LEGGENDO TURGENEV di William Trevor
pubblicato da: Mirna - 28 Novembre, 2012 @ 10:38 am
Potenza della lettura! Che fa evadere in una realtà parallela e sfuggire allo squallore di una vita infelice. E’ quello che accade a Mary Louise, giovane donna ingenua e sognatrice che crede che sposando il poco attraente Elmer Quarry, proprietario di un ben avviato negozio di stoffe, sarà felice. Il desiderio di lasciare la fattoria dove è nata, la speranza di benessere e affrancamento sociale non le fanno valutare la mancanza d’amore da ambo le parti. Ma se ne accorgerà ben presto. Dopo una triste e arida luna di miele si ritroverà nella casa del marito a convivere anche con le sorelle di lui, due acide e gelose zitelle che vogliono continuare a condurre la loro vita quotidiana tra fratelli dove Mary Louise è l’intrusa, la nemica.
Siamo nell’Irlanda degli anni Cinquanta, ma la storia si sposta avanti di 37 anni in una casa di cura psichiatrica dove Mary Louise si trova da alcuni decenni. Ormai queste istituzioni vengono  chiuse e la donna può tornare a casa dal marito.
La bellezza di questa storia sta nell’intreccio di immaginazione, lettura e personaggi letterari.
E nella storia romantica che la protagonista intreccerà con un ritrovato cugino invalido di cui era già innamorata ai tempi della scuola. Le domeniche in cui poteva essere libera dalla tirannia delle cognate sono dedicate a lui che vive con la madre in campagna. Lei lo raggiunge in bicicletta per poi insieme fare passeggiate nell’antico cimitero, parlare dei romanzi di Turgenev e scambiarsi teneri baci. Mary Louise vive dunque la sua vera vita con Robert trovando in lui il perfetto compagno d’amore.
E quando lui morirà , subito dopo averle dichiarato il suo amore, Mary Louise non lo farà “andar via”, ma lo tratterrà appropriandosi dei mobili della sua camera da letto, di molti suoi oggetti e soprattutto dei tre romanzi di Turgenev, fedeli accompagnatori del loro amore. Tutto questo viene fatto portare nella soffitta  dove si rifugia per ore a leggere,  ricordare, sorridere , a vivere per lui e per ciò che il loro sentimento le aveva finalmente regalato.
La lettura è la vera evasione dal carcere psicologico del suo matrimonio e piano piano fantasia e realtà si fondono. Nella soffitta chiusa a chiave Mary Louise si delizia delle intimità che la morte non può toccare, non più di quanto potesse toccare la storia d’amore tra Elena e Insarov. E l’immaginazione ad occhi aperti le fanno vivere viaggi in Italia o in Francia  con Robert che, vestito di chiaro, si sporge sul tavolino di un bar in riva al mare, per baciarla come la prima volta al cimitero antico. “Lievi come farfalle, i baci danzavano su e giù per il suo braccio, dalle punte delle dita alle spalle. L’orchestrina del caffè cominciava a suonare. Bevevano vino bianco.”
Ma ciò che per lei è salvezza e gioia, per gli altri è pazzia. Meglio dunque relegarla in manicomio, decidono i familiari sobillati dalle tremende cognate.
Marie Louise è però già libera dentro di sè e la costrizione nella casa di cura non le toglie  nulla. Ormai ultracinquantenne e di nuovo a casa racconta al Pastore di aver letto e riletto i romanzi di Turgenev e che ha sempre buttato le medicine prescritte perchè non le servivano. Gli confida che “suo cugino le aveva fatto la corte invitandola nel mondo di un romanziere, il massimo che poteva permettersi, il massimo che lei si era sentita di accettare. Tuttavia la passione era arrivata, come una consumazione finale. Per trentun anni era rimasta aggrappata a un rifugio nel quale la sua storia d’amore potesse crescere, una casa sicura che le offrisse protezione. Per trentun anni era passata per pazza ed era stata tranquilla.”
Dentro di noi c’è sempre una soffitta in cui rifugiarsi o ritrovarsi. La lettura è il suo  muro portante. Chi di noi da ragazzo –  o forse anche ora –  non si è tuffato nel mondo letterario per sfuggire a un periodo difficile o soltanto per vivere di più? Quante ragazze sono state Jo March o Jane Eyre o Elizabeth Bennet ?  E quanti ragazzi sono stati compagni di Sandokan o di capitan Nemo?
Sì, sicuramente, i libri sono i migliori compagni di vita …
Edizioni Guanda, 2012
PASSIONI di Anna Verna, edito da Luciana Tufani
pubblicato da: Mirna - 24 Novembre, 2012 @ 8:30 am
Ed è  ancora a proposito di Virginia Woolf e di altre grandi scrittrici che vi propongo un saggio molto intenso ed interessante.
Ne ho sentito parlare una settimana fa in Biblioteca dove Anna Verna con  la presidente dell’Associazione Donne, con  la giornalista Rivera e l’editrice Tufani ci ha fatto immergere nel mondo della Woolf, di Vita Sackville- West e di Marguerite Yourcenar.
C’è tantissima letteratura sulle loro vite e sulle loro opere, ma ascoltare la passione con cui la Verna ha voluto scrivere e parlarci  del suo “pellegrinaggio” nelle opere e negli ambienti in cui le scrittrici hanno vissuto è veramente avvincente. La sua è stata una ricerca seria e raffinata determinata a sottolineare la loro indipendenza e la loro appassionata esistenza. Perchè di passione si tratta per tutte queste donne, passione che si evince dai loro scritti e dalle loro esistenze.
Anna Verna è andata ovviamente a Londra sulle tracce di Virginia, prima nella casa paterna , poi in Gordon Square a Bloomsbury, nella casa di campagna dove era stata fondata la Hogarth Press, nella casa di Vanessa Bell,  fino al villaggio di  St Yves in Cornovaglia, teatro di “Gita al faro“ e de “Le onde”. Dal diario di Virginia Woolf, Momenti of being,  leggiamo che il primo ricordo è legato al suo soggiorno a St.Yves quando stesa nella sua cameretta ascolta nel dormiveglia lo sciabordio delle onde. Momenti molto sensuali in cui i cinque sensi sono coinvolti in un’ebbrezza piena di simboli: dal ronzio delle api, al profumo di mare, al volare leggero delle tende .
In Inghilterra non poteva certo mancare la visita al castello abitato da Vita Sackville- West, amica di Virginia e ispiratrice del suo Orlando, definito da qualcuno la più affascinante lettera d’amore mai scritta.
Tra le due esiste un epistolario che va dal 1882 al 1941 e  che testimonia un rapporto intenso e duraturo tra due donne molto diverse ma legate da una grande passione: la scrittura. Le loro lettere rivelano l’indole più segreta di entrambe e  ci regalano uno sguardo sull’ambiente letterario che frequentavano. ( v. mostra Un altro tempo al Mart)
E di Marguerite Yourcenar, così audace, assoluta, coraggiosa e dalla forte fisicità che trapela nei suoi grandi romanzi, dalla Verna viene descritta anche la sua ultima dimora bianca sull’isoletta del Maine.
Abbiamo anche ascoltato dalla voce di Maria Rosa Degasperi brani delle tre autrici.
Anna Maria Verna, già docente di Storia delle donne presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino, è autrice di numerose opere nel campo degli Women’Studies .Nell’ambito di questo tipo di studi ha pubblicato: Donne e cultura, con un intervista a Simon de Beauvoir (1977), Autonomie politique du feminism italien in “Le Temps Modernes (1978)Patriarcato e potere nel pensiero politico di Thomas Hobbes e John Locke (1982), Jean –JacquesRousseau e la nascita del maternage (1988), Alterità .Le metamorfosi del femminile da Platone a Levinas (1990) Donne del Grande Siecle (1994) Simone Weil.
E ancora, La provocazione dell’intelligenza (1999), Sara Kofman: le seduzioni del doppio (2003), è autrice della voce “Patriarcato†in Glossario. Lessico della differenza (2007). Con le edizioni Tufani ha già pubblicato Utopia e femminismo (2009). Vive tra Torino e Parigi.
Tra un libro e l’altro…ritorno a Bloomsbury
pubblicato da: Mirna - 20 Novembre, 2012 @ 8:32 amMi piace talvolta  “tornare” a Bloomsbury e tra tutto ciò che quel gruppo londinese colto e anticonformista ci suggeriva. Che cosa meglio dunque di una mostra al  MART di Rovereto ? Dove quel periodo, quel “salotto” sono  stati  ricostruiti da Lea Vergine nei colori e nell’atmosfera di Gordon Square?
UN ALTRO TEMPO. TRA DECADENTISMO E MODERN STYLE. Fino al 13 gennaio 2013.Â
 “Attraverso un centinaio di opere bizzarre ed audaci, l’esposizione mette in luce uno dei più interessanti fenomeni artistici e culturali del Novecento”.
Una mostra particolare, raffinata , suggestiva. Nello spazio ad essa dedicata si entra come se si visitasse  una casa londinese di Bloomsbury. Uno stretto corridoio conduce ad una serie di stanze ovattate dove pareti e mobili sono verniciati con colori caldi e “molto polverosi”. Troviamo sculture, dipinti e disegni, ma anche oggetti d’uso, libri, fotografie e arredi. Oggetti esposti qui in Italia per la prima volta.
Per me, ammiratrice di Virginia Woolf e di tutto il suo entourage culturale dei primi decenni del Novecento, è un piacere grandissimo ritrovare il famoso  dipinto dello scrittore e critico letterario  Litton Strachey
 dipinto dalla sua amica amante Dora Carrington. E tanti alttri quadri di Duncan Grant, di Vanessa Bell –  sorella di Virginia - dei Vorticisti, una corrente che vuole dare una risposta ai Futuristi italiani, rimanendo però soltanto un gruppo di interessanti Autori. Fra questi Dorothy Skakespear che sposò Ezra Pound e progettò le copertine di molti suoi libri. E di Ezra Pound vediamo tantissime foto ed addirittura ammiriamo due sedie a sdraio progettate da lui stesso per la sua casa di Rapallo.
Il periodo considerato dalla mostra – gli anni Dieci, Venti, Trenta – è quello “dei decenni assatanati del Nuovo e del Moderno”. Parigi, Londra e l’Italia son i luoghi privilegiati delle invenzioni di linguaggio di tutte le arti.
Si incrociano dunque iniziative ad opera di poeti, scrittori e pittori, ma anche di “divini mondani“, di cosmopoliti eccentrici, di
artisti mecenati dei loro stessi colleghi. Vediamo fra tutti i fratelli  Sitwell, immortalati da fotografi famosi come Cecil Beaton e Man Ray.
 Ammiriamo tantissime foto di Lady Edith Sitwell, ricca, colta, sregolata, un’esteta che sembra fare della sua vita un’opera d’arte. Vediamo i suoi gioielli, la sua casa, le sue lettere. Personaggio interessantissimo che vive a Bayswater, ma che frequenta i vari “gruppi”, quello di Bloomsbury, l’Omega Workshop, il Rebel Art Center. “Laboratori di arti applicate” , uno fondato da Roger Fry amico intimo di Virginia Woolf e Vanessa Bell.
E di Vanessa Bell soprattutto troviamo i suoi manufatti: tappeti e paraventi ricamati , ciotole decorate, ritratti del suo amante Duncan Grant e di Virginia, i disegni per le copertine dei libri della sorella.
Ci tuffiamo veramente in “un altro tempo” e nei luoghi bizzarri di un Novecento ancora sconosciuto“. Possiamo immaginare e ricostruire quel tessuto di relazioni sociali dove  Virginia  Woolf ha potuto  sentirsi libera di coltivare e manifestare la sua eccezionale vena di scrittrice. ![cop[1]](http://www.trentoblog.it/mirnamoretti/wp-content/uploads/2012/11/cop11.jpg)
Una mostra piccola, curatissima, una mostra-gioiello per chi, come me, vorrebbe  entrare in punta di piedi in quel salotto cultural -mondano fatto sì di sregolatezze sentimentali, ma pieno di fermenti artistici nuovi e affascinanti.
Mi accontentai anni fa a Londra  di farmi fotografare davanti al portoncino di Gordon Square per poi abbandonarmi, emozionata e felice, sul praticello del piccolo parco antistante. Meno male che Stefania mi “sorreggeva”!
GUIDA RAPIDA AGLI ADDII di Anne Tyler
pubblicato da: Mirna - 15 Novembre, 2012 @ 3:19 pmLeggere Anne Tyler è abbandonarsi a un clima di serenità nonostante vengano spesso affrontati temi dolorosi come l’elaborazione del lutto. Trovo che ogni suo romanzo sia una “guida” pratica per non lasciarsi sommergere dagli ostacoli dell’esistenza e per trovare sempre il gusto di vivere.Â
Ad Aaron, rimasto vedovo da poco, “appare” saltuariamente la moglie Dorothy che sembra volerlo consolare o indicargli qualcosa di importante.Â
 Ma in realtà queste apparizioni conducono  Aaron ad una rilettura del suo matrimonio e ad una riflessione profonda e più sincera.    Capirà  come spesso le cose siano  diverse da ciò che sembrano.
 Riemergono così  ricordi della loro vita di coppia: il primo incontro, lo sposalizio,  i battibecchi, gli anniversari, insomma la loro vita di tutti i giorni e lentamente Aaron scopre che forse lui e Dorothy non si erano mai  detti le cose importanti.
Le scrittura di Anne Tyler è chiara, volutamente semplice e si adatta perfettamente al racconto della quotidianità e ai personaggi che sembrano comuni, ma che in realtà non lo sono.
Aaron ha un handicap fisico e lavora nella sua casa editoriale interessandosi soprattutto di Guide pratiche per principianti  ,  Dorothy, medico messicano, non attraente, era una donna pragmatica, molto diretta, che non trattava il marito con pietismo o troppe attenzioni. Che cosa li aveva fatti innamorare? E che cosa non aveva funzionato?
Lungo questo percorso di coscienza Aaron deve fronteggiare le molte persone che desiderano consolarlo: sua sorella Nadina, i colleghi d’ufficio, il costruttore che deve riparare la casa dopo che l’albero si è schiantato sulla veranda uccidendo Dorothy.
Tutti vorrebbero trovargli una nuova compagna, ma Aaron ha bisogno di solitudine, di riflettere, ha la  necessità di capire perchè durante il suo matrimonio  provava “una sensazione di stanchezza, di disperazione, la sensazione di essere prigionieri in una specie di gabbia per roditori, a combattere ostinatamente senza che nessuno dei due vincesse mai.”
E poi finalmente un giorno qualcosa cambia, l’agguerrita difesa dagli altri sembra sciogliersi insieme ai biscotti fatti da Peggy, la segretaria che si veste con golfini morbidi dai tanti  volant e  colletti di pizzo.
 “Presi il biscotto…era d’avena con gocce di cioccolato …mentre masticavo chiusi gli occhi per assaporare le diverse consistenze e le oasi di cioccolato che mi si scioglievano sulla lingua…La scatola dei biscotti era sulla mia scrivania, un’altra cosa da assaporare, appagante per lo sguardo…”
Anne Tyler è nata nel 1941. Vive a Baltimora. Credo di aver letto tutti i suoi romanzi. Sul blog ho parlato di Turista per caso,
Una vita allo sbando, L’albero dlle lattine (v.archivio)
INCONTRO CON L’AUTRICE al Libri & Caffè
pubblicato da: Mirna - 10 Novembre, 2012 @ 1:41 pm
Perchè – come già successo con Giuliana Savelli –  appena incontro Maria Cannata mi sembra di conoscerla?
 Con il  suo sorriso dolce, lo sguardo acuto e accogliente la sento vicina al mio sentire. Come se un filo anteriore alla nostra conoscenza ci legasse già all’oggi grazie ai libri, alle nostre letture condivise e soprattutto alla “lettura” profonda di noi stesse.
Il pomeriggio si tinge di violetto mentre nel mio salotto beviamo una tisana alla malva e mangiamo i dolcetti dei morti portatemi dalle amiche. E da subito il sapore delle mandorle e  dello zucchero si intreccia  con le nostre parole che fluiscono con facilità e ripercorrono antiche tradizioni di cui poi Maria  parlerà in Libreria.
Ci accordiamo velocemente, facciamo una scaletta di come sarà la presentazione del suo libro La luna e la figlia cambiata” (v.archivio blog).
In realtà giunte al Libri & Caffè ed accolte simpaticamente da Andrea e Betty ci sentiamo talmente a “casa” che la scaletta ondeggia un po’ fra me che inizio leggendo le prime pagine, un po’ fra Giuliana che introduce  altre interessanti tematiche  e fra  le spiegazioni di Maria.
Intanto Stefania e Riccardo ci fotografano:  tante amiche e conoscenti!  (e …quattro uomini (!!!) .
La saletta incorniciata dai libri è piena. Fuori il novembre trentino si oscura languidamente e  noi ci troviamo in un’atmosfera informale e calorosa. Il piacere dell’amicizia, della condivisione, dell’interesse verso una scrittrice che ci ha offerto con la sua storia emozioni, suggestioni e  poesia si può toccare con mano.
La lettura del suo libro, spiego, è stata un’immersione a spirale in un Mare di mistero, Mare dove ci si tuffa per poi uscirne, Mare simbolo del primigenio abbbraccio al Bambino e all’Umanità . Spirale perchè il nostro inconscio collettivo e i nostri miti salgono e scendono intersecandosi come in un vortice con la storia di noi Bambini, ed in particolare  di noi Bambine.
Si racconta dunque del Viaggio drammatico, onirico, ma pieno di colori e sapori di Sicilia della Bambina che vuole ritrovare la Madre Buona. Mentre attraversa il suo “inferno e purgatorio” pieni di paure, inquietudini e  misteri viene  aiutata e guidata dai racconti e dalle leggende della nonna Jana (nome che in arabo significa Paradiso). Narrazioni  che smussano e tentano di far comprendere i drammi della vita; parole che fanno da ponte verso la consapevolezza e l’accettazione.
Dentro al racconto di Maria ci sono tantissimi rimandi a un vissuto personale e generale; ci si immerge  nell’intenso e viscerale rapporto  tra Madre e Figlia, agganciandosi  a miti ed antiche leggende regionali (come Le donne de fora),  a simboli e metafore affascinanti, tutti uniti e cangianti come le tesserine di un caleidoscopio.
Che emozione leggere “La vera storia di Lunedda: perchè la luna ha il viso bruciato” e assaporare sulla lingua le parole arcaiche del dialetto sicilano che Maria ha ricercato, studiato e regalato a noi lettori come …”secunnina”, “riticeddea dilli mè vuredda“.
Giuliana ci parla dell’importanza del pane, cibo mistico; ci spiega con calore la scena in cui la Madre, ormai svuotata dello “spiritaccio cattivo” incide sulla fronte della Figlia il segno della croce come sempre si usava fare sul pane.
Ed allora nello sguardo di Maria vibrano ricordi che vuole  condividere, emozioni forti, orgoglio della sua terra : ci mostra un pane dolce a forma di cavallo e poi foto di altri pani, panetti, dolci e dolcetti.
Enza si commuove. Tutti noi siamo attenti, pervasi da calore, simpatia, gioia.
Grazie Maria.
 Grazie Giuliana.
E grazie a tutti i partecipanti.
LA CUSTODE DEI LIBRI di Sophie Divry
pubblicato da: Mirna - 5 Novembre, 2012 @ 5:20 pm
Titolo accattivante. Quello originale è La cote 400. Ed. Einaudi.
 L’autrice, Sophie Divry,  è una trentenne che si cala nei panni di una insoddisfatta bibliotecaria di mezza età . Visione pessimistica di un futuro solitario pieno di rimpianti e insoddisfazioni,  nonostante lo splendido lavoro tra i libri.
Si intrecciano molti sentimenti in questo monologo destinato a un giovane che usa il seminterrato della biblioteca come bivacco notturno.
Il seminterrato è la sezione in cui la protagonista lavora con rancore e rassegnazione – vorrebbe essere trasferita ai piani alti nel settore Letteratura o almeno in quello di Storia.- Lei è relegata alla parte dei libri di Geografia. Il seminterrato sembra proprio un confine tra la sua  vita sottotono e il desiderio di raggiungere visibilità e riconoscimenti.
L’insoddisfazione e le delusioni  d’amore, la passioncella segreta  per uno studente che visita il seminterrato acuiscono il senso di desolazione verso la propria vita solitaria, ma fortunatamente ci sono i libri  come medicina verso le angosce esistenziali; c’è la Biblioteca che come una mamma consola e tenta di guarire .Â
 Ed ecco che la querula bibliotecaria diventa una pasionaria della letteratura, difende la bellezza letteraria contro “il chiassoso vociare della sub cultura di massa” . Ci parla dei suoi gusti: adora Maupassant mentre definisce Balzac un imbrattacarte. Ci spiega lo straordinario metodo di classificazione ideato da Melvil Dewey “il padre di tutti ibibliotecari”. Il suo colpo di  genio è stato dividere in dieci grandi temi, detti classi, i rami del sapere…”
Devo dire che più delle lamentele personali della voce narrante, ho letto con interesse il metodo di catalogazione adottato  da tutte le Biblioteche.
Ah, come vorrei sistemare  i miei scaffali! Non riesco mai a trovare ciò che cerco.
Per esempio quando Giuliana venne a trovarmi,poco tempo fa, visto che mi parlava con entusiasmo del prossimo incontro a Verona con Grazia Livi, mi misi a cercare  i suoi due libri che possiedo: il famoso Da una stanza all’altra e  Le lettere del mio nome, quest’ultimo trovato soltanto  stamattina .
E’ così bello parlare di libri e poterli avere subito sottomano, come facciamo durante i nostri incontri di lettura all’Angolo-Papiro .  ( Ma prima o poi sistemerò anch’io la mia “biblioteca”.
)
Mi ha fatto molto  piacere conoscere personalmente Giuliana Savelli, una Melusina ,  che insieme a me  presenterà giovedì 8 novembre, alle 17.30, al Libri & Caffè di via Galilei  il libro di Maria Cannata “La luna e la figlia cambiata”.
Romanzo di grande profondità  che parla dell’eterno e misterioso legame madre-figlia.(v.Archivio)
Vi aspetto.
LE REGINE DI FREEVILLE di Amy Dickinson
pubblicato da: Mirna - 3 Novembre, 2012 @ 8:00 am
Chi sono le regine di Freeville, cittadina dello stato di New York ? Â Tante donne senza marito, tutte della stessa famiglia.
Racconto autobiografico della giornalista Amy Dickinson che tiene la rubrica “Ask Amy” pubblicata su più di centocinquanta giornali negli Stati Uniti.
Da sua madre abbandonata dal marito con figli e fattoria, alle zie  e sorelle vedove o divorziate, a lei stessa lasciata dal marito quando la figlioletta Emily è ancora piccola…
Quindi storia abbastanza comune: la moglie rimasta sola con prole  e in difficoltà econimiche si dà da fare per ritrovare una vita decorosa ed equilibrata e fare da mamma e papà ai figli. Cammino all’inizio difficile e doloroso per Amy, ma man mano sempre più facile. Soprattutto con il ritorno nella piccola cittadina di Freeville dove abitano tutte le donne della sua famiglia che sono appoggio ed esempio di forza. Sua madre per esempio, a 50 anni si iscrive all’Università di Cornell e diventa insegnante.
Lettura facile, spesso divertente, e soprattutto vera dove molte di noi possono riconoscersi come madri, come donne sole, come lavoratrici.
Siamo negli Usa quindi avvenimenti spesso diversi dalla nostra realtà , come fattorie piene di mucche, padri risposatisi tre o quattro volte, cambiamenti di lavoro repentini.
Ma l’amore madre e figlia che crescono in un entourage matriarcale può essere di tutte e sicuramente è di stimolo a non soccombere.
 Manifesto di forza e coraggio femminili, questo romanzo edito da Corbaccio.
LA PIENEZZA DEL VUOTO di Francesco Roat
pubblicato da: Mirna - 31 Ottobre, 2012 @ 3:44 pm Â
Edizioni Centro Studi Vox Populi
Ho ripreso in mano  La passeggiata dopo aver ascoltato Francesco Roat, critico letterario trentino, parlare del suo nuovo saggio “La pienezza del vuoto” “Tracce mistiche nei testi di Robert Walser.”
In Biblioteca molti erano presenti perchè conoscevano Roat, pochi perchè avevavo letto Walser. Infatti lo scrittore svizzero, sebbene  da subito ammirato da Kafka, Musil, Canetti, Hesse, non ebbe in vita  una gran fortuna editoriale.
Eppure i suoi personaggi sono straordinariamenti moderni perchè si inseriscono nella nostra crisi universale. I suoi personaggi non possono aggrapparsi che al nulla e diventare erranti dell’esistenza. Il Wanderer  dei suoi scritti è se  stesso : un nomade, un apolide in fuga e senza meta.
 Ma c’è l’accettazione del suo vuoto con una pienezza d’amore verso ciò che osserva.
Nel suo esaustivo saggio Francesco Roat ci parla della vita di questo autore citando subito ciò che Magris ebbe a scrivere “Walser appartiene a quella generazione di scrittori nella quale si compie, con risultati di altissima poesia, la fondamentale rivoluzione della letteratura moderna ossia la disarticolazione della totalità e del grande stile classico”
La passeggiata del 1919 è il suo breve testo più perfetto. Si inizia a leggere e non ci si ferma , è come se Walser ti prendesse per mano e ti portasse lievemente nel centro dell’esistenza. Passeggiata metaforica e della vita umana e del suo personale modo
di scrivere.
Una bella mattina in un quieto villaggio svizzero il protagonista esce lasciando il suo scrittoio “o stanza degli spiriti”. E da subito incontra personaggi particolari, simboli dell’intera esistenza, dalla donna-strega Aebi al gigante Tomzach, simbolo dell’angoscia esistenziale “Moriva ogni momento eppure non riusciva a morire“. Ma il nostro passeggiatore non si ferma e prosegue in quella sorte di estasi contemplativa della natura, con lo sguardo stupito  da fanciullino pascoliano.
Se il suo girovagare sembra una fuga senza meta, una fuga dalle traversie,dai dolori, dalla solitudine c’è però in lui un’assoluta accettazione della vita che gli appare sempre bella in tutti i suoi aspetti.
Francesco Roat raccontandoci anche dei tre romanzi berlinesi di Walser ci conduce a scoprire nella remissività  quasi religiosa degli aspetti del vivere e nel totale distacco dai beni materiali una somiglianza con San Francesco. Certo in Walser è la ricerca spirituale  il suo primo “vagabondare”.
La vita di Walser è stato un peregrinare da una località all’altra, da un lavoro saltuario all’altro senza esigenze di stabilità economica tutta tesa all’arricchimento della sua vita interiore. La sua salute psichica è fragile, soffre di ansia ed allucinazioni tanto che finirà dapprima  a Berna in una clinica per malattie mentali, poi dopo quattro anni, nel 1933, nel sanatorio di Herison dove resterà per il resto della vita. Morirà nel 1956 a 78 anni, dopo una solitaria passeggiata in un campo di neve.
Ho riletto con piacere, dopo i suggerimenti di Roat, La passeggiata, l’ho fatto nelle ultime giornate calde di ottobre, seduta sulla panchina al sole del parco san Marco. I fiori stanchi, il rumore della fontanella, le foglie leggere che cadevano. Come non capire Walser e il suo amore per la vita? Come non desiderare di “passeggiare” ovunque dentro e fuori di noi?
Come non passeggiare e pensare, riflettere e poi scrivere le nostre scoperte? Come non assoggettarsi alla nostra smania vagabonda, “Lust zum wandern”?
E se talvolta la solitudine lo  afferra con uno sgomento da “passero solitario” vedendo sulla riva di un laghetto frotte di giovani allegri –  e proprio in quel momento comincia a piovere e la pioggia sembra un pianto. – ..Walser scrive
 “Com’è dolce la minuta , tiepida pioggia d’estate!”
La trilogia berlinese:
I fratelli Tanner (Geschwister Tanner)
L’assistente (Der Gehuelfe)
Jakob von Gunten
ANGOLO- PAPIRO al Libri & Caffè di via Galilei
pubblicato da: Mirna - 27 Ottobre, 2012 @ 9:02 am
Libri, idee, pensieri. Libri che si rincorrono nelle case e tra le generazioni. Una nipotina che ricerca nei suoi scaffali i romanzi  che il nonno regalava ogni anno alla nonna. Quale autore? Bruce Marshall. Quali nonni? I genitori di Maria Teresa. Trovo rassicurante la continuità di lettura delle stesse storie, un collante di sensazioni, sorrisi ed emozioni condivise.
 Per il viaggio dei genitori nella capitale francese  Valentina Lucatti ha pensato bene di regalar loro “Candele gialle per Parigi“ . Maria Teresa si commuove mentre ricorda il passato, poi ci legge alcune frasi deliziose di Marshall e ci consiglia anche un altro libro: “Cosa tiene accese le stelle” del giornalista Mario Calabresi figlio del magistrato assassinato anni fa. Delineati con una bella scrittura e una tendenza all’ottimismo ecco ritratti di personaggi famosi come Biagi e  riflessioni sui nostri tempi.
Lunedì scorso nel nostro Angolo-Papiro sono arrivate nuove lettrici, Laura e Silvia. Vengono naturalmente interrogate …Laura dalla tasca dei pantaloni estrae “La felicità viaggia sempre in incognito” di Laurent Gounelle e Silvia confessa che spazia da Hernà n Huarache Mamani e la sua “Profezia del sole” alla psicosintesi transpersonale di Assagioli per arrivare ad Harry Potter e ai racconti gotici di nuova generazione, genere questo condiviso con Stefania, la giovane psicologa.
Idee, suggestioni pensieri che si intrecciano con le letture. Riferendomi a Sana’a e la notte di Elena Dak, dove la città yemenita diventa un luogo dell’anima, chiedo ai presenti qual è per noi il Luogo particolare. Per mia figlia è senza dubbio Ithaca, dello stato di N.Y., che per lei ha avuto la valenza di “ritorno” ad esigenze profonde;  per molti di noi la Grecia con la sua-nostra storia , il mare blu, la vegetazione mediterranea, per Ebza è Venezia, per alucni è  Londra e  per me , ovviamente, la campagna inglese.
 E per voi?
Ad Andrea è piaciuto molto La collina del vento di Carmine Abate, dobbiamo leggerlo sicuramente, oppure rileggere ciò che ci preme in un determinato momento del nostro vissuto. Maria Grazia era vicino a Trieste, ha percorso il sentiero che da Sistiana porta a Duino e che cosa poteva mai declamare ? Le elegie duinesi di R.M. Rilke. Panorama magnifico che incita alla bellezza della poesia.
Si riparla di Pastorale americana di Roth. Daria e Raffaella ne sono entusiaste.
Riccardo ricorda le presentazioni che don Marcello Farina ha fatto per “L’anima e i confini dell’umano“ di  Giovanni Straffellini (v.archivio)  e per “La via verticale” di Paolo de Lucia.
 E conoscete Stéphan Hessel ? ci chiede Andrea.
E’ un novantrenne dalla mente  vivacissima e dalla incredibile vita; da leggere  la sua autobiografia “Danza con il secolo“ … e da seguire il suo consiglio ““Indignez vous!”Â
STORIA DEL NUOVO COGNOME di Elena Ferrante
pubblicato da: Mirna - 24 Ottobre, 2012 @ 3:16 pm
Il secondo volume della trilogia di Lila ed Elena è denso, sempre saturo di quella forza  eccessiva e travolgente del sud.
Eredi dei personaggi delle tragedie greche queste due giovani donne, una ormai sposata, l’altra alle prese con lo studio continuano a crescere amandosi ed odiandosi in uno scontro-confronto che senza dubbio influenza reciprocamente la vita di ognuna.
Ne L’amica geniale avevamo lasciato Lila, appena sedicenne, il giorno del suo matrimonio quando si rende conto ineluttabilmente di aver sposato l’uomo sbagliato.
Ciononostante entra nel ruolo di giovane moglie benestante cercando di non soffocare in  quella sensazione di “smarginatura” che spesso percepisce, ma  facendosi invece  trascinare dalla sua stessa rabbia ben  oltre ogni limite.
Non teme la violenza del marito esasperato dal suo comportamento ribelle e aggressivo, è lei stessa che vuole arrivare ad un  punto di autodistruzione colma di  rabbia e vendetta verso un mondo e una società che non la accoglie e non la capisce.
 Elena, il suo alter ego, il suo specchio, vive invece in sottotono, sempre guardando però a questa sua amica “geniale”, affascinante, unica . E quando Lila le prenderà Nino, il suo amore di sempre, ad Elena non resta altro che amarli entrambi. “Io mi vivevo in loro, sottotono. Già non riuscivo a scacciare le immagini degli abbracci, dei baci nella casa vuota. La loro passione m’invadeva , mi turbava. Li amavo entrambi e perciò non riuscivo ad amare me stessa, a sentirmi, ad affermarmi con un MIO bisogno di vita che avesse la stessa forza cieca e sorda della loro. “Â
 Nino Sarratore, studioso e colto , è riuscito a staccarsi dal ghetto e  rappresenta per entrambe il salvatore che potrebbe portarle al di fuori dell’ignoranza e dalla grettezza  del rione, è colui che atttraverso la cultura le innalzerebbe socialmente. E lui che riesce a far emergere la vera Lila, a sottolineare il suo indiscusso fascino e “genio”.
In questo crescendo di incontri-scontri fra Lila ed Elena si affonda nella Napoli degli anni Sessanta, in una realtà sanguigna, umanissima e spietata allo stesso tempo. Elena tornata da Pisa, dove sta studiando per laurearsi,  deve riprendere il suo dialetto per farsi capire e rispettare  tra i vicoli della città partenopea.
Al di là della trama di questi anni della loro giovinezza – il matrimonio fallito, la maternità ,  l’amore clandestino, la rassegnazione a una nuova povertà e fatica per Lila, il percorso universitario , qualche amore per Elena – rimane fortissimo il legame fra le due donne. Si potrebbe dire nè con te, nè senza di te tanto il pensiero dell’una  influenza le scelte e il percorso esistenziale dell’altra.
Elena avrebbe voluto sposarsi presto, possedere  il fascino e  la genialità di Lila, si sente sempre inferiore a lei – e di ciò sappiamo tutto perchè è lei l’io narrante - ; Lila avrebbe voluto studiare e, pur non dicendolo, invidia e ammira Elena.
Nè vincitori nè vinti nella loro “competizione” per emergere. E quando Elena scova Lila  nella fabbrica di alimentari, pallida e stanca capisce che la sua superbia che l’aveva spinta fin lì per mostrarle “ ciò che lei aveva perso e ciò che io avevo vinto” si rende conto  che Lila combatte ancora per riscattarsi, studia da sola, lavora e cresce il bambino …e le spiega
“che non avevo vinto niente, che al mondo non c’era alcunchè da vincere, che la sua vita era piena di avventure diverse e scriteriate proprio quanto la mia, e che il tempo semplicemente  scivolava via senza alcun senso, ed era bello solo vedersi ogni tanto per sentire il suono folle del cervello dell’una echeggiare dentro il suono del cervello dell’altra”
Edizioni e/o



















![cop[1]](http://www.trentoblog.it/mirnamoretti/wp-content/uploads/2012/11/cop1.jpg)