ALCESTI, DI EURIPIDE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Maggio, 2015 @ 1:22 pm

Detto altrimenti: ultima riunione dell’ “Anno dei Classici” presso la Biblioteca Comunale di Trento, sotto la guida della Prof Maria Lia Guardini      (post 2051)

thOVD72SF6Come al solito …  la trama? Dai che la trovate in internet! Admeto viene avvisato: o troverà chi lo sostituisca, o dovrà morire. I suoi genitori e i suoi amici rifiutano. Si offre la moglie Alcesti, che però sul filo di lana Ercole strappa a Zanatos (la morte). Sembra semplice e invece no. Innanzi tutto questa non è una tragedia perché “finisce bene”. poi è l’unica ad essere ambientata  in periferia (Tessaglia), anziché nelle tre città simbolicamente sedi di tali ambientazioni: Sparta, Micene, Atene.

E’ la tragedia (comunque chiamiamola pure così), dell’egoismo umano; dell’idea della letteratura  e dei suoi archetipi che richiama lo studio sulla morfologia della fiaba, per cui a distanza di millenni e di migliaia di km, si ritrovano gli stessi temi. E’ anche un “manuale” di regole morali, di una morale laica – aggiunge la Guardini – … di una morale, mi permetto di dire io, né laica né religiosa. Morale e basta … a mio sommesso avviso, s’intende! Richiama l’attenzione sulla responsabilità delle proprie scelte e delle proprie azioni, sul modo di utilizzo della (propria) ragione, sull’uso della letteratura da parte degli intellettuali. E’ anche la tragedia dell’amore vero e di quello ipocrita.

La trama si stacca dai riferimenti mitologici classici e piuttosto si rifà alla tradizione folcloristica popolare: infatti la figura che maggiormente risalta non è l’eroina Alcesti né l’ipocrita Admeto, bensì l’inaspettato ospite Eracle (Ercole)  che accetta l’ospitalità, mangia e beve a strafogarsi, si ubriaca, canta e grida e che alla fine, conosciuto il motivo del lutto (la morte di Alcesti)  si riscatta con un colpo di teatro, il classico deus ex machina e “resuscita” la morta strappandola dalle mani di Zanatos.

Il tema tragico è stato successivamente ripreso da molti autori moderni: fra i tanti Alberto Savinio (pseudonimo di Andrea De Chirico!) , il quale, trovandosi a Vienna in pieno regime delle leggi raziali, vide un uomo tristissimo, al quale avevano prospettato di lasciare il suo prestigioso impiego o di separarsi dalla moglie ebrea Teresa. La donna, saputa la cosa, si suicida gettandosi nell’Isar.  Nella tragedia che Savinio trae da questo fatto di cronaca, arriva Roosvelt in sedia a rotelle e resuscita la suicida. Altra ripresa, “Il Dio Kurt” di Alberto Moravia, ambientata in un campo di sterminio nazista.

L’epoca storica della scrittura e rappresentazione di “Alcesti. Siamo alla fine della democrazia, verso il mondo ellenistico “ricco” di “valori” borghesi e povero di valori assoluti. Ora, per fare una tragedia occorrono “personaggi”, cioè la storia e “valori assoluti” che nella tragedia sono violati. Quindi con il venir meno di tali valori viene meno la possibilità di esistere del genere tragico.

Fine – Compiti per le vacanze, da prepararsi per la ripresa di settembre:

  1. Leggere “Le metafmorfosi” di Apuleio – “Lucio o l’asino” (di Luciano?) – “Il romanzo delle mie delusioni” di Sergio Tofano.
  2. Scrivere: la prosecuzione di Alcesti.

 

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OCCORRE SUPERARE LA POLITICA DEL CUBO DI RUBICK

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Maggio, 2015 @ 6:26 am

Detto altrimenti: all’inizio tutto era  uniforme, interpretabile, comprensibile, gestibile, organizzabile … Poi …       (post 2050)

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… poi le cose si sono complicate. Infatti qualcuno prima di voi ha mosso uno strato, poi un altro e così via: dopo un po’ non è più riuscito a venirne a capo e vi ha passato il cubo. Voi sistemate un tassello, se ne scombinano altri: si riducono le pensioni e gli stipendi, diminuiscono i consumi, diminuisce la produzione, si licenzia, diminuisce il numero di persone occupate, diminuiscono i consumi, etc.. Molto difficilmente se ne esce intervenendo su una successione di singoli interventi, (nel frattempo comunque voi vi siete fatti un cubo tanto!), bensì cambiando “gioco”.

Dice .. si, ma a quale altro gioco possiamo/dobbiamo giocare?

Il nostro paese è pieno di CT della nazionale di calcio: grosso modo uno per ogni bar. lo stesso vale per i “veri politici, i “veri economisti”, i “veri solutori”: dice … ce n’è uno per ogni blog. Almeno uno. Evvabbè, lo ammetto, non mi sottraggo alla mia stessa critica, tanto l’avrete già capito che sto per esporvi la mia ricetta. Si, lo so, quella che sto per esporre  – direte – è un’utopia, una cosa irrealizzabile. Eh no, ribatto, sarà pure un’utopia, ma l’utopia è una cosa non “ancora” realizzata.

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Vengo al punto. 2200 anni prima di Cristo un tale re Hammurabi faceva scrivere dagli scalpellini nella roccia (era la stampa di allora) una sua legge: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te; fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te”. Lo stesso principio – che oggi definiamo “morale” – è stato adottato da un tale morto in croce sul Golgota.

Dice … ma allora la nostra religione è “morale”? No, amici, la nostra religione “ha” una morale, ma “è” Creazione e “Resurrezione”. Il resto sono dettagli. Ma questa è un’altra storia.

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Noi, torniamo alla Politica.  Io sono un ammiratore del filosofo del diritto naturalizzato austriaco Hans Kelsen, quando afferma che per verificare una tesi occorre provare ad esagerarne le conseguenze. Non lo sono più quando teorizza la netta separazione del diritto dalla morale. “Summa lex summa iniuria” affermava l’antico diritto romano: per quanto una legge sia perfetta, tanto più potrà sempre recar danno a qualcuno. Quindi, sul piano della sola legge, non se ne esce. Non se ne esce se si prescinde da principi morali, di solidarietà umana, di condivisione, di rispetto dell’Altro, dei suoi diritti.

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Al Kelsen mi piace contrapporre un altro filosofo, Emmanuel Levinas, il filosofo del Volto: “Il Volto dell’Altro ti interroga e si aspetta una risposta da te”.

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Tale Don Ciotti recentemente ebbe a dire: “Temo di più il male fatto da chi lo compie agendo all’intero della legge di quello compiuto da chi viola la legge”.

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A chi rifarsi? A una Persona che vedrei bene anche come Capo Politico, Papa Francesco, non perché io aneli ad uno Stato clericale, ma perché i principi che egli professa sono – a mio sommesso avviso – innanzi tutto i  principi laici oggi assolutamente strategici (= indispensabili e insostituibili) per il governo politico del sistema mondo.

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Le stelle le ha già: mettiamole le strisce, contro la bandiera nera dell'Isis

Le stelle le ha già: mettiamole le strisce!

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.Ma, dice … sul piano pratico? Sul piano pratico la prima mossa sarebbe la costituzione degli USE-United State of Europe o EUE, Etats Unis d’Europe, per concordare con gli USA l’avvio di una Nuova Politica Mondiale non più suicida.

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PARTITI (POLITICI) “A REAZIONE”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Maggio, 2015 @ 3:15 pm

Detto altrimenti: “Partiti” participio passato di “partire” o sostantivo? Sostantivo maschile plurale, spesso troppo plurale …   (post 2049)

Il primo aereo a reazione: il Caproni-Campini

Il nostro primo aereo a reazione: il Caproni-Campini

Cosa significa che un partito politico è “a reazione”? E’ presto detto: che si tratta di un partito nato solo  come “reazione a -“,  partito il quale più che fare tesoro di quanto di buono si è comunque fatto nel passato e si sta facendo nel presente  e quindi prospettare un  futuro di “continuità nella ricerca” del miglioramento dell’esistente, prospetta tout court la distruzione del passato e del presente. Solo che alla distanza e soprattutto alla prova dei fatti non regge. E’ un po’ come quando un uomo già molto avanti in età anela a una giovane donna: e se poi ti dice di si, che fai? Miracoli? E se poi ti tocca di governare, che fai? Miracoli?

Natura non facit saltus, diceva quell’uno …

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APPUNTI DI VIAGGIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Maggio, 2015 @ 1:33 pm

Detto altrimenti: anche se vicino casa, se riesci a guardare come se fosse la prima volta ciò che vedi molto frequentemente …   (post 2048)

… ti accorgi del bello e del meno bello. Oggi, due ore, in bici, Trento-Mori e ritorno, la solita puntatina per un caffè al locale Bicigrill.

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Proprio di fronte al Bicigrill di Nomi!

Appunto n. 1 – Sull’Adige, i gommoni di Trentino Wilde (v. internet). Li avevo già incontrati l’anno scorso e anche qualche post fa (cfr. ivi). Mi fa molto piacere che il Trentino scopra queste nuove potenzialità. USA, Colorado River … vi sono percorsi solo per persone assolutamente esperte, salti d’acqua da togliere il respiro, assolutamente sconsigliabili non solo per i deboli di cuore, ma anche per le persone che siano “semplicemente” normali. Tuttavia vi sono anche percorsi assolutamente tranquilli, come quelli che con tutta la famiglia abbiamo fatto anni fa: acque che scorrono regolarmente, senza salti, cascate, rapide … addirittura si faceva in tempo a tuffarsi, percorrere una parte del tragitto a nuoto e quindi a risalire sul gommone!

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Partiti!

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Già in allora mi chiedevo perché mai el nos Ades – il nostro Adige – non potesse essere sfruttato turisticamente in questo senso. Ed ecco la risposta: un gruppetto di giovani imprenditori ha dato vita a Trentino Wilde, una organizzazione che vi porta a spasso per il fiume. Bravi!

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Appunto n. 2  – I nostri militari si allenano. Nella corsa. Sulla pista ciclabile. Non ce n’è uno vestito uguale all’altro. Non uno che corra alla stessa velocità dell’altro. A gruppetti, invadono l’intera carreggiata. Faccio fatica a passare con la bici. Più avanti, alcuni di essi fermi a fianco di una camionetta. Mi fermo: “C’è un ufficiale?” Mi indicano una Capitana, tre stelle. Mi presento: “Sottotenente di complemento della Brigata Alpina Tridentina, 45 anni fa. Ora mi avranno promosso almeno colonnello! Senta, Capitano, dica ai suoi uomini di procedere in fila indiana: così come stanno facendo, rappresentano un pericolo per noi ciclisti”. “Si grazie, ha ragione, buongiorno”. Rifletto: a me avevano insegnato che la forza è del reparto, non del singolo: ve l’immaginate andare all’attacco in ordine sparso? I più veloci in pochi minuti, gli altri, via via, dopo. Con calma. Gli ultimi a battaglia finita. Le divise, poi! Ricordo che una volta avevamo avuto una esercitazione in val Pusteria, con l’impiego degli Alpini d’arresto. Noi ufficiali ci presentammo al punto di osservazione, come previsto. Era inverno. La valle bianca di neve. Il trenino, nero, a vapore (!) procedeva sbuffando lungo il fondo valle. Una meraviglia. Un sogno dal quale ci risvegliò il generello (era colonnello ma poiché comandava una brigata, aveva sul cappello l’aquila da generale) che ci fece un mazzo tanto. Infatti non vi erano due ufficiali con la divisa uguale! Poiché l’ordine di servizio non  aveva previsto questo “dettaglio”, chi era in “diagonale”, chi in mimetica, chi in … etc.. etc …. Ma allora, dice … di che ti lamenti? Avete ragione, chi è senza peccato … (nessuna foto per non essere accusato di svelare al nemico i punti di forza del nostro esercito!)

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WP_20150511_017Appunto n. 3 – Ringhiere lungo la ciclabile. La maggior parte alte, robuste. Una bassa, lesionata, comunque debole, sicuramente pericolosa: infatti questa ciclabile cittadina è affiancata da una pista pedonale, ma spesso i pedoni – anche con cani al guinzaglio “lungo” – preferiscono la ciclabile. Orbene, se un cane o un pedone, come spesso avviene, attraversa la vostra traiettoria e vi sbilancia, non solo potreste abbattere quel precario baluardo, ma facilmente lo scavalchereste,  precipitando direttamente per 10 metri sulla strada sottostante. C’è qualche mia lettrice o qualche mio lettore che può segnalare la cosa al sindaco appena neo-ri-eletto? Grazie …

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DA RIVA DEL GARDA A GENOVA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Maggio, 2015 @ 4:45 pm

Detto altrimenti: o viceversa? Una domenica “memory”     (post 2047)

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Oggi sono a Riva del Garda. L’elicottero che vedete non soccorre nessuno, per fortuna si è trattato solo di una esercitazione. Sole, “Ora” (brezza da  sud,) regolare ma niente vela, dovendo accudire la suocera.

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Salita in Albaro

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Nel pomeriggio, in casa. Accendo la TV. Ed io, nato a Genova, “ma” residente in Trentino da un trentennio …. spesso scrivono così di me…

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Piazza Leonardo da Vinci

… ed io, io … la mia patria or è dove si vive … scriveva il Pascoli nella sua Romagna… Evvabbè, si “ma però” quando – da ciclista dilettante – vedi alla TV le prime due tappe del Giro d’Italia, tappe liguri, una sulla ciclabile sanremese che hai già percorso con i tuoi amici Uisp e Fiab di Trento e l’altra, con arrivo proprio nella “tua” Superba, be’ raga, la commozione sale, sale, come sale la corsa da Piazza Niccolò Tommaseo al “mio” quartiere di Albaro, quartiere “alto” per intendersi – per i Trentini – un po’ come è Povo per Trento.

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Corso Italia

E poi la Piazza Leonardo da Vinci, la discesa per via Giordano Bruno, il Lido di Albaro, Corso Italia, la Foce, Viale Brigate Partigiane,  l’arrivo in cima a via XX Settembre, in Piazza De Ferrari, tutti luoghi della mia infanzia e giovinezza, da zero ai trent’anni, be’ … allora, raga, un post lo scrivo, con qualche foto. Una debolezza personale? Si, “eccheccè” di male? Mica sono perfetto, io, mica sono (solo) una macchina da e per scrivere, io …

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MUSICA A RIVA DEL GARDA: ARKOS DUO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Maggio, 2015 @ 7:06 am

Detto altrimenti: organizzata dall’Associazione Amici della Musica di Riva del Garda …. (post 2046)

I nostri concerti (dico “nostri” perchè il blogger qui presente è il tesoriere dell’Associazione citata, presieduta dal Prof. Franco Ballardini) stupiscono noi stessi organizzatori. Infatti, la volta precedente, a Drò, la vita di Mozart in musica, teatro, marionette e danza. Oggi musica “Klezmer”, musica popolare ebraica mista a contributi sudamericani.

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Protagonisti un violino, quello di Antonino Granata, ed una fisarmonica, quella di Marcello Grandesso. I musicisti, uniti in duo dal 2013 …  “secondo una strutturazione sulle timbriche dei rispettivi strumenti, pongono attenzione alla divulgazione della musica come componente fondamentale nella formazione culturale della persona, a partire dall’educazione dei giovani”.

Ma non era composto da  soli giovani, l’uditorio, bensì anche da noi “diversamente giovani”, a gustare l’energia della giovinezza musicale dei brani eseguiti e degli esecutori, che ci hanno offerto gemme scritte da V. Semyonov (1946); T. Murana e J. Colombo (1915-1971); B. Dvarionas (1904-1972); Astor Piazzolla (1921-1992); R. Galliano (1950) e da loro stessi.

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Musica, la loro, che riattiva binari altrimenti poco frequentati, che  traccia nuove, inaspettate strade ferrate musicali

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Il concerto è stato preceduto da un’interessante presentazione esplicativa del genere musicale e dei singoli autori in programma da parte del Presidente dell’Associazione Prof. Franco Ballardini. Alla fine e “durante”: calorosi e meritatissimi applausi! Grazie Antonino, grazie Marcello! Grazie a voi, amici degli Amici della Musica, grazie per essere venuti  a regalare a Riva del Garda queste emozioni!

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Prossimi appuntamenti musicali degli “Amici della Musica”:

  • Venerdì 29 maggio, ore 20.45, Riva del Garda, Chiesa di S.Maria Assunta
  • Orchestra Haydn – Festival regionale di musica sacra
  • Sabato 20 giugno, ore 20.45, Riva del Garda, Chiesa dell’Inviolata
  • Ensemble Conservatorio – Musiche per tre sculture sacre
  • Venerdì 26 giugno, ore 20.45, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio
  • Recital del vincitore concorso pianistico internazionale Città di Verona
  • Sabato 24 ottobre, ore 17.30, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio
  • Concerto dei migliori diplomati del Conservatorio
  • Sabato 7/14? novembre, ore 17.30, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio, Trio Rezza-Turri-Romani, soprano, mezzosoprano, pianoforte, Sabrina Simonetto voce recitante Donne in prima linea (Duetti d’Opera)
  • Sabato 21 novembre, ore 17.30, Riva del Garda, Auditorium del Conservatorio, Quartetto vocale e pianoforte a quattro mani – Brahms, Liebeslieder 
  • Martedì 8 dicembre, ore 18.00, Arco, Chiesa Collegiata Camerata musicale Città di Arco – Concerto sinfonico

L’Associazione ultra cinquantennale Amici della Musica – Riva del Garda non ha fine di lucro, vive del volontariato del suo Consiglio Direttivo; delle tessere dei soci; dei contributi di sponsor pubblici e privati e del ricavato dei biglietti di ingresso a carico dei non associati. Per associarvisi (€30,00 all’anno) o per sponsorizzarla potete – fra l’altro – contattarne il tesoriere, che poi sono io, il vostro blogger preferito, anche per tel. 335 5487516 o per e-mail riccardo.lucatti@hotmail.it – Vi aspettiamo, grazie!

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NADIA TINTA DI ARIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Maggio, 2015 @ 5:50 am

Detto altrimenti: quando un libro e un’autrice piacciono, appassionano, “catturano” …  (post 2045)

thDIKNM7HV“Io tinta di aria” è l’anagramma del suo nome, del nome di Nadia, Nadia Ioriatti.  Amica di famiglia da poco tempo, come se lo fosse da sempre. Nadia scrive. Scrive su QT-Questo Trentino, scrive racconti, scrive libri. Uno di questi ha già trovato ospitalità sul mio blog, in occasione della sua presentazione da parte di Don Marcello Farina (V. post del 5 e 28 febbraio e del 5 marzo). Al riguardo, senza nulla togliere a quello di Nadia, mi permetto di dire che da quel momento, le letture assolutamente da non perdere sono due: il libro di Nadia ed il commento di Marcello (riportato integralmente in uno dei miei post).

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La Nadia "raccontata"

La Nadia “raccontata”

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Ma tant’è … ora “siamo reclamati” da altre sedi per altre presentazioni … Dico siamo perché Nadia è “nostra” amica, “una di noi”, e noi siamo “orgogliosamente sui amici”. Nadia, fonte di una umanità e di una spiritualità difficile da raccontare – come ha scritto Marcello – ha presenziato, venerdì scorso, ad una ulteriore presentazione del suo libro, fatta da Maria Teresa (per le lettrici che non mi conoscono di persona, da Maria Teresa Perasso, mia moglie).

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Ci ha accolti la Biblioteca Comunale, presso la Sala G.M. Spaur nell’omonimo palazzo in Piazza delle Erbe a Mezzolombardo, il saluto della bibliotecaria Nadia (omonima di Nadia) e di un Assessore uscente candidata sindaco (ne ometto il nome per legge, perché oggi che scrivo … si vota!). Prima di riportare l’intervento di maria Teresa, vi segnalo le prossime presentazioni del libro di Nadia:

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19 maggio 2015, ore 20,30 – Lavis, (probabilmente presso la) Biblioteca Comunale, presenta Don Marcello Farina.

20 maggio 2015, ore 20,00 (aperitivo) ed ore 20,30, Vezzano, Foyer del Teatro Valle dei laghi, presenta Maria Teresa Perasso.

Premessa importante: la relazione di Maria Teresa è stata impreziosita da numerosi interventi “in diretta” di Nadia, parole spontanee e quindi ancora più belle, le quali ci hanno mostrato come la sua “bella scrittura” sia  lo specchio autentico della sua bella interiorità. Parole le sue che io ho registrato, devo solo trovare il tempo di sbobinarle …

Ed ecco stralci della presentazione di Maria Teresa. Scrivo “stralci” a bella posta, in quanto in teoria dovrei riportare anche i brani letti estratti di volta in volta dal libro. Non lo faccio per solleticare il vostro interesse a procurarvi il libro!

Inizia

MezzNadia Ioriatti è trentina, ha due figli ed ha lavorato 35 anni in Provincia come funzionario amministrativo occupandosi di argomenti assai “freddi” rispetto alla sua sensibilità. Grande lettrice, è anche scrittrice e collabora da dieci anni alla rivista Questo Trentino con racconti mensili. Molte persone, apprezzando le sue pagine, l’hanno esortata e convinta a pubblicare questo libro Io, tinta di aria che è uscito nel novembre 2013 ed è stato ristampato nei primi mesi di quest’anno perché esaurito e tuttora molto richiesto. È un libro così bello, che il sacerdote filosofo don Marcello Farina – che molti di voi sicuramente conoscono – nel presentarlo ha detto testualmente di non essere “all’altezza di percepire tutta la ricchezza in esso contenuta”! Il volume porta una preziosa prefazione di Piergiorgio Cattani ed ha avuto diverse lusinghiere recensioni su Questo Trentino e su quotidiani locali.

Oggi ve ne parlerò io che mi chiamo Maria Teresa Perasso, sono un’insegnante di lettere ormai in pensione, ma soprattutto mi considero un’amica di Nadia.

IO, TINTA DI ARIA è un libro così bello, che si legge volentieri e si ha voglia di rileggerlo. Del resto, la struttura scandita in brevi racconti ne facilita lettura e rilettura. Sono infatti 30 racconti – che don Farina ha definito corsivi esistenziali – legati dal filo dell’autobiografia (ma non solo, come vedremo) che ricostruiscono la vita di Nadia con le sue esperienze intense, soprattutto per la difficile prova della malattia, come avete sentito all’inizio e diremo ancora. Troviamo riferimenti all’infanzia, con gli affetti più cari tra i quali spicca il padre, all’adolescenza e via via fino al passato più recente.

Maria T. e NadiaQuello che caratterizza molto questo libro e lo rende così bello ed avvincente è di certo il contenuto, ossia lo svolgersi degli avvenimenti raccontati pagina per pagina (vicende anche dure, temi anche forti), e parallelamente il linguaggio che Nadia usa. Voglio dire che ci troviamo frequentemente davanti ad espressioni assai originali, che colpiscono al pari dei fatti narrati e che non raramente arrivano ad essere poetiche. Quindi chi si immerge in queste pagine viene catturato dal racconto degli avvenimenti e nello stesso tempo rimane colpito dalla ricchezza linguistica, dalle personalissime immagini espressive di cui la narrazione è nutrita.

Provo a fare qualche esempio…

  • In Premaman leggiamo…(p. 53): qui il classico vestito premaman è visto con la metafora del chador, immagine di chiusura e di oppressione di fronte a cui i liberi pancioni rotondi esprimono libertà e gioia.
  • In Giardino d’inverno troviamo una bellissima immagine… (p. 74): trovo molto bella e soprattutto spiritosa la metafora della digestione.
  • E c’è un momento molto intenso a Villa Rosa, che Nadia frequenta per fisioterapia. Dice di se stessa che si è indurita per non far traboccare l’emotività. Ma ad un certo punto… ( p. 88). Ancora una bella metafora: la diga che si rompe perché c’è una forza grandissima che la fa crollare.

In questo bellissimo libro prevalentemente autobiografico il discorso spesso si allarga, va al di là della vita vissuta da Nadia in prima persona e allora troviamo anche momenti corali, soprattutto quando Nadia parla della casa in cui viveva da bambina. Qui il discorso si allarga davvero e quella strada in cui la sua casa si trovava, che è via Chini a Trento, diventa il simbolo di un confine tra due mondi diversi: da una parte la zona residenziale borghese, dall’altra quella operaia. Nadia, abitando su questo confine, ha conosciuto presto i contrasti e le ipocrisie che le differenze generavano.

Sia in riferimento a questo contesto, sia a proposito di altro, in queste pagine troviamo pennellate efficaci che svelano la variegata realtà intorno alla vita dell’autrice e di conseguenza i pensieri e le riflessioni che dalla realtà vissuta ella ricava. Trovo molto bello un breve brano che parla semplicemente di finestre e biancheria stesa, ma che Nadia con la sua sensibilità prende a spunto per una serie di osservazioni molto azzeccate ed anche “gustose” (p. 83). A volte in queste pagine si arriva persino a considerazioni che hanno un valore universale, ossia che sono valide per tutti, in ogni tempo e in ogni luogo. A questo proposito dico subito che, anche al di là dell’autobiografia, l’autrice ci regala talora alcuni camméi e ne è un esempio la figura di Carletto, il famèi, ossia il famiglio, il servo di casa. Era una figura tipica della società contadina fino alla prima metà del ‘900. Carletto è un personaggio mite, buono, struggente, che si ammala invecchiando nella casa dei “padroni” amato come un figlio e cha dà l’occasione a Nadia per dire che non contano solo i legami di sangue nella vita: questa è un’affermazione di valore universale, come dicevo prima.

Della sua infanzia Nadia rivela molte cose belle, a partire dal suo nome: Nadia appunto, che deriva dal russo Nadezhda e significa speranza, ovvero “Nadia”.

Biblioteca MezzolombardoDel suo vissuto di bambina ricorda intensamente il padre Aldo, che ha un posto importantissimo nella sua vita e nel suo cuore. Al padre è dedicato interamente il racconto Croci, in cui veniamo a sapere che egli fu internato a Mauthausen. Tornò così mal ridotto che i familiari non lo riconobbero finché non parlò, con una ferita di 10 cm alla caviglia che si vedeva bene, mentre… “quelle dell’anima non si vedevano”, dice Nadia e aggiunge “ucciso dentro, perché non si può mai sfuggire a un campo di sterminio”, anche se si ha la fortuna di tornare a casa (p. 29 e 31). In molti altri racconti la figura del padre torna, riemerge, continua ad essere una presenza intensa per Nadia, che da piccolina si addormentava… sentite come (p. 75): “Mi prendeva in braccio, appoggiavo la testa sulla sua spalla, lui lentamente contava uno… due… al tre già dormivo. Sono certa di non essermi mai più sentita così: abbandonata ma protetta”. Un amore grandissimo dunque, tanto che dopo la sua morte i ricordi legati a lui (p. 76) “…fanno ancora un gran male. Un dolore naturale e buono che non voglio passi o si diluisca con il tempo”.

Tornando all’infanzia e poi all’adolescenza Nadia ci racconta di incertezze, insicurezze, sensi di colpa … anche talora per atteggiamenti e parole da parte degli adulti– insegnanti compresi! – (tranne il papà) … atteggiamenti che oggi farebbero inorridire non solo gli esperti di pedagogia, ma qualunque persona di buon senso. Ma Nadia ci racconta tutto così bene e troviamo episodi che strappano persino il sorriso:

  • 17 la confessione
  • 26 il disegno
  • 38 il mancato invito alla festa
  • 40 lavare i piatti
  • 45 ginocchia da calciatore “ci sono cose che nell’adolescenza lasciano un segno dal quale non ci si rialza più” (= valore universale)

La giovinezza è presto contrassegnata dal matrimonio, di cui Nadia parla definendolo matrimonio mosso… non solo per il mare agitato in viaggio di nozze… Ma pur nelle difficoltà affrontate, sono stupende, come tutto del resto, le pagine dedicate alla nascita dei figli: un maschietto, seguito pochi anni dopo da una bimba, amatissimi.

IMG_3094E poi… arriva la malattia! La malattia che si è fatta presto sentire ma non presto riconoscere, per cui è passato … (p. 62) un lustro di sospetti, false diagnosi, pareri contrastanti, esami innocui, altri dolorosissimi che vissi come sospesa… intanto facevo la superdonna: figli, lavoro in Provincia, casa da gestire e nessun ascolto del mio corpo, alle sue grida di gabbiano mutilato. Questo è un momento intenso, intensissimo e Nadia ce lo racconta in tutta la sua durezza, ma anche con queste parole così belle, poetiche, quando dice …il mio corpo, le sue grida di gabbiano mutilato. È una metafora intensa e molto bella, qui c’è davvero poesia, come in molti altri passaggi di questo libro che, non mi stancherò mai di dirlo, è stupendo anche per le parole che Nadia sceglie di usare.

Dunque attesa, sospensione… finché si arriva ad una data precisa: otto marzo! Anche qui, nel dramma durissimo che ormai sta per rivelarsi, Nadia ci accompagna con espressioni intense e poetiche: “Quel mattino Milano svela un intimo grigio antracite e autoreggenti che fasciano l’aria”. È un paesaggio-stato d’animo: il grigiore della città accompagna la tensione di chi va da un medico importante per sentire la diagnosi. È un grigiore che pare preannunciare la notizia forte che Nadia riceverà quel giorno (p. 64). Dunque, la sentenza è inappellabile, la vita cambia, tutto appare da un punto di vista diverso. E Nadia ne parla, lascia che noi lettori entriamo e sappiamo, capiamo, vediamo come lei si pone di fronte a questa realtà ormai definita, senza più dubbi.

MezzolÈ sorprendente (e lo dice anche Cattani nella prefazione) il realismo di Nadia, che ci racconta i fatti esattamente come sono e non tralascia nulla, nemmeno la sua rabbia quando esprime con chiarezza quello che ha dentro e lo fa senza vittimismo, perché quello sarebbe un atteggiamento di chi come vittima si abbandona, si lascia andare. No, qui c’è assolutamente una reazione forte, senza mezzi termini, con parole esplicite: (p. 90) “Sicuramente non sono degna di rientrare fra i tanti eroi delle malattie degenerative… andate a quel paese tutti voi alla ricerca di esempi e di eroi. Trovatevelo altrove un eroe, ho già dato abbastanza… rivendico il diritto al lamento”.

Sono davvero tante le osservazioni che si possono fare su questo bel libro e penso che chi di voi lo leggerà potrà assaporare, a seconda della propria sensibilità, un aspetto o l’altro. Non volendo leggere troppi altri passi per non togliere il piacere della scoperta (ma il libro è una miniera, più si legge e più si trova), mi limito a citare alcuni degli argomenti importanti, dove si trovano espressi quei valori universali di cui ho già detto e che vanno dai temi che possono apparire spiccioli, come può essere quello dell’enurèsi notturna dei bambini, ad altri che appartengono a sfere più impegnative: la Giornata della memoria, il tempo, che è indispensabile per sanare ferite, allontanare ricordi amari, cristallizzare i dolori ed estrarne saggezza, lentezza e nuovo Rinascimento che liberi le persone dal ruolo passivo nella crescita economica (anche a questo proposito Nadia si riferisce al padre, che camminava con passo lento, piano e sicuro tra i boschi).

Non mancano in questo libro momenti che, pur legati al dramma, sono connotati da pensieri positivi, addirittura a volte da ottimismo, o anche autoironia ed umorismo: segni di grande intelligenza, di mentalità comunque positiva, di rifiuto di lasciarsi andare al vittimismo, come dicevamo prima.

Ad esempio una notte di mezza estate, quando tutto il parentado era in vacanza, Nadia viene assalita da nausea, oppressione sul petto, difficoltà di respiro. Forse inconsciamente vuole fare prove generali di soccorso, perché – dice lei con un’immagine bellissima e ancora una volta poetica – la solitudine estiva passa attraverso porte disabitate, s’insinua tra gli spazi vuoti. E arriva un medico… ( p. 81).

Nadia si dichiara agnostica, ma si trova a fare un viaggio a Lourdes e ne trae un’esperienza spirituale intensa… (p. 97).

Mi piace chiudere con una frase che pure è a conclusione di uno di questi corsivi esistenziali, in cui Nadia parla del suo essere arrivata sempre troppo presto o troppo tardi agli appuntamenti del destino… (p. 68).

Finisce

Ed io … che altro dire se non “leggete questo libro”? Leggerlo è come ricevere un grande dono: una iniezione di umanità e anche, sia pure “a insaputa dell’autrice” , di profondissima spiritualità.

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ALLE URNE, ALLE URNE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Maggio, 2015 @ 4:38 am

Detto altrimenti: domani si vota!     (post 2044)

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Ultimamente (ultimamente?!) da parte di alcune forze politiche, e sono la maggioranza, si sono attivate iniziative propagandistiche elettorali. Altre, e sono la minoranza, stanno lavorando da sempre per promuovere idee, progetti, soluzioni in favore della collettività. Si tratta di una  minoranza virtuosa che non smetterà di attivarsi anche “dopo” le elezioni, comunque esse vadano.

La bussola della posta poi è piena di “santini”. Li trovi anche al bar, dal gommista, dal giornalaio etc.. Infine arrivano  molte mail. Ve ne sono di due tipi: quelle firmate da una persona, sia essa un candidato, un amministratore o un politico; e quelle “firmate” dal Gruppo Coordinatore, Comitato Promotore, etc.. Sarà … ma io ho sempre preferito conoscere personalmente chi mi spedisce una missiva. Forse perché io stesso mi firmo, da sempre …

Comunque domani si vota: alle urne, alle urne!

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PRIMAVERA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2015 @ 12:57 pm

Detto altrimenti: di colpo, una primavera calda, quasi un’estate … (post 2043)

E’ tornato il bel tempo, il caldo. Nonostante tutto. Nonostante cosa? Ve lo dico subito. Oggi, come nel dopoguerra: due suonatori di strada passeggiano sotto le finestre, strimpellando i loro strumenti. Li ricordo … avrò avuto chessò … cinque anni e correvo da mamma per farmi dare una monetina da gettare loro dalla finestra. Quasi un gioco per un bambino così piccolo. Oggi il bambino è cresciuto e quella musica, quelle monetine che non erano e non sono un gioco, oggi non mi appaiono certo un gioco, bensì una realtà, una triste realtà.

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Due ore fa sono uscito in bicicletta. E chi mai può resistere all’ammaliante sirena a due ruote, con un tempo così invitante? Ho solo due ore libre da impegni, e allora Trento-Bicigrill di Nomi e ritorno 35 km casello-casello, anzi, casa-casa. All’andata, verso sud, vendo da nord. Al ritorno, verso nord, vento da nord, non forte, per fortuna.

Tre incontri: al Bicigrill un’amica di famiglia che ha già collezionato 1200 km! Sulla via del ritorno mi fermo per fotografare alcuni fiori, un ciclista mi raggiunge, si ferma come me “Mi hai anticipato, anch’io voglio fotografarli”. Gli do i biglietti da visita FIAB e del Blog e lo invito a iscriversi alla nostra Associazione di padalatori: mi ha detto che lo farà. Ripartiamo, a quanto vai? Farò i 25 (kmh, n.d.r.). Allora ti seguo a ruota. Poi lui fa i 32 ed io lo lascio andare: ciao Rosario, ciao Riccardo.

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Poco dopo da dietro sento una voce: “Bella la tua biciletta, storica … quelle cromature … un sogno!”.

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Rari nantes in flumine vasto ...

Rari nantes in flumine vasto …

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Ecco un altro candidato all’iscrizione alla FIAB (biglietti da visita come sopra), Facciamo un pezzo di strada insieme. Mi dice che si iscriverà. Che bel tempo! Che giornata! proprio una di quelle “albo siganda lapillo”, ovvero da contraddistinguersi con un lapillo bianco, ovvero rarissima come rarissimi sono i lapilli bianchi, visto che sono tutti neri …

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UN NUOVO VIVAIO (BIOLOGICO) PER COLTIVARE (PIANTINE E) SPERANZE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Maggio, 2015 @ 6:09 am

Detto altrimenti: da tempo mi ero riproposto di dare evidenza a questa iniziativa …. (post 2042)

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Mi trovavo  all’interno del vivaio Tuttoverde a Ravina (TN). Quasi per caso … attratto da un cartello … ho letto, mi sono informato, ho chiesto che mi venisse data una breve nota per farne un “post altrui”, nel senso “non scritto da me”. Ho creduto che ne sarebbe valsa la pena.

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Inizia

taglio nastro

Al centro, in seconda fila, con gli occhiali, braccio proteso, il Sindaco Andreatta

Lo scorso 17 marzo la cooperativa Progetto 92 ha inaugurato il nuovo vivaio biologico in via Stella a Ravina, in prossimità del negozio Tuttoverde della Famiglia Detassis, ampliando in questo modo la propria consolidata attività nel settore delle serre, con 5.000 mq di produzione complessiva. L’iniziativa consentirà di inserire in percorsi di socializzazione al lavoro una quindicina di nuovi ragazzi e ragazze con vulnerabilità sociali, scolastiche e familiari. In questo modo, per il 2015, saranno una settantina i giovani inseriti nel progetto Jobs4NEET, l’iniziativa di inclusione sociale e lavorativa per i giovani di Progetto 92.

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viola

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Con Jobs4NEET, Progetto 92 vuole sostenere ragazze e ragazzi con vulnerabilità sociali, scolastiche e familiari, con un’attenzione nuova e particolare al fenomeno dei NEET (Not in Education, Employment or Training), giovani tra i 15 e i 29 anni non più inseriti in un percorso scolastico/formativo e neppure impiegati in un’attività lavorativa, in aumento anche in Trentino.

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cassetta nidoI ragazzi si sperimentano così nella coltivazione di un ampio assortimento di piantine orticole, aromatiche, officinali, alimurgiche biologiche, acquistabili nello spazio commerciale Tuttoverde. La produzione biologica del vivaio si affianca alla presenza di Progetto 92 nelle serre tropicali del Muse e all’assunzione da parte della cooperativa della gestione della serra di propagazione, dove si coltivano le piante destinate alla serra tropicale del museo. A queste attività si aggiunge il potenziato lavoro del laboratorio di falegnameria di Maso Pez – il centro di socializzazione al lavoro della cooperativa a Ravina, nonché primo vivaio biologico orticolo in Trentino – con la produzione di arnie, commercializzate tramite accordo con SAV Scorte Agrarie e di cassette nido per uccelli, prodotto nato dalla collaborazione scientifica con Muse e in vendita presso il MUSE Shop e Tuttoverde.

Rilevante anche la collaborazione con la cooperativa sociale Alpi di Trento per svolgere al centro Maso Pez alcune attività di assemblaggio.

Per saperne di più:

  • Progetto 92, Via Solteri, 76, 38121 Trento Tel:+39 0461 823165
  • Web: www.progetto92.it, www.jobs4neet.it
  •  @: info@jobs4neet.it
  • Vivaio Biologico di Progetto 92, via Stella, 63 a Ravina di Trento (per acquisti al dettaglio Tel:+39 0461936036)
  • Centro Maso Pez, via Margone, 11 a Ravina di Trento Tel:+39 0461 917662

Finisce

Ecco, credo proprio che valga la pena  divulgare iniziative del genere. Voi, care lettrici e cari lettori, che ne dite?

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