LA CORSA AL FREDDO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Luglio, 2025 @ 6:17 am

Così in prima pagina oggi il “mio” quotidiano locale ilT: chi può installa un condizionatore, da €1.00,00 in su, oltre l’aumento della bolletta della “luce”.
Ma non tutti possono.
Al riguardo, Trento ha aria fresca per tutti: Trento, città “con” la sua montagna, il Monte Bondone, sul quale tutti potranno salire con la progettata nuova cabinovia per una salutare rinfrescata senza intasare l’atmosfera con il traffico di auto e bus.
L’infrastruttura è contestata da alcuni: i “vecchi” amanti della montagna; gli ambientalisti; economisti con visioni di breve periodo.
Io ho 18 anni “alla reversa” cioè 81; sono un “vecchio” alpinista dolomitico; vado in bici e non in moto; ho gareggiato nel Garda Trentino per 25 anni in barche a vela e non a motore; ho lavorato una vita come capo azienda e/o capo progetto. e non come semplice impiegato.
Mi permetto di dire la mia e riporto qui la mia lettera inviata al succitato quotidiano.

“Una nuova Bikeregione
A pagina 26 de ilT dell’11 luglio 2025 leggo che si pensa di ripristinare il trenino Rovereto-Riva del Garda: bene. Tuttavia penso che il Trentino dovrebbe “mettere in rete la rete” dei suoi attuali ed ex trenini su un centro: Trento. Sto parlando dei seguenti tre sistemi:
Trento – quasi fino al Passo del Tonale (esistente);
Trento – Venezia (esistente);
Trento – Rovereto – Riva del Garda (da realizzare).
Si creerebbe una rete “mini ferroviaria” analoga a quella del ciclo turismo che sorgerà quando sarà realizzata la CABINOVIA TRENTO-MONTE BONDONE e quando sarà completata la pista ciclabile che da Trento sale a “Colle” Pergine (“colle” perché da Pergine si potrà scendere non solo a Bassano del Grappa ma anche a Trento). Rete cicloturistica che potrebbe estendersi all’Alto Adige, creando un sistema analogo al circuito austriaco Tirol Bike Safari che da anni ha messo in rete ben 750 km di ciclo discese.
E si sa, lo sviluppo delle tratte ferroviarie locali va di pari passo con la crescente crescita del cicloturismo e viceversa, a vantaggio del turismo e del suo indotto nelle due province, con Trento e Bolzano capitali di una nuova Bikeregione.
Da chi potrebbe partire l’iniziativa? Da Trento, ad esempio.
Riccardo Lucatti – cicloturista, Trento”.
(Responsabile del Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia Mista ITALIA VIVA TRENTINO)

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UNA NUOVA BIKEREGIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Luglio, 2025 @ 8:09 am

A pagina 26 de ilT dell’11 luglio 2025 leggo che si pensa di ripristinare il trenino Rovereto-Riva del Garda: bene. Tuttavia penso che il Trentino dovrebbe “mettere in rete la rete” dei suoi attuali ed ex trenini su un centro: Trento. Sto parlando dei seguenti tre sistemi:

– Trento – quasi fino al Passo del Tonale (esistente);
– Trento – Venezia (esistente);
– Trento – Rovereto – Riva del Garda (da realizzare).

Si creerebbe una rete “mini ferroviaria” analoga a quella del ciclo turismo che sorgerà quando sarà realizzata la cabinovia Trento-Monte Bondone e quando sarà completata la pista ciclabile che da Trento sale a “Colle” Pergine (“colle” perché da Pergine si potrà scendere non solo a Bassano del Grappa ma anche a Trento). Rete cicloturistica che potrebbe estendersi a livello bi-provinciale sull’esempio del circuito austriaco Tirol Bike Safari che da anni ha messo in rete ben 750 km di ciclo discese.
E si sa, lo sviluppo delle tratte ferroviarie locali va di pari passo con la crescente crescita del cicloturismo e viceversa. A vantaggio del turismo e del suo indotto dell’intera regione Trentino Alto Adige. Con Trento e Bolzano capitali di una nova Bikeregione.
Da chi potrebbe partire l’iniziativa? Ad esempio da Trento.

Riccardo Lucatti – ITALIA VIVA, cicloturista, Trento.



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LA NECESSARIA RIFORMA DELL’AUTONOMIA SPECIALE AMMINISTRATIVA IN TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Luglio, 2025 @ 4:49 am

Il primo a parlarne (per la sua Provincia) era stato il Presidente dell’Alto Adige Luis Durnwalder, promuovendo l’idea di una “Autonomia dinamica”, tale in quanto costantemente adattata alle mutevoli condizioni sociali, economiche, politiche. Il terreno di intervento al quale Durnwalder faceva riferimento era il rapporto fra la sua provincia e Roma.

Da Roma tuttavia pare che possa essere innescato un dinamismo ben diverso, quello dell’Autonomia Differenziata, che però non è oggetto di questo mio intervento.

Infatti in questa sede io mi rifaccio alla necessità di un dinamismo rispetto ad un terreno nostrano, quello del rapporto fra la nostra Provincia Autonoma e la nostra Città Capoluogo, città di fatto “metropolitana” ma paradossalmente molto meo autonoma, nel senso che in molte occasioni il potere – mantenuto in capo alla Provincia – è separato dalla responsabilità degli effetti del suo esercizio, che viene lasciata ricadere su di essa e sul suo sindaco.

Inizio prendendo lo spunto dal “terreno” cittadino in senso non figurato: mi riferisco ad ampie aree all’interno del perimetro comunale: quelle agricole utilizzate dalla provincia per i noti concertoni-generatori-di-rilevanti-perdite-economiche-pubbliche; alle aree ex militari inutilizzate da anni e che la Provincia non si attiva a che siano utilizzate da una positiva politica comunale.

Vi sono poi altri “terreni”, questa volta figurati, rispetto ai quali si tiene purtroppo ancora separato il potere dalla responsabilità: il “terreno umano” della concentrazione su Trento da parte della Provincia di tutti gli immigrati prima sparsi sull’intero ambito provinciale, il che ha fatto diminuire il senso di sicurezza cittadino, la cui responsabilità viene ingiustamente lasciata “scivolare” sul Comune, mentre la competenza per la sicurezza spetta istituzionalmente al Ministero degli Interni ed alla stressa Provincia, ma tant’è …

Ancora … la paradossale restituzione a Roma (!)  delle risorse finanziarie già arrivate in Provincia e destinate al pagamento degli stipendi ad insegnanti trentini che insegnassero la nostra lingua agli immigrati; la gestione da parte della Provincia delle case ITEA, soprattutto di quelle esistenti nel territorio comunale della Città Capoluogo, alcune delle quali – senza consultare le Circoscrizioni interessate e lo stesso Comune – la Provincia ha assegnato ad alcuni immigrati, ponendo le basi per una violenta protesta da parte di cittadini in lista di attesa da anni e innescando un ingiusto sentimento di rigetto verso l’intera categoria di quelle persone, scatenando una guerra fra gli ultimi e i penultimi.

Potrei citare altri casi ma preferisco venire alla conclusione: la Provincia sta operando troppo come “finanziaria operativa” rispetto alla sua maggiore “società partecipata”, la Città Capoluogo, assumendo decisioni che potrebbero/e dovrebbero essere assunte da quel Comune, mantenendo in capo a se stessa il potere separato dalla responsabilità che invece viene lasciata scivolare sul Capoluogo: ecco il Rapporto di Autonomia che occorre riformare.

Il che farebbe guadagnare tempo e attenzione alla stessa Provincia la quale potrebbe dedicarsi più attivamente ai grandi problemi dei rapporti con Roma e – ad esempio – cercare di mantenere in capo all’attuale gestore locale la concessione della nostra autostrada del Brennero A22, assegnazione che invece sembrerebbe a rischio.

L’auspicata riforma del rapporto di autonomia fra la Provincia e la Città Capoluogo, ha effetti anche sulle altre città (nei cui confronti la riforma sarebbe sulla traccia – anche se un po’ diversa – di quella della città capoluogo) e sui tanti piccoli paesi del territorio provinciale.
Su questi piccoli comuni infatti oggi vediamo interventi provinciali a pioggia diffusa e/o interventi specifici acchiappavoti. Ciascun sindaco da parte sua verifica innanzi tutto l’omogeneità politica dell’elettorato locale con chi in Provincia ha il potere di decidere (“finanziare”) e si muove di conseguenza, andando a chiedere il finanziamento necessario con un atteggiamento che l’antica saggezza popolare descrive “con il cappello in mano”.
E invece l’era del “cappello in mano” deve finire. Come? Io mi permetto di ipotizzare che si adotti un altro sistema: infatti, spesso, dai neoeletti a capo di enti importanti (grandi città, regioni) si sente dire: “Io sarò il Sindaco, il Presidente di tutti”. Ed allora adottiamo questo modus operandi, invitando i sindaci di ogni piccolo comune a proporre alla Provincia gli interventi da effettuare, sulla base di pre-progetti di larga massima. Sarà compito della Provincia fornire ai Comuni assistenza già nella redazione dei pre progetti e quindi stabilire motivatamente le priorità.

Sotto un aspetto “mentale” ciascun sindaco deve essere cosciente che se non può realizzare direttamente grandi interventi (“grandi” rispetto alle dimensioni del suo paese), può e anzi deve essere progettualmente propositivo.

In tale prospettiva, l’auspicata azione del Sindaco della Città capoluogo mirata a riformare il rapporto della sua città con la Provincia, sarebbe utile e giovevole anche a tutti i suoi colleghi Sindaci dei molti piccoli paesi del territorio provinciale.

Riccardo Lucatti, Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia mista ITALIAVIVA TRENTINO

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QUEL RAMO DEL LAGO DI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Luglio, 2025 @ 12:05 pm

Quel ramo del lago di Garda che volge a settentrione tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto a ristringersi e a prender corso e figura dal fiume Sarca, tra il Monte Stivo  a destra e il monte Brione dall’altra parte; e il ponte che ivi congiunge Torbole e Arco  a Riva del Garda par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione e segni il punto in cui il lago cessa e il Sarca vi si getta. Le sponde del lago sono attraversate da molte stradicciole che risalgono le montagne. Per una di queste stradicciole, la mattina del 7 luglio 2025 pedalava bel bello Riccardo …

Ieri ha piovuto, l’aria è fresca, parto più tardi, alle 08,00. Da Riva del Garda attraverso il paese di Pranzo e in 11 km di salita arrivo agli hotel del Lago di Tenno. Indi traverso a destra e raggiungo l’incantevole borgo storico di Canale di Tenno.

Scendo veloce sulla SS 421 e ad un tornante a destra prendo a sinistra la prima di tre traversate per stradine poderali a mezzacosta: brevi saliscendi ed uno spettacolo verso il lago oltre ogni aspettativa, d’una bellezza che inebria: mi fermo per scattare qualche foto, perché non voglio che quella bellezza resti solo mia.   Le stradine mi riconducono sulla citata SS in località Volta di No. Qui ci sarebbe una ripida ciclabile che porta ad Arco, ma è molto ripida ed io non ho con me il … paracadute, quindi proseguo sulla SS fino a Varone, dove una ciclabile mi conduce in spiaggia. Totale 30 km.

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BICI COLLEGAMENTO NAGO-BUSA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Luglio, 2025 @ 2:30 pm

Premetto la conclusione del ragionamento alla quale – da cicloturista – sono pervenuto: vietare il transito alle bicilette lungo la Maza (v. successivo n.5) e sistemare la pista di cui al n. 4.

Analizziamo il sistema delle possibilità dei cicloturisti di “scendere” oggi nella Busa dell’Altogarda Trentino provenendo dalla Valle dell’Adige-Mori, elencando le singole situazioni, da sinistra a destra, guardando il lago verso sud.

  1. La discesa storica, quella che venne usata nel 1428 dai Veneziani per varare nel  lago le loro galee e dare battaglia ai Rivani alleati dei Milanesi i quali ultimi assediavano Brescia, alleata di Venezia. Troppo ripida, stretta, fondo molto sconnesso. Sconsigliata alle bici.
  2. Pista ciclopedonale con fondo di cemento da Nago alle Busatte-Torbole. Ottimo tracciato ma con pendenze che in un tratto arrivano a superare il 20%. Solo per ciclisti esperti, dotati di ottimi freni.
  3. Strada Provinciale Vecchia Torbole. Pendenza fino al 15%. Fattibile con una avvertenza: la bellezza del paesaggio rischia di distrarre il ciclista e se si tarda a frenare si acquista troppa velocità. Solo per ciclisti molto attenti, dotati di ottimi freni.
  4. Da Nago, tracciato ciclabile fino a Prato Saiano (Arco): suggerita, da sistemare.
  5. Maza, da Nago a Bolognano, pendenza ferroviaria, l’unica percorribile dai TIR, spesso utilizzata – con gravissimo pericolo – anche dai ciclisti: da interdire alle biciclette.

Io propongo il divieto di transito alle biciclette sulla Maza, prima che ci scappi un morto: la strada non è molto larga e fra poco – per di più –  riceverà il traffico della nuova galleria del Passo S. Giovanni: inimmaginabile farci transitare anche le biciclette.

Il problema di potrebbe risolvere con la sistemazione della pista n. 4, la Nago-Prato Saiano la quale non ha pendenze impossibili, in alcune tratte è già cementata, altre tratte sono da sistemare e soprattutto è da fare assistere da un sistema di cartelli indicatori per i suoi accessi da Nago e dalla Busa.

F.to Riccardo Lucatti, cicloturista spesso in zona

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RICONOSCERE LA COMPETENZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Giugno, 2025 @ 5:15 am

FABIO PIPINATO, PRESIDENTE ITALIA VIVA TRENTINO COSI’ SCRIVE SUL QUOTIDIANO ilT DI OGGI:

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“ITALIA SPA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Giugno, 2025 @ 3:18 pm

Lo so, lo so raga che “gubernar non es asfaltar”, ma che volete mai …, dopo un vita passata a capo di Spa, “a me mi” viene sempre da ragionare da quel punto di vista …
Mercati internazionali (i continenti) in evo-ri-in-voluzione? Ed allora se io fossi il Presidente Amministratore Delegato del CDA di Italia SpA dovrei ricercare al più presto le alleanze necessarie a fare raggiungere alla mia SpA una dimensione adeguata, in modo da avere “voce in capitolo”.
Sono sicuro che gli azionisti che mi hanno dato il potere e la responsabilità del ruolo si aspettano questa strategia: e infatti io proporrò loro che alla loro prossima assemblea (elezioni politiche dei cittadini) approvino un sistema di alleanze adeguato ai tempi: gli Stati Uniti d’Europa.

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SONO NATO ALLA DORIA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Giugno, 2025 @ 8:49 am

… il 3 febbraio 1944. I miei genitori erano stati sfollati da Genova Albaro in questa frazioncina collinare dell’entroterra genovese: mamma mi aveva detto che avevo inaugurato quel fonte battesimale.
Pur non essendo uno sfegatato appassionato di calcio, amo guardare le partite “belle” o “importanti”: ad esempio ricordo la finale del mondiale Germania Italia, da noi vinta nel 1982 per 3: 1 se non ricordo male: in tribuna d’onore il Presidente Pertini (“Adesso non ci riprendono più!”): mi trovavo in Germania per studiare quella lingua e gli amici locali mi telefonavano: “Gratuliere”, congratulazioni.

Data la premessa battesimale, mi sono ritrovato sampdoriano.
Da quarant’anni vivo a Trento e inaspettatamente ho scoperto un sampdoriano “locale”, un Amico, una Persona di altissimo valore umano, storico, filosofico, morale, religioso, autore di molti libri, già professore : “dalle elementari all’Università, mi è mancato l’asilo”, afferma Marcello Farina, Don Marcello Farina il quale, da giovane, era un appassionato calciatore.
Marcello, classe 1940, vive in pensione a Balbido (il “Paese Dipinto” per via dei suoi bei murales), nelle Giudicarie Esteriori a 40 km da Trento dove noi spesso “saliamo” per partecipare alla S. Messa celebrata alternativamente estate-inverno nelle due chiesette locali.
La sua casa, ricavata nella vecchia casa contadina di famiglia, è un “museo- biblioteca” che racchiude tesori di vita, storia locale e non, umanità.

Ieri sera la partita “decisiva” della Samp con la Salernitana, a causa delle violenze degli spettatori salernitani è stata interrotta sul 2:0 in nostro favore. La Samp evita meritatamente la retrocessione in serie C., ma lo “spettacolo” non è stato bello.

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SCRIVE GIAN FRANCO PETERLINI IN MEMORIA DI GIULIANO AMATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Giugno, 2025 @ 1:43 pm

In memoria del magistrato Mario Amato (Ricordo personale di Gian Franco Peterlini Ispettore Capo in congedo – 82 anni)

Domani ricorre l’anniversario della morte del magistrato Mario Amato, ucciso vigliaccamente da mani legate all’odio ideologico e alla violenza dell’estremismo nero.

n quegli anni difficili – tra gli anni ’70 e ’80 – ebbi l’onore e la responsabilità di collaborare con lui, come dirigente della squadra di polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Rovereto.

Lo ricordo con profonda stima: un uomo di giustizia sì, ma soprattutto di umanità. Un magistrato che ascoltava, rifletteva, ponderava. Mai freddo, mai distante. Mario Amato credeva nella legge non come strumento di potere, ma di equità. Fu lasciato solo, e questo pesa ancora oggi come un macigno sulla coscienza delle istituzioni. Ma chi ha avuto il privilegio di stargli accanto porta dentro di sé il suo esempio, la sua coerenza, la sua dirittura morale.

Ricordarlo oggi significa anche non dimenticare. Significa ribadire che lo Stato ha bisogno di uomini come lui: preparati, silenziosi, coraggiosi. E significa, nel mio piccolo, onorare un collega, un magistrato, un uomo giusto. Che la memoria non lo lasci mai solo più. E che il suo sacrificio continui a parlare, anche oggi.

Con rispetto e commozione

Gian Franco

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“DUELLO IANESELLI – FUGATTI SULLO STADIO” (quotidiano “ilT” 20 giugno 2025 pag.17)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Giugno, 2025 @ 5:50 am

Nonostante il pesante insuccesso economico dell’area music arena, il Presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti inizia a riprogrammare autonomamente un’ampia area fra le tante altrimenti inutilizzate all’interno dei confini della Città capoluogo, come sono – ad esempio – le aree ex militari. Il Sindaco Ianeselli reclama – giustamente a parer mio – quanto meno la predisposizione di un piano sistemico e condiviso.

Ma procediamo con ordine: chi deve avere l’autonoma competenza per la gestione dei terreni esistenti all’interno dei confini della Città Capoluogo? A mio avviso il Comune stesso, sulla base di una necessaria riforma del rapporto di Autonomia fra la Provincia e la Città Capoluogo. Fatto ciò, bisogna iniziare con una programmazione di ogni singolo sistema e del “sistema dei sistemi” (come reclama il Sindaco Ianeselli); quindi, occorre sviluppare ogni progetto con la tecnica del general management, facendolo gestire da un Capoprogetto despecializzato, scelto sulla base di un funzionigramma e non dell’organigramma comunale o provinciale; ancora, occorre calcolare il fabbisogno finanziario e solo da ultimo provvedere alla sua copertura attraverso la funzione – in questo caso da finanziaria pura – della Provincia.

Non è condivisibile il percorso inverso (sintetizzato nella foto qui sotto), ovvero che chi ha la funzione della raccolta dei fondi dell’Autonomia speciale amministrativa, operi di fatto come una “finanziaria operativa” in sostituzione della maggiore “SpA” dell’area: la Città Capoluogo.
Infatti in tal caso si separerebbe il potere dalla responsabilità.

Riccardo Lucatti – ITALIAVIVA TRENTINO

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