UNA SCRITTURA FEMMINILE AZZURRO PALLIDO, Franz Werfel e altri consigli…
pubblicato da: Mirna - 26 Maggio, 2019 @ 3:51 pm
Spesso è interessante rileggere autori del passato e durante il nostro ultimo LibrIncontri sono apparsi Franz Werfel, Antonio Fogazzaro e Arthur Schnitzler con il suo “Doppio sogno”.
Maria Teresa ci ha parlato di Franz Werfel (1890-1945) e di uno dei suoi ultimi
romanzi pubblicato nel 1941.
Noto anche come poeta Werfel si erige a”cantore di un’infinita sete di redenzione”.
Però in questa storia che inizia all’arrivo di una lettera di una donna e termina in un palco dell’Opera di Vienna non v’è la “redenzione” del protagonista. La salvezza che gli era stata offerta non è stata colta. Sa di aver fallito. Sente il suo cuore “guasto”.
Di chi è la scrittura femminile azzurro pallido? Di Vera, l’unico grande amore del protagonista Leonida ormai cinquantenne, capo divisione al Ministero, sposato alla ricchissinma Paradini.
Una carriera splendida grazie ad un frac ereditato da un amico ebreo.
Con questa “maschera” è diventato un altro, dimenticando la povertà è potuto entare nel bel mondo, fare un ottimo matrimonio e diventare importante.
Siamo nella Vienna degli anni Trenta quando il mondo asburgico è in declino e minacciosi venti antisemiti si profilano all’orizzonte.
Vera fa parte del passato di Leonida , conosciuta quando lui era precettore nella sua famiglia e rivista anni dopo quando lui era già sposato. Lontani da Vienna, lui per un incarico, lei per corsi e conferenze contro il razzismo si innamorano.
Ma Leonida la abbandonerà senza spiegazioni.
Non potrebbe mai perdere ciò che ha raggiunto socialmente ed economicamente..
Ma ora leggendo quella lettera dove Vera chiede aiuto per un giovane ebreo, la coscienza di Leonida è in tumulto.
Potrebbe essere suo figlio? Che cosa potrebbe fare? Rivede Vera, ma nell’incontro lei ne uscirà vincitrice , lui meschinamente “messo al muro”.
Lucia ha invece riscoperto Antonio Fogazzaro e un suo romanzo , certamente datato come linguaggio, ma accattivante “Il mistero del poeta”
Altri consigli:
Margaret Atwood : Il canto di Penelope
Nadia Terranova: Addio fantasmi (Liberazione dqal conflitto con il padre)
Maurizio Serra: Biografia di Curzio Malaparte
Anna Tava: Intenso
Daniel Kejes: Fiori per Algernon. Un racconto di fantascienza del 1959, vincitore del premio Hugo. Consigliatissino da Santo.
Erling Kagge : Il silenzio
Mauro Corona: Venti raccontri allegri e uno triste
Janet MacLeod Trotter: La promessa sposa del mercante di tè
David Van Reybrouck : Congo. Un saggio consigliato da Riccardo
Brian Weiss: Molte Vite Molti Maestri (come guarire recuperando il proprio passato….e chissà vite precedenti?)
Con questo incontro vivace , allegro pieno di consigli si chiude l’anno di…come chiamarlo… piaceri letterari?
Però dobbiamo organizzare la cena del gruppo.
Mercoledì 5 giugno?
Naturalmente il mio blog sarà attivo anche durante l’estate con consigli di lettura.
Miei e vostri.
Perchè leggere amplia la vita.
ALEXANDER McCALL SMITH , un narratore da non perdere
pubblicato da: Mirna - 22 Maggio, 2019 @ 7:24 am
Consiglio a tutti i miei lettori questo delizoso romanziere nato nello Zimbabwe e che ha completato gli studi in Scozia.
Alexander McCall Smith è professore di medicina legale all’Università di Edimburgo, autore di dotte opere specialistiche, ma anche narratore e creatore di diverse serie di romanzi gialli .
Fra questi I casi di Precious Ramotswe sono una vera chicca.
Ne sto leggendo uno dietro l’altro perchè ritrovarmi in Botswana tra atmosfere per me lontane ed esotiche mi rilassa.
Un mondo a parte questo dove lavora la signora Ramotswe, la detective n.1 del Botswana, signora gradevole di corporatura tradizionale (ben in carne) aiutata dalla segretaria che ha ottenuto 97/100 punti (l’unica in tutto lo stato) all’esame per segretarie. Il suo diploma è affisso nell’ufficio, naturalmente.
Diciamo che le investigazioni non sono da mozzafiato – sempre però portate a buon fine ( perchè sia la signora Rasmotswe che la segretaria signorina Makutsi sono dotate di perspicacia e spirito di osservazione ) ma ciò che incanta è proprio il modo di vivere e di pensare dei personaggi principali.
Per la soluzione dei casi molto importante è l’ascolto preferibilmente davanti una tazza di tè rosso, bevanda preferita della signora Ramotswe.
Si respira un’aria antica di Africa felix dove spesso arrivano le piogge a portare un po’ di refrigerio alla terra assetata, dove i tramonti rosa si stemperano lentamente nelle notti profumate, dove le tradizioni e la buona educazione sono importantissime per vivere in comunità.
Anche il marito della signora Ramotswe, JB Matekoni -il più bravo meccanico del luogo – è una persona buona e onesta. E generosa tanto da aver adottato due orfani .
Il signo JB Matekoni ha sempre da fare con i suoi due pigri apprendisti, ma riesce a superare con il suo carattere ogni tipo di problema.
Scrittura placida come il fiume africano Limpopo, densa di riflessioni importanti, ma anche di tanto humour.
Sembra un manuale di bon ton ed essenzialmente un codice etico.
Da leggere possibilmente in sequenza cronologica da Le lacrime della giraffa in poi.
Devo ringraziare Roberto, lettore onnivoro, che mi ha fatto conoscere questo talentuoso autore.
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CONSIGLI DI LETTURA: Diana Athill con “Da qualche parte verso la fine” ecc.
pubblicato da: Mirna - 16 Maggio, 2019 @ 3:35 pmDiana Athill, classe 1917, ci offre con garbo deciso e senza troppa retorica sulla bellezza della vecchiaia, sede di saggezza e illuminazione, questo libretto autobiografico premiato nel 2009.
Trovo le sue pagine quasi un “manuale” pieno di spunti e riflessioni obiettive. Diana Athill lo scrive a 89 anni iniziando con realismo sorridente a dire che sarebbe inutile prendere dei cagnolini che senz’altro le sopravvivrebbero o l’amata felce arborea che forse non riuscirà a veder crescere. Non ha preso i cani, ma ha deciso ugualmente di piantare una felce arborea e nel post scriptum sappiamo che essa ha già nove fronde di trenta centimetri l’una.
“Avevo ragione quando dicevo che non la vedrò mai diventare una pianta di grandi dimensioni, ma non credevo che avrei provato
tanta gioia nell’osservarla per quello che è¨ ora, una semplice felce. E’ valsa la pena comprarla.”
Ecco gran parte della sua filosofia, del suo affrontare e godere giorno dopo giorno il dono della vita. Prende ad esempio da Jean Rhis che evitava il pensiero della vecchiaia per non entrare nel panico e che teneva una scorta di sonniferi come eventuale kit del suicidio…ma che non usa.
“Altrettanto esemplare è stato Elias Canetti il cui sprezzo per la morte era più assurdo dello sgomento di Jean.” Ne parla con l’ amante del grande scittore , Marie Louise Motesizky, leggiadra ottantenne che dipinge meravigliosamente la quale dice che il diprezzo di Canetti verso la morte l’aveva quasi convinta che forse lui sarebbe riuscito a non morire!
Poi Diana Athill ci parla di lei, della sua gratitudine di discendere da una famiglia longeva e sana e dalla”morte veloce”, analizza i suoi anni passati e presenti con la lucidità di un chirurgo. Sembra sezionare con il bisturi ogni aspetto o passaggio della sua vita. Come una scienziata parla della sua vita sessuale e quando essa è¨ finita spiegando che è¨ inutuile sentirsi frustrati per qualcosa che ormai non si desidera più.
Accettare la vita nella sua crudezza e mistero. E Diana lo fa con consapevolezza, buon senso inglese ed elasticità mentale per cui ci suggerisce, suo malgrado, di rivolgersi a progetti che si possono realizzare mentre è¨ più saggio lasciar perdere ciò che non si riesce più¹ a fare.
Ha lavorato nel mondo dell’editoria ed è¨ andata in pensione a 75 anni. Ma il vuoto non è¨ mai “entrato” in lei. Eppure è¨ una donna senza fede, non è¨ mai stata sposata, non ha figli, ma nuove passioni le riempiono la vita. La scrittura autobiografica, anche come “sistemazione di s訔, autocoscienza ¨ una grande risorsa, le nascono nuovi gusti letterari, ora meno romanzi, ma più¹ saggi, anche la rilettura dei libri preferiti, ed ancora un po’ di giardinaggio, ceramica…da non dimenticare ovviamente buone ed affettuose relazioni sociali.
E’ anche una persona sensibile e calda.
Insomma la Athill sembra dirci che occorre sa combattere contro il soma che invecchia , cambiare gusti, attività , …darsi anche un po’ meno rossetto (verso i novanta forse)…ma è¨ anche e soprattutto sentirsi liberi di essere solo se stessi “Da giovani molto di ciò che si è¨ dipende da come ci vedono gli altri, e spesso si continua così¬ fino alla mezza età .” Ora finalmente si può² vivere più¹ liberamente e sinceramente.
La sua invidiabile sicurezza è¨ genetica o è¨ maturata con l’età ? A me è¨ simpatica e mi ha fatto sentire “giovanissima”ed ancora piena di progetti, grandi e piccoli.
Questo post è stato pubblicato nel 2011 ma Diana Athill è ancora viva!Ha 102 anni…e due anni fa ha pubblicato DIARIO FIORENTINO. VIVA! Ricordi di viaggio e altre cose che contano.
LA VITA PERFETTA di Renèe Knight un thriller psicologico che avvince e che sorprende.
Catherine Ravenscroft ha ricevuto un romanzo che sembra ricalcare un pezzo dimenticato della sua vita. Anzi è proprio lo stesso. Un avvenimento lontano mai confessato al marito.
La sua vita di donna in carriera e di moglie amata ha uno scossone tanto più che tutto sembra ricollegarsi al suo difficile rapporto con il figlio ormai venticinquenne che è stato sollecitato ad andare a vivere da solo.
Perchè l’autore di questo libro autopubblicato vuole “punire” Katherine?E come fa a conoscere così dettagliatamente questa storia lontana nel tempo ? Per gli amanti dei gialli una lettura avvincente
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CONSIGLI di tutti i generi dal LibrIncontri
pubblicato da: Mirna - 10 Maggio, 2019 @ 7:55 amRiccardo consiglia la lettura di
Henning Mankell che oggi avrebbe 71 anni . Henning fa vivere il “suo” commissario da un romanzo all’altro (leggeteli nella corretta successione temporale) con connessioni, ragionamenti e citazioni progressivamente collegate tal che la serie può essere letta anche come “La vita (soprattutto ma non solo professionale) del commissario Kurt Wallander”. Ciascun romanzo poi ha una uguale struttura: breve prologo; lunga trattazione; breve soluzione del problema con arresto o morte del colpevole; breve ragionamento conclusivo. Nella trattazione infine sono intrecciati diversi filoni, ragion per cui da ognuna di esse si potrebbero trarre più romanzi separati.
Centrale in tutti l’aspetto umano del commissario e dei vari personaggi (in questo Henning è un po’ manzoniano!), la descrizione della società svedese in genere e dell’organizzazione della Centrale di Polizia della cittadina ove Wallander vive e lavora: Ystad, nella regione della Scania, all’estremo sud del paese. Se leggerete questi romanzi, accendete il computer (Google Maps) e seguite i viaggi e gli spostamenti del commissario: sarà molto divertente, interessante ed istruttivo.
Nato a Stoccolma nel 1948, marito di Eva Bergman figlia di Ingmar Bergman, morto di tumore a Goteborg nel 2015. Leggetene la biografia in internet. Famoso soprattutto per i gialli della serie del commissario Kurt Wallander:
- Assassino senza volto
- I cani di Riga
- La leonessa bianca
- L’uomo che sorrideva
- La falsa pista
- La quinta donna
- Delitto di mezza estate
- Muro di fuoco
- Piramide
- Prima del gelo
- L’uomo inquieto
- La mano
Consigli di Riccardo per proseguire nell’accoglimento di ulteriori libri:
- sostituire su uno scaffale numerose foto con cornice con nuovi libri;
- continuare a regalare libri che ormai hanno perso ogni tipo di significato;
- creare nuovi scaffali;
P.S.: Henning Mankell, “Muro di fuoco” prima edizione 1998, pag. 251: … i detentori del vero potere erano le persone che controllavano le comunicazioni elettroniche. – Umberto Eco, “Il fascismo eterno”, Ed. La nave di Teseo 2017, prima edizione 1995, pag. 46: Nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato di cittadini può venire presentata e accettata come “la voce del popolo”
E poi…
Mauro Buffa: Transiberiana. (Santo)
Recalcati: I tabù del mondo (Carla)
Lars Gustavsson: Uno strano animale venuto dal nord (racconti fantascientifici molto avvincenti) dice Roberto
Jean-.Robert Pitte : La via alcolica al divino. Interessante breve saggio (Claudio)
Rilettura da parte di Maria Grazia di:
Josè Saramago: L’uomo duplicato (ricerca ossessiva e introspettiva) e
Denis Diderot: Il sogno di D’Alembert + Il sogno di una rosa di Eugenio Scalfari
Sarah Haywood: La felicità del cactus (Enza)
Marie e il signor Mahler di Paola Capriolo (Alfonso) :
Esce mercoledì 10 aprile per Bompiani il nuovo romanzo dell’autrice e saggista
Il racconto delle estati del compositore, protagonista della storia, fra realtà e finzione
AMARCORD VII- Ritornare a Carpi
pubblicato da: Mirna - 7 Maggio, 2019 @ 10:56 am
Nessuno di noi ormai ricordava a che Amarcord eravamo giunti.
Quanti ritrovi semestrali dopo l’inizio commovente e atteso, necessario – direi io – erano trascorsi?
Sfogliando il mio diario-blog ho ritrovato il numero.
Sette volte che ci vediamo… da Desio, da Trento e da Bologna qui a Carpi dove Brunella, Gianni , Gabriella , Donatella e altri ci organizzano l’incontro.
Non si può più farne a meno. Dicevo: necessario.
Perchè, mi chiedo?
Perchè è una carezza al cuore, un pezzo della nostra vita che non si dà per conclusa o dimenticata, ma qualcosa che è rifiorito in un intreccio di ricordi rispolverati e di nuovi germogli di amicizia.
Ed anche i ricordi stessi sono sempre nuovi: hanno mille sfaccettature e gli avvenimenti, i personaggi ritornano baldanzosi a nuova vita.
Come al Rusinin: una signorina anziana, piccola e mingherlina che aveva una stanza interna nella mia misteriosa casa di Cantarana, via Brennero n.3.
Mia nonna Bianca saggia filosofa emiliana, amante della vita, allegra e canterina, le faceva mille scherzi come quella di “agguati” alle spalle e la Rusinin urlava e imprecava in mantovano. Di lei sapevo che aveva fatto la mondina e che soffriva di artrite.
Alla mattina diceva sempre dopo essersi alzata “Son tutta sciavirulada”
Naturalmente Brunella, Vincenzo, sua sorella Carla ed io siamo tornati in “pellegrinaggio” nella nostra via ferma nel tempo, icona eterna della nostra infanzia e prima adolescenza.
Passeggiando da Cantarana alla stretta del Duomo altri ricordi ci fanno capire quanta intensità di impressioni è stata la nostra infanzia grazie proprio per aver vissuto in un antico angolo della Carpi vecchia: la Cattederale accanto a noi, i palazzi, le pietre, i personaggi speciali. Brunella ed io troviamo un ricordo comune: il fascino che una certa villetta con giardino esercitava su di noi! Vi abitava un medico con moglie e figlioletti, ma sempre , a noi pareva, rinchiusi dietro il loro muretto . E ne parliamo solo ora! Il Tempo dunque non cancella, ma fa rivivere, fa conoscere meglio fatti e persone. Proust la sapeva lunga!
E poi ci aspettava il convivio, momento goderecci0, pieno di desideri, di voglia di star bene, di assaporare delizie.
Trattoria Cognento.
E di ritrovare quel
gusto saporito della vita che negli emiliani è fondamentale: quasi un momento religioso quello di assaggiare al gnoc frit con gli affettati della zona. Bu0no, asciutto, delicato come nuvoletta, ma pregno di antichi sapori della nostra terra.
Il Lambrusco , nettare degli dei…i tortelloni, le carni, tutti sapori perfetti non solo per saziarci ma per risvegliare in noi sentimenti di amore per la vita.
Quasi una preghiera di ringraziamento alla divinità che ci permette di incontrarci in
questa splendida città dalle pietre rosa attorniata da campagne rosse di papaveri e di fremiti.
Ho affrontato un lungo viaggio in treno con cambi a Verona e Mantova .
Stefania non è potuta venire ( un
concerto a Budapest ) lasciando Federico da solo tra noi “ragazzi” dell’Amarcord. Bravissimo Fede!. .
Vale sempre la pena di incontrare persone a noi affini, persone che hanno condiviso momenti molto importanti della nostra vita.
Come Carla, zia di Federico, sorella di Vincenzo, che è sempre stata per me un appoggio e un sorriso. Soprattutto quando sono stata mandata in colonia a Riccione perchè doveva nascere mio fratello. Quanti lustri fa? Tanti.
Ma Carla di qualche anno più grande di me , ricordo, mi aiutò tantissimo.
Splendida donna che vive sorridendo a aiutando gli altri a Mirandola.
Con il marito Giordano- come il fiume biblico- e una gatta deliziosa.
Un bacio.
La prossima volta non solo Stefania, mia diletta figlia e autista, ma Corrado con noi!
MENO DODICI di Pierdante Piccioni con Pierangelo Sapegno
pubblicato da: Mirna - 1 Maggio, 2019 @ 6:27 pm
La storia di questo medico lombardo che a causa di un incidente perde per sempre la memoria dei suoi ultimi dodici anni di vita ci è stata raccomandata da Carla durante uno dei nostri ultimi LibrIncontri.
Il bello del nostro gruppo di lettura sta proprio nello scambiarci impressioni e consigli sui libri letti e discutere delle tematiche che emergono.
Nel 2013 Pierdante Piccioni, primario dell’ospedale di Lodi, ha un incidente automobilistico e va in coma.
Si risveglia poche ore dopo ma il suo ultimo ricordo risale a 12 anni prima e precisamente al 25 ottobre 2001 quando aveva accompagnato il figlioletto Tommaso a scuola con i pasticcini per festeggiare il suo ottavo compleanno.
Anche soltanto immaginare un simile evento è destabilizzante: una parte della nostra memoria, quindi di noi, è stata cancellata definitivamente.
Come ci comporteremmo al suo posto? Probabilmente come lui.
Con rabbia, disperazione e volontà di rinascere.
Pierdante si riconosce a stento anche davanti allo specchio, molte persone incontrate negli anni cancellati ovviamente sono per lui perfetti sconosciuti.
Ma il trauma più profondo è aver lasciato i suoi due figli bambini e ritrovarsi un adolescente e un giovanotto per lui veramente antipatici. Tanto che li soprannominerà il Gorilla e il Serpente.
Scopre anche di aver fatto carriera e di essere da molti stimato come un Robin Hood e da altri temuto come un gran “rompiballe”.
Ma come fare a riavere il suo ruolo se ha dimenticato tutte le conoscenze e gli aggiornamenti medico-scientifici degli ultimi dodici anni?
Con grande volontà e metodo si rimette a studiare .
Il percorso è arduo. In più l’unica persona che ha riconosciuto completamente -nonostante qualche ruga in più – sua moglie – si ammala nuovamente. E lui ha ormai cancellato l’iter della sua malattia pesante. Non ha vissuto neppure la morte della madre.
Ha bisogno certramente di un supporto psicologico e di tanta tenace determinazione.
Scoprire, capire come è cambiato in dodici anni di cui non ricorda nulla. Intuire anche che strada hanno fatto i suoi bambini per diventare un adolescente ribelle e un ragazzo svogliato.
E’ un lavoro di ricostruzione e di rinascita.
Ma volere è potere.
Molto interessante
LETTURE APRILINE di Maria Grazia
pubblicato da: Mirna - 29 Aprile, 2019 @ 6:53 amUna tensione creata ad arte da un orrore celato che si coglie nella lenta evoluzione de ‘L’incubo di Hill House“di S.Jackson ha reso questa lettura davvero interessante: ho apprezzato gli stereotipi del gotico,lo stile ironico e raffinato con cui questa grande scrittrice del secolo scorso ha saputo guardare dentro di se’, arrivare in fondo all’animo umano e dipingere tra inquietudine e mistero la condizione della donna costretta talora a fuggire da una casa “infestata/stregata” . Le porte socchiusa di Hill House son immagini delicate,ricche di tensione che punteggiano la prosa elegante di questa storia di infelicità e di solitudine.
Fiori,colori e sorrisi per te e a presto con vivissima amicizia,Maria Grazia
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BERTA ISLA di Javier Marìas, Einaudi ed.
pubblicato da: Mirna - 17 Aprile, 2019 @ 7:15 am
Un romanzo ampio, ben congegnato e ben strutturato. La storia d’ amore fra Berta e Tòmas destinati da sempre a vivere insieme. Belli , giovani , e attraenti. Simili ma non simbiotici.
Il destino bloccherà il loro progetto di vita serena con bambini.
Tomàs è risucchiato nel mondo dello spionaggio a difesa del Regno. Adattissimo, lui metà spagnolo e metà inglese, ottimo conoscitore di lingue e dialetti a ricoprire quel ruolo.
Intrigante ed avvincente, ma intellettuale ed analitico questo romanzo si legge con attenzione e passione. Oltre all’intreccio delle vite di Tòmas e Isla costretti a non vederi per molti anni c’è lo sguardo sulla vita di ognuno di noi, su chi siamo iul tutto suffragato dalle riflessioni dei grandi autori Shakespeare in primis, poi Eliot e tanti altri.
Berta Isla sa che Tòmas è meno introspettivo di lei, sempre stato restio a un’autoanalisi profonda e forse per questo così abile a trasformarsi in uno, nessuno, centomila. Lo sente diventare estraneo in questa lunga assenza come Ulisse che per appagare le sue avventure dimentica la sua Penelope e il figlio.
Ma lo stesso Tòmas che sente di esistere e non esistere, di agire e non agire si sente schiacciato dalle vite parallele che conduce<. quella che è costretto a fare e quella che sarebbe dovuta essre nei suoi progetti.
E’ un romanzo pluripremiato, un gran romanzo.
Da leggere.
E poi cercare le recensioni di Claudio Magris e altri scrittori che l’hanno apprezzato. Ma prima leggetelo voi per farvi la vostra opinione, come faccio sempre io.
Javier Maraìs è nato a Madrid nel 1951. Autore di numerosi romanzi di successo
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LA MADRE AMERICANA di Laura Laurenzi
pubblicato da: Mirna - 8 Aprile, 2019 @ 12:13 pmNon solo un canto d’amore per la madre Elma persa prematuramente , ma un interessante punto di vista sul nostro secolo appena trascorso.
Laura Laurenzi è una delle più celebri giornaliste di costume d’Italia. Ha già pubblicato molti libri di successo.
La madre di Laura è diversa dalle altre madri: è americana.
Giunta a Roma subito dopo la fine della seconda guerra mondiale con la divisa dell’esercito Usa prende la direzione del Foster Parents Plan, un programma di aiuto che strapperà alla povertà 11.385 bambini italiani.
Uno per uno. Molti anche “adottati” da attori americani. Un lavoro svolto con attenzione e dedizione che riempirà di orgoglio anche la figlia Laura.
Questa è la storia di sua madre e del suo matrimonio italiano con il noto giornalista Carlo Laurenzi amico di Bassani, Cassola, Montale.
Ed è una storia di formazione in un Italia che esce con fatica dal dopoguerra grazie anche agli aiuti americani.
E c’è la Roma della Dolce vita che fa da scenario a Laura adolescente mentre il suo sguardo appassionato ricorda soprattutto la figura della madre ai suoi occhi quasi perfetta. Dedita alla sua missione con onestà e vitalità è anche una madre attenta e sensibile alle problematiche dei figli che aiuterà risolvere in modo pragmatico e senza quell’attreggiamento da chioccia tipico italiano. E’ una madre americana sicchè Laura cresce fra due culture che la arricchiscono e che le permette di raccontarci aneddoti e riflessioni interessanti.
Anche per il padre ci sono stima ed affeto: un padre spesso lontano per lavoro, una persona colta che amava citare massime e consigli in latino.
Ma è alla madre che questo libro è dedicato, una madre persa quando la figlia ha appena sedici anni. Un ricordo intenso e dolente, ma proprio per questo vero.
Ed insieme insieme alla sua storia di ragazzina degli anni ’50 Laura Laurenzi ci fa ripercorrere la nostra vita, le nostre canzoni, i films, i programmi televisivi, un pezzo anche della nostra storia.
Da leggere sicuramente
Ediz. Solferino
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ELOGIO DELLA SOLITUDINE
pubblicato da: Mirna - 4 Aprile, 2019 @ 6:56 amAttenzione, non dell’isolamento. Ma di lunghi momenti soltanto per noi, a tu per tu con se stessi, con i ricordi, le nuove scoperte , il
momento in cui si vive.
Adoro queste mattine soleggiate d’inizio primavera in cui il mio condominio sembra un transatlantico pronto a partire per mille porti lontani. Vedo il fumo volteggiare nel cielo azzurro, gli impiegati della provincia che lavorano negli uffici di fronte, i passerotti che aspettano pazientemente che qualcuno di noi condomini lasci qualche briciola sul davanzale.
Allora metto le canzoni dei Mamas and Papas nel lettore CD e mi lascio trasportare sul mare dell’esistenza. Con chi condividere queste canzoni come “This is dedicated to the one I love?“. Certamente Giuliana se la ricorderebbe insieme ai tempi della swinging London. E’ talmente presente ogni istante del passato, del presente- io felice alla finestra con una sigarettina – il futuro prossimo: un pranzo con gli amici in un maso sulle colline di Trento. “Life is great” diceva Franckie , la nostra amica irlandese.
Occorre dunque una mattinata per sè, non basta la stanza tutta per sè, occorre la capacità di stare bene da soli per riattingere energie, il senso della nostra vita e – sforzandosi un po’ – quella dell’intero cosmo.
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