UN ALBERO (NON) CRESCE (PIU’) A CALDONAZZO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Giugno, 2019 @ 3:16 pm

Detto altrimenti: lo so, è solo un albero … ma perché?    (post 3606)


Il titolo di questo post? Semplice: riordinando i miei libri me ne è capitato fra le mani uno …

2012 – Ero sulla spiaggia-prato del Lago di Caldonazzo. Alcuni operai (presumibilmente del Comune) stavano predisponendo una piazzola in cemento per la collocazione delle campane della raccolta differenziata dei rifiuti.

Durante lo scavo “incontrano” una grossa radice di un grande albero che si trova ad un metro dal loro scavo: prendono una sega e la tagliano. Io li avverto che stanno uccidendo la pianta. Mi rispondono male: “La privacy, come ti permetti … etc.”.

2019 – Ripasso da quel prato oggi, 14 giugno: la piazzola è in funzione. L’albero no, è stato segato via alla base. Dice: “Ma tu blogger, sei un “verde”, uno del WWF o altro?” No, amici, io sono solo una persona che cerca di essere attenta a che le cose belle e preziose non vengano distrutte. Ed un albero, anche un solo albero, è un essere bello e prezioso. Non credete? Si vede che per me è “il momento degli alberi” cioè della loro difesa: pochi post fa ho scritto sullo scempio in corso al Lago di Cavedine.

Dai che presto mi passerà e ricomincerò a scrivere della mia bicicletta: Quale? Diciamo della mia “Numero Uno” quella 35 years old and still going strong, alla quale ho dedicato questo sonetto: “Tanto sottile e tanto lesta appare / la bici mia se bene è mantenuta / ch’ogne altra deven tremando muta / e contra non ardisce pedalare. / Ella s’en va sentendosi laudare /  anticamente di tubolar vestuta / e par che sia una bici venuta / sino in Trentin a miracol mostrare. /  Mostrasi sì lucente a chi la mira / che dà per li occhi una dolcezza al core / che ‘ntender non la può chi no la prova: / e par che dalla sua rota si mova / uno spirto soave e di vigore / che va dicendo in lo salir: “Su, tira!”

Cosa? L’ho copiata da quel tale Dante? Ma se non era nemmeno un ciclista!

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HENNING MANKELL E ALTRI LIBRI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Giugno, 2019 @ 5:18 am

Detto altrimenti: MANKELL, ben più che uno scrittore …    (post 3605)

Mankel: libri, teatro, televisione, films … ma soprattutto un uomo che ha vissuto. Nato nel 1948, muore nel 2015 ed ha venduto mille libri per ogni giorno della sua vita. Fate voi il calcolo. L’ho conosciuto grazie alla mia prof senza puntino Maria Lia Guardini la quale, oltre che a guidarci attraverso la lettura ed il commento dei classici (latini e greci), è una sua appassionata fun. Ed io … io che dagli studi scolastici ed ancor più da quanto stiamo rinvangando oggi, io che sono sempre più dell’idea che per capire l’opera di un Autore bisogna conoscere e capire l’Autore, mi sono procurato un libro (anzi, “il” libro) su Mankell. “Mankell (su) Mankell”, scritto dalla giornalista danese Kirsten Jacobsen.

E’ vero che sul comodino avevo ed ho ben altri tre libri “in lavorazione” (cioè in corso di lettura. Essi sono (in ordine di apparizione): “Il Gruppo Buscaglia” di Martino Aichner (Mursia), un regalo dell’amico Alessandro figlio dell’autore; “Congo” di David Van Reybrouck (Feltrinelli), una scoperta prestatami da mio cognato Franco; “Il Regno unito d’Italia” dell’amico Gianluigi De Marchi e di Francesco Femia (Guida Ed.). Ma che volete, questo qui lo avevo ordinato da due settimane in libreria, è arrivato, mi attrae. E poi ho una gran quantità di segnalibri, vorrà dire che alternerò le letture.

Nuvole “Mammatus”, quando l’umidità è davvero elevata

Oggi pomeriggio il tempo è brutto. Brutto nel senso che siccome non veniamo certo da un periodo di siccità (aprile e maggio ha piovuto molto!) un cielo molto nuvoloso può a buona ragione essere definito tale, altrimenti sarebbe “bel tempo, ovvero: finalmente piove!”

Colori, bici,fiori …

E con questo tempo uno che fa? Pulisce la sua bicicletta, cura i suoi fiori e … legge!

Qualche parola su questi libri, nell’ordine. “Il gruppo Buscaglia – Aerosiluranti italiani nella seconda guerra mondiale -. Il pilota Martino l’anno scorso avrebbe compiuto 100 anni! Il figlio, l’amico Alessandro, verrà a intrattenerci una serata al circolo UNUCI Trento sul contributo del padre a quella fase della nostra storia. “Congo”, la storia della sua (tragica) colonizzazione (rectius: sfruttamento coloniale imperialistico) e del suo sviluppo politico sino ai nostri giorni: un libro che dovrebbero leggere tutti coloro che oggi respingono i migranti africani.Il Regno unito d’Italia”, la prima parte è la storia del sud Italia fino alla battaglia del Volturno, che nel libro si immagina persa e non vinta da Garibaldi. La seconda parte – di fantasia – ci narra di una diversa Unità d’Italia che parte dal sud vincitore verso un nord conquistato. Ma veniamo a Mankell.

Ho appena iniziato a leggere questa sorta di biografia, ed ho avvertito il bisogno di trascrivervi alcuni passaggi. Il primo: “Lo sviluppo del mondo procede in maniera enormemente rapida, ma noi oggi scriviamo poesie d’amore migliori di quanto faceva Petrarca? No! L’uomo è nato per la lentezza. La forza della democrazia è proprio il fatto che è lenta. La lentezza ci si addice di più. Eppure nel nostro mondo un leader efficiente è uno che prende decisioni in modo rapido. Gli Africani, invece, definiscono stupido un uomo che decide troppo velocemente” (Firmato Mankell, op. citata pag. 21).

Che ve ne pare? Che dire di quota 100 senza avere predisposto un piano di assunzioni per la sostituzione della massa dei neo pensionati?  O del reddito di cittadinanza senza avere predisposto le strutture di collocamento al lavoro dei beneficiati?

Secondo pensiero di Mankell (op. citata pagg. 22-23): “ … la maggioranza delle persone non si considera parte del panorama politico. Negano di esserlo e questa è una delle più gravi minacce per la democrazia, il fatto che sempre più persone dicano di non sentirsi parte della democrazia”.

Che ve ne pare? Oggi è andato a votare il 50% degli aventi diritto al voto. Chi ha raccolto il 34% di quei voti ha il 17 % rispetto agli aventi diritto e governa con questa “maggioranza”.

Terzo pensiero di Mankell (op, cit. pag. 23): “ … quando ci fu un grande accorpamento dei Comuni … d’un colpo le decisioni venivano allontanate di un centinaio di km dalla zona in cui e per cui esse dovevano essere attuate ..”

Che ve ne pare? Autonomista svedese, non c’è che dire! Evviva Mankell, evviva la nostra Autonomia Amministrativa e  … loss von Rom, lasciatemelo dire!

Il resto alla prossima puntata.

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MINIBOT

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Giugno, 2019 @ 3:26 pm

Detto altrimenti: mini … che però faranno un gran bott …! (post 3604)

“Minibot? Non se ne trova traccia in tutta la mia Commedia! Forse erano all’Inferno e mi sono sfuggiti …”

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Fra un po’ forse saremo “il Bel paese ove il bot suona!” Ma cosa sono questi minibot che rischiano di far fare un gran botto alla finanza pubblica?  Semplice: sono emissioni di BOT a tagli unitari non molto elevati, con i quali pagare i fornitori creditori degli Enti Pubblici. Dice … ma sono un ulteriore aumento del debito pubblico!. A chi solleva questa eccezione si risponde: “Stiamo cercando di porre rimedio ai malanni dei governi precedenti: se non volete i minibot, diteci voi come fare, se siete capaci”.

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Ecco, oggi è la Domenica della Pentecoste, il cinquantesimo giorno dalla Resurrezione di Cristo. Scende su tutti lo Spirito Santo e fa sì che tutti comprendano la lingua altrui. Ma si vede che lo Spirito Santo era distratto, oppure non mi ha trovato in casa visto che io ero finalmente tornato a pedalare con la mia amata bicicletta (dopo la rottura sciistica della spalla del 25 marzo scorso): fatto sta che io il linguaggio del minibot people proprio non lo capisco.

Insomma, possiamo scegliere: o così o così. Be’ … allora se manca la possibilità di scelta non mi sento libero: e dire che il Primo Messaggio dello Spirito Santo era ed è un Messaggio di Libertà: “Capite me, capite voi stessi, capite gli Altri e poi scegliete”. Ma nel nostro caso le scelte sono già state fatte: si chiama “ordine delle priorità da soddisfare a prescindere” (flat tax, pensione quota 100 e paghetta a tutti).

Ma … mi chiedo, la priorità più prioritaria non era la riduzione del debito pubblico e il rilancio degli investimenti? Anche perché fra il promettere (tutto a tutti) e il realizzare c’è di mezzo il mare, anzi, un mare di guai. Guai che si chiamano aumento dello spread, sanzioni dell’UE, riduzione delle pensioni, del welfare, dell’istruzione, della ricerca etc..

Ma sia pur vero che i minibot siano cosa buona e giusta … vediamo un po’, io, imprenditore, ricevo minibot per €200.000,00 a saldo del mio (ormai vecchio!) credito nei confronti dello Stato. Che ne faccio? Vado in banca e me li faccio scontare, pro soluto, s’intende! Sono “garantiti dallo Stato” ecchè, ci mancherebbe altro che le banche non si dovessero fidare! Ed allora ecco un altro inghippo: dopo avere generato un incremento del debito pubblico, i minibot hanno riempito il portafoglio delle banche di (ulteriori) titoli di credito di quello stesso debito. Cioè, lo Stato è debitore verso le banche e se poi non ce la fa più a rimborsarle … be’ vuol dire che le banche se ne faranno una ragione in attesa che si deliberi un (ulteriore) intervento finanziario pubblico in loro favore a ripianamento di quei bad risks, cattivi rischi di cui si sono riempita la pancia.

Minibot, qualcuno ha parlato di “soldi del Monopoli”. A me mi (a me mi) pare invece che siano i soldi del Paese dei Balocchi, quello ove il dolce minibot suona.

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BRAVA, SEN. CONZATTI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Giugno, 2019 @ 4:46 am


Detto altrimenti: cosa vuol dire studiare le carte … (post 3602)

Donatella Conzatti all’evento RESTART sulle disabilità infantili

La mia non è propaganda politica, ma propaganda a favore di un modo di lavorare onesto, impegnato. Roma, il Parlamento, le Commissioni: avete visto alla TV le montagne di fascicoli sui tavoli dei Commissari? Mi sono sempre chiesto: ma loro, i Commissari, le leggono tutte quelle carte?  La maggior parte di loro no, ma qualcuno si. E questo qualcuno ‘sta volta è una qualcuna, la senatrice Donatella Conzatti che ha “scoperto” che all’interno del decreto sblocca cantieri c’era una riga piccola piccola secondo la quale il tesoretto dell’A22 di ben 720 milioni sarebbe passato allo Stato. Semplice, vero? Il fattaccio me ne ricorda un altro, quello dell’inserimento del condono edilizio dell’Isola d’Ischia all’interno del decreto ponte Morandi! Ma si può, dico io, inserire una simile “modifica” con una semplice riga arial 12 all’interno di un decreto così articolato? E allora ben venga il  modo di operare della Sen. Conzatti,  modo che può e deve essere definito “di lavorare seriamente”,  ben diverso dal ruolo di chi si limita ad alzare la manina al momento giusto: a qualunque partito politico appartenga quella manina.

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LO SCEMPIO DEL LAGO DI CAVEDINE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Giugno, 2019 @ 5:56 pm

Inserisco qui, in data 20 ottobre 2019, il mio intervento all’ Assemblea Italia Nostra 19 ottobre 2019 “I laghi artificiali”, a completamento del post del 7 giugno che trovate in coda a questa stessa aggiunta: una sorta di prefazione scritta dopo, cioè una postfazione!

“Buongiorno a tutti gli intervenuti. sono Riccardo Lucatti di Fiab Trento – Amici della Bicicletta, federata con altre 120 associazioni italiane nella FIAB-FEDERAZIONE ITALIANA AMBIENTE E BICICLETTA. Vi ringrazio per avermi ospitato nella vostra assemblea e vi porto i saluti del mio presidente Guglielmo Duman.

Non mi soffermo su considerazioni di carattere generale di politica e di scempio del territorio, aspetti sui quali sono intervenuto da tempo e più volte anche sul mio blog trentoblog.it/riccardolucatti, blog che vi ringrazio se vorrete leggere,  e mi soffermo su 6 aspetti specifici.

  1. Frequento da anni in bici il lago di Cavedine. Sono rimasto esterrefatto nel vedere la trasformazione di un progetto da discarica temporanea a stazione balneare con devastazione della fascia lago demaniale, dietro il pagamento di una ammenda minima (qui sono intervenuto a braccia: “Mi sono sentito derubato di un qualcosa che era anche mio, essendo la fascia lago un’area naturalistica – bene pubblico!).
  2. Sul progetto stazione balneare comunque mi sono chiesto: come saranno smaltite le acque della piscina che conterranno cloro? In una vasca a dispersione? Ma se è ciò che è massimamente vietato dalla legge!
  3. La fascia lago, definita dalla provincia “stato ecologico elevato” è’ stata violentata. Mi chiedo: chi ha seguito e sanzionato la trasformazione del progetto da deposito temporaneo a stazione balneare, nulla ha ritenuto di rilevare circa lo scempio che si stava operando su quella fascia? Siamo sicuramente in ambito penale, e nel nostro ordinamento giuridico l’obbligatorietà dell’azione penale.
  4. Ora pare che dopo avere trasformato quella zona da bosco naturalistico in un’accozzaglia di alberi abbattuti, si stia per operare una seconda trasformazione: si ripulisce il sottobosco livellando il terreno intorno agli alberi risparmiati dalle ruspe, sino a creare un bel “paesaggio”: in realtà si sta sostituendo arbitrariamente e illegalmente un’area naturalistica con un’area “paesaggistica”, cioè con un’opera dell’uomo (n.d.r.: qui ho spiegato a braccia che utilizzo il termine “paesaggio” con riferimento all’etimologia del termine, il paese, cioè a qualcosa costruito dall’uomo).
  5. Quali gravi rischi correremo noi ciclisti con il maggior traffico sull’unica strada di accesso, già oggi molto pericolosa?
  6. L’amico Claudio Bassetti si chiede “che mondo vogliamo?” Io mi pongo un’altra domanda: “quale legge vogliamo? Una legge solo legittimamente emanata oppure una legge anche sostanzialmente rispettata, cioè sostanzialmente efficace?”

Vi ringrazio per l’attenzione e vi aspetto tutti già’ oggi pomeriggio al nostro stand FIAB all’interno della fiera Fa’ la cosa giusta, così’ come mi permetto di invitarvi a visitare il sito di FIAB Trento.

Aggiungo: in parallelo, sul lato opposto del lago, la Forestale sta realizzando una strada larga fino a 4-5 metri in sostituzione dell’attuale sentiero (largo 30 cm!), perchè così “se il bosco prende fuoco, possiamo passare con i mezzi antincendio!” Ma gli incendi sono al 90 % dolosi o colposi e più gente attrai dentro il bosco, più aumenta il rischio di incendio.

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A pensar male si fa peccato ma si indovina

Inoltre … nell’intenzione incoffessata di taluno questa strada dovrà essere una pista ciclabile per evitare la futura protesta dei ciclisti che rischieranno di essere investiti dal grande traffico generato dallo strabilimento balneare sull’altra sponda: solo che i violatori del bosco non lo possono dire. Tuttavia, poichè poi le spese di gestione delle ciclebili ricadono sui Comuni, il Comune di Drò (Sindaco Sen. Fravezzi) ha messo le mani avanti ed ha scritto che non si farà carico dei costi di una nuova ciclabile (sic!) realizzata a fianco di una già esistente. E allora …?

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Detto altrimenti: uno scempio che ha dell’incredibile!      (post 3603, pubblicato il 7 giugno 2019)

Come era

Il Lago di Cavedine, un luogo “della natura”, piccole strutture rispettose dell’ambiente: un bar centro velico; a monte della strada un piccolo ristorante. Da anni ci passo più volte in bicicletta nel mio giro della Busa (Riva del Garda, Arco, Dro, Lago di cavedine, Sarche, Riva: 50 km). Ogni volta mi fermo per un caffè, a respirare la natura sul prato del centro velico. Talvolta entro a piedi nudi nell’acqua, mi siedo a fianco della mia bicicletta e godo di questo “bagno” di paradiso, di acque trasparenti e di bosco.

Questo è il “Paradiso” da preservare!

Il bosco: emerge dall’acqua o dalla terra, a secondo del mutare del livello del lago. Sul prato i turisti sono silenziosi, ognuno ha molto spazio a disposizione; molti sono “fuggiti” dal Garda, pur splendido, ma super affollato, per trovare qui se stessi e la quiete.

Laggiù, sul lago, il boschetto di prossima eliminazione

Quest’anno la mia stagione ciclistica è in ritardo, causa volo con sci del 25 marzo e frattura della testa dell’omero e del trochite sinistro. Ecco perchè solo oggi, per la prima volta nel 2019, sono passato dal Lago.

Sembra che un tale abbia bisogno di una vasta area di deposito temporaneo di materiale di scavo (??). Noto che la proprietà dell’area non è indicata in modo chiaro: sicuramente le sponde del lago però sono del Demanio.

Sono rimasto senza parole: a nord del centro velico, subito confinante con questa mini struttura, un enorme cantiere-sbancamento con tanto di cartello “Deposito temporaneo materiale di scavo”.

Le sponde del lago – devastate con priorità – sono di proprietà demaniale

Maccome? Un simile deposito sulla riva di un biotopo o quasi biotopo? Osservo meglio: per “depositare” il materiale di scavo, lo hanno prima scavato in loco! Ovvero, hanno scavato le sponde, le radici degli alberi, hanno divelto la vegetazione … uno scempio del lago, delle sue sponde, della sua flora e quindi anche della sua fauna.

Questo sarebbe il risultato del deposito temporaneo di materiale di scavo

Perché, mi domando. Guardo meglio. Scorgo un altro tabellone che spiega l’arcano: su quello sbancamento dovrebbe essere realizzato uno stabilimento balneare con piscina, ristorante, parcheggi etc..

Chiedo, mi informo … Mi dicono che la Guardia Forestale ad un certo momento era intervenuta sequestrando il cantiere (ma molto scempio era già stato perpetrato). Ora … qualcuno teme che ci possa essere un dissequestro: già, perché così è uno scempio, tanto vale sistemare tutto con piscina, parcheggi etc..

Bravissimi i Forestali!
Effetto delle ruspe
Come vogliamo che resti

Senza parole, letteralmente, ragazzi, sono rimasto in silenzio, incapace di proferire verbo, quasi stordito, incredulo … Un grande stabilimento balneare!? Fra l’altro un’osservazione marginale: la strada di accesso sia da nord che da sud è molto stretta, due auto si incrociano a fatica. Piuttosto è rilevante il passaggio delle biciclette.

Certo che la nuova struttura ed il nuovo traffico eliminerebbero tutto ciò

Che succederà se continueranno a transitare i mezzi pesanti del cantiere-scempio? Cosa succederà quando si creerà il traffico della nuova utenza? Qualcuno salterà su a dire che occorre allargare la strada, mica si può continuare così, mica si può …! E la pista ciclabile che sale da Drò-Centrale Fies e che si innesta 2 km a nord dello scempio? … Nessun problema: i ciclisti potranno pedalare fra un camion e l’altro e/o facendosi sfiorare dalle colonne di auto dirette ai nuovi parcheggi! Eppoi … cheppalle ‘sti ciclisti!

Manutenzione giardini oppure – in questo caso – sbancamento di aree demaniali, sostituzione della flora naturale con piscina, spiaggia, ombrelloni e palme d’importazione. 
Ecco la spiaggia “vera”, naturale: quella che ci regala il lago quando le sue acque si ritraggono

Una mia riflessione del giorno dopo. I tre cartelli … IL PRIMO CARTELLO, per la relizzazione di un “deposito temporaneo di materiale di scavo” da parte di chi ne approfitta per devastare l’ambiente. IL SECONDO CARTELLO, che palesemente fa capo ad un’impresa privata la quale decide di investire in uno stabilimento balneare: “Si, d’accordo caro il mio blogger, non sarà “nature” come prima, ma visto lo sconquasso che era stato fatto, il mio stabilimento sarà sicuramente meglio che lasciare quel disastro a cielo aperto” (PROSSIMO CARTELLO !!).

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GRUPPO DI LETTURA LIBRINCONTRI DI MIRNA MORETTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Giugno, 2019 @ 6:30 am

Detto altrimenti: cena di “fine corso” al Maso Tratta       (post 3601)

(Scrivo questo post su espressa delega della ”titolare” dell’avvenimento, Mirna Moretti)

Maso Tratta: qui iniziava la “tratta” di strada a pagamento, tanti, tanti anni fa. L’idea del pedaggio è rimasta nel nome. Poco sopra Lavis c’è Pressano e poco sopra Pressano, il Maso. Di fronte, i bastioni del Monte di Mezzocorona, della Paganella e del Bondone. Questo posto inizia ad essere anche un po’ “nostro”: ci portiamo le nipotine ai corsi di nuoto in piscina; ci abbiamo fatto un pranzo FIAB con tanto di lotteria per i soci; ci veniamo privatamente.

Ieri sera la cena di fine corso (“fine” solo per quest’anno, s’intende!) del Gruppo di Lettura Librincontri di Mirna Moretti. Mirna … la trovate qui sul blog, lei e i suoi post-libri, lei che per anni ha recensito un libro al giorno! Mirna, che ha saputo creare un gruppo affiatato nel quale convergono persone da altri gruppi: una rimescolata delle carte umane per formare un mazzo nuovo, diversificato, di persone mosse tutte dallo stesso interesse: la lettura.

Il Maso. Ci sediamo fuori a goderci gli ultimi refoli dell’Ora del Garda, immersi fra i filari d’uva a respirarne il verde, a “illuminarci d’immenso” cioè dello spazio fra noi e i mondi-monti di fronte. Siamo in dodici, grosso modo metà dell’organico: che volete, ormai molti sono già ai monti o al mare … Dodici persone, per fortuna non dieci, dice uno di noi, altrimenti avremmo rievocato gli ospiti del famoso giallo di Agata Christie! Dodici, mancafarlapposta sei uomini e sei Donne! Altro equilibrio rispettato, non vi pare? Un particolare pensiero alla cara Nadia che purtroppo non è riuscita ad essere dei nostri.

Mirna, la prima da sinistra

Dopo questo “aperitivo di tramonto”, ci siamo accomodati all’interno in una saletta riservata, seduti attorno ad una tavola rotonda che poi era rettangolare, il che ha favorito il fatto che tutti ci si potesse guardare in faccia e non come accade quando ci si siede su tavolate lunghe lunghe nelle quali chi sta “in testa” non può avere alcun rapporto con chi sta “in coda” (altro pregio del Maso Tratta!). Non abbiamo parlato di libri ma ognuno di se stesso e degli Altri: cioè … ci siamo conosciuti sempre un po’ di più. Uno ha detto: “Mirna, tu hai seminato l’occasione, dalla quale nasce sempre più la reciproca conoscenza”, attraverso la quale – mi permetto di dire io –  si rafforza la comunicazione, communis actio: conoscenza e azione comune. Infatti, molte sono le regioni d’origine d’ognuno di noi (Trentino in testa, ovviamente); molte le associazioni (non di lettura) di provenienza, per cui ognuno è portatore di una diversità di cultura e di interessi, il che è la nostra Nuova Ricchezza, il nostro Bene Comune che è tale in quanto realizzato sin dall’inizio con l’apporto di ognuno, nessuno escluso.

I libri: pilastro di ogni “costruzione” umana

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Ci siamo lasciati con l’impegno di autoassegnarci i “compiti per le vacanze”, cioè di leggere qualche libro sul quale poi riferire alla ripresa dei lavori nella nostra saletta del Caffè Città in Piazza Italia a Trento.  Buona Estate e buoni libri a tutte e a tutti, dunque!

“Liber” in latino significa “libro” e “libero”. Sarà un caso?

Ah … dimenticavo: la cena? Ottima come sempre: grazie, Maso Tratta, per l’accoglienza enogastronomia e soprattutto umana, visto il rapporto che ormai si è instaurato …

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UN VOTO SOLO EUROPEO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Giugno, 2019 @ 6:03 am

Detto altrimenti: il nostro voto europeo non è il nostro voto politico italiano  (post 3600)

Post “tondo”, il 3600° della serie. Ed allora ecco un post “serio”, la mia lettera odierna ad un quotidiano locale:

Inizia

Egregio Direttore, non si può concordare con chi legge il voto europeo come un voto politico italiano. Infatti ormai l’elettore vota diversamente a seconda dell’ambito al quale il voto di riferisce: comunale, provinciale, statale, europeo. Ciò è dovuto al fatto che con la morte delle ideologie, le “idee” hanno di volta in volta stabilito la propria residenza in case in indirizzi diversi. Inoltre conta molto la considerazione che di volta in volta si ha per la persona politica che si presenta sulla scena. Infine, ci sono i “voti contro”, cioè: posto che Tizio proprio non mi va, io voto per chi ha le maggiori possibilità di farlo uscire di scena.

Deus vult!

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Quanto al Tizio di turno, dopo avere raggranellato il 34% dei votanti, cioè solo il 17,5% degli aventi diritto al voto, cioè probabilmente solo il 12 % di tutti gli Italiani, ebbene, costui va affermando che questa è la volontà di sessanta milioni di Italiani, anzi, degli “europei”. Ovvero: dopo i tuoni e i lampi della demagogia (“daremo tutto a tutti”) ecco gli scrosci di pioggia del populismo allargato: è il popolo italiano, anzi europeo che lo vuole, anzi … Deus vult!

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Ora, se la demagogia è la leva di una campagna elettorale permanente, il populismo è una forma di governo: “Le decisioni di governo non sono mie bensì sono vostre, di voi del popolo, di tutto il popolo”. Umberto Eco nel suo bel libro “Fascismo Eterno” (Ed. La casa di Teseo) definisce questo modo di governare come “populismo qualitativo”: il popolo è considerato come una massa qualitativamente uniforme che esprimerebbe un’unica volontà e siccome ciò non è possibile, il “democrator” (1) di turno spaccia come tale la volontà propria.

Per finire, le dolenti note: da dove salteranno fuori i circa 55 miliardi che servono per evitare l’aumento dell’IVA e per finanziare la flat tax? Quando il Tizio di turno ci spremerà come limoni per far fronte alla bisogna, ci spiegherà che la colpa non è sua, che ci sono le concause internazionali, le tensioni sui mercati mondiali, etc.. Ed io da vecchio manager gli dico sin d’ora: “Caro amico, gli elettori ti hanno messo lì non perché tu spieghi loro le ragioni per le quali ciò sta avvenendo, ma perché ciò non avvenga”. E quando mi si dirà che la colpa è dei vincoli dei parametri europei, che occorre aumentare le percentuali di sforamento del debito, io risponderò che ai mercati finanziari – come al temp, a le done e ai siori – non si comanda; che a questi mercati poca importa dei parametri; che il denaro va dove è remunerato in misura proporzionale al rischio, secondo decisioni maturate in frazioni di secondo da precisi algoritmi di matematica politico-finanziaria insensibili a demagogie e populismi di sorta.

Riccardo Lucatti – Presidente Restart Trentino

Finisce

(1) Who opened the door for the democrator? / And how come he let in the market-conquistadors? / Why is he acting as if he has something to hide? / The privilege of the stupid is to be taken for a ride …

Chi ha spalancato la porta al democrator? E perché mai egli si è collocato nel gruppo dei conquistadores? Perché si sta muovendo come se avesse qualcosa da nascondere? Il privilegio dello stupido è quello di lasciarsi prendere in giro …

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Giugno, 2019 @ 5:12 am

Detto altrimenti: ultimo evento della stagione 2018-2019   (post 3599)

Chi siamo noi “Accademici delle Muse” non ve lo dico, lo trovate descritto qui fra i miei post. Ieri sera, innanzi tutto un saluto ai “nuovi” Accademici Ezio Amistadi e Signora, di Arco. Benvenuti, amici! Indi il via alla seratona: i migliori alunni del Conservatorio Bonporti in Riva del Garda, preparati, accompagnati e diretti dal M° Prof. Corrado Ruzza, ci hanno deliziato con la loro arte: Virginia Benini (e Corrado Ruzza), pianoforte; Anastasia Piva, violoncello; Agostino Poli, clarinetto; Davide Piva, baritono.  I Musicisti, reduci da importanti premi conseguiti in varie occasioni, hanno eseguito i seguenti brani, preceduti da una chiara presentazione da parte del loro Maestro:

Emil Hartmann (1836-1898)
Serenata Op. 24 per pianoforte, clarinetto e violoncello
Virginia Benini, pianoforte
Agostino Poli, clarinetto
Anastasia Piva, violoncello
(Premiati al concorso internazionale “Salieri” di Legnago 2019)


Saverio Mercadante – Il sogno
Gaetano Donizetti – L’amor funesto
Francesco Paolo Tosti – visione
Davide Piva, baritono
(1° premio al concorso lirico internazionale “Zandonai”)
Anastasia Piva, violoncello
Corrado Ruzza, pianoforte

Meritatissimi applausi da standing ovation! La loro presenza e partecipazione arricchisce la nostra Accademia: grazie, ragazzi, grazie M° Ruzza, grazie Riva del Garda che ogni anno “sali” a monte, qui da noi!

Davide, Virginia, Corrado, Anastasia, Cristina, Agostino

Una serata speciale dunque, non c’è che dire, anche perché è la prima di una primavera che non s’era ancora vista e che pare anticipata da una improvvisa estate, riscaldata dal calore che i quattro Musicisti hanno saputo infondere in tutti noi. A seguire, il consueto angolo delle anteprime nel quale ognuno segnala le iniziative alle quali tiene di più, delle quali vuol far partecipi i colleghi, iniziative che trovate elencate le post “Prossimi Eventi”. Indi, l’intermezzo eno-gastro-astronomico, tanto sono squisite le prelibatezze preparate dalla nostra ospite e dalle sue ospiti!

Marisa e Cristina

Alla ripresa, ecco la “Trento minore” di Marisa De Carli Postal che ci ha illustrato la storia di Piazza Fiera e le sue mura duecentesche. Marisa, preziosissima memoria storica della nostra Trento che anzichè “minore” definirei “maggiore” vista la Storia che evoca e … chi non ha Storia non ha futuro.

Festa di Mezz’Estate 2018 (uno scorcio)

Nel saluto finale Cristina ha ricordato la Festa di un’Accademia di Mezz’Estate, mercoledì 24 luglio p.v., invitando a portare il costume da bagno per un tuffo in piscina, tempo permettendo!

Altro scorcio …

Buona Accademia delle Muse a tutte e a tutti! E … GRAZIE se leggete i miei post.

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BICINGIRO 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Giugno, 2019 @ 8:53 pm

Detto altrimenti: i miei “Giri d’Italia”      (post 3598)

Amici, nel post “Bicingiro 1” ve l’avevo ben detto che il mio terzo “luogo a pedali” era il Trentino! E oggi? Oggi il Giro d’Italia quello vero ha scalato – fra le altre – due “cime” mie: il Passo del Manghen (quest’anno “Cima Coppi”) e il Passo Rolle.

Io, Lino Benassi e Rigoni al Passo Manghen … In quali anni? Guardate bene le biciclette e lo scoprirete!

Il Manghen, 19 km per 1500 m di dislivello. Ma a noi non bastava e così lo “arricchimmo”: partiti da Trento, saliti a Vigolo Vattaro, discesi in Valsugana, saliti a Telve di Sopra, scesi a Telve Valsugana (“di sotto”), saliti al Manghen, scesi a Molina di Fiemme, rientrati a Trento per la Val Floriana: tot. 145 km, se ricordo bene. Quando? Qualche anno fa.

La mia “Numero Uno”: 35 years old and still going strong!

Con quali biciclette? Ma quelle da corsa, naturalmente, quelle della foto, con i cavetti dei freni in bellavista sopra il manubrio, le leve dei cambi sulla canna, i telai “quadrati”, i pedali con le cinghiette! Con chi? Con gli amici della foto sopra.

Al centro, la Cima Vezzana. A Destra, il Cimon de la Pala (parete ovest. A destra visibile lo “spigolo”, salita di IV° grado secondo la classificazione dei miei tempi): fra le due montagne – non visibile nella foto –  il ghiacciaio  Travignolo.

E poi, oggi, loro, a seguire, il Rolle. Questo per me fu molto meno impegnativo: figuratevi che andai in auto fino a Cavalese e pedalai solo da lì in poi: arrivato al passo scrissi una cartolina a mia moglie: “Veni, vidi, bici”! (Cavalese-Predazzo, km 13,5 quasi senza dislivello; Predazzo-Passo Rolle, 21 km da 1000 a 1984 mlm).

A 24 anni: dalla vetta del Cimon de la Pala, laggiù S. Martino di Castrozza

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Ma il Rolle mi è caro anche perché è troneggiato dalla mole del Cimon de la Pala, che, partendo dal Rifugio Rosetta (allora gestito dal compianto Michele Gadenz detto Micel, Capo del Soccorso Alpino locale) scalai ben tre volte, tanto ne ero innamorato! Micel … quando ti accingevi a fare una scalata, ti dava i suoi “schizzi”, cioè le sue mappe dettagliatissime, scritte a mano su foglietti di carta del blocco notes, con tutti i segreti della salita, che poi, nel caso del Campanile Pradidali che ho scalato per la Via Castiglioni, sono stati utilisssimi soprattutto nella complicata via di discesa. Grazie ancora, Micel!

1968 – Da sinistra: Micel Gadenz, io e due addette al rifugio

Sul Cimon de la Pala … quando? Tanti anni fa. Con chi? una volta da solo e altre due rispettivamente con l’ottimo amico alpinista Luciano Righetti e – udite udite – per il battesimo delle scalate di un amico genovese, con Alfredo Fanara, che non aveva mai arrampicato in vita sua e che portai in vetta e a casa, in piena sicurezza. Altre salite: la citata Castiglioni al Campanile Pradidali, le due Beppine, il Dente del Cimone, la Cima Rosetta, etc.. Un’ultima volta salii su quella vetta, per dare una mano al soccorso alpino a cercare tale Gerard Sprandt il quale, salito in solitaria per lo spigolo, non era riuscito a trovare la via di discesa “normale” (attraverso il “Bus del gat”, uno stretto, corto ma non inuitivo cunicolo), era disceso per una via più difficile ed era precipitato).

Al bivacco “Fiamme Gialle” in una fase della ricerca di un disperso (si noti: l’abbigliamento “d’altri tempi” e le corde da 50 m).

La via “normale” si salita (e discesa), secondo e terzo grado, prevede infatti il passaggio attraverso questo “Bus”, particolare spesso sconosciuto alle guide redatte e stampate all’estero.

“Bus del gat” in salita: entrata (foto per gentile concessione di
http://www.trekking-etc.it/ )

Lo stesso inconveniente capitò ad un gruppo di Inglesi che furono costretti a pernottare in vetta e che la mattina si decisero a richiedere soccorso a gran voce.

“Bus del gat” in salita: uscita (foto per gentile concessione di
http://www.trekking-etc.it/ )

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A 74 anni: “Giro, ti aspetto!”
(Tn-Vr, 100 km di ciclabile)

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Domani il Giro d’Italia si conclude con la cronometro a Verona. L’auspicio è che il nostro “vecchio” Nibali mantenga il secondo posto. D’altra parte alla sua tenera età di 36 anni di fronte ai ragazzini emergenti è stato anche troppo bravo. Bravo Vincenzo!

Francesco Moser: 30 anni fa Francesco in una situazione analoga, nell’ultima tappa, una cronometro di ben 40 km Soave-Verona, riuscì a distanziare la maglia rosa di 2,5 minuti, lui che aveva un distacco di 1,5 minuti e pertanto vinse il giro ! In quella tappa Francesco stabilì una media superiore ai 50 kmh! Bravo Francesco!

Tre dolenti note: ieri uno spettatore (primo idiota) lancia una bicicletta di traverso sulla strada poco prima del passaggio del gruppo (bici per fortuna rimossa in tempo!): la polizia lo individua. Oggi un secondo idiota sospinge per il sellino un corridore che non ha fatto nulla per liberarsi da questo “aiuto”: la giuria lo ha penalizzato di 10 secondi; un terzo idiota, a pochi km dal traguardo e in una dura salita, urta e fa cadere Miguel Angel Lopez, campione in gara per il primo posto “giovani”, che si rialza e lo prende a schiaffi (ben fatto!). Spero che la polizia abbia individuato anche questi due.

Considerazioni personali di un semplice cicloamatore: 1) fermo restando il grandissimo valore di Francesco Moser, credo che una cronometro finale corta come quella di questa edizione il cui risultato non stravolga l’esito di tre settimane di pedalate, sia più rappresentativo di ciò che è accaduto durante il Giro. 2) A me mi (a me mi!) pare che i campioni emergenti di oggi siano molto più giovani dei campioni emergenti di ieri: cioè, oggi “emergono” prima. 3) I “Giri” di oggi, super elettronici super-radio informati, hanno tolto un po’ al “valore individiale” del campione che pedalava e ragionava soprattutto “da solo”.

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HUMILI GENERE NATUS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Maggio, 2019 @ 3:17 pm

Detto altrimenti: umile o nobile nel vero senso del termine?    (POST 3597)

S. Angelo in Colle (Siena)

S. Angelo in Colle, una frazione di Montalcino. I miei nonni paterni ci nascono nel 1875 nonno Giuseppe (morto nel 1958), e nel 1879 nonna Maria (morta nel 1972). S. Angelo è uno splendido paesino su un colle a 440 metri slm, a far da “capitale” ai tanti poderi che circondano la campagna sottostante, degradante verso la Valle dell’ Orcia. Al di là del fiume, il Monte Amiata.
Alle spalle del paese, a pochi km, l’Abbazia di S. Antimo (foto qui sotto) e Montalcino.

Per certi aspetti, il paese –  rispetto ai poderi – si poneva come una sorta di moderno “castello” medievale nei confronti del contado: infatti i “paesani” in una qualche misura si sentivano più “cittadini” dei “contadini”. All’orizzonte, nelle giornate limpide, si scorge l’isola del Giglio e il luccichio del mare. Nell’immediato dopoguerra la mia famiglia d’origine ci passava un mese di vacanza, in estate.

Il Monte Amiata da S. Angelo in Colle

Noi si risiedeva a Genova. Anni ’50, non s’aveva l’auto, sicchè si prenotava una vettura (ricordo: Fiat 1100 tipo 103 BE, quella con il muso sporgente e i fanali non inglobati nei parafanghi) per andare da casa alla stazione FS di Genova Brignole. Indi biglietto FS “Tariffa ‘51” quella dei dipendenti statali, carrozza di seconda classe. A Grosseto si cambia: una vaporiera inizialmente con i soli carri bestiame, presto sostituiti con i vagoni in legno della terza classe. Alla Stazione di S. Angelo Scalo, si scende e si prende la SITA, un vecchio autobus che ci porta a S. Angelo, una “corriera” con il motore interno, collocato a fianco dell’autista che fungeva anche da bigliettaio e da raccoglitore delle novità dei vari passeggeri che andavano via via salendo durante il percorso. Le strade erano “bianche” cioè sterrate, e quella principale era detta “la strada bona”. Dal muretto della “piazzola” che si affacciava sulla valle, i paesani si sfidavano nel riconoscere l’auto che – solitaria, in lontananza – transitava in quel momento sulla strada bona a circa 10 km di distanza in linea d’aria, riconoscendola dal tipo di polverone che alzava dalla strada!

A sinistra, l’ingresso della casa dei nonni (ai miei tempi, il “chiasso” era sterrato)

Il paese contava 350 abitanti e. tranne la farmacia, era dotato di tutto: stazione dei CC, parroco, medico condotto, macelleria, merceria, negozio di alimentari e varie, un fabbro, due falegnami, ufficio postale, un auto noleggiatore, due bar: uno DC ed uno PCI.   La farmacia … a dire il vero ve n’era più d’una, nel senso che i paesani definivano “farmacia” la cantina di ognuno … I due bar, i due partiti politici. Tutti avevano un coltello a serramanico in tasca: serviva per tagliare il pane, il prosciutto crudo, il cacio o per spiccare un grappolo d’uva o un melograno. Mai un fatto di sangue. Mai. Perché? Grazie allo “spirito toscano”. Eccone un esempio: Tizio dice a Caio: “Oh te, ma gli è vero te tu e sc’hai il bischero gobbo?” (alludendo ad un difetto estetico dell’organo riproduttivo del  compare). La risposta “Maremma bona, come è chiaccherona la tu’ moglie!” Oppure: “Ma … voi siete la Sora Emma? Sapeste quante corna v’ha fatto il vostro poro (povero=defunto) marito!” . Risposta: “Sie, perchè te t’un sai quelle che gli ho fatto io!” E la cosa finiva lì.

Quando si dice “Brunello di Montalcino” …

Ma quelli erano già tempi moderni. Torniamo alle origini. Nonno Giuseppe era l’unico operaio del Comune di Montalcino distaccato a S. Angelo: unico addetto per tutti i servizi della piccola comunità. Nonna Maria, casalinga.

La “madia” toscana della nonna Maria troneggia nella mia sala da pranzo

Nel 1904 nasce la loro prima figlia (zia Clelia, mancata nel 1954) e nel 1912 nasce il mi’ babbo Dario. Il babbo frequenta la terza elementare (aula unica, unico maestro per i cinque anni) e poco dopo va al lavoro in paese quale garzone di falegnameria. All’età di 12 anni lavora alla stazione ferroviaria (loc. S. Angelo Scalo): 9 km all’andata e 9 al ritorno, a piedi, tutti i giorni, con un dislivello di circa 350 m da superare.

Giovanissimo Carabiniere Reale

All’età di 18 anni si arruola nei “Reali” (“Carabinieri Reali”) e viene traferito in Trentino Alto Adige.

Mamma all’Alpe di Siusi (Bolzano), ovvero dalle “piramidi” alle Alpi!

In questi giorni, riordinando vecchie carte, riemerge un vecchio documento, datato Bolzano 22 settembre 1936/XIV° che attesta che il babbo, carabiniere di 24 anni aveva conseguito il diploma di quinta elementare con la classifica di “Buono”. Successivamente, sempre a Bolzano, consegue il diploma di Scuola Media, da privatista. Già, con la sua non certo ricca paga, si era pagato le lezioni private dalla prof.ssa Concettina Migliorino (insegnante a Bolzano del futuro On.le Berloffa) che poi alle ore 08,00 del 4 gennaio 1941 Dario ha sposato a Genova! Dal certificato di matrimonio il babbo risulta residente a Sant’Orsola (Valle dei Mocheni, TN) e mamma, nata ad Agrigento, residente a Genova, città nella quale negli anni 1942, 1944 e 1949 siamo nati noi tre figli. Babbo, due anni di prigionia in Germania.

Maresciallo, non ancora “Maggiore”, ma ci manca poco …

Babbo la sua carriera: Maresciallo Maggiore alla Legione CC di Genova, traferito nel 1964 a Cles (TN) nell’ambito delle “iniziative” dell’allora Com.te Gen.le dell’Arma De Lorenzo.

S. Angelo “Sotto i ponti”

E mamma? Mamma (Agrigento 1904 – Genova 1981), resta orfana all’età di nove anni: nonna Angelina muore di parto e nonno Francesco, Ispettore delle Imposte Dirette, la fa studiare  in collegio. All’età di 22 anni si laurea in lettere antiche a Palermo, diventa insegnante di scuola media, chiede ed ottiene il trasferimento a Bolzano.

Genova, Piazza della Vittoria: nel margine sinistro della foto, spunta nell’ombra lo spigolo della prestigiosa Scuola Media-Ginnasio-Liceo Andrea Doria

Poi mamma si trasferisce a Genova, dove si sposa, dove ci alleva, dove insegna nella prestigiosa Scuola Media A. Doria. Quante ragazze di Agrigento, in quegli anni, hanno fatto questo percorso?

Nonna materna Angelina, mancata quando mia mamma aveva nove anni

Quanta strada però noi figli, da quel lontano S. Angelo, da quel nonno toscano operaio! Noi tre figli, nell’ordine: Beppe, a Milano, ingegnere elettronico; io … be’, leggete il mio breve curriculum sul blog;  Alberto, a Genova, primario cardiologo. Umili le nostre origini? No, io direi piuttosto “nobili” nel vero senso della parola, nobili come la vita, il lavoro e i sacrifici dei nostri genitori che ora riposano a Genova.
Un abbraccio, babbo, un abbraccio, mamma!

Ed ora una mia poesia per Terra Toscana: ” La mia Africa”

Disegni a fumetti / sogni tascabili / in bianco ed in nero / riletti cento volte / poemi infantili. / Vola fra le folte liane / spinta ondeggiante altalena / nel greto di un dondolìo / che cela e che svela / infiniti confini / sopra i muretti / di cinta ai giardini / ed ai campanili / di chiese lontane. / Ossa di pollo od umane / spilloni preziosi / trattengono chiome / del capo tribù o di mamma. / Guerrieri mai dòmi / orde difese da scudi di rami intrecciati / stuoie toscane usate da nonna / per stendere i fichi al sole a seccare. / Lance appuntite per meglio colpire / canne recise nell’orto vicino / con la zagaglia da tasca / comprata alla fiera / a tre cento lire d’un tempo. / Zittite le piagge assolate / caldo il silenzio / striato soltanto / dal profumo di Terra Maremma / canto di antiche cicale alla sera / tigre di casa / a forma di gatto / in cerca dell’ombra dietro le scale / in questo meriggio ormai tardo / che sembra in attesa / di un qualche evento. / Ed ecco / appare improvviso allo sguardo / dell’esploratore bambino / il calabrone che vola / armato del nero suo spillone/ feroce la testa / d’un lucertolone / spacciato ai compagni di gioco / per un coccodrillo neonato. / Colori di Siena / scolpiti dal tratto / dell’acqua de’ fossi / etrusca e preziosa / linfa africana / culla a girini / e ad una rana. / E sogni anche tu / di vivere forse un domani / questa avventura lontana. /E invece / ti svegli cresciuto / e scopri di non correr più / nemmeno le strade de’ buoi maremmani / che lenti trascinano il carro / e spingono avanti pazienti / il loro orizzonte profilo d’un colle / e che l’ossatura di legno / di un molle divano / ormai è la bara / di sogni per sempre finiti / all’ombra di un fico / non tanto convinto / nel recitare il ruolo un po’ stanco / di finto / e per sempre immaturo / banano.

Cosa? Vi è piaciuta? Ne volete un’altra? Eccola: “Campagna Toscana”:

La luce accecante / sprigiona profumo di terra / da zolle rimosse ne’ campi. / Le pietre a contorno son ricche / di more spinose e di fichi: / in siepi sinuose costeggiano il bianco tratturo / che porta ad antico podere. / Ascolti cicale. / Sull’aia / un popolo gaio rincorre il mangime. / All’ombra d’un fitto pagliaio sonnecchiano cani. / C’è acqua nel pozzo / e lunga catena stridente vi cala una brocca di rame. / Profumano i pani appena sfornati / e ‘l fuoco rallegra la propria fascina. / Un fiasco di vino sul desco richiuso con foglie seccate. / Nell’aria le mosche. / La stalla è vicina: giumente imponenti frantuman pannocchie, / corone regali sovrastano candidi corpi giganti / e gran carri stanchi riposan le ruote dal duro lavoro. / Filari frequenti ed ulivi perforan la coltre del grano. / Colori: / la terra di Siena / il giallo del sole / il verde d’olivo. / Prezioso convivio, / culture scomparse, / memorie scolpite per sempre da tratti d’amore.

“Toscana … va bene blogger. Ma la tua Genova? Ci sei nato e cresciuto …” – ” Cosa? Volete una mia poesia su Genova? Ecccola!”

Ricordo di Genova

Pensavi ad un mondo inventato / ed alto volava il pensiero / che prima era tuo. / Il corpo restava seduto / davanti ad un libro di scuola / e dentro di te / esplodeva la gioia / per quella tua fuga segreta. / Ricordi? Ti vedi? / La penna tormenti coi denti / di legno e l’inchiostro ti sporca le dita. / La guardi segnare con tratti azzurrini / la coltre di neve / del bianco quaderno. / Raccolto nel caldo d’un’unica stanza / da un cielo segnato dai graffi / dell’ombra nascente / da piccola luce sospesa ad un filo ritorto / amica discende la voce / del vecchio apparecchio sonoro. / Conservi da giorni / la carta stagnola del cioccolatino / e credi che possa brillare / da sola / nel buio che attende silente l’evento / appena al di fuori dell’uscio / di questa cucina. / Ti vesti, vai fuori. / C’è buio in inverno, fa freddo. / Tu, speri che piova. / Ti piace che lavi le strade, i palazzi / che spazzi la costa / quell’acqua che il vento impetuoso / solleva ancor prima / che baci la terra. / Ti piace vedervi riflesse / le luci stradali ed i fari. / Il tram è stracolmo: / tu resti schiacciato ad un vetro / e soffi il calore del corpo / sui molti colori dei neon / che adornan fuggenti il tuo finestrino / a Natale. / E dalle sbandate / dal peso che ondeggia del corpo, / del tram che ora scende ora sale / conosci l’intero percorso. / E’ tua la città che ti parla / e suo il ricordo che scrivi.

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