IL SENSO DI UNA FINE di Julian Barnes, edizione Einaudi

pubblicato da: Mirna - 22 Settembre, 2012 @ 4:57 pm

Vincitore del Man Booker Prize 2011

Ma chi decreta che  un romanzo è  migliore di tanti altri?

Il pubblico, i giurati del concorso ?

 Voi siete d’accordo sulla scelta dei romanzi vincitori dei vari premi letterari ?

Quali lo hanno meritato appieno e quali no? 

  Sono rimasta un po’ perplessa che questo libro  abbia vinto il  premio (evidentemente non ce ne erano migliori  in giro per la Gran Bretagna) , ciononostante l’ ho letto con piacere, pur  senza sprofondare in emozioni o illuminazioni come leggendo Marylinne Robinson.

 Ma come  ripeto spesso, i gusti dei lettori sono personali, un libro può piacere a seconda del momento in cui te ne appropri, delle tue aspettative, del tuo percorso di Lettore.

Il senso di una fine mi ha interessato  perchè si parla di TEMPO e di  MEMORIA, le nostre coordinate esistenziali e  perchè l’io narrante, Tony Webster – un uomo come tanti altri – ci fa intravvedere che il cerchio  della sua vita si chiuderà risolvendo un enigma.

Si parte dalla  sua giovinezza, da un ambiente di studenti intellettualoidi che cercano sì  di  studiare, per poi trovare un lavoro e formare una propria famiglia, ma nel frattempo sono ossessionati dal sesso e dalle letture scolastiche. Si interrogano sulla filosofia, sul darwinismo sociale, sulla poesia di Ted Hughes  e parlano, parlano, e  di Weltanshauung, di suicidio, di vita e di morte.

Ed escono conle  ragazze .

Presto all’iniziale gruppetto di tre amici si inserirà Adrian Finn, il più intelligente e maturo del gruppo. Ed intorno a lui e a Veronica, la ragazza di Tony, la storia si dilaterà, restringerà, fino a giungere ad una fine che forse un senso ce l’ha o forse no.

Non si può raccontare la trama, i fatti emergono un po’ alla volta come in un gioco di scatole cinesi. Certo dopo la metà del libro vuoi arrivare alla fine per conoscere la verità.

Nel frattempo ci si può soffermare a riflettere proprio sul Tempo e sulla Memoria perchè i nostri accadimenti, come ricorda il protagonista, riferendosi ad una lontana interrogazione di storia, si modificano negli anni. “Come la storia  è fatta con le menzogne dei vincitori e con le illusioni dei vinti” anche il nostro passato viene modificato da noi, lentamente, irrevocabilmente. E in Tony Webster la memoria ha buttato polvere su importanti fatti di gioventù, proprio perchè se ne voleva dimenticare.

Ormai Tony ha più di sessant’anni e si rende conto che non avrebbe immaginato la sua vecchiaia così, cioè con se stesso che guarda indietro dal punto che ha  raggiunto nel futuro.

E’ divorziato, apparentemente tranquillo,  ma  all’improvviso riappare dal passato l’enigmatica figura di Veronica, la sua ex ragazza e uno strano lascito di 500 sterline da parte della madre di lei. Perchè?

I nodi giungono al pettine: i ricordi imperfetti, i fatti volutamente dimenticati , le inquietudini del passato riemergono. E la sua  vita, come diceva Adrian,  appare soltanto  come un “accumulo e non un ‘addizione e una crescita.”

Romanzo avvincente.

Di questo libro e di altri si potrà parlare lunedì 24 settembre, ore 17,30, all’Angolo-Papiro del Libri & Caffè di via Galilei.

 

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CASA di Marilynne Robinson, ed. Einaudi

pubblicato da: Mirna - 17 Settembre, 2012 @ 7:59 am

Mi chiedo sempre che cosa mi aspetto, che cosa voglio trovare in un libro. L’evasione, il divertimento , la conoscenza, l’emozione?

Avevo bisogno di un libro straordinario come questo per “ripulire” i pensieri, per ripescare antiche domande esistenziali, per sprofondare in una  forse  trascurata spiritualità.

Home, la casa, il fulcro dell’esistenza, il luogo dove si può fare ritorno quando la vita ti ferisce.

E così capita a Glory, la trentottenne figlia del pastore presbiteriano che ormai solo e malato la accoglie con amore e con riconoscenza per l’aiuto che gli darà.

Glory è delusa da una storia d’amore finita male, ha lasciato l’insegnamento ed ora si vuole dedicare all’amato padre e alla vecchia casa avita piena del loro passato e della loro storia: una famiglia grande, piena d’amore, genitori e otto figli.

La mamma è morta da tempo, i fratelli sono sistemati altrove, soltanto Jack, il prediletto del padre è ancora lontano.

Ma ecco, dopo vent’anni, egli ritorna. Il vero figliol prodigo accolto con tenerezza, sollievo e tanto amore dal vecchio reverendo e dalla sorella che sempre lo aveva ammirato per la sua capacità di essere unico, di sfuggire alle regole, alle convenienze. Il mondo della famiglia è sempre ruotato intorno a Jack per via dei suoi silenzi, delle sue sparizioni improvvise, della sua solitudine che non si riusciva a spiegare, e del suo comportamento. Jack fa piccoli furti, mette incinta una ragazzina e se ne va.

Jack è dunque un peccatore per il reverendo e come tale deve essere riportato all’ovile della chiesa per sentirne il perdono.

Commoventi e grandissime le conversazioni tra padre e figlio sulla fede, sul delitto e castigo, sul perdono. Nonostante l’attento ed accorato amore per il padre che sta invecchiando Jack non riesce a perdonarsi, si sente un predestinato alla perdizione  e non alla salvezza.

Romanzo quasi teologico, quesiti importanti anche tra Jack e Glory. Bellissimo come il loro rapporto si apra in termini di speranza per Jack, quest’ultimo sembra chiedere a Glory di salvargli l’anima e lei fa tutto il possibile con amore, dedizione, lacrime.

Poche azioni, rimaniamo sempre in casa con rare uscite nell’immobile cittadina agraria di Gilead “fulgida stella del radicalismno”. Siamo nella metà degli anni Cinquanta, in una società razzista, perbenista, chiusa. Ciononostante è qui che c’è la loro  Home, una casa che accoglie, quasi una casa -tabernacolo dove ci si può finalmente “confessare” e dove si è perdonati.

 “E adesso eccolo qui, pensò Glory, macilento e provvisorio, con ben poche tracce della sua giovinezza tranne qull’elusività, quella reticenza divertita…Era appoggiato contro il piano di lavoro con le braccia conserte e osservava il  padre che lo soppesava, sorridendo con quel  suo sorriso duro e malinconico di ciò che vedeva attraverso gli occhi del vecchio, quasi a dire “In tutti questi anni ti ho risparmiatoi la consapevolezza che non ero degno del tuo dolore”.

Ma il vecchio disse: – “Vieni qui , figliolo,” – e prese le mani di Jack, le carezzò e se le portò alla guancia. Disse -“E’ una cosa straordinaria, la famiglia:”_

E Jack rise – “Sì, signore. Sì, lo è: Questo lo so bene.”

“Be’ “- disse – “se non altro sei a casa.”

Marlynne Robinson è docente all’Iowa Writer’s Workshop e  ha vinto moltissimi premi.

Bellissimo romanzo da leggere e assaporare lentamente.

 

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TRENTO DA …LEGGERE

pubblicato da: Mirna - 12 Settembre, 2012 @ 4:30 pm

E dove? Se non al nostro Angolo-Papiro del Libri & Caffè di via Galilei?

Riprendiamo con settembre, ogni due lunedì, l’ appuntamento per parlare di libri. Gruppo di lettura particolare, non quello che si dà i compiti per parlare di un solo libro,  ma che racconta dei libri letti o  che sta leggendo, dei nuovi generi che vuole assaggiare. Tante idee dunque, tanti consigli, confronti e sollecitazioni.

Accolti da Betti ed Andrea ospitali e sempre sorridenti – ma come si fa a non sorridere circondati da libri , da caffè, acqua alla menta e aperitivi? – ci siamo ritrovati pochi giorni fa in una decina .

Dopo una lunga estate calda c’è da parlare molto di lettura.

Sul blog sono pubblicati  i miei post che descrivono  romanzi e saggi letti con fervore. Dai racconti di Alice Munro, a Libertà di Franzen allo stupendo libretto di Jean JonoL’uomo che piantava gli alberi“.

Andrea Bianchi, l’editore del Blog, ci svela che questo è un libretto che rilegge spesso (v. archivio).  La storia di Elzeard Bouffier che fa nascere un querceto e un faggeto sulle alpi a ridosso della Provenza   è unica e strabiliante. Andrea lo  definisce una piccola perla e  ce ne  legge  all’istante alcune righe significative.

Poi prende dallo scaffale “Intelligenza ecologica” di Daniel Goleman, ed.Bur, consigliandocene la lettura. Stiamo cambiando finalmente il nostro comportamento verso l’ambiente -dice –  la nostra intelligenza si sta stutturando su una ulteriore tipologia: emotiva, sociale, ecologica.  Provando sensibilità verso l’ambiente, la nostra salute se ne avvantaggia, cresce  così  anche un’  etica più  rispettosa della natura che può portare a cambiamenti di rapporti persino con l’economia.

Francesca Gregori,  si è interessata invece  alla “Psicosintesi transpersonale” di Assagioli, testo per gli amanti di psicoanalisi che io trovo molto interessante

“La disciplina è stata concepita dallo psichiatra veneziano Roberto Assagioli (18881974) e può essere quindi considerata, con l’analisi immaginativa di G. Balzarini e l’I.T.P. di L. Rigo, uno dei pochi paradigmi psicoterapeutici sviluppati autonomamente in Italia. Assagioli fu il primo medico psichiatra italiano che si interessò attivamente di psicoanalisi, e la sua tesi di laurea, preparata nel 1907 nell’ospedale psichiatrico Burghölzli a Zurigo (dove operava C.G. Jung, con il quale svilupperà un’amicizia personale) ebbe appunto il titolo La Psicoanalisi. Successivamente, diventerà l’unico italiano membro della Società Freud di Zurigo, ed in seguito sarà socio della Società Psicoanalitica Internazionale. Nel giro di qualche anno però Assagioli iniziò a discostarsi dal pensiero freudiano, ritenuto da lui troppo riduttivo e rigido rispetto all’ampiezza ed alla complessità della psiche umana.”(Wikipedia)

Francesca, che ha uno studio di art photography (www.francescagregori.it) ama questo genere sia per esigenze personali che professionali. Arte, bellezza, spiritualità, immaginazione e  meditazione su ciò che ci circonda.

 

Raffaella ci parla di Carmine Abate , suo ex collega, e del suo libro vincitore del Campiello. Ci ripromettiamo di leggerlo tutti per discuterne.

 

Maria Grazia ha riletto con immenso piacere “Il deserto dei tartari” di Buzzati e Riccardo ci ha tracciato a grandi linee la storia ponderosa che Francesco Prezzi ha  scritto e presentato a Villa Bonporti una settimana fa    www.trentoblog.it/riccardolucatti (Trento nelle guerre d’Europa e d’Italia nella seconda metà del xv secolo. L’origine dei lanzichenecchi)

Tante idee, come dicevo, tanti consigli e commenti .

Tanti argomenti diversi e  interessanti.  Cristina, per esempio,  sta riprendendo la lettura dell’epistolario di Mozart.

Ce ne parla con l’entusiasmo della musicista e della lettrice.

A presto, dunque per saperne di più…a  lunedì 24 settembre…

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CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO di E L James, ed. Mondadori

pubblicato da: Mirna - 8 Settembre, 2012 @ 5:48 pm

Leggerlo o non leggerlo?

Scriverne o non scriverne?

L’ho letto sollecitata dal mio editore per affiancare la spiritosa recensione della nostra blogger Stefania d’Elia.(vedere il suo blog)

Scriverne è più difficile perchè mi manca l’entusiasmo per convincervi a leggerlo.

Il genere erotico non è tra i miei preferiti, seppur a suo tempo abbia  letto Lolita di Nabokov e il Delta dei Venere di Anais Nin e tutti i libretti di Colette su Claudine.

Eppure ieri gironzolando per le librerie di Trento ho visto  la trilogia di E L James dilagare su tavoli, vetrine  e scaffali.

Faccio domande e sembra che tutte, perchè credo lo abbiano letto soprattutto le donne (  31 milioni di copie vendute) , ne parlano.

Un grande romanzo rosa erotico, dove romanticismo ed eros si mescolano abilmente. Scene molto esplicite di giochi sessuali inventati ( ma già sperimentati da altri depravati)  dal giovane bellissimo e ricchissimo  protagonista  accettati dalla ancor più giovane Anastasia che diventa così la Sottomessa del Dominatore.

Intere pagine di regole che spiegano dettagliatamente ciò che il Dominatore farà alla Sottomessa. Ricorda l’Histoire d’O, celebre film degli anni Settanta con Corinne Clery che indossava mascherine varie e non solo.

Pagine noiose e ripetitive per via di una prosa sciatta. Il libertino marchese de Sade ovviamente scriveva molto meglio.

Allora perchè un caso editoriale così grande?

Perchè ho sentito   mamme che  vogliono regalarlo alle figlie adolescenti o signore che auspicano lo leggano i mariti per sollecitare la loro fantasia?

Si dice che sul sesso e sul denaro non bisogna mai indagare. Le nostre fantasie sono solo nostre.

Evidentemente questa signora inglese, il vero  nome è Erika Leonard, conosce bene  le donne , se stessa e forse anche gli uomini.

Questo grande successo è dato dal coraggio di svelare pruderies femminili? O è soltano il passaparola, la moda a decretare questo grande richiamo?

Io non leggerò le altre due “sfumature” della trilogia, ma non posso fare a meno di pensare che forse  la James- Leonard ha dato voce a nascoste fantasie  femminili.

In fondo il protagonista ricco, virile, severo ricorda i personaggi dei romanzi rosa di Harmony e non solo quelli attuali, anche quelli più lontani nel tempo. Certo il sesso non era descritto esplicitamente e dettatgliatament … ma cosa è se non un sottile erotismo la mascella contratta dell’uomo che controlla, protegge o punisce   la dolce fanciulla pura in attesa di essere sedotta?

Persino la Delly insegnava qualcosa . Quindi niente di nuovo…

Ricordo un romanzo che circolava a casa mia (letto anche dalla mia santa mamma) che si intitolava “Schiava o regina? ” dove appunto il maschio trattava la pura  giovinetta pallida, in modo abominevole  pur amandola…

Tra una scena osée e l’altra il racconto procede piatto; come faranno a leggere gli altri due tomi gli appassionati delle “sfumature?” Curiosità di conoscere perchè il bel tenebroso è diventato così perverso? Freud direbbe sicuramente per via dei traumi subiti…

Ai lettori, o meglio alle lettrici, l’ardua sentenza…

Io   ho saltato pagine e forse avrò perso qualcosa di illuminante…non so…

Anzi ora che ci penso, dovrò chiedere in giro come finisce questa storia…

 

Ma lunedì prossimo  alle 17,30 potremmo parlarne al Libri & Caffè di via Galilei. L’Angolo-Papiro.

 

 

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IL SOGNO DI MIA MADRE di Alice Munro

pubblicato da: Mirna - 5 Settembre, 2012 @ 12:18 pm

Un altro libro di strepitosi racconti di Alice Munro, la più importante autrice canadese contemporanea. Otto storie di donne che, come scrive Antonia Byatt “contengono elementi del probabile e insieme fratture e disastri.”

Edizioni Einaudi

Certo è che immergersi nella sua scrittura è come essere avvolti da un incantamento, non si riesce a smettere di leggere. E meno male che sono racconti, così si può riemergere dopo un’ora o due, a seconda di ciò che le sue parole avvitano in noi lettori.

Sempre l’enigma, forte o leggero, nelle sue storie. Enigma che come diceva Henry James non deve mai mancare nel bravo narratore.

Posso nominare “Cortes Island” e il ricordo che una giovane sposa ha del suo primo appartamento presso una strana padrona di casa con il marito su una sedia a rotelle.

La Munro ci fa entrare nel piccolissimo locale, ce ne fa sentire i fruscii , gli odori, ci racconta i sogni , la vita che scorre veloce per la giovane coppia, ma si sofferma magistralmente su un segreto appena accennato dall’anziano sulla sedia a rotelle.

Oppure ci spiega come può una giovane madre lasciare due bambine per fuggire con un appassionato amante in “Le bambine restano”

E poi c’è “Giacarta” un racconto-romanzo dove c’è tutto o quasi tutto in 4o paginette.

Gli anni della contestazione, delle comuni, degli  americani di sinistra che si dissociano dal  capitalismo, dal consumismo, dal perbenismo borghese e vivono con quella sorta di utopico amore collettivo e libero  che in fondo non a tutti andava bene.

E’ il caso di Sonje sposata a Cottar. Lei non condivide lo scambio di coppie  che invece il marito voleva vivere come atto naturale e liberatorio.

Ad un certo punto, in uno dei suoi viaggi pseudo umanitari,  Cottar viene dato per morto a Giacarta.

All’inizio del racconto – uno splendido racconto di flash back  e rientri –  – troviamo la giovane Sonje con l’amica Kath in spiaggia , accanto ad una baia. Kath, sposata con il conservatore Kent, ha appena avuto una bambina. Sono sulla spiaggia e parlano di libri…di “Alla baia” di Katherine Mansfield e de “Le volpi” di D.H. Lawrence e discutono e litigano circa il comportamento dei personaggi. Soprattutto parlano dei protagnoisti de “La volpe”  

Qui ci sono due amanti, il soldato e una donna di nome March, che seduti su una scogliera inglese guardano verso l’Atlantico come via di fuga per una vita più felice. “Ma il soldato sa che non potrà esserlo se la donna non metterà la propria vita nelle sue mani…March lotta contro di lui, vuole conservare la priopria separatezza, vuole rimanere aggrappata alla propria anima  e alla propria mente femminile…ma pensa che dovrà acconsentire alla sprofondamento della propria coscienza che andrà sommersa in quella di lui. Solo così lei sarà felice e lui forte e appagato. Solo così potranno dire di aver concluso un autentico matrimonio”

Sembra che Sonje sia quasi d’accordo, infatti dice “La mia felicità dipende da Cottar”,  facendo infuriare l’amica Kath ( e noi, spero!)

Si parla dunque della condizione della donna e del suo sentire particolare. Kath è convinta che il destino di una donna è segnata da esami: quella del matrimonio, quella della maternità. Ma quando la meta? Al secondo, terzo figlio? E’ quello che la società aspetta da lei.

Ma poi il tempo passa…ed eccoci trent’anni dopo con la ricerca del tempo perduto da parte di Kent, divorziato da Kath e  risposatosi altre due volte, e  con l’inizio di una malattia degenerativa. Vuole incontrare Sonje e sapere della sua convinzione che il marito Cottar non sia veramente morto , ma si sia   fermato a Giacarta, così per essere libero.

Kent, ultimo personaggio descritto nel racconto, rimane deluso da tutti i vecchi amici cercati e ritrovati dopo tanti anni. Prova uno spiacevole trasalimento interiore, non ha avuto da nessuno ciò di cui aveva bisogno, nemmeno dai figli tutti giustamente presi dalla propria vita.

Sulla veranda della vecchi amica  assorbita dalla sua ossessione

“ Kent prova il desiderio di fermarsi ad ascoltare Sonje che parla di Giacarta e il vento che sposta le dune di sabbia.”

Un’idea che ha a che fare con il dover proseguire, non dover tornare a casa.”

 

 Di questo libro e delle nostre letture estive potremo parlare Lunedì 10 settembre, alle ore 17.30, sempre nell’ospitale Angolo-papiro del Lbri & Caffè di via Galilei.

Vi aspetto.

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UN GIOCO DA RAGAZZE di Marina Terragni

pubblicato da: Mirna - 1 Settembre, 2012 @ 7:58 am

Settembre. 

 La rentrée come dicono i francesi. 

E nuovi libri da leggere e sfogliare, in libreria, in biblioteca, al Libri & Caffè di via Galilei.

 

 

Rizzoli editore

 

 

Un libro di politica, giocoso, ma non troppo.

In cui si dice – ma noi donne lo sappiamo gia’ da un pezzo – che il sistema patriarcale e’ fallito su tutti i fronti.

Non per auspicarne uno matriarcale, ma sarebbe saggio e utile  provare ad affrontare la politica e la vita sociale con la ricchezza che la differenza fra I sessi ci offre.

“the opposite to patriarchy is not matriarchy, but fraternity” canta Sinead O’Connor. Vera fraternità,

Forse, scrive Marina Terragni, stiamo vivendo il grande momento della svolta in cui finalmente si sta prendendo atto che le donne in politica potrebbero fare qualcosa di meglio che prendere soltanto il “potere”.

I partiti sono  un’istituzione maschile ed ora sono tutti al collasso, almeno qui in Italia.

Cerchiamo di ribaltare la questione: non abbiamo una questione femminile, ne abbiamo una maschile.

I paragrafi si succedono con tante riflessioni interessanti, intriganti, divertenti e serie.

Cio’ che la giornalista sottolinea in quest sue pagine e’ sempre l’importanza della voce delle donne che deve farsi sentire in modo incisivo e senza voler imitare gli uomini – guai, visto gli effetti -, ma operando con quelle doti femminili di buon senso, attenzione “materna” verso tutto e tutti e con questo si intende oltre le persone, la natura , gli animali .

Fare ordine, parlare con la propria voce, imparare da noi donne, non cedere alla costrizione del dominio.

Ricordiamo il bellissimo film “Il discorso del re” in cui Giorgio VI d’Inghilterra non riesce a sostenere il potere ed anche quello di Nanni Moretti in cui il papa  fugge disperato di fronte al soglio.

Dobbiamo stare attente appunto a non imitare I maschi.

La Terragni si chiede infine se tocca alle donne salvare l’economia, salvare la democrazia e tutto cio’ che va salvato.

 

Intanto leggo che la presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ha avuto una splendida idea…da donna!

Ha disposto che se i detenuti leggeranno un libro al mese –di narrativa, filosofia o scienze- corredato da relazione motivata potranno scontare 4 giorni di reclusione dalla loro condanna. Possono raggiungere un massimo di 48 giorni ogni anno.

 

Mi sembra stupenda l’equivalenza tra libri e liberta’

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LE CRONACHE DI…BORZONASCA

pubblicato da: Mirna - 28 Agosto, 2012 @ 6:51 pm

Quinta ed ultima puntata…per questa estate calda

 

Credo che di Borzonasca mi mancheranno, oltre al verde e alla quiete, I suoi odori, ma non solo quelli bruciati dal sole come il timo, l’origano o quelli che nella frescura della sera arrivano dagli orti come il basilico e l’alloro, oppure le piante di melissa e di”incenso” che se accarezzate ti lasciano sulle mani sentore di limone …

mi mancheranno gli odori che escono dalle case: il minestrone che bolle con mille verdure, i  polpettoni che si “crocchiano” tra zucchine, fagiolini e pan grattato, il sentore di profumi lontani  e d’altri tempi .

Chiedo ai vicini che cosa stanno cucinando mentre affondo  con nostalgia in ricordi di minestre che la nonna toscana mi preparava, sapori che non riesco mai ad imitare…sedano, alloro, rosmarino…

Stanno invece preparando  la salsa di pomodoro, ne verranno tanti vasetti.

Eh, si’ i pomodori  sono stati copiosi in questa estate soleggiatata.

 

Ma sapete qual e’ il profumo che mi sveglia ogni mattina? Quello delle “Ruette” di Macera.

Il piccolo forno della pasticceria si trova di fronte alla mia casa, nello stesso carruggio.

Odore di burro, zucchero leggero, doratura di biscotti, questa la semplice ricetta, ma antica e un po’ segreta – forse per le dosi- forse per la cura tramandata di generazione in generazione. Fatto sta che questte “rotelle” ( biscotti a forma di piccole ruote } sono famose in tutto il mondo, dagli Stati Uniti, al Canada , dalla Svizzera all’Argentina. Persino a papa Giovanni Paolo II, in visita a Chiavari nel 1998,  ne venne offerto un grande cesto.

 

La prima ruetta venne creata nel 1870 da un fratello del bisnonno dell’attuale proprietario, Gian,  che lascia pero’ la gestione al figlio Ettore e alla nuora Serena che si e’ rivelata un’ottina pasticcera degna di tanta tradizione familiare.

La vedo bionda e pallida, dai capelli raccolti come in un dipinto de Botticelli che entra ed esce dal forno o si sistema dietro I banco per incartare nella tipica carta rosa le sue ruette fragranti.

“Da in stampo a man

A ruetta a l’e’  nasciua

De anni da alua ne’ passou

Ciu’ de centi n’ho contou.”

(mancano ourtroppo tutti gli accenti giusti, maRiccardo se leggera’ potra’ tradurre)

 

Qusti versi sono stati scritti da Marisa Melioli Macera ‘ la mamma di Ettore, una gentile e dolce signora che ora non c’e’ piu’.

Ricordo il suo sorriso talvolta melanconico perche’ Marisa era una poetessa ed io trovo che” è del poeta  la malinconia” proprio per il fatto di riconoscere la bellezza e sapere di non potersene appropriare.

Mi parlava appunto di questa sua terra bellissima ed amata , di questa vallata che cercava d possedere attraverso I suoi versi.

Presto lascero’ Borzonasca per quest’anno percio’ mi sembra d’obbligo rendere omaggio a qusto pezzo di Liguria d’entroterra  con una poesia di Marisa Macera

 

VALLE STURLA

 

MI APPARI COME SEI,

NON DIVERSA DA COME

PARLANO DI TE LE TUE BALZE.

 

TI VEDO RADICATA

ALLE ANTICHE CREUZE

CONSUMATE DA PASSI CHIODATI.

TI SENTO NELLA NOTTE

PROFUMATA DALL’INCENSO DEI PINI,

CONVERSARE CON I FAGGI ED I CASTAGNI.

 

NON SO COME RUBARTI

IL REFRIGERIO DEI BOSCHI

PER SPOSARLO ALLA MIMOSA DI RIVIERA.

NON SO COME ABRACCIARE

L’AZZURRO SFIORATO DALLE CIME

PER AVVOLGERLO AL MIO PENSIERO.

 

MA, LUNGO IL FIUME CHE TI FENDE,

POSSO TOCCARE IL CUORE DELLE TUE ROCCE

FRANTUMATO E LEVIGATO DALLE ACQUE.

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LA STAZIONE TERMALE di Ginevra Bompiani

pubblicato da: Mirna - 22 Agosto, 2012 @ 3:36 pm

LA STAZIONE TERMALE di Ginevra Bombiani

 

Chi frequenta le Terme sa la sensazione di sospensione ovattata che si respira in questi luoghi deputati all’esclusivo proprio benessere.

Io sono andata una volta Rogarska a “passare le acque” ed alcune volte a Montegrotto Terme dove mi rilasso immergendomi per ore nella piscina calda o facendomi fare massaggi. Non riesco a starci piu’ di tre giorni, naturalmente perche’ la mia irrequietezza interiore mi porta a fremere e a cercare qualcos’altro a cui agganciarmi.

Ma l’ambiente saturo di vapori, di lentezza, di suoni attutiti, di accappatoi bianchi  vaganti senza troppa identificazione, mi da’ sempre una sensazione di nebulosita’, di distacco un po’ dagli altri che porta verso un ripegamento su se stessi, come si fosse in un bozzolo temporaneamente protetto.

 

Le  proagoniste del racconto di Ginevra Bombiani a loro modo cercano questa momentanea lontananza dal contingente quotidiano, dai problemi irrisolti, ma nello stesso tempo si abbandonano al fatto che   ogni sensazione viene rimescolata e rivalutata.

Qui c’e’ tempo, il tempo dilatato in uno spazio che sembra soprattutto femminile. Sono le donne che costruiscono questa storia grazie ai loro segreti e ai loro sentimenti non detti.

Ma come in un “brodo di coltura”  I “batteri esistenziali” come l’amore, la solitudine, la morte, la vecchiaia si esplicitano, si raggruppano, si distanziano.

Quattro protagoniste: le piu’ significative Lucy e Lucia. Dal nome quasi uguale.

Lucy, bambina adottata e’ alle terme con zia Lucia – giovane vedova depressa che assomiglia ad Annette Bening – e che ci racconta  con la sua voce infantile gli avvenimenti che vede, le indiscrezioni  e I giudizi sui vari personaggi e con quella innocente crudelta’ tipica dei bambini apre inconsapevolmente nuovi spiragli nei rapporti interpersonali delle quattro donne.

Ma e’ Lucia, quasi l’alter ego “vecchio” della bambina che ci cattura con la sua estrema sensbilita:   sentiamo la sofferenza del proprio corpo che invecchia, ma percepiamo innanzitutto la propria identificazione con Lucy nella quale Lucia vede il suo stesso male di vivere, si riconosce come persona disamata, non riempita dalla vita. Come una persona che deve nuotare a fatica per stare a galla e non riesce invece a volare  come le altre piu’ fortunate.

Lucai vuole prendersi cura di lei e cosi’ facendo si sente come se un ramo fosse fiorito dentro di se’:

“Io invece mi sento come se un mio ramo fosse improvvisamente fiorito, di un fiore laterale e tardivo.’ Pensa Lucia “ Perche’ I bambini non mi piacciono, sono noiosi e piantagrane, golosi di stupidaggini, ma succede qualche volta che un bambino non sia stato riempito dalla vita, che gli sia rimasta la nostalgia di qualcosa che non ha conosciuto, e questa privazione, che negli adulti marcisce, in lui profuma, ha un fiato speciale, serio e febbrile. E Lucy ce l’ha. Non e’ solo che mi rivedo I lei, e’ che quando parlo con lei ridivento quello che sono, senza eta’ e senza luogo, come se giocassimo insieme il gioco del disamato.”

 

Direi che Ginevra Bombiani ci ha presentato un rapporto bellissimo e profondo.  Ma anche gli altri personaggi sono interessanti.

zia Lucia  riuscira’ alla fine del soggiorno ad affrontare con piu’ coraggio una prova dfficile,

Giuseppina,l’amica di Lucia, una nota gornalista – che lei si’, vola nella vita -, sempre amata ed ammirata, senza tanti pensieri  cupi, si ama e si accetta, anzi si porge alla vita e agli altri con un piglio quasi militaresco. Devo dire che mi e’ molto simpatica. Ad un certo punto viene persino paragonata ad Annibale.

 

Insomma ognuno di noi si approccia alla vita – e alla eventuale Stazione Termale – con  tutta la sua Weltanshauung!!!

 

Sellerio Editore Palermo

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LA FIGLIA OSCURA di Elena Ferrante

pubblicato da: Mirna - 19 Agosto, 2012 @ 8:59 am

 

 

 

Dopo letture piu’ o meno leggere sono incappata in tre romanzi di Elena Ferrante portatami dalla mia amica di Recco.

Credo di averci messo un giorno per ogni romanzo. Ho letto per la prima volta questa autrice la scorsa primavera: “L’amica geniale”  (v.archivio) che mi aveva colpito profondamente, mi ricordava la Ortese e la sua profonda “napoletanita’”.

 

Si conosce poco della scrittrice ma si intuisce che scrive tanto di se’ e proprio del suo rapporto con l’amata-odiata Napoli che rappresenta anche l’amore ambivalente per la madre .

 

Le protagoniste sono donne tormentate e sempre alla ricerca della propria identita’ perlopiu’ ferite a fuoco dai rapporti intensi e dolorosi con madre, marito, figlie.

 

La sua capacita’ introspettiva e’ minuziosa, crudele, ma tocca corde sensbilissime di tutte noi donne. Ha un grande coraggio nel penetrare cosi’ in profondita’ nei sentimenti che forse molte di noi non vogliono conoscere o per lo meno analizzare.

Cruciale sempre Il rapporto con la maternita’

 

E ne “L’AMORE MOLESTO” leggiamo di una relazione madre-figlia al limite del patologico, dell’identificazione  malata. Un libro fortissimo, la madre sensualissima sara’ la sua condanna nel  cercare disperatamente di ricompattare  il suo Io.

La madre muore annegata e dalla sua morte misteriosa si innesca una trama avvincente di ricordi di amori molesti, di segreti, di bugie.

 

“I GIORNI DELL’ABBANDONO” parla invece della solita casalinga, madre di due figli, abbandonata all’improvviso dal marito perche’ innamoratosi di un’altra piu’ giovane.

Bellissime le pagine della sofferenza della protagonista, della sua “follia”, del suo sentirsi rinchiusa – e per un giorno lo sara’ per davvero dentro casa senza rendersi conto che tutto dipendeva da lei, e non dalla serratura – tutto dipendeva  dal suo non voler prendere il distacco dall’abbandono.

 

“LA FIGLIA OSCURA’ e’ un libro scomodo,  in qualche punto  persino sgradevole. Ma “e’ strepitoso” scriveva Conchita De Gregorio

Qui viene sezionato Il rapporto con le figlie da parte di una quasi cinquantenne che ancora  non riesce a ricompattarsi, vttima sempre di quelle “smarginature” o “frantumaglie”  tipiche di molte donne che si sentono dissolvere in mille ruoli.

 

Le figlie ormai grandi, il rapporto con esse sempre irrisolto ma pacato, Leda si prende una vacanza al mare.

E qui su una spiaggia del sud tutto sembra nuovamente precipitare.

La vicinanza di una giovane mamma, Nina e l’adorata figlioletta fa riaffiorare in Leda  , proprio nel confronto, la sua inadeguatezza come madre.  Del suo difetto d’amore verso le figlie.

La  bambola dimenticata  dalla bambina diventa la testimone del  rapporto sereno tra Nina e la  figlia,  fa scattare in Leda qualcosa di oscuro: rubera’ la bambolina abbandonata, la curera’ e vestira’ come se fosse una figlia.

 

Raccontato in prima persona questa vicenda ti  toglie il respiro perche’ tocca l’inviolato e sacro vincolo della maternita’, ma quanto coraggio in questa Elena Ferrante!

 

Edizioni e/o

 

Da cercare ormai in biblioteca, dopo le vacanze di Agosto!

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SUFFICIT di Nino Vetri

pubblicato da: Mirna - 13 Agosto, 2012 @ 8:34 pm

 

SUFFICIT di Nino Vetri

 

Ecco un altro piccolo libro della Sellerio editore Palermo che sembra adatto ai giorni quieti delle vacanze. E all’amore per la natura, per gli alberi che “sentono” come scrive Riccardo, per le passeggiate romantiche come ci racconta Gary.

Libretto che sicuramente Grazia (che me l’ha prestato) avra’ portato per un giorno o due in borsetta.

Da leggere con gusto, preferibilmete sotto un albero, all’aperto, in mezzo alla natura perche’ l’autore ci parla della sua vecchia casa  “sita in contrada Guadanella, parco delle Madonie”e perche’ ci sono un accorato amore  e una sottile nostalgia  per una vita che ha “assaggiato” e che vorrebbe ripetere per sempre…

Costruita da un bisnonno la casa si rivela un rudere contadino ma con ancora le antiche vestigia di ritratti di garibaldini, vecchi bauli militari e soprattutto con le cure affettuose  del contadino Nino, che in realta’ fa poco perche’ rispetta la naturale vita della casa e degli elementi che la circondano.

Di questo Nino, guardiano-ortolano, si conoscono tutti I pensieri e la sua filosofia saggia ed arcana, impariamo attraverso il suo buon senso che la natura ci puo’ offrire tutto cio’ di cui abbiamo bisogno .

Esilaranti I picnic che l’autore e Nino fanno talvolta portandosi appresso il baule militare che contiene seggiolini, tavolinetto ;  soprattutto sorridiamo per  la  scelta dei paesaggi che possono variare a seconda di cio’ che mangiano.

 

“Abbiamo scelto con cura il panorama. Alte montagne di roccia quasi bianca e brulle colline con boschi alle pendici. Mi sembrava di avere il Kurdistan di fronte”

 

Ma questo paesaggio sembra l’ideale per assaggiare la pancetta di Ugo.

“Ugo?”

“Il mio maiale.” precisa Nino “ Com’era simpatico…mi seguiva come un cane, Alla fine pesava 200 chili ed era diventato pure aggressivo. Si vede che sospettava qualcosa.”

 

Attorno si dipanano altre storie di personaggi minori, ma molto particolari e facenti parte di una realta’ un po’ assurda, ma affascinante , magica  e incantatrice.

 

Ed infatti questa Guadanella diventa per l’autore l’altrove sognato e desiderato per tutto cio’ che di diverso ha dai ritmi e dall’indifferenza cittadini.

Il silenzio, la pace, lo stretto necessario, il materno contatto con la natura che nutre e che ti invoglia ad abbandonarti a non far nulla. A vivere per vivere protetto e cullato come tra le braccia di una balia.

E Nino, il servitore, suo  omonimo ed alter ego e’ un lare custode di questa preziosa dimensione che altro non e’ che un’isola che non c’e’, o forse l’infanzia, quella nostra primigenia sensazione nella quale vorremmo tutti ritornare per non decidere, per non fare, per lasciarci cullare.

Tra I sorrisi e le amenita’ si giunge alfine al ripiegamento su se stessi.

 

Il nostro protagonista si accorge che la casa sta crollando e che Nino non ha piu’ voglia di vegliarla. Tutto finisce, I sogni, l’infanzia , la vita.

 

Quel giorno camminera’ fino nel centro del bosco della Pintorna.

 

“Ha cominciato a piovere e mi sono rannicchiato sotto un albero con le ginocchia tra le braccia.”

 

Pagine deliziose lette sotto il pruno. Ogni tanto alzavo lo sguardo e vedevo un cielo da cappella Sistina

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