Incontro con Giuliana Savelli al Giardino delle Arti per parlare di filosofia

pubblicato da: Mirna - 25 Gennaio, 2015 @ 8:19 am

gennaio 2014 013L’ambiente è chiaro, intimo, alcuni dipinti di musicisti  in bianco e nero sulle pareti, un pianoforte, già pizzette e dolcetti (e spumante trentino!) gennaio 2014 003predisposti per una chiacchierata “filosofica”  dopo la presentazione del libro “Maria Zambrano e il sogno del divino femminile“.

Vuole essere un incontro intenso, ma conviviale. Giuliana con la sua voce pacata e il linguaggio elegante ci introduce la grande filosofa: nata a Malaga nel 19o4 e morta a Madrid nel 1991.

Influenzata dal tradizionalismo unamuniano sia dall’europeismo orteghiano, Zambrano ricerca l’ equilibrio  senza perdere il lato più poetico dell’uomo.  E’ una donna straordinara, qualcuno disse” …due o tre Marie come lei e la Spagna sarà rovesciata come un calzino

Cerca per tutta la vita un pensiero filosofico o meglio “una filosofia vivente” disposta a confrontarsi con l’essere umano nella sua interezza ad esplorare il logos che scorre nelle viscere.

Come dicevo Giuliana Savelli ha lavorato con impegno  e passione per sei anni per completare un’opera esaustiva sull’originalità di gennaio 2014 001Zambrano.

Ci racconta che la filosofa costretta a letto  tra il 1928 e il 1929  per un anno intero  senza poter leggere ebbe un’illuminazione: l’anima nuda in sè e dentro di sè, il tempo molteplice, la scoperta del disnascere.

Leggere a questo proposito “Delirio e destino”

Questa filosofa ci apre prospettive diverse sempre  in divenire e che ci danno la certezza dell’infinità del pensiero.

Abbiamo ascoltato con attenzione Giuliana intervallando le sue spiegazioni  sul sogno simbolico, sul divino, sull’anima gennaio 2014 021 (solo una denominazione? ci si chiede  ), sull’acqua e tanto altro  con due brani di Debussy eseguiti da Stefania Neonato.

Dobbiamo sicuramente scoprire o riscoprire Maria Zambrano, “scendere verso la vita per poi risalire”

Grazie a Giuliana Savelli, Maria Cannata, Anna Turri Vitaliani e Giovanni Marconi di aver accettato l’invito del Giardino delle Arti.

 

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MARIA ZAMBRANO E IL SOGNO DEL DIVINO FEMMINILE di Giuliana Savelli , ed.iacobelli

pubblicato da: Mirna - 23 Gennaio, 2015 @ 11:16 am

maria-zambrano-e-il-sogno-del-divino-femminile[1]Sono molto contenta ed onorata che Giuliana Savelli abbia accettato l’invito di parlare di Marìa Zambrano qui al Giardino delle arti che per per molti aspetti ci riporta al  Circolo della Rosa di Verona la cui presidente è  Maria Cannata che avemmo come ospite per la presentazione del suo libro “La luna e la figlia cambiata”

Il Giardino delle Arti è un’associazione di Promozione sociale che nasce nel 2013 con il desiderio di approfondire e diffondere la conoscenza, l’importanza e l’amore per la cultura e l’arte in generale in tutte le sue forme e espressioni: musicale, teatrale, coreutica, letteraria, figurativa.

I soci fondatori provengono da esperienze artistiche differenti fra loro ed è proprio per questa diversità che si propone come luogo d’incontro e di aggregazione multiartistico.

Io come bookblogger di Trento Blog – grazie al quale ho incontrato personalmente Giuliana e Maria- sono estremamente compiaciuta di far conoscere agli amici presenti il lavoro che Giuliana Savelli ha realizzato nell’arco di alcuni anni.

Studio intenso e molto impegnativo perchè ripercorrere il pensiero della grande filosofa spagnola non è lavoro da poco.

Marìa Zambrano e il divino femminile, iacobelli editore

con introduzione di Chiara Zamboni e con contributi di

Grazia Emma Biraghi

IMG-20150104-WA0003con Giuliana melusina 017Irene Candelieri

Paola Erbice

Giovanni Marconi

Federica Pisani

Michele Scrinzi

Anna Turri Vitaliani

Giuliana mi parlava spesso di questo suo libro come di un amico esigente e appassionato e so quanta ansietà, ma soprattutto soddisfazione, ricchezza e sensazione di appagamento abbia provato concludendolo.

Ma chi è Giuliana Savelli?  Professoressa di lettere in pensione, si è poi laureata in filosofia a Verona, dove vive e partecipa alle iniziative del Circolo della Rosa e frequenta i seminari della Comunità Diotima.

Io so che la rilettura di questo testo sarà preziosa per me; sarà portatrice di pensieri e riflessioni importanti, nuove, epifaniche.

Chi già conosce la filosofa troverà che Savelli accentua l’aspetto di intimità dell’anima con tutte le cose, come ci spiega Chiara Zamboni nell’introduzione.

Ed è proprio questa intimità la parola chiave per capire il percorso dell’anima.

Ogni capitolo una rivelazione, un’emozione

Si parla di SOGNI: una filosofia che guarda al sogno come ambiente notturno nel quale esplorare altri spazi. Un luogo oscuro e primigenio che può essere sfrenato, crudele, caotico ma solo all’apparenza perchè anche il sogno ha la sua legge. Soprattutto il sogno, come sottolinea Savelli, ha un carattere magico e cosmico.

A differenza delle interpretazioni dei sogni psicoanalitici il sogno è qui speranza.

Chiederemo a Giuliana Savelli del potere del sogno, soprattutto del divino femminile che dà il titolo al suo libro, ma non solo—– perchè altri capitoli sono intriganti e affascinanti come quelli in cui si parla di Antigone.

Nell’ultima parte del testo possiamo leggere approfondimenti, annotazioni di altri autori. Vari interventi si incrociano e affiorano nel lavoro di Savelli che con la sua opera ci regala una sintesi del pensiero di Marìa Zambrano per quanto riguarda la visione dell’umanità e del suo destino. In questo l’aspetto più originale è riproporre il divino femminile, partoriente sempre vergine come le antiche dee, … pensante

.

Parole ricorrenti dunque: sogno, donna, acqua, mare, luce, passione…

Vi aspetto oggi pomeriggio in via Ottaviano Rovereti, 2, Fondazione Tartarotti,. Ore 16.30

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IO, TINTA DI ARIA di Nadia Ioriatti, ed. Curcu & Genovese

pubblicato da: Mirna - 16 Gennaio, 2015 @ 9:22 am

cop[1] (2)Ho già incontrato Nadia Ioriatti un mese fa al Cafè de la Paix. Impressione forte ed  emozionante nel conoscere una donna  sì, tinta di aria, ma con una struttura razionale,  talvolta ironica e  con una sorta di corazza intessuta della sua bellezza e del suo coraggio.

I suoi racconti, come già ci aveva illustrato benissimo Maria Teresa Lucatti sono avvincenti, intriganti come possono Incontro con Nadia Ioriatti 9.12.14 022essere gli  squarci di  una vita vissuta con lucida introspezione  e con lampi epifanici  di poesia.

Nodo centrale è sicuramente l’arrivo della malattia che lei sa inglobare, combattere , accettare?

Leggendo il suo raccontino “Adolescente” ho provato un brivido.

Qui si parla di spazio, di spazio che le manca. E’ costretta a dormire nel soggiorno per lasciare la camera da letto ai due fratelli maschi. Che cosa prova Nadia adolescente?

Occupo lo stesso spazio del servizio buono da tè. Mi sento insignificante e nel posto sbagliato. Dentro e fuori” scrive. Ad un certo punto  le viene messa  accanto, a poco più di un metro dove dorme, anche la gabbia dei canarini  i quali  appena inizia il giorno si mettono a cantare. Ma non hanno colpa, è la loro natura.  “E poi siamo simili: indifesi e in gabbia”

Ed è leggendo queste frasi che ho provato una grande emozione: Nadia sembra essere tornata in gabbia, in una beffarda coazione a ripetere- o meglio sembra aver ripreso quell’angolo nascosto in cui voleva a suo tempo rincantucciarsi per sentirsi finalmente libera.

Vedendo la Nadia di oggi, scrittrice,madre di due figli, indipendente non si può che apprezzare il suo coraggio, la su autoironia, ma soprattutto il suo realistico ottimismo;  è in fondo la figlia di un sopravvissuto a Mathausen e di una donna dalla ferrea volontà.

E poi incontro  “Notte di mezza estate” quando Nadia sola nel suo letto, assalita improvvisamente dal panico,  chiama il medico. E nell’attesa si estrania dentro di sè, immaginando prìncipi che vengono a salvare la principessa inerme, creando amori impossibili…e poi rassicurata si abbandona alla bellezza dell’alba….foriera di un sole novello. “Sì “conserva dentro di sè un cielo azzuro e sano”

Ciò che mi stupisce che in un libretto di 111 pagine sia condensata una vita. Ogni parola ha significato, come Rotelle, il suo vagolare con la carrozzina,  che Nadia senza retorica e con autoironia  ci racconta.

Ma non è solo della sua malattia che si parla perchè il suo sguardo va da un contesto sociale trentino di un determinato quartiere e di una certa epoca, ai conflitti generazionali, al matrimonio, insomma alla vita in generale. Uno sguardo acuto reso più acuto  sicuramente da questa impegnativa avventura che sta vivendo.

Sono certa che avrà tantissimo da raccontarci ancora, è troppo ricco il suo percorso culturale , troppo “tinta d’aria” la sua immaginazione.

Vi aspettiamo dunque lunedì 19 gennaio alle ore 17.00, al Cafè de la Paix

 

 

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LIBRI E ANGOLI DI CASA per spingere avanti l’inverno

pubblicato da: Mirna - 14 Gennaio, 2015 @ 8:11 am

DSCF1228Che cosa fanno gli impazienti per far passare una influenza recidiva? Sbuffano, cercano di riposarsi  passando da un angolo all’altro della casa e …leggono, naturalmente con la impellente necessità di scriverne subito dopo.

La cucina color zafferano di Yasmin Crowther mi trasporta da Londra all’Iran con una storia  femminile  intensacuzaffgrande[1] e interessante per far conoscere culture diverse. “Una drammatica e appassionante storia familiare. Un romanzo dolceamaro…il cui placido snodarsi evoca efficacemente paesaggi geografici e paesaggi dell’anima” Ediz. Guanda

Ci si immerge dunque in realtà diverse, modi di vedere e affrontare la vita con altre coordinate. La lettura ti sollecita pensieri e fantasie , ti emoziona, ti fa arrabbiare, piangere o ridere, insomma ti fa vivere di più.

Se poi voglio ritornare nella Baltimora del 1849 e nel mistero che circonda la vita e la morte di Edgar Allan Poe ecco che leggo L’ombra di cop[1] (3)Edgar” di Matthew Pearl , l’autore del Circolo Dante.

Dopo aver letto il bellissimo Mrs. Poe di Lynn Cullen mi fa piacere rimanere nella stessa atmosfera cupa che aleggia sempre intorno alla figura del poeta americano. Un giovane avvocato Quentin Clark vuole scoprire la verità sulla morte del suo autore prediletto. E soprattutto non vuole che la sua vita d’artista  soccomba sotto il peso dei pettegolezzi e delle dicerie sulla sua vita dissoluta.  Matthew Pearl manipola con maestria realtà storica e finzione letteraria regalandoci una trama perfetta e personaggi indimenticabili.

Ma altri libri sono in attesa di essere aperti,sfogliati, letti. Accanto a me sul comodino lo straordinario “Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno” Per la bronchite consigliano proprio quello che avevo intenzione di rileggere “L’età dell’innocenza”. 

Ora sono presa dagli imminenti futuri impegni di presentazione di “Io tinta di aria” di Nadia Ioriatti  al Cafè de la Paix lunedì 19 e del libro di Giuliana Savelli sulla filosofa Maria Zambrano nella sede de Il giardino della Arti il 23 gennaio.  Ve ne scriverò prestissimo per ricordarvi gli appuntamenti.

gennaio 2015 001Ma stavo riflettendo alla finestra mentre mi deliziavo con il profumo dei  miei giacinti rosa che la lettura non deve essere  sostitutiva della vita, ma solo un arricchimento. Ora avrei voglia di primavera, di passeggiare e addirittura saltellare ( si può fare con il male alla schiena?) fra alberi e fiori. Ormai l’inverno non mi piace più. Troppi limiti , troppo freddo e meno luce.

Voglia di primavera.

 

ù.

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COME UN SOPRAMMOBILE di Mary Wesley, ed. Astoria

pubblicato da: Mirna - 9 Gennaio, 2015 @ 8:31 am

Mary WesleyJuno Marlowe la protagonista diciasettenne di questo romanzo è incredibile e indimenticabile. Una ribelle, una giovane Holden in gonnella, seppur meno introspettiva , più pratica e con il solito buon senso britannico.

Non vuole seguire la madre in Canadà nonostante la guerra in Europa – siamo infatti negli anni quaranta – perchè vuole vivere la sua vita e le sue emozioni, soprattutto l’innamoramento verso i suoi più cari amici Jonty e Francis. Li ama entrambi ed essendo stati i suoi vicini di casa  li ha sempre  seguiti nel loro tempo libero… e  loro  la “sopportavano” con sufficienza e  con un distaccato  affetto. Jonty e Francis hanno tre anni più di lei, stanno per partire per la guerra e una sera  entrambi la vogliono sedurre. Lei li adora e questa sua prima notte di sesso soltanto un po’ affettuoso la segna profondamente.
Decide così di non seguire la madre in Canadà , si fa ridare i soldi del biglietto del viaggio e cerca in qualche modo di sopravvivere all’amarezza di essersi sentita trattata come un soprammobile.

Il destino la fa incappare la stessa sera della partenza di Jonty e Francis in Evelyn un giovanotto pallido che la trascina a casa sua mentre stanno  bombardando Londra.  Fa in tempo, Evelyn, prima di morire d’infarto a darle una lettera per suo padre Robert che vive in Cornovaglia.

Sarà la fortuna di Juno arrivare all’indirizzo segnato sulla lettera. Ma forse, dato il suo temperamento audace, forte, avrebbe trovato altre soluzioni.

Si legge con passione e la scrittura di Mary Wesley è chiara, scorrevole, i suoi contenuti quasi sfacciati. Ma come dice la critica questa sua spregiudicatezza ed onestà derivano forse dall’età,  E’ infatti questa scrittrice giudicata “tardiva” (come il radicchio?) . Il suo primo romanzo, a cui ne seguirono tanti altri, lo scrisse dopo i 70 anni.

Io la trovo interessantissima ed onesta. Nelle sue storie si racconta della sua  generazione che a partire dallo scoppio della guerra provò un’estrema ansia di vivere, di sperimentare, proprio come fa Juno che in campagna troverà la felicità, non solo complessiva, ma la felicità degli attimi dell’esistenza, vuoi una nuotata al chiaro di luna, vuoi l’assaporare il profumo dei fiori o mungere le mucche.

Da leggere, da leggere credetemi. Il “rosso” Astoria non delude mai.

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Il libro delle verita’ nascoste di Amy Gail Hansen ed. Garzanti

pubblicato da: Mirna - 4 Gennaio, 2015 @ 9:57 am

HANSEN_veritanascoste (1) Grande successo grazie al passaparola.

Per me non eccezionale, ma certamente una compagnia avvincente per i giorni di malattia… seppur con un finale un po’ sopra le righe!!!

Un piccolo gesto crudele di Elizabeth George  Ed. Longanesi.Per me, comunque, di ben altro spessore nonostante il genere leggero.Trovo Elizabeth George una bravissima scrittrice che riesce a tenere solida  e avvincente la struttura di una detective story senza elizabeth georgebisogno di omicidi truculenti, ma basandosi sui noti personaggi e su dialoghi  con un sottile sense of humour tipicamente britannico. Specialmente nella descrizione del sergente Barbara Havers, braccio destro dell’aristocratico ispettore Thomas Lynley.Ed è proprio Barbara, il sergente maschiaccio che si veste malissimo e mangia come un camionista, ad essere la principale protagonista di questa ultima avventura.Sappiamo dai precedenti racconti che Barbara è attratta dal suo vicino di casa il  pachistano Azhar, un professore di microbiologia e dalla sua deliziosa figlioletta  di nove anni. E quando quest’ultima sparisce rapita dalla madre che l’ha portato chissà dove, Barbara si attiva in maniera esagerata per ritrovarla mettendosi nei guai con un altro ispettore che la sorveglia e la vorrebbe far licenziare. Pur bravissima e geniale in molti indagini, Barbara non riesce a seguire le regole e la disciplina, perciò tutto si intreccia e si riporta al suo comportamento ribelle.

L’ispettore Linley che sta disperatamente elaborando il lutto per la perdita dell’amata moglie cercando un nuovo affetto in una simpatica veterinaria conosciuta da poco, tiene d’occhio la sua sottoposta cercando di difenderla da tutta la confusione che  essa sta combinando.

Ma Barbara è veramente come un bulldozer e riesce sempre a scoprire strade all’apparenza improbabili per trovare la verità.

Alla fine si ritroveranno a Lucca dove la bambina rapita dalla madre è stata ora veramente rapita da qualcuno che non si conosce.  L’ispettore Lo Bianco, positivo personaggio che ama bere il caffè corretto sulla terrazza dela sua casa torre ammirando la sua splendida città toscana riuscirà ad aitutare sia Linley arrivata per primo e poi la vulcanica Barbara che non si dà per vinta e che va in Italia nonostante il veto dei superiori.

Ci sarà poi  una misteriosa morte che dà l’avvio a mille supposizioni, ricerche, sospetti.  Barbara è convinta in cuor suo delle sue ragioni e soprattutto dell’importanza dell’amicizia vera. Da leggere!

Il libro delle verità nascoste – Hansen Amy Gail – Garzanti Libri

>Amy Gail Hansen ha trascorso la sua infanzia nei pressi di New Orleans. Dopo essersi laureata in inglese ha lavorato come insegnante, giornalista e scrittrice a Chicago, dove vive con il marito e i tre figli. Il libro delle verità nascoste è il suo romanzo d’esordio.

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LO SPIRITO DEL NATALE ricollegandoci a Charles Dickens

pubblicato da: Mirna - 27 Dicembre, 2014 @ 9:26 am

Natale 2014 053Christmas is over now, come dicono gli anglosassoni: Natale è finito ormai.

Ci rimangono sensazioni di calore, canti, campane, luci colorate, sfavillìo di palline d’argento, presepi, scartoccìo di carte da regalo, gridolini di gioia, sapori squisitamente invernali come torrone, frutta secca, panettone. E soprattuto rimane dentro di noi quella tenerezza di dare e  di ricevere, siano doni o sorrisi, siano baci o attenzione. Insomma si annida ancora una volta nel nostro cuore e nei nostri pensieri lo spirito del Natale che fiduciosamente aspetta il prossimo anno.

Certamente  molti diranno con sospiri di sollievo “finalmente è andata”  e ripeteranno ciò che il vecchio Scrooge pensava a proposito del Natale: sciocco sprecare tempo e denaro per festeggiare.

Da rileggere “Canto di Natale” di Charles Dickens (1843)  dove in una buia Londra ottocentesca alle prese con la rivoluzione industriale  e  con tanta canto di natalepovertà  si accendono le speranze, le piccole luci, il calore da diffondere per riscaldare non sole le casupole, ma i cuori di chi ci sta intorno. L’avaro e vecchio Scrooge non vuole farsi coinvolgere e decide che passerà la sua vigilia di Natale da solo, nella sua casa confortevole, rifiutando l’invito del nipote. Ma gli Spiriti del Natale (passato, presente e futuro)  gli appaiono e gli fanno capire che tutto sommato ciò che noi uomini abbiamo cercato di festeggiare ha un senso. Non solo  per ricordare e onorare  la nascita di Cristo, ma  per regalarci una pausa nel buio dell’inverno,  per guardare gli altri e sentirci solidali l’un con l’altro.

Alla fine Scrooge spaventato da ciò che gli potrebbe riservare un futuro di egoismo e solitudine  esclama:” Onorerò il Natale nel mio cuore e proverò a conservarne lo spirito per tutto l’anno”

A me piace sempre il periodo di Natale : è una spinta verso la luce, uno sfarfallio  di emozioni, luci, incontri. E’ il tempo in cui fare qualcosa di diverso, è il momento durante il quale  si può provare a essere più tolleranti, più generosi e rendersi conto che la Vita è bella,  e se si riesce a condividere questa sensazione  con gli altri ci si ritrova arricchiti. Ma è anche il tempo per divertirsi, giocare con la fantasia, ridere possibilmente.

Natale 2014 038Decidiamo per la vigilia di ordinarci due piatti di sushi e mangiarlo con le bacchette e poi con calma scambiarci i doni. Per l’indomani abbiamo già prenotato il ristorante dove andremo con le amiche. Mimilla guarda il trolley rosso che appare da un involucro innocente, la caffettiera, i vasetti di leccornie, libri, un appendi-collane a forma di voliera...ma dov’e’ Titti? sembra pensare.

Il Tempo è colorato, ricco, profumato. Siamo in poche…tre donne…io, Stefy, Mimilla, ma sentiamo attraverso i doni, le telefonate, i Natale 2014 052messaggi un grandissimo affetto. Un mare di sentimento che ci arriva insieme ai ricordi dei Natali passati, quando c’eravamo tutti.

Pericolosa la retorica….!!! Ciò che abbiamo vissuto, i Natali a Carpi, poi qui in via Vannetti dove il fulcro si era spostato rimangono sempre memorabili e belli, come “un conto in banca che dà i suoi frutti”.

Natale 2014 009E ce ne saranno ancora, uguali o diversi, chissà.

Si inventeranno, ma dovremo far rimanere sempre in noi lo “spirito del Natale” come diceva Scrooge che altro non è che donare qualcosa di particolare,  di affettuoso e  forse un po’ magico a chi ci sta intorno.

Perciò non posso fare a meno di pensare a Laura che ha voluto regalare alla sua mamma stanca  e  un po’ assorta  in se stessa lo sfavillìo di un Natale lussuoso. E la sua mamma, la  bella signora Gina, seduta sulla carrozzella nell’elegante  salotto-bar del Grand Hotel ci sorrideva felice.

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BUON NATALE A TUTTI VOI, CARI AMICI

pubblicato da: Mirna - 25 Dicembre, 2014 @ 3:50 pm

 

In questo nostr’ondeggiare tra l’ordine

e il fascino del caos che è la nostra vita

ci sorprende all’improvviso il buio

di dicembre. La sua ombra calda

scivola improvvisa sui nostri pensieri

ribollendo di ricordi, ricordi, ricordi.

E per non sentirci orfani d’abbracci

vorremmo come bambini scavalcar le stelle,

correre e prendere per mano mamma e papà

…e il nostro amore.


Profumo di rose antiche, di cannella e

di bacche di ginepro; un tintinnare

allegro di bicchieri e campanelli.

Cavalluccio di legno, abeti scintillanti,

nastri rossi, mani di bambina felice,

cucine calde di aromi nostri e consueti.

E’ Natale, un fluire di ore ambrate,

finalmente una pausa d’ Armonia

nel nostro vivere ogni giorno

…come una vita intera..

Gioie, dolori, partenze, sorprese,

lacrime e sorrisi.

Antichi inverni di scialli colorati ,

melograni, vino caldo e

di noi com’eravamo allora

E’ Natale una festa d’amore, di luce,

di amicizie care, di un ritrovarsi

in cornici sicure, generose, ridenti.

E se un sussulto di malinconia

può graffiare all’improvviso il cuore ,

basta ricordare che Natale tornerà,

tornerà sempre come fa la luna.

     con il suo carico di doni e Amore.

Mirna

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UN ANIMO D’INVERNO di Laura Kasischke, ed.Neri Pozza

pubblicato da: Mirna - 22 Dicembre, 2014 @ 10:25 am

Laura Kasischke è autrice di tre raccolte di poesia e di due altri romanzi, Suspicious River e White Bird in a Blizzard, che, negli Stati Uniti e nei numerosi paesi in cui sono apparsi, sono stati accolti con entusiasmo dalla critica e dal pubblico. Ha vinto numerosi premi letterari, tra i quali il premio della Poetry Society of America e il Bobst Award for Emerging Writers. Vive a Chelsea, nel Michigan.

cop[1]Questo  suo ultimo romanzo “Mind of winter” ha vinto il gran premio delle lettrici di Elle.

Ed io lo trovo avvincente e ipnotico. Si inizia  a leggere e non si vorrebbe più lasciarlo.

E’ il giorno di Natale e Holly si alza in ritardo con una strana sensazione di malessere. Si è alzata troppo tardi tanto che Eric, suo marito, deve uscire in gran fretta per andare a prendere i genitori in aeroporto. E la figlia Tatiana deve ancora alzarsi e, pensa Holly, sarà delusissima che i soliti riti della mattina di Natale: colazione insieme con calma, apertura dei regali, non si siano  potuti eseguire.

Holly ha fatto uno strano sogno che vorrebbe immediatamente trascrivere su un foglio. E’ tanto che non resce a scrivere, eppure vent’anni prima aveva pubblicato una raccolta di poesie, ma ora  vagola dalla cucina al soggiorno alla porta della camera di Tatiana per svegliarla. Ma si sente stanca e strana, forse la sera prima ha bevuto troppo Deve assolutamente pensare all’arrosto per gli ospiti che arriveranno per il pranzo: i cognati e due coppie di amici.

Ripensa all’orfanotrofio siberiano dove 13 anni prima ha prelevato la sua Tatiana, bellissima dai lunghi capelli neri, dagli occhi sgranati. Aveva due anni e seppure sembrava un po’ diversa dalla prima impressione ricevuta tre mesi prima quando avevano iniziato le pratiche, da subito la sente sua.

E’ diversa dalla loro famiglia,  tutti dai capelli chiari e  lentiggini, lei  è così bella, esotica,  talvolta la pelle sembra avere riflessi blu. Holly è felice che non abbia il suo stesso destino genetico, cioè quello di morire prematuramente come  la madre e  le sorelle per la predisposizione ai tumori del seno e dell’utero. E’ per questo che Holly  è ancora viva  perchè ha tolto tutto ciò che sicuramente l’avrebbe fatta morire prestissimo. Talvolta si sente una donna robot, ma ciò le ha permesso di crescere una bellissima figlia russa o forse mongola? In quell’orribile orfanotrofio pieno di stanze segrete con bambini malati e deformi non  viene raccontato nulla. Ma finalmente dopo tre mesi di attesa Eric e Holly erano ripartiti  dal Michigan per la Russia e avevano potuto  abbracciare la loro bambina che è già più grande, con i capelli più lunghi e gli occhi stellati.

Finalmente Tatiana si alza mentre fuori imperversa già una terribile tormenta di neve tanto che l’angelo di pietra della fontana si mescola al candore e le sembianze sembrano sfumate. Anche Tatiana sembra diversa, è un po’ nervosa, ha gli occhi accusatori mentre si rivolge alla madre, si mette dapprima un abito rosso, poi lo cambia con uno nero. Si infila certe scarpette logore che ricodano quelle che portavano le inservienti dell’orfanotrofio.

Nella mente di Holly serpeggia sempre quella frase  nata tra sogno e realtà : qualcosa li aveva seguiti dalla Russia.

Non sa più ciò che deve fare.

Chiede aiuto a Tatiana per apparecchiare, ma la ragazzina si comporta in modo assente e quasi nemico. Appare poi scompare nella sua camera. Sembra che si addormenti, poi ritorna in cucina e rompe un bicchiere senza volere. Ed Holly si ferisce per raccogliere i pezzetti microscopici e non sa più che cosa fare con l’arrosto semicrudo che perde gocce di sangue. Ormai nessuno verrà al pranzo di Natale, Eric bloccato al pronto soccorso con i vecchi genitori, gli amici non possono mettersi in viaggio.

Soltanto Holly e Tatiana in casa: una di fronte all’altra.

Holly non regge più,  si inginocchia e vuole cancellare una macchia sulle piastrelle rosse. Ma improvvisamente Tatiana le appare alle spalle e le dice “Ma lo vedi che stai cancellando la tua ombra?”

Una storia inquietante, un’atmosfera onirica e turbata da ricordi, segreti repressi, un gioco di specchi e riflessi. Con un linguaggio a modo suo altamente poetico la Kasischhke ci “catapulta su un altro piano dell’esistenza” : quello che poteva essere e non è stato, quello che è stato ma  con altre dolorose coordinate.

Romanzo invernale come molti animi talvolta sono.  Romanzo del periodo di Natale quando si vuole pareggiare i conti con noi stessi e con gli avvenimenti più crudeli dell’esistenza.

Bellissimo!

 

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STORIA DELLA BAMBINA PERDUTA di Elena Ferrante, ed.e/o

pubblicato da: Mirna - 17 Dicembre, 2014 @ 6:05 pm

copertina_1414[1]Ed eccoci all’ultimo libro della quadrilogia di Elena Ferrante che racconta la vita di due amiche vicine e lontane, ma indissolubilmente legate. Una storia che comincia dalla loro infanzia e che procede intrecciandosi alle vicende del nostro paese fino ai giorni nostri, quando troviamo le protagoniste ormai settantenni. Ma per essere precisi  soltanto Elena Greco, Lenù –  l’io  narrante –  è presente, la sua amica-antagonista Lila Cerullo è sparita.

Si ripercorrono in questo ultimo romanzo gli anni intensi della carriera, i matrimoni, gli Amori, i figli delle due donne napoletane.  La vita di Lenù è pienissima:  soddisfazioni letterarie, successi editoriali, viaggi;  finalmente Nino, il grande amore della sua vita, ricompare e vivrà con lei dandole un’altra figlia. Il precedente matrimonio è fallito e lei si barcamena con l’educazione delle altre due figliolette.

Siamo negli anni Settanta, quando le protagoniste sono sulla trentina e gli anni di piombo fanno da sfondo alla loro vita.

Lina non si muove da Napoli invece, dal suo rione, quasi essa stessa fosse il rione e il suo deus ex machina . Ha lasciato il primo marito e si è risposata con Enzo, un semplice e bravo operaio. Insieme hanno fondato una delle prime fabbriche di computer. Sappiamo della genialità di Lila, del suo “vedere” tutto e tutti. Lila è diventata il modello del rione e molti sembrano identificarsi in lei, come Alfonso che nell’accettare le sue tendenze sessuali diventa l’ombra dell’ombra di Lila, pettinandosi come lei, muovendosi come lei.

Lila è sì geniale, ma ha la testa “sgovernata”, sempre con il terrore di sentirsi “smarginare”,cioè cancellarsi, sparire, dissolversi. D’altro canto ha una capacità forte di cavarti il disordine dalla testa e dal petto e di restituirtelo ben organizzato. E’ per questo che Elena se ne sente respinta e attratta.

Lila è stata, è, e sarà sempre il suo doppio. Non le si può sfuggire, neppure se si vive lontano.  Le due donne sono da sempre opposte e concordi.

Ed è per questo che facendosi forza Elena ritorna a vivere al rione conle due figliolette grandicelle  e con l’ultima nata,Imma. Anche la  figlia che Lila ha avuto da Enzo , Tina,  ha la stessa età di Imma.

Sembra ripetersi nell’amicizia fra le due bambine il rapporto lontano delle madri. Come Lina, sua figlia Tina è precoce, sveglia, mentre Imma è più lenta, più tranquilla.
Elena si accorge che Lina ha dato a sua figlia il nome della sua bambola che la stessa amica le aveva gettato nello scantinato da piccole.

Insomma gli incastri di situazioni, sentimenti, analisi profonde sono magistrali: Il doppio, lo specchio, il ripetere, l’intrecciarsi…

La Ferrante sviscera sempre il rapporto con la Madre, sembra scrivere con il sangue le dinamiche oscure  di questo rapporto ancestrale che prima o poi si deve risolvere.

Ma è Napoli in fondo  la vera  protagonista che accerchia i personaggi, Napoli  metafora del nostro inconscio, Napoli come il ventre di Italia:  la parte più bassa, intima, viscerale, sanguigna.

Un libro che ti entra come una flebo in circolo. E che  non vorresti lasciare mai.

Le vetrine dei librai americani sono piene dei suoi libri, mi è stato riferito dalla sorella di Miki che vive a Boston.

Da leggere assolutamente!

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