LEOPARDI di Pietro Citati,ed. Mondadori
pubblicato da: Mirna - 3 Novembre, 2014 @ 8:15 am
Piacere immenso tuffarsi nella vita de “Il giovane favoloso” (titolo del film di Martone) , questo nostro eccezionale poeta e pensatore conosciuto e studiato all’estero come un filosofo importantissimo. Non apparteneva a nessuna epoca, nè a quella presente, nè a quella passata. Era “a casa” dappertutto e da nessuna parte. L’Infinito il suo desiderio e l’abbandonarvisi il suo sollievo.
La sua radicale estraneità al suo tempo a cavallo di due secoli “gli permise di comprendere come nessun altro la società borghese e quella di massa. Nello Zibaldone troviamo lampi che ci riportano a Nietzsche, Adorno, Spengler. E ci parla già , senza saperlo, di Flaubert, di Kafka, di Musil, Gadda, tutti quegli scrittori del Novecento votati alla “disperazione placida“, all’incompiutezza, all’analisi ininterrotta, alla condizione di stranieri.”
Pietro Citati ci racconta tutto questo partendo dai primi anni della vita del picolo Giacomo quando  era ancora felice e spensierato e  sentiva in sè ancora “allegrezza
pazza” . Conosciamo il padre Monaldo, passivo, pigro, ma possessore di una ricchissima e splendida biblioteca, quel luogo che diviene il santuario e prigione di Giacomo e dei suoi fratelli.
Monaldo però lo ama moltissimo, vede in lui il genio chre spera possa riscattare la sua mediocrità . E’ lui  in ogni caso la vera madre di Giacomo, lo ama con estremo affetto. La tetra Adelaide è bigotta e fredda.
Pietro Citati ci offre un’altra splendida biografia accurata, emozionante, chiara, esaustiva.
E le immagini del film di Mario Martone ,che
 consiglio a tutti di vedere, arricchiscono visivamente la nostra lettura. (Il titolo è estrapolato da uno scritto di Anna Maria Ortese dal suo “Pellegrinaggio alla tomba di Leopardi”)
Possiamo capire e penetrare maggiormente nel mondo di Recanati, di Roma, di  Napoli … Possiamo immaginare meglio il giovane Giacomo che comincia a curvarsi già all’età di 18 anni affetto dalla sua terribile malattia. Età in cui ha già letto più di 17.000 libri.
Un personaggio multiforme, ci spiega Citati, un vorace lettore che è l’atto fondamentale della sua  vita che genera o sostituisce l’esistenza. Lettura che lo spinge a scrivere.
Perchè leggere e scrivere per Leopardi erano uno stesso gesto. Assorbe e addenta il mondo, “dalla vita desidera l’intensità : non la noiosa esistenza quotidiana, nella quale i minuti si susseguono ordinatamente ai minuti; ma un tempo più rapido, più intenso, vertiginoso, in cui ogni istante fosse vivo e infinito. ”
E proprio per questo riflette che i giovani soffrono più dei vecchi, appunto perchè sono più vitali.
Grande poeta e grande filosofo “egli forma, segue e possiede  un sistema, che è il segno distintivo e indispensabile della vera filosofia. Ha lo sguardo totale sul mondo e sull’esistenza umana.
Citati ci invita così a leggere o rileggere lo Zibaldone,  le Operette Morali e naturalmente a recitare i suoi Canti e “naufragare” anche noi nella luce della luna, delle stelle sui deserti, nel rimpianto, nello sconforto, ma anche nella dolcezza metafisica della conquista per pochi istanti di “interminati spazi, sovrumani silenzi e profondissima quiete”
LibrIncontri al Cafè de la Paix
pubblicato da: Mirna - 31 Ottobre, 2014 @ 8:22 amDevo cambiare ritmo oggi per il mio blog: da “adagio” o “lento espressivo“  –  mio solito modo di scrivere di libri, emozioni, accadimenti - a “presto con fuoco” di Riccardo. Sì, devo interagire immediatamente con il suo post sull’incontro di mercoledì.
Soprattutto perchè abbiamo assaporato e condiviso l’entusiasmo per  il Cafè de la Paix
nostro nuovo punto d’incontro per parlare di libri e altro. Grazie a Ferruccio che ci ha suggerito questo luogo ci siamo ritrovati sentendoci  immediatamente avvolti dall’atmosfera colorata, calda, giovane, eletrizzante di questo angolo che mi ricorda Parigi. Sì, noi “giovani” nel cuore e nella mente abbiamo assorbito l’euforia energizzante di Francesca Quadrelli  che ci ha spiegato le molteplici attività di quasto Cafè lab aperto alla creatività , all’arte, allo stare insieme in modo un po’ alternativo. Un altrove vicino perchè lo spazio del pensiero che incontra, assimila, recepisce, “legge” e poi  condivide, è sicuramente parte del “viaggio” che deve sempre proseguire in noi.
.Un pomeriggio di fine ottobre dalla luce violetta e arancione, ci sediamo al tavolino che guarda il cortiletto pieno di alberelli, beviamo una tisana, un caffè , ma le prossime volte perchè non un bicchiere di vino rosso? Cambiamo prospettive, aspettative, gusti, piaceri.
Intanto ascoltiamo le letture che Santo ha fatto negli ultimi tempi: ci consiglia “L’amic0 immaginario” di Matthew Dicks
“Per Max vivere è una faccenda piuttosto complicata: va in tilt se deve scegliere tra due colori, non sopporta il minimo cambio di programma, detesta essere toccato, persino da sua madre che vorrebbe abbracciarlo molto di più. Del resto ha nove anni ed è un bambino autistico. Per fortuna c’è Budo, il suo invisibile e meraviglioso amico immaginario che non lo abbandona mai e da molto vicino ci racconta .la sua storia “
Ferruccio si interessa di politica e società . Ha letto un interessante saggio “Internet delle cose“ di Jeremy Rifkin “Il cambiamento è già qui, ma non vogliamo accorgercene. Così l’economista americano, professore della prestigiosa Wharton School e consulente di capi di governo, spiega la post-rivoluzione portata da “Internet delle cose” (IoT, Internet of Things) e dalle stampanti 3D. E racconta perché gli italiani sono all’avanguardia in questo settore -“
Riccardo è ovviamente interessato e intrigato e se ne parla lungo. Enza e Daria ci raccontano un po’ del loro viaggio in Iran.
E intanto l’atmosfera di questo angolo particolare si scalda con l’arrivo di Francesca che ci elenca le varie attività di questo Cafè de la Paix di cui ieri ci ha già raccontato Riccardo (www.trentoblog.it/riccardolucatti)  .
Decidiamo quindi che i  nostri prossimi incontri avverranno il secondo e il quarto lunedì di ogni mese. Ci accomoderemo nella saletta superiore per poter parlare con tranquillità . .
Prossimo appuntamento dunque per Lunedì 10 novembre alle ore 17.00
Quando si passa del tempo in modo gradevole si rimane intrisi di entusiasmo, voglia di parlare ancora e sorridere, e ridere ,e conoscerci più a fondo perchè condividere con gli altri letture, viaggi, emozioni è la parte più arricchente della vita. E se possiamo farlo in un luogo che si chiama Caffè della pace non abbiamo altro da aggiungere
se non il nostro desiderio di stare insieme.
Ci salutiamo all’esterno già en attendant la prochaine fois
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I PIACERI DELLA VITA
pubblicato da: Mirna - 27 Ottobre, 2014 @ 6:17 pm
Un ottobre mite può regalare infiniti piaceri.
Vuoi per i suoi colori o per il placido Adige che scorre tra rive verdi e gialle, vuoi per alcune  solitarie e pensose passeggiate.
Si riflette sulla dolcezza del sole, sulla luce che tende ad avvolgerti senza aggressività , sul benessere  che si prova ad essere parte, sì di una natura antropizzata, ma sempre tua. Il quartiere del Muse mi dà pace e serenità , spesso vado a bere un caffè in uno dei suoi bar all’aperto. Ammiro il museo di cristallo e il palazzo delle Albere.
E tanti piccole cose gradevoli  fanno una vita gradevole.
E poi ci sono le Penelopi.
Le amiche che si ritrovano nel salotto di Cristina ad ascoltare musica, leggere, recitare, poetare, cantare e mangiare torte sempre più golose. Deus ex machina è ovviamente la nostra ospite musicista ed abile organizzatrice di serate (ha fondato anche “L’accademia delle Muse” di cui vi racconta sempre Riccardo)
Sapete già tutto delle Penelopi, ho racc0ntato dei nostri divertenti incontri in questi quattro anni di blog!
EÂ l’altra sera abbiamo festeggiato i 30 anni.
Trovo in  questo continuare a riunirci qualcosa di confortante, ancestrale eppur attuale.
La casa di Cristina circondata da un giardino magico di fiori, erbe aromatiche, luci, acqua e ponticello è l’ingresso nel mondo un po’ atemporale dei nostri desideri, del nostro essere donna.
Penelope per celia perchè la tela ormai non la tessiamo più ma rimane in noi quel certo non so che di concreto e affidabile che ci fa stare bene con i nostri cari e con i nostri amici, che ci fa sorridere, confrontarci e cantare con spensieratezza. Ecco…spensieratezza. Questa ci regalano
le Penelopi. Ed infatti dopo queste serate si ritorna a casa leggere leggere perchè si è cantato in coro, abbiamo ascoltato Cristina al pianoforte, abbiamo recitato e mangiato e chiacchierato e riso…
Un piacere della vita l’amicizia: grandissimo, da coltivare, annusare, mordere.
Ma i piccoli piaceri sono tanti…quali i vostri? Quelli che fanno di una giornata il paradigma di una vita che vogliamo e dobbiamo sentir gradevole.
Come Raffaella tempo fa cercava i punti positivi di una giornata, come Laura fa ogni giorno o  il caffè di Maria Teresa ogni mattina, come cerco di trovare anch’io in ogni ora.
E se un momento di vuoto mi accerchia …ecco i libri amici anch’essi ….
E i piaceri della tavola? Vorrei tanto mangiare i tortelli di zucca come quelli che Vincenzo, il mio amico carpigiano,  mi ha descritto poc’anzi, via Skype, anzi me li ha fatti persino ammirare.
E tanto altro ancora…cosa suggerite?
QUANDO ERAVAMO FOGLIE AL VENTO di Anne Korkeakivi, ed. Garzanti
pubblicato da: Mirna - 24 Ottobre, 2014 @ 7:02 am
Quando un libro non mi piace smetto di leggerlo e non ne parlo. Non sono infatti un critico letterario. Quindi generalmente scrivo d letture che mi prendono e che poi  naturalmente consiglio. Ma i lettori sono di tanti tipi e i gusti di differenziano molto.
In questo caso sono un po’ perplessa perchè la storia raccontata dalla Korkeakivi mi ha avvinto con sufficiente interesse forse perchè ha usato lo stesso éscamotage che Virginia Woolf ha usato per Mrs. Dalloway, cioè raccontare di una signora bene che si prepara per una serata importante e mentre compra i fiori, dà istruzioni alla servitù, va dal parrucchiere ricorda il suo grande amore e qualchecosa di oscuro commesso nel suo passato. Parliamo della bionda, algida Clare, statunitense con sangue irlandese. E di suo marito Edward ministro inglese a Parigi che spera di essere trasferito a Dublino. Un marito affidabile e serio come Richard è per Mrs. Dalloway, anzi in alcuni punti   si ritrova persino  la stessa dolcissima frase rivolta alla moglie ” Ah, sei qui”.
Ma la Korkeakivi non è la Woolf. E seppur ha inframmezzato i preparativi per la cena diplomatica percorrendo a destra e a manca il centro di Parigi con un tema scottante come l’Ira d’Irlanda, non riesce ad emozionare o a far vibrare di epifaniche consonanze il lettore.
Ciononostante credo che sia un romanzo che possa ugualmente piacere ed è per questo che ne scrivo. E’ piacevole conoscere l’ambiente diplomatico, i suoi riti, l’etichetta seguita per poter offrire ricevimenti a ministri, consoli, ecc.
C’è poi la trama che si snoda in questa giornata particolare colma di avvenimenti, come l’arrivo inaspettato del secondegenito di Clare, che rischia l’espulsione dal suo college  e l’incontro casuale con un turco che verrà poi accusato di omicidio. Ed infine l’improvviso ed inaspettato incontro con Niall il primo amore irlandese creduto morto…vabbè, un po forzata questa parte.
Interessante seguire nella notte parigina, dopo la cena riuscita bene grazie a un menu che ci viene descritto dettagliatamente,  il vagare  di Clare che cerca di dirimere l’antico senso di colpa del suo  passato e un nuovo caso di coscienza. Un dilemma etico  per cercare di fare ciò che è giusto.
Chissà a chi potrebbe piacere questo romanzo0, sono certa a molte di voi. Chi ha letto ed amato Mrs. Dalloway rimarrà un po’ spiazzata.
Ma ripeto: ogni lettore ha le sue aspettative.
E a questo proposito vorrei chiedere il parere per  un romanzo da proporre al gruppo dell’Accademia (riunioni mensili nel salotto culturale dell’amica Cristina) tenendo conto che ci sono uomini e donne dai gusti diversi. Chi legge moltissimo, chi meno, chi ama la storia, chi le emozioni,
un romanzo recente “per tutte le stagioni” . Me lo consigliate?
Per quanto riguarda il libro di cui ho scritto or ora devo confessare che a Mimilla non è piaciuto: l’ho lasciato aperto per un attimo mentre andavo nell’altra stanza e lei vi si è avventata contro facendo a brandelli alcune pagine ! Ed ora dovrò ripagarlo alla Bibilioteca!
A Trieste con Saba
pubblicato da: Mirna - 20 Ottobre, 2014 @ 8:24 am
Una mattinata di un dolce ottobre a Trieste, città azzurra per eccellenza, sia per il mare sia per il cielo mutevole in battuffoli bianchi di nubi per via di un borino che sempre ci accompagna.
Una delle mie tappe preferite è la Libreria di Saba, quel negozietto oscuro acquistato da Umberto Saba nel 1919 e che presto divenne luogo di ritrovo di artisti e scrittori, da Svevo a Levi, da Comisso a Stuparich.
Vi ritorno sempre perchè è un luogo prezioso, da preservare,  coccolare, accarezzare e mi piace parlare con il suo titolare Mario Cerne figlio di quel Carletto che fu prima
commesso e poi socio del grande poeta.
E’ una libreria calda, invitante che possiede opere rare, i manoscritti di Saba e tutta quell’atmosfera che ti avvicina alla poesia e alla storia della letteratura.
Ma Mario Cerne questa volta è ancora più amareggiato del solito, ci legge  l’articolo del quotidiano  in cui i suoi “colleghi” triestini  protestano contro il piccolo contributo che il Comune potrebbe elargire per salvare questo inestimabile pezzo della vita triestina. Ci mostra anche preziosi documenti e mi promette di inviarmi i manoscritti di alcune poesie di Saba. Occorrerebbe molto di più per permettere a questo negozio di respirare, vivere e regalare ai suoi visitatori e acquirenti la possibilità di entrare
nel cuore della poesia, nel cuore di questa straordinaria città .
Se gironzolate per Trieste  dunque oltre ad ammirare la splendida piazza dell’Unità , Ponte Rosso, il ghetto ebraico e bere un caffè al Tommaseo o al caffè degli Specchi , andate in via San Nicolò ed entrate nella libreria Saba.
Potrete sfogliare libri rari, acquistarne altri per voi o per gli amici ed ancora declamare i versi del poeta, soprattutto quelli dedicati proprio alla sua città :
“Trieste ha una scontrosa / grazia. Se piace ,/ è come una ragazzaccio aspro e vorace, / con gli occhi azzurri e mani troppo grandi/ per regalare un fiore;/ come un amore/ con gelosia./…Intorno /circola ad ogni cosa/ un’aria strana, un’aria tormentosa, / l’aria natia./ La mia città che in ogni parte è viva,/ ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita / pensosa e schiva.
Saba trascorse gran parte della sua vita nella sua “strana bottega d’antiquario” in una “via secreta” .
Scrive” Avevo una città bella tra i monti rocciosi e il mare luminoso….Ed io per tanto scelsi fra i mali il più degno : fu il piccolo d’antichi libri raro negozietto…”
Che gioia per noi lettori entrarvi! Mario Cerne e Umberto Saba vi aspettano.
ANDORRA di Peter Cameron, ed. Adelphi
pubblicato da: Mirna - 13 Ottobre, 2014 @ 8:06 am
Conoscerete senz’altro Peter Cameron, l’autore di bellissimi romanzi come Quella sera dorata del 2006, Un giorno questo dolore ti sarà utile (2007) Coral Glyn (2o12) Il week end (2013) dei quali ho parlato nel mio blog.
Statunitense, nato nel 1959.
Quest’anno è stato pubblicato Andorra scritto nel 1997.
Un racconto avvincente dall’atmosfera un po’ onirica.
Alexander Fox arriva ad Andorra perchè deve  e vuole cambiare luogo e vita , ma questa Andorra non è proprio il reale piccolo stato vicino ai
Pirenei, è piuttosto un luogo metaforico, una  meta obbligata  per cambiare prospettiva. C’è infatti il mare che è  parte integrante dello scenario: mezzo per giungervi o per fuggirne, cornice per addolcire e creare notti di particolare sospensione. Inoltre la città è per lo più deserta quasi per lasciare ai pochi personaggi incontrati una dimensione teatrale.
Mrs. Dent è la prima persona conosciuta insieme a suo marito, poi c’è la vecchia Mrs. Reihnardt, ex-proprietaria dell’albergo che vive nell’ombra fra i suoi antichi cimeli e che trascina una maliconica saggezza.
Alexander reca con sè un segreto che vuole dimenticare. A La Plata si sente al sicuro. Dapprima nella camera circolare protettiva dell’albergo poi nella casa presa in affitto dai nuovi amici.
Ma forse è un’illusione quella di sentirsi protetto, Andorra non si può possedere se dentro di noi c’è l’istinto della fuga. E la felicità che crede di provare in certe serate di luna bevendo champagne con l’amico Ricky o baciando Jean figlia della potente Mrs.Quay è una felicità effimera che si scioglie col giungere del mattino.
Anche la relazione con Mrs. Dent scivola in modo leggero quasi inesistente. Forse perchè ognuno di questii personaggi sta fuggendo da qualcosa e la propria Itaca non è stata ancora trovata.
L’atmosfera particolare di straniamento è raccontata con uno stile narrativo eccelso, i dialoghi rendono il racconto ricco di suggestioni ed aspettative.
Andorra che sembra all’inizio un luogo protettivo disvela lentamente “finestre grigie dietro lo scenario luminoso” e sembra suggerire che se non c’è la pace dentro di sè non la si può trovarla al di fuori.
E proprio  la scoperta di due cadaveri con chiari segni di morte violenta che  emergeranno dall’acqua del porto metteranno Alexander Fox tra i principali indiziati.
Perchè la tragedia sembra annusare chi non ha risolto o trasceso  la propria.
FOTO FIABE di Enrico Fuochi
pubblicato da: Mirna - 7 Ottobre, 2014 @ 9:28 am
Immagini ed affabulazione. Nutrimento perfetto per l’immaginazione.
Perchè noi desideriamo vedere, ascoltare, meravigliarci.
Ed è ciò che Enrico Fuochi fa con questo suo ultimo libro dove fotografie e racconti si intersecano e si dilatano in una visione stupefatta della vita. E se nei suoi primi libri di “FotoGrafie” e “FotoStorie di ordinaria immigrazione” ci aveva regalato immagini particolari e ricche di suggestioni e suggerimenti  qui ci aggiunge il “racconto”, la “fiaba”, ossia come egli vede  la realtà  magicamente irreale del nostro essere umani e di ciò che ci circonda.
Perchè la realtà è talmente variegata che tutto può essere una cosa e al contempo il suo contrario. Ed ecco che la maschera appare spesso
abbandonata sulla riva del mare o indossata da personaggi volti all’incontrario. Maschere dorate, bianche o da clown che si affacciano quieti da finestre di taverne o tra le croci bianche di un cimitero.
Sembra che nei suoi scatti Enrico ci mostri le infinite possibilità della natura intera, da noi uomini agli alberi, al mare ai sassi, agli oggetti più semplici. Un messaggio serenamente inquietante che sembra suggerirci di affidarci ed accettare i risvolti della nostra vicenda terrena . E soprattutto di sentirci parte integrante della Natura, come un sasso. ..
Enrico ce lo spiega in una delle tante fiabe che accompagnano le sue foto: “Anche Firmino fa parte della natura come gli alberi, l’erba, gli insetti, i fiori, le montagne, il mare , le pianure e tante altre cose. Anche l’uomo fa parte della natura, ma non lo vuol dire. L’uomo vuol sempre dire che l’uomo è l’uomo” (Il sasso Firmino)
Sfogliando il libro ci vengono incontro immagini forti, belle, poetiche che rappresentano brevi attimi fermati per sempre dall’occhio attento di Enrico che vede “episodi che possono essere delle fiabe“, cioè che possono  parlare al nostro essere ancora bambino o almeno al nostro desiderio di esserlo ancora.
Ciò che incanta è la possibilità  del reinventarsi, del  trasgredire, dell’ andare l’oltre l’apparenza, del riuscire con un sorriso a sdrammatizzare persino la morte. Le foto di cimiteri sono due: una con il clown e una con la mummia, entrambe corredate da fiabe immaginifiche e con la loro morale.
Perchè è questo il senso della fiaba : una sferzata alla nostra immaginazione, un tremore di fronte alla complessità della Vita, un insegnamento e un confortante consiglio per farci sentire meglio con gli altri e con il Mondo.
Il divertente sceriffo in mutande fotografato e narrato da Enrico ci ammonisce che “La prepotenza è la forza dei deboli“.
Le foto sono quaranta. Sono tutte belle e originali , oserei dire catartiche. Perchè l’osservarle ti trascina in una dimensione onirica, ma allo stesso tempo tua perchè in esse sono visibili le tue paure, i tuoi desideri, i tuoi pensieri nascosti, i ricordi della tua infanzia: I Pinocchi di legno, il tuo animale preferito, il mare, la barchetta di carta , il bambolotto,  i sassi sulla sabbia del mare, la maschera che indossiamo…
Anche Cristina Endrizzi, Maria Teresa Perasso, Riccardo Lucatti, Anita Anibaldi ed io abbiamo commentato un’ immagine con una fiaba. Ma le foto di Enrico così suggestive, poetiche ed intriganti possono suggerire a voi lettori altri racconti, altre visioni .
E’ questa la preziosità di un’immagine scoperta, intuita e resa fruibile e “letta” a noi golosi di bellezza e verità .
Giovedì 9 ottobre, alle ore 17,30, vi aspettiamo in Biblioteca, nella Sala degli Affreschi per la presentazione del libro. Ci saranno anche Don Marcello Farina e Carlo Martinelli
E per saperne di più digitate www. progetto fotofiabe
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Dolce Friuli d’ottobre
pubblicato da: Mirna - 6 Ottobre, 2014 @ 8:35 am
Essere in Friuli in dolci giornate di sole è stato un  incredibile piacere. Mi sono rilassata e allo stesso tempo ho riso  moltissimo con la mia “antica” amica di Aquileia.
Ciò che mi ha reso  felice è l’aver saputo decidere in fretta ciò che desideravo fare nel momento e nel luogo giusti.
I colori della campagna friulana e i suoi profumi di pannocchie di mais, di uva, vino e  fiori settembrini mi hanno avvolta mentre ogni mattina
passeggiavo fino alla Basilica lungo la via Sacra o la parallela ciclabile costeggiata da orti pieni di fiori viola, gialli, rosa. Mi sedevo ogni volta al bar Mosaico per un caffè  di fronte ai cipressi, ai platani , alla fiancata chiara del Museo e mi obnubilavo nel silenzio interrotto da qualche turista, dalle foglie rosse che cadevano, dalla comparsa veloce in bicicletta della mia amica Giuliana con il suo cane.
Pensieri lenti e sereni, sorrisi del cuore nel programmare le ore a venire verso la costa. Il Friuli mi incanta, il sole al tramonto scende rosso tra i campi e sul mare. Le immagini di questo lembo di terra mi tornano veloci alla memoria. Dai miei pernottamenti nel delizioso Bed & Breakfast “La casa di Giulia” che si trova nel decumano di fronte alla Basilica, alle corse in macchina con Giuliana (autista spericolata) verso Duino, Trieste, Udine, Grado, Palmanova.
Senza pensare ai sensi vietati imboccati all’incontrario rivedo noi due “vecchie” amiche con lo stesso spirito avventuroso e allegro dei tempi londinesi, di Munchen  ecc.ecc. ridere come ragazzine sotto il sole caldo, mangiare con gusto il pesce squisito di fronte al porticcciolo di Duino…che meraviglia.!.e poi Trieste azzurra e ventosa. Un caffè nello storico Tommaseo, una visita alla Libreria di Saba dove un
corrucciato libraio si lamenta dell’insensibilità politica verso un luogo che dovrebbe essere tutelato.
A Udine vogliamo bere il bianco in centro, come fanno tutti, poi un po’ brille – soprattuto l’autista -andiamo a trovare la terza amica dei tempi lontani. Naturalmente sbagliamo strada e sentiamo clacson di proteste varie, ma infine giungiamo ridendo come pazze.
Ci fermiamo anche nella piazza di Palmanova. Bianca, allegra . Cittadina circondata dalle famose mura a
stella.
E che dire di Grado? Il mare di fine estate è di una poesia mozzafiato. Adoro l’autunno di sole. Cabine bianche e azzurre, bassa marea, gli ultimi bagnanti,una bambina che cerca conchiglie.  Una sensazione di languore e di serenità .
Tempo fa lessi un bel libro di Sergio Maldini , Campiello 1992, “La casa a Nord-est “Â dove emerge tutta l’anima friulana. Ve lo consiglio.
LA FATTORIA DELLE MAGRE CONSOLAZIONI di Stella Gibbons
pubblicato da: Mirna - 30 Settembre, 2014 @ 4:58 pm
Un altro libretto rosso edito da Astoria e dedicato all’ennesima scrittrice inglese della prima metà del Novecento. E che romanzo incredibile. Surreale? Grottesco? Divertente? Metaforico?
Tutto ciò!
Nel 1934 vinse il Prix Femina diventando un immediato best seller. Più volte adattato per la televisione e la radio dalla BBC, nel 1995 diventò un film diretto da John Schlesinger. ![gibbons[1]](http://www.trentoblog.it/mirnamoretti/wp-content/uploads/2014/09/gibbons1.jpg)
Critica sarcastica della società intera e non solo. Anche degli scrittori che si definiscono impegnati e che sono a detta dell’autrice all’inizio del libro “fonte di ristoro, cibo per l’anima, occhi per vedere nell’oscurità “. “Ma divertenti no…”
Infatti il libro inizia con una lettera indirizzata a un “grande scrittore” dove si parla del proprio romanzo che deve essere sottoposto al suo giudizio.
Si racconta di Flora Post che rimasta orfana a vent’anni si ritrova con una misera rendita di cento sterline all’anno. Che fare? Cercare un lavoro? Restare ospite della sua ricca amica Mrs. Smiling? O provare a chiedere aiuto ai pochi parenti rimasti? Flora decide che ciò le sembra la soluzione più appropriata. Dopo alcune lettere di cortese rifiuto viene accettata dai lontani cugini Desolatter che vivono a Lamentum nel Sussex.
I nomi sono importanti. Su questa sgangherata fattoria domina zia Ada Funesta, tutto ha un aspetto di rovina e declino. Persino le mucche si chiamano Senzascopo e Rozza.
Tutto sembra non avere senso, dal ricordo terribile di zia Ada, ai nipoti rozzi, alle servette che si fanno mettere incinte.
Ma come una dea, non per niente si chiama Flora, la nostra protagonista decide che tutto ciò la rende felice perchè le dà  uno scopo: quello di riequilibrare l’Armonia.
Lei incarna il sublime buonsenso così caro ai britannici.
E giorno dopo giorno i nodi vengono districati ed ogni persona viene aiutata a trovare una via per avere maggiori consolazioni.
E dal lavaggio di tende impolverate da lustri si passa a consigli contraccettivi, dall’aiutare a scoprire i propri desideri – come diventare un attore del cinema – a combinare matrimoni si arriva infine alla serenità consapevole della nostra Flora. Ritenuto dissacratore in Irlanda è  veramente un libro delizioso. Per ridere e sorridere.
ISTRUZIONI PER UN’ONDATA DI CALDO di Maggie O’Farrell, e. Guanda
pubblicato da: Mirna - 24 Settembre, 2014 @ 4:07 pm
E’ la torrida estate del 1976. Londra è avvilluppata dalla siccità e dall’insostenibile calore. Una situazione anomala che spesso influenza emotivamente le persone. E così succede alla famiglia di Greta e Robert, irlandesi da tempo trapiantati in Inghilterra . Robert è ormai in pensione e conduce una vita tranquilla e silenziosa ravvivata dalla personalità della moglie. Il loro figlio Michael Francis si chiede cone avrebbe vissuto suo padre senza Greta e la sua vivacità propositiva.
Una mattina Robert sparisce con il suo passaporto e molto denaro.
I tre figli vengono allora coinvolti nella ricerca. Sia Michael Francis che sta vivendo improvvisamente la crisi più acuta del suo matrimonio con Claire, sia Monica la prediletta di Greta che è infelice con il secondo marito e le piccole e terribili figliastre, infine la “pecora nera”, la giovane e problematica Aife (nome irlandese di Eva) che è fuggita da questa famiglia oppressiva per approdare a New York.
Tre figli con la loro vita e con i loro problemi che proprio in questa occasione esplodono.
Si ripercorre il proprio vissuto per chiedersi quanta influenza sulle proprie decisioni ha avuto il retaggio familiare, l’aver lasciato l’Irlanda,  il cattolicesimo severo di Greta, i segreti inespressi di Robert, la difficoltà nel crescere la piccola Aife che sin dalla nascita si è mostrata problematica. E’ affetta infatti da una grave forma di dislessia.
E’ quindi la storia di una famiglia che volente o nolente oltre alle gioie dello stare insieme viene “contagiata” dai problemi di ogni membr0.
E i vecchi rancori, le gelosie, le difficoltà alla luce dell’evento più grave, come la scomparsa del padre, vengono finalmente analizzati e forse risolti.
Un viaggio nell’Irlanda avita potrebbe essere la soluzione, è dalla radice che si possono comprendere e  seguire gli sviluppi degli accadimenti.
Maggie O’Farrell giudicata l’equivalente britannica di Anne Tyler ci regala un libro che cattura e coinvolge sia per l’analisi profonda dei rapporti familiari, sia per problematiche sociali come l’immigrazione e l’inserimento in realtà diverse,.
Da leggere.
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