“PEST” (PEST!) 942 – IL PESTO ALLA GENOVESE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Agosto, 2013 @ 3:02 pm

Detto altrimenti: dopo tanti “post”, un po’ di “pest”

Una lavoratrice stagionale impegnata nella raccolta del basilico

Il vostro blogger… nato a Genova ….”ma” residente in Trentino da 25 anni. E che volete, le origini non si dimenticano! Ed eccomi, coltivatore diretto di basilico nei vasi dei balconi. La raccolta … due volte l’anno. la prima a fine giugno, la seconda ora, a fine agosto. Quanto “pesa” il raccolto? Circa mezzo chilo (di sole foglioline). Mi raccomando, per la raccolta usate forbici pulite e poi non lavate il raccolto. E’ essenziale.
Cosa? Dite che Genova utilizzano un altro tipo di basilico … con le foglioline più piccole e coltivato in un particolare sedime molto concimato? Si … lo so, ma che volete, questo qui è più fotogenico! E poi, quando ne cogliete un po’ per insaporire una bella insalata di pomodori, o quando ci condite una spaghettata al pomodoro crudo … ecco, si spande per la mensa un profumo d’antico, nobile, regale, da “basileus” appunto, da re!
Una volta lo si preparava nel mortaio di marmo con un pestello di legno: oggi abbiamo i frullatori ed il Bimbi, ma tant’è … è buono lo stesso. Come è nato questo condimento? Semplicemente così, in quanto le massaie liguri avevano imparato ad utilizzare ciò di cui disponevano: basilico, olio extra vergine di oliva, pinoli, … insomma: di necessità hanno fatto virtù.

Ed ora, scommetto … vi aspettate che io vi dia la ricetta … Eccovi serviti, direttamente dalla mia “cuoca” Maria Teresa, che di cognome “fa” Perasso, che sarebbe l’equivalente ligure del diffusissimo cognome trentino “Bortolotti”: ottima cuoca:  sennò mica la sposavo, 42 anni fa! …

Un buon raccolto

“Frullare foglioline di basilico fresco pulito (non lavato, n.d.r.)  con pinoli, olio extra vergine d’oliva, formaggio pecorino stagionato, parmigiano o altro grana, aglio a piacere. Niente sale. Le quantità… qualunque massaia genovese direbbe che il tutto è a occhio. L’ultima volta (ed è venuto bello cremoso) io avevo ben 400 gr. di sole foglioline di basilico, 50 gr. di pinoli, 50 gr. di pecorino e altrettanti di grana trentino. Ho aggiunto circa 250 cc di olio, ma forse anche un po’ di più. Naturalmente si può farne meno, molto meno. Con queste quantità me ne sono venuti ben quattro vasetti. Ah, dimenticavo: io metto pochissimo aglio (una grattatina di spicchio), poi ne metto uno spicchio intero un po’ inciso col coltello nel vasetto in cui metto il pesto o nel recipiente di portata quando condisco la pasta.
Alcuni suggerimenti: non mettere nel frullatore tutto così com’è, ma triturare prima i pinoli e grattugiare i formaggi. Buttare nel frullatore in successione prima un po’ d’olio, poi un po’ di basilico, l’aglio e i formaggi, poi aggiungere pian piano il resto del basilico e olio. Se non diventa subito una crema, fermare e riprendere la frullata. Quando è pronto e si versa per l’uso, il vaso del frullatore resta meravigliosamente sporco di pesto e allora si può versarci acqua, frullare bene e utilizzare quell’acqua per ottimi minestroni di verdura che d’estate, freddi, sono deliziosi! Al momento di condire, non scolate troppo la pasta e comunque, se il condimento risultasse troppo denso, aggiungete un paio di cucchiai di acqua di cottura. Una finezza ligure: la pastasciutta al pesto ligure prevede – facoltativamente – anche l’aggiunta nel condimento di pezzettini di patate bollite e di fagiolini bolliti. Infine, Potete riempire di pesto le vaschette del freezer con le quali fate i cubetti di ghiaccio e surgelare il tutto: avrete pesto fresco tutto l’inverno. Buon appetito!”

Eccovi serviti, cari amici lettori del blog! Tutti a tavola!

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POST 941 – NUOVI ESODATI “SP … INTANEI”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Agosto, 2013 @ 2:06 pm

Detto altrimenti: … dalla riforma del precariato della Pubblica Amministrazione e … delle auto blu.

Dicono che i veri amici sono quelli che cercano di farti vedere se e dove sbagli … ed allora lasciatemi fare una breve analisi critica del provvedimento del governo sui precari della PA.

1) Innanzi tutto: perché ci si è occupati solo dei precari della PA e non anche di quelli del settore privato? Forse perchè  … dice … tanto anche se i privati fanno sciopero … un fuoco di paglia … poi passa … i nostri invece … devono funzionare sempre, altrimenti la nostra burocrazia crolla … la gente non ci vota più … (forse per questo? N.d.r.).

2) E poi: si apprende che saranno indetti concorsi riservati ai precari che siano al lavoro da oltre tre anni e che vincano i migliori. Ecco, io mi domando: su 150.000 precari, quanti hanno una anzianità over tre anni? E quanti sono i posti messi in palio? E ancora, se “un migliore” fosse al lavoro da due anni e undici mesi e se costui di fatto fosse “molto migliore” di quello che poi sia risultato il “più migliore” fra coloro che avendo un’anzianità superiore ai tre anni hanno avuto il diritto di partecipare al concorso, vincendolo? Summa lex summa iniuria …

Dice … questo si può fare … non di più … le risorse sono limitate tant’è vero che abbiamo ridotto del 20% le auto blu della PA. Al che faccio la solita domanda: 20% di quanto? Infatti se ad esempio per una amministrazione pubblioca 10 auto sono troppe nel senso che a livello europeo ce ne sono due, ridurre le 10 ad 8 non è sufficiente, non vi pare?

Dice … fai presto tu a parlare (rectius, a scrivere, n.d.r.)  … ma cosa proporresti? Io? Io proporrei di adottare la tecnica aziendale dello zero base budget, cioè una programmazione ripartendo da zero (in questo caso da zero auto blu): nessuna auto per nessuno salvo riassegnarle a chi ne ha veramente bisogno per ragioni del suo ufficio, non come benefit o status symbol.  E poi, solo auto di marche italiane: chi vuole le straniere, se le paghi di tasca sua.

Dice … ma per l’assegnazione delle auto, quali criteri adotteresti? Io copierei dagli USA, dalla GB  o dalla Germania, ad esempio. Quale maggiore garanzia di questi riferimenti !?

Dice … ma dello stuolo di autisti, che ne facciamo? Dice … sarebbero anche loro esodati … Che ne facciamo? Dico: offriamo loro altre due opportunità di impiego nella PA. Se non le accettano, vuol dire che non hanno bisogno di lavorare.

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POST 940 – L’ITALIA NON E’ UNA SPA, TUTTAVIA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Agosto, 2013 @ 6:56 am

Detto altrimenti: … tuttavia se dalle SpA possiamo prendere qualcosa di buono … why not?

Si diceva: … Spa? massimazione del profitto monetario, a vantaggio degli Azionisti. Poi ci siamo accorti che non è così e oggi, da parte di alcuni (illuminati) si dice: …  SpA? Massimazione della crescita umana di chi ci lavora. Ma questa è solo l’anteprima.

Di buono, anzi, di ottimo, nelle SpA c’è sempre stata la pianificazione o programmazione pluriennale, che si articola come segue:
1) Documento di politica strategica, poche pagine di indirizzo.
2) Documento di pianificazione triennale scorrevole, cioè aggiornato di anno in anno. Gli obiettivi che si vogliono realizzare sono a livello di “stima” cioè in buona parte “stimati” e un po’ meno “calcolati”.
3) Pianificazione annuale o “budget”. Gli obiettivi che si vogliono realizzare sono “calcolati”, cioè sono delle vere e proprie “previsioni”.
4) Situazioni di controllo (report) mensili, rispetto al budget, che nel corso dell’anno NON viene modificato, anche nel caso che si impongano, come spesso avviene, interventi diversi da quelli “budgettati”.

Per “sapere come andrà a finire e come è finito l’esercizio annuale” si redigono situazioni che hanno una attendibilità crescente: stime, previsioni, preconsuntivo (sul finire dell’anno), consuntivo (a bocce ferme, cioè dopo la chiusura dell’esercizio). E i documenti che descrivono l’intero processo sono via via meno sintetici e più dettagliati, sia nella fase di andata (previsione) che in quella di ritorno (rendicontazione). Essi tuttavia devono essere e sono di fatto sempre assolutamente ed immediatamente comprensibili da parte dei loro destinatari. In particolare gli Azionisti emettono un documento sintetico ma significativo e a loro volta devono ricevere un documento sintetico ma significativo.

Ad un capo Azienda, gli Azionisti chiedono tutto ciò, cioè che abbia una “visione del futuro” e che inoltre abbia sempre una soluzione di riserva, una alternativa agli obiettivi stabiliti, chiedono cioè che sia pronto a fronteggiare qualsiasi situazione. Egli non potrebbe mai rispondere loro. “E’ successo un imprevisto e quindi non ho raggiunto i risultati del budget” perché gli risponderebbero “Un imprevisto? Imprevisto da lei! Ma noi la paghiamo proprio perché lei preveda …”

Ecco, tutto questo il governo del Paese dovrebbe imparare dalle SpA. Il Paese ha i suoi “azionisti”: essi siamo noi, i cittadini, i quali esprimono un documento sintetico (il risultato elettorale) ma non ricevono niente di sintetico e significativo da parte dei “loro” amministratori. “Loro” in senso oggettivo, cioè da parte di “amministratori-oggetto” che gli stessi “cittadini-soggetto attivo” hanno nominato, non “loro” in senso soggettivo, cioè da parte di “amministratori-soggetto” che amministrano i “cittadini oggetti passivi”.

E invece … nel governo del paese, le ideologie sono perloppiù morte, a torto o a ragione. Tutti proclamano il tutto ed il suo contrario, i governi durano lo spazio d’un mattino (salvi i due ventenni), si discute e ci si sbrana su dettagli ma si perde di vista (e si fa perdere di vista ai cittadini) il quadro generale (visione d’insieme o percezione sensoriale del dettaglio? Si vedano i miei post del 23 dicembre  2012 e del 13 maggio 2013).

Mi vengono in mente due bilanci, quello di una SpA e quello di un circolo sportivo. La SpA articolava alla lira decine di spese minori la cui somma totale poteva arrivare a Lit. tre milioni. V’era poi una ulteriore unica voce: “Spese varie” di Lit. tre miliardi. Il circolo sportivo, idem: tante “vocine” per 200 accompagnate da un’unica grande voce, non dettagliata: “Attività agonistica”, 200.000.000.

Recentemente un mio amico, professore universitario di filosofia, nel suo commento al mio post 938, ha elencato le seguenti riforme come quelle necessarie per rimettere le cose a posto in Italia: la riforma dello Stato, della Pubblica Amministrazione, del lavoro e del Bilancio. Ecco, mi ha favorevolmente sorpreso che abbia inserito la riforma del Bilancio fra quella da fare necessariamente. Che questo input provenga da me, uomo di SpA, è normale, ma che sia una necessità avvertita da un professore di filosofia, è una forte conferma della validità dell’idea.

Mancano due miliardi per l’IMO, uno per la cassa integrazione, uno per gli esodati? Basta non acquistare gli F35 e non completare un’opera inutile (TAV). Ci si sbrana per l’IMU? Nulla si dice che nel dicembre 2012 il Parlamento ha stanziato 200 (duecento) miliardi di euro per la “difesa” (difesa da chi?) da erogarsi a venti alla volta per dieci anni, e da spendersi a discrezione del competente ministero … ministero che inoltre può contare sui fondi aggiuntivi per le missioni all’estero e sui fondi del ministero dei Lavori Pubblici per gli interventi in caso di calamità naturali. Ma poi, si litiga pr l’IMU invece di discutere della prossima Finanziaria 2014! Ma via … siamo seri …

Nel frattempo si prospetta una azione legale da parte di Grillo contro chi ha plagiato una sua creazione, e cioè contro chi ha ordinato ai propri fedeli sostenitori di interrompere i contatti con la stampa, la quale “… strumentalizza le vostre dichiarazioni”.

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POST 939 – TAV – F35 – SUPERSTIPENDI – IMU – ESECUZIONE DELLE SENTENZE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Agosto, 2013 @ 8:46 am

Detto altrimenti: “castigat ridendo mores,” che non vuol dire che “ride mentre punisce i negri”, ma che “pur con lo scherzo cerca di correggere i costumi”.

Voglio fare una simulazione e pormi nella posizione di lavoro che ho ricoperto per una vita, cioè quella di direttore generale e amministratore di SpA che deve gestire una riunione con i suoi dirigenti sul seguente ordine del giorno:

1) TAV (riferisce il dirigente Lupi)
2) F35 (riferisce il dirigente superiore  Letta)
3) SUPER STIPENDI SOCIETARI (riferisce il dirigente Letta)
4) IMU PRIMA CASA (riferisce il dirigente Berlusconi)
5) ESECUZIONE DELLE SENTENZE (riferisce il dirigente Schifani)

1) TAV – TRENO AD ALTA VELOCITA’ TORINO – LIONE

Lupi: Direttore, il TAV si deve fare perché su quella linea passa il 30% delle merci.
Direttore: Ma, Lupi, 30% di quanto? Lei ignora che da 20 anni il traffico merci su quella linea sta calando e che l’attuale linea ferroviaria è impegnata solo per il 20% della sua capacità di trasporto merci.
Lupi: Ma … Direttore, con il TAV le merci arriverebbero prima, in tempi brevi.
Direttore: Lupi, ma cosa mi dice? Alle merci non interessa viaggiare velocemente, ma arrivare in orario! Si tratta di due cose assai diverse!
Lupi: Direttore, ma su quella linea faremo viaggiare anche i treni passeggeri ad almeno 150 kmh: a loro sì che interessa viaggiare veloci …
Direttore: Lupi … Lupi … ma lei lo sa che i treni merci a causa del loro peso non possono viaggiare a quelle velocità, altrimenti distruggerebbero i binari? Ed allora lei mi fa viaggiare sugli stessi binari treni merci a 90 kmh e treni passeggeri a 150? Alla prima disattenzione succede il disastro!
Lupi: Si, Direttore, ma anche solo sulla tratta italiana almeno i passeggeri sarebbero agevolati.
Direttore: Ma che mi dice? La tratta Torino-Milano non è così lunga da richiedere o consentire risparmi di tempo significativi. Cosa vuole che sia ridurre un viaggio simile  da un’ora a 40 minuti … nessuno se ne accorgerebbe nemmeno … e poi lei mi deve ancora spiegare perché su quella tratta avete costruito una decina di sovrappassi alla Los Angeles, manco ci fossero dieci porti di Genova da una parte e dieci città di Milano dall’altra … chi ci ha guadagnato? Chi ha gestito i bandi di gara? Lo voglio sapere, se lo segni e mi riferisca. E poi non le conviene nominare quella tratta … infatti lei sta dimenticando che sarebbe comunque pronta per l’utilizzo ma che avete “dimenticato” di adeguare la segnaletica alle prescrizioni dei treni francesi per cui mi sa dire lei che fine fa la vostra “internazionalizzazione”’! Ma via, sia serio una buona volta …
Lupi: Direttore, ma l’Europa …
Direttore: Lupi, guardi un po’ la data dei primi documenti sulla cui base è stato impostato il progetto … non le pare che dopo 20 anni sia legittimo porsi il problema della sua attualità? Guardi, basta così. Facciamo finta che questa riunione non ci sia stata altrimenti dovrei licenziarla. Vada nel suo ufficio e riesamini il progetto anche alla luce di ciò che le ho detto e soprattutto alla luce della altre più urgenti priorità di investimento che la nostra società ha, si … quelle che sono insorte nel frattempo … basta , passiamo al secondo punto all’ordine del giorno. Letta, riferisca, la prego …

2) F35

Letta: Direttore, si tratta solo di dare esecuzione ad un impegno assunto prima che il progetto mi fosse affidato, che vuole, io posso farci poco …
Direttore: Eh no, caro Letta, se fosse solo questione di gestione avrei affidato il tutto ad un ragioniere neo assunto, non ad un dirigente di provata esperienza qual è lei … e lo è, vero … o no?
Letta: Ma gli impegni assunti … i contratti firmati …
Direttore: vada a rivedere la parte del codice che recita “inadimplenti non est adimplendum”: lei l’ha letta, Letta? I fornitori degli F35 sono inadempienti nei nostri confronti in quanto quell’apparecchio è pieno di enormi difetti accertati. Quindi noi non siamo più tenuti alla nostra obbligazione di acquistarli. E poi c’è l’eccessiva onerosità sopravvenuta … quell’acquisto per noi ora è eccessivamente oneroso.
Letta: ma in fondo si tratta solo di 12 miliardi di euro …
Direttore: Solo” dice lei? Ma si rende conto di quanti soldi sono? E poi lei dimentica che gli stessi fornitori hanno calcolato che i costi di manutenzione e di esercizio sono doppi del prezzo d’acquisto, quindi per noi si tratta di impegnare 36 miliardi di euro …
Letta: Si, ma gli altri paesi li prendono …
Direttore: Ed io le cito i paesi che li hanno disdetti: Canada, Olanda, Turchia. Vada da loro a farsi spiegare perché non li acquistano più. E disdica l’ordine, ma di corsa anche …Passiamo al punto successivo, chi riferisce? Ah, sempre lei, Letta …

3) SUPERSTIPENDI SOCIETARI

Un milione, si … ma lordo ….

Letta: Direttore, li ho ridotti del 25%! Sarà contento …
Direttore: 25% di quanto? Non basta ridurre del 25% uno stipendio di un milione di euro l’anno
Letta: Ma chi vuole che lo percepisca …
Direttore: Si informi, Letta: tanto per non fare nomi, il Presidente dell’INPS. E lei me lo porta da 1 milione a 750.000 euro … ma via, sono sempre una esagerazione! Lo sa che la Merkel percepisce 300.00 euro l’anno?
Letta: Mi era sfuggito …
Direttore: stai attento che non sia lei a sfuggirmi … nel senso di essere licenziato … Facciamo così: rediga un elenco completo di tutti i superstipendi pubblici ed anche privati se erogati da società od enti sovvenzionati dal pubblico, e tenga conto anche dei cumuli. Sempre per citare il Presidente dell’INPS, mi risulta che abbia una decina di incarichi ulteriori: me li conteggi, Letta … e dopo venga da me con i tabulati.
Letta: Si, certo, lo farò, però quelle persone hanno responsabilità elevatissime …
Direttore: Cosa vuol dire … che se fanno danni di miliardi poi li ripagano di tasca loro? Ma via … lo sa che c’è un caso recente in cui chi ha fatto un danno simile è stato condannato a ripagarlo con la cessione del quinto della sua pensione? E quanto deve vivere costui? 3000 anni? Ma qua’ responsabilità, mi faccia il piacere, direbbe Totò … E poi, Letta, con lo stesso criterio mi riferisca anche sulle super pensioni e sulle superliquidazioni. Andiamo avanti, Berlusconi, tocca a lei.

4) IMU PRIMA CASA

Tutti con me ce l’hanno …

B.: Direttore, quando ho accettato di entrare nella sua società come dirigente avevo detto che avrei abolito l’IMU sulla prima casa.
Direttore: Si è vero, lei lo aveva detto, ma sul contratto scritto che lei ha firmato si dice che l’IMU sarà rivista, non abolita. Devo pensare che il suo interesse fosse di essere comunque assunto come dirigente per contribuire al governo della società … non altro.
B.: No Direttore, io agivo ed agisco per il bene dei nostri clienti italiani …
Direttore: Ma va? Non lo avevo capito … ed è per questo che lei ha presentato una dichiarazione dei redditi infedele? Lo sa che se lo stato incassa di meno, paga di meno i suoi dipendenti i quali poi sono nostri clienti e quindi hanno meno potere di acquisto e comperano di meno i nostri prodotti ed il nostro fatturato scende? Trovi un’altra scusa …
B.: Vede che anche lei dice che bisogna ridurre la precisone fiscale …
Direttore: si, ma non con l’abolizione di una tassa sui ricconi che vivono in appartamenti enormi o in ville di lusso. Ville … ah già, ma lei, B., quante ne ha di ville? Non mi dica che aveva un interesse privato in questa faccenda … Senta, ma poi, di quanto stiamo parlando?
B.: Si tratta di incassare dai 2 ai 4 miliardi di euro in meno.
Direttore: Non sarebbe un problema perché nel frattempo il suo collega Letta ne risparmia ben 36 con gli F35, ma è un problema morale: non posso fare sconto ai ricconi quando ho tanti dipendenti in cassa integrazione o esodati. Basta così: l’IMU si rivede ma non si annulla. Andiamo avanti. Schifani, riferisca.

5) ESECUZIONE DELLE SENTENZE

Schifani: Direttore, il nostro dirigente B., è stato condannato con sentenza passata in giudicato, ma ora il CDA – Consiglio di Amministrazione si appresterebbe a licenziarlo … non è accettabile … egli è stato assunto in quanto vincitore di un concorso al quale hanno partecipato ben 8 milioni di baionette … ops, mi scusi, volevo dire di concorrenti …
Direttore: E allora? Che c’entra? Non vi è alcun nesso logico fra i due fatti … le legge è uguale per tutti, non “per tutti i non appartenenti ad alcuna casta e per gli altri no”.
Schifani: Ma, direttore, se B. viene licenziato, si dimettono altri dirigenti … sa … per solidarietà … se accadesse ciò la colpa sarebbe dell’attuale  CDA …
Direttore: Ma che mi viene a significare? La crisi della Direzione sarà colpa loro, non di altri … che ci siamo bevuti il cervello? Che vogliamo fare il processo ai carabinieri che hanno arrestato un ladro invece che al ladro? Quando mai!  E poi, che vuole che le dica,  morto un re, se ne fa un altro. Morto il papa, viva il papa …  vuol dire che faremo un altro concorso per assumere altri dirigenti.
Schifani: Direttore, ma l’attuale procedura del concorso fa schifo …
Direttore: Ah, Schifani, fa schifo? Perdoni il gioco di parole, ma con quel cognome lei se le tira un po’ addosso, non le pare? Comunque, Schifani, se ne è accorto finalmente! Ne parli un po’ al suo collega dirigente che l’ha concepita … quel Borgusio, Bergesio o come diavolo dsi chiama,  anzi, lo avverta che gli voglio parlare. Fa schifo, lei dice, per me è una porcata … anzi, sa come la chiameremo? La chiameremo “Porcellum”. E per oggi basta … devo dedicarmi a cose serie … la seduta è tolta … ma non vi nascondo che fra tutti mi avete deluso …

… tuttavia vi offro un’occasione di riscatto: fate il conto di quanto risparmiate seguendo le mie indicazioni e – con quelle somme – calcolate di quante cooperative giovanili potete finanziare lo start-up per far loro gestire amministrare e vendere come prodotto turistico le decine di migliaia di siti naturalistici, artistici ed archeologici che il nostro paese ha,e che oggi sono abbandonati a se stessi. Buon lavoro, signori … e riformate l’ENIT, che spende l’80% delle risorse per i suoi stipendi anzichè per lo sviluppo del turismo …

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POST 938 – LE PAROLE SONO PIETRE: DIRITTI ACQUISITI, ESODATI, AGIBILITÀ (FISICA E) POLITICA, QUARTO GRADO DEL GIUDIZIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Agosto, 2013 @ 7:11 am

Detto altrimenti: le parole …. to handle with care, da maneggiare con cura …

Don Lorenzo Milani

Le parole sono pietre, scriveva Don Lorenzo Milani in “Lettera ad una professoressa”. Lui stesso le maneggiava con cura, lui che , al “Me ne frego” fascista, opponeva il proprio “I care”, io mi prendo cura di, mi preoccupo …  Le parole. Descrivono, rappresentano oggetti, sentimenti, intenzioni, noi stessi, tutto di noi stessi, della nostra realtà. Ma ecco, esse “descrivono”, “rappresentano” non “creano” … anzi, non possono e soprattutto non devono creare alcunchè. E invece sempre più spesso noi cadiamo vittime di miraggi, cioè di situazioni “create” dalle parole, siamo cioè vittime di situazioni che non esistono ma che le parole hanno fatto sì che noi si sia convinti che esistano.

Mi spiego con quattro esempi: “diritti acquisiti”; “esodati”; “agibilità politica”; “quarto grado del giudizio”

1) Diritti acquisiti. In tutto il mio percorso scolastico (1950-1968), conclusosi con una laurea il giurisprudenza, non avevo mai sentito parlare dei cosiddetti diritti acquisiti. Oggi utilizza questo termine chi è impegnato a difendere i propri privilegi, quali una super pensione (ne esistono da 90.000 euro al mese!), un super stipendio (il Presidente dell’INPS: un milione di euro all’anno!), erogati da un sistema che molto spesso lascia tante persone senza stipendio, senza pensione, senza casa, senza speranza, senza futuro. Ecco, l’avere creato il termine “diritti acquisiti” ci ha indotto a ritenere che debba e possa esistere, come esiste, la categoria delle persone titolari di quei (pseudo, n.d.r.) diritti. In altre parole, la creazione e l’utilizzo del termine ha legittimato l’esistenza della categoria che il termine descrive. Ma nessuno fino ad oggi si è preoccupato di creare il termine “doveri acquisiti”, quale conseguenza e non causa dell’esistenza effettiva di una fascia di realtà, cioè in questo caso a descrivere e non a creare una categoria di persone purtroppo realmente esistente, quella di coloro che hanno il dovere di sopportare l’esistenza delle persone titolari dei diritti acquisiti. Ed allora lo faccio io, in questa sede, amici, vi comunico ufficialmente la nascita della locuzione “doveri acquisiti” che saranno imposti a carico di  coloro di fronte ai quali ai quali si vuole giustificare il permanere in capo proprio di privilegi medievali sulla base della loro descrizione come “diritti acquisiti”.

2) Esodati. Idem come sopra. Essi semplicemente non dovrebbero esistere e invece abbiamo creato un termine che ne giustifica l’accettazione da parte di tutti come categoria logica e della realtà sia pure deprecabile e deprecata.

3) Agibilità (fisica e) politica. Chevvordì, dicono a Roma? Fino a qualche giorno fa l’espressione non faceva parte del lessico italiano, fosse esso politico, familiare, scolastico, etc.. E lo abbiamo creato “ad hoc” per fare nascere una nuova realtà: quella che a sua volta fa nascere e legittima una nuova “condizione di procedibilità”, anzi di “improcedibilità” contro le persone, anzi, contro una persona. Infatti, l’agibilità politica sta diventando una sorta di diritto acquisito: io sono stato eletto da otto milioni milioni di elettori e quindi ho il diritto acquisito a restare in senato “a prescindere”, il che vorrebbe dire che esiste un quarto grado di giudizio.

4) Quarto grado di giudizio: noi tutti credevamo che i gradi del giudizio fossero tre: Tribunale, Corte d’Appello, Cassazione. Oggi invece sta nascendo una nuova espressione lessicale: “il quarto grado”, quello rappresentato dalla volontà dei milioni di elettori di un partito di volere e potere stravolgere una sentenza fino a ieri definita come “passata in giudicato”. Detto fatto: l’abbiamo descritto e ipso facto il quarto grado esiste, o almeno, per quei milioni di elettori, esso “deve” esistere. E chi ne negasse l’esistenza, sarebbe responsabile della caduta del governo.

Le parole sono pietre, si diceva. Ma le pietre sono di tipo diverso: vi sono quelle utilizzate per la costruzione del Bene Comune, e quelle che, lanciate dall’alto delle granitiche torri  di privilegi medievali, diventano macigni precipitati a frantumare il Bene Comune.

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POST 937 – LA VERITA’ VERA E’ COSA DIVERSA DA QUELLA GIUDIZIALE – IL REATO E’ COSA DIVERSA DALLA SUA PUNIZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Agosto, 2013 @ 7:59 am

Detto altrimenti: Silvio, ecchè? Vogliamo fare due pesi e due misure? Una per te ed una per tutti gli altri?

1) La VV, Verità Vera del proprio operato la conosce solo l’interessato e Dio. Gli altri, tutti gli altri, tutti noi, da sempre, ci dobbiamo rifare e accontentare della VG, Verità Giudiziale, cioè a quella accertata nei Tribunali che talvolta potrebbe anche essere diversa dalla VV, in ossequio al principio della necessità della certezza del diritto. Questo principio deve valere per tutti anche se, talvolta, summa lex summa iniuria … cioè quanto più una legge (o sentenza)  è perfetta, tanto più essa può anche arrecare a taluno un ingiusto danno.
2) Oggi pare che il problema sia l’applicazione o meno di un tipo di sanzione piuttosto che non la valutazione della gravità del reato commesso o quanto meno del reato accertato dai Tribunali. No buono!
3) Anche ammesso che si intervenga sul tipo di sanzione, resta quanto meno la VG, Verità Giudiziale che attesta l’esistenza di un grave reato accertato  in capo ad una persona.

In altre parole, il nostro sistema democratico si fonda fra l’altro sui diversi gradi del giudizio e sulla necessità della certezza del diritto affidata al passaggio in giudicato delle sentenze. Queste regole devono valere per tutti. E poi, anche se il reato accertato fosse giudicato non punibile, la persona che lo ha commesso non dovrebbe più presentarsi quale parlamentare.

La stessa conclusione l’interessato dovrebbe trarre anche nel caso che la sanzione del reato accertato e giudicato punibile, fosse ritenuta dalla Commissione Parlamentare non procedibile (cioè: reato esistente, punibile ma applicazione della sanzione non procedibile).

In sintesi: ciò che deve fare premio è l’accertamento giudiziale del reato, non gli eventi relativi all’applicazione della sanzione.

The rest are details.

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POST 936 – TOO BIG TO FAIL, TOO BIG TO JAIL

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Agosto, 2013 @ 1:10 pm

Detto altrimenti (in italiano): (società) troppo grandi per potere essere lasciate fallire; (persone) troppo in vista per poter essere arrestate

To fail. Lasciamo fallire una banca? Quando mai! E i denari dei poveri risparmatori dove li mettiamo? Ecco che a fatica potrei capire – ma non approvare – il to fail.

Ma il to jail … per favore … anzi, se una persona è molto in vista, a maggior ragione deve essere e apparire (ripeto: essere e apparire) a posto sotto ogni profilo. In caso contrario altro che too big to jail! Io vedrei bene un’aggravante di pena … (nel Medio Evo il Signorotto di turno, colpito da una condanna, poteva inviare un suo servo  a scontarla al suo posto: e se fosse questa la via d’uscita? Comunque non metto foto sennò si capisce di chi parlo …)

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POST 935 – COMPRO L’ORO (E LORO) E PAGO IN CONTANTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Agosto, 2013 @ 8:07 am

Detto altrimenti: ma come? In contanti? Ma non è vietato?

 1) Le monetine. A tonnellate, incassate da macchinette dei videogames-mangiasoldi-rovinafamiglie, macchinette molto spesso illegalmente scollegate dalla Guardia di Finanza, il che è stato rilevato da quella istituzione (Colonnello Rapetto, v. post del 22 febbraio 2013) ma poi il Col. è stato “promoveatur”  e la sanzione “concordata” per molto, molto, troppo di meno. E uno. Ma poi c’è il due, e cioè, che fine fanno le monetine? Chi le cambia in banconote? Chi le accredita su un conto corrente e su quale conto corrente? (Dove andranno a finire le monetine? V. post del 16 novembre 2011). In qualche modo quelle monetine “in nero” hanno contribuito a costituire una massa di denaro (in nero) che ha consentito al Signor Corallo (padrone della Atlantis, la maggiore concessionaria delle macchinette mangiasoldi) di corrompere il Signor Ponzellini (all’epoca presidente della BPM, Banca Popolare di Milano) per ottenere un finanziamento di ben 150 milioni di euro altrimenti non dovuto (chissà se la BPM ha una macchina per il conteggio automatico delle monetine … io di co di sì … e più di una! Sapete … della serie a pensar male …). Dopo un anno di latitanza ai Caraibi, Corallo è rientrato in Italia, è stato arrestato ma poi ha ottenuto i “domiciliari”. Ora osservo: vi è stato un reato, l’evasione fiscale, evitato poi con un comodo concordato. Vi è stato un secondo reato, la corruzione. Ma si è fatto il calcolo di quanti reati potrebbero ancora essere perpetrati con le monetine ancora rimanenti allo stato “brado” (cioè, in nero)?

2) Compro l’oro e pago in contanti. Ma lei come si permette? Anzi, come le permettono addirittura di esporre cartelloni con i quali avverte che lei “paga in contanti”? Dove li prende lei questi contanti? Non lo sa che ormai la maggior parte delle transazioni non può avvenire per contanti?

3) Compro loro, li compro, e pago in contanti. Ora mi spiego: le somme derivate dai falsi in bilancio e dalla evasione fiscale su larga scala … anche qui vi è la possibilità e la probabilità di “reati a catena”. Mi spiego: se io evado ad esempio 4 milioni di euro e non li pago al fisco, dove vanno a finire questi denari? Se poi io sono un imprenditore, posso usare quei denari, ad esempio, per comperare loro, cioè per corrompere funzionari pubblici e garantirmi un appalto; se sono politico, posso permettermi il lusso di pagare le spese di viaggio, vitto e alloggio a loro, cioè alle masse dei miei sostenitori “spintanei” che ho piacere di vedere presenti in piazza ai miei comizi … E se poi sono eletto, posso offrire pranzi e cene e un po’ di denaro liquido a destra e a manca a loro, miei colleghi parlamentari per accattivarmene le simpatie … o no? Quindi un reato è sicuramente l’evasione fiscale, ma poi occorre andare oltre e chiedere conto della fine che fanno le somme non versate all’erario o che l’erario ti ha scontato quando ha accettato – bontà sua – di “concordare” con te il pagamento di somme inferiori a quelle dovute, sulla base del principio “pochi, maledetti e subito”.

Contanti … con tanti saluti a chi – come me – riceve l’accertamento F24 per una differenza di €17,74 (euro diciassette e settantaquattro centesimi) che pagherò entro il 30 agosto … no, cosa credete? Non in contanti, ma con bonifico bancario … ci mancherebbe altro!

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POST 934 – LA STRADA DELLA CIVILTA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Agosto, 2013 @ 9:17 pm

Detto altrimenti: per molti aspetti la Svizzera non certo è stata (e non è certo) un modello da imitare, ma per questo aspetto, si.

E’ di questi giorni: in Italia, se paghi la contravvenzione stradale entro cinque giorni, hai lo sconto del 30%. In Svizzera se non paghi entro tot giorni, la tua infrazione diventa reato. Ne sa qualcosa un nostro concittadino trentino, fotografato letteralmente fronte - retro mentre in Svizzera, alla guida della sua auto, superava di 13 kmh il limite stabilito. Costui ha ignorato l’avviso di pagamento di €100,00. Ora, in Italia, a seguito di una rogatoria internazionale, dovrà pagare molto di più. Se poi in Svizzera superi di 40kmh il limite di velocità, c’è anche il sequestro dell’auto e la reclusione sino a tre anni.

Ma no, è esagerato … potranno dire alcuni dei “nostri”. E invece io insisto: avete mai provato a percorrere le rampe autostradali di accesso e di uscita alle autostrade rispettando i limiti di velocità ivi prescritti? Da dietro vi sollecitano con sonori colpi di clacson e quel che è peggio vi tallonano a meno di un metro, quasi per “spingervi” (= indurvi) ad accelerare per sottrarvi a quella pericolosa vicinanza. Ma non c’è limite al peggio: due giorni fa mentre mi inserivo in A22 a Trento Sud direzione sud e stavo percorrendo alla velocità prescritta la rampa di accesso a corsia unica, un’auto mi ha superato infilandosi fra la mia auto e il gard rail, approfittando del fatto che queste rampe, nuovissime, prevedono spazi per il passaggio pedonale degli operai addetti alla eventuale manutenzione!

Emerson Fittipaldi

Ecco, vedete, questi io li chiamo guidatori “Fittipaldi”: come se si fosse in una gara di Formula Uno, ti tallonano dappresso, stanno nella tua scia a meno di un metro di distanza e poi, improvvisamente, escono dalla visuale del tuo retrovisore per superarti con una manovra che è esattamente l’opposto di quella prevista dal codice della strada ed insegnata alla scuola guida.

Ora io mi permetto di sottoporre all’attenzione delle Forze dell’Ordine preposte al controllo della circolazione stradale, l’esigenza di prestare maggiore attenzione a questi tre tipi di infrazione (e non solo principalmente alla sosta vietata): eccesso di velocità, distanza di sicurezza, manovra pericolosa.

Già, ma la Svizzera che c’entra? C’entra, nel senso che l’Italia potrebbe copiare (si, copiare) le norme relative alle sanzioni delle infrazioni. La civiltà (della convivenza e del reciproco rispetto “automobilistico”) può arrivare anche per questa strada, cioè proprio dalla strada.

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POST 933 – MODERNITA’ IN TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Agosto, 2013 @ 5:21 am

Detto altrimenti: modernità, cosa significa? E noi, in Trentino, siamo moderni?

II mio amico filosofo Marcello Farina (foto di repertorio)

Ieri sera avevo ospiti a cena, due amici carissimi, Marcello e Franco. Uno è un filosofo. Mi ha chiesto: il Trentino è moderno? Ma innanzi tutto, cosa significa essere moderni? La modernità … forse è iniziata con l’illuminismo, la vittoria della ragione su tutto … Sicuramente poi è stata moderna la rivoluzione francese con la sua libertà, uguaglianza, fraternità. Ma oggi? E particolarmente, in Trentino? Io ho risposto che così, a primo acchito, la cosa più moderna che mi pare di cogliere in Trentino è il concetto di Euregio, il tendere cioè alla Regione Transfrontaliera come ponte verso la costruzione di un’Europa Politica.

Può anche andare, ma. Cosi mi ha risposto il filosofo. Infatti c’è un “ma” in quanto oggi il termine modernità è bivalente e racchiude anche significati negativi. Ed io: infatti è moderna una linea di montaggio interamente robotizzata, la quale genera disoccupazione; è moderna la globalizzazione che genera sfruttamento dei lavoratori dei paesi in via di sviluppo; è moderna la finanza onnipotente che ha distrutto l’economia reale. L’economia, dice  Marcello, oikos nomos, “regolamentazione della casa”, termine usato per la prima volta da Aristotele … l’economia moderna deve tornare ad essere antica occuparsi della casa, della casa di tutti e non solo di alcuni.

Ed io: l’economia sarà salvata dalla morale? Marcello: no, non serve “disturbare” la morale, l’economia si  salverà da se stessa: infatti essa ha già al suo interno i geni, i cromosomi per “comportarsi bene”. Infatti, osservo io, a riprova di ciò: il comunismo economico ha dimostrato il proprio fallimento e si è autodistrutto. Idem il liberismo sfrenato … Ma oggi, quo vadis, economia?

Ma allora, il trentino è moderno? Per certo aspetti, no. No se non torna ad essere sobrio (la moderna corsa ad automobili inutilmente sempre più potenti è un aspetto banale ma significativo della modernità negativa della nostra terra non pprio sobria, n.d.r.); no, se non si apre a tutti, all’immigrato, a chi più ha bisogno; no, se non abbandona quella parte di autoreferenzialità che lo caratterizza, sia pure per certi limitati aspetti.

Queste le considerazioni emerse. Ma quella che maggiormente mi è sorta “dal di dentro” è che essere moderni  oggi significa prendere atto di ciò che sta accadendo, sul piano umano e della natura: e cioè che il mondo è di tutti; che le risorse sono limitate; che occorre una loro più equa distribuzione a vantaggio di tutti, per il bene comune di tutti e non di pochi. Questo significa oggi essere “moderni oggi”. Anche in Trentino.

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