to: Riccardo Lucatti, Tavolo di Lavoro Economia e Finanza mista Italia Viva Trentino (sciatore e ciclista).

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PRIVATIZZARE (BENE O MALE) UNA SPA O VENDERE LE AZIONI DI SPA ITALIANE ALL’ESTERO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Gennaio, 2024 @ 5:04 pm

Le parole sono pietre, scriveva Don Lorenzo Milani. E allora usiamole con precisione.

Privatizzare in inglese si dice “to go public”, ovvero aprire il capitale sociale di una SpA alla moltitudine del pubblico degli azionisti privati, ovvero quotare in borsa una società: esattamente il contrario di quello che potrebbe sembrare a seguito di una errata traduzione nella nostra lingua, e cioè far sì che una SpA diventi pubblica.

Purtroppo nella Borsa Valori italiana non vi è una moltitudine di società e quindi nemmeno una moltitudine di azionisti. Forse anche per questo che il termine “privatizzare” ha assunto soprattutto un altro significato e cioè la vendita di una SpA pubblica ai privati, ma non alla moltitudine dei possibili azionisti privati, bensì soprattutto ad alcuni imprenditori privati soprattutto se amici di chi vende.

Questa è stata la “privatizzazione” in Russia e questa avverrà in un grande paese del Sud America, paesi nei quali rispettivamente si è creata e si sta creando la classe dei grandi oligarchi (per la Russia, qualcuno ha calcolato il patrimonio privato di Putin, valutandolo circa la metà della somma del patrimonio di tutti gli oligarchi russi).

Un significato che il termine non ha mai assunto e che a mio avviso non deve mai assumere è la vendita delle azioni di una Spa pubblica a soggetti dell’estero.

In sintesi, si deve essere
– contrari alla vendita di azioni di importanti SpA pubbliche a soggetti esteri;
– contrari alle privatizzazioni stile Russia;
– favorevoli alle privatizzazioni all’inglese.

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IL LAVORO MATTEO RENZI IN FAVORE DELLA POVERTÀ NEL MONDO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Gennaio, 2024 @ 4:12 pm

(ATTENZIONE! QUESTO E’ UN LP, LONG POST! SIETE AVVISATI)

Tra le molte leggi andate in Gazzetta Ufficiale fatte nei mille giorni dal governo più riformista della storia repubblicana non è quasi mai elencata la riforma della cooperazione internazionale.

Cosa che ho seguito da decenni. Trattasi della legge n. 125 del 29 agosto 2014 istituita a quasi trent’anni anni dalla vecchia L. 49/87.

Con questa nuova legge venne finalmente istituita la ‘governance’, ovvero  

l’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo (Aics). Il Ministero MAE non si chiama più Ministero Affari Esteri ma MAECI Ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Quest’ultima diventa, quindi, “parte integrante e qualificante della politica estera”.

Al Ministero spettano le linee guida politiche mentre all’Aics spetta la gestione dei fondi e la valutazione dei progetti, portando quest’ultimi al di fuori della sfera politica, iniziativa molto previdente in tempi di populismo dilagante, ove si promette nelle sedi internazionali e si chiudono i cordoni in quelle statali.

 Obiettivi della nuova legge sono:

  •  sradicare la povertà e ridurre le disuguaglianze
  • migliorare le condizioni di vita delle popolazioni e promuovere uno sviluppo sostenibile;
  • tutelare e affermare i diritti umani, la dignità dell’individuo, l’uguaglianza di genere, le pari opportunità e i principi di democrazia e dello Stato di diritto;
  • prevenire i conflitti, sostenere i processi di pacificazione, di riconciliazione, di stabilizzazione post-conflitto, di consolidamento e rafforzamento delle istituzioni democratiche.

A rileggere gli obiettivi sembra scritta oggi in quanto rafforza, e non poco, la “diplomazia dal basso” alias “diplomazia popolare”.

A tal proposito, dopo quattro anni di latitanza, è appena uscito un bando di 180 milioni di Euro per le OSC (Organizzazioni di società civile) e di 60 milioni per gli Enti Locali (cooperazione decentrata).

Se non vi fosse stato il governo Renzi dubito fortemente che ora vi sarebbero queste risorse a bando, ma è difficile spiegare tutto ciò al mondo del terzo settore che spesso (e fortunatamente non sempre) non ha idea di quanto lavoro vi sia dietro ad ogni riforma in un paese come il nostro che ha messo al bando il riformismo.

Io abito in Trentino che era uno dei territori più generosi in cooperazione internazionale alla quale destinala lo 0,25% del bilancio provinciale, per importanti progetti di cooperazione comunitaria.

Visto l’avanzare del populismo e del sovranismo anche nelle nostre terre avrei voluto un’Agenzia come quella statale (Aics) ma ho trovato poco ascolto sia dal pubblico che da molte associazioni ed organizzazioni di società civile più intente a farsi benvolere dall’assessore di turno anziché di rivendicare una storia, dei legami oltrefrontiera, un percorso (gli obiettivi del millennio) e infine anche un traguardo finanziario (lo 0,7% del bilancio) al fine di consolidare importanti partenariati. Niente da fare. E’ arrivata la Lega & C. che con orgoglio spazzò via tutto l’esistente. Il loro slogan “aiutiamoli a casa loro” è stato solo un elemento di distrazione di massa, anzi: delle masse ed è valso ancor più del “me ne frego” di triste memoria  a suo tempo combattuto dal “I care of ”, io mi prendo cura di –,  firmato Don Lorenzo Milani.

Sono rimasti in vita solo pochissimi progetti per lo più di emergenza e qualche partenariato in capo all’Assessorato.

Torniamo al nazionale. Tra le attività riconosciute dalla legge 125 ci sono ora:

  • il commercio equo e solidale;
  • la finanza etica e il microcredito;
  • lo sviluppo di relazioni tra comunità di immigrati e paesi di origine finalizzate alla cooperazione e al sostegno allo sviluppo.

Al di là delle chiacchiere convegnistiche (credo di esser stato nel decennio precedente uno dei maggiori promotori di convegni ed incontri pubblici a riguardo a livello nazionale) gli anni del governo Renzi videro una crescita costante dei fondi destinati alla cooperazione internazionale:

2014 (0,19%) –  2015 (0,22%) –  2016 (0,27%) – impostando il trend anche per il 2017 (0,30%).

Un’ascesa che s’è poi interrotta con le sue dimissioni da premier post referendum di riforma costituzionale. Notai allora con rammarico che molti attori, anche autorevoli, della cooperazione internazionale con i quali avevamo discusso ed elaborato i documenti che portarono alla L. 125/2014 seguirono la vulgata nazional popolare dell’anti renzismo credendo, peraltro, che vi fosse del dolo da parte dei familiari dell’ex premier. Alcuni di essi avevano anche partecipato alla Leopolda e appena scattarono le indagini anche su questa presero subito le distanze. Sto parlando di persone che ritenevo preparate, presidenti di ONG e non certo sprovveduti. Dopo 3 decenni (30 anni) di chiacchiere e promesse finalmente avevamo una legge alla quale, con tutte le mediazioni, avevamo contribuito assieme alla redazione. Mi consolava avere amici dell’Arcigay ai quali confidavo tutto il mio rammarico per l’irriconoscenza tipica dei voltagabbana. Loro sorrisero. In particolare Ivan Scalfarotto che riconobbe nello scout di Firenze la volontà di portare in Gazzetta Ufficiale la legge sui diritti civili con settori della chiesa cattolica più conservatori in piazza con i cartelli “ce lo ricorderemo”. E mi spiegarono che è spesso così. Il riformismo, in verità, ha smantellato un castello di chiacchiere convegnistiche sulle quali campano molte organizzazioni. Avendo anch’io, come Matteo Renzi, una splendida nipotina con la sindrome di down mi sono confrontato anche con alcune associazioni che accompagnano la disabilità e che avevano apprezzato la legge “dopo di noi” o quella sull’ “autismo” e verificai che quasi nessuno, in verità, sapeva chi avesse avuto la volontà politica, chi fosse l’artefice, chi ebbe il coraggio di mettere in agenda leggi che tutelano gli ultimi, i più deboli. L’antipolitica la faceva da padrona e tutti coloro che avevano molto lavorato per “sradicare la povertà” (slogan di molti dei miei convegni) veniva assimilato ai peggiori, ai saltinbanco, a chi non ha la più pallida idea di cosa significhi stare dentro le contraddizioni e i compromessi per arrivare alla Gazzetta Ufficiale. Il coraggio di Renzi non l’ho riscontrato, per esempio, in Paolo Gentiloni (con tutto il rispetto per un politico che stimo) che avrebbe avuto anche lui la maggioranza per far approvare in tempi brevi almeno uno ius tra i tanti: Ius Soli, Ius Sanguinis, Ius Scholae o Ius Culturae. Ma nulla. Ormai l’estrema sx assieme alle dx avevano convinto da tempo il paese che avevamo proprio bisogno di due camere parlamentari e che non potevamo di certo fare a meno del CNEL. A proposito, se passava il SI, vi sarebbe stato mezzo miliardo di euro in più all’anno per i più poveri i quali sembrano ora votare compatti per l’estrema destra.

FABIO PIPINATO – ITALIA VIVA – IL CENTRO – RENEW EUROPE

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LA VENDITA DI AZIONI ENI ALL’ESTERO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Gennaio, 2024 @ 7:40 am

A chi le ha contestato questa vendita, la Presidente del Consiglio ha risposto che non prende lezioni da chi ha venduto la Fiat alla Francia.
Questa sua risposta le è stata a sua volta contestata in quanto un fatto è la vendita a soggetti esteri da parte di un azionista privato delle azioni di una sua SpA privata, ben altra cosa è la vendita all’estero da parte del governo di azioni di una grande e redditizia società pubblica. Chiarito ciò, mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori alcune sottolineature:

– il  metodo delle risposte con frasi ad effetto è indice del non volere entrare nel merito del problema;
– il fatto che nel momento in cui bisogna aumentare la disponibilità finanziaria pubblica, si operi al contrario, riducendo la portata di una importante sorgente finanziaria nazionale;
– che non sia stata esaminata la possibilità di attrarre volontariamente verso il nostro settore pubblico la ricca finanza privata italiana ed estera con l’emissione di TITOLI IRREDIMIBILI RENDITA (non di debito in quanto espressamente escludenti il diritto al loro riscatto, bensì semplicemente eventualmente e liberamente riacquistabili in Borsa dal Tesoro.) Nel 2020 una grande banca italiana emise 1,5 miliardi di propri titoli irredimibili ricevendo richieste di acquisto per ben 6 miliardi: e gli irredimibili emessi dal Tesoro sarebbero tassati alla metà!
– l’apertura del capitale sociale delle nostre maggiori SpA pubbliche contrasta con il conclamato patriottismo di chi l’ha decisa anche perché apre la strada a successive scalate azionarie;
– sorge una domanda: questa impellente necessità di nuove coperture finanziarie deriva forse dal fabbisogno finanziario necessario per attivare l’Autonomia Differenziata?  Se così fosse vi sarebbe la tentazione di allungare la fila di decisioni di spesa quantO meno discutibili, dopo il reddito di Cittadinanza e il 110%.

Riccardo Lucatti – ITALIA VIVA – IL CENTRO – RENEW EUROPE

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SOSTIENE GIORGIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Gennaio, 2024 @ 6:53 am

“Vendo una quota dell’ENI all’estero e non prendo lezioni da chi ha venduto la Fiat alla Francia”.

A parte che non stai vendendo azioni private ma “di tutti”, cioè del pubblico dei cittadini, i problemi maggiori sono altri:

– il tuo metodo delle frasi ad effetto che è segno di non volere entrare nel merito del problema;
– il fatto (anzi, il fattaccio) che nel momento in cui bisogna aumentare la disponibilità finanziaria pubblica, tu riduci la portata di alcune sorgenti finanziarie;
– non ti è passato manco pa capa di attrarre volontariamente verso il nostro settore pubblico la ricca finanza privata italiana ed estera con l’emissione di TITOLI IRREDIMIBILI RENDITA (non di debito in quanto escludenti il diritto al loro riscatto ad nutum, bensì semplicemente eventualmente e liberamente riacquistabili dal Tesoro in Borsa);
– la contraddizione del tuo “patriottismo”, nell’aprire la strada alla scalata estera alle nostre società migliori;
– il trucco c’è e si vede: vuoi finanziare a tutti i costi l’Autonomia Differenziata per conquistare una ad una tutte le regioni, tutti i posti di potere anche se ciò impoverisce il Paese che tu stai portando a diventare come un paese sud americano, con i tuoi amici e parenti sempre più ricchi ed una popolazione sempre più povera.

Comunque, se mi sbaglio mi corigerete!

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QUOTIDIANO ilT – TRENTO, 24 Gennaio 2024

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Gennaio, 2024 @ 6:16 am

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VENDITE DI SPA ALL’ESTERO: SCRIVE MATTEO RENZI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Gennaio, 2024 @ 9:20 am

Inizia

“Ieri la Presidente del Consiglio ha attaccato John Elkann per “aver venduto la FIAT ai francesi” e poi Repubblica dicendo che il quotidiano di Maurizio Molinari non ha diritto di criticare le privatizzazioni che ha in testa la Meloni perché la proprietà di Repubblica è in mano a Elkann.Abbiamo registrato l’ovazione da parte di chi non ha mai amato la Fiat, la famiglia Agnelli, Villar Perosa, la Juve e il dominio sabaudo, ma ciò che ha detto la premier è gravissimo. Nessuna antipatia verso la proprietà di Stellantis può giustificare una sgrammaticatura così volgare e insidiosa. In Italia la libertà di iniziativa economica è costituzionalmente garantita.

“L’ho detta grossa?”

.

SE IO DECIDO DI VENDERE UNA MIA PROPRIETÀ IL PREMIER NON HA DIRITTO DI METTERE IN DISCUSSIONE LA MIA SCELTA. MENTRE SE IL PREMIER DECIDE DI VENDERE UN BENE PUBBLICO QUALE LE QUOTE DI ENI CHIUNQUE HA IL DIRITTO DI CRITICARE. ANCHE E SOPRATTUTTO UN QUOTIDIANO CHE ILLUSTRA UNALEGITTIMA POSIZIONE DI DISSENSO RISPETTO AL GOVERNO.

.

Direi proprio di si …”

.

È l’ABC della democrazia. Ieri la Meloni ha ferito la libertà di stampa ma anche la libertà d’impresa. E lo ha fatto come ritorsione a una critica. John Elkann può stare simpatico o meno. Ma i liberali alle vongole che oggi lo attaccano dovrebbero rendersi conto della gravità della posizione di Giorgia Meloni, una Influencer sempre più nervosa, sempre più restia a tollerare il dissenso”.

Finisce

Mi permetto di aggiungere: la PCM ha l’AUTORITA’ che le hanno consegnato le elezioni. Purtroppo non ha anche AUTOREVOLEZZA, che è una “cosa” che uno deve avere di suo oppure non c’è nulla da fare. L’AUTOREVOLEZZA deriva dalla CREDIBILITA’ che a sua volta deriva dalla propria STORIA e CULTURA (in questo caso democratica, liberale, economica, finanziaria, etc.).

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QUO VADIS UE?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Gennaio, 2024 @ 7:53 am

DALL’ETA’ DEI COMUNI A QUELLA DEGLI STATI NAZIONALI A QUELLA DEI CONTINENTI: IL PERCORSO E’ UNICO.

In politica, io sono solo una piccola goccia che cerca di informarsi, di riflettere e che si sforza di aprire un confronto di idee anche attraverso questi contatti FB.

L’invito che mi permetto di rivolgere a tutte e a tutti coloro che leggono queste mie “sudate carte” elettroniche, è di non sottovalutare l’importanza delle prossime elezioni, le ELEZIONI EUROPEE del giugno 2024.

In quella tornata si deciderà se avviare o meno il percorso verso una UE POLITICA, cioè verso quell’unità che ha sempre portato le popolazioni a riunirsi: in Comuni, in Stati, in Continenti.

.

Oggi i processi e le rivo-evoluzioni in corso sono a livello intercontinentale: anche noi Europeri dobbiamo essere soggetti e non oggetto di questi mutamenti..

Alle Europee del giugno 2024 votiamo per le persone e per i partiti che operano per una UE POLITICA!

Firmato da me, aderente a ITALIA VIVA – IL CENTRO – RENEW EUROPE.

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