4 NOVEMBRE: CADORNA, DIAZ

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Novembre, 2015 @ 7:02 am

Detto altrimenti: Forze Armate, Unità Nazionale, guerra ’15-’18   (post 2161)

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Le cartoline precetto!

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Qui a Trento, versante sud est, il Ponte dei Cavalleggeri addobbato con bandiere tricolori: da qui entrarono le prime truppe del Regno d’Italia. Il Regno, il Re … L’amico professore, studioso, letterato, autore, regista, attore Alfonso Masi ha inteso commemorare la guerra con una rappresentazione satirica: “Quando il Re chiama”. Nello spazio al Sass, ovvero nella Trento romana: noi spettatori seduti sui marciapiedi romani (letteralmente), i piedi appoggiati sul levigato ed irregolare selciato d’allora – e son duemila anni! -. Di che si tratta? Due carabinieri annunciano ad una famiglia di contadini della montagna trentina un grandissimo onore: il Re si è degnato di firmare e indirizzare loro le cartoline precetto, conferendo loro il grande privilegio di indossare la divisa e di andare in guerra. I due fratelli neo arruolati insistono: ciò che conquisteranno diverrà di loro proprietà. I carabinieri, pro bono pacis, accettano di firmare l’impegno. Finita la guerra i due tornato a casa: uno orbo ed uno zoppo e ricevono … una croce di guerra a testa. Fine.

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Mai più lo scempio e la vergogna nazionale della Scuola Cadorna di Genova!

Io ho fatto una riflessione. Cadorna, Diaz. Cadorna: responsabile della sconfitta catastrofica di Caporetto; instauratore della decimazione; quello che “se le mitragliatrici nemiche uccidono 100 miei soldati al minuto, io ne mando all’attacco 200 al minuto”. Cadorna: ma insomma, togliamo quel nome dalle nostre piazze, dalle stazioni delle metropolitana a lui intitolate: non si merita questo onore! E ribattezziamo quei siti con un nome degno, quello del Generale Armando Diaz, l’Eroe del Piave! E del nome Cadorna che farne? Ecco, ci sono: ribattezziamo la Scuola Diaz di Genova e chiamiamola Scuola Cadorna: due vergogne nazionali concentrate in un unico sito fanno meno male che sparpagliate per le nostre città in tanti luoghi diversi … isoliamoli, questi due cancri della memoria!

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BIBLIOTECA COMUNALE DI TRENTO, I CLASSICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Novembre, 2015 @ 4:06 pm

Detto altrimenti: ancora il Satyricon di Petronio   (post 2160)

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Bibetque bibatque quicumque phalernum, sua cura citiusque solvetur cadetque …

La nostra Prof Maria Lia Guardini … il Satyricon …Ne abbiamo già parlato (v. il post del 20 ottobre scorso), ma tant’è … Noi, suoi “giovani” alunni, abbiamo riletto il romanzo, un bel libro composto dai 2 soli “libri” giunti sino a noi dei 10-15 dell’opera integrale, per di più ricchi” di frammenti mancanti. Un’opera “di peso”, sicuramente, soprattutto se la considerate scritta su tavolette e pergamene! Una satira … ma mentre quelle di Orazio, il campione dell’aurea mediocritas, avevano anche la pars construens, qui vi è solo la pars destruens: la descrizione delle dissolutezze di una parte della società del tempo (di Nerone), senza alcun giudizio né morale né d’altro tipo. Potremmo dire “alla ricerca del sesso perduto”, ove volessimo amplificare uno degli aspetti di fondo del racconto: quello del “labirinto” come abbiamo imparato a conoscerlo sin da tempi del mito cretese. I tanti labirinti nel lavoro di Petronio: delle vicende, delle case, dei sentimenti, delle strade: alla ricerca di -. Appunto.

Un romanzo, si diceva: un banchetto orgiastico se non altro dal punto di vista alimentare, che ruota al centro della figura dell’arricchito Trimalchione, che richiama la figura dello zingaro-mafioso di certi recenti funerali romani (Casamonica, settembre 2015) e dello zingaro capo-clan del film Suburra (ottobre 2015). E poi il viaggio di due ragazzi, di cui uno studente, in una sorta di interrail dell’epoca. Il tutto raccontato secondo il linguaggio di ogni protagonista: colto, becero, pomposamente dotto, volgare, etc.. Viaggio che nella letteratura di sempre è il leit motif maggiormente utilizzato (da Omero a Dante, a Giulio Verne etc.).

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Umberto Eco

La domanda che tutti si pongono è sempre la stessa: quale la motivazione, quale la finalità dell’opera? Io ho cercato di darmi una pre-risposta: all’epoca, quale poteva essere la sua diffusione? Infatti Umberto Eco nel suo lavoro “Lector in fabula” ci insegna che al di là dello scrittore e del lettore empirico, esiste una scrittura ed una lettura preordinata, nel senso che si scrive sapendo o volendo “farsi leggere da –“ , per cui un’opera non esiste se non quando viene letta. Inoltre lo stesso Eco, nell’Appendice a Il Nome della Rosa, afferma che spesso il lettore legge anche al di là delle intenzioni dello scrittore. Ok, ma se l’opera non è diffusa per mancanza di editori e tipografie, chi sono i pochi “privilegiati” che la possono leggere? E’ il caso nostro. Essi sono i nobili della corte di Nerone. ma allora le soluzioni sono almeno quattro:
• si tratta di una macchinazione letteraria, una manifestazione di “muscolatura letteraria”?
• Si tratta della ricerca del puro divertimento da parte dello scrittore?
• E’ una critica severa della amoralità del tempo?
• Oppure si è voluto superare definitivamente il mondo del mito, pur non rifuggendo Petronio dal ricorrere a dotte citazioni dei classici?

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Alfonso Masi

La morale: completamente assente nell’opera, al pari della religione.
Per capire meglio il significato del romanzo occorrerebbe un incontro-dibattito con l’Autore, ma la cosa appare piuttosto ardua da realizzare a causa della sua prematura morte avvenuta circa 2.000 anni fa. Una soluzione potrebbe essere quella di suggerire allo studioso-scrittore-scenografo-regista-attore Alfonso Masi di scrivere – inventando – tale intervista. Vedremo cosa ne pensa Alfonso …

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Un’opera realistica? Certo, ma solo nella descrizione degli aspetti deteriori della vita (di corte). Realistica poi anche quanto alla sua attenzione al contemporaneo, scevra di ogni idealizzazione.

O mùzos delòi oti … concludevano le favole di Esopo: la favola ci insegna che … ecco, quale è la “morale” ovvero l’insegnamento che possiamo trarre da questo romanzo? Io mi permetto di dire che dobbiamo rileggere con molta, molta calma e senza alcun tipo di prevenzione un romanzo valutato come “capostipite di tutta la narrativa occidentale” (così Luca Canali): se non altro ci aiuterà a scoprire come nasce un genere letterario.

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Prof. Andrea Aragosti

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Quale edizione leggere? Io, che pure ho studiato latino per otto anni, ho preferito leggerlo nella sua traduzione italiana (testo latino a latere) di Andrea Aragosti (BUR Rizzoli – Classici greci e latini Ed.), che mi permetto di suggerire per l’attualità e quindi l’efficacia del linguaggio.

Prossimo appuntamento nella Biblioteca: martedì 17 novembre ore 10,00. Parleremo delle Metamorfosi di Apuleio, che peraltro abbiamo già esaminato (si vedano i miei post del 9 e del 24 aprile 2013). Anch’egli in un certo senso dissacratore, in quanto trasforma la “ricerca filosofica della verità” nelle semplice e banale “curiosità umana” (del protagonista). Sarà interessante raffrontare i due romanzi.

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POLITICA E TURISMO IN TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Novembre, 2015 @ 8:59 am

Detto altrimenti: l’Alto Adige attira all’anno 30 milioni di turisti. Il Trentino, 15 milioni (post 2159)

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Facciamo in modo che la “Farfalla trentina” del turismo spicchi il volo … liberiamo la sua energia!

Molto spesso si assiste ad una contrapposizione fra una Politica Alta (la Politica del politico), fatta di enunciazione e difesa di ideali, di definizione modelli di sviluppo, di “condivisione di percorsi” da un lato, e, dall’altro, una Politica Bassa, (la Politica del tecnico)  fatta di sostegno o contrasto ad un singolo intervento (ad esempio ad una opera pubblica, per quanto importante essa possa essere).
Quello che manca, a mio sommesso avviso, è una Politica Media (la Politica del manager) la quale traduca sia l’idea generale come pure la singola proposta concreta nella “serie di idee generali della stessa specie” e nella “serie di singole proposte concrete della stessa specie”.

Mi spiego con alcuni esempi. In Trentino abbiamo alcune Scuole di eccellenza, quali la Scuola Agraria di S. Michele all’Adige, le Scuole di Alpinismo, le Scuole di Vela, etc. Orbene, dovremmo creare il “Trentino delle Scuole Superiori” e ricondurle tutte sotto lo stesso brand e lo stesso alto livello qualitativo. In tale ottica, le varie Scuole dovrebbero diventare

• la Scuola Superiore di Perfezionamento Velico Classe Crociera;
• la Scuola Superiore di Alpinismo;
• la Scuola Superiore per il pilotaggio di elicotteri in montagna;
• la Scuola Superiore di volo a vela, di parapendio, e così via.

Ovvero: venite in Trentino, la Terra delle Scuole Superiori.

Analogamente si potrebbe operare in altri settori, quali quelli dei Sistemi

  • • th6DJUOVCKdei Canyon
    • degli Affreschi dei Baschenis
    • delle Chiese
    • dei Castelli
    • dei Festival (che ne direste di un Film Festival Internazionale della Navigazione a Vela?)
    • dei Congressi
  •   dei Concerti
  •   delle Mostre
    • delle Piste ciclabili
    • dei Dislivelli Estivi (il CAI centrale ha pubblicato il Quaderno di ciclo escursionismo e l’Austria vende i sistemi di funivie non solo in inverno ma anche in estate!)
    • etc.

Ovvero: venite in Trentino, la Terra dei Sistemi di arte, sportivi , di comunicazione, turistici, etc.

Il tutto assistito da una piattaforma  SW organizzativa e informativa unica, accessibile da ogni tipo di supporto (computer, cellulare, tablet, telefono fisso, etc.),

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CUBA OGGI OK, MA LORO, I CUBANI … DOPO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2015 @ 7:31 am

Detto altrimenti: abbiamo memoria corta e poca fantasia …    (post 2158)

Cuba: i sigari, le belle ragazze … (io intanto non fumo e poi a Cuba non ci sono mai stato, intendiamoci, non mi fraintendete, soprattutto per quanto riguarda le ragazze!).

cuba_fusees_cargo[1]Cuba, la crisi dei missili: un confronto tra USA E URSS a seguito del tentativo di invasione dell’isola e al relativo spiegamento difensivo nell’isola di missili nucleari. La crisi iniziò il 15 ottobre 1962 e durò tredici giorni, in seguito alla loro scoperta il 14 ottobre, da parte di un aereo americano in volo da ricognizione sopra il territorio cubano. Dopo giorni di tensione, Chruscev, vista la fermezza di Kennedy, ordinò il ritiro dei missili in cambio della promessa di non invasione dell’isola e del ritiro dei missili USA installati nelle basi turche e italiane, avvenuto sei mesi più tardi. Crisi recentemente assai bene ri-descritta nella trilogia- romanzo-storico di Ken Follet.

3041493-9788845277078[1]Cuba oggi. Ben venga la riappacificazione, l’eliminazione dell’embargo, il disgelo. Ci mancherebbe altro! Ben venga la visita di Renzi a Cuba: un nuovo mercato, nuove prospettive per tutti (o quasi). Mi resta solo una riserva mentale: che la repentina caduta del regime comunista – anzi, diciamo meglio – la improvvisa mutazione di quel sistema economico verso forme (troppo) liberistiche – non abbia a produrre gli effetti (negativi per la maggior parte della popolazione!) ampiamente descritti – da ultimo – nel prezioso libro del premio Nobel Svetlana Alexievich “Tempo di seconda mano”, insostituibile testimonianza della vita in Russia dopo la fine del regime comunista. Svetlana con l’espressione “tempo di seconda mano” intende un “tempo già vissuto, già visto, già usato”, un tempo nel quale “il futuro non occupa il posto che gli competerebbe” nel senso che è un tempo non-nuovo, non-diverso, un tempo nel quale ai privilegiati della nomenklatura si sono sostituiti gli affaristi spregiudicati della liberalizzazione. Svetlana, che pure è stata vittima di quel regime e non lo rimpiange di certo, ma “si limita” (e non è certo poco!) a descrivere le negatività dei due sistemi: del prima e del dopo.

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003520-2_big[1]Di seconda mano, second hand, used. E qui mi vengono in mente le splendide migliaia di auto anni ’50 che fino ad oggi sono le auto “normali” a Cuba, auto che nessun Cubano ha avuto la possibilità di sostituire con modelli più recenti, ma che oggi, qui da noi, in occidente, sono preziosi e ricercati “pezzi” d’epoca per ricchi collezionisti. Ecco, organizziamo subito un fiorente business: offriamo loro auto nuove, moderne facendoci carico – bontà nostra – di ritirare, quale sconto sul prezzo, il loro vecchio, ingombrante “usato”. Che ne dite? Vediamo un po’ se qualche illuminato e generoso imprenditore nostrano prende l’iniziativa per “dare una mano” a quel popolo, ora che sta uscendo dalle morse del comunismo e dell’embargo …

 

 

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30 KMH

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Novembre, 2015 @ 2:09 pm

Detto altrimenti: velocità contenuta o elevata?    (post 2157)

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Contador “in rosa”: l’ho beccato al volo  all’ingresso in Via Grazioli in Trento (Giro d’Italia 2015): per lui sì che 30 kmh sono un limite!

In bicicletta: sull’Adige di oggi vi è un pedone che auspica che i ciclisti, sulle nostre ciclabili, a tutela dei pedoni, rispettino il limite dei 30 kmh, spesso indicato su dette piste. Al riguardo osservo che frequentemente tale limite è anche troppo elevato e che, per converso, la maggior parte dei ciclisti non è peraltro nemmeno in grado di sviluppare tale velocità. Al contempo occorre però intervenire anche sul comportamento dei pedoni, soprattutto quando, a gruppetti, si incrociano occupando l’intera sede della pista o quando, anche singolarmente, procedono al centro della carreggiata che tu, ciclista sopravveniente, ti chiedi da che parte si scanseranno.

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In auto: ben venga questo limite nelle città!

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Una barca a vela, in regata, a sette-otto nodi ... ed è già tanto. Figuratevi cosa significa se viene speronata da un motoscafo a 17 nod!

La mia barca a vela  in regata (io sono quello che lavora di meno, al timone), a sette-otto nodi … ed è già tanto. Figuratevi cosa significa se viene speronata da un motoscafo che procede a 17 nodi!

In barca: una volta sentii l’avvocato di un motoscafista che aveva speronato una barca a vela ormeggiao all’ancora “alla ruota” ad una boa, affermare che, dopo tutto, il motoscafo procedeva a soli 30 kmh. Evidentemente quell’avvocato contava sul fatto che il giudice non avesse cultura nautica: infatti –  in primis –  la velocità in acqua si misura a nodi, ovvero a miglia/h ovvero a 1850 metri/h, il che significava – in secundis –  che il suo assistito stava navigando alla velocità di circa 17 nodi, il che, in acqua, non è pochissimo.

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Come possono essere diversi la portata e significato  di un unico limite!

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EXPO EX POST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Novembre, 2015 @ 7:35 am

un postDetto altrimenti: sull’Expo un post “ex post”, ovvero un post ragionandoci sopra “dopo”, ora che l’Expo è finita      (post 2156)

Che io non ci sia andato l’avrete letto nel mio articolo precedente, quello sull’antropologia dell’Expo. Oggi ve ne racconto un’altra, quella sulla non corrispondenza fra il contenuto della manifestazione e il contenuto della sua etichetta (il “bugiardino”, quel foglietto esplicativo che accompagna ogni scatoletta di medicine …)

Il contenuto: la capacità di ogni paese di organizzare qualcosa, di farsi conoscere dagli altri. L’etichetta: “gestiamo meglio le risorse alimentari del pianeta”.

L’etichetta mi sta bene. Non il contenuto.

Infatti sarebbe occorso cambiare una delle due: o si è trattato di un marketing dei territori, e allora occorreva cambiare l’etichetta. Oppure si è voluto cercare di eliminare la fame nel mondo, e allora sarebbero stati i contenuti che  avrebbero dovuto essere diversi. Quali, direte, voi, in quest’ultima ipotesi (quella mirata ad eliminare la fame nel mondo)? Ecco, provo ad elencare alcuni “contenuti mancati”:

  • VO_Monsanto2[1]per ciascun paese, quanti alimenti si producono, quanti se ne consumano, quanti se ne importano/esportano, quanti se ne sprecano;
  • mappa dei soggetti della produzione – commercializzazione – distribuzione degli alimenti;
  • per ogni tipo di alimento, costi e ricavi di ogni produzione – commercializzazione-distribuzione ai vari livelli.
  • flussi finanziari ed economici che generano e che sono generati dai flussi degli alimenti;
  • regimi fiscali degli utili derivanti dalla produzione – commercializzazione – distribuzione degli alimenti;
  • politiche internazionali di acquisizione da parte del pubblico e dei privati di aree e di fonti di acqua;
  • politiche internazionali per il riequilibrio produttivo, del commercio, della distribuzione e fiscale del settore.

The end

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ANTROPOLOGIA DELL’EXPO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Ottobre, 2015 @ 8:13 am

tto altrimenti: io non ci sono andato                             (post 2155)

 

  • Coda-allExpo-milanese-e1445183583565[1]Expo, quadratura dei costi-ricavi diretti? Molto probabile, benino.
  • Expo, grandi guadagni indiretti nell’indotto? Si, bene!
  • Expo, nostra vetrina internazionale? Si, molto bene!
  • Expo, importante focus sul problema dell’alimentazione globale? Si,  benissimo!

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Dice … ma allora perché tu non ci sei andato? Scialla raga, calma ragazzi: io sono stato condotto a questo mio comportamento da un super io, da una non-motivazione automatica, quasi esterna alla mia volontà. In che senso? Nel senso che più di “decidere di non andarci”,  semplicemente “non ho deciso di andarci”.

Ed ora, di fronte alle immagini ed alle testimonianze di sette-dieci ore di coda, mi chiedo: quale linguaggio parlava l’Expo? Sicuramente ne parlava molti:

  • un primo linguaggio è stato quello rivolto agli espositori: “Venite, sarà un’ottima vetrina anche per voi!”
  • Un secondo, alla comunità internazionale: “Vedete come siamo bravi noi Italiani? Investite in Italia!”
  • Un terzo alla gente comune: “Venite, potrete vedere molte cose e anche se le code troppo lunghe ve lo avranno impedito, potrete dire “Io ci sono stato, anzi, ci sono stato due volte”.

Ecco, mi soffermo su quest’ultimo passaggio, il quale – per carità, nessuno si offenda – non riguarda certo tutti … ma tant’è: una persona che conosco si è sobbarcata per ben due volte – in entrambi i casi inutilmente – la spesa e lo stress del viaggio per NON vedere il padiglione giapponese. Però non l’ho mai sentita lamentarsi di ciò, bensì solo vantarsi di “esserci stata ben due volte!” Ed arrivo alla considerazione antropologica: sarebbe interessante conoscere il grado di istruzione delle persone che hanno visitato l’Expo e che cosa ne hanno tratto.

 (Ed ora via … sarò accusato di qualunquismo, classismo, diversismo … chessò? Coraggio: sparate sul pianista!)

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SURF IN OCEANO PACIFICO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Ottobre, 2015 @ 1:58 pm

Detto altrimenti: o è “poesia” in Oceano Pacifico?      (post 2154)

Immag0067Il mio, lo sapete, è un “open blog” nel senso che volentieri ospito post altrui. Questo che segue è di un mio nipote, Paolo, geologo che lavora sulle piattaforme petrolifere e anche a terra, nel continente sud americano. Quando ha un po’ di tempo libero cerca di fare sport. Quando viene a trovarmi in Trentino, andiamo a sciare. In questo caso, surf. Cosa? Nooo …, non in Trentino: in Oceano Pacifico! Surf?  In altra occasione ha raccontato un episodio. Eccolo:

  • Paolo: “Dove andiamo a surfare? Là, verso la foce del fiume?”
  • Istruttore: “No, le forti piogge di questi giorni hanno trascinato a mare molti coccodrilli”.
  • Paolo: “Allora là, verso quel promontorio?”
  • Istruttore: “No, là ci sono i pescecani, Restiamo qui, in zona sicura”.

Si, dico io, ma coccodrilli e  pescecani conoscono i confini della “zona sicura”? Li rispettano? Ma questa è un’altra storia. Ma veniamo alla poesia di Paolo.

Inizia

oceano[1]“Sei mai stato di notte in mezzo a tantissime gocciolone che cadono dal cielo nell´oceano, tutte intorno alle tue orecchie? Ed ai tuoi occhi? Dove gli unici “rumori” sono quelli dell´acqua, dell´aria e dei tuoni, e non c´é niente fra te e loro? A respirare, con gli occhi radenti a pelo d´acqua, nella pioggia tropicale del tramonto, a scrutare l´orizzonte tra gli schizzi? Piove come quattro alluvioni e ti senti come un coccodrillo, nel caldo, predatore di onde. Le senti tutte intorno “le … regole assegnate a questa parte di universo” ed entri a farne parte. Non ti viene da chiederti quante sono le gocce che ti stanno cadendo intorno. Il numero lo sai, é cifra tonda, lo hai dentro, é infinito.

La grandezza dell´oceano la percepisci, perfettamente, e sai che quella riga lattea svaporata all´orizzonte, quella poca luce che resta del tramonto, é la soglia della grande cascata, dove il mondo finisce e non finisce mai, perchè é sfera. Sembra un tutt´uno: le gocce che entrano nel mare si fanno spazio come tantissimi siluri che fanno uscire altre gocce via via piú piccole che rischizzano fuori come piccoli delfini, che poi rientrano e via cosí, sempre piú piccole: é la evaporazione all´incontrario. É un tutt´uno!

lezioni di surf[1]É la soglia tra micro e macro. É la soglia tra cielo e terra. Tra aria e acqua. Tra liquido e vapore. E cosí scopri che questa é la temperatura perfetta… e perfetto é pure il tuo galleggiare.
Le differenze: la pioggia che cade é leggermente meno calda dell´acqua dell’oceano.
E poi sali con la pancia sulla tavola per concentrarti su onde che sono dietro ad altre onde che ancora non puoi vedere. Perché entrare in simbiosi con le onde é percepire la grandezza del mare. Ed é pure sentire la sua vitalitá, i suoi movimenti, le sue pulsazioni, il suo battito cardiaco. É cosí che entri in simbiosi con l´oceano.
E poco importa se in piedi sulla tavola ci sei stato qualche manciata di secondi … fisicamente l ´hai rimessa sotto i piedi, l´hai sentita.  Ed é anche tanta, ma tanta, ma tanta, ma tanta roba ancora. Qui e ora”.

Finisce

Allora, che ne dite di questo mio nipote geologo-surfista-poeta?

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POLITICA AL SINGOLARE O AL PLURALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Ottobre, 2015 @ 6:17 am

Detto altrimenti: uno, nessuno, centomila?     (post 2153)

Dal greco: polùs, pollè, polù: molto. Al plurale polloi, molti. Polis, città, la riunione di molte persone. Politica, l’attività attività svolta da molte persone che si occupa della città, ovvero di molte persone. Insomma, non si scappa: la politica è al plurale!

Solo che, soprattutto qui in Italia, tot capita, tot sententiae, ovvero ognuno ha da dire la sua, ognuno la pensa in modo diverso. Eh già … siamo figli degli antichi Romani, a loro volta eredi della cultura (anche politica) greca. Non per niente Graecia capta ferum victorem cepit, ovvero la Grecia, sconfitta militarmente, conquistò il feroce vincitore con la propria cultura. Quindi la colpa e della Grecia! E ti pareva che no scaricassimo la responsabilità su altri …

mondo-di-atene1[1]La Grecia … ma quale cultura politica ci ha trasmesso? “La democrazia ateniese”, “Il mondo di Atene” (Luciano Canfora docet), la testimonianza dell’anonimo ateniese pervenuta fino a noi (l’autore? ma se è anonimo, via …). La conclusione? La democrazia è la migliore forma di governo anche se è la più difficile da attuare pienamente. E qui interviene la matematica: la (buona) politica non è un valore assoluto, ma un limite, un “tendere a” nel senso che ove si rispetti il pluralismo, la politica che ne deriva “tende ad essere” una buona politica.

Infatti buona politica significa innanzi tutto pluralismo che a sua volta significa innanzi tutto rispettare le idee altrui, ovvero praticare un confronto leale, aperto, alla luce del sole con le idee altrui, rispettare chi alla fine grazie ai numeri è prevalso a seguito di un confronto rispettoso dei ruoli istituzionali.

Ma pluralismo significa anche cambiamento, rinnovamento, crescita. Mi spiego con un esempio: se avete abitato per trent’anni nella stessa casa, vi siete abituati a non “vedere” anche ciò che non va: un tappeto scucito, un mobile sbrecciato, una parete annerita. Ma se dopo di voi in quella casa entra un altro inquilino, be’ … costui vede subito tali particolari e vi pone rimedio. Insomma, ogni tanto un po’ di ricambio fa solo bene, rinfresca la mente e l’ambiente e garantisce che il cambiamento sia un miglioramento.

Il contrario? Buono, cattivo. Alto, basso. Dolce, amaro. Lungo, corto. Chiaro, scuro. Politica, monolitica. Ovvero: la cattiva politica inizia a dilagare quando qualcuno inizia a pensare di essere migliore degli altri.

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I DIALOGHI DI PLUTONE (se cliccate nel riquadro sotto il mio curriculum, ne trovati tanti altri …)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Ottobre, 2015 @ 4:36 pm

Detto altrimenti: “Tempo di seconda mano”       (post 2152)

Personaggi ed interpreti: Tizio; Caio; Plutone (sotto le false spoglie di Sempronio)
Scena unica, Atto unico: ai tavolini di un bar in Piazza Domo a Trento

Tizio sta leggendo un libro, “Tempo di seconda mano” quello che ha fruttato il Nobel 2015 per la letteratura a Svetlana Aleksievic …

Caio: Ciao Tizio, che fai, leggi? Fammi un po’ vedere … che strano titolo … cosa vuol dire?

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Svetlana Aleksievic

Tizio: … nel senso che dopo il crollo del comunismo, la mancata corretta evoluzione della politica aveva fatto sì che “ il futuro non fosse dove avrebbe dovuto essere”, ovvero che la gente rimpiangesse la relativamente comoda felicità derivante dal benessere di una politica ordinata, preferibile a parer loro rispetto ad una politica libera, fondata su una faticosa e difficile conquista della libertà di pensiero.

Caio: Politica ordinata, in quanto politica non-disordinata?

Tizio: No, io credo piuttosto politica ordinata nel senso del participio passato del verbo comandare …

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Caio: Ho capito. Sai … talvolta mi si contesta di essere iscritto ad un partito locale, quindi piccolo rispetto ai partiti nazionali. Io replico che la cosa non mi sconvolge affatto. Mi spiego: preferisco di gran lunga far parte di un partito locale liberamente pensante piuttosto che aderire ad un partito nazionale quindi “grande”, il quale potrebbe far vivere anche a me un “tempo di seconda mano”. Grande poi … mi piace ricordare quel corazziere che aveva detto a Napoleone “Maestà, io sono più grande di voi”. Al che Napoleone aveva risposto: “No, tu sei solo più alto”.

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Josif Brodskij

Tizio: E poi, i grandi numeri … io stesso più volte ti ho citato Josif Brodskij, altro premio Nobel, il quale nel suo libro “Il canto del pendolo” invitava gli studenti a diffidare del mono-pensiero, delle folle osannanti, delle unanimità uniformi, se non altro perché all’interno dei grandi numeri più facilmente può nascondersi il male.

Caio: Il mio, un partito la cui storia è stata, è e sempre di più sarà “storia di vita” e non “storia di sopravvivenza”. Storia di vita, e la vita è evoluzione continua del fisico e del pensiero, è dialogo, è libera comunicazione”.

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Tizio: Già, comunicazione … termine che a me piace far derivare da communis actio, azione comune, la quale appunto presuppone il dialogo. Certo che dialogare con chi non vuole dialogare è abbastanza arduo. Infatti il dialogo non si può instaurare se non vi è un “primo trasmettitore” al quale l’altro risponda o se, in presenza del trasmettitore, sia latitante il “risponditore”.

Caio: Hai ragione: la mancanza di comunicazione uccide. Uccide la libertà, uccide la democrazia, uccide la politica.

Tizio: Concordo. Pensa un po’ la negazione del “diritto di corrispondenza” – che il comunismo intimava  come pena accessoria a chi voleva incarcerare e sopprimere in modo “discreto” – era proprio la negazione della “comunicazione” fra l’incarcerato e il mondo esterno. Questo “isolare la persona”, negarle la possibilità di rapportarsi … ecco questo sarebbe un “tempo di seconda mano”, un “futuro passato”, un nuovo “tempo” nella coniugazione dei nostri verbi: un passato che ritorna.

Caio: E invece mi pare che il mio partito – soprattutto negli ultimi due anni – la prima comunicazione l’abbia instaurata con la “base”, ovvero con le persone, iscritte o non al partito, ma sicuramente iscritte – o desiderose di iscriversi – alla società civile liberamente, autonomamente e originariamente pensante.

Una terza persona si avvicina al tavolino dei due amici: Plutone, sotto le false spoglie di Sempronio

thMAZYI1R8Sempronio: Scusate signori, vi ricordate di me? Un certo numero di post fa … dai … che ci siamo già incontrati ai tavolini di questo bar … e manco a farlo apposta il mio tavolino è sempre quello vicino al vostro, per cui anche questa volta non ho potuto fare a meno di “sentire” i vostri ragionamenti che sono così interessanti che li ho proprio “ascoltati” con attenzione, anche se non li condivido in toto

Tizio: Ma sì, mi ricordo di lei, come sta? Posso offrile un caffè .. una sigaretta?

Sempronio: Il caffè sì, grazie. La sigaretta no, sa … il fumo mi brucia in gola .. e dire che dovrei esserci abituato.

Caio: Perché .. che lavoro fa lei? Lavora negli altiforni?

Sempronio: In un certo senso, ma lasciamo perdere il mio lavoro. Piuttosto veniamo ai vostri ragionamenti riguardo ai quali mi permetterei di sottoporvi una sottolineatura.

Tizio: La prego …

Sempronio: Ecco, vedete amici, avete citato il libro della Svetlana Aleksievic, anch’io lo sto leggendo e mi ha colpito un passaggio, quello relativo alla lingua. La scrittrice afferma che gli esseri umani hanno molte lingue: quella che utilizziamo da bambini e quelle altre, tante, ciascuna diversa che utilizziamo per strada, sul lavoro, in viaggio, di giorno, di notte … Ora mi domando: i vostri ragionamenti restano fra di voi o sono destinati anche ad altre persone, magari che so … ad essere pubblicati su di un blog? Perché in tal caso mi chiedo se essi saranno compresi a fondo, o anche  se essi potrebbero offendere qualcuno … qualcuno che sia “politicamente migliore” degli altri …

Caio: Lei ha ragione, ma che vuole, Lei stesso avrà notato che il nostro blogger, quel tale Riccardo, ha recentemente citato un’opera di Umberto Eco “Lector in fabula” nella quale si afferma che chi scrive – e parla, aggiungo io – lo fa già pensando di indirizzare il suo messaggio in una certa direzione, e noi due siamo concordi nel pensare di averlo indirizzato alle persone giuste … ma che sta facendo … se ne va? Stia attento … attento a quel camion … non vede che le sta tagliando la strada? E poi, quanto fumo scarica nell’aria … deve avere un motore ben vecchio …

Tizio: Ma dove è finito quel signore? E’ sparito dietro la nuvola di fumo e scintille emesse da quel camion … sparire così … sottrarsi alla discussione … diavolo d’un uomo! Vallo a capire … vuoi vedere che appartiene a quel gruppo di persone alle quali noi due abbiamo inteso inviare il nostro messaggio? E poi, quel suo riferimento a qualcuno “politicamente migliore” degli altri … ma via … mi piace ricordare un’altra frase di Bodskij: “Il male inizia a dilagare quando qualcuno inizia a pensare di essere migliore degli altri”.
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