I NUOVI BARBARI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Giugno, 2015 @ 2:46 pm

Detto altrimenti: hanno impiccato una bicicletta   (post 2081)

 

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A chi mai dava fastidio?

 

 

 

 

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QUELL’ESSERCI, MA FERMI, IN SILENZIO, IN ATTESA DI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Giugno, 2015 @ 8:52 pm

Detto altrimenti: e parliamo un po’ di mafia capitale   (post 2080)

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Quaeta non movere (si legge “movère”, non “mòvere” che sarebbe romanesco e non latino!) recita un antico proverbio latino, anzi “romano” di ieri ma anche di oggi, purtroppo: non smuovere ciò che è immobile … Ed io, pedalando lungo il Sile (Sile: fiume che bagna Treviso), in un bar ho trovato esposta quella che di fatto potrebbe essere la traduzione in lingua veneta del motto in latino.

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th[1]Talvolta assistiamo a persone (troppo, n.d.r.) “quaetae”, ovvero ferme, ovvero che non muovono se stesse né ciò che le circonda; che non assumono decisioni bensì restano in attesa; persone che “prendono le distanze” da ogni responsabilità, che aspettano che altri agiscano e quindi potenzialmente sbaglino per poi in ogni caso criticare e proporsi al loro posto. Te ne accordi. Te ne accorgi quando vedi che stanno sedute, queste persone,  un po’ in disparte, mute, che osservano, non intervengono magari anche quando ricoprono ruoli che comporterebbero il loro intervento. Sulle prime tu credi che capiscano il tuo operato e che lo approvino. E invece spesso non lo capiscono, altre volte non lo vogliono capire: sempre, tuttavia, non hanno alcun interesse  a capirlo: infatti a loro non interessano i contenuti, ma sono solo interessati a come strumentalizzare in ogni caso contro di te ciò che tu fai. Anche quando tu stai cercando di far pulizia …

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th[9]Si dice … la politica, si sa … Ma qua’ politica e politica, dico io! Quelli il mondo, il nostro tempo, il nostro paese hanno bisogno della ricongiunzione del potere con la responsabilità, e di gente che agisca con competenza e firmi ciò che fa e dice. Altro che stare a vedere se e come gli altri – che stanno agendo – possono essere criticati … Mafia capitale. Per decenni qualcuno è stato fermo: nel migliore dei casi ha lasciato correre, nel peggiore si è arricchito. E allora, per costoro, vale il quaeta non movere, appunto. Non cambiare il sistema che per ragioni d’urgenza per trent’anni ha assegnato in via diretta – senza gara d’appalto – lo smaltimento rifiuti alla stessa ditta, pagandone i servizi il triplo dei livelli di mercato. Cui prodest? Cui bono? Direbbe Cicerone … chi ci ha guadagnato? Ed ora che qualcuno ha smosso acque veramente torbide e  sta cercando di filtrarle, di farle ritornare limpide, si vorrebbe che si dimettesse? Quando mai!? Dico io! Lasciamolo lavorare, cribbio!

Nel frattempo mi chiedo: chi ha creato un sistema colabrodo che è solo un invito a nozze per i ladri? Chi lo ha gestito per decenni?

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CICLOTURISMO A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Giugno, 2015 @ 5:09 am

Detto altrimenti: si può sempre migliorare …  (post 2079)

th[8]Trento è quasi un crocivia di piste ciclabili. Scrivo “quasi” perché manca il collegamento fra le piste dell’asta dell’Adige e quelle della Valsugana e della Valle dei Laghi (verso Riva del Garda). Quanto alla Valle dei Laghi si potrebbe rimediare facilmente, si pure in parte. Infatti dalla città parte la piccola funivia che sale a Sardagna e che può trasportare anche le biciclette, evitando ai ciclo turisti la quasi impossibile faticaccia dei primi tratti della ripidissima salita al Monte Bondone. Infatti, da Sardagna si raggiunge poi facilmente una bretella che conduce i ciclisti sul versante della Valle dei Laghi, ed il gioco è fatto.

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17 MAG 2014. (5)A parte che io cambierei nome a quella valle e la chiamerei “Le valli dei Laghi”, per non trascurare il bellissimo Lago di Cavedine, spesso immolato (ovvero dimenticato, non citato) sull’altare del più famoso Lago Toblino … a parte ciò, dicevo,  esiste un problema: la funivia accetta le bici solo dopo le 09,30 sulla base di un ragionamento: e cioè che fino a quell’ora sarebbe bene riservarla al traffico pedonale di chi … si reca al lavoro da Sardagna a Trento, ovvero in discesa! Ma allora, perchè non accettare anche prima le biciclette “in salita”? Infatti ciclisti sono mattinieri e soprattutto con il caldo estivo sono interessati a smaltire i loro km con il fresco della mattina. E allora, perché no?

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LE ROTATORIE: COME USARLE IN SICUREZZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Giugno, 2015 @ 4:52 am

Detto altrimenti: evitiamo incidenti stradali anche gravi, soprattutto a danno dei ciclisti                  (post 2078)

La rotatoria è un “semaforo intelligente”, nel senso che non ha i tempi morti dei semafori classici: infatti, quando la strada è libera, si passa senza dovere aspettare il tempo morto dello scatto del verde. Inoltre esse rallentano prudentemente il traffico ed infine  possono costituire anche un elemento di abbellimento estetico della sede stradale soprattutto quando sono arricchite di alberi e piante varie.

thROUW20PKTuttavia, se non utilizzate a dovere, le rotatorie  possono essere causa di incidenti. Mi spiego: quando una rotatoria è inserita in un incrocio fra una strada principale che prima d’allora aveva il diritto di precedenza ed una strada secondaria, chi vi si immette all’interno di un flusso veloce e continuo di traffico provenendo dalla strada ex principale, ritiene erroneamente (ecco il punto!) di avere comunque la precedenza anche su chi, provenendo dalla strada ex secondaria, l’ha già impegnata e quindi ha già acquisito tale diritto.

Infatti, tutti coloro che si immettono in una rotatoria devono concedere la precedenza a chi l’ha già impegnata prima di loro. Il che, purtroppo, spesso non è chiaro a chi – come dicevo prima – procede a velocità elevata, incolonnato, senza rispettare le distanze di sicurezza, provenendo da una strada che precedentemente aveva il diritto di precedenza.

Questo tipo di infrazione è purtroppo molto frequente e assai raramente sanzionata dalla Polizia Locale. Essa rappresenta un serio pericolo per l’incolumità di chi invece confida nel rispetto altrui delle regole sulla precedenza nelle rotatorie e quindi si “azzarda” ad impegnarla, avendone il buon diritto.

Come educare l’utenza all’uso corretto delle rotatorie? Vi sono due modi: far presidiare tali strutture dalla Polizia Locale e: a) elevare molte contravvenzioni; b) fermare le auto “prepotenti” e consegnare loro un foglietto che spieghi come si utilizza correttamente quella struttura e come – per il momento – la contravvenzione non venga elevata, nella certezza che per il futuro l’automobilista saprà rispettare le norme del codice della strada. Io mi permetto di suggerire il secondo sistema: infatti educare e prevenire è meglio che reprimere. Purchè lo si faccia, per la sicurezza degli utenti della strada. Soprattutto dei più “deboli” quali – ad esempio – i ciclisti.

 

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DI CHE COLORE SIAMO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Giugno, 2015 @ 7:22 pm

Detto altrimenti: ce lo siamo chiesti l’altro giorno …  (post 2077)

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Eravamo un gruppo di amici. Parlando di libri, non ricordo come sono “saltati fuori” i colori. Una di noi ha detto: “Dai, diciamo ognuno quale sia il suo colore, anzi, “quale colore sia gli stesso”. E allora una ha detto bianco, altri blu, pervinca, rosa, arcobaleno, etc.. Ed io? Io innanzitutto bianco e azzurro, i colori della mia bicicletta da montagna, una bici che ti dà sicurezza, stabile in discesa, agevole nelle salite più dure, adatta a trasportare molto bagaglio: insomma,  si fa perdonare il suo maggior peso. Qui nella foto la vedete menre si riposa un poco nella strada romana che si diparte dal Passo del Ballino verso nord.

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Ma non basta: ho voluto dichiarare un’altra coppia di colori, quelli della mia vecchia (but still going strong) bici da corsa (alias “da strada”): ha ormai 32 anni ma chi la cambia? E’ un pezzo della mia vita, ormai, e poi va benissimo. Ha i colori del carnevale brasiliano, è allegra, spensierata, un po’ sbarazzina, più leggera della sua sorella da montagna, più veloce, ma meno stabile in discesa e più faticosa nelle salite estreme  visto che non ha i rapporti così agevolati come la sorella “maggiore” (maggiore di peso, intendo). Qui nella foto la vedete mentre, alla fine del consueto percorso Trento-Riva del Garda, si riposa ammirando una mamma cigno con i suoi otto piccoli.

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E il verde? Il verde non è il tuo colore? Dirà qualcuno. Be’ i colori sono tutti bellissimi, ma se si deve scegliere è ovvio che non tutti possono “arrivare primi”. Comunque per farmi perdonare dal “Verde” ecco qui una foto dell’acqua color Verde Chiaro del Leno che si immette nell’acqua  Verde (più) Scuro dell’ Adige, poco a valle di Borgo Sacco (Rovereto, TN).

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Sono gradite, a commento del post, le “dichiarazioni di colore” delle lettrici e dei lettori, tutte adeguatamente motivate. Grazie.

Buon colore a tutte e a tutti!

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FILOSOFIA DELLA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Giugno, 2015 @ 5:42 am

Detto altrimenti: “filosofia” parola usata, abusata, incompresa … ma estremamente importante  (post 2076)

Parole. “Le parole sono pietre” scriveva Don Lorenzo Milani ad una professoressa …

La bocca della verità

La bocca della verità

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Filosofia, letteralmente (dal greco), amica della saggezza, del sapere … Quando me la fecero studiare al liceo (classico) forse non ero ancora “maturo” per capirne a fondo l’importanza. Di quegli anni mi resta una definizione della filosofia “ricerca attiva della verità”. Verità su cosa, mi chiesi allora. Oggi mi permetto di provare a dare una risposta a me stesso: verità come reale, essenziale significato di ciò pensiamo, facciamo, udiamo, desideriamo, diciamo, scriviamo … ovvero il “vero significato” delle cose, dei pensieri, delle azioni nostre e altrui.

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Mi spiego con un esempio politico: quando il premier pone la fiducia su una legge  – se non me la vogliono concedere, mi mandino pure a casa – in realtà il pensiero è il seguente:  “tanto me la concedono perché con la caduta del governo  a casa andrebbero anche loro”.  Voi potreste dire che il vostro blogger non approva l’operato del premier. E invece il vero  senso delle mie parole è il seguente: “indipendentemente dai contenuti e dal merito, mi piace capire la verità delle cose”.

Ma facciamo altri esempi, solo per quanto riguarda il metodo e non i contenuti.

Viene abolito il vitalizio ai parlamentari condannati in via definitiva per reati gravi esclusi i riabilitati. Il vero senso (filosofico) della decisione potrebbe essere questo: “manteniamo tutti i vitalizi con la sola esclusine di ….”. Anche qui, da pare mia nulla di personale né di politico contro questo governo.

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Ma la cosa che più avrebbe bisogno di vera filosofia è la seguente: “La legge è uguale per tutti”, perchè poi di fatto, l’enunciato andrebbe completato con “salvo le eccezioni di legge”. Il vero messaggio “filosofico”? Che la legge purtroppo non è uguale per tutti. Un esempio? Se taluno evade 100 milioni di euro di imposte viene ammesso al concordato e “patteggia” ad esempio per trenta. Per converso, io non posso essere ammesso a concordare l’eventuale evasione totale di qualche migliaio di euro (evasione che non ho mai fatto, intendiamoci bene! E si faceva per dire, e si faceva …ovvia!).

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E allora … che io sia un “filosofo”? Boh … fate voi. Un po’ critico e polemico si … quello si … lo ammetto, ma che ci volete fare … il mi’ babbo e gli era un toscannaccio di quelli “maledetti” da Curzio Malaparte, eppoi … a quest’età ormai chi mi cambia più?

 

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UN PO’ DI ORIENTE IN VIA MADRUZZO, A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Giugno, 2015 @ 7:15 pm

Detto altrimenti: Trento, la Sala da Tè      (post 2075)

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Here I am, white dressed, taking a picture from outside …

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“Dite si al Noh”,  si legge entrando. Noh … mi azzardo: tè freddo hawaiano? Noh, sicuramente  il Teatro del Tè … Trento, Viale III Novembre appena iniziato, svoltate a destra (a piedi) e siete in Via Madruzzo: pochi metri e La Sala da Tè vi accoglie.

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Our guests

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All’interno, una tettoia dentro il locale, a imitare una capanna orientale, una casetta, la casetta del tè, forse un palcoscenico.

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Est, west, here tè is the best!

I gestori, Eleonora e Michele, ci spiegano che il loro è un tè “a freddo”, ovvero immergono le foglioline in acqua, due ore in frigo ed il gioco è fatto: una bevanda meno amara, non c’è bisogno di aggiungere zucchero. Le foglioline, mai le bustine,  questa è la differenza! E poi, gelati, cocktail e frappe “nuovi” da accompagnare a tramezzini e dolici assolutamente orientali! Evviva la novità! Evviva le culture diverse, evviva la diversità!

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Discussing …

.L’atmosfera è un po’ incantata, per la serenità che si respira, per la disponibilità della gente che frequenta il locale. Alcuni fanno merenda con dolci esotici, altri sono al computer (20 MB a tua disposizione!) ma tendono l’orecchio al nostro discuter di libri. Molti a piedi scalzi, all’uso orientale. noi no, non ancora, non abbiamo fatto in tempo a cogliere questo particolare. Sarà per la prossima volta.

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The booksblogger Mirna

Ci siamo ritrovati in una decina, per la consueta riunione di LibrIncontri condotta dalla Gran Lettrice Mirna Moretti (sui libri “discussi” leggete il blog di Mirna www.trentoblog.it/mirnamoretti). E’ la prima volta che utilizziamo questa Sala e ne siamo rimasti entusiasti. Sarà la novità, la cortesia dei due ospiti … che hanno voluto celebrare questa nostra “prima volta” offrendo a ciascuno di noi un bicchiere di Noh. Grazie, amici! Ritorneremo di certo alla ripresa delle nostre riunioni in autunno, in gruppo,  e anche prima, singolarmente!

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RICONVERTIAMO IL TURISMO ITALIANO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Giugno, 2015 @ 11:47 am

Detto altrimenti: anche attraverso la bicicletta!    (Post 2074)

Dati, fatti, numeri:

  • si vendono più biciclette che auto;
  • l’età media della popolazione si innalza;
  • grande boom delle biciclette elettriche;
  • il numero dei cicloturisti aumenta.

E allora, che fare? All’estero (Austria) organizzano i tour lungo il Danubio o il Mountainbike Safari a valere su 16 funivie esistenti, messe in  rete.

E noi? Qui in Italia manca una politica di settore. Ma chi la deve ideare, progettare, realizzare? l’IRI, dico io. E non penso certo di risuscitare l’Istituto per la Ricostruzione Industriale, piuttosto propongo la creazione dell’ Istituto per la Riconversione Industriale, anche dell’industria del turismo! Riconversione, dalle grandi alle medio-piccole industrie, dal turismo solo a motore a quello anche in bicicletta.

Il Po a Torino

Il Po a Torino

Un esempio: con il costo di un solo cacciabombardiere F35 (€180.000.000) si potrebbe realizzare la pista ciclabile del Po, da Torino a Venezia. Proviamo a fare due conti: €180.000.000 presi a mutuo per 25 anni al tasso del 2% comportano una rata annua di €9.038.000. Orbene, se ipotizziamo che la Ciclabile del Po nel primo periodo sia percorsa annualmente anche solo da 30.000 cicloturisti, ognuno dei quali  nei 7 giorni medi  della pedalata spenda in alberghi e ristoranti una media di €300,00, ecco che la rata annuale è ripagata! E notate che ho ipotizzato una situazione minimale, ovvero un utilizzo bassissimo della ciclabile. Tuttavia il problema è che l’investimento lo farebbero le Regioni attraversate, mentre i ricavi andrebbero agli operatori economici della zona. Già, ma gli operatori pagano le imposte sulla loro attività. E allora … perchè no? Anche perchè appena la nuova ciclabile fosse conosciuta, i ciclisti annuali sarebbero molti, molti di più …

Io, per anni, sono stato nel CDA della Fiera di Genova e posso testimoniare che l’indotto in favore della città generato dal Salone Nautico è calcolato dieci volte superiore al volume dei costi-ricavi della manifestazione …

 

 

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NELLA VITA: TROPPO PRESTO, TROPPO TARDI … AL MOMENTO GIUSTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Giugno, 2015 @ 12:51 pm

Detto altrimenti: sul palcoscenico della vita, non bisogna sbagliare il tempo di ingresso né quello di uscita …   (post 2073)

th[9].

Una cara amica, Nadia Ioriatti, in un passaggio del suo bel libro “Io tinta di aria” (cfr. i numerosi post dedicatile) ha scritto di sé che nella vita è entrata “o troppo presto, o troppo tardi”. Questa osservazione mi ha colpito. Infatti ognuno di noi talvolta ha “sbagliato i tempi” della vita. Solo che una riflessione così esplicita forse nessuno di noi, care lettrici e cari lettori, non l’aveva ancora fatta. E di ciò dobbiamo ringraziare Nadia.

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th[3].

Capita. Capita troppo spesso di rimpiangere il passato (“ah … se io avessi fatto  … ah, io avrei dovuto fare …”) e/o di vivere “per un futuro” (“sicuramente andrà meglio la prossima volta …”), trascurando di capire (e apprezzare) il presente, il momento della nostra “entrata (/uscita) quotidiana” nella (/dalla) vita. E invece un onesto e sincero “carpe diem” ci aiuterebbe a vivere meglio. Carpe diem, ovvero: cogli ciò che il giorno ti offre, non nel senso di svalutare il nostro passato o di trascurare la costruzione del nostro futuro, ma capendo appieno del valore di ciò che  ogni giorno la vita ci offre. Di buono e non.

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th2EQC6L0A32 anni, ero un giovanissimo dirigente alla Stet-Società Finanziaria Telefonica p.A. Torino, responsabile della Finanza Italia della più grande finanziaria italiana. Uno dei gran capi, il dottor Luigi Rebaudengo, Vice Direttore Generale, andò in pensione. Benchè la società insistesse a che egli accettasse di continuare a fornire il suo prezioso contributo, egli diede immediatamente le dimissioni da tutte le Presidenze ed i Consigli di Amministrazione nei quali era stato inserito. Voleva cambiar vita, e lo fece. Si dedicò al giardinaggio e a tanti altri hobbies. Ed io? Io perdevo letteralmente le bave dalla bocca da quanto avrei desiderato essere coinvolto in quelle posizioni che lui stava rifiutando. Io non lo avevo capito. Io non avevo capito. Il giorno, quel giorno, quello del suo pensionamento, gli offriva un dono prezioso: una vita nuova, diversa … era un po’ come rinascere. Lui lo capì è prese al volo  l’occasione. Uscì dalla vita vecchia al momento giusto, per entrare – sempre al momento giusto – in quella nuova. Io no, io avrei voluto entrare  nella vita nuova …  troppo presto!

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.th4KT5UGO0Oggi, anzi, da cinque anni, il mio pensionamento. Ed io capisco, lo capisco, mi capisco. Infatti, anch’io sono riuscito a prendere al volo l’occasione di una vita nuova, fatta di mille interessi diversi da quel pensare al lavoro e per il lavoro. Non ho mantenuto, ricercato, accettato incarichi o consulenze di nessun genere. Ho altro da fare, da scoprire, da vivere: la famiglia, gli amici, il volontariato, lo sport, la cultura, i miei libri, il mio blog.

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Io, pensionato, in divisa da lavoro …

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Un mio amico si è trovato in una posizione analoga. La differenza: a lui hanno offerto una Presidenza, un posto di consigliere di Amministrazione, un altro da Revisore, etc.. Lui ha accettato. Spesso lo incontro e, vedendolo in giacca e cravatta, gli dico “Come sei vestito male!” Ecco, questo mio amico sta vivendo una sola vita. Io due. Quando  si accorgerà di quello che sta perdendo, “entrerà” nella sua nuova, seconda vita. Forse però un po’ in ritardo…

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th[2]Anche negli affetti e nel sesso. Da giovani …  quanta fatica per commettere qualche sano “atto impuro” con la bella ragazza della quale eravamo sinceramente innamorati! (Che poi nostro Signore nei Suoi Comandamenti aveva condannato solo l’adulterio: bontà Sua, non aveva fatto nemmeno un cenno agli “atti impuri”, ma tant’è …). Ecco oggi – ripeto, oggi – possiamo dire che in allora eravamo considerati in anticipo sulla vita. E invece no: noi ragazzi del ’44  eravamo assolutamente puntuali all’appuntamento con la vita: solo che non lo sapevamo …

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IL CONVEGNO DEI GIOVANI INDUSTRIALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Giugno, 2015 @ 7:12 am

Detto altrimenti: … dei  figli (giovani) di industriali (vecchi)      (post 2072)

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Largo così …  così largo ai giovani? Si, vabbè … “ma però” … con juicio, per dirla con il Manzoni …

Eh già, perché come diceva Don Milani, “le parole sono pietre”, colpiscono, vanno usate con cautela … Già, perchè io stesso sono stato un imprenditore, un “industriale” di me stesso, avendo lavorato per tanti anni come manager e come tale dovendomi guadagnare in ogni momento il mio “mercato”, ovvero la fiducia dei “consumatori” del mio prodotto, ovvero di chi mi faceva lavorare apprezzando la mia managerialità. E in tale mio lavoro ne ho conosciuto di industriali “veri”, pubblici e privati, italiani ed esteri … ma nessuno era così “giovane” come quelli che vedo alla TV partecipare numerosi al convegno loro dedicato.

E allora mi sono detto: hai visto mai che quei ragazzi non siano solo “ figli giovani” di “industriali vecchi”? Ed ecco che io di quei convegni giovanili ne farei due: uno dei “Giovani Figli di Industriali (vecchi)” ed uno dei “ Giovani Veri Industriali”. Infatti, sia pure in numero molto inferiore ai loro colleghi finti, ne esistono anche di quelli veri.

Infine, care lettrici e cari lettori, qualcuno di voi mi sa dire qual è l’età alla quale si passa dall’essere un giovane industriale all’essere semplicemente un industriale? Grazie in anticipo.

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