TI HO INCONTRATO IN INGHILTERRA, di Marjorie Leet Ford
pubblicato da: admin - 1 Giugno, 2010 @ 7:58 pm
Mi sembra obbligatorio citare questo libro dopo essere stata questi due giorni  dalla mia amica Giuliana conosciuta proprio in Inghilterra nel lontano 1967. Entrambe ventiduenni eravamo a Londra alla pari per imparare l’inglese, come la protagonista di questo libro.
Melissa, una ragazza americana anch’essa di ventidue anni,  si ritrova in una famiglia molto snob e alle prese con tre terribili bambini.Â
Tiene un diario, un quaderno azzurro,  dove racconta tutto ciò che avviene intorno a lei. La sua ospite è  un po’ ostile nei suoi confronti, ma lei riesce a resistere, così riesce  a vivere esperienze interessanti in seno a questa famiglia molto ricca che la porta in deliziose country- houses dai prati ricoperti di giunchiglie e addirittura in castelli scozzesi. Melissa può così conoscere il vero British style e assaporare anche gustosi piatti di cui è ghiotta. Le piace annotare le ricette, parla di un piatto scozzese, il Kedgeree, deliziosa aringa affumicata stufata dentro una pentola di riso. Descrive  il cottage pie, carne tritata ricoperta sopra e sotto da patate schiacciate. Insomma, scrive, le patate si mangiano in tutte le forme.
Le sue avventure sono deliziose e divertenti, ad un certo punto c’è anche un flirt con un inglese…ma la sua “americanità ” avrà il sopravvento e alla fine  si farà venire a prelevare dal suo solido fidanzato statunitense.
Giuliana ed io invece eravamo ospiti di famiglie ebree che vivevano a nord di Londra, io in Edgware, lei a Burnt Oak. Ci siamo trovate antrambe benissimo. Avevamo  parecchio tempo libero per cui, oltre alle lezioni di inglese, potevamo prendere l’Underground e girare per Londra, andare al British Council, vedere mostre… Io speravo sempre di incontrare e sposare un Lord inglese…ma abbiamo conosciuto ragazzi di tutte le razze, tranne che inglesi. Italiani, spagnoli, indiani, cambogiani, turchi, afghanistani… Ci siamo però divertite moltissimo e l’anno trascorso in England è da entrambe ritenuto l’anno più spensierato della nostra vita. Per me era magia passeggiare per Hyde Park, sederci a Chelsea, andare a teatro e vedere “The mouse Trap” o “The importance of being Earnest”, per Giuliana anche la speranza di incontrare i Beatles!
Credo che la condivisione di un periodo così significativo rafforzi per sempre un’amicizia. Con Giuliana sono poi andata in Germania, a Muenchen,  per un anno per tentare di imparare il tedesco; ed insieme abbiamo viaggiato tantissimo in autostop quando ancora si poteva, con un po’ di incoscienza e fortuna, essere “on the road “.
Che dire di lei se non che adora gatti e cani e che ha un sense of humour speciale e contagioso? Ritrovarmi con lei, e riesco  a farlo una o due volte all’anno, è fare una riserva di risate. Anche questa volta…soprattutto per la sua vaghezza e approssimazione…non aveva neppure un ombrello, ma questo è niente.
Quante volte nei nostri viaggi ha perso o dimenticato i documenti o altre cose importanti…Mentre tornavamo da Parigi, dove ci eravamo fermate dopo l’anno in Ingilterra, non trovava più il  passaporto. In treno, mentre io ero alla toilette,  lei ha fatto vedere al controllore il…mio…prelevato dalla mia borsetta! Io l’ho saputo alla fine del viaggio!
Un’altra volta mentre eravamo in Belgio progettando di arrivare a Londra, era il 1970, , sempre in autostop, non dimentica la borsetta nella macchina dell’ultimo automobilista? Era dicembre ed eravamo a Ostenda,  davanti al mare del nord con un freddo cane. Io facevo ingenuamente  foto ed ancora non avevo capito il dramma…mentre  lei con nonchalance borbottava  che non sapeva come avremmo potuto risolvere …Siamo state un’ora al gelo sperando che l’automobilista si accorgesse e pensasse che noi saremmo state lì dove ci aveva sbarcato….e così è stato!
Di quel viaggio avventurosissimo dovrei raccontare tanto…lo farò un’altra volta. Sappiate solo che mia madre quando voleva divertirsi mi chiedeva “Dai, raccontami del viaggio invernale  con Giuliana.”
 E poi rideva , rideva fino alle lacrime…
LA STORIA DI CHRISTINE, di Elizabeth von Arnim
pubblicato da: admin - 31 Maggio, 2010 @ 10:22 pmÂ
Tornata dalla fine settimana friulana riprendo puntualmente ad aggiornare il blog con le mie letture e riflessioni.
 (Prima però voglio ringraziare tutte coloro che mi hanno fatto gli auguri! Grazie di cuore! )
Stavo pensando che efficace compagnia è un buon libro quando si viaggia in treno. Tra l’andata e ritorno per e da Aquileia ho letto tutto il libro di Elizabeth von Arnim. Si tratta di un romanzo epistolare, lettere che una giovane e talentuosa violinista inglese manda all’adorata  mamma. Christine ha lasciato Londra per studiare a Berlino sotto la guida di un geniale maestro. Siamo nel maggio 1914 e molto presto ci sarà l’attentato a Sarajevo.
Le lettere che Christine scrive alla mamma non sono solo piene di dimostrazione d’ affetto o di  racconti quotidiani, ma contengono impressioni interessanti e presto inquietanti sulle persone che frequenta. Con sgomento la giovane presto capisce che l’intera nazione germanica si sente superiore ad ogni altra e che vuole a tutti i costi la guerra.
 Si fidanza comunque con un gentile ufficiale prussiano amante della musica e  che non sembra indottrinato come la maggior parte del popolo tedesco. Gli avvenimenti  poi si succedono precipitosamente.
Scoppia la guerra e presto lei diventa una nemica della Santa Alleanza essendo l’Inghilterra schieratasi a fianco di Serbia, Francia e Russia.
Questo romanzo prende spunto dalla storia vera della von Arnim la cui la figlia sedicenne morì in Germania dove si era recata per un corso di perfezionamento musicale. Il libro uscito nel 1917 ebbe un grande successo, ma attirò l’accusa di fomentare la propaganda antitedesca.
Molto interessante la vita di questa scrittrice nata nel 1866 in Australia, cresciuta in Inghilterra,  cugina di Katherine Mansfield, amica di Forster. Suo marito H.A. von Arnim era figlio adottivo di Cosima Wagner. Rimasta vedova divenne l’amante di H.G. Wells, più tardi sposò Francis Russell fratello di Bertrand.
La bellezza di queste pagine per me sta anche nell’affettuoso  rapporto che Christine ha per la madre rimasta a Londra. Le sue lettere mi ricordano quelle che mi scriveva Stefania dagli Usa… Ci siamo scambiate tante e-mails, che poi io ho stampato. E’ ormai un enorme plico che noi chiamiamo il “carteggio Sevigné”. Da rileggere …
Anche Christine  parla di nostalgia, di desiderio di condividere le nuove esperienze, del suo amore assoluto per la musica; “…non appena suono torno ad essere spontanea e felice“.
Considera che un lavoro che si ama è la chiave per la felicità . “Sarà ben difficile superare la gioia che deriva dallo svolgere bene il lavoro per cui si è tagliati. L’evidente, costante miglioramento dei propri risultati attraverso il duro lavoro è un tripudio, un’estasi“
IL LIBRO DELLE CANZONI DEI BEATLES
pubblicato da: admin - 29 Maggio, 2010 @ 9:55 amQUESTO POST VALE PER DOMENICA 30 MAGGIO. ED E’ IL N.132
(non posso neppure chiedere assistenza tecnica a Stefania perchè oggi avrà la consegna del titolo accademico a Cornell! Con toga rossa e tocco! Ti sono vicina con il cuore, Ste!)
Dopo “Yesterday” di Gian Mauro Costa mi viene naturale parlare del “Libro delle canzoni dei Beatles”, libro prezioso curato da Alan Aldridge. Testi originali con traduzione italiana e immagini surreali a tema.
Amavo i Beatles ancor prima di andare a trascorrere il mio anno di ragazza alla pari a Londra. Quel po’ di inglese che conoscevo lo dovevo alle loro canzoni. Posseggo anche tutti i loro 33 giri .( Me li regalò mio marito che mi conosceva bene).Credo di saper canticchiare quasi tutte le loro canzoni.
L’importanza della loro musica è ormai legittimata dalla maggior parte dei critici, essi sono riusciti ad elevare il pop grazie al loro livello culturale e musicale. Le loro canzoni sono cresciute nel contesto storico-sociale della mia generazione. Ogni testo, ogni sound… un’esperienza. Non solo la famosa “Lucy in the sky with diamonds” ( citata anche nel romanzo di Costa) racconta dell’onirico “viaggio” con l’ LSD, (anche se Paul dice di aver preso spunto da un disegno del figlio di John) ma altri testi ci parlano di personaggi particolari, come “Lovely Rita” “meter maid (ragazza contatore, quelle che negli Usa controllano i parchimetri), sentimenti alti e mediocri , speranze, sogni. I Beatles hanno colto il ritmo del loro tempo , quindi del mio e dei miei coetanei. Parlano un linguaggio universale, hanno fatto da trampolino di lancio per la nostra immaginazione, per la nostra quasi certezza di possibilità .
Hanno composto cent’ottanta canzoni. Le prime , come “Twist and shout” io le ascoltavo ballando nel localino-balera di Carpi, le domeniche pomeriggio, le altre le ho assaporate in England e negli anni successivi quando mi trovavo in Germania o in viaggio. La mia amica Giuliana di Aquileia, presso la quale oggi dovrei essere per festeggiare il mio compleanno, dice sempre che andò a Londra alla pari esclusivamente per vedere i quattro di Liverpool, ma incrociò una volta soltanto la loro auto dipinta a fiori in Oxford Street…Naturalmente era innamorata di Paul .
Non saprei dire quali siano le mie canzoni preferite: “Let it be”, “Good day sunshine,” “Strawberry field for ever”, “Hey Jude”, “Penny Lane”, “Across the Universe”…ognuna di esse mi ricorda un momento della mia giovinezza. “Ob-la-di, Ob-la-da”è legata all’immagine di una ragazzo allegro con il quale ebbi un lieve e fugace flirt, “Lady Madonna” mi ricorda proprio la mia amica Giuliana perchè¨ veniva corteggiata con questa canzone, sempre a Londra, da uno studente afghano, “Hold me tight” mi riporta il sapore della gioia, della spensieratezza…
L’anno scorso ho comprato il Dvd di “Across the Universe” un musical bellissimo con tante canzoni dei Beatles. Ho riascoltato con emozione “Girl” “Dear Prudence” ecc. ecc. Lo riguarderò insieme a Giuliana, oggi, ed insiene ricorderemo quegli anni . Che cosa meglio di un tuffo nelle canzoni che ci hanno accompagnato negli anni leggeri e fiduciosi per festeggiare un compleanno?
E voi, a quali canzoni, Beatles a parte, rapportate i ricordi più belli?
YESTERDAY, di Gian Mauro Costa
pubblicato da: admin - 29 Maggio, 2010 @ 9:40 amÂ
Generalmente mi ritrovo nella letteratura femminile, ma questo libro maschile mi trova partecipe quasi  al 100%. Non solo perchè si parla delle canzoni dei Beatles, ma soprattutto perchè trovo nel protagonista, un insegnante quarantenne, tante consonanze. Mi ritrovo nel suo modo di pensare: in quell’andare avanti e indietro nel passato e nel presente, nei momenti “letteraturizzati” che sottolinea dentro di sè : “Fuori, c’era ancora luce. Livida, gli sarebbe piaciuto definirla, per potersi sentire dentro un romanzo americano.”
Pietro vive a Palermo che lui definisce “Una Manhattan a buon mercato, luogo nel quale filosofeggiare sbrigativamente, cincischiare con i propositi letterari, mendicare sprazzi di futuro…”
 Ci sono descrizioni affascinanti di questa città sensuale e contradditoria dove Pietro riesce a muoversi in una sorta di  indolenza ansiogena come di qualcuno che non ha ancora trovato un punto fermo. Ricerca tranquillità , abitudini rassicuranti, ma improvvisamente viene turbato da fatti inquietanti. Qualcuno gli fa trovare i versi delle più celebri canzoni dei Beatles sempre in concomitanza a strani  omicidi.Â
Nell’improvvisa situazione in cui si trova, Pietro è costretto a “cercarsi”per capire il mistero. E’ nel “mezzo del cammin”  in cui sente la lontananza sia fisica che  emotiva della moglie,  non riesce a scrivere il suo romanzo, non ama il suo lavoro. Il suo giocare ad estraniarsi, la sua angoscia, il senso del vuoto lo spingono a fare qualcosa. Sembra che la sua “mistica attesa” di un evento sia appagata.
Le parole dei Beatles diventano l’aggancio per tornare agli anni della prima giovinezza, al ’68, all’occupazione della scuola,  all’esperienza della droga ad Amsterdam. E in questo suo andare per la città incontra molte persone importanti: la giovane Paola da cui è intrigato, la psicanalista che già l’ebbe in cura, vecchi compagni amanti della musica. Ma il mistero del racconto giallo è intimamente connesso al mistero-uomo. L’indagine parallela porterà alla sorpresa risolutiva. Sarà la crisi o la catarsi.
Mi piace molto il modo di scrivere di Gian Mauro Costa, è bello trovare la scrittura ironica maschile in cui alcuni  modi di “leggere” la realtà  sono lontani dal nostro mondo femminile. E’ divertente la descrizione dei capelli di Paola “…una ragazza dai capelli sciolti sulle spalle, dal colore per lui imprecisato come sempre, del resto, quando si trattava di peluria femminile.”
Mi piace molto anche l’edizione e il formato, la foto con personaggio languido e …gatto.
 (Quindi ringrazio Enza che me l’ha prestato. Enza che forse ci vorrà raccontare qualcosa del suo soggiorno su un’isola spagnola…)
P.S.  Ritorno al romanzo perchè sono incappata nella citazione del racconto di Joyce tanto amato da Cinzia. “The Dead”. Ebbene il protagonista in un momento di estrema commozione “sente cadere la neve”. Allora cerca un volumetto dallo scaffale e trova conferma al suo ricordo e alla sua emozione. Rilegge sottovoce, per non svegliare Paola, le ultime frasi quando Gabriel sta accanto a Gretta scivolata nel sonno dopo avere confessato che il suo amore era morto per lei e sente il picchiettare della neve sui vetri: “Osservò assonnato i fiocchi, argentei e scuri, cadere obliquamente contro il lampione…La sua anima svanì lentamente, mentre ascoltava la neve cadere lieve su tutto l’universo, come la discesa sulla loro ultima fine, su tutti i vivi e su tutti i morti.”
Il mondo dei libri ci accomuna meravigliosamente. Leggiamo, scriviamo e “respiriamo” le stesse emozioni.
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P.S.
LE AMICHE DEL VENERDI' SERA, ovvero la forza delle donne
pubblicato da: admin - 28 Maggio, 2010 @ 5:35 pm
Nel mio blog non scrivo solo di libri che ho letto o che sto leggendo o  di tutti i pensieri che la lettura suscita in me, ma anche degli accadimenti della mia vita. Ricordi improvvisi, avvenimenti lontani o vicini  che, con mio piacere, destano l’affettuosa attenzione di chi mi segue. Per questo mi sento di   raccontare della serata di ieri  trascorsa a casa di Cristina . Ultima riunione , prima dell’estate, del club delle Penelopi. Cristina è splendida, ci ospita nella sua bella casa, ci suona il pianoforte, e ci permette di evadere dalle preoccupazioni quotidiane racchiudendoci in uno spazio -tempo magico. Sono 25 anni che il club è stato fondato, dapprima con l’intento di cucire, sferruzzare, ricamare -da brave Penelopi - ma presto il tutto si è trasformato in allegre riunioni serali per le quali cucinare  dolci, torte, pizzette, dove cantare, raccontare, ma soprattutto portare sorrisi e amicizia. Io ne faccio parte da quasi 15 anni e ne sono contenta, rassicurata, “accarezzata”. Le Penelopi sono tante: di ogni età , – ci sono anche le Penelopine: ieri sera c’era Angelica che dovrà sostenre l’esame di terza media, anche Stefania lo è. –  Chi è già in pensione, chi lavora ancora, chi è musicista, pittrice, bibliotecaria, insegnante, casalinga ecc. ecc. Solo Penelopi…gli Ulisse sono banditi!
Trovo, riagganciandomi a tanta narrativa che ne parla, che l’amicizia fra donne è densa, corposa, interessante. Confortante. Stuzzicante. Affidabile. (Sempre dopo la nostra scelta a seconda delle affinità !) Il gruppo Penelopi si ritrova quindi in consonanze di gentilezza, voglia di sorridere e ridere, cantare in coro, progettare ed infine assaggiare le varie torte che ognuna di noi prepara ( almeno rimane un sussulto penelopesco!). Maria Teresa ieri sera ha portato un’ottima torta con crema al limone, io ne ho fatto una di pasta sfoglia (surgelata, non esageriamo con la Penelopaggine!) con mele, noci, uvetta passati nell burro e miele. Buona, ma non restava compatta. Comunque è sparita…
Beh, continuo il mio racconto…dopo il messaggio di saluti prevacanze di Cristina, Maria Teresa si è messa leggere una poesia in rima accompagnata al pianoforte da Cris…ebbene era per me…per il mio compleanno che sarà il 30 maggio. Non avevo capito e la sorpresa si è aperta nel cuore con commozione e affetto. A proposito di attenzione … come ha sottolineato anche Michela.
Il libro che sembra fatto apposta dopo  queste mie confidenze è “Le amiche del venerdì sera” di Kate Jacobs. Anche qua si racconta di donne che si riuniscono per imparare a lavorare a maglia in un delizioso negozio “Walker e figlia” nel cuore di Manhattan. La proprietaria è Georgia Walker, trentacinquenne madre single, che ha trovato la forza e il coraggio di vivere da sola con la figlia Dakota. Ben presto il suo negozio diventa il punto d’incontro per tante altre donne, di ogni età , con gusti diversi, ognuna con la sua storia, ma tutte con la voglia di stare vicine, di aiutarsi, di parlare. Il lavoro a maglia diventa il trait-d’union per tutte queste vite… e noi donne siamo brave a tessere…Â
Ci saranno momenti tragici, leggeri, belli come è la vita in generale. Ma il messaggio è chiaro e semplice: le donne sono coraggiose, sanno cavarsela anche senza un uomo vicino, hanno capito che l’unione fa la forza.
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QUALCUNO DA AMARE, la dolcezza dell'attenzione
pubblicato da: admin - 27 Maggio, 2010 @ 6:06 pm
Sono così felice quando ricevo commenti alle mie letture! Ho così  la conferma affettuosa che il mio “lavoro” ha un senso,  mi sento appagata nel  mio bisogno di comunicare. Perciò grazie Cinzia che hai parlato di Joyce e della scuola…Hai descritto così bene questo periodo scolastico che mi sembra proprio di avervi lasciato ieri, invece è passato quasi un anno…ma non c’è giorno che non dica “Prendo l’auto e vado a scuola”…ma poi mi sembra tutto così lontano e irraggiungibile. Sarà la mia pigrizia, ma  trovo sempre qualche scusa: il divieto di circolazione per la Uno, ora il grande caldo, i vari impegni di neo pensionata. Ma siete così impressi nella mia mente che posso ricreare con facilità  ogni attimo vissuto insieme… i caffè, le torte, le confidenze…la preoccupazione affettuosa per i nostri alunni soprattutto al tempo degli esami. E’ un periodo della mia vita vissuto intensamente e conclusosi in armonia.
Ora altre decisioni importanti mi aspettano e  abbastanza difficili perchè dovrò cambiare ancora una volta la mia vita. E non avrò vicino le persone care –  voi -,  che avete  sostituito negli ultimi anni la mia famiglia.
Nei momenti di ansia e di timori  mi viene da ripensare ai romanzi di Barbara Pym, scrittrice inglese morta nel 1980 e sottovalutata mentre era in vita. I suoi racconti sono deliziosi e rassicuranti proprio perchè si soffermano sulla vita di ogni giorno, parlano di esistenze  senza grandi scosse e tuttavia piene di piccoli eventi significativi. In “Qualcuno da amare” entriamo in un mondo alla Jane Austen (chissà se Valentina conosce questa autrice. A proposito, cara Valentina, mi piacerebbe leggere il tuo libro di Roma Jaffe! ). Ci sono due sorelle di mezza età , zitelle, che vivono sole, ma che non sentono la mancanza di un uomo perchè sono occupatissime  a svolgere una miriade di impegni sociali. Hanno tante persone da accudire e da  amare:  l’arcidiacono della loro parrocchia, un nuovo bibliotecario amante un po’ troppo della birra, un interessante vescovo giunto da una lontana diocesi africana, gli abitanti del villaggio. E quante cose da fare! Lavori a maglia per chi ne ha bisogno, tanti inviti per il tè, tanto tè che come sapete per gli inglesi è il rimedio più efficace per ogni tipo di  malessere sia fisico che psicologico.
Pur rimanendo in un mondo piccolo, tra salotto, cucina e  parrocchia, le due sorelle Harriet e Belinda rimangono fedeli a se stesse e si sentono in sintonia con le proprie possibilità . C’è un’accettazione consapevole del loro stato del quale apprezzano però le rassicuranti abitudini e l’autonomia. Vivono intense relazioni umane e porgono un’attenzione affettuosa sia ai mobili rosi dai tarli , alle maglie mangiate dalle tarme, che agli esseri umani trascurati.
E’ proprio la disattenzione verso gli altri il peggior delitto. Questo loro mondo,che può apparire grigio e ripetitivo, è illuminato e redento dal lavoro dell’attenzione. Jane Austen ci ha insegnato.
L’ attenzione che riceviamo è dunque amore. Grazie.
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LA SALUTE DALLA FARMACIA DEL SIGNORE
pubblicato da: admin - 26 Maggio, 2010 @ 5:56 pm
Dopo Trevor, il grande romanziere che si meriterebbe il Nobel, ( ha ragione Camilla!) oggi ho sfogliato il libro prestatomi da Cristina. Il caldo non mi permette di scrivere troppo per cui ho pensato di presentarvi i consigli e le esperienze che Maria Treben ha raccolto in questo manuale. Che desiderio di passeggiare e di erborizzare , come si faceva un tempo, lungo i viottoli di campagna o di montagna!
Da ragazzina raccoglievo e serbavo fiori e foglie, mentre molto più saggio sarebbe stato andare in cerca delle erbi medicinali che possono alleviare dolori vari o addirittura guarire molti malanni. Maria Treben ne è sicura e ci spiega come e perchè. Parafrasando il paarroco Kneipp scrive “che per ogni malattia cresce un’erbetta.” E’ interessante così leggere queste pagine per apprendere il potere e l’effetto curativo di piante importanti. Ci vengono spiegati la raccolta, l’essicamento e la modalità di preparazione. Si parla delle Erbe svedesi e di tutte quelle erbe che anche noi possiamo riconoscere e trovare. Ho un’amica a Latina che mi parla sempre delle proprietà curative della malva e dell’acetosella e che mi dà consigli su come curare i miei problemi d’insonnia. Ne trovo anche in questo manuale: vado alla voce insonnia e trovo varie tisane da preparer con radici di valeriana, fiori di lavanda ( che avrei nel mio giardinetto ligure) primule…ripenso allora a quando con nonna Bianca andavo per la campagna a raccogliere i fiori di camomilla. Che profumo di sole quando sul balcone li facevamo essicare! E che soddisfazione preparare poi l’infuso!
Sì, sarebbe bello ritornare a un contatto più stretto con la natura ed essere fiduciosi dei doni che ci vengono regalati da Dio. Le erbe officinali, così belle e delicate, possono veramente fare miracoli.
Vuoti di memoria, obesità , punture d’insetto, raffreddore, ferite, coliche, ballo di san Vito e persino…peste… Ma divertente anche leggere di un rimedio contro…i cattivi voti nella pagella dei bambini…. insomma con alcune gocce Svedesi al giorno , per sei settimane, un dodicenne svogliato è riuscito a migliorare il suo profitto scolastico….Manuale da leggere e rileggere, anzi da tenere come guida e perchè no? come progetto per il futuro.
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L'AMORE, UN'ESTATE, di William Trevor
pubblicato da: admin - 25 Maggio, 2010 @ 6:16 pm
Ho finito questo libro oggi pomeriggio sfiancata dal caldo torrido del mio appartamento…credo che sia l’appartamento  più caldo di tutta Trento. Come i messicani me ne sono stata sdraiata sul divano a leggere, persino la gatta ha cercato un angolino tranquillo e in penombra e lontana da me.
 L’estate di cui parla il romanzo di Trevor è un’estate irlandese che riesce ad accendere la  scintilla della passione in Ellie, una giovane donna , vissuta in orfanotrofio e poi “data” in sposa ad un agricoltore rimasto vedovo. In modo magistrale i vari pezzetti della vita dei protagonisti vengono raccolti lentamente e con meticolosità .
La storia di Ellie mi ha fatto venire in mente la moglie “procurata” al fratello del droghiere presso il quale  si serviva mia mamma. Lui era rubizzo, biondiccio, con un’aria un po’ suina e lei, che arrivava da un paesino montano del sud, dove rimanere zitelle era un disonore e un peso, era silenziosa, triste…mi faceva molta pena. Chissà , forse si saranno poi adattati…
Anche Ellie si adatta al suo matrimonio con Dillahan, ancora tormentato dal dolore per la morte della prima moglie, ma in questa estate degli anni cinquanta conosce per la prima volta l’amore grazie a Florian Kilderry, appassionato di lettura e di fotografia, ma non ancora certo di ciò che vuole dalla vita. Egli non risponde allo stesso modo all’amore della giovane, per lui questo rapporto sentimentale doveva essere qualcosa di semplice, di transitorio come l’estate; frequentare la dolce ed ingenua Ellie è un espediente per dimenticare il suo primo amore.
Altri personaggi fanno da cornice a questa storia, fra tutti un anziano smemorato che riesce in qualche modo a “salvare” lo status quo, e la cinquantenne proprietaria di una pensione che vede, intuisce e segue con trepidazione e in disparte  la storia d’amore fra i due.
Romanzo ben diverso da Ulisse, pur ambientato sempre in Irlanda, ma la scrittura precisa, sensibile di William Trevor tiene incatenati allo scorrere degli accadimenti. Ma anche qui descrizione minuziosa  di tutto, persino  degli oggetti tanto che par di vederli e toccarli.
Elly che si sentiva “figlia del nulla” e che stava per prendere una decisione affrettata e rivoluzionaria, capisce che  l’amore di quell’estate l’ha fatta crescere . Riempirà  di pietre  il borsone che doveva servirle per la fuga  e lo getterà  in fondo allo stagno. Florian in una notte di settembre inforcherà la bicicletta e pedalerà fino a Dublino.
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ULISSE, di James Joyce
pubblicato da: admin - 24 Maggio, 2010 @ 7:00 pm
Come scrivevo ieri il caldo estivo cambia le mie abitudini, prime fra tutte la durata del tempo per stare seduta  al PC. Ho troppo caldo in questo angolino , preferisco uscire o leggere sdraiata sul divano. Inoltre oggi ho alcuni impegni importanti, per cui posso scrivere poco. Stranamente, paradossalmente, mi viene in mente di parlare di Ulisse, libro che è stato sopra il mio comodino per molti anni prima che io  riuscissi a finirlo.
Ma volevo centellinarlo, entrare in ogni parola, in  ogni riferimento all’epica classica, capire l’avvincente analisi del percorso di  tutta l’esistenza umana paragonata alla memorabile giornata dublinese di Leopold Bloom. Era  molto faticoso  consultare a letto due volumi:  uno, il pesante romanzo, l’altro il volumetto di 274 pagine di note! A quei tempi avevo ripreso gli studi, lavoravo saltuariamente a Milano, Stefania era ancora piccola…mi rimaneva soltanto la sera per dedicarmi a Joyce. Otto o nove anni per concluderne la lettura impegnata! (Leggevo ovviamenti altri libri, ma più leggeri!).
Naturalmente questo romanzo ora è vividissimo nella mia memoria…è come se avessi passeggiato anch’io per le vie di Dublino …dove ora c’è il “percorso  Leopold Bloom” per i turisti amanti della letteratura.
 La giornata ricreata da James Joyce, artista autoesiliatosi e  che ama e odia la sua Dublino, è esattamente quella del 16 giugno 1904. Seguiamo dunque Leopold Bloom, un dublinese ebreo, malconcio antieroe – che sarà anche tradito dalla sua Penelope- Molly, –  in ogni minimo momento della sua giornata, dalla prima colazione a base di rognoni , agli incontri , alle soste in birrerie, alle meditazioni di fronte al mare. Ogni situazione ed ogni personaggio sono correlati all’Odissea omerica, simbolo di tutta l’esperienza umana.
Pur mettendoci tanti anni, la lettura dell‘Ulisse per me  è stata godibile, sotto ogni aspetto. Mi piace in particolar modo il monologo interiore che tanto ha ispirato altri scrittori. Penso alla giornata di Mrs. Dalloway di Virginia Woolf , cioè il flusso di coscienza , “the stream of consciousness” : lasciare che ogni pensiero, sensazione, impercettibili ricordi arrivino liberamente alla coscienza…
Leopold si comporta ora da saggio , ora da sciocco, è dunque un uomo umanamente completo e rappresenta tutto ciò che avviene nella vita esterna ed interiore nel corso di una giornata e di una vita. E’ un ritratto completo nel quale trova posto anche il passato contenuto ovviamente in ogni pensiero o decisione del presente. Come lo “leggiamo” noi? In fondo Leopold ha un’identità multipla, come ognuno di noi. Il volgare può diventare eroico, il familiare l’esotico, l’insignificante il significativo…e viceversa.
“Ulisse è un punto d’arrivo non solo nell’attività creativa di Joyce ” spiega Giorgio Melchiori nella sua  introduzione ” ma nell’evoluzione della letteratura occidentale.”
Lo stesso Joyce nel 1920 scrisse a proposito del suo Ulisse : “E’ l’epopea di due razze (Israele-Irlanda) e nel medesimo tempo il ciclo del corpo umano ed anche la storiella di una giornata (vita)”
Libro denso nel quale rispecchiare la nostra odissea personale e  grazie al quale dare sapore e sostanza ad ogni singola giornata della nostra vita che ne diventa così il paradigma.
Chissà , ora avrò il tempo di riassaggiarlo…
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GATTI E SCIMMIE, riflessioni sulla scuola e altro
pubblicato da: admin - 23 Maggio, 2010 @ 5:32 pm
Il caldo che arriva, l’estate alle porte ci fa entrare nell’altro percorso parallelo della nostra vita. Almeno io sento che la mia storia invernale è diversa da quella estiva. Cambiano le abitudini, ritornano i ricordi della stagione, ogni estate si ricollega all’altra, come se fosse un continuum. Ecco che il mio appartamento diventa un forno, io indosso il camicione più leggero e i pensieri sono legati alle estati precedenti e a quelle future.
L’anno scorso, sempre con il caldo, ero alle prese con gli esami di terza media. Preparavo relazioni, prove, spiegavo gli ultimi autori da presentare al colloquio orale. I miei alunni eccitati, svogliati, stravolti mi facevano mille domande ed io li rassicuravo o li sgridavo a seconda dei casi. “Gatti e scimmie” pensavo di loro, ritornando con la mente a un bellissimo libro di Arnaldo Colasanti che parla di scuola, di insegnamento, di amore per la poesia.
Gli alunni di cui Colasanti racconta sono ragazzi di un istituto professionale di periferia, ragazzi con grosse difficoltà , alle prese con problemi di relazione, di droga, di disagio esistenziale . L’insegnante narrante dopo quindici anni di insegnamento si ritrova disilluso, sfasato, tra confusione, collegi docenti noiosi e burocraticizzati, chiacchiere maligne fra colleghi, allievi indomabili decorati da piercing, tatuaggi, indolenza e menefreghismo. Il prof.vive già una sua burrasca interiore ed ora  si sente in trappola. Come fare a impartire lezioni d’amore e di poesia, come progetta di fare, a quel serraglio sempre meno gestibile di gatti e scimmie?
Ma egli inizia la preparazione di una lezione ,che non riuscirà mai a tenere, sulla poesia di Giorgio Caproni. E’ una preziosa occasione personale che lo riporta indietro nel tempo. Va in biblioteca per cercare la “poesia” di cui parlare. Gli sembra di essere tornato ragazzo quando credeva nello studio e nella letteratura, quando pensava di poter trasmettere il suo amore per la poesia, per la cultura. Sa che la letteratura è un viaggio senza fine,  ma come farlo capire a quegli studenti demotivati? Leggendo e studiando egli è felice. “Qualsiasi lettore, se per un attimo si tira su dal libro, sente una vertigine:capisce come sia facile ritrarsi dalle cose del mondo…solo in quell’attimo si percepisce quanto la vita stia scorrendo sotto la crosta della vita”
Non per tutti “ leggere e scrivere è il modo più decente di vivere”. Lo è per questo intellettuale cha dai libri forse non ha tratto la capacità di affrontare la vita ma ha imparato che ciò che noi possiamo insegnare è spesso molto meno di ciò che abbiamo guadagnato per noi stessi.
C’è una grande nostalgia di Colasanti che si sente a disagio con una realtà distratta, esasperata dalla propria superficialità . Ma c’è una bellissima analisi  su una  poesia di Caproni “Dietro i vetri” del 1933.
A riva del tuo balcone / arioso, dai grezzi colori / degli orti già in fioritura / di menta, estate ansiosa / come una febbre sale / al tuo viso, e lo brucia / col fuoco dei suoi gerani./
Col gesto delle tue mani / solito, tu chiudi. Dietro / i vetri, nello specchiato / cielo coi suoi rondoni / più fioco, / da me segreta ormai / silenziosa t’appanni / come nella memoria/.
Altra vertigine per me dopo aver letto ad alta voce i versi di questa poesia e contrariamente a Colasanti, più giovane di me, io ho ancora fiducia nella capacità  di trasmettere il piacere per la  letteratura.
Libro stupendo del quale volevo solo dare qualche cenno, proprio nell’ottica del cambiamento estivo, ma non sono riuscita a fermarmi…
Mi affaccio alla finestra, mio ponte di controllo, e vedo nuvole grandi bianche e immobili; guardo dietro i vetri dell’appartamento  del coinquilino vedovo:  oggi ha esposto oltre la foto della moglie anche quella del loro matrimonio…chissà quali ricordi lo avrà spinto a questa scelta, l’ arrivo del caldo? Una ricorrenza.?
 Fortunatamente si sveglia la mia gattina nera che miagola e vuole la mia attenzione. E’ proprio una scimmietta!
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