LA VIA PER LE AMARENE e molto altro

pubblicato da: Mirna - 26 Giugno, 2015 @ 10:23 am

LE CRONACHE DI BORZONASCA 2015

E’ sempre  interessante scoprire che tratti del nostro tempo sono  caratterizzati da qualcosa o da qualcuno che si  impone  giornalmente nei  nostri pensieri. Queste prime settimane per me sono catalizzate dalla mia marmellata di amarene, dal desiderio di riordino “giapponese” e da Francesco che aggiusta la tettoia del casotto . Diciamo che le coordinate principali sono queste.

Lentamente  sta consumandosi il pensiero delle amarene perché non solo le ho P1090783raccolte tutte e ho mangiato già due loro vasetti di marmellata, ma soprattutto perché il clou è stato raggiunto con la preparazione del  rotolo alle amarene.

Ricetta di Giuliana leggermente modificata su consiglio di Grazia che poi ne ha gradito quel po’ che ne era  avanzato.

100 gr. di zucchero (forse bastano anche 90gr) da sbattere P1090782vigorosamente con tre tuorli.

Aggiungere due cucchiai colmi di farina, incorporare infine i tre albumi montati a neve.

Stendere su teglia rettangolare e su  carta forno il tutto , cuocere per 15mm circa a 180°

Appena possibile avvolgere carta  e pasta in un rotolo e lasciare raffreddare. Con delicatezza staccarlo poi dalla carta e stendervi sopra un po’ di marsala ,qualche amaretto sbriciolato e marmellata buonissima di amarene.

Operazione quasi conclusa quindi quella delle amarene, ora mi aspetteranno le prugne.

Quella del riordino va a rilento, seguo i consigli di Maria Kondo traducendoli però all’italiana, e cioè procedendo a macchia di leopardo,  non riesco ancora a piegare le maglie a rettangolini e farle stare in  verticale, ma …sto guardando con occhi diversi oggetti, libri, abiti. Una zuccheriera a righe che non serve da anni è stata eliminata, insieme ad un costume da bagno che giaceva amorfo nel cassetto…e poi tre capi di abbigliamento prenderanno il largo molto presto. Mi sembra che ogni  piccolo spazio vuoto  conquistato sia una boccata di energia in più.

Aspetto con ansia il venerdì sera per portare i sacchetti del Residuo nel loro posto. Ne ho già riempiti due e credo che questo impegno continuerà per tutto il mio soggiorno estivo.  E’ chiaro che  mi trovo ancora al primo gradino del Grande Riordine magico, quello del Buttare via perchè il disordine regna ancora sovrano attorno a me…

Ed eccomi alla terza coordinata di questo periodo: il tetto del  casotto delLi8bri e varie 024 giardino: la cura che Francesco gli dedica è pari a quella di uno scalpellino impegnato nella decorazione   della Sainte Chappelle di Parigi. Mi aspetto che sulle ardesie compaiano decorazioni e bassorilievi!!!

Credo che abbia iniziato da più di  una settimana, ma non si sa quanto dureranno i lavori…E Mimilla non sa più dove nascondersi.

Francesco arriva all’ora che vuole, se ne va quando è stanco, ogni tanto sparisce e poi riappare portando con grande scompiglio alle abitudini di Mimilla,  qualche volta  si siede con me in terrazza a fare due chiacchiere –   assai  piacevoli in verità –  (molte vertono sui pasti, sulla crisi edilizia e su ciò che vediamo volare in quel momento) ), beviamo sempre il bianco frizzantino relazionandoci  anche con il vicino.., volano le rondini , gli aironi, qualche ape tardiva, non si sa comunque  quando la sua giornata si concluderà nè quando  il lavoro sarà finito…

e questo è un altro mistero del tempo  borzonaschino!

 

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IL MAGICO POTERE DEL RIORDINO di Maria Kondo

pubblicato da: Mirna - 22 Giugno, 2015 @ 4:51 pm

Il-magico-potere-del-riordino-196x300IL MAGICO POTERE DEL RIORDINO di Marie Kondo, Vallardi.ed

Lettura che consiglio a tutti. Chi non vorrebbe vivere felice in stanze armonicamente ordinate con soltanto un mazzo di fiori, un libro e una tazza di tè? Al limite qualche bel quadro o un gatto nero – pulito e satollo – sui cuscini ben sprimacciati ?

Marie Kondo diverte  con i suoi consigli di come sistemare la nostra casa e racconta di sé che ,ancora bambina della scuola materna,  leggeva avidamente le riviste femminili. Sicuramente è stata l’incubo dei suoi familiari perché appena tornava da scuola  si metteva a  riordinare le stanze e i cassetti di tutti. Persino a scuola interveniva sugli armadietti dei compagni

Poi con il passare del tempo ha trasformato la sua   mania ossessiva- compulsiva  in un più equilibrato approccio alle cose tanto da  farlo diventare  la sua professione. In Giappone esiste persino una specializzazione universitaria del riordino

Naturalmente occorre cambiare mentalità e soprattutto raggiungere la consapevolezza  di quali oggetti vogliamo circondarci.

Riordinare è dunque un atto mentale. Se lo faremo potremmo raggiungere anche l’illuminazione!

Scrive Maria Kondo “ Nello spazio sgombro della mia camera silenziosa, dove l’aria fluisce pura e cristallina, ho il tempo di godermi dei momenti di beatitudine…”

Quali i passi per giungere a ciò?

Innanzitutto e inderogabilmente  BUTTARE VIA !!!

 Osservare le cose sopite, “svegliarle” per capire se ci emozionano. Insomma dobbiamo scambiare il nostro pensiero:  non che cosa devo buttare, ma ciò che voglio conservare.

I consigli precisi  sono  tanti.

Per esempio RIORDINARE PER CATEGORIA: solo vestiti e scegliere…poi solo libri e scegliere…

Insomma il RIORDINO che può durare settimane ( ma è così che   diventerà definitivo ) deve essere un EVENTO!

Nella filosofia Zen il riordino fisico è un rito che regala vantaggi spirituali: libera la mente, aumenta la fiducia in noi stessi e soprattutto valorizza ciò che conta veramente.

Sto  già seguendo i suoi consigli. La casa di  Borzonasca  è diventata  luogo-ricettacolo di oggetti di tutto il parentado che piuttosto che buttare via qualcosa la depositano qui da me che c’è spazio. …

Ma ora  libro  della Kondo alla mano anch’io resetterò questo luogo e forse anche me stessa.

Ma ve lo racconterò nella prossima puntata…ora sono indaffarata a guardare certi oggetti e capire se sono sopiti o se mi emozionano.!

 Nel primo caso finiranno nel sacchetto per il venerdì sera!

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CRONACHE DI BORZONASCA 2015

pubblicato da: Mirna - 19 Giugno, 2015 @ 11:55 am

Estate
Immersione in un’altra dimensione. Sì, perché arrivare in questo paesello di mille anime dove la vita scorre lenta e sempre uguale è staccarsi completamente da ciò che si faceva o si “era” una settimana prima.. Mi ritrovo un’altra Mirna con tutt’altri impegni e modi di comunicare. Abitudini diversissime che si riflettono persino sull’abbigliamento ,sulla pettinatura e speriamo anche sulla linea !
Intanto c’è il giardinetto a due fasce che richiede la nostra attenzione : se l’erbaP1090720 è stata tagliata prima del nostro arrivo occorre però eliminarla. E qui comincia un dibattito: bruciarla o buttarla nei cassonetti? Meglio bruciarla perché ormai anche a Borzonasca è arrivata la raccolta differenziata e in paese ci si confronta do ve e quando eliminare certi rifiuti.
Mi diverte immaginare che ogni venerdì dopo le 19.00 gli abitanti vagoleranno con il loro bravo sacchetto di Residuo da depositare negli appositi spazi. Cosa che anch’io farò, anzi oggi ho deciso sull’onda della lettura del delizioso “Il magico potere del riordino” di buttare e sistemare oggetti accumulati in tutte queste nostre estati borzonaschine. Riuscirò?
Ma il giardinetto è una creatura viva e palpitante . Appena arrivate abbiamo visto le amarene occhieggiare sui quattro alberelli.
Immediatamente raccolte e trasformate in marmellata. Sei vasetti. Uno già consumato. E’ buonissima,
E poi occorre mettere i fiori: le surfinie bianche e ciclamino sulla terrazza e perché no? un ibisco rosso e la lavanda.
P1090716Questo povero giardinetto antico che durante le altre stagioni nutre solitario le rose del nonno,le camelie ,il nespolo l’arancio selvatico, gli spadoni, il lillà e il glicine i ha bisogno ora di resettarsi. Il rosmarino è piegato, il gelsomino è ago nizzante, qualche pianticella aromatica è scomparsa., il caco invece è sempre verde e florido.
Le sue fronde fanno ombra a Francesco che aggiusta il tetto del casotto degli attrezzi…ed ecco a proposito dei cambiamenti della mia vita sociale: a fine giornata ci beviamo insieme sulla terrazza un bicchiere di vino bianco frizzante conversando con il vicino che ci parla del suo basilico greco odorosissimo – anzi ce lo fa accarezzare affinchè il suo profumo rimanga sulle nostre mani -delle acciughe fritte (con espressione estasiata) del minestrone e del tempo ovviamente. Il tutto scandito dalle campane che alle 20.00 preciso suonano l’inno a Maria.
E poi c’è Grazia e il nostro appuntamento da Macera: caffè, giornale e scambio di titoli di libri.
Trento sembra lontana, le sue simpatiche abitudini far parte di un’altra parte di me.
O forse mi sono soltanto abbandonata’ incoscientemente spensierata in uno spazio sospeso che mi risistemerà i pensieri e le sensazioni?
E’ estate, il momento del mezzogiorno montaliano il cui silenzio è profumato di timo e di sole, il suo verde attraversato da farfalle.

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ASPETTANDO BUONE NOTIZIE di Kate Atkinson, ed. Marsilio

pubblicato da: Mirna - 13 Giugno, 2015 @ 7:22 am

220px-KateAtkinson2007[1]Come è potuta sfuggirmi un’autrice di gialli così straordinaria? Mi sembra di ricordare che tempo fa Gary, l’amico canadese,  me ne avesse consigliata la lettura.

Sono rimasta coinvolta, entusiasta e appagata da questo thriller che regala ai lettori quel brivido di suspence e mistero  intriso a profondi  ritratti di esistenze.

Kate Atkinson scrive benissimo, ha vinto tanti premi, riesce a colmare la distanza tra l’intrattenimento e la letteratura.

L’inizio di Aspettando buone notizie  è drammatico, un uomo uccide inspiegabilmente una giovane mamma e i suoi due figlioletti mentre9788831720359[1] la terza, Joanna di appena 6 anni, riesce a nascondersi  nel boschetto perchè la mamma le urla “Corri Joanna, corri“.

Chi la troverà e come sarà la sua vita lo sapremo dopo perchè abilmente  la scrittrice incastra periodi e personaggi in un arazzo colorato e interessante.

Incontriamo il suo detective Jakson Brodie, la poliziotta Louise e soprattutto la giovanissima Reggie, quasi un paziente personaggio alla Dickens, che resiste ai colpi inferti dalla vita aspettando buone notizie prima o poi  .

“When will there be good news?” è  infatti il titolo originale.  Lei è la baby-sitter della dolcissima  e aggraziata dottoressa Hunter che ha un bambino piccolissimo. Reggie non ha nessuno, a parte un disastrato fratello che le porta solo guai, e si affeziona alla sua datrice di lavoro tanto da reputarla la sua famiglia.

E questi incontri, queste coincidenze riusciranno a districare nodi lontani e irrisolti. Coincidenze che lo stesso Brodie  chiama “spiegazioni in potenza”. Infatti anch’egli conoscerà Reggie in un modo sorprendente…e Joanna..

Posso soltanto anticipare che la dottoressa Hunter altri non è che Joanna, ma i thriller non si possono svelare troppo. Ciò che si può raccontare sono le storie dei personaggi che sostengono questa magistrale struttura narrativa. Dallo stesso Jackson Brodie che  incontrerà nuovamente Louise dalla quale è attratto. Entrambi infelici nell’attuale matrimonio. Ma sicuramente il perno portante è la sedicenne  Reggie che incarna la speranza e la fiducia nella potenza dell’amore.

Da leggere con gusto.

 

 

 

 

 

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LONGBOURN HOUSE di Jo Baker, ed. Einaudi

pubblicato da: Mirna - 10 Giugno, 2015 @ 6:53 am

cop[1]Chi ha amato le sorelle Bennet di Orgoglio e Pregiudizio  che ci hanno deliziato non solo per le loro storie d’amore ma  anche per la descrizione dei loro vestiti, acconciature, tè e pranzi non può fare a meno di leggere la storia di chi le serviva.

Sì, perchè così  l’ambiente diventa a tutto tondo, quasi un completamento del noto romanzo.

Conosciamo meglio la governante-cuoca, Mrs Hill, le due giovani cameriere Sarah e Polly, il maggiordomo e il valletto James.

Jane Austen ci ha raccontato  i pensieri, le vicissitudini dei componenti della  famiglia Bennet;   il capofamiglia  è un piccolo proprietario terriero  dell’Hertfordshire con il cruccio di non avere un figlio maschio a cui lasciare in eredità i suoi beni che alla sua morte  andranno ad un suo lontano cugino Mr.Collins. Il problema maggiore di Mrs. Bennet è quello invece di maritare le sue cinque figlie femmine. Ma la storia la sappiamo.

Jo Baker fa diventare il noto romanzo quasi  il sub plot perchè i veri protagonisti qui sono i servitori, coloro che permettono ai loro padroni una vita comoda, privilegiata a costo di ore e ore di duro lavoro. Le pulizie erano vere corvées, il bucato poi fatto con lisciva, cenere e acqua bollente rovinava le mani della giovane Sarah, la cameriera attorno alla quale si dipanano gli avvenimenti fra cui il desiderio di innamorarsi. C’è anche un segreto fra Mrs. Hill e Mr. Bennet perchè qualche volta, nonostante le distanze sociali, si chiudono a parlottare in biblioteca.

7 E 8 GIUGNO 2015 010

Un romanzo gradevolissimo e avvincente.

Questo è stato il mio consiglio di lettura al  nostro ultimo incontro che si è svolto nella speciale sala da tè di via 7 E 8 GIUGNO 2015 001Madruzzo. Il teatro del tè NOH (vedere anche il post di Riccardo, www.trentoblog.it/riccardolucatti)

La compagnia  è stata effervescente, ciarliera: consigli di lettura – per esempio “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo (ve ne parlerò),   racconti di visite all’Expo, progetti per l’estate, la certezza che stiamo bene insieme , tutti.

Nadia che si sente blu ( sì, perchè ci siamo chiesti di che colore “eravamo” in quel momento) deve alzarsi un po’ in piedi per il  gran 7 E 8 GIUGNO 2015 014caldo. Assaggiamo anche i dolcetti di riso regalatici da Carla-“Turchese”, e beviamo il tè speciale freddo offertoci da Eleonora che insieme al marito sa creare  un’atmosfera piacevolmente Zen in questo loro teatro del Tè.

Sarà questo il nostro prossimo luogo d’incontri in autunno?

Fra poco la vostra bookblogger partirà per Borzonasca da dove continuerà però  a scrivere di libri, del paesello, dei moti colorati dell’anima e altro…

Aspetto anche i vostri appunti…

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LA DECISIONE DI BRANDES di Eduard Màrquez, ed.Keller

pubblicato da: Mirna - 6 Giugno, 2015 @ 6:22 am

V-06[1]E’ la storia di Brandes che giunto alla fine della sua vita ripercorre tutti gli avvenimenti importanti cercando di capire se stesso, le sue decisioni e soprattuto cercare quella chiave di svolta che potrebbe avere dato senso alla sua vita.

Si definisce e si sente un uomo mediocre, senza eccessive qualità esistenziali : la mancanza di coraggio nell’ affrontare l’orrore della  vita di trincea sulla Somme, l’appoggiarsi al padre-maestro, il senso di abbandono che prova nel non avere11virgin[1] più accanto a sè l’amata Alma , la  terribile decisione che dovette prendere riguardo i suoi quadri: dare la sua Madonna con bambino di  Cranach il vecchio  richiesto con prepotenza ricattatoria  dal mercante Hofer che vuole donarlo a Goering o  tutta la sua opera.

Sì, perchè Brandes è un pittore bravo e affermato. Nei suoi dipinti c’è  in parte la risoluzione della sua vita, dei suoi dolori, della sua angoscia, soprattutto nei colori che usa come gli aveva insegnato il padre.  Per Brandes dipingere ciò che aveva vissuto al fronte era stata una liberazione e i colori hanno trasformato l’orrore della trincea e del lager vissuto dall’amata Alma in qualcosa di sopportabile. E i colori possono definire ogni stato d’animo, ogni sentimento, possono sottolineare ogni ricordo. 6387774307_b016d3cdb0_b[1]Dal nero, grigio, rosso della trincea, al verde malachite degli occhi di sua madre. Guarda a Matisse ai colori che esplodono nella sua Danza, ne cerca sollievo. E ricerca l’origine dei pigmenti, come gli aveva insegnato il padre,  non perdere di vista l’orpimento…che dalla sue massi lamellare giallastra può donare colori intensi.th[3]

Un romanzo profondo che ti fa fermare per riflettere sulla vita in generale, ma soprattutto che ti avvolge nel mondo salvifico dell’arte, della sua filosofia, dell’importanza del colore che ci circonda,  colore che determina le sensazioni.
Prima che Alma morisse Brandes nel suo atelier nel bosco aveva cominciato a dipingere i ciottoli della riva del torrentello. Forse è stato in quel momento che ha trovato il senso della sua vita: affidarsi alla natura, interagire con essa e colorarla con i propri moti d’anima.

Ma la scelta fatta gli ritorna sempre come filo conduttore alla memoria, ora che è debole e malato, ha fatto la scelta giusta? è stato  arduo decidere; se il Cranach significa la sua famiglia d’origine, sua madre, suo padre che tanto lo amava, i suoi dipinti sono invece la sua vita vissuta, ciò che ha conquistato nel suo percorso esistenziale.

Ma ogni decisione che un individuo prende è quella che doveva essere, è ciò che vogliamo o riusciamo  a sopportare.

Una soria molto bella, lirica, scritta in modo egregio.

Bravissimo  Eduard Marquez, nato nel 1960 a Barcellona. Con questo romanzo ha ottenuto diversi premi letterari.Sfilata & Acquaviva May 15 033

Da leggere.

E naturalmente ringrazio “La viaggeria”, deliziosa, completa  e specializzata libreria di via Mazzini, che me l’ha consigliato e prestato!

Lettori e librai si capiscono.

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IL LETTO DI FRIDA di Slavenka Drakulic, ed.elliot

pubblicato da: Mirna - 3 Giugno, 2015 @ 8:27 pm

thCAQ4JMREChi ama Frida Kahlo deve leggere questo libro . E chi non conosce la pittrice può iniziare a farlo  anche a partire da questo volumetto sebbene sia meglio affrontare la sua  splendida biografia scritta da  Hayden Harrera  corredata di foto. Le immagini sono importantissime per entrare nel mondo di Frida, sia le fotografie della sua vita sia i suoi dipinti.salotto con libro e gatto 003

Reduce della mostra romana ho “divorato” questo libro, imperniato sul dolore che ha accompagnato la vita della pittrice messicana, sfogliando spessissimo  il catalogo. (operazione un po’ complessa per via di  Mimilla sempre appiccicata alle gambe)

Slavenka Drakulic inzia il racconto dopo che a Frida è stato amputata la gamba destra. E’ la sua trentaduesima operazione. Da quel mattino di luglio la sua vita  le ritorna alla memoria  in  lancinanti flash back  iniziando da quando bambina si ammalò frida a letto che dipinge[1]di poliomelite e rimase a letto per un anno intero  fino a  ritrovarsi al terribile incidente quando  un’asta del filobus  la “trapassò” letteralmente.

Aveva diciotto anni  e la sua vita di donna e di futura artista cominciò con quell’incidente. Dall’immobilità forzata nacque la voglia di dipingere per esprimere tutta la sua sofferenza. Dice lei stessa “La mia pittura porta il messaggio del dolore“.

Dal  primo autoritratto per il suo fidanzato dell’epoca dove lei appare dolce, melanconica, ma con un velato richiamo erotico indimenticabile KahloColonnaSpezzata-229x300[1](tanto che il possessore lo terrà sempre fino alla morte e all’altezza dei suoi occhi come gli aveva chiesto Frida) a decine e decine  di dipinti dove si svela tutta la sua passione e il suo dolore. Autoritratti esorcizzanti per alleviare il peso che dovrà affrontare per tutta la sua vita.

L’incontro con il maestro Diego Rivera , il grande pittore di quadri e murales , diventerà l ‘essenza e  lo scopo della sua esistenza.200px-Frida_Kahlo_Diego_Rivera_1932[1] Si sente  dapprima protetta, guidata, plagiata, tanto che nei primi anni smette di dipingere. Riprenderà dopo i tradimenti del marito  quando capirà che lei è una persona con una thCAAS3K4Cpropria identità. Il loro rapporto sarà particolare, ma molto stretto.

Importante durante la lettura delle sue biografie  guardare i suoi autoritratti eccezionali dove lei vestita spesso da contadina tehuana (come piaceva al Maestro) ci fissa con lo sguardo intriso di morte e consapevolezza. Tutto ci viene raccontato attraverso i suoi dipinti: dei suoi aborti, del suo desiderio sfrenato di maternità tanto che alla fine si ripiegherà come una madre sul suo Diego imprendibile come marito, ma accondiscendente nel farsi amare come un KahloAbbraccioAmorevole-261x300[1]bambino.

Breton quando vede i suoi quadri si emoziona. Parla di eccezionale Surrealismo e Simbolismo, senz’altro di una pittura forte che tocca le corde dell’animo. Una pittrice unica che sembra aver dipinto con il suo sangue e con il suo respiro.

Una lettura forte, avvincente in cui troviamo il desiderio di Frida di esistere, nonostante tutto. Scrive “Sentire, guardare, partecipare. Gioire. Non abbiamo un’altra possibilità, un’altra vita.”

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VENEZIA ovvero il desiderio di essere felici

pubblicato da: Mirna - 31 Maggio, 2015 @ 5:02 pm

Maggio 2015 Cafè e Venezia 013Sapevo che una giornata a Venezia avrebbe rivoltato in positivo il tran tran quotidiano. In più si stava avvicinando il fatidico compleanno. Che cosa meglio di una giornata di sole nella città più poetica del mondo con la cara  “vecchia”  amica di avventure?

Appena esci ti accoglie il Canal Grande, la Chiesa della Salute e il brulichio vivace di un’umanità sorella che vuole appagare gli occhi, nutrirsi di bellezza, insomma essere felice.

Naturalmente la cara amica di Aquileia  che mi fa divertire con il suo particolare modo di approcciare la realtà e il suo Maggio 2015 Cafè e Venezia 004ineguagliabile sense of humour mi aspettava al binario sbagliato.

Ma già sapevo che sicuramente qualcosa del genere sarebbe successo…e così è stato. Giuliana l’habitué di Venezia  doveva farci arrivare al Palazzo Ducale a mezzogiorno, ma chissà perchè – forse perchè parlava e raccontava, forse Maggio 2015 Cafè e Venezia 012perchè si fermava davanti a vetrine e a cancelli privati, forse perchè è svagata e vive con una sua disorganizzata organizzazione abbiamo fatto giri concentrici a non finire salendo e scendendo ponti e ponticelli.

La vada sul ponte, poi a destra, poi a sinistra fino a quello con le guglie”. Il ponte con le guglie lo abbiamo salito e sceso almeno sette volte. Giuliana è certa che i gondolieri ai quali abbiamo chiesto informazioni ci abbiano fatto sbagliare  di proposito.

Però alfine siamo giunte all’ultimo momento  – vista la prenotazione – alla mostra del doganiere Henry Rousseau. Ci tuffiamo nelle sue Maggio 2015 Cafè e Venezia 031opere colme di “candore arcaico”, ci beiamo del verde delle sue jungle. Siamo felici perchè c’è poca gente così possiamo parlare , ammirare, confrontare le sue opere con le altre esposte, come alcune di Carrà, Seurat, Signac e persino Frida Kahlo. Qui siamo in posa davanti al suo Matrimonio ricalcato per i turisti.

Leggiamo la poesia che Apollinaire gli ha dedicato poi, un po’ frastornate , usciamo alla ricerca del mitico ristorante GAM GAM di cui mi ha parlato Daria. Ancora non sapevamo l’esatto nome per cui chiedavamo a destra e a Maggio 2015 Cafè e Venezia 050manca di “Gnam, Gnam!”.

Un certo Emanuele nel ghetto ebraico ce lo indica, anzi ci raccomanda al rabbino Rami.

Riusciamo a trovarlo e felici ci sediamo in un ambiente accogliente e tipico come desideravamo.

Ci salutano con shalom, naturalmente. Mangiamo il loro antipasto con falafel e altre polpettine, salsine varie, cous cous alle verdure, ridendo e  facendoci fare foto dai pazienti ragazzi .

Finisco con una pregiata grappa ebraica.

Maggio 2015 Cafè e Venezia 037E intorno a noi c’è Venezia, colorata di oro e brulicante di voci, c’è  San Marco che ti strema con la sua bellezza, i campielli talvolta silenziosi eMaggio 2015 Cafè e Venezia 065 magici; un’opera d’arte in cui puoi camminare, fermarti, bere un caffè, salire l’ultimo ponte moderno quello che i veneziani non amano, il Calatrava. Ma che si sta inserendo con il suo vetro al colore dellle cupole.

Un’ubriacatura di sensazioni vitali, di energia, di desiderio di essere eterni, di felicità.

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LibrIncontri …con bollicine finali

pubblicato da: Mirna - 29 Maggio, 2015 @ 7:13 am

Maggio 2015 Cafè e Venezia 013In modo ancor più fluente si parla di libri con un calice di bollicine. Abbiamo deciso per l’ ultimo incontro al Cafè de la Paix di iniziare con le nostre recenti letture per poi finire con i propositi per l’estate. Il romanzo  di Corrado Augias, 9788806222819[2]Il lato oscuro del cuore (Einaudi) che ho appena terminato ha interessato Gemma ed Elvira. E’ un lavoro impegnativo quello che Augias ha affrontato: psicoanalisi e desiderio di mettere in pratica ciò che  la protagonista ha studiato. Clara, satura e arricchita dagli studi su Freud, Jung, Breuer e non solo – perchè la buona  letteratura affonda le sue tematiche nel lato oscuro di ognuno di noi – cerca di capire, analizzare ed aiutare Wanda l’altra protagonista.  Ci sono molti personaggi con le loro vite e i loro problemi esistenziali, dalla ricerca del lavoro e dell’identità, dall’invecchiamento  alla ricerca dell’amore. Ciò che mi ha intrigato soprattutto è scoprire che Augias ha la mia stessa passione e che ha letto moltissimi libri di psicoanalisi da L’nterpretazione dei sogni di Freud, ai famosi casi clinici come la Storia di Dora o di Anna, a Schnitzler che Freud riteneva un suo sosia tantolo lo  scrittore austriaco penetrava nel profondo abisso.

9788845277740[1]Nadia vuole leggere un po’ di “gialli” per rilassarsi e si propone di iniziare la Trilogia di Izzo , mentre un delizioso libro di  Hwang Sun Mi  “La gallina che sognava di volare” sarà letto da perecchi di noi.-  (Bompiani )Maggio 2015 Cafè e Venezia 016

Gemma è una gallina prigioniera di una stia e tormentata da un sogno impossibile: poter covare un uovo e vederlo dischiudere. Ma le sue uova, destinate alla vendita, le vengono sempre sottratte e non diventeranno mai pulcini. Sfinita dalla fatica e dal dispiacere, avviata a una fine terribile, con uno scarto improvviso Gemma si ritrova libera. Grazie all’aiuto del germano Ramingo riesce a sfuggire alle grinfie della donnola e comincia ad assaporare le gioie di una vita che ricomincia daccapo…

Maggio 2015 Cafè e Venezia 009Appena arriva Alfonso accolto da applausi alcolici  per i suoi numerosi Recital – anche oggi pomeriggio ce ne sarà uno al Rosmini “Il Seduttore”- l’allegria culturale aumenta. Lui promette che leggerà Don Chisciottte,  io “Il libro dell’inquietudine” di Pessoa, Maria Grazia “Il buio oltre la siepe“, Stefania un romanzo di Banana Yoshimoto, Emma “Giuda” di Amos Oz, Enza “Il conte di Montecristo“,.

Insieme al prosecco ci giungono piattini di humus e salsine varie, forse è meglio ordinare un altro calice? Il fermento Maggio 2015 Cafè e Venezia 017intellettuale aumenta, ascoltiamo Enza che ci parla del suo recente viaggio in Albania : terra misteriosa, confusa, che a prima vista sembra brutta ma che poi si rivela affascinante, poi alterniamo parole  emiliane – noi del gruppo come Alfonso, Giovanni, Elvira, Lucia ed io… come “bugadera” ( sapete cos’è? )  –  a risate , ma naturalmente a titoli e consigli. Non siamo un gruppo di lettura?  Da leggere “Il profumo delle foglie di limone” di Clara Sanchez,  “Il maestro dei santi pallidi” di Marco Santagata, “Il lupo e il filosofo” di Mark Rowland, “La bambina nata due volte”

Stiamo bene insieme, l’atmosfera è accogliente e vivace. Ci conosciamo sempre di più, Santo ascolta e interviene pacatamente, Stefania prende nota dei titoli , sappiamo che questo amalgama di simpatia, complicità, interesse per la letteratura, ma soprattutto per lo stare insieme è un plus valore della nostra vita. Emma alla fine mi consegna una deliziosa pianta di orchidee da parte del gruppo che ha gli stessi colori dei fiori della mia Maggio 2015 Cafè e Venezia 010casacca. Non è meraviglioso?

Ci incontreremo ancora prima dell’estate nella Sala da Tè di via Madruzzo, l’8 giugno, ma l’idea di accompagnare qualche volta  le nostre dissertazioni libresche con delle bollicine non è da scartare!

Aspetto anche i vostri consigli cari amici virtuali!

 

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ORO ROSSO di Tom Hillenbrand

pubblicato da: Mirna - 21 Maggio, 2015 @ 5:18 pm

segnalazione-oro-rosso-di-tom-hillenbrand-atm-L-NvosK1[1]Ringrazio la casa editrice “Atmosphere  libri” che mi ha inviato questo bel thriller da leggere e recensire.  Un’edizione elegante, maneggevole di facile lettura.

Visitate il suo sito  www.atmospherelibri.it  e scoprirete i progetti interessanti di questa casa editrice.

Con Tom Hillenbrand, qui al suo secondo  thriller culinario – il primo “Frutto del diavolo” premiato col Friedrich Glauser Prize – entriamo ancora una volta nella vita dello chef lussemburghese Xavier Kieffer, un aitante cinquantenne legato sentimentalmente a Valerie, un’importante critica gastronomica di Parigi.

Interessante innanzitutto conoscere un po’ meglio il Lussemburgo, questo piccolissimo granducato incastonato nell’Europa occidentale. Non se 260px-Luxemburg[1]ne sente mai parlare in verità; la piccola capitale divisa fra città alta e città bassa è descritta nei particolari dallo scrittore tedesco. Conosciamo gli speroni di rocce che suddividono i quartieri, il suo fiume e i tipici locali . E naturalmente la gastronomia. Sebbene in questa storia si parli di sushi. Infatti il sottotitolo è “Vivere e morire per il sushi”.

Tutto inizia al Museo d’Orsay dove l’ambizioso sindaco di Parigi vuole offrire ai suoi importanti ospiti una cena “omakase” a sorpresa cucinata dal maestro sushi Mifune. Naturalmente Valerie e Kieffer sono tra gli ospiti e così assisteranno di persona  alla morte improvvisa del giapponese.

Avvelenamento? Intossicazione da tetrodotossina del pesce palla? Impossibile immaginare che un esperto mondiale di sushi non sappia riconoscere le parti pericolose di un pesce.

Il sindaco propone a Kieffer di indagare soprattutto sulla pesca del raro e famoso tonno pinna azzurra.

E si scopriranno cose terribili. Terribili, ma interessanti.

SushiPer gli amanti della cucina giapponese ci sono indicazioni e ricette (con un glossario in appendice), ma per gli animalisti c’è l’amara verità circa lo “sterminio” dei tonni, a partire dalle nostre famigerate tonnare.

Infatti verso la fine del romanzo ci ritroviamo vicino a Favignana dove scopriremo la verità

Un libro interessantissimo e nello stesso tempo di gradevole lettura per via di alcuni  personaggi divertenti  gran mangiatori e bevitori.

La foto ritrae il mio amico Vincenzo, amante  del sushi e del Giappone.  Gli  consiglierò di leggere questo libro.

 

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