BICI UISP TRENTO: BRINDISI D’INIZIO STAGIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Aprile, 2013 @ 6:22 pm

Detto altrimenti: Unione Italiana Bici Pertutti (si, Pertutti, così quadra con l’acronimo!) BICI UISP è un’associazione che vuole diffondere l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto, di svago, di turismo lento, salutare e culturale, alla scoperta della nostra Regione, del Paese intero e dell’Europa. Usualmente percorriamo piste ciclabili o strade a basso traffico, dormiamo in ostelli ed abbiamo sempre con noi accompagnatori esperti, tutti volontari. Le nostre gite sono preparate sotto ogni profilo: tecnico, paesaggistico, storico-culturale, gastronomico.

Emanuela e Bruno, nuovo soci, di fronte alla scelta del percorso …

Il programma 2013 (che si avvierà dopo il brindisi odierno) si intitola “Dalle rotaie alle due ruote – In bici lungo percorsi nati dal recupero di linee ferroviarie dismesse”. La prima gita si svolgerà dal 26 al 28 aprile in Liguria, per pedalare da S. Stefano al mare a Sanremo e ritorno lungo il tracciato costiero della vecchia ferrovia Genova-Ventimiglia. Quasi 50 km di pianura, in totale.

La nostra Presidente Monika Giacomozzi con la padrona di casa, Carla Casetti Bregantini

Un’altra uscita 2013? Per mettervi voglia di iscrivervi … ecco la gita lungo la Ferrovia delle Dolomiti dal 26 al 28 luglio (Dobbiaco-Cortina-Calalzo-Longarone- Belluno- Primolano). Ma non spaventatevi, facciamo anche tante biciclettate di un solo giorno, come la Ora-Bolzano e ritorno; la vecchia M.A.R. (Mori, Arco, Riva); la Vacca Mora (ex ferrovia Schio-Rocchette-Asiago), e molte altre ancora. L’anno scorso siamo stati quattro giorni lungo il Danubio e tre giorni nel Delta del Po. Insomma, ne abbiamo per tutti i gusti, in allegria. E poi, come se non bastasse, ci accordiamo fra di noi per altre uscite su ulteriori percorsi.

Alcuni soci (in totale siamo quasi 100!) prima del brindisi. Sullo sfondo la cascata di Zambana Vecchia

Brindisi di apertura, dicevo. Ci siamo ritrovati in una bella casa nella piazza centrale di Zambana Vecchia, presso la sede dell’Associazione di Volontariato Ricreativo Mana (se interessati, contattare Carla Casetti, tel. e fax 0461 242187, 3400732766, ovvero carla.casetti@alice.it). Inizialmente era previsto giungervi in bici e festeggiare in giardino, ma dato il tempo … siamo arrivati tutti in macchina ed abbiamo goduto del ricco buffet all’interno. Ritrovare gli amici di pedale delle precedenti stagioni, persone che da “amici di pedale” sono diventati “amici”, persone con le quali ormai si parla di molti argomenti, si fanno programmi di vario tipo, ci si confronta su molti argomenti … è sempre una cosa molto bella!

La Presidente con il nostro collega Guglielmo, animatore di questo e di tanti altri incontri

Che tipo di bici occorre avere? Nella maggior parte dei casi basta anche una city bike. La maggior parte di noi usa mountain bike. Pochissimi bici da corsa. In caso di foratura, ognuno di noi può contare su di una intera squadra di “soccorritori”! E se capita qualche piccolo incidente, un graffio, una caduta … può succedere, spesso abbiamo anche una infermiera professionale al seguito. In ogni caso le nostre uscite sono improntate alla massima prudenza e … tutti con il casco in testa! Che altro dirvi? ISCRIVETEVI E VENITE A PEDALARE CON NOI!

Ci si iscrive via mail scrivendo a biciuisp.tn@hotmail.it oppure presentandosi in sede, Largo Nazario Sauro, 11, tel. 0461 231128. Il costo della tessera annuale è di €10,00 (con copertura assicurativa €33,00). Per l’iscrizione occorre esibire un certificato medico attestante l’idoneità allo sport non agonistico. Per scaricare i moduli di iscrizione e per ulteriori informazioni visitate il sito www.slowbiketrento.xoom.it

P.S.. volete altre notizie, foto etc.? Cliccate nell’apposito riquadro la parola “uisp” o “bici uisp” o “bici” o “biciletta” e troverete molti miei post con molte foto!

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BEPPE, LE PAROLE SONO PIETRE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Aprile, 2013 @ 8:17 am

Detto altrimenti: le parole devono mantenere il loro significato, usiamole con precisione …

“Le parole sono pietre” soleva dire Don Lorenzo Milani, quando al “Me ne frego” di tristissima memoria, contrapponeva l’ “I care”, “io mi prendo cura di” che aveva scritto sulla lavagna e sulla parete della sua misera aula in cui teneva scuola ai figli dei “contadini di montagna” dell’appennino toscano. Aula “misera” la quale però, letteralmente “arredata” da quella scritta, diventava ricchissima.

Ieri sera, durante la trasmissione “Che tempo che fa” ho udito ripetere quella frase da Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera, a proposito dell’affermazione fatta da Beppe Grillo che l’avvenuta rielezione del Presidente Napolitano sarebbe stato un golpe, un colpo di stato, e che lui (Beppe) avrebbe portato a marciare (?) su Roma milioni di persone (con o senza baionette? Però … il 21 aprile, i Natali della fondazione di Roma … sarebbe stata una bella coincidenza … vero Beppe? Anche Craxi ci provò, a firmare la revisione del Concordato l’11 febbraio (11 febbraio 1929-11 febbraio 1984, sarebbe stato un colpaccio da niente!) ma anche a lui non riuscì, e dovette accontentarsi del successivo 18 febbraio!)

Orazio, nella sua Ars Poetica, afferma: “nescit vox missa reverti”, cioè, la parola, una volta pronunciata, non può tornare indietro. Generalmente la frase viene utilizzata nei casi in cui ci si accorge troppo tardi di aver detto qualcosa di sconveniente. Il concetto è ripreso “qualche tempo dopo” da Pietro Metastasio (Ipermestra, Atto II°, Scena I°): “Voce dal sen fuggita/poi richiamar non vale/non si trattien lo strale/ quando dall’arco uscì”.

Ed ecco poi, invece, le smentite, le correzioni: “Non riesco ad arrivare in serata; no, comizio no; mi raccomando, nessuna violenza”. Ma tant’è, la voce sfuggita dal seno (immagino villoso, ma non ambisco certo fare questa verifica!) di Beppe esprime la natura istintiva del personaggio.

Diciamola tutta: ha ragione Grillo a protestare quando si elogia l’eventuale (rarissima, n.d.r.) indipendenza di pensiero di uno dei suoi, mentre se ad essere “senza vincolo di mandato” è l’appartenente ad altra formazione politica, lo si definisce “franco tiratore”. E poi, un sottofondo di buono c’è, sia in lui che nel M5S, allorquando si critica l’inerzia, gli abusi, le incapacità, le caste, i privilegi, gli sprechi, i furti, le ingiustizie sociali, l’errato ordine delle priorità del sistema politico tradizionale. Ma tutto ciò è semplicemente una “malattia” della democrazia, di una democrazia che va curata, non uccisa.

E la democrazia, Beppe,  viene uccisa quando

  • si afferma che i risultati di una consultazione web sono democratici, laddove non vi è alcuna garanzia e controllo sulla procedura applicata né é dato conoscere il numero dei votanti;
  • si afferma che la volontà di 48.000 persone è la volontà del popolo italiano;
  • non si dà conto delle spese sostenute nella campagna elettorale;
  •  ci si sottrae al confronto politico affermando: “Vogliamo il 100%”;
  • si rifiuta a priori qualsiasi dialogo, “ma però” si vuole dialogare quando si afferma che “tu non sei libero di votare Tizio se prima non mi spieghi perché non voti Caio”;
  • si afferma che una decisione del parlamento assunta a larghissima maggioranza “è un golpe”.
Forza, sventola gagliarda, che presto mettiamo le strisce anche a te!

Ma … “basta là” (locuzione dialettale piemontese), smettiamola lì, pensiamo al futuro: habemus papam (anzi tre, due a S. Pietro ed uno al Quirinale). Vediamo ora come che la buta, come si mette … Nel frattempo Beppe dovrà decidere se gli conviene continuare a cercare di cambiare (rectius, cercare di migliorare) il sistema ponendosi “contro” il sistema, anzichè “dentro” il sistema. Basta però che tu, o Beppe, non insista con quell’uscita … si con quella tua uscita sull’uscita dell’Italia dall’euro, per di più decisa con referendum! Quella si che sarebbe la morte della democrazia sostanziale, oltre che dell’Italia moderna, anzi europea, anzi dei futuri Stati Uniti d’Europa!

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DUE PENSIERINI DI UNA DOMENICA MATTINA PIOVOSA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Aprile, 2013 @ 8:17 am

Detto altrimenti: … che tanto non si può uscire in bicicletta …

El parlamentario mas rapido del mundo!

1) Che bello! Come ha lavorato velocemente ed intensamente il parlamento! Una seduta dopo l’altra … se ne saranno resi conto? Avranno visto che anche per le altre, numerose, successive decisioni, potrebbero bene fare riunioni così ravvicinate, assumere decisioni così tempestive? Altro che rinvii di mesate in mesate! Non avete più scuse, ormai vi siete traditi con le vostre stesse mani!

Rendere trasparente il mio web? Ne parlerò questa sera a … Casa …

2) La legge italiana ormai prevede che si possano tenere riunioni dei consigli di amministrazione per corrispondenza, purchè siano adottate certe procedure e certe garanzie. In più abbiamo la “posta elettronica certificata”. Ecco, Beppe, se vuoi dare valore alle tue consultazioni web, fai in modo che quanto meno siano leggibili, credibili, verificabili, certificate (da terzi indipendenti). Non ti pare?

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MUSICA A TRENTO: IL QUARTETTO DEGLI AFFETTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2013 @ 9:59 pm

Detto altrimenti: L’Associazione Lucilla May promuove “Note d’altri tempi”

Una chiesetta a Trento, la SS. Trinità … sì, quella adiacente al Prati, al Liceo Prati. Dopo la S. Messa delle 17,30, un concerto alle 18,30. Ero stato invitato dall’amica violoncellista Barbara Bertoldi. Il gruppo, l’ensemble “Quartetto degli Affetti” composto da Barbara e dai suoi colleghi Sergio La Vaccara e Andrea Marmolejo (violini); Giordano Pegoraro (violoncello); Adriano Dallapè (clavicembalo e organo) ha eseguito musiche di autori vari: Falconiero (1585-1656); Frescobaldi (1583-1643); Corelli (1653-1713); Gabrielli (1651-1690); Bonporti (1672-1749); Handel (1685-1759), brani tutti eseguiti su strumenti d’epoca!

Il concerto fa parte di un insieme di tre esecuzioni di cui due già eseguite in precedenza al Museo delle Scienze e presso la Chiesa di S. Maria del Suffragio: l’intera rassegna denominata “Note d’altri tempi” alias “Tre passeggiate musicali tra palazzi, rogge e vecchi salici …”

Musica d’altri tempi eseguita con strumenti d’altri tempi in locali d’altri tempi, e cioè delle dimensioni giuste per accogliere le note giuste … e l’uditorio giusto, direi anche, veri esperti, amatori, intenditori ed anche non esperti ma curiosi, semplicemente desiderosi di imparare a capire, a gustare, come son io. Infatti io non sono né un musicologo né un critico musicale, bensì solo un musiocofilo principiante, persona alla quale piace ascoltare buona musica. E questa volta me la sono proprio gustata, la buona musica, i buoni suoni …

Ero seduto in seconda fila. La prima era vuota ma sarei stato troppo a ridosso dei musicisti per poter scattare qualche foto un po’ più a campo largo. Tuttavia i metri che mi separavano dai due violini erano veramente pochi e … vi assicuro, anche un ignorantone musicale qual son io è stato in grado di cogliere sia la bravura dei musicisti, sia la sonorità degli strumenti, in particolare dalla qualità’ del suono e soprattutto del timbro dei due violini.


Musica viva, che scaturiva da secoli passati, e rimbalzando di secolo in secolo, giungeva a noi ascoltatori come se noi stessi fossimo riportati indietro nel tempo. Sonorità diverse, quelle dei violini, che si sdraiavano nel letto delle note dei violoncelli, all’ombra del venticello, ora più sbarazzino, ora più carezzevole dell’organo. L’organo, simpatica l’esecuzione di un brano che ha richiesto l’accompagnamento di un “volta pagina” particolare, ad azionare i vari registri, il che ha aggiunto un pizzico di allegria scaturente dalle occhiate d’intesa fra l’organista e la sua aiutante di campo Andrea.

Una nota storica: il papà di Barbara, Franco Bertoldi, nato “casualmente” a S. Candido nel 1920, e “ivi residente” (si dice così, è una battuta da “La donna della domenica” di Fruttero e Lucentini) per tutta la vita a Trento, Via …, quindi Trentino “di adozione e di vita trascorsa”, pubblicista, fra l’altro scrisse “Vecchia Trento” (Ed. Monauni, 1957), libro nel quale descriveva la Trento di ‘sti anni, quella d’un tempo, quella che in quegli anni non c’era già più e oggi ancor meno …

Partendo da quelle pagine, l’Associazione Lucilla May ha voluto raccontare i vecchi quartieri del centro storico della città, utilizzando brani di quel testo. E la figlia Barbara, dedicando le sue esecuzioni alla madre, accompagna questi percorsi fisici con passeggiate musicali che effettua insieme al suo emsemble “Quartetto degli Affetti”.

I brani eseguiti, tutti splendidi … chi ha apprezzato soprattutto il “nostro” Bonporti (Sonata X – Ciacona da Sonate per due violini e b.c. op. 2 del 1703). Io ho particolarmente gustato Handel, Concerto per Arpa o Clavicembalo o Organo op. 4 n. 6 in Sib maggiore del 1736. Perché? Perché si tratta di un brano di cui ho il disco, che conosco, e che quindi per me è stato di più facile comprensione, assorbimento, riconoscimento e rapimento: piccole grandi soddisfazioni di un musicofilo principiante.

Insomma, gente: a Trento proprio non ce la fai a seguire tutto, a gustare tutte le offerte d’arte, di musica, di storia, sociali, sportive etc.. Ma questa poi era proprio di quelle da non perdere. Grazie, Barbara, invitami ancora! E grazie, Trento, città che vive e che fa vivere!

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ORE 15,25, NAPOLITANO DISPONIBILE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2013 @ 2:36 pm

Detto altrimenti: si sta votando. Io sono commosso per la decisione di quel galantuomo, decisione della quale lo ringrazio profondamente

Qualcuno dice: io non lo voto. Mantengo ferma la barra sul nome che ho proposto …

Nelle Bocche di Bonifacio, in solitaria, con 30 nodi di vento (alias 15 metri al secondo, alias 54 kmh). Poi, a 40 nodi, non mi è più stato possibile scattare foto …

Nave sanza nocchiero in gran tempesta … Io sono un velista. Con la mia barchetta a vela da regata, 1000 kg in tutto, ho fatto sei traversate dalla Toscana a Palau e viceversa, anche di notte e anche da solo. Oltre 140 miglia marine, contando i “bordi”. Una volta ho anche “preso” una mistralata (ovviamente da ovest, 270°) a 40 nodi (72 kmh). Perché dico questo? Perché se vuoi arrivare in porto, se vuoi raggiungere la meta, devi tener conto dei continui colpi di vento, delle onde, una diversa dall’altra, delle tue forze, della tua capacità di governo. Devi intervenire ogni secondo (sic) sul timone con correzioni ora minime, ora più vistose, ma sempre diverse una dall’altra e soprattutto tempestive e tutte, dico tutte, coordinate con il lascare o cazzare della randa.

Se invece uno pensa di superare una tempesta “legando il timone”, può anche mettersi alla cappa, cioè fermare il veliero, che però smette di essere tale e diventa solo una ”cosa” spinta dal venti e dalle onde, senza altra intelligenza che quella del mare in tempesta. Se ti va bene, finirai del tutto fuori rotta. Se ti va male, prenderai male un’onda che potrà affondarti o finirai sugli scogli.
Che c’azzecca con l’elezione del Presidente della Repubblica tutto ciò? C’azzecca, c’azzecca … (ora smetto di scrivere a vado a seguire la votazione. A dopo …)

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M5S: IN EUROPA O FUORI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2013 @ 1:18 pm

Detto altrimenti: una domanda al M5S

A mio avviso va contro la costituzione degli Stati uniti d’Europa

Domanda di un giornalista (Rai New 24, ore 13 odierne) ad un parlamentare del M5S: “Ma voi del M5S con l’uscita dall’euro, ci porreste fuori dell’Europa”

Risposta del parlamentare: “Intanto proporremo un referendum, e poi siamo per una Europa più forte politicamente, non monetariamente”.

Al riguardo mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori due sottolineature:

1) il referendum è strumento inadattissimo per decidere sull’eventuale uscita dall’euro. Si veda il post del 5 marzo ore 13,43.

Forza Euro!

2) La moneta unica europea tende a indurre le economie dei singoli stati a mantenersi o virtuose, cioè all’altezza di quella moneta. Stimolano cioè l’economia reale di ogni singolo Stato ad allinearsi verso l’alto. Nel caso opposto, le singole monete diventano strumento di giustificazione e aiuto alla singola economia statale in modo “monetario” (attraverso emissione di carta moneta, svalutazione della moneta, politiche protezionistiche valutarie) con metodologie che “drogano e illudono” l’economia reale. Già nel passato, più volte e non solo in Italia, abbiamo assistito a politiche protezionistiche, strette creditizie e valutarie, a differenziazione fra lire interne e lire estere, fra franchi etranger e franchi financier, tutta “roba” del passato, vecchia, inutili e costosi orpelli, pesanti ceroni a tentare di coprire le rughe di una economia vecchia, che non ha funzionato e già inadatta ieri, figuriamoci oggi di fronte all’apertura dei sistemi mondiali.

Le stelle le ha già: mettiamole le strisce, e presto!

Ecco, vedete, mi raccomando, “raga”: non permettete che vi raggiungano solo le affermazioni di chi non sa scendere più a fondo del primo livello del ragionamento, cioè di chi non sa andare oltre, nei dettagli e nelle conseguenze delle proprie affermazioni, perché …

… fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza …

…ecco, in questo caso, soprattutto “conoscenza” piena della materia. A parer mio, quindi, occorre gridare “Forza Europa!” anzi, “Forza Stati Uniti d’Europa!”

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TRENTO DI CARTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2013 @ 12:41 pm

OPEN BLOG? Certo, eccone un altro, questa volta di Maria Teresa!

Detto altrimenti: Trento dalle carte antiche e meno antiche …

Mattinata preziosa quella di giovedì scorso, 18 Aprile 2013, per un fortunato gruppo di Accademici delle Muse in visita alla Biblioteca Comunale di Trento in Via Roma, grazie alla gentilissima iniziativa dell’amica Accademica Giovanna Laudadio!

Le dottoresse Milena Bassoli (che si occupa dei libri antichi della biblioteca) e Brunella Brunelli (dell’Archivio storico del Comune di Trento) ci hanno accolto nella Sala dei Forzieri (mattinata preziosa anche per questo!) e ci hanno accompagnato in un percorso di memorie ed emozioni nella “Trento di carta”.

Raccogliere testimonianze di una città nel passato e nelle tradizioni è possibile ricercando dentro mondi diversi e tutti affascinanti: parole scritte, disegni, dipinti, ricami, poi via via nell’evoluzione dei mezzi tecnici tra mappe, piante topografiche sempre più precise, fotografie, libri, guide…

Così, ascoltando e guardando, ci siamo lasciati trasportare molto piacevolmente tra le diverse rappresentazioni in parole ed immagini della nostra città, diverse perché rispondevano ad esigenze svariate: fissare memorie di viaggio, celebrare la figura di un santo, rappresentare la struttura della città evidenziando gli edifici più importanti, redigere il catasto cittadino ai fini fiscali, progettare la deviazione del corso dell’Adige per costruire la ferrovia, fare propaganda al territorio e fornire ai turisti uno strumento di guida e documentazione…

Volutamente il percorso non è stato organizzato in ordine strettamente cronologico, ma seguendo le diverse finalità a cui le testimonianze rispondevano.

Senza proporzioni, ma così bella!

Interessantissimo è stato l’ascolto della lettura di alcuni passi dal diario di un viaggiatore francese del 1830, in cui l’Adige è visto largo come la Senna, ma più impetuoso (la pagina è di giugno, quindi c’era il disgelo), i palazzi signorili e le case modeste accostate nel tessuto urbano denunciano ricchezza e povertà vicine, confermate da sopraelevazioni malconce in legno, con tetti cadenti, apportate a dignitosi edifici in muratura.

Il viaggiatore rimane colpito anche dal disboscamento delle montagne intorno alla città, perché il legname serviva appunto per le costruzioni e per il riscaldamento nei lunghi inverni.

23 aprile 2013, tronchi sul Fersina: di sti anni li avrebbero “uncinati” e tratti in secco!

La cosa più curiosa: numerose persone sulla riva dell’Adige, alla vista di legni trasportati dal fiume, si ingegnavano con corde ed uncini per trarli a riva, litigando poi vivacemente per impossessarsene. Le più antiche testimonianze iconografiche spaziano dai disegni semplici di epoca medievale, come quello che mostra la salma del futuro patrono San Vigilio trasportata entro le mura urbane (disegni nei quali la città è ancora rappresentata genericamente, senza elementi precisamente riconoscibili), ai preziosi ricami su alcune “formelle” di poco successive, dette bruste, che raccontano la vita di S. Vigilio, applicate sui paramenti sacri.

… a forma di cuore!

Nelle prime piante (tra medioevo ed epoca rinascimentale) della città immaginata in una visione dall’alto, ha grande importanza l’aspetto artistico-cromatico, le proporzioni non sono rispettate, gli edifici più importanti e lo stesso fiume sono evidenziati in dimensioni esagerate ed è evidentissima la rete delle rogge, che scorrevano quasi in ogni via. In alcune risulta evidente la forma “a cuore” della nostra città!

Così la città appariva al viaggiatore in arrivo da nord

Eravamo incantati ed emozionati dal materiale originale che potevamo vedere da vicino, quasi toccare! Ed era coinvolgente riuscire a riconoscere un attuale luogo del tessuto urbano di Trento nel disegno solo apparentemente ingenuo di secoli passati.

L’ antico Ponte di S. Lorenzo

Le prime piante topografiche moderne, tra seconda metà dell’800 e primo ‘900, pur “fredde” nei tracciati non più artistici né colorati, ci hanno ancora coinvolto nel notare quanti veloci cambiamenti siano avvenuti in tempi abbastanza recenti, quale grande rivoluzione urbana sia stata la deviazione dell’Adige e la conseguente distruzione del primo ponte di San Lorenzo, sostituito dall’attuale sul nuovo corso, con l’insediamento di attività commerciali e magazzini nell’area di fronte alla neo costruita stazione ferroviaria, ossia nell’attuale Piazza Dante, Palazzo della Regione e Grand Hotel Trento!

… l’Adige deviato per la ferrovia

Abbiamo potuto quasi sfogliare i grandi antichi registri catastali scritti a mano con calligrafie armoniose, con inchiostri che rimangono e che dicono la cura manuale di chi si dedicava alla catalogazione.

E che dire delle prime guide turistiche, ovviamente bilingui, con illustrazioni fotografiche staccabili ed inviabili come cartoline? Cose d’altri tempi, quando viaggiare e vedere luoghi nuovi, comunicarlo alle persone care affidando alla posta la consegna di un pensiero era un rito bello per chi spediva e per chi riceveva, un rito che non si esauriva nell’invio, perché la cartolina rimaneva, si riguardava, si accarezzava… altro che sms!

Alle dottoresse Bassoli e Brunelli, come all’accademica Giovanna Laudadio, va il nostro cordiale ringraziamento per un’esperienza che lascia un segno bello ed emozionante nella nostra memoria.                                                                                                                                                                                    Maria Teresa

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E’ IN CORSO LA VOTAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2013 @ 10:03 am

Detto altrimenti: tutti alla TV …..come fosse la finale dei mondiali di calcio … ma qusta volta a ben maggior ragione!

In un mio post precedente avevo scritto che vedrei benissimo Monti Presidente della Repubblica ma non come Presidente del Consiglio dei Ministri. Così come vedrei bene Rodotà, ma avrei qualche difficoltà a votarlo per non essere poi io stesso strumentalizzato da una discutibile democrazia web, la quale, confesso, mi preoccupa soprattutto come metodo. E maggiormente ciò avviene quando vuole affidare ad un referendum la decisione dell’uscita dall’euro con un referendum, strumento “di pancia” inadattissimo  questo genere di scelte.

Inoltre, mi par di notare che da parte di taluno si stia cercando di spostare il domicilio della “casa della democrazia” da “Via del Parlamento” all’angolo fra  “Via del web” e “Via del referendum a tutti i costi”.

Ora si fa il nome della Cancellieri. Bene, purchè non la si definisca come invece è stato fatto “servitore” dello Stato”. Intendiamoci, è il termine che non mi va, non la persona. Infatti non comprendo perchè chi sta ai vertici del sistema statale e guadagna centinaia di migliaia di euro l’anno sia definito un “servitore” dello Stato e non chi, come ad esempio un insegnante statale, non sta ai vertici, “serve” lo Stato per poche migliaia di euro l’anno …. E invece quella persona serve, e come se serve allo Stato … ma è chiamata solo “impiegato statale”.

Ore 13,30 – I parlamentari del M5S escono in massa sulla Piazza di Montecitorio a gridare che “gli altri” non vogliono ascoltare la proposta di “tutto il popolo italiano” che vorrebbe Rodotà Presidente della Repubblica. Ecco il punto: la comunicazione che fa sostanza. Ne abbiamo già fatto una indigestione, in due separati Ventenni! Vediamo di non iniziarne un terzo!

Al riguardo mi permetto sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori che – senza per questo nulla togliere all’ottima persona di Rodotà – il suo nome è stato scelto da alcune decine di migliaia di votanti sul web di Grillo, e non da “tutto il popolo italiano”. Quindi a questo punto occorre comunque valutare due fatti: 1) la bontà comunque del nome Rodotà; 2) il fatto che si affermino, da parte di taluno, cose non vere. 

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TRENTO E I SUOI DEPORTATI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2013 @ 7:31 am

Detto altrimenti: ricordare il passato, un dovere verso chi ci ha preceduto e  per costruire un futuro migliore

Il Presidente del Consiglio Provinciale, Bruno Dorigatti

Trento, 19 aprile 2013, ore 17,00. La Presidenza del consiglio Provinciale, nella persona del Presidente Bruno Dorigatti, ha organizzato la presentazione del libro “Almeno i nomi”, curato dal Laboratorio di Storia di Rovereto, per la ricostruzione della sorte dei deportati trentini ad opera del nazifascismo.

Io vivo in Trentino da 25 anni. Sono nato a Genova il 3 febbraio 1944 nella frazione montana della Doria, dove i miei erano sfollati. Ho inaugurato il locale fonte battesimale. Sono ovviamente samp-doriano. Tempo di guerra. Mio fratello Beppe, Genova 1942, era stato trasferito da Genova presso i miei genitori ai nonni paterni, a S. Angelo in Colle (SI), un paese frazioncina del Comune di Montalcino. Nel 1949 nascerà, sempre a Genova, il terzo figlio, Alberto. Babbo, Dario, classe 1912, era carabiniere a Genova dopo essere stato per anni in Trentino (Vermiglio, nel cui Comune, dopo tanti anni, ho lavorato come Presidente delle società impiantistiche del Tonale per conto dell’azionista ISA di cui ero Direttore sotto il Presidente Sen. Bruno Kessler!)  Palù di S. Orsola (su la Fersena, dove io, dopo tanti anni, a Trento, abito! Che dire? Era destino …) e in Alto Adige, a Bolzano, dove aveva conosciuto mamma (che era stata l’insegnante dell’On. Alcide Berloffa) e che poi aveva sposato a Genova.

Mamma, all’Alpe di Siusi, fotografata dall’allora fidanzato Dario

Da Genova, negli anni 60, pur avendo la moglie insegnante, un figlio a scuola e due all’Università in quella stessa città, venne ritrasferito in Trentino, a Cles (all’epoca, era sindaco Giacomo Dusini) dal generale De Lorenzo, nell’ambito del progetto di “sparpagliare” sul territorio nazionale tutti i “marescialloni” al fine di …. ma la cosa per fortuna non gli riuscì, al generale, intendo …no, il trasferimento gli riusci, è quell’altra cosa che non gli riuscì … Dopo due anni, da Cles, babbo si pre-concedò e rientrò in famiglia a Genova.

Ma torniamo al 1944. Anni dopo mamma mi raccontava che non riusciva a farmi addormentare fra le sue braccia, perchè io “ero abituato a quelle del babbo” che non c’era più: infatti babbo non aveva “firmato” ed era stato deportato in Germania.

Dario Lucatti, Maresciallo a Genova, prima del trasferimento a Cles

Fu fortunato. Tornò a casa dopo due anni. Babbo conosceva un po’ di tedesco (appreso in Alto Adige dalla sua insegnante privata, mamma), aveva un buon carattere, era un bravo cuoco. Forse per questo si è salvato. Raccontava: “Una volta mi diedero un mastello di marmellata con la muffa, perchè lo buttassi via. Noi Italiani si tolse lo strato di muffa e se ne fece un’indigestione! Un’altra volta fummo incaricati di caricare per il giorno dopo un grosso motore d’aereo su di un camion e ci furono minacciate pene severe in caso d’insuccesso. Noi non s’aveva alcuna gru. Ebbi un’idea: scavammo una buca, ci facemmo scendere il camion a retromarcia e con alcuni pali facemmo rotolare il motore nel cassone del mezzo. Nessuno di noi fu punito”. Ricordo che raccontava che lo mandavano a lavorare nelle fattorie vicine al campo e che veniva retribuito. A noi bambini i miei dieder poi  le banconote da “miliardi di marchi” con le quali era stato pagato il suo lavoro. Purtroppo eravamo troppo piccoli per capire il valore di quei “cimeli” e non le abbiamo conservate. Babbo fu liberato dagli americani, i quali “…per forza hanno vinto: a noi in Italia mancava la benzina per i carrarmati e loro avevano fusti pieni di benzina avio per … smacchiare le loro divise! E poi loro si meravigliavano che noi Italiani si facesse incetta delle lamette da barba che mettevano a nostra disposizione in quantità illimitata … ma per noi era oro puro, dopo tanta miseria”. Cos’altro riportò dalla Germania il mio babbo? Quell’ “Auf!” imperioso con il quale ci dava la sveglia alla mattina, per mandarci a scuola: “Aufstehen, aber schnell auch”, alzarsi, e di corsa anche!

Chiederò maggiori informazioni all’Associazione Nazionale Deportati: alla Provincia di Trento chiederò se ritiene di donare anche a me, benchè babbo non sia stato un deportato trentino, una copia del volume presentato oggi.

Ma veniamo alla celebrazione odierna, perché di celebrazione si è trattato, e il 25 aprile è vicino!

Bruno Dorigatti: “Almeno i nomi” dei 202 deportati trentini, un libro, un saggio, molte schede biografiche di chi ha subito la violenza della storia. Sono pagine di memoria vera.

Viene data lettura di alcune lettere del deportato Simone Leonardelli, nato a Montagnana nel 1897. Soldato nell’esercito Austro Ungarico sul fronte galiziano. Tre figli. Maestro a Lavarone. Dice che la Germania perderà la guerra. Arrestato a scuola, in aula, di fronte ai suoi ragazzi, il 23 novembre 1944. Deportato. Nel 1952, grazie alla Croce Rossa Austriaca, si apprende che è morto a Mauthausen il 16 giugno 1945.

Tomazzoni, Dorigatti, Menegoni

Ing. Giovanni Tomazzoni, coordinatore del Laboratorio di Storia di Rovereto. Illustra il metodo della ricerca effettuata dal suo gruppo, che si è avvalso della collaborazione di parenti di deportati, di internet, dell’Archivio di Stato di Trento, dei fogli matricolari dei militari, del mega archivio tedesco della Croce Rossa Internazionale e delle schede perforate del maccanografico tedesco di allora, predisposte per essere lette da machine IBM (!). Si sofferma quindi sulla “burocrazia tragicomica dell’orrore” secondo la quale “Tizio è contadino ma sa leggere e scrivere” oppure quella che imponeva a chi stava per essere internato in un campo di concentramento di firmare una dichiarazione “di essere edotto delle conseguenze di dichiarazioni non veritiere”! Preannuncia l’intenzione di un libro analogo sugli internati nel campo di Via Resia in Bolzano, ancorchè non trasferiti oltre il Brennero. Fra questi, ve ne sono circa 150 ad oggi “dimenticati” e occorre render loro giustizia. Si cita una coppia, padre e figlio, rispettivamente Emilio ed Armando Sacchetti, Trentini, arrestati a Milano perché partigiani. Il figlio Armando, mutilato di una gamba, non venne trasferito da Bolzano in Germania. Il padre, abile al lavoro, si. E vi morì.

Ing. Tomazzoni
Ing. Tomazzoni

Dario Menegoni, Vicepresidente dell’Associazione Nazionale Deportati. Oltre 900.000 i deportati dopo l’8 settembre 1943. Sottolinea il “valore collettivo” del vissuto di ognuno, “del vostro familiare”, rivolgendosi ai parenti di ogni deportato. La memoria storica … di storia si vive se non sui dimentica (“Perdonare è da cristiani, dimenticare è da bischeri”, firmato Don Milani. N.d.r.). Suggerisce di costituire la Sezione Trentina dell’Associazione Nazionale Deportati. Una rivalutazione della resistenza, ma non solo o esclusivamente dei giovani armati di mitra sulle montagne, ma di tutto un popolo di persone umili e miti, che hanno pagato con la deportazione il non avere ceduto alla dittatura. La resistenza di tante donne e di tanti uomini che aspiravano alla liberazione dal giogo nazifascista ed anelavano alla democrazia. E che sono finiti, i più sfortunati, in campi nei quali non si faceva alcuna selezione in quanto tutti erano destinati ai forni, i più fortunati negli altri, nei quali la percentuale dei sopravvissuti “arrivò” al 30% – 40%! Quindi una sua certezza: che questo libro sarà catalizzatore di altri ritrovamenti di documenti e notizie circa altri deportati fino ad oggi “rimasti relegati nel nulla”.

Solo una piccola parte dell’uditorio …

Fra i tanti campi, se ne ricorda uno in particolare, “nuovo”, che non molti conoscono: D.O.R.A. Deutsche Organishen Reich Arbeit, nel quale si lavorava (da schiavi!) alle V1 e V2, agli ordini di due veri e propri aguzzini, Werner Von Braun e l’architetto Speer, e nel quale fu internato e trovò la morte il carabiniere ventenne Lino Rainotti di ALA di Trento. Di lui i familiari, dopo tante inutili ricerche, hanno avuto notizia solo per caso, dal libro “Gli schiavi di Hitler” (Ricciotti Lazzero, Mondadori, 1996). Alla sorella, Bruna Rainotti, viene consegnata copia del libro che poi sarà spedito a tutte le famiglie dei deportati citati nel libro stesso. Bruna, che racconta di essere stata a Dora e di avere appreso che i campi erano stati concimati con la cenere … con quale cenere …

Che altro dire? Per rendere giustizia. Per non dimenticare. Per non commettere di nuovo gli stessi errori. Per un futuro migliore.

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EDUCAZIONE CICLABILE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Aprile, 2013 @ 3:12 pm

Detto altrimenti: cerchiamo di comportarci sempre meglio, tutti

Ero a Monaco di Baviera, per un congresso. Prima di cena, due passi nel centro pedonale con un amico. Improvvisamente ricevo un “cazziatione” in tedesco da parte di un ciclista: non mi ero accordo che stavo passeggiando all’interno di una pista ciclabile, peraltro ben segnalata. Cazziatone meritatissimo!

Riva del Garda – Torbole. Lungolago. Per un buon tratto è stata realizzata una ciclabile quasi a fianco della pista pedonale. Nulla da fare, scambio di “cortesie”: ciclisti sulla pedonale e pedoni sulla ciclabile.

Ciclabile della Val d’Adige. Provengo da Riva del Garda, diretto a Trento. Raggiungo e sorpasso una comitiva di una trentina di ciclisti. Procedono in fila indiana. Un colpetto di campanello all’ultimo della fila (il campanello dovrebbe essere obbligatorio anche per le bici da corsa e le mtb): subito loro attivano un passa parola e l’intera colonna si accosta ulteriormente sulla destra.

Incrocio un altro gruppo di ciclisti. “Gruppo”, non “fila indiana”. Non sono tedeschi …

Per fila sinistr, avanti marsch! Ho detto “fila”, non gruppetto! E a sinistra, non a destra! Tutti puniti! ‘Sta sera niente libera uscita!

 

Poco dopo, raggiungo una serie di gruppetti di militari in divisa, in marcia (o passeggiata?) molto distanziati l’uno dall’altro. Rigorosamente “raggruppati” (cioè non in fila indiana) e rigorosamente a destra (ma i pedoni, non devono tenere la sinistra?).

A Trento. Ciclabili urbane. Qui singoli pedoni invadono la ciclabile senza guardare, come se non fosse nemmeno possibile l’arrivo di una bicicletta. Più volte “mi sono fatto persuaso” (per dirla alla Camilleri/Montalbano) che correrei minori rischi se stessi sulla sede stradale.

Parigi, vicino a Notre Dame

Cosa propongo? Tanto per cominciare che si proceda come si sta facendo per le piste da sci, e cioè che agli accessi e lungo le ciclabili si istallino tabelloni con le regole fondamentali di comportamento; che si istituisca  un servizio di sorveglianza, prevenzione e sanzione dei comportamenti scorretti (le leggi son ma chi pon mano ad esse?). Inoltre si potrebbe verificare se le norme del Codice della Strada già dedicate alla circolazione delle biciclette sono complete ovvero da integrare e si potrebbe applicare l’articolo di tale legge che già prevede una sanzione per i pedoni che, sostando, intralciano la circolazione degli altri pedoni sul marciapiede e – de jure condendo – anche nelle piste ciclabili,

No, non voglio trasformare le piste ciclopedonali in piste solo ciclabili, ma ottenere comportamenti adeguati sia da parte dei ciclisti (che – ad esempio – non devono scambiare tali piste per piste di allenamento per velocisti) sia da parte dei pedoni (quanto poco basta a far perdere l’equilibrio ad un ciclista!). Con buona pace, divertimento, sicurezza e salute di tutti. Grazie.

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