QUANTITA’ O QUALITA’?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Settembre, 2014 @ 7:09 am

Detto altrimenti: i problemi qualitativi non possono essere risolti con soluzioni quantitative   (post 1662)

I cacciabombardieri F35 sono inaffidabili, troppo costosi (sic Corte dei Conti USA) e non all’altezza dei loro analoghi russi e cinesi. Eppoi (eppoi) abbiamo altre priorità. Questi sono problemi sulla “qualità” del progetto. La soluzione? Pare sia di tipo “quantitativo”. Infatti una prima  parte del parlamento dice: comperiamone solo la metà del piano originario. Al che una seconda parte del parlamento dice no, comperiamoli tutti. Una terza parte del parlamento dice:  se qualitativamente non vanno bene, non comperiamone nemmeno uno.

Dice … ma c’è un contratto, un impegno internazionale … Uei, raga, ma non lo avete studiato il latino? Inadimplenti non est adimplendum, cioè verso chi non adempie il proprio impegno (di consegnarci aerei funzionanti), non si è obbligati ad alcunché, cioè in particolare ad acquistarli! Quindi … quindi … chissà come andrà a finire. Forse alla maniera gattopardesca: tutto cambi affinchè nulla cambi.

La nuova legge sull’auto-riciclaggio del denaro (un esempio: ho portato fondi neri all’estero, li faccio rientrare da solo, senza l’aiuto di terzi). Perseguire il rientro illecito è tanto importante quanto perseguire l’uscita illecita. Si deve intervenire … e allora “puniamolo se”. Se … cosa? Se comportano pene superiori ai cinque anni di carcere. Ma se la maggior parte di quei reati non è punibile sino a quel livello … che vogliamo “babbiare” (dialetto siculo: “scherzare”)? Ma soprattutto, se è un reato … è un reato e basta. Traduciamo: io delinquo … cioè sono uno che delinque, cioè io sono un delinquente. Ma delinquo poco, quindi io non sono un delinquente. Chiaro (n.d.r.)? In matematica si direbbe: se “A” è uguale a “B” e “B” è uguale a “C”  ne consegue che  “A” è … diverso da “C”! L’avreste mai detto?

Mi viene in mente una prassi di certi alunni delle (mie) elementari ed alle scuole medie (anni ’50 e ’60): “Ho studiato da sei”: la quantità (scarsa ma sufficiente) a pretesa sanatoria della qualità. Studio un poco (ecco la “quantità”!) e mi tolgo di dosso l’etichetta (qualitativa) di “alunno non – studente”, cioè di un alunno che non studia.

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Art. 18

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Settembre, 2014 @ 3:17 pm

Detto altrimenti: siete favorevoli o contrari alla sua abolizione? (post 1661)

Io sono favorevole purchè la stessa regola valga anche per i dipendenti pubblici e ad una ulteriore condizione. Mi spiego. La maggiore licenziabilità dei dipendenti sicuramente li sprona a lavorare meglio, diminuisce il carico dei costi rigidi e fissi dell’impresa, agevola nuove assunzioni (“tanto se poi non mi servono più, licenzio”). Tuttavia non è tutto oro quel che riluce. Infatti nella mia lunga vita di dirigente e amministratore di Gruppi e di SpA piccole, medie e grandi, pubbliche, miste e private, italiane ed estere ne ho viste di tutti i colori. Ho anche (purtroppo!) visto “capi” che gestivano i propri dipendenti all’antica, “si fa così e basta, lei non è pagato per pensare, faccia solo ciò che le ordino, non assuma iniziative, anzi … mia dia del tu (ma poi, n.d.r.) ...” capi con tanta autorità ma senza alcuna autorevolezza (1) , capi che non motivavano i propri dipendenti, che li strumentalizzavano, che li umiliavano, li demansionavano immotivatamente … e che inoltre, nel fare questo, facevano (impunemente!) un danno grave anche alla stessa azienda che erano chiamati a gestire. In questi casi, in assenza della tutela dell’art. 18,  se un dipendente cercasse di fare rispettare la propria dignità di persona e di lavoratore, probabilmente incorrerebbe nelle (ulteriori) ire del capo e  potrebbe essere (troppo) facilmente licenziato.

Quindi io sarei favorevole all’abolizione dell’art. 18 se parallelamente – quanto meno – si rendesse obbligatoria per tutte le Società ( e Enti) che vogliono usufruire di questa possibilità, la Certificazione di Responsabilità Sociale di impresa (SA8000) la quale attesta il rispetto dei diritti e della dignità del lavoratore.

Infatti, senza questa minima garanzia, i lavoratori sarebbero precari come i soldati della poesia di Ungaretti, scritta nel bosco di Courton nel luglio del 1918, foglie (e uomini) che un alito di vento può spazzar via ….

Soldati

Si sta come

d’autunno

sugli alberi

le foglie.

Solo soldati …. o anche “impiegati?”

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(1) autorità: ti deriva dal grado; autorevolezza: deriva da te stesso, sei tu stesso che te la dai, se sei capace, altrimenti non c’è grado che tenga.

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TEATRI INDEBITATI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Settembre, 2014 @ 2:54 pm

Detto altrimenti: ma come, perchè  e chi ha concesso loro tanto credito?  (post 1660)

Ero responsabile della Finanza Italia della Stet – Società Finanziaria Telefonica per Azioni, la finanziaria dell’IRI per le telecomunicazioni e l’elettronica, la più grande finanziaria italiana. Per un lungo periodo la politica bloccò le tariffe della SIP la quale bloccò i propri investimenti. Conseguentemente la nostra più grande società manufatturiera (che vendeva soprattutto i suoi prodotti alla SIP) accumulò un magazzino merci (invendute alla SIP) pari al fatturato di un anno! Inoltre c’era la stretta creditizia e valutaria. Tuttavia le banche ci facevano credito: “Lo Stato non permetterà mai alla SIP di fallire”, diceva qualche banchiere. Oltre a ciò, tuttavia, a garanzia delle banche c’era (la fidejussione Stet e) il patrimonio e la capacità produttiva dell’intero Gruppo Stet, che rappresentava una garanzia di volume assai maggiore del suo indebitamento consolidato. Già, perché dietro ogni concessione bancaria c’è il controllo della Banca d’Italia, e le banche, nemmeno se avessero voluto, avrebbero potuto erogare ulteriore credito alla Stet se non ci fosse stata a monte una più che adeguata garanzia.

Oggi “scopriamo” che un teatro, un ente, una SpA pubblica ha accumulato vero le banche decine di milioni di euro di debito. Al riguardo osservo: 1) il debito si accumula via via nel tempo e quindi (mi pare di poter affermare che) qualcuno avrebbe dovuto intervenire prima, per evitare un indebitamento eccessivo; 2) Chi ha garantito la concessione di tanti crediti? Perché non si parla un po’ anche di questi garanti?

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RODODACTULOS EOS, L’AURORA DALLE DITA ROSA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Settembre, 2014 @ 6:32 am

Detto altrimenti: questa mattina, mi sono alzato …   (post 1659)

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Riva del Garda. Un’antenna televisiva, la comunicazione moderna; l’ultimo rosa che sta scomparendo,  la  comunicazione “antica”. Lo so, lo so, la foto non è niente di eccezionale, ma “verso l’alto” la vista dal balconcino della casa non è più di tanto. In ogni caso, prima dello scatto, c’era tanto rosa in più ma io ero ancora troppo assonnato per realizzare …

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... ed infatti, eccomi qui, al Lago di Cavedine, con il mio amico Daniele

… ed infatti, eccomi qui, al Lago di Cavedine, con il mio amico Daniele

Questa mattina il programma è la salita in bici da Riva del Garda al Centro Velico sul Lago di Cavedine per salutare il mio amico Daniele che lo gestisce. Ma prima qualche minuto di riflessione, intanto che l’aria si scalda un poco. E la mia riflessione, oggi, è questa, sulla doppia comunicazione: il rosa dell’aurora ci comunica un senso di Pace; Papa Francesco ci comunica  che “Nessuno può uccidere nel nome di Dio, di un Dio: è un sacrilegio!”. Vi pare poco? Le primavere arabe, l’Isis … cosa sta succedendo? Forse abbiamo sbagliato due volte. La prima a colonizzare i due terzi del mondo. La seconda ad abbandonare quei paesi a loro stessi, improvvisamente, nelle mani di chi – “grazie” a noi, grazie si fa per dire! – non aveva conseguito alcuna “patente di democrazia”. E’ un po’ come se, dopo avere condotto per secoli un veliero senza mettere a parte l’equipaggio delle regole della corretta navigazione, improvvisamente cedessimo il comando della nave ed il timone al primo marinaio che passa sulla tolda. Dopo tutto se ve lo dice un velista qual io sono …

L’esportazione della democrazia come fatto istantaneo non funziona: in dialetto trentino si potrebbe forse dire che “l’e pezo ‘l tacon del bus”, cioè è peggio la toppa del buco che si vuole rammendare.

O no? La discussione è aperta.

Il Lago di Loppio (vista verso Nord, foto Enrico Perasso)

Il Lago di Cavedine (vista verso Nord, foto di Enrico Perasso, bici di Edoardo Pellegrini, borraccia FIAB)

P.S.: pedalare a fine settembre nella “Busa” dell’Alto Garda Trentino. Le salite che all’inizio di stagione ti “pesavano” un po’, ora non sei tu a superarle: infatti … ti stai gustando il silenzio, il sottofondo del frusciare del Vento (vento da nord) fra i rami … e intanto le salite le superano loro, le gambe, le tue gambe, le gambe di un proprietario distratto dalla bellezza che lo circonda. L’unica salita della quale ti rendi conto è quella, corta ma al 20%, poco dopo la centrale Fies. Sfido io, al 20%! Dopo qualche km,  là dove un cartello avverte della fine della pista ciclabile, invece di andare a sinistra  verso Pietramurata, giro a destra, percorro qualche centinaio di metri verso sud su una strada poderale e quindi, appena dopo un ponticello, subito a sinistra ricomincia la bretellina ciclabile che ti porta sulla strada provinciale, la quale, verso destra cioè verso sud, dopo poco ti porta al Lago di Cavedine.

Il ramo del Sarca che alimenta il Lago: superato il ponte sullo sfondo, girate a destra e lo raggiungete

Il ramo del Sarca che da nord alimenta il Lago: superato il ponte sullo sfondo, girate a destra e lo raggiungete

Un Lago bellissimo, fuori dai grandi circuiti e per questo ancora più bello. Purtroppo non segnalato, non evidenziato nelle “carte turistiche” le quali “chissaperchè”convogliano i flussi turistici a pedali solo sulle ciclabili lungo il corso principale del Sarca. Peccato. Peccato, una perla nascosta, troppo nascosta. Occorre rimediare, non vi pare, amiche lettrici ed amici lettori? Anche perché, dopo una sosta al Lago con un puntatina al bar ed ai servizi del Centro Velico, proseguendo verso sud, a fine Lago, dopo una salitella di 1,5 km al 2-3%, ecco le “marocche”, la ruina dantesca, quei massi che racchiudono le orme dei dinosauri! E poi una discesa a 55 kmh sulla larga e poco trafficata  provinciale che scende da Castel Drena a Drò. Se tutto questo  se vi sembra poco …

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UE: LA SETTIMANA EUROPEA DELLA MOBILITA’ SOSTENIBILE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Settembre, 2014 @ 7:30 pm

Detto altrimenti: … e FIAB Trento c’era!  (post 1658)

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FIAB non è sport: è stile di vita, cultura, rispetto di se stessi e degli altri, amore per il “ritorno al futuro”

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FIAB – Federazione Amici della Bicicletta, Trento. Un gruppo di amici (localmente siamo 150. A livello nazionale migliaia e miglaia … mi devo informare!!) propone un’idea: la bicicletta in città, in luogo delle auto. E poi, già che ci siamo, anche fuori città! E allora tutti noi a partecipare alla Settimana Europea della Mobilità Sostenibile.

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La stampa locale ci ha immortalato!

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Ieri a conteggiare le persone che entrano in città per recarsi al lavoro utilizzando la bici (nel 2012 Trento ha vinto questo “campionato italiano”!). Oggi tutti in Piazza della Mostra, a Trento, con tanto di gazebo, depliant etc.. insieme a tante altre iniziative ciclistiche.

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I nostri angeli custodi

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E poi, alle 14,30, scortati da due Poliziotti della locale Polizia, a percorrere 13 km di ciclabili urbane: Grazie a loro e a tutto il Corpo di appartenenza!

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L’assessore comunale alla mobilità, Michelangelo Marchesi

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Fiab Trento: la Past President Manuela Demattè e il Presidente Guglielmo Duman

Fiab Trento: la Past President Manuela Demattè e il Presidente Guglielmo Duman

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E’ un fatto: in Europa ormai si vendono più biciclette che automobili. Il numero dei ciclisti urbani, ciclo turisti e ciclo escursionisti sta aumentando.

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E se l’età media della popolazione si innalza (si invecchia, raga!), ecco il boom delle biciclette a pedalata assistita! Qui a fianco, il servizio noleggio organizzato dalla Provincia Autonoma di Trento.

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Una sosta del gruppo

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Persino il CAI Club Alpino Italiano Centrale ha ritenuto di prendere atto del fenomeno e di regolamentarlo con il Quaderno di ciclo escursionismo, reperibile in internet. Altro che demonizzarci, noi ciclisti! E ve lo dice uno che da giovane è stato istruttore sezionale di alpinismo (CAI Sez. Ligure, Genova).

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… con la Vice Presidente FIAB Monika Giacomozzi e, sullo sfondo, il Castello del Buon Consiglio

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La piazza: animata anche da un simpatico quartetto (nella foto, scattata dalla sella della bici, è rimasto fuori un componente: scusami, ti prego … mandami una foto con tutti e quattro che la pubblico!): si tratta dello SMART SAXOFONE QUARTET composto da studenti del Conservatorio Bonporti e dell’omonimo Liceo Musicale: Mattia Grott, Martina D’Amico, Mattia Giacomozzi, Filippo Corbolini. Email smartsaxquartet@gmail,com  tel. 0039 3404746050  www.facebook.com/smartquartet. Bravi ragazzi, chissà che prima o poi non siate a Riva del Garda, ospiti dell’Associazione Amici della Musica (di cui sono tesoriere). Alles can sein

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Bicincittà ma non solo, dicevo. Trentino Biciland o Bikeland, se preferite, Trentino che valorizza una sua preziosa risorsa non solo in inverno ma anche in estate. Quale risorsa vi chiedete? Ma i suoi dislivelli! Nella vicina Austria sono state messe in rete 16 funivie per operare in estate e portare in quota i ciclo escursionisti … e noi? Cosa aspettiamo?

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Trentino che investe nelle sue piste ciclabili, tante, bellissime, non ancora tutte in rete. E allora, facciamo questo sforzo, dai! Colleghiamo Trento alla Valsugana e alla Valle dei Laghi! Pochi km di ciclabili e il paradiso a pedali è fatto! Basta copiare quello che ha fatto Merano per collegare le sue ciclabili a quella della Val Venosta.

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E in città? Anche qui raccordare i singoli tratti e soprattutto varare una campagna di maggiore sensibilità ed educazione e rispetto reciproco per tutti: automobilisti, ciclisti, pedoni. La convivenza di tre velocità diverse è segno di civiltà.

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Quindi, ragazzi di ogni età, iscrivetevi alla FIAB! Come si fa? Be’ ad esempio scrivendo un commento a questo post: poi mi faccio vivo io che sono il segretario dell’Associazione. Servizio a domicilio, che volete di più?

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“Ladri di biciclette”

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In tutto questo, una sola nota negativa: infatti è rinato un antico “mestiere”, quello del ladro di biciclette. Ricordate il vecchio, bellissimo film di Vittorio De Sica (1948)? E noi … cosa facciamo? Targhiamo le nostre bici, per renderle riconoscibili!

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NON MI ERA ANCORA CAPITATO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Settembre, 2014 @ 7:13 am

Detto altrimenti: … maccome? Con oggi sarebbero ben sei giorni che non pubblichi un post, Riccardo! Chessuccede? (post 1657)

Scialla, raga, calma, mica me lo ha ordinato il medico di pubblicare uno o più post “al giorno” … eppoi, sapete, quando un giornalista non ha la notizia, spesso se la cava con la “non notizia”. Un esempio? Eccolo: “La tale personalità internazionale non farà tappa a Trento”. Ecco, non che in questi giorni non ci siano spunti sui quali riflettere anzi … macchevolete i troppi spunti, la troppa informazione alla fine sortiscono l’effetto contrario: la chiusura ad informare e ad informarsi. Ma insomma, detto questo, vediamo di recuperare. In questi giorni isolerei cinque temi: 1) l’Italia, unico Paese UE con previsione di PIL negativo; 2) la contro-guerra dell’oppio; 3) la guerra del califfato; 4) un mondo di … casta; 5) le bombe d’acqua.

1)    Italia, unico paese UE con previsione di PIL negativo. E dire che avremmo tutto per essere quello con il maggior PIL positivo. Che fare? Care amiche lettrici e cari amici lettori, provate voi stessi a rispondere con i vostri commenti.

2)    La contro-guerra dell’oppio. Nell’800 alcuni stati europei fecero ben due guerre alla Cina (le cosiddette guerre dell’oppio) “rea” di avere vietato l’importazione dell’oppio coltivato dalla GB nella sua colonia India ad opera degli schiavi locali detti altrimenti coolies che fa più fine. Oggi la maggior parte degli oggetti da cui sono circondato e che utilizzo sono made in China. Che fare? Care amiche lettrici e cari amici lettori, provate voi stessi a rispondere con i vostri commenti.

3)    La guerra del califfato. Il mi’ babbo, toscanaccio doc, diceva: “… ovvia, nulla succede a caso … un mi venite a di’ che Cristo gli è morto di sonno …” . E a me vengono in mente i nostri giovanissimi terroristi politici degli anni ‘ 70- ’80. Chi e cosa c’è dietro le quinte? Chi manovrava ieri e chi manovra oggi queste violenze? Cui prodest? Cui bono? A vantaggio di chi? A chi giova? Care amiche lettrici e cari amici lettori, provate voi stessi a rispondere con i vostri commenti.

4)    Un mondo di … casta, anzi, delle caste. Poche persone e stati sempre più ricchi. Molte persone e stati sempre più poveri. Ma a forza di tirare la corda, questa si spezza e la frustata che ne deriva spesso colpisce in pieno viso i “tiratori di corda”. Mi domando: quando la capiremo? Care amiche lettrici e cari amici lettori, provate voi stessi a rispondere con i vostri commenti.

5)    Le bombe d’acqua. L’ultima a Firenze. Andate in internet e cliccate su wetterzentrale.de : vedrete le foto dal satellite delle bombe d’acqua in formazione. Ormai siamo un paese a clima tropicale. La difesa del territorio si impone, ma non con i cacciabombardieri F35, bensì con i Canadair e con le opere idro-geologiche. Che fare? Care amiche lettrici e cari amici lettori, provate voi stessi a rispondere con i vostri commenti.

Buon week end a tutti (di riflessione)!

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IERI, CAMPIELLO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Settembre, 2014 @ 2:43 pm

Detto altrimenti: ieri, premiazione del “Campiello”: leggete i miei post di fine luglio e primi di agosto … (post 1656)

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Teatro La Fenice, Venezia: il Presidente Assindustria VE Zuccato, il vincitore, i presentatori Gepi Cucciari e Neri Marcorè

È Giorgio Fontana con “Morte di un uomo felice” il vincitore dell’edizione 2014 del Premio Campiello. Lo ha deciso la giuria popolare, composta da 300 lettori anonimi. Per lui, hanno votato 107 giurati su 291. Lo scrittore, nato a Saronno ma milanese d’azione, è tra i più giovani a vincere nella storia del Campiello, ha avuto 107 voti sui 291 arrivati dai giuranti. Al secondo posto, con 74 voti, si è classificato Michele Mari con “Roderick Duddle” (Einaudi). Solo terzo il favorito Mauro Corona con “La voce degli uomini freddi” (Mondadori), che ha ricevuto 43 voti, seguito da Giorgio Falco (“La gemella H“, 36 voti) e Fausta Garavini (“Le vite di Monsù Desiderio“, 31 voti)”. (Da “Il fatto quotidiano”).

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Ora che ha votato e che il vincitore è stato scelto, posso dirlo: mia moglie Maria Teresa era uno dei giudici “lettori giurati”. In silenzio e senza influenzarla (ve lo immaginate io che “influenzo” MT?)  quei libri li ho letti anch’io e ora posso dirvi che abbiamo lei, votato, ed io, optato, per lo stesso autore: quello che ha vinto! Ma ora, ecco la “mia” ri-classifica:

A1) Morte di un uomo felice. Libro attuale, il dramma interiore di un sostituto pubblico ministero …  la proiezione storica “dal” e “al” tempo della resistenza … suo padre contro il fascismo, prima; lui, il figlio, contro il terrorismo politico degli anni ’80, dopo (sempre di “resistenza” si tratta!). Ma questo è solo l’aspetto della “esteriorità” del libro, poi vi è la sua “interiorità” umana … entrambe da non perdere!

A2) Al secondo posto avrei visto “La gemella H”, forse un po’ meno intenso, sicuramente un po’ meno attuale perché il nazismo da cui soprattutto  prende le mosse per nostra fortuna è ben più lontano da noi del terrorismo. A mio avviso “fa coppia” col precedente.

B) Al terzo posto avrei visto “Roderick Duddle”, romanzo di avventure veramente molto ben scritto e appassionatamente articolato ma sicuramente meno attuale dei primi due se non altro stante la maggiore, diversa “maturità maturata” da tutti noi rispetto ad avventure intrise di banditi di fine settecento/primo ottocento  … Decisamente uno “stacco” rispetto ai precedenti due.

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Alla presentazione dei finalisti ad Asiago, Mauro Corona aveva dichiarato: “Se potessi scegliere vorrei che a vincere fosse Giorgio Fontana, perché è incontaminato e per lui sarebbe una grande soddisfazione”.

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C) “La voce degli uomini freddi” avrebbe sicuramente e meritatamente vinto il primo premio assoluto in un concorso letterario di poesia, tanto è Poesia la prosa di Corona. Nella sostanza, la tragedia del Vajont “il cui cinquantenario è stato ricordato solo da tale Enrico Letta”. Bravo, Mauro! Altro deciso “stacco” rispetto ai precedenti tre.

D) Last but not least, “Le vite di Monsù Desiderio” avrebbe sicuramente vinto il primo premio in un concorso riservato alla saggistica erudita. Complimenti, Professoressa! Anch’esso decisamente lontano  dai  precedenti quattro.

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Non mi resta altro da dirvi se non … leggete, leggete tutti e cinque questi libri o almeno quelli più vicini alla vostra sensibilità!

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OH CE BIEL CJISCJEL A UDIN !

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Settembre, 2014 @ 5:37 am

Detto Altrimenti: Oh che bello il cielo di Udine ! (post 1655)

Sotto il Ciel di Udine

Sotto il Ciel di Udine

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“ABICITUDINE  FIAB” – Amici in bici, come d’abitudine, a Udine … amici, quelli della FIAB – Federazione Amici della Bicicletta … Sono venuti da Udine a fare una pedalata in Trentino, nove in tutto .. si sa, dopo le vacanze ognuno riprende il suo tran tran … e mettere insieme un gruppo numeroso non è facile, ma va bene così. Ci hanno contattato, noi di FIAB Trento … ed ecco organizzato l’accompagnamento sulle nostre piste: tre giorni, il primo dal Passo del Pordoi a Predazzo. Indi Predazzo-Trento e oggi Trento-verso sud … vedremo fin dove, visto che la ciclabile arriva a Verona!

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Cenone in casa ANA Trento Sud

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Pedala pedala, ieri sera il diversivo grazie alla disponibilità di alcune Fiabbine (soprattutto di Adriana ed Elena) e della sede dell’ ANA-Trento Sud (che ringraziamo!) cenone sociale autogestito  e multiculturale, visto che gli amici Furlan sono arrivati ben muniti di specialità enogastronomiche locali. Cito:

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Udine (9)

Farmacia per i sani: dove? A Udine, naturalmente!

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Fra i vini, il “napoleonico” Sciaglin e il nobilissimo Ucelut tipico dei colli friulani. Come erano? Semplicemente deliziosi, nobili. A Udine poi in un bar avevo letto l’avviso “Meno internet, più cabernet”! E che dire dell’insegna di questa enoteca? Fra i cibi, il “formadi frant”; il formaggio salato su crostini di polenta; la “pitina”, una sorta di polpettina – presidio slow food – tipico della Val Tramontina, ovvero carne ovina affumicata avvolta in farina di polenta; carne salata; orzetto. Il tutto accompagnato dalle nostre specialità locali e dai nostri vini. E alla fine, dolci e torte a non finire, fra le quali ha trionfato la “Torta Adriana”!

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Coro

Gli altri due purtroppo sono rimasti fuori dalla foto …

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Fra “loro” e “noi” (noi capeggiati dal nostro presidente Guglielmo Duman) quanti saremmo stati? Una cinquantina … c’è chi dice sessanta, di cui – comunque – sei  “coristi”, tre di loro e tre di noi. E noi li abbiamo stupiti intonando canti friulani: Oh ce biel e … Al ciant del gial … (abbiamo tralasciato le altre notissime e struggenti melodie  ma inadatte ad una serata di Tutta Allegria ) seguiti da qualche canzone “nossa”, scelte fra quelle allegre, ovviamente!

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Torta Adriana e Adriana

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Unitinbici, insomma, la comune passione per la bicicletta avvicina e fa conoscere persone con la stessa sensibilità. Il che non è poco, soprattutto di questi tempi! E di questi tempi Fiab Trento – nella stagione a pedali che si sta concludendo – è stata ospite (nel senso che è stata ospitata ed ha ospitato) dalle Alpi alle Piramidi, ovvero dalla Baviera alla Sicilia, senza contare  le puntate romagnole e quelle veneto-furlane con gli Amici di Padova, del Carso, di Conegliano Veneto, si Mira, di Mirano (VE) e, last but not least, del Friuli.

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Oh ce biel cjiscjel a Udin

Oh ce biel, oh ce biel cjiscjel a Udin

Oh ce biel, oh ce biel cjiscjel a Udin

Oh ce biele cjiscjel a Udin o ce biele zoventût

Zoventût, zoventût come a Udin

Zoventût, zoventût come a Udin

zoventût come a Udin ‘no si cjate in nissun lûc

A bussâ, a bussâ fantatis bielis

A bussâ, a bussâ fantatis bielis

A bussâ fantatis bielis ‘nol è un fregul di pecjât

Ind’ai bussade, ind’ai bussade une brute

Ind’ai bussade, ind’ai bussade une brute

Ind’ai bussade une brute’e il plevàn a mi à cridât

E mi a dât, e mi a dât par penitince

E mi a dât, e mi a dât par penitince

E mi a dât par penitince ‘di bussale ancje doman.

Quant’è bello il cielo di Udine e la sua gioventù, così bella non la si trova in nessun luogo! A baciare giovani così belle non si fa alcun peccato. Io ne ho baciata una brutta ed il parroco mi ha rimproverato: per penitenza mi ha imposto di baciarla anche domani!

Insomma, se queste cose non si fanno da giovani (nonni), quando mai si dovrebbero fare?

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ISLANDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Settembre, 2014 @ 7:48 am

Detto altrimenti: Ice Land, terra del ghiaccio   (post 1654)

Amici. ormai dovreste saperlo, questo è un “open blog” aperto anche ai post di altri … ed ecco quello dell’amico Carlo Cinel, viaggiatore:

 Inizia

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Pingvellir

Su invito dell’amico blogger Riccardo mi sono cimentato in una breve relazione sul mio viaggio e la mia esperienza sull’Islanda.  Ho avuto la fortuna e la possibilità di fare un viaggio di due settimane in quest’isola, dal 3 al 17 agosto: all’inizio pensavo che due settimane avrebbero potuto risultare eccesive ma ora credo che credo che siano state il minino per una visita che non fosse il consueto “mordi e fuggi”. Tuttavia non ho fatto in tempo di visitare la parte nord ovest dell’isola, ricca di fiordi e montagne a picco sul mare. Sarà per un’altra volta.

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Gullfoss

I mesi da metà giugno a inizio settembre sono quelli preferibili per visitare l’isola. Purtroppo si devono fare i conti con il turismo di massa, con gli svantaggi del caso, sia pure non certo ai livelli ai quali siamo abituati. Negli altri mesi alcune strade vengono chiuse e non è possibile raggiungere tutte le località, soprattutto all’interno, a causa della tanta neve e dei corsi d’acqua che, ingrossati dallo scioglimento delle nevi, non possono essere attraversati. Comunque mi è stato detto che da fine agosto è possibile iniziare a vedere le aurore boreali, spettacolo che purtroppo a me non è toccato!

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Rifugio Kerlingarfjoll

Eravamo in 17 amici, due pulmini 4 x 4 a noleggio: il minimo necessario per percorrere le strade interne, che perloppiù sono non asfaltate e spesso dissestate per chilometri e chilometri. Molti noleggiano mezzi fuoristrada, il che è sicuramente la soluzione migliore. Tuttavia ci sono anche viaggi organizzati sul posto che permettono di raggiungere tutte le località turistiche dai principali centri collegati in ogni caso da autobus di linea (non esiste la ferrovia!).

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Area termale Hveravellir

Le sistemazioni alberghiere in genere sono molto spartane, a meno di non volere spendere non meno di €100,00 a notte. La soluzione preferibile per contenere i costi sono le “sleeping bag accomodation”, da noi scelte: in pratica abbiamo dormito sempre nel sacco a pelo, in appartamenti-in rifugi, in camerate del tutto simili a quelle dei nostri rifugi montani, oppure ci siamo ricoverati in fattorie, ostelli e scuole che d’estate sono utilizzate per i turisti. Vi è quasi sempre la possibilità di cucinarsi la cena e la colazione, così come fa la maggior parte dei turisti. Un’altra soluzione molto utilizzata è il campeggio; ci sono aree attrezzatissime nei paesi piccoli i parchi al centro del paese.

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Area termale Hveravellir

Il clima non è certo piacevole. Il vento è una costante. Alla mattina all’interno degli alloggi si arriva intorno ai + 5° C. e nelle ore più calde raramente ho registrato temperature oltre i 15°. La pioggia non è stata molto persistente. Nel complesso il clima è variabile. In inverno nella zona sud di Reykjavik il clima non è così terribile come ci potremmo immaginare, mentre nelle zone a nord la neve è abbondante. Il maltempo comunque non ci ha impedito di attuare per intero il nostro programma. V’è poi da dire che certi luoghi, come i deserti di lava, sono altrettanto suggestivi anche senza il sole.

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Rifugio Hveravellir

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In generale in Islanda le destinazioni turistiche non sono molto numerose, quanto piuttosto sono interessanti i percorsi per arrivarvi. Infatti vi è una varietà continua di panorami, dai deserti di sabbia e di lava, ai ghiacciai, al verde delle montagne e delle campagne del sud ricche di cavalli allo stato brado, alle scogliere di rocce nere, alle distese di pianure alluvionali, ai fiordi verdi ma con ancora le neve sui versanti delle montagne.

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Veduta su Hofsjokull

Il nostro viaggio inizia a Keflavik, aeroporto internazionale (unico dell’isola, credo) a 40 km da Rejkyavik, punto di partenza per la maggior parte di turisti a meno di salire con la nave per un viaggio di un paio di giorni. Saltiamo la città e ci dirigiamo a nordovest. A un centinaio di chilometri sosta al parco di Pingvellir, grande spianata i piedi di un salto di roccia dove nell’anno 1000 venivano tenute le sedute del “parlamento” del popolo che abitava l’Islanda. Quindi sosta a Geysir, da cui prendono nome i Geyser, pozza con spruzzi d’acqua ogni 4-5 minuti alti fino a 30 metri. Quindi cascata di Gulfoss, una delle tantissime che vedremo.

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Hofsos

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Da qui iniziano circa 250 km su pista non asfaltata che intervalliamo con un pernottamento in rifugio ai piedi del ghiacciaio Hofsjokull. Le giornate lunghe (vi è luce fino alle 23.30) permettono di sfruttare al meglio ogni giornata. Iniziamo a vedere i parchi termali, sorgenti di vapore e acqua calda, con pozze di acqua tiepida dove potere far il bagno (fare attenzione: in certi punti l’acqua è caldissima!

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Siglufjordur

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Attraversato l’interno vasto e sabbioso, con viste sui ghiacciai, si arriva alla costa nord, in pratica all’opposto dell’isola rispetto a Reykjavik. Sosta ad Akureyri, seconda città per grandezza dell’isola, circa 20.000 abitanti, una “metropoli”. La capitale conta circa 250 000 abitanti, tutta l’Islanda poco più di 300 000.

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Myvatn

In Islanda ci sono sicuramente molte più pecore che abitanti. La vista di questi animali accompagnano l’occhio pressoché ovunque: le pecore infatti sono abbarbicate anche nei versanti più disagevoli. E’ costume dei locali, a metà settembre, uscire a cavallo in gruppi di 15-20 persone accompagnati dai cani per “radunare” tutte le pecore per poi portarle in speciali punti di raccolta dove ogni pastore può riprendersi le sue. Per alcuni è ancora un lavoro, per altri una tradizione da portare avanti, un attività piacevole di fare con gli amici. Anche il golf è una attività molto praticata.

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Lago Viti

Qui il paesaggio cambia; piccoli paesi lungo il mare che vivono di pesca e un po’ di turismo durante l’estate. Certo, immaginare come possa esser la vita qui d’inverno con poche ore di luce al giorno e il freddo e la neve, deve essere difficile. Credo sia una terra difficile da vivere se non vi si è nati. Si ritorna all’interno, per la zona del lago Myvatn e del cratere dell’Askja. Lungo la strada bellissime formazioni di rocce basaltiche, ancora cascate, laghi di montagna, formazioni di lava. Quindi una salita al cratere di un vulcano spento, sferzati dal vento. Purtroppo la giornata che ci porta al lago Viti, dalle foto di un colore verde azzurro, non è delle migliori; camminiamo un paio di ore sotto la pioggia. Ma il posto è bello anche così.

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Jokulsatlon

Proseguiamo quindi per i giorni successivi lungo la costa sud-est, caratterizzata da tanto verde e dalle propaggini del ghiacciaio Vatnajokull che si insinua in una trentina di lingue di ghiaccio che scendono fino al mare e sulle quali è possibile andare a fare brevi passeggiate. E’ pure possibile risalire il ghiacciaio o parte di esso con degli speciali mezzi. Certo meritevole di visita è la laguna ghiacciata di Jokulsarlon: il ghiacciaio che arrivava al mare si ritira (ci spiegano di 100m. all’anno) ed ha formato una laguna sulla quale galleggiano iceberg che si distaccano dal suo fronte. Con gommoni e mezzi anfibi è possibile una breve navigazione fra i ghiacci. Il tutto molto suggestivo.

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181_Rifugio Holaskjol

Rifugio Holaskjol

Proseguendo verso sud ovest, sosta ai faraglioni lungo il mare, con vista di alcuni uccelli molto particolari che vivono abbarbicati sulle scogliere: li chiamiamo “pulcinelle di mare”, in inglese “puffin”, quasi dei pinguini in miniatura un po’ tozzi e impacciati nel volare, ma da colori molto belli. Prima dell’arrivo a Rejkyavik un posto da non perdere sono certo le montagne colorate di Landamannalaugar; montagne ricco di silicio con un colore tendente al rosso ma che a seconda della illuminazione del sole diventano ocra, grigio, verde …una varietà di colori incredibile. Si possono fare trekking più o meno lunghi: ce n’è anche uno di 4 giorni che permette di attraversare tutta la zona centrale.

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212 Landamannalaugar verso cima gruppo

Landamannalaugar verso cima gruppo

Prima della partenza una sosta alla Laguna Blu, luogo molto turistico a sud della capitale. In una struttura benissimo organizzata una vasca di acqua di un colore azzurro latte permette un piacevolissimo bagno rilassante all’aperto. A me comunque è piaciuta di più la stessa cosa nella zone del lago Myvat, un po’ meno turistica. Una giornata per la visita della capitale è più che sufficiente; bella la Harpa, il teatro terminato pochi anni fa lungo il porto. Una città vivace, e in ripresa dopo la crisi del 2008 che ha interrotto ogni lavoro fino a pochi anni fa. Tuttora gli islandesi stanno lavorando per recuperare dalla crisi che li ha colpiti.

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In conclusione sicuramente un paese ricco di varietà paesaggistiche, da non perdere per chi ama la natura e i paesaggi sconfinati …ed abbia un po’ di spirito di adattamento.

 Finisce

Che ne dite, amici? In gamba il nostro “Carlo Polo (nord)”, non vi pare?

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Abbiamo ucciso Daniza!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Settembre, 2014 @ 7:07 am

Detto altrimenti: “No, non l’abbiamo uccisa, è lei che è morta durante la cattura, è ben diverso!”… Ah … dico io, be’ … allora, a saverle le robe …  (post 1653)

th[4]Dice … “Ma aveva graffiato un tale che voleva “solo” fotografarla!” Già, peccato che Daniza avesse due cuccioli, ora orfani, e che quel tale avrebbe ben dovuto sapere che non ci si avvicina impunemente nemmeno ad una cagna (se sconosciuta) quando allatta i cuccioli …

Dice … “Ma vuoi metter la visibilità di quell’uno … del graffiato, intendo, l’hanno fatto vedere alla televisione… e poi, al bar … sarà il centro dell’attenzione” … Ah, vabbe’ … se le cose stanno così … ho capito.

Dice … “Ma era un pericolo per l’uomo”. Ah, si? Pericolo per l’uomo? Be’ io mi preoccuperei prima di ben altri pericoli per gli uomini quali, a d esempio, solo per citare esempi banali ma molto significativi, il mancato rispetto della distanza di sicurezza degli autoveicoli e il sistema degli innesti stradali sulla nostra circonvallazione qui a Trento. Di questi pericoli mortali ben maggiori e assolutamente più frequenti quando ci occuperemo? Dice … “Al momento siamo occupati a dare la caccia agli orsi, poi se ne parlerà …”. Ah, vabbè, ho capito …

Dice … “Ma in fondo si tratta solo di un’orsa”. Già, dico io, “solo” di un essere vivente, “solo” di una mamma, “solo” di una vita, anzi di tre vite, perchè vorrei sapere come possono sopravvivere due cuccioli orfani soprattutto ora che si va verso l’inverno. E’ mancata la sensibilità ed il rispetto per una forma di vita, per la Vita (e questa volta la scrivo con la lettera maiuscola), per la Vita di animali che noi stessi abbiamo voluto “importare” nei nostri monti … per poi ucciderli! Siamo stati degli animali noi stessi? No, ragazzi, perché dire ad una persona “sei un animale” è fargli un complimento. Animali, esseri viventi dai quali possiamo solo imparare.

Dico: bravi, bravo l’aspirante fotografo, bravo lo sparatore, bravo l’anestesista che ha utilizzato una dose letale di anestetico, brava la Provincia che ci ha spiegato che le regole sono state rispettate, del tipo “l’operazione è andata benissimo, il paziente è morto”. Bravi, siete stati efficienti, avete rispettato le regole, ma non siete stati efficaci, cioè il risultato è opposto a quello atteso: io ho lavorato una vita da manager, da dirigente in su e gli azionisti mi hanno sempre detto: “Da lei ci aspettiamo risultati concreti”.

Mi hanno telefonato amici dall’estero, scandalizzati.

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