BONJOUR TRISTESSE, di Francoise Sagan
pubblicato da: admin - 20 Agosto, 2010 @ 6:54 pmAgosto sta lentamente sfibrandosi in mattinate di pioggerella fine o di umido sole. Una sottile tristezza mi prende stamane. Le cose che finiscono, le persone che sono cambiate. Ripenso alla cara cugina toscana rivista ieri dopo sei anni, i miei cambiamenti degli anni che passano rifllessi in lei. I ricordi dolci del passato, i sorrisi della gioia dell’incontro, in me sempre mitigati dalla malinconica consapevolezza che non si può fermare nulla, che si deve andare avanti. Scriveva Werfel “Si corre unicamente perchè la corsa è l’unica forma di vita, e rimanere fermi sarebbe impossibile a chiunque.”
Che libro ho cercato dunque per crogiolarmi in sensazioni languide, quasi autunnali? “Bonjour tristesse“, comprato nel 1958 , a soli 14 anni, e sulla cui prima pagina scrissi: “Buongiorno tristezza, anch’io ti ho conosciuta”.
Romanzo di grande successo, che fu di moda per alcuni anni, come una canzonetta orecchiabile. Francoise Sagan, giovane scrittrice, divenne famosissima. In quell’anno anche un’altra giovanissima francese divenne popolare: parlo della poetessa Minou Drouet. Chi se la ricorda?
Anni in cui le adolescenti diventano protagoniste, non più bambine in attesa di essere adulte, ma persone che decidono del proprio e dell’altrui destino. Proprio come in questo racconto.
Siamo in un’altra estate del Mediterraneo e la protagonista narratrice vive allegramente con il padre, un vedovo un po’ libertino, che nella figlia trova soprattutto un’amica complice.
Quando il padre conosce Anna, una persona di validi principi, onesta, chiara, e vuole sposarla per la ragazzina viziata e diseducata è il dramma: “Non arrivavo a capire:mio padre così ostinatamente contrario al matrimonio, alle catene, in una notte aveva deciso…Così tutta la nostra vita sarebbe stata cambiata. Perdevamo la nostra indipendenza…”
Riuscirà questa difficile adolescente a ideare un macchinoso complotto con l’ex- amante del padre per far fuggire Anna lontano da loro. Ma questo si rivelerà una spinta al suicidio di quest’ultima. La morte di Anna graverà per sempre sulla coscienza della protagonista :rimorso e grande tristezza.
E la famosa conclusione del libro, letto e commentato da noi adolescenti che amavamo essere talvolta tristi predica “Soltanto quando sono a letto, all’alba, quando in Parigi v’è solo il rumore delle vetture, qualche volta la memoria mi tradisce: l’estate torna con tutti i suoi ricordi…Allora qualcosa si leva in me che io accolgo col suo nome, a occhi chiusi:buon giorno, tristezza.”
Ma, grazie al cielo, la gioia ritorna sempre. Ricordo un romanzo molto amato di Betty Smith “Al mattino viene la gioia”.
E poi ripensiamo al bellissmo saggio di Lorenzo Gobbi che proprio qualche giorno fa ha risposto al mio post e ai vostri commenti.
Commento:
Cara Mirna, leggo per caso questo post, e te ne ringrazio. “Lessico della
gioia “ha significato molto per me, e sono felice che venga letto così –
non sai quanto! Ne è uscita di recente una nuova edizione, presso le
Edizioni Servitium. Sul mio blog www.lattenzione.blogspot.com trovi la mia
e.mail.
Ringrazio te e tutti coloro che così hanno letto: è un dono
davvero straordinario.
Un caro saluto
Lorenzo Gobbi
IL FIUME AL CENTRO DEL MONDO, di Simon Winchester
pubblicato da: admin - 19 Agosto, 2010 @ 6:27 pmNuovamente lascio la parola a Riccardo che mi ha permesso di dedicare una giornata alla  cugina toscana venuta in visita con i nipoti. Non cugina Bette, nè cugina Rachele, bensì Neva, sì come il fiume di San Pietroburgo. Suo padre, lo zio Ugo, esule in Francia per alcuni anni con un gruppo di antifascisti, tra cui Benedetto Croce, amava la Russia. Anni dopo chiamò la sua mini-villetta “La Dacia”.
Incontro denso di ritessitura di ricordi familiari, preziosi, ora che il tempo sembra fuggire così lesto.
Grazie, dunque, carissimo Riccardo che ci proponi sempre letture particolari ed interessanti.
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Quando ne leggi tanti, di libri, va finire che poi di alcuni ti rimane solo il ricordo che erano belli, mentre i singoli contenuti sfumano … ed allora ecco che sei portato a rileggerli. Così mi è capitato per questo.
Winchester è inglese, reporter di fama internazionale che vive a New York. Dopo avere soggiornato a lungo a Hong Kong, in Africa ed in India ha pensato di scrivere – fra gli altri – questo libro sul Grande Fiume Yangtze che, scendendo da nord, scontrandosi con la catena dell’Himalaya, “vira†a sinistra verso est e va a formare quell’enorme delta che è la Cina.
Il libro “risale†il Fiume da Shangai su per le pianure centrali fino alle pendici himalayane e ripercorre a ritroso la millenaria storia cinese. Nelle sue pagine ritroviamo gli anni dei difficili rapporti fra le compagnie commerciali europee e i mandarini Manchu, l’atmosfera peccaminosa della Shanghai dominata dai gangster, lo stupro di Nanchino (il massacro giapponese del 1937), le lotte interne al partito Comunista Centrale durante la rivoluzione culturale, la nuotata di Mao nel fiume e molto, molto altro.
Si tratta di un libro che appassiona ma soprattutto arricchisce il lettore. Infatti, se talvolta i “romanzi storici†– purché ben scritti e fedeli alla realtà nei passaggi essenziali – aiutano a capire la storia, questo “viaggio storico – attuale†a maggior ragione raggiunge uguale scopo.
D’altra parte il lavoro è stato moto apprezzato dal principale concorrente di Winchester quanto ad “Asiaâ€, cioè da Tiziano Terzani, che di Asia se ne intende!
Buona lettura a tutti!
Riccardo Lucatti
TENERA E' LA NOTTE, di Francis Scott Fitzegerald
pubblicato da: admin - 18 Agosto, 2010 @ 3:52 pmDal lungomare di Chiavari ieri mattina, sotto un sole chiaro, spaziavo con lo sguardo da levante a ponente. Vedevo Portofino come una prua di una nave pronta a salpare ed oltre il suo promontorio immaginavo la strada verso la Francia, la Cote d’Azur così vicina a noi.. Mentone dove soggiornò Katherine Mansfield in cerca del clima mite per vincere la sua malattia ai polmoni, Nice con la celeberrima Promenade des Anglais, ed infine la spiaggia di Anbtibes che ci riporta al gruppo di americani di “Tenera è la notte”.
Siamo nel mitico decennio degli Stati Uniti, chiamato l’età del jazz, cha va dalla fine della prima guerra mondiale al crollo della borsa di Wall Street del 1929. E’ il decennio del proibizionismo, del suffragio femminile, del dilagare delle automobili e della radio, anni del boom capitalistico e della “grande paura rossa”, gli anni dell'”americanismo ad oltranza…il decennio di tutte le proteste e di tutte le rivolte, delle utopie più ottimistiche e delle delusioni più spietate. “ Così la grande Fernanda Pivano, dal largo viso di eterna ragazza curiosa e tollerante, scrive nell’introduzione a questo romanzo che ho ripreso e stretto a me con ardore.
E’ l’epoca delle “flappers”, le maschiette, le ragazze che indossano calze di rayon color carne, vestiti di raso senza maniche con le cinture abbassate sui fianchi. Le circonda un’aria di scandalo insieme alle sigarette fumate con lunghi bocchini. Prosperità e benessere sembravano assicurati e perchè dunque non andare in Francia per le vacanze estive?
Fitzgerald con la moglie Zelda andò al Cap d’Antibes nell’agosto del 1925 quando sulla spiaggia vi si incontravano le celebrità della letteratura e del cinema come Doss Passos, Rodolfo Valentino, Mistinguette…E’ questa lambientazione del romanzo che fa da cornice dorata ad una storia di amore e di disastri esistenziali. Una giovane e promettente attrice del cinema, Rosemary “ che aveva una magia nelle rosee palme, e guance accese in una bella fiamma, come il trepido rossore dei bimbi dopo il bagno freddo serale.”…incontra nell’albergo di lusso sul mare tanti personaggi fra cui lo psichiatra affascinante Dick Diver . “Lo guardò e per un momento lei visse nel luminoso mondo azzurro degli occhi di lui, con curiosità e fiducia. “
 E se ne innamora.
Dick è sposato a Nicole, sua ex paziente miliardaria, che ha però ancora ricadute. Quando quest’ultima  si sentirà  guarita completamente divorzia da Dick lasciandolo alla deriva. Il disastro del protagonista personale e professionale si può attribuire all’egoismo miliardario del mondo della moglie che avevav esplicitato  chiaramente “l’acquisto in famiglia” di un medico in grado di curare un suo membro.
La malata, guarita, si ricostruisce una vita inversamente proporzionale a  quella del suo medico-marito che si autodistruggerà .
C’è molto di autobiografico. Sappiamo della malattia mentale di Zelda e dell’alcoolismo di Fitzgerald.
Un romanzo da rileggere anche per la scrittura poetica dell’autore ” si sedette…dove gli alberi creavano un crepuscolo verde sui tavoli e un’orchestra corteggiava un pubblico immaginario…”
L’abbandonarsi sensuale all’estate mediterranea, ai sentimenti istantanei, al piacere e alla musica della vita senza pensare alle conseguenze “tornare…con un mare dai colori misteriosi come le agate e i cornioli dell’infanzia, verde come un latte verde, azzurro come acqua di lavanda, scuro come vino.”
“Tenera è la notte” scelse Fitzgerald come titolo per questa storia rifacendosi a un verso dell”Ode all’usignolo” di John Keats : “Tender is the Night”
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IL SARI ROSSO, e i profumi colorati dell’India
pubblicato da: admin - 17 Agosto, 2010 @ 5:55 pm
 Anche oggi ospito un membro della famiglia Lucatti che mi sta aiutanto nel mio periodo borzonaschino dove il PC funziona malissimo.
E’ la bella Valentina che stasera ci propone una lettura molto interessante.Grazie.
Javier Moro,
 Il sari rosso
“Il sari rosso†ripercorre la storia della famiglia Nehru-Gandhi e della sua influenza nel governo dell’India, dalla conquista dell’indipendenza dall’Inghilterra ad oggi.
Ma non è pura cronaca storica: la narrazione si sviluppa sempre su due piani paralleli.
Da un lato vi è il racconto (mai pesante) dei fatti storici, personalmente molto istruttivo per me, che – confesso – ricordavo ben poco. L’India viene descritta a pennellate nelle sue stagioni, religioni e tradizioni, nei suoi colori e nei suoi profumi, nelle sue infinite povertà e nelle sue grandi potenzialità .
Un ulteriore piano della narrazione, più intimo e personalmente ancora più affascinante, prende spunto dall’incontro a Cambridge di Sonia Maino con Rajiv Gandhi e racconta la loro tenace ed intensa storia d’amore, che porterà “l’italiana†a sposarsi e a vivere a Nuova Delhi, nella stessa casa in cui vive tutta la famiglia del marito, come vuole la tradizione.
Sonia entra in quella casa e noi possiamo vedere Indira Gandhi che si incontra con Nixon, e subito dopo torna a casa di corsa per stare con i suoi familiari; possiamo conoscere molti aspetti della loro vita privata ed il rapporto speciale che sempre legherà Sonia alla suocera Indira; possiamo apprezzare la tempra e l’umanità di Sonia, dalla nascita nel piccolo paesino di Lusiana sull’altipiano di Asiago, al trasferimento ad Orbassano con la famiglia, fino alla ascesa a leader del Partito del Congresso.
Scopriamo (almeno, io non lo sapevo!) che Sonia in realtà si chiama Antonia, e che il cognome Gandhi è solo una omonimia con il Mahatma Gandhi: Sonia prende questo cognome dal marito perché la suocera Indira sposa un Gandhi, il quale non ha alcuna parentela con il Mahatma, ma una semplice omonimia – il legame con il Gandhi che tutti conosciamo è comunque fortissimo, perché il padre di Indira, Nehru, aveva con lui una amicizia profonda.
Sonia, l’italiana arrivata in India per amore, assiste da una posizione assolutamente particolare ai più grandi eventi del suo paese di adozione, fino a sentirsi veramente indiana e quasi costretta, come già avvenuto per altri suoi familiari, ad assumere personalmente un ruolo attivo nella politica dell’India. L’amore per Rajiv, che viene ucciso in un attentato, la spinge a questo passo, che Sonia compie per tenerne viva la memoria; questo amore, ma anche la dolce tenacia di Sonia, la accompagnano sempre, e la spingono prima a lottare contro ogni ostacolo per realizzare il suo sogno di vivere con Rajiv, e poi ad accettare con serenità e forza un destino ed una storia pericolosi, e completamente diversi dai suoi sogni di bambina.
Il libro è abbastanza corposo ma attrae perché avvincente, e si legge con facilità . Conquistano il susseguirsi dei fatti storici ed insieme il racconto della vita e dei sentimenti delle persone che ne sono protagoniste.
Valentina Lucatti
LILA, LILA, di Martin Suter
pubblicato da: admin - 16 Agosto, 2010 @ 5:59 pmE’ CON GRANDE GIOIA CHE LASCIO LA PAROLA A MARIA TERESA CHE INSIEME A MARITO, FIGLIA, ED ALTRI CARI AMICI ED ESTIMATORI, MI E’ D’AIUTO  NEL MANTENERE ACCESO IL BLOG ANCHE IN AGOSTO
 Martin Suter, “Lila, Lilaâ€, ed. I Canguri Feltrinelli
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Mi riaffaccio con gioia al bellissimo blog di Mirna dopo le mie vacanze da Robinson, durante le quali ho fatto tante cose rilassanti, compreso leggere alcuni libri. Tra questi c’è “Lila, Lilaâ€, di Martin Suter. Mi è stato regalato da un’amica che vive a Zurigo e che ha voluto portarmi il romanzo di uno scrittore di quella città . “Lila, Lila†mi ha colpito prima ancora di sfogliarlo per almeno un paio di motivi
Il primo: Zurigo è legata ad un momento molto intenso della mia vita. Nell’ospedale cantonale di quella città , quando ero giovane, mia mamma è stata sottoposta ad un’operazione chirurgica assai ardua. A Zurigo le hanno salvato la vita e due giorni fa ha compiuto 90 anni!
Il secondo motivo è il titolo, così misterioso. Mi chiedevo che cosa mai fosse “Lila Lilaâ€: una filastrocca, il diminutivo di un nome, la lallazione di un bimbo? E a questo proposito mi è riaffiorato alla mente il fatto che, molto tempo ancora indietro, quando ero piccola, una mia cuginetta ancor più piccola di me mi chiamava “Lillaâ€. Chissà perché?
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Mi piacerebbe sapere se anche altri sono stati incuriositi da un libro, prima ancora di aprirlo, solo perché qualcosa a prima vista sfiorava in qualche modo il loro vissuto.
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Dunque uno strano titolo, ma non solo. Il primo capitolo, una sorta di prologo, introduce una sospensione che trova spiegazione solo nelle ultime pagine e tutto lo svolgersi degli avvenimenti è molto avvincente. L’interesse è tenuto desto sia da quel che succede, sia dai personaggi, che hanno un po’ tutti qualcosa di misterioso.
Il romanzo è la storia di un libro che cambia la vita di una persona, anzi di più persone. Altre volte ci si è chiesti se un libro abbia questo potere, ma qui la cosa è super super eclatante.
Non mi sento di dire che la scrittura abbia qualcosa di particolarmente pregevole, almeno dal mio punto di vista, ma ci sono notazioni descrittive assai azzeccate, talora spiritose, come quella dell’albergo
“aggrappato con le unghie e con i denti alla sua quarta stellaâ€.
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Mi capita sempre, nel leggere un libro, che qualche frase mi colpisca e mi resti impressa al punto che –non essendo io gran che creativa- poi mi piace utilizzarla quando parlo, citando ovviamente la fonte.
E a proposito di citazioni, in “Lila, Lila†ne ho trovato una gustosissima da Mark Twain sulla lingua tedesca. Non la conoscevo, mi è piaciuta moltissimo e l’ho subito diffusa perché nella mia vacanza da Robinson parlavo spesso nel mio tedesco un po’ stentato con persone di diversa nazionalità . La trascrivo qui di seguito, sicura che chi conosce almeno un po’ quella lingua la troverà azzeccatissima:
“Ogni volta che il tedesco letterario si immerge in una proposizione, scompare alla vista finché non risbuca dall’altra parte del suo Atlantico con il suo bravo verbo in boccaâ€.
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“Lila, Lila†fa pensare intorno all’amore, al rapporto tra madre e figlia, al dire bugìe (qui ce ne sono di enormi). Fa conoscere i diversi mondi paralleli che vivono in una grande città . Svela anche particolari pratici del mondo dell’editoria. Se qualcuno di voi lo ha letto, mi piacerebbe sapere che cosa ne pensa. Io ne sono stata catturata, il che in vacanza è molto bello.
Un caro saluto a Mirna, che libri divora tutto l’anno, e a tutti i frequentatori del suo blog.
Maria Teresa
STORIE DI NAVI,DI VIAGGI E DI RELITTI, di Alberto Cavanna
pubblicato da: admin - 15 Agosto, 2010 @ 5:39 pmGRAZIEÂ RICCARDO, PER UN ALTRO INTERESSANTE SUGGERIMENTO DI LETTURA CHE CI PROPONI .
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Amici, è l terzo libro di Alberto che mi permetto di segnalarvi … di un autore che oltre che ottimo scrittore è anche un pregevole sarto, si, avete capito bene, sarto. Infatti egli opera una perfetta ricucitura fra passato e presente, fra storia e fantasia, fra terra e mare, fra lui ch scrive e noi che leggiamo. Nel film “Il postinoâ€, Massimo Troisi dice “La poesia non è di chi la scrive, ma di chi la leggeâ€. Ebbene credo che ciò valga anche per i libri di Alberto Cavanna, tanto ti “catturanoâ€, tanto ti coinvolgono, tanto ti senti immerso in situazioni che sono state o che avrebbero potuto essere anche tue.
E poi, la prosa, scorrevole, spontanea, “sincera†…
Questi nostri interventi sul prezioso blog di Mirna non devono essere delle recensioni. E recensione non è se vi segnalo che si tratta di una serie di racconti brevi su episodi storici o quasi attuali, dalla riscoperta delle navi di Nemi, ai funerali dei Vichinghi (vick = fiordo), alle vicende dei prigionieri pisani a Genova dopo la battaglia della Meloria, ai problemi della costruzione del Titanic, alla vita a bordo delle reclute della nostra marina militare, etc..
Insomma, una serie di foto, alcune storiche, altre meno, ma tutte vive, nelle quali, a lato del soggetto principale, compare un particolare che –apparentemente insignificante – aggiunge uno speciale significato alla lettura. Sta a noi lettori cogliere questo “dettaglioâ€.
Buona lettura e Buon Vento (saluto di noi velisti) a tutti!
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Riccardo Lucatti
335 5487516
LA FORMA DELL'ACQUA, di Andrea Camilleri
pubblicato da: admin - 14 Agosto, 2010 @ 6:30 pmUn altro giallo oggi, lettura di compagnia per l’estate e non solo. Ma in realtà sono stata spinta a cercare questo romanzo di Camilleri dal messaggio di Valeria Corciolani, l’autrice del divertente e bel romanzo “Lacrime di coccodrillo”. Vi invito a leggerlo nel post corrispondente, sezione “thriller”. Valeria ci parla non solo del piacere provato a scrivere, ma anche di Chiavari la sua città , dove sono ambientati i fatti raccontati. Chiavari è per il suo  commissario Longhi ciò che Vigata è  per Montalbano?
In questo breve romanzo di Camilleri Montalbano è alle prese prima con la sparizione e poi con l’omicidio dell’ingegner Luparello. Risolvere il mistero non è facile: tutto è nascosto e diverso da ciò che si scoprirà . Si parla di parrucche, abiti femminili indossati da uomini…ma sembra che non esista un segno tangibile per la comprernsione della verità . Così come l’acqua che non lascia il segno.
 ” Qual è la forma dell’acqua?”
“Ma l’acqua non ha forma! Piglia la forma che gli viene data”.
L’importanza della città , dell’ambiente non solo per i commissari, ma per tutti noi. Quanto influisce su di noi il luogo in cui viviamo? E siamo soddisfatti della nostra scelta… o obbligata o per caso?
Per me certamente meglio Trento di questo antico borgo dove oggi io ed Enza siamo sommerse proprio …dall’acqua. Ci siamo consolate mangiando trenette al pesto e godendo della reciproca compagnia.
Dalla portafinestra vediamo ora  un paesaggio degno di D’Annunzio: le rose leggermente sfatte lasciano cadere i petali sulle foglie di borragina, il glicine sospira sotto le gocciole aulenti della pioggia, la scaletta lucida sale verso l’arancio selvatico e la camelia. Il cielo è meno pesante, le rondini vi si sono rituffate e noi speriamo nel ritorno del sereno.
E domani…per restare sempre in acqua…un altro post del nostro marinaio Riccardo.
LASCIAMI ENTRARE, ed un po' di horror svedese
pubblicato da: admin - 13 Agosto, 2010 @ 5:14 pm John Ajvide Lindqvist
“Lasciami entrareâ€
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Enza scrive:
Si è parlato dell’orrore suscitato da Frankestein, il mostro creato dalla penna di Mary Shelley e allora perché non parlare di vampiri, cioè di esseri che per vivere devono nutrirsi di sangue vivo?
Il vampiro è un essere folkloristico e mitologico che sopravvive nutrendosi dell’essenza vitale (generalmente sotto forma di sangue) di altre creature, nonché una delle figure dominanti del genere horror. Ci sono credenze lo fanno risalire alla preistoria, ma il termine vampiro divenne popolare solo agli inizi del XVIII secolo, in seguito all’influenza delle superstizioni presenti nell’Europa dell’est e nei Balcani, dove le leggende sui vampiri erano molto frequenti. Allo stesso tempo, nacquero altri termini in Grecia e in Romania.
Fu il successo del romanzo “Il vampiro†di John Polidori (1819) ad instaurare la carismatica e sofisticata figura del vampiro nelle arti che influenzò le opere vampiresche del XIX secolo e ispirò personaggi come Varney il Vampiro e il Conte Dracula.
Il romanzo “Dracula†scritto nel 1897 da Bram Stoker fu considerato la quintessenza del romanzo vampiresco fornì le basi per le opere moderne. “Dracula†trattò una mitologia costituita da lupi mannari e altri demoni dando voce “allo stato d’ansia di un’epoca e alla paura della società patriarcale vittoriana†e le cui vicende sono ambientate nella cupa Transilvania.
Il libro di John Ajvidie Lindqvist invece svolge la sua storia in Svezia ai giorni nostri e racconta una tenera e crudele storia d’amore, vendetta e vampiri non tralasciando il dolore dell’infanzia maltrattata e la forza dell’amicizia. Una Svezia cupa oltre che buia e fredda, proprio dove ci si immagina che possa vivere un vampiro.
L’ho letto quasi d’un fiato, infatti esso tiene la suspence, alternando momenti di orrore ad altri di commozione e tenerezza. Qui il vampiro è piccolo e apparentemente indifeso e chiede il permesso di entrare: «Uccido perchè devo. Non esiste un altro modo. Uccido perchè voglio vivere. Proprio come te».Â
A Blackeberg, quartiere degradato alla periferia ovest di Stoccolma, il ritrovamento del cadavere completamente dissanguato di un ragazzo segna l’inizio di una lunga scia di morte. Sembrerebbe trattarsi di omicidi rituali, ma anche c’è anche chi pensa all’opera di un serial killer. Mentre nel quartiere si diffonde la paura, il dodicenne Oskar, affascinato dalle imprese dell’assassino, gioisce segretamente sperando che sia finalmente giunta l’ora della rivalsa nei confronti dei bulletti che ogni giorno lo tormentano a scuola. Ma non è l’unica novità nella sua vita, perchè Oskar ha finalmente un’amica, una coetanea che si è appena trasferita nel quartiere. Presto i due ragazzini diventano più che semplici amici. Ma c’è qualcosa di strano in Eli, dal viso smunto, i capelli scuri e i grandi occhi. Emana uno strano odore, non ha mai freddo, se salta sembra volare e, soprattutto, esce di casa soltanto la notte…
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Hanno scritto fra l’altro di “Lasciami entrareâ€:
«Il merito di Lindqvist non è soltanto quello di aver portato agli onori delle classifiche l’horror svedese. Soprattutto, Lindqvist ha restituito dignità , valore simbolico e potenza mitica alla figura stessa del vampiro» Loredana Lipperini, la Repubblica
Recentemente in tv, in seconda serata, hanno dato un film, tratto dal romanzo e, un po’ per l’ora tarda e un po’ per la cruenza disperata di alcune scene, non sono riuscita a guardarlo per intero. Credo tuttavia che non squalificasse il libro, che trovo comunque migliore perché i personaggi – tutti – hanno ognuno un loro spessore che li rende speciali.
Ma allora esistono i vampiri? Vi siete mai trovati in situazioni in cui la vostra essenza vitale ha corso il rischio di essere minacciata?
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Enza Bracia
Sono molto contenta del post della cara amica, non solo perchè il libro presentato benissimo  risulta intrigante e avvincente, ma anche perchè ciò mi lascia il tempo per  accogliere degnamente …proprio Enza che sta arrivando qui…a Borzonasca!
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MIA CUGINA RACHELE, di Daphne Du Maurier
pubblicato da: admin - 12 Agosto, 2010 @ 5:55 pmMi accorgo che leggo molto meno qui dove il mio tempo scorre lento lento. Mi manca senz’altro la città con i suoi stimoli, le librerie, la biblioteca e dove lo spazio-lettura è un regalo prezioso, ritagliato, rubato ai tanti impegni. Una conquista.
Qui mi accontento di riguardare i vecchi libri, ora che ho finito quelli nuovi che mi sono portata. E mi accorgo che riesco a leggere soltanto due o tre ore. Per scrivere il blog ci metto il doppio perchè il portatile è lentissimo, e la casa mi impegna con le sue scale e scalette.
Ma che piacevoli scoperte ritrovare le storie in parte dimenticate! Ho riletto con immenso piacere “Mia cugina Rachele” ritrovandomi nella Cornovaglia della tenuta di Ambrose e Philip Ashley e nella villa fiesolana di Rachele.
Un’altra cugina letteraria dunque, più bella, più affascinante di Bette ma pur sempre dal comportamento ambiguo. Rachele è l’assassina di Ambrose, si chiede Philip? Lo ha avvelenato con i semi di cìtiso che cadono a fine estate dai baccelli di una pianta fiorita?
Le ultime lettere di Ambrose dall’Italia dove si è sposato improvvisamente con questa loro lontana cugina metà inglese e metà italiana sono preoccupanti. Brevi frasi in cui c’è scritto “Rachele…il mio tormento.”
A nulla serve che il suo ventiquattrenne figlioccio Philips, straordinariamente somigliante a lui, si precipiti a Firenze…la villa di Fiesole è deserta, Rachele partita e Ambrose tumulato nel cimitero inglese.
Ma com’è Rachele? Brutta, arcigna, vecchia, piena di reumatismi?
Quando alfine Philip la incontrerà in Cornovaglia ,dove è stata invitata dal curatore dei beni degli Ashley, è stordito. Rachele non corrisponde per nulla a come se l’era immaginata. Ancora giovane, piccola e minuta, dai modi gentili e decisi. L’ inziale astio di Philip si trasforma ben presto in un amore tormentato, violento ed esclusivo. Ma Rachele come tutte le donne affascinanti della letteratura è enigmatica, misteriosa. Sa curare con le erbe, ha rapporti epistolari con un certo signor Rainaldi (un italiano suo coetaneo), ama spendere.
“Ci sono donne, Philip, anche brave donne le quali senza colpa loro sonoi portatrici di sciagura.” lo aveva ammonito il suo padrino.
Presto i sospetti si riaccendono quando Philip stesso si ammala;  dopo aver trovato nel boudoir di Rachele una busta contenente i neri semi di cìtiso teme di essere avvelenato…ma la fine rivela un’altra pissibile verità .
Ci credo che Hithcock amasse i romanzi di Daphne Du Maurier! Essi tengono sulla corda il lettore già dall’inizio  “Una volta gli assassini venivano impiccati a Four Turnings. Ora non più. …Vale a dire che, se la legge lo dichiara colpevole, è la sua coscienza per prima a ucciderlo”.
Le stesse parole che concludono il libro!
DA BOSCO E DA RIVIERA, di Alberto Cavanna
pubblicato da: admin - 11 Agosto, 2010 @ 5:30 pmÂ
Ben tornati a Riccardo e Maria Teresa dall’isola quasi… di Robinson. E che gioia e gratitudine trovare subito un entusiastico suggerimento di lettura, ma non solo… anche tantissime sollecitazioni  per riflettere sulla vita.
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Rizzoli Editore, 2009
343 pagine, €19,00
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Dobra vecia, amici! Buonasera, amici! Sono appena rientrato da una vacanza su di un’isola “selvaggia†(ma in realtà molto, molto più “civile†di certe nostre spiagge superaffollate) dell’arcipelago delle Incoronate, in Croazia, dove, fra le altre cose, ho letteralmente divorato il bellissimo romanzo di Alberto Cavanna, insieme all’altro suo lavoro “Storie di navi, di viaggi e di relitti†(ma di quest’ultimo vi parlerò la prossima volta).
Ricordate? Vi avevo già segnalato il suo “Bacicio du Tinâ€come un libro da non perdere, ma con questo …. Cos’altro dire? (Di più e di meglio, naturalmente!)
Ero in Croazia, dicevo, ed un mio amico, parlando della capacità di adattamento della sua famiglia (2 genitori e 4 figli) alle condizioni “essenziali†della vita sull’isola Incoronata (baia di Koromasnja), disse: “Noi siamo da bosco e da rivieraâ€! No, non conosceva questo capolavoro di Alberto, cito solo l’episodio per inquadrare il corretto significato dell’espressione scelta da Cavanna a titolo del libro.
Paesi della costa ligure, pescatori, le loro osterie, i cantieri navali dal legno alla vetroresina all’acciaio … protagonisti che “si raccontano†storie che non possono che essere vere …umane, aziendali, marine …
Io l’ho divorato, dicevo prima. Poi l’ho passato a Maria Teresa la quale, pur essendo assai meno marinaia di me, ne è rimasta entusiasta. A matita, nell’ultima contropagina, si è segnata i vari punti.
Tutti mi dicono che scrivo bene, che sono creativo etc. Io non sono così d’accordo, soprattutto quando mi trovo di fronte a certi lavori quale quello di cui vi sto raccontando.
Il racconto è unico, composto da più voci che si intersecano e parlano tutte in prima persona.
Bellissimi molti pensieri; ve ne riporto solo alcuni:
“Leggere un libro in fondo è come navigare: apri la pagina e ti immergi nei pensieri di un altro, bevi il suo messaggio e quando chiudi l’ultima pagina scopri alla salvezza di quale porto o alla disperazione di quale naufragio ti ha condottoâ€;
“Il canto dell’albero che viene ucciso e rinasce barca: è questo il rumore lontano delle mie radiciâ€;
“Stavo morendo di un male che era semplicemente il rifiuto di vivere ancoraâ€,
“L’eccellenza nient’altro era se non quello spirito che mio padre mi aveva trasmesso, l’amore familiare per l’oggetto che si costruisce o si ripara, la passione per il proprio lavoro come uno stile di vita …â€;
“La lotta per il potere tanto più è stupida e tanto più è ai verticiâ€;
“Ho sempre detestato le persone che ti rimettono in bocca le tue parole dopo averle rigirate a loro vantaggioâ€;
….
E’ il libro di un vincitore, che ha saputo superare le tempeste della vita.
Complimenti, Alberto!
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Riccardo Lucatti – Trento-Riva del Garda, mob. 335 5487516
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