LA VITA ACCANTO di Mariapia Veladiano
pubblicato da: Mirna - 11 Dicembre, 2011 @ 8:03 amVal la pena, vi assicuro, riparlare del romanzo di Mariapia Veladiano.
Perchè qualche mattina fa nell’aula del prof. Brugnara, all’Università della Terza Età , l’abbiamo incontrata.
Piacevolissima sorpresa conoscere questa giovane signora dai lisci capelli chiari, dall’espressione attenta e trasparente ed apprendere come è nato il suo racconto.
Una storia profonda che io voglio rileggere. La forza di questo libro è che si presta a diversi livelli di fruizione da parte del lettore. Può bastare una lettura veloce per rimanerne appagati, ma una più intensa attenzione alle sue parole, ai suoi messaggi  apre dimensioni infinite.
Perchè si parla di persone, di amore, di accettazione.
Mariapia Veladiano ha ascoltato il mondo intorno a lei in special modo i giovani alunni ai quali insegna e che hanno talvolta  una visione distorta di certi  Valori e tra questi la bellezza o meglio l’Omologazione a uno standard fisico implacabilmente trasmessoci dai mass media. -Per sentirsi accettati, per non dover combattere troppo, per non sentirsi marginali.-
Partendo da alcuni versi di Saba in cui il poeta cerca di risanare la “ferita primaria†di bambino rifiutato, la scrittrice si ricollega alla sua protagonista Rebecca, bambina brutta, che non riesce però ad essere risanata dal suo malessere nè dalla madre psicologicamente disturbata nè dal padre che pecca di “omissione†di soccorso verso la figlia, – perchè come congelato dalla malattia della moglie-
Rebecca però non soccombe e la Veladiano ci spiega un termine da lei stessa  imparato durante l’analisi del suo personaggio: resilienza che in metallurgia significa “ capacità di un materiale di resistere a sollecitazioni impulsive…â€Â e in psicoanalisi †capacità di far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici, stress familiari…â€
Tipico dei bambini “abbandonatiâ€Â il piegarsi ma non lo spezzarsi. E così è per Rebecca che si salva grazie allo “sguardo†di tante altre persone. Della maestra, di  Maddalena, di Lucilla, della signora De Lellis .
Uno sguardo che va oltre la fisicità , uno sguardo che vede la bellezza interiore come quello di Dea che , cieca, “vede†la bellezza de “L’homme qui ritâ€.
Consiglio naturalmente di andare ad ascoltare Maria Pia Veladiano che grazie all’interessamento di Camilla ci parlerà de La vita accanto in Biblioteca , il 9 Gennaio prossimo.
L’abbiamo ascoltata affascinati mentre da teologa ci parlava della signora De Lellis, simbolo di “santità laica†che resiste al male vivendo attraverso la musica  e che per Rebecca diventa  un altro importante elemento salvifico.
E la sua scrittura? Ci ha spiegato dell’importanza della Parola che viene “consegnata†al lettore. Importanza della Parola, primo riconoscimento della Divinità .
Ed importanza del ritmo e del suono come a voler recuperare l’oralità dei nostri primi ascolti infantili.
Gli appunti presi da me ed Enza sono tanti:  ciò che questa luminosa scrittrice ci ha regalato è la sua visione del mondo imperniata sull’Ascolto e sulla Conoscenza degli Altri, baluardo per non lasciarci impaurire dalla diversità .
Vi aspetto nella sala Rosa della Regione, mercoledì 14 dicembre, alle ore 11 per parlare di libri da “leggere e da regalare”..
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1 Responses to “LA VITA ACCANTO di Maria Pia Veladianoâ€
- camilla Says:
Dicembre 8th, 2011 at 08:57 Che esperienza importante “incontrare†, ascoltare chi ha scritto un libro che ci ha lasciati ammirati e stupefatti per la sua bellezza. Una bellezza mai conclamata dall’autrice, che pure possiede grandi mezzi espressivi, ma appena sussurrata, per il lettore attento che ascolta e si fa cogliere da nuovi pensieri nei quali intravvede luci che , a intermittenza, illuminano ampie zone della sua mente (o cuore o anima)che erano buie e silenziose. Cara Mirna sono molto contenta che tu abbia potuto ascoltare questa voce sapiente, questa scrittrice preziosa. Spero di poterle fare anch’io una domanda che mi sollecita fin dalla prima lettura del bellissimo “La vita accantoâ€. E’ una domanda che , forse, mi darà risposte urgenti. e, in generale, penso che potersi avvicinare a uno scrittore vero, di cui abbiamo letto parole importanti, sia una occasione di entusiasmo che (a me è capitato un paio di volte) ci modifica, ci riempie di nuova ricchezza interiore.
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I SOGNI NON HANNO SCADENZA di Alfredo Nepi
pubblicato da: Mirna - 8 Dicembre, 2011 @ 7:23 pmImmergetevi nella campagna toscana tra i colori caldi dell’autunno e abbandonatevi alla speranza che possa succedere qualcosa di nuovo.
I sogni, infatti, non hanno scadenza, ci assicura Alfredo Nepi raccontandoci la storia di “un uomo e una donna” che si innamorano al di fuori del loro rispettivo matrimonio arido e noioso. Un cinquantenne, Jacopo, e una trentacinquenne, Giulia, entrambi disillusi e stanchi di una vita che non regala più sogni vengono sollecitati da un  loro incontro inaspettato a reagire al ripiegamento su se stessi, a quel facile incolpare gli altri della propria infelicità e a guardare con spietatezza dentro il proprio vissuto.
Giulia e Jacopo si fanno coraggio a vicenda e scoprono nuove emozioni fiorite su profonde necessità del cuore e su intense affinità . Come riflette Jacopo “Forse ci si innamora di chi colma i vuoti dell’anima”
Alfredo Nepi è abile nello scandagliare con sincerità  i recessi della sensibilità sia maschile che femminile.
 “Purtroppo bisogna vivere la vita che vogliono gli altri, anzichè quella che vorresti tu.” Jacopo vorrebbe disfarsi della maschera con la quale ha vissuto per tanti anni, ma il percorso per raggiungere una più ampia  consapevolezza è sempre ardua.
Ci sono minuziose descrizioni fisiche dei personaggi e dei loro atteggiamenti e questi diventano quasi  degli stereotipi che si possono incontrare in ogni paesino dell’Italia : l’amico donnaiolo, quello che funge da “grillo parlante”,  l’anziana maestra zitella che spettegola,  l’amica comprensiva e pratica.
E poi c’è la figura dolente della moglie che invecchia e che non suscita più emozioni nel marito.
 La vita ripropone spesso lo stesso soggetto: desiderio d’amore, “innamoramento” delle emozioni d’amore, voglia di fuggire dalla monotonia e consuetudine che non si riesce a trasformare in un sicuro e tenero abbraccio, ma che invece sembra toglierci il respiro.
Forse, ci suggerisce l’autore, l’Amore viene confuso con il desiderio di Libertà ?
“I sogni non hanno scadenza”
tg book
MISS CUORI SOLITARI di Nathanael West
pubblicato da: admin - 2 Dicembre, 2011 @ 4:31 pm
Miss Cuori Solitari, Miss Lonelyhearts, è un uomo, un giovane giornalista che vive nella New York della Grande Depressione.
 Egli stesso si racconta:
” …Assumono un uomo per dare consigli alle lettrici di un giornale. Il lavoro è un gioco d’equilibrio per aumentare la tiratura del giornale e tutti quelli che vi lavorano lo considerano uno scherzo. Lui accetta volentieri quel lavoro…anch’egli considera quel lavoro una barzelletta..ma dopo alcuni mesi si accorge che la maggior parte delle lettere sono solo suppliche profondamente umili di consigli spirituali, espressioni di sofferenze genuine. …Per la prima volta in vita sua è costretto a fare un esame dei valori per i quali vive…”
Miss Lonelyhearts soffre veramente per il dolore che legge nelle lettere che gli arrivano, sente su di sè la miseria, lo sfruttamento, l’ignoranza, la desolazione delle tante Cuore spezzato, Stufa di tutto, Disperata, Disillusa con marito tubercoloso, una anche con il marito storpio… ne è talmente rattristato che persino la Primavera gli sembra priva di speranza di rinascita. Eppure deve consolare, ma è consapevole di non essere onesto in ciò nonostante i consigli elargiti  di darsi alla preghiera, all’Arte – come via d’uscita -, e alle solite risposte di ottimismo di maniera “ Le cose migliori della vita sono gratis – guardiamo il cielo chiazzato di nubi, il mare decorato di spuma…odoriamo il dolce pino e l’inebriante ligustro “
Egli stesso non è convinto, guarda il cielo di maggio e lo vede “come ripassato da una gomma da cancellare”.
 Soltanto  il Sogno può combattere le vite miserevoli dei più, seppure oggigiorno- riflette -i sogni non abbiano più il potere profetico o catartico del passato. Sembrano essere stati sostituiti dal cinema, radio e giornali (Noi del 2011 diremmo dalla TV,TV,TV)
Miss Lonelyhearts dovrebbe risultare il Consolatore, ma egli diventa succube , come riflesso in uno specchio, del dolore dell’umanità .
Nella sua stanza triste e solitaria, dove lo aspetta la lettura de I fratelli Karamazov, è appeso un Cristo d’avorio. Miss Lonelyhearts aveva a suo tempo rimosso la scultura dalla croce per inchiodarla al muro con dei grossi chiodi, ma il Cristo…invece di contorcersi, secondo le aspettative,  rimane  freddamente decorativo.
Tutto ciò ci viene raccontato da Nathanael West con travolgente ed amara ironia ( e come non poteva visto il suo background culturale, cioè l’ambiente ebraico dell’Upper West Side?)
Spassoso il capitoletto sulla nuova mania per l’ordine e il controllo sugli oggetti di Lonelyhearts  “Quando guardava fuori da una finestra sistemava il panorama bilanciando un edificio contro l’altro. Se un uccello attraversava quella disposizione, Miss Lonelyhearts chiudeva gli occhi con rabbia finchè l’uccello non se n’era andato.”
Straniamento e alienazione di Miss Lonelyhearts tanto che non si conoscerà mai il suo vero nome.
Rivoluzionario, dissacratore, talvolta surreale questo breve romanzo del 1933 diventa il capostipite di una tradizione letteraria, teatrale e cinematografica americana. Nel 1958 viene girato un film dal titolo omonimo con Montgomery Clift, Robert Ryan e Mirna Loy ( alla quale devo il mio nome).
Libro gustoso come un cioccolatino ripieno di un liquore inconsueto.
Passigli Editore, 2011
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LE CROCIATE VISTE DAGLI ARABI di Amin Maalouf
pubblicato da: admin - 29 Novembre, 2011 @ 6:18 pmIn attesa di cambiamenti strutturali del Blog che rimarrà  però sempre aperto alla gioia della lettura, ecco alcuni consigli di Riccardo:
  Dopo essermi gustato dello stesso Autore Gli scali del Levante, bellissimo romanzo storico, mi sono dedicato alle Crociate. Questo non è un romanzo. Tutt’altra musica. Non è un libro facile. Anzi, molto impegnativo. Crociate, più che “visteâ€, direi “vissute†dagli Arabi. E’ un complesso testo di cronaca e di storia scritto nel 1983 e tradotto in italiano nel 1989. I Crociati vengono fotografati nel loro agire, che soprattutto è di aggressioni, espansionismo, battaglie, saccheggi, stragi, arricchimenti. Lo stesso dicasi per gli “Arabiâ€, preoccupati soprattutto di difendere o di conquistare, di volta in volta, il loro piccolo singolo dominio, piuttosto che di scacciare l’invasore e difendere una “nazioneâ€. La numerosa collezione delle loro sconfitte iniziali fu dovuta proprio alla mancanza di un sentimento nazionale, di una alleanza di tipo confederativa, di una unità di intenti contro il comune nemico. L’intrigo di alleanze, tradimenti, compromessi, “ribaltoni†fra i vari principi arabi fa impallidire la frammentazione degli interessi dei nostri stati medievali. In più, l’elemento religioso, da quanto si legge, è secondario, in entrambi i contendenti.
Arabi? Specifichiamo. Già nel IX secolo, il potere politico e militare era detenuto non da Arabi ma da Turchi, Armeni e Curdi. Molti soldati nemmeno parlavano l’arabo. Gli Arabi erano stranieri nella loro stessa patria. E questo fatto non ha certo aiutato il mondo arabo ad unirsi contro il nemico.
I Crociati (i “Franchiâ€) avevano sviluppato un sistema di governo statale. Gli “Arabi†no. In ciascuno dei loro piccoli stati, ogni successione comportava una guerra civile.
I Franchi avevano un sistema di leggi che garantiva alcuni diritti sia pure di intensità diversa in capo agli appartenenti ad ogni livello sociale. Presso gli Arabi, il potere del sovrano era illimitato. Ciò poteva essere un bene, in situazioni di emergenza, ma spesso si rivelò un male, in quanto molte decisioni venivano prese a livello istintivo, senza alcun confronto con propri consiglieri.
I Franchi impararono la lingua araba. Non accadde viceversa.
I Franchi e con loro l’occidente, si arricchirono della cultura araba. Non viceversa.
Da quanto sopra, discende la “visione araba odierna†delle crociate come atto sicuramente violento, antefatto sul quale si sono poi sviluppate le contrapposizioni del nostro secolo, intese – oggi sì – come contrapposizioni fra due culture, fra due nazioni, sino all’attentato del turco (non arabo, si noti) Alì Agca contro Giovanni Paolo II, da lui definito in una lettera come “il capo supremo dei Crociatiâ€.
Libro impegnativo, dicevo. Riservato agli appassionati.
Ora mi dedicherò a Pino Aprile, al suo secondo libro (dopo “Terroniâ€): “Giù al Sud – Perché i Terroni salveranno l’Italiaâ€.
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Pino Aprile
Giù al Sud – Perché i terroni salveranno l’Italia
Piemme
Avevo già letto e “postato†il suo precedente lavoro “Terroniâ€, al quale vi rimando. Pino Aprile … ma forse meglio sarebbe stato Primo Aprile, perché da quanto è sorprendente ciò che espone, sembra uno scherzo … ed invece è una cruda, vera realtà , perloppiù sconosciuta. Solo che è un libro vecchio, anche se scritto ed edito “poco faâ€: infatti le azioni che spesso non condivide sono di tali Scajola, Gelmini, Bossi, Bossi, Borghezio, di tale meneghino esperto in bunga bunga, … Carneade, chi era costui? Vabbè, diciamo che è una pluri-cronaca-storica, ormai storia anche per la parte più recente, tanta è la differenza fra il recentissimo passato prossimo e le legittime speranze del nostro futuro, tanto possiamo solo migliorare, a questo punto … o no? O quanto meno, diciamo che sarà più facile migliorare che peggiorare. Infatti quanto ti misuri con un campione, nel suo settore è ben difficile superarlo, non vi pare?
Del precedente lavoro riprende il tema della “conquista del Sud†del 1860. Almeno gli USA la loro l’hanno sempre chiamata conquista, del West, ok, ma conquista, dicevo, e loro, con il loro Sud, ci hanno fatto una guerra per liberare gli schiavi, non per crearne, schiavi della povertà , del disinteresse, della mistificazione, della rapina legalizzata (nel senso: attuata attraverso leggi che ad esempio consentivano alle banche del Nord di scambiare le prprie banconote con l’oro delle banche del Sud e non viceversa).
Il post 1860 che poi si è in parte ripetuto con il post 1945, con fenomeni di brigantaggio entro i quali si inserivano le reazioni alla sopraffazione Nordista e con fenomeni di reazione alla sopraffazione Nordista entro i quali si inserivano brigantaggi. Alla fine Degasperi, esperto di autonomie locali, risolse tutto, salvo che poi, nell’applicazione pratica di quanto stabilito in termini di autonomia locale sicula, si affermò il contrario di tutto. Il Gattopardo, che tutto cambi affinchè nulla cambi. E il conto torna, mafia imperante (ablativo assoluto, n.d.r.). Nel merito del lavoro di Aprile: “cambio paese?†Si domanda un giovane. E gli si risponde: “Cambia il paeseâ€. Infatti uno dei capitoli si intitola La restanza (sic). Chi resta, chi va ma torna, chi vuole far rivivere la propria terra. Le citazioni sono molte, tutte interessanti, sorprendenti, ma per fortuna soprattutto “vereâ€. Un laureato? Portarlo alla laurea costa 300.000-400.000 euro. Se poi è un meridionale che studia al Nord, vuol dire che i genitori hanno fatto sacrifici una vita, trasferendo denari al Nord, per creare un laureato che produrrà ricchezza al Nord. Moltiplicando per “n†queste cifre, emerge, solo a questo tuitolo, un credito enorme del Sud nei confronti del Nord. In un altro capitolo Aprile analizza gli effetti di una eventuale separazione del Sud dal Nord, notate, non del Nord dal Sud, perché a rimetterci sarebbe il Nord, udite, udite! A rileggere la storia e l’attualità attraverso le documentazioni di Aprile, vien da chiedersi: ma lui è un mistificatore oppure tante cose non ce le hanno mai volute dire? Io mi permetto una considerazione: il nuovo governo potrebbe fare una bellissima “finanziaria†semplicemente applicando quanto indicato da Pino Aprile e dalla trasmissione Report. Ma come la faccio facile … però, anche Colombo era stato giudicato un po’ visionario ed alla fine invece … anche se poi oggi taluno dice che, tutto sommato, era solo uno che “aveva sbagliato strada, si era perso …â€
Sapete, all’inizio della lettura di questo “secondo†libro, mi ero quasi pentito: riprende il primo … ne vale la pena? Ma poi, dopo alcuni capitoletti, ne sono stato letteralmente catturato. Come ho accennato ad alcuni amici del blog, ne ho parlato a Paolo Malvinni, poeta, scrittore e drammaturgo che lavora presso al Biblioteca Comunale di Trento, autore fra l’altro di un libretto sulla traversata del Passo San Giovanni da parte delle galee veneziane per portare guerra (navale) ai milanesi (arroccati a Riva del Garda) ed aprirsi la strada per soccorrere la “veneziana†Brescia assediata dai milanesi. Paolo mio ha detto che vuole invitare a Trento Pino Aprile, per completare, attraverso il suo angolo visuale, le testimonianze circa i 150 anni dell’unità nazionale. Bene, Paolo, fallo questo invito, completiamo la conoscenza della nostra realtà storica, attuale e futura … alla fine poi ognuno si schiererà , con il Nord, con il Sud o con l’Italia, ma almeno avremo messo tutte le carte in tavola, non solo alcune.
E poi la scrittura è scorrevole, quasi “vocaleâ€, piena di intelligente umorismo (ma va?) vi assicuro, tipo “ridendo castigat mores†.Leggete i libri di Pino Aprile, gente, leggete e diffondete: diffonderete cultura e civiltà , quella vera, altro che barzellette
Riccardo
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LE QUARANTA PORTE di Elif Shafak
pubblicato da: admin - 22 Novembre, 2011 @ 10:03 am
Che emozione particolare entrare con questa lettura nel mondo del sufismo. Sentire aprirsi a diverse visioni spirituali, ma che alla fine sembrano portare all’unica soluzione per una serena accettazione della vita: conoscersi e donarsi a un Amore superiore!
Conoscevo le danze dei dervisci che mi hanno da sempre affascinato: quel rotearsi intenso per arrivare all’annullamento del sè ed il congiungimento con il Tutto, che incanto! Ma non sapevo dei dervisci erranti, conoscevo appena il nome di Rumi, “lo Shakespeare dell’Islam”.
In questo bellissimo libro la giovane  scrittrice turca Elif Shakaf ci racconta, mescolandolo sapientemente con la vita di una quarantenne americana, l’incontro tra il maestro sufi Rumi e il derviscio errante Shams “il sole di Tabriz”.
Un romanzo nel romanzo: il protagonista contemporaneo convertitosi al sufismo ha scritto “Dolce eresia” che racconta la straordinaria amicizia tra Rumi e Shams , romanzo che deve essere recensito da Ella, la quarantenne americana.
Mentre legge Ella viente trasportata nella Turchia del XIII secolo e in particolare a Konya dove ” Mawlana” (il nostro maestro)  Jalal ad-Din, detto Rumi, studia e insegna . Rumi è amato da tutti “egli ha la capacità di scavare al fondo, in profondità , sotto l’involucro esteriore della religione, e di estrarne la gemma universale ed eterna.”
Ma non è ancora il poeta che noi conosciamo, lo diventerà dopo l’incontro con Shams i Tabriz e la fine drammatica di quest’ultimo. La sofferenza, la consapevolezza, l’amore cosmico ispireranno a Rumi i versi d’amore più belli di tutti i tempi.
Shams ha insegnato a Rumi le “quaranta regole dell’Amore” e questi ha dischiuso il suo cuore alle meraviglie della Vita. Entrambi combattono una jihad verso l’interno di se stessi, sconfiggere il proprio ego, il nafs, il falso ego.
Ed ecco che accanto ai quattro elementi fondamentali della Terra, Acqua, Vento e Fuoco viene posto il Vuoto dove sono presenti le cose nella loro assenza. Un elemento che noi occidentali cerchiamo spesso di fuggire, ma che è fondamentale per raggiungere una visione consapevole d’insieme dove il nostro io fa parte del Cosmo. “La trentanovesima regola dice – Se anche le parti cambiano, il tutto resta lo stesso.” Ci dice Rumi “A poco a poco si arriva ai quaranta, ai cinquanta, ai sessanta. A ogni decennio ci si sente più completi. Bisogna continuare a camminare, benchè non esiste alcun luogo da raggiungere. L’universo gira, incessante e indifferente, e lo stesso fanno la terra e la luna, ma soltanto il segreto custodito nell’intimo degli essere umani fa muovere ogni cosa. E’ in questa conoscenza che noi dervisci attraversiamo, danzando, amore e dolore…”
Le voci narranti sono tante da Shams i Tabriz appassionato, forte, spirituale che rifugge dai beni materiali come poteva essere il nostro San Francesco, a Rumi che ritrova in Shams il suo specchio, ai figli di Rumi divorati dala gelosia, a Rosa del deserto, la meretricre, a Suleiman, il beone a Kimya la sposa inappagata di Shams.
Ringrazio Raffaella che mi ha donato questo romanzo così interessante. Quante cose ci sono al mondo da conoscere e gioirne.
Su Internet si posono leggere poesie tradotte dal persiano di Rumi, conoscere più a fondo l’animo del sufismo e dei dervisci.
 Quanti mondi intellettuali e spirituali da conoscere e scoprire…
CRAMPTON HODNET di Barbara Pym
pubblicato da: admin - 15 Novembre, 2011 @ 4:33 pm
Che piacere reincontrare Barbara Pym all’inizio di un autunno freddo e piovoso a Leamington Lodge, Oxford.
E non poteva essere altro che intorno a tintinnanti tazze di tè offerte e gustate con grande piacere da zitelle , reverendi, professori e pragmatiche “matrone che veleggiano” da un tavolino all’altro.
Siamo negli anni Trenta nell’ovattato e tranquillo ambiente accademico di North Oxford dove quasi tutti sono ricchi e compiaciuti. Il nuovo reverendo Latimer durante un tè di beneficienza chiede a Miss Morrow se ci sono molti malati da visitare, ma questt’ultima risponde “Non ci sono malati in questa zona di Oxford. Sono tutti o vivi o morti. Solo che a volte è difficile vedere la differenza”.
 Miss Morrow è la mite dama di compagnia dell’autoritaria Miss Doggett padrona orgogliosa di Leamington Loadge,  ha trentasei anni, è graziosa, ma non appariscente e si sente ormai far parte delle zitelle oxoniane. Si lascia tiranneggiare amabilmente tanto che spesso si sente incolpata di tutto ciò che succede. Dice al reverendo Latimer, il quale  non sa che scusa accampare per il suo ritardo alla funzione del tardo pomeriggio, “…può dare la colpa a me, se vuole. Le donne sono abituate a farsi carico di fardelli e colpe. Negli ultimi cinque anni sono stata accusata di un po’ di tutto, persino dell’abdicazione di Re Edoardo VIII”.
Il signor Latimer invece cercherà di spiegare il ritardo dovuto proprio ad una passeggiata con Miss Morrow inventando una visita fatta ad un Pastore immaginario che abita in un altrettanto immaginario luogo chiamato Crampton Hodnet.
Evidentemente anche in un mondo tranquillo e piacevole è necessario talvolta trovare una Crampton Hodge. Lo fa il professor Cleveland, bel cinquantenne docente di letteratura inglese, che pensa di essersi innamorato di Barbara Bird, una sua studentessa dagli occhi brucianti che ama declamare poesie con lui.
Barbara ritiene che la moglie di Cleveland, la saggia Margaret, non sia adatta a lui nonostante la gentilezza e l’ospitalità .
Se solo la signora Cleveland non fosse una persona così gentile…e tuttavia era ovvio che non era la moglie giusta per Francis…non dava proprio l’impressione di essere intellettualmente adatta a lui.
“Non riesco a immaginarli che leggono insieme poesie” pensò essendo questa la sua idea di un matrimonio felice.
Che piacere leggere questo romanzo, si entra in modo facile ed efficace negli accadimenti come se affondassimo in soffice panna montata.
Troviamo personaggi esilaranti come il professor Killligrew che vive con una mamma dispotica che esige la puntualità per il tè…e che da pettegolo, come tutta la piccola cerchia di North Oxford, vuole scoprire la tresca tra Cleveland e Barbara. Quando incontrerà i due “innamorati” per caso al British museum a Londra…li seguirà e li spierà  con passo felpato tutto orgoglioso di avere le scarpe dalle suole di para.
Emerge fra tutti la saggia signora Cleveland che dà scarsa importanza alla scappatella del marito, tutta presa dalla conduzione della casa, dalla figlia Anthea e i suoi flirts e da un PRINCIPIO DI REALTA’ che sembra concretizzarsi sempre nell’immancabile rito del tè bevuto da soli o in compagnia.
Succederà così anche a noi oggi a casa di Camilla?Â
Ci incontreremo per il piacere di stare insieme, parlare di noi, di libri, della Rodoreda e della Ferrante che piace a Cristina V. e non a Camilla  (v. commenti nel post precedente)  o… di un’eventuale nostra  Crampton Hodnet ?
Vi racconteremo….
"E se poi prende il vizio?" di Alessandra Bortolotti
pubblicato da: admin - 10 Novembre, 2011 @ 9:00 amso che il blog si sta avviando alla conclusione, e non so se il libro di cui vorrei parlare susciterà l’interesse delle persone che frequentano il blog, ma ne sono rimasta così favorevolmente colpita che non posso fare a meno di scrivertene.
È l’ennesimo libro sui bambini che ho letto ma mi ha colpita molto di più degli altri.
Riassumendo molto:
Quindi secondo me il pregio ed il bello di questo libro è che appunto aiuta a restituire alle mamme la naturalezza del proprio istinto, e la sicurezza che, seguendolo, troveranno sempre la strada giusta. L’istinto di una mamma oggi può essere soffocato come dicevo da commenti (spesso fatti in buona fede, ma non sempre… e spesso non richiesti) al proprio modo di essere mamma, dalla cultura del ‘tutto e subito’, dalla fretta, dalla solitudine e dalla ricerca di sostegno in appigli poco solidi, da modelli innaturali imposti dalla necessità delle grandi marche di farci comprare di tutto e di più, dalle pubblicità irreali in cui si vedono mamme improbabili e lontane anni luce dalla vita vera… Ma quello che una mamma sente nel suo cuore, ecco, quella è la cosa giusta da fare insieme al proprio bambino. E se si è consapevoli del proprio valore, della giustezza del proprio sentire, anche altri ‘problemi’ o ostacoli quotidiani, diversi da quelli affrontati nel libro e apparentemente insormontabili, forse possono essere superati con minori difficoltà .
Paradossalmente, le mamme non dovrebbero aver bisogno di un libro come questo!!! Invece ne hanno bisogno eccome, e per me è stato un enorme piacere leggerlo. Speriamo di avere l’autrice a Lavis per una presentazione del volume in primavera alla libreria ‘La pulce d’acqua’. Vi terrò informati, magari a qualcuno interesserà …
Un abbraccio,
Valentina “
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ANATOMIA DI UNA SCOMPARSA di Hisham Matar
pubblicato da: admin - 4 Novembre, 2011 @ 10:27 am
Di che cosa parla questo bellissimo romanzo edito dalla Mondadori?
 Di un viaggio interiore alla ricerca dei propri genitori, e soprattutto del padre.
Le tessere che mancano alla nostra vita per essere completa sono sempre quelle relative alla famiglia d’origine. E’ necessario per la propria identità rintracciare la parte misteriosa del sè legata ai propri genitori.
Hisham Matar con un linguaggio evocativo e nostalgico ci porta nella sua terra dell’infanzia:l’Egitto e non solo.
Il racconto inizia proprio in una località turistica vicino ad Alessandria e precisamente ai bordi di una piscina circondata da piastrelle che evocano quelle dell’Alahmbra di Granada. La trama si snoda attraverso l’amore per Mona che  pian piano però sbiadisce nella ricerca emotiva dell’inafferabilità di un padre misterioso e sfuggente.
Nuri, la voce narrante, ha un inesauribile bisogno d’affetto e di attenzione. La bellissima madre morta suicida gli acuisce la sensibilità . Il vuoto lo stritola.
Il percorso verso l’accettazione della sua vita e il dirimersi degli interrogativi è arduo. Ma occorre sempre conoscersi e capire ciò che è accaduto.
Ed allora ecco il dipanarsi dei ricordi: la madre che un tempo era raggiante “come appena scesa da una giostra” , ma che negli ultimi anni era  invece terribilmente infelice e rinchiusa in “un proprio paese”, e poi il padre infedele, lontano, che sposa Mona e poi scompare drammaticamente…
Le similitudini cher Matar ci regala sono veramente poetiche e tutto ciò che ci racconta sembra universale: la potenza che gli affetti primigeni hanno sulla nostra storia…
Siete d’accordo?
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NON VOGLIO IL SILENZIO e altri libri
pubblicato da: admin - 1 Novembre, 2011 @ 10:30 am Ecco le ultime letture di Riccardo alle quali, a breve, seguiranno le mie
Prima della chiusura del Blog siete invitati, se avete voglia, a scrivere quale libro state leggendo giusto per terminare in un …crescendo di consigli…
 Scrive Riccardo:Â
Patrik Fogli, Ferruccio Pinotti
Non voglio il silenzio Il romanzo delle stragi
Ed. PIEMME
 Denaro, mafia, potere politico, …. quante volte ne siamo stati informati dai media, quanti libri al riguardo abbiamo trovato sui banconi del libraio … Io ormai li rifuggo come un déjà vu. Infatti, schon katholische, già convertito, recita un efficace modo di dire tedesco, cioè già convinto della cosa … Eppure questo volume (già , perché si trtta di oltre 500 pagine) mi ha attratto. Innanzi tutto gli autori, un ingegnere elettronico (?) ed un giornalista, entrambi scrittori, ovviamente. Poi, prima dell’acquisto, l’ho aperto, sfogliandolo e leggendone qua e là alcuni passaggi … La prosa è articolata, le “scene†(più che capitoli sono tali, infatti, le singole componenti) rimbalzano il lettore su diversi piani: familiare; professionale; della coscienza interiore di ognuno; del bisogno di conoscere la verità ; della pericolosità della sua scoperta, quasi come il folle volo dantesco di Ulisse oltre le colonne d’Ercole, “simbolo di ogni viaggio che, se inteso come percorso conoscitivo, è sempre potenzialmente pericoloso, perché avventura verso l’ignotoâ€. E l’ignoto è ciò che esiste solo in quanto resta tale, al pari dei servizi segreti italiani, i quali, secondo il testo de quo, non possono mai essere “deviati†perché, essendo “segreti†non possono mai essere verificati come tali. Segreti, appunto. “Segui il denaro†… “nessuno si può arricchire in tal modo …..nè manovrare tanto denaro se non è collegato con i poteri forti d’ogni tipo “. Situazioni attualissime, Palermo e Milano … solo alcuni nomi sono diversi. Licenza poetica, pare. In questa sequela, giornalisti padre e figlio ed un magistrato si muovono all’interno di un percorso fatto di domande formulate solo a metà , di risposte non date ma che valgono in quanto tali, di intuizioni che conducono alla “verità vera†ma mai potrebbero condurre alla “verità giudiziariaâ€, dialoghi che presuppongono, nella realtà che rappresentano, la capacità di leggere un mondo non scritto ma pericolosamente intuito. Questa lettura, per certi aspetti, mi ha richiamato alla mente alcuni passaggi della mia vita, allorquando io, che non sono un politico (ma vado a votare, non mi fraintendete!) ho assistito ad alcune riunioni di “politiciâ€. Ogni volta mi sono detto: questa volta stai attento, cerca di capire il significato del loro discorso, cerca di cogliere la sostanza dei ragionamenti, dove vogliono andare a parare … bè … il più delle volte ne sono uscito deluso, sia di chi non si esprime con la necessaria chiarezza, sia soprattutto di me stesso, che dopo tanti studi, laurea, esperienze lavorative e di vita, letture, confronti etc., non riuscivo a venire a capo di alcunché, perchè io sono rimasto al 2 + 2 fa 4 ed anche velocemente. Non che non si capisca il romanzo, anzi … il fatto è che esso descrive fatti di cronaca e della nostra storia recente assolutamente veri, (al centro le stragi, ad iniziare da quelle di Falcone e Borsellino) interpretati tuttavia alla luce di comportamenti delle due parti in causa, e cioè della legge e di ciò che è “fuori legge†che mai avreste pensato che avrebbero potuto essere analizzati e quindi, alla fine, svelati (o intuiti) nella loro brutale verità potenziale (o forse, quel che sarebbe peggio, reale!?). Un pentito confessa. Ma sarò vero o lo ha mandato “Piconeâ€? La sua è la “verità vera†o solo “espediente per chiudere le indaginiâ€? Come si fa a distinguere “voci di corridoio, pettegolezzi†da “fatti accertatiâ€? L’ “accettare di partecipare ad una trattativa con la mafia†(atteggiamento colpevole, attivo) dal “trovarvisi coinvolto†(atteggiamento quasi incolpevole, passivo)? La “fuga di notizie†da “informazione attendibileâ€? La “trattativa†dalla “indagineâ€? La “trattativa†da “colloqui investigativiâ€? La ricerca della “giustizia comunque†dal “perseguimento solo di quei reati che a proprio giudizio danneggiano il bene comuneâ€? Il “combattere†Cosa Nostra dal “convivere†con Cosa nostra? La “ricerca del bene†da quella del “minor male possibileâ€? Il “segreto al servizio della verità vera†dal “segreto al servizio dei depistaggi, della collusione, delle bombeâ€? A pensar male … Il fatto è che il mondo è piccolo. Il nostro poi, quello del nostro Paese, addirittura minuscolo. In tre passaggi, dice taluno, arrivi al Papa. Vai dal tuo parroco, lui ti presenta al suo Vescovo ed è fatta. Allo stesso modo non dobbiamo credere che gli improvvisi arricchimenti, le stragi, le incongruenze del sistema legislativo, gli scandali d’ogni tipo siano rara avis che svolazzano spontaneamente all’interno di una foresta misteriosa al pari di quella salgariana. Non è così. Solo che la mente della maggior parte della popolazione si muove su di un piano diverso, lontano mille miglia dalle foreste di quel tipo. L’altro giorno ho chiesto alla nostra colf quanto pensasse che era fosse l’enorme (proprio così, io dissi enorme, smisurata) indennità di buonuscita recentemente elargita ad un banchiere, invitandola a dire una cifra assolutamente esagerata. “100.000 euroâ€, mi ha detto. In realtà sono stati 42 milioni di euro. Vedete che poi tutti i torti non li ho? Prossimo libro che leggerò da questa sera: “Non tutti i bastardi sono di Viennaâ€, primo romanzo di Andrea Molesini (Sellerio).Â
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Aldo Cazzullo
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La mia anima è dovunque tu sia Mondadori
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Libri con capitoli corti. Avevo iniziato ad apprezzarli con “Il quinto giorno†di Schaetzing (che ho commentato sul blog e che vi suggerisco). Poi mi sono imbattuto in “La vita accanto†della Veladiano. Oggi in poche ore ho letto Cazzullo: ne ho sentito parlare a “Che tempo che fa†e siccome stimo Fabio Fazio, l’ho acquistato. Ora, se i capitoli corti ti aiutano a non perderti in un thriller di oltre 1000 pagine (Schaetzing), va bene. Negli altri casi occorre che siano “compensati†da altre qualità , molte, peraltro, quali ho riscontrato nella Veladiano, che non commento lasciandola alle mie amiche “al femminile†del blog, ben più sensibili e quindi soprattutto in questo caso assai più adatte alla bisogna di quanto non possa essere io. Nel caso di Cazzullo … più storie, un tesoro, un amore dolcissimo ed intenso, fascisti e partigiani, i nuovi industriali del dopoguerra vinicolo (Alba e dintorni), due delitti, un accenno al sesso, un accenno ad un papa che era stato in Germania e tutto sommato “preferiva i neri ai rossi†e ad un vescovo che aveva vissuto i drammi della guerra partigiana e che tutto sommato “preferiva i rossi ai neriâ€, un prete. Tutto molto tratteggiato, tal che il libro si legge, come dicevo, in pochissimo tempo. Una malalingua potrebbe dire che ricorda quando da bambini scrivevamo largo per riempire più facciate del tema in classe che stavamo componendo. Ma questa è solo una battuta, una qualunquisticheria (che brutto neologismo … l’ho appena inventato io, scusate… o esisteva già ?). Il racconto ci offre molti spunti di riflessione, soprattutto se prima leggete la presentazione sul rovescio di copertina. Il romanzo viene di certo maggiormente apprezzato da gente del nord, da Piemontesi, da abitanti delle Langhe … di Alba, poi non ne parliamo nemmeno, Alba città nella quale nel 1966 è nato l’autore. Non per niente in una paginetta, una dedica: l’Autore riporta un breve brano da Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio, non a caso dicevo. E’ anche un giallo, visto come finisce (non andate a leggere la fine, mi raccomando!). E a proposito di gialli, con l’occasione chiedo un aiuto a tutti. Io apprezzo moltissimo quelli di Ambler. Il problema è che li ho letti tutti. Chi mi sa suggerire autori “similiâ€? Grazie e buona lettura a tutti.
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Riccardo
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L'ETA' DI MEZZO di Joyce Carol Oates
pubblicato da: admin - 24 Ottobre, 2011 @ 9:55 am
Una Oates d’annata. Pubblicato nel 2003 da mondadori. da cercare in biblioteca
Ma così forte, presente e profonda. senza indulgenze nei riguardi della società occidentale e delle crisi che ogni suo individuo vive o - si crea ? -nell’arco della vita
dall’adolescenza, alla ricerca del partner e del lavoro giusto, dalla crisi di coppia a quella con i figli per arrivare a quella della mezza etÃ
L’ETà DI MEZZO racconta dunque con sarcasmo e spietatezza, talvolta con amara comicità la crisi che una comunità benestante dello stato di N.Y. attraversa superati i 50 anni.
sia uomini che donne, sebbene siano le donne che nei romanzi della Oates appaiono le più disperate, isteriche e talvolta quasi “invasate”
“tragiche divorziate”, donne illuse o abbandonate che non sanno restare sole
uomini che si sentono invecchiare e che sperano di fermare il tempo lasciando la “vecchia” moglie per un’amante giovane
Il realismo psicologico della Oates racconta molte storie tutte collegate a un personaggio che diventa sia in vita che in morte un “QUALCOSA” di cui tutti hanno bisogno;
  Adam Berendt, una sorta di Socrate con un solo occhio vedente cambia la loro vita con il suo misteroso apparire anni addietro, poi con la sua morte
Tutte le ricche ed annoiate signore si sono innamorate di lui, gli uomino lo ritengono un amico
Adam è saggio, pacato, vive fuori dal gruppo, dalle convenzioni sociali, dagli status symbol
è un artista, uno scultore ma,poi si saprà , egli aveva già compiuto il suo percorso per ritrovare una primigenia armonia tra sè e il mondo
e proprio come Socrate Adam riuscirà a rendere più consapevoli i suoi amici
Â
Romanzo di ampio respiro che mi ha tenuto compagnia in queste lunghe settimane con “una mano sola” in cui sfogliare con la sinistra le 560 pagine mi faceva centellinare meglio la lettura. Nel frattempo a letto , un po’ meno pesante, mi accompagnava “Il mondo oltre la baia” di Beverly Jensen, nessuna introspezione psicologica, ma interessante storia di due sorelle che atrraversano quasi tutto il secolo XX partendo dalla povertà del Canadà  per giungere al benessere del New England. Mi addormentavo presto con esso …
Fra poco inizierò il romanzo scoperto da Camilla e appena terminato di leggere da Miki




















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